EOP Respiratorio

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EOP Respiratorio
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EOP dell’apparato respiratorio
Ci può portare ad effettuare l’EOP la presenza di dispnea, tachipnea, tosse o scolo nasale.
Questo tipo di esame si effettua in modo centripeto, partendo cioè dalle vie aeree superiori fino ad arrivare più
in profondità, al polmone.
Narici
Si effettua il solo esame ispettivo.
Delle narici valutiamo le mucose, la mobilità, eventuale presenza di scolo nasale (che può essere mono o
bilaterale; nel primo caso è più facile che origini dalle prime vie respiratorie, nel caso sia in entrambi i lati invece
l’origine è più spesso dalle vie profonde). Si valuta anche se le narici sono normalmente dilatate in quanto si
possono espandere se l’animale fa fatica a respirare (si vede bene nel cavallo, narici a tromba, meno negli altri
animali perché cartilaginee). I bovini per favorire l’ingresso dell’aria tengono la bocca aperta ed il collo esteso per
ridurre le curve fisiologiche dell’apparato respiratorio; nel cavallo ciò non avviene perché ha il palato molle lungo.
Nel cane si può osservare il soffio labiale (sembra che sbuffi e tira in dentro le guance).
Possiamo ancora valutare:
1. scolo nasale → può essere sieroso, mucoso, purulento, emorragico, schiumoso, con presenza di materiale,
ecc…; se l’essudato inoltre proviene dalle tasche gutturali si ha una sua espulsione soprattutto dopo la
deglutizione;
2. lesioni → vescicole, pustole e noduli;
3. colonna di aria espirata → si effettua soprattutto per valutare la pervietà delle vie nasali e se le alterazioni sono
mono o bilaterali. È facile in inverno quando ho la colonna di condensa oppure metto le mani davanti alle
narici (posso anche fare con una sola mano passando a destra e a sinistra per sentire l’aria); nei piccoli animali
si fa mettendo uno specchio davanti al naso dell’animale per vedere se e quanto si opacizza;
4. cambiamento di odore → Si può sentire odore di: acetone (chetosi), gangrena da polmonite ab ingestis, di aglio
(nelle parassitosi). Si convoglia l’aria verso il nostro naso con le mani a coppa.
Seni e cavità paranasali
Nel cavallo abbiamo mascellari e frontali, mentre nel bovino i frontali, che si estendono alle cavicchie ossee.
Si fa la palpazione per valutare un aumento della temperatura locale che può essere indice di sinusiti (provoca
scolo nasale, mal di testa, abbattimento sensoriale, dolorabilità) o infiammazioni.
La percussione si può effettuare con le dita o con il martelletto (con il manico) e solitamente i seni emettono un
suono di tipo scatolato (chiaro perché denota un impalcatura ossea rigida dove dentro c’è aria), che diventa ottuso
se è presente del pus (empiema). La valutazione deve essere bilaterale.
Faringe
È una cavità virtuale (non è un organo), ma presenta organi importanti:
1. linfonodi perifaringei → Se si ingrossano possono diminuire il calibro della faringe;
2. tasche gutturali → Possono presentare empiema, gutturo-cistite (lo scolo nasale aumenta quando l’animale
tiene la testa in basso e quando mangia perché durante la deglutizione si ha una spinta del materiale purulento
dalle tasche in faringe e quindi va in cavità nasale soprattutto se tiene la testa bassa altrimenti lo deglutisce).
L’esame della regione faringea si fa mettendosi di fianco all’animale e spingendo fra la branca della mandibola
e la laringe per capire se c’è dolore, tumefazione o aumento della temperatura.
Nel cane e nel gatto nella faringe ci sono le tonsille e se infiammate provocano dolore nella deglutizione.
Laringe
La sua valutazione è accompagnata dalla stimolazione della tosse, in quanto la laringe è un organo tossigeno;
nell’esame della laringe quindi useremo la sensibilità tossigena di quest’organo per valutare le caratteristiche della
tosse. Si effettua:
1. esame ispettivo: si fa per valutare eventuali modificazioni di forma e volume come in tumori o
infiammazioni (raro);
2. palpazione: con essa si ha una verifica di eventuali aumenti di volume, presenza di tessuto infiammato che
si presenta dolorabile al tatto; una laringe infiammata infatti alla palpazione provoca la tosse; rispetto alla
trachea ha un diametro maggiore e non presenta gli anelli;
3. auscultazione: si fa con un fonendo appoggiato al di sotto della laringe, e il suono laringeo che apprezziamo
è dovuto all’aria che passa all’interno della laringe, e passando l’aria all’interno di un “tubo rigido” sarà un
suono soffiante, detto suono laringo-tracheale (si sente bene in animali molto magri). Quando però il soffio
viene sporcato da muco, a causa di processi infiammatori ed essudativi, il suono diventa un rantolo, che
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rappresenta un rumore patologico (rantolo che potrà essere umido o secco a seconda della consistenza del
materiale mosso dal passaggio dell’aria). Il rantolo è più o meno gorgogliante a seconda della facilità o
meno di spostare il materiale e ciò dipende dalla sua densità:
a. rantolo umido → essudato più morbido (edema polmonare);
b. rantolo secco → essudato tenace (fibrina);
4. percussione: con questa tecnica siamo in grado di apprezzare un suono scatolato.
La laringe è una delle zone più tossigene di tutte. La tosse è un meccanismo di difesa per impedire che del
materiale estraneo vada in trachea.
Innanzitutto bisogna distinguere la tosse spontanea da quella provocata (Per provocarla si parte dai primi anelli
e si stringono forte le cartilagini aritenoidi o i primi anelli tracheali); in particolare, tanto più la tosse è facilmente
provocabile, tanto più vi è un processo infiammatorio. Nei piccoli animali è sempre provocabile, nel cavallo è
facile, mentre nel bovino normalmente non è facilmente provocabile. Negli animali anziani è difficile provocarla.
Inoltre la tosse può essere distinta in tosse:
1. ad accessi, in cui si hanno molti atti di tosse produttiva, con presenza di materiale infiammatorio; il primo
colpo di tosse stimola altre zone riflessogene che possono essere:
a. molto riflessogene: laringe, biforcazione tracheale, grossi bronchi, bronchioli;
b. poco riflessogene: trachea, medi bronchi, alveoli;
2. a colpi staccati, in cui si hanno colpi singoli per una semplice irritazione non produttiva; dovuta alla nostra
stimolazione.
Tuttavia la tosse ad accessi può indicare la presenza di essudato, ma anche una particolare irritazione o
neoplasia. La finalità della tosse in ogni caso è quella di favorire l’espettorazione (insieme alla clereance mucociliare).
La presenza di catarro o materiale essudatizio stimola la tosse che però non è continua perché si alza il livello di
soglia e si ferma; quando il materiale si sposta alla mucosa adiacente la stimola e si ripete il meccanismo. Anche
quando si corre si può avere la tosse ad accessi perché aumenta la violenza di flusso di aria nell’albero respiratorio.
Possiamo provocare anche l’apnea per circa 30 secondi, appena l’animale riesce a respirare fa un’inspirazione
più profonda che muoverà il catarro e stimolerà la tosse. Ciò succederà solo se è presente del materiale (catarro o
secreto) quindi è sempre un segno patologico.
La tosse può poi essere:
1. grassa: dà la sensazione di smuovere materiale durante l’atto tossigeno (rantolante), ma non esce del materiale
perché lo deglutiscono;
2. secca: la colonna d’aria passa forzatamente; tipica dell’enfisema;
3. superficiale: ad esempio quella provocata in un animale sano durante la palpazione;
4. profonda: il suono è più greve come nella bronchite;
5. dolorosa: quando l’animale è frenato dal tossire, ad esempio in caso di pleurite in quanto tossendo le pleure si
sfregano, o anche in caso di frattura delle coste;
6. sonora: con forza;
7. afona: si presenta in caso di enfisema polmonare o in animali vecchi, quando il polmone perde elasticità
(compromissione del parenchima o dei muscoli inspiratori); non ha forza e quindi non può spostare nulla.
Polmoni
Si prestano ad un esame di tipo ispettivo indiretto, cioè all’ispezione, palpazione, percussione ed auscultazione
del torace.
Ispezione
L’ispezione del torace viene eseguita ponendosi alternativamente davanti e dietro l’animale e analizzando
comparativamente il torace dai due lati. Particolare attenzione deve essere dedicata alla valutazione della forma e
della simmetria del torace, nonché alla evidenziazione di eventuali anomalie dinamiche, quali assimmetria di
dilatazione (versamenti monolaterali) e/o infossamento degli spazi intercostali durante l’inspirazione (coalescenze
pleuriche). N’ispezione del torace, nel cavallo, può mettere in evidenza, nelle regioni inferiori la turgescenza della
vena toracica esterna o speronaria.
Ci si posiziona tangenzialmente all’animale e si osserva la regione dell’ipocondrio per avere un’idea della forma
del torace e della sua simmetria, e lo si osserva dal punto di vista statico e dinamico. Ci si pone a sinistra nel
cavallo (importante nell’idoneità sportiva) e a destra nei bovini (a sx c’è il rumine che interferisce), invece è
indifferente nei carnivori.
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Si osserva anche la rientranza degli spazi intercostali, ponendoci tangenzialmente all’animale: nelle atelettasie
da polmoniti o da pleuriti la gabbia toracica si espande ma il polmone non segue il movimento, quindi durante
l’inspirazione si ha un maggior infossamento degli spazi intercostali.
Nell’esame funzionale del respiro valutiamo i caratteri degli atti respiratori nella inspirazione e nella
espirazione; è l’esame più importante e va fatto in un ambiente familiare all’animale. Quest’esame si permette di
trovare anche la minima condizione patologica del polmone nello svolgimento della funzione respiratoria; si
permette anche di avere un’idea sullo stato del parenchima polmonare (un ascesso o un tumore profondo di 10 cm
non è rilevabile in nessun altro modo).
Quindi valuteremo:
1. frequenza → numero degli atti respiratori che l’animale compie nell’unità di tempo; è in funzione di età, sesso,
ore della giornata in rapporto alla temperatura e allo stato di ripienezza dell’intestino. Aumenta tutte le volte
che ho problemi di ossigenazione del sangue (anemia, corpi estranei, infiammazioni, tumori, eccetera) o di
patologie cardiache;
2. tipo → compartecipazione delle pareti toraco-addominali all’atto respiratorio (come si compie il respiro), cioè
dove è maggiormente concentrata l’espansione. Negli animali la respirazione è costo-addominale, si ha infatti
la partecipazione sia del costato che dell’addome, mentre gli uomini respirano per lo più con l’addome. In caso
di pleurite o di dolorabilità toracica si avrà un aumento della componente addominale, al contrario in caso di
meteorismo o di coliche aumenterà la componente toracica.
Gli animali inoltre inspirano con i muscoli intercostali, quindi si avrà un aumento di volume della cassa
toracica e di quella parte di addome coperta dalle coste, ma anche con il diaframma che spinge caudalmente e
quindi fa aumentare anche l’addome di volume. Si parla dunque di Concordanza toraco-addominale. Tuttavia
se ho la paralisi del diaframma avrò un aumento del volume del torace e una diminuzione di quello
dell’addome, e il respiro in questo caso si dice respiro altalenante;
3. ampiezza → espansione del torace durante inspirazione ed espirazione. Nei nostri animali domestici, in piena
integrità anatomica e funzionale respiratoria, le escursioni inspiratorie sono prevalentemente diaframmatiche,
per cui dall’esterno si apprezzano solo lievi movimenti toraco addominali. In un cavallo sano, difficilmente
riusciamo ad apprezzarla subito (se la rilevo immediatamente significa che è aumentata); l’ampiezza aumenta
quando c’è bisogno di più ossigeno (respiro profondo), mentre diminuisce in caso di dolore (respiro
superficiale);
4. celerità → velocità con cui si compie il singolo atto respiratorio; aumenta in caso di pleurite;
5. ritmo → regolare succedersi degli atti respiratori nelle due fasi. L’inspirazione è attiva: i muscoli e il
diaframma si contraggono creando il vuoto e quindi l’aria entra. L’espirazione è un atto passivo (l’efficacia dei
muscoli intercostali è trascurabile dal punto di vista clinico). Quando cessa la fase inspiratoria, il polmone cede
l’elasticità che ha acquisito e si sgonfia; l’espirazione è leggermente più lunga della fase inspiratoria (rapporto
espirazione/inspirazione è pari a 1,3/1). Principali alterazioni del ritmo:
a. prolungamento della fase inspiratoria: si ha soprattutto quando l’aria fa fatica ad entrare per un ostacolo o
un restringimento a livello delle vie aeree (es. catarro o corpi estranei), che di solito avviene a livello delle
prime vie aeree (a differenza dell’asma dove si ha broncospasmo a livello dei bronchioli);
b. prolungamento della fase espiratoria: per ostruzione delle vie aeree o per riduzione dell’elasticità del
parenchima polmonare; il classico caso è quello dell’enfisema polmonare. Tanto maggiore è la perdita di
elasticità, tanto maggiore è il tempo di espirazione;
c. respiro interciso o a gradini: è una respirazione non continua, interrotta, normalmente data da ostruzione
delle vie aeree, dopodiché l’animale aumenta la forza e il flusso riprende.
d. dicrotismo espiratorio (espirazione bifasica o dicrota) → dopo l’espirazione a livello polmonare esistono
dei recettori che capiscono se c’è un aumento di aria residua, quindi l’organismo ricorre a un meccanismo
ausiliare che sfrutta il muscolo retto (lungo) e obliquo dell’addome che rendono manifesta la linea
dell’ipocondrio. Dopo la 1°fase di svuotamento polmonare si attiva questa 2°fase che è data dal muscolo
retto dell’addome, il quale spinge in avanti i visceri che vanno a comprimere i polmoni, che si svuotano. In
una situazione ancora più grave può capitare che non solo il polmone ha perso la sua elasticità e non si
svuota, ma non si lascia neanche comprimere, allora il muscolo retto dell’addome non riesce a spingere i
visceri cranialmente perché i polmoni oppongono resistenza, quindi i visceri vengono spostati verso la
fossa del fianco dando il cosiddetto sobbalzo del fianco. Nei casi estremi infine possiamo avere anche il
movimento sincrono con il respiro dell’ano;
e. contraccolpo espiratorio → Tipico della sindrome del cavallo bolso;
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f. respiro discordante o ad altalena → in conseguenza di una lesione nervosa o muscolare del diaframma, i
movimenti del torace e quelli dell’addome risultano alternati. si presenta sempre nel versamento pleurico di
una certa entità, ma se si accompagnano altri fatti polmonari o broncopolmonari, la difficoltà è la frequenza
respiratoria possono rendere meno chiaro questo sintomo; si presenta anche nelle ernie diaframmatiche, nel
pneumotorace, nei versamenti pericardici e nelle cardiopatie con grande aumento di volume del cuore, ma
non nei versamenti addominali. nel bovino una leggera discordanza è fisiologica;
g. respiro dispnoico → processo nel quale sono contemporaneamente presenti quasi tutte le precedenti
alterazioni. Il respiro dispnoico è frequente, ampio, difficoltoso e con possibili alterazioni del ritmo; può
quindi essere una dispnea:
 inspiratoria → prevalente difficoltà inspiratoria quindi con inspirazione prolungata;
 espiratoria → prevalente difficoltà espiratoria quindi con espirazione prolungata;
 mista → ambedue le fasi compromesse;
 discordante → con respiro discordante.
Palpazione
Si effettua a destra e a sinistra, ponendo una mano sul garrese e l’altra appoggiata con il palmo su tutto il torace
nei grossi animali, nei piccoli ci si pone dietro e si utilizzano entrambe le mani. Possiamo quindi rilevare:
1. gli atti respiratori;
2. delle vibrazioni dovute all’attrito dell’aria; quando le vibrazioni diventano patologiche si ha un aumento di
intensità del normale fruscio;
3. dei rantoli dati da essudato, che fanno aumentare le vibrazioni perché aumentano gli attriti;
4. dolorabilità.
In questi casi si parla di fenomeni interparenchimali, ma possiamo averne anche di extraparenchimali, ad
esempio in caso di pleuriti dove abbiamo un deposito di fibrina: infatti le pleure quando sfregano creano una
rumorosità, percepibile anche al tatto.
La palpazione si può effettuare anche con un martelletto per evidenziare la dolorabilità dei muscoli intercostali.
Si può anche valutare se l’itto cardiaco è normale come intensità, in quanto a volte può essere ridotto a causa di
patologie polmonari come l’enfisema o un versamento pleurico.
Inoltre in caso di un tumore pleurico (es. mesotelioma) monolaterale il cuore può essere spinto verso destra o
verso sinistra, e quindi aumentare la percezione dell’itto su quel lato.
Percussione
La finalità dell’esame di percussione del torace è quella di stabilire, nel limite del possibile, le condizioni fisiche
del polmone in relazione al suo contenuto d’aria, alla sua espansione ed alle condizioni intratoraciche che possono
ostacolarne la funzione.
In particolare ci proponiamo di:
1. verificare la sonorità del torace per stimare la distribuzione dell’aria nel polmone e nella cavità toracica;
2. delimitare i limiti polmonari per mettere in evidenza eventuali aumenti o diminuzioni del volume.
Allo scopo di assegnare una localizzazione, e quindi rendere possibile una descrizione topografica, dei reperti
ottenuti sul torace, in maniera convenzionale può venire utilizzata la suddivisione del torace secondo il metodo
proposto dal Vogel. Secondo questo metodo il torace viene suddiviso in zone attraverso linee tracciate con
riferimento a particolari punti anatomici. Nello specifico, la parete toracica viene divisa in nove quadrati delimitati
dalle seguenti linee:
1. una linea orizzontale che parte dall’estremità inferiore dell’angolo esterno dell’ileo e raggiunge la tuberosità
acromiana della scapola, detta “linea superiore del Vogel”;
2. una linea orizzontale, parallela alla precedente, posizionata all’altezza della punta della spalla (articolazione
scapolo-omerale), detta “linea inferiore del Vogel”;
3. una linea verticale che parte dalla sommità del garrese e cade lungo il margine posteriore dell’olecrano
(coll’animale in appiombo);
4. una linea verticale che passa rasente l’ultima costa;
5. un’ultima linea verticale, intermedia, che cade equidistante dalle ultime due.
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In tal modo ogni emitorace risulta suddiviso in tre zone superiori, tre medie e tre inferiori, consentendo di
utilizzare, per una descrizione topografica, le seguenti dizioni: zona antero-superiore, anteriore-media, anteroinferiore; ed ancora zona media-superiore, media-media, media-inferiore; e infine zona superiore-posteriore,
media-posteriore, infero-superiore.
Mediante questa suddivisione le porzioni più craniali sono difficilmente percuotibili a causa della presenza dei
muscoli della spalla, e quindi apprezzeremo una sonorita’ottusa; la zona 7 (quella più cranio-ventrale) è esplorabile
solo se l’animale porta avanti l’arto. Nel cavallo il polmone è esteso molto al di dietro della spalla, diversamente
dal bovino dove la spalla copre una maggior quantità di polmone esplorabile; dorsalmente abbiamo il muscolo
longissimus dorsi che contamina la sonorità polmonare, e questo vale anche nelle porzioni ventrali dove abbiamo lo
sterno e i muscoli del petto.
Nei grossi animali la percussione va di massima eseguita strumentalmente, con martelletto e plessimetro. Non è
però detto che anche la percussione digito-digitale non possa fornire utili risultati, anzi con particolari scopi, come
sarebbero quelli di delimitare il confine con la zona cardiaca, di esplorare zone superficiali del parenchima e di
esaminare i bordi polmonari, il metodo digito-digitale può risultare più indicato (soprattutto nel cavallo). Il metodo
digito-digitale è, comunque, il metodo di scelta per la percussione del torace nei piccoli animali.
Per eseguire la percussione del torace è indicato porsi di fianco al soggetto, rivolti verso la testa del soggetto
stesso.
Le linee di percussione possono seguire una direzione verticale dall’alto al basso, o una direzione a raggiera, o
una direzione orizzontale. In ogni caso con colpi distanti pochi centimetri l’uno dall’altro. L’importante è eseguire
la percussione su tutta l’area di proiezione polmonare, in modo da non trascurare alcuna parte di parenchima
potenzialmente esplorabile.
L’esigenza di dover esplorare con la percussione la maggior parte di parenchima polmonare possibile, nei
piccoli animali è favorita dalla possibilità di fare spostare in avanti l’arto dell’animale. Così facendo si renderà
disponibile per la percussione la porzione di parenchima polmonare posta cranialmente al cuore.
Nello specifico del cane e del gatto, poi, lo spostamento in avanti dell’arto anteriore rende percuotibile anche la
porzione apicale del polmone, posta cranialmente al cuore. In questi animali, pertanto, la percussione seguirà
quest’ordine. Si parte dall’alto appena al di dietro della spalla e si procede in direzione cranio-ventrale (sonorità
attesa: chiaro polmonare). Costeggiando così cranialmente il cuore si giunge fino al limite dei campi polmonari al
di sopra dello sterno, verificando in tal modo lo stato del parenchima dei lobi polmonari (sonorità attesa: chiaro
polmonare e poi ottusità dei muscoli dello sterno). A questo punto si procede in direzione caudale dove si
incontrerà l’ottusità cardiaca.
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Nel cavallo e bovino con abbondante pannicolo adiposo sottocutaneo non è necessario seguire gli spazi
intercostali; in quelli invece in cui fra una costa e l’altra risulta ben evidente il solco intercostale, diventa
indispensabile far scorrere il plessimetro lungo il solco medesimo, evitando, così, che sotto al plessimetro venga a
stabilirsi uno spazio vuoto che potrebbe falsare l’esito della percussione.
Con la percussione abbiamo due finalità:
1. stima del contenuto in aria del parenchima polmonare e di altre strutture (ad es. il cavo pleurico);
2. stima di un eventuale aumento di volume del polmone che si fa considerando i limiti polmonari: in altezza
viene considerato come limite la linea superiore del vogel, mentre caudalmente il polmone arriva nel cavallo
alla 15° costa sx e alla 13° costa dx nel bovino alla 11° costa sx e alla 9° costa dx. Questi limiti poi sono
individuabili riconoscendo il cambio di sonorità: a destra incontrerò il fegato (si trova attaccato al torace solo
per una decina di centimetri lungo la linea superiore del Vogel: suono ottuso), a sinistra la milza (chiaro
smorzato o sub ottuso; nel bovino dopo la milza si incontra il rumine che ha di nuovo un suono chiaro). Il
punto di passaggio del cambio di suono è il limite del polmone.
I suoni che si possono apprezzare sono:
1. ottuso, quando le onde penetrano un tessuto senza aria come il fegato a dx e la milza a sx; si può avere sonorità
ottusa anche in caso di polmonite fibrinosa, dove si ha il fenomeno di epatizzazione del polmone che lo rende
più consistente;un aumento di ottusità si ha anche in: polmoniti (essudato negli alveoli), neoplasie, atelettasia e
edema;
2. soprachiaro, quando le onde si propagano in un tessuto con un maggior contenuto in aria, e questo è il caso di
un polmone colpito da enfisema; l’aumento di aria può esserci anche nel cavo pleurico in caso di pneumotorace
e si può arrivare fino al timpanico;
3. intermedio tra timpanico e scatolato nel pneumoderma;
4. sub ottuso nei quadranti dorsali dove c’è il muscolo dorsale. Se lo trovo a livello di 8° spazio intercostale
significa che c’è un’anomalia e si riesce a determinare la sua localizzazione cambiando l’intensità della
percussione (prima del polmone: suono più ottuso; dopo il polmone: suono più chiaro);
In ogni caso la percussione può essere digitale o con ausilio del martelletto; bisogna esplorare tutto il
parenchima potenzialmente esplorabile, mediante percussioni che possono essere effettuate per linee orizzontali,
verticali o a raggiera.
Se l’animale è magro poi posso percuotere a livello di spazi intercostali, ma è importante considerare che la
sonorità è molto diversa dalla percussione sulle coste.
Auscultazione
Si effettua con fonendoscopio, ponendoci di lato; tuttavia con questo strumento si ha una lieve modificazione
del suono perché amplifica, perciò il metodo migliore sarebbe l’auscultazione diretta, appoggiando l’orecchio al
corpo dell’animale con interposto un telo sottile. La sequenza di ascoltazione delle zone del campo polmonare è
libera; è bene, tuttavia, abituarsi ad un ordine di successione sempre uguale. Ascoltando le zone inferiori del torace
dei grossi animali può essere utile abbassarsi col corpo sulle ginocchia flesse o con un ginocchio a terra per evitare
che la nostra testa troppo abbassata si trovi in condizioni sfavorevoli per la percezione dei rumori endotoracici. Per
l’ascoltazione delle regioni più anteriori è bene far spostare l’arto anteriore corrispondente in avanti. Nei bovini,
facendo poi spostare l’arto anteriore all’indietro, e portando l’esplorazione fra la punta della spalla e l’entrata del
petto, si possono ascoltare le regioni corrispondenti agli apici polmonari. Il suono che apprezziamo è dovuto al
fatto che l’aria inspirata si diffonde lungo le diramazioni bronchiali e bronchiolari e va a dilatare gli alveoli; questo
suono viene chiamato murmure vescicolare, e si può aumentare inducendo nell’animale una ventilazione forzata,
facendo correre l’animale o mandandolo in apnea e rilasciando. Alla genesi del murmure vescicolare contribuisce
in maniera preponderante anche lo stato di tensione o di rilasciamento della muscolatura liscia dell’apparato
microbronchiale e del colletto alveolare. Alla percezione dei rumori patologici endotoracici contribuisce
efficacemente la provocazione di inspirazioni profonde e di espirazioni prolungate. Ciò si può ottenere od
occludendo per alcuni minuti le narici colle mani o con dei batuffoli; nei bovini corrisponde ottimamente una cuffia
di gomma applicata sul muso dell’animale fino a quando non mostra segni di insofferenza. Il murmure vescicolare
rappresenta il fenomeno acustico (suono) del polmone in piene condizioni funzionali fisiologiche, ed è determinato
dall’attrito che l’aria incontra distribuendosi lungo l’albero bronchiolare per arrivare all’alveolo polmonare e dalle
vibrazioni determinate dalla distensione delle pareti alveolari.
Nel cavallo sano e giovane, il murmure vescicolare è di massima esclusivamente inspiratorio, assorbente, dolce,
continuo, con tonalità crescente dall’inizio al termine dell’inspirazione. Soprattutto nei giovani puledri può essere
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apprezzato anche all’inizio della fase respiratoria. Nel bovino e nel cane il murmure vescicolare è presente in
ambedue le fasi del respiro, ma è sempre prevalentemente inspiratorio.
Il murmure vescicolare rinforzato è il suono che si percepisce allorché il parenchima polmonare che si sta
esaminando è sottoposto ad una maggiore ventilazione. Presuppone, tuttavia, che il parenchima sia anatomicamente
integro e stia semplicemente svolgendo una maggiore attività funzionale. È pertanto il suono che si rinviene
auscultando il torace di un animale sano durante e/o dopo il lavoro o al quale siano state indotte inspirazioni
profonde mantenendolo per un certo tempo in apnea chiudendogli le narici. L’aumentata ventilazione fa sì che i
fenomeni di attrito determinanti il murmure vescicolare aumentino di intensità, incrementando il murmure
vescicolare e rendendolo udibile sia in fase inspiratoria che espiratoria. Come già detto, però le vie respiratorie ed il
parenchima mantengono la piena integrità anatomica.
L’auscultazione, come la percussione, va fatta su tutti i campi polmonari fino alle regioni centro-craniali; il
suono fisiologico è appunto il murmure vescicolare, che è un suono prevalentemente inspiratorio, e questo può
essere “rinforzato” dopo una corsa e in generale tutte le volte che aumenta la ventilazione (e in questi casi può
diventare anche espiratorio). Un aumento della ventilazione si ha per:
1. sforzo;
2. apnea;
3. situazioni di compensazione da patologie cardiache;
4. anemia, dove si ha una maggiore ventilazione ai tessuti.
L’aumento del murmure per patologie polmonari lo apprezziamo quando la patologia del polmone non è
localizzata nel punto dove auscultiamo, ma da un’altra parte, infatti noi sentiamo la compensazione di questo
problema, e non il problema stesso.
Murmure vescicolare rinforzato a riposo: suono che si percepisce allorché si ausculta un parenchima polmonare
anatomicamente integro che è sottoposto a maggiore ventilazione. Se il murmure vescicolare risulta rinforzato con
l’animale a riposo, però è da considerarsi indicatore di una situazione patologica. Il rinforzo del murmure
vescicolare non denuncia necessariamente la presenza di lesioni del polmone, bensì testimonia che quella parte di
organo oggetto dell’ascoltazione (anatomicamente integro) è chiamato a compiere una funzione maggiore della
normale per supplire ad una difficoltata ematosi o alla sottrazione di altra parte di polmone dalla sua normale
funzione. In altre parole, è il suono che si percepisce allorchè quella parte di parenchima che si sta auscultando sia
maggiormente ventilato per supplire, in maniera compensatoria, a disfunzionalità situate in altre parti del polmone
(auscultazione a destra con polmonite a sinistra) o in altri organi (malattie cardiovascolari, anemia etc...).
Murmure vescicolare Aspro o impuro: dovuto a un’irregolarità della superficie della mucosa delle vie aeree che
fa aumentare gli attriti oppure può essere dovuto a una diminuzione del calibro. rappresenta una variante patologica
del murmure vescicolare rinforzato, presente in maniera uguale in ambedue le fasi del respiro, con tonalità più alta
e meno dolce della precedente. A differenza del murmure vescicolare rinforzato, tuttavia, presuppone un problema
patologico intrinseco della parte di polmone che si sta esaminando. L’asprezza del murmure, infatti, è dovuta ad
irregolarità della mucosa bronchiale o a riduzione del lume dei bronchi (edema o iperemia della mucosa bronchiale,
broncospasmo, etc..).
Murmure vescicolare Affievolito: per difficoltà e quindi ridotta introduzione di aria; si verifica anche quando
aumenta lo spessore del mezzo interposto tra l’orecchio di chi ascolta e il polmone. Può affievolirsi inoltre nel caso
in cui i colletti alveolari non facciano rumore a causa di un enfisema alveolare, nel cavallo. per difficoltata e quindi
ridotta introduzione di aria; quando aumenta lo spessore del mezzo interposto fra l’orecchio di chi ascolta ed il
polmone (aumento di grasso sottocutaneo, edemi della parete toracica, cotenne o versamenti pleurici, ecc.); allorchè
sussistono condizioni particolari patologiche del polmone che riducono l’attrito dell’aria al suo ingresso negli
alveoli polmonari (enfisema acuto di alto grado con dilatazione dei colletti alveolari).
Murmure vescicolare Assente: si ha quando il polmone in quelle parti non è più ventilato (epatizzazione,
atelettasie, infiltrazioni), quando si hanno bronchiectasie, oppure in caso di processi molto avanzati di enfisema
alveolare o ancora in caso di versamenti pleurici. Scompare completamente o meglio non è più percettibile
all’ascoltazione di alcune zone o di tutto un emitorace quando il polmone in quelle parti non è più aerato
(epatizzazioni, infiltrazioni, atelettazia, infarti polmonari, neoformazioni, cisti parassitarie) od in presenza di
caverne o di bronchiectasie o di processi molto avanzati di enfisema cronico alveolare (nel cavallo), o di notevoli
versamenti pleurici.
Soffio tubario: rappresenta l’elemento clinico tipico di un quadro di polmonite; si presenta come un suono forte,
inspiratorio ed espiratorio, soffiante; esso non è altro che il soffio laringo-tracheo-bronchiale trasmetto attraverso i
bronchi e il parenchima polmonare allorché questo non sia più ventilato bensì modificato in un mezzo compatto,
omogeneo e buon conduttore di suoni. Questa condizione si verifica in maniera completa nel corso della
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epatizzazione polmonare che si riscontra nella polmonite fibrinosa (soprattutto nel 2° stadio). La conferma della
presenza di questo soffio tubario la si ha ascoltando la trachea, in quanto il carattere ed il timbro del suono tubario
devono essere identici a quelli del soffio tracheale. Rappresenta l’elemento clinico tipico del focolaio polmonitico.
Esso si manifesta come un rumore soffiante, forte, superficialissimo, inspiratorio ed espiratorio, simile,
foneticamente, al rumore che noi possiamo riprodurre atteggiando la bocca per pronunziare il “ch” ed aspirando
l’aria. Affinché il soffio tubario sia puro è necessario che il focolaio polmonitico sia di una certa entità, abbia sede
in una zona ascoltabile, sia superficiale e che il bronco che lo attraverso sia pervio.
Rantoli: sono rumori patologici dovuti alla presenza di essudato all’interno delle vie aeree bronchiali che viene
mosso dall’aria; più l’essudato è compatto, più avvertiremo dei rantoli secchi, che sono da distinguere dai rantoli
umidi che si hanno quando l’essudato è per lo più fluido e forma delle bolle di grandezza variabile. rappresentano
l’elemento patologico più frequentemente presente e riscontrabile all’ascoltazione del torace, e sono l’epressione di
abnormi secrezioni o di essudazione bronchiale od alveolare con o senza alterazioni anatomiche della mucosa e
riduzione del lume bronchiale. Si dividono in rantoli:
1. umidi: sono legati alla presenza di trasudato o di essudato (per lo più catarrale) fluido mosso dall’aria
respiratoria nelle ramificazioni bronchiali. Vengono definiti a grosse, medie e piccole bolle a seconda della loro
sede di origine (grossi, medi e piccoli bronchi). I rantoli crepitanti caratterizzano i processi bronco-alveolari,
nei quali il catarro bronchiale piuttosto fluido e viscoso o l’essudato si mescolano all’aria respiratoria e da ciò il
senso di crepitio percepibile all’ascoltazione. Una variante sono i rantoli cavernosi e gorgoglianti;
2. secchi: si determinano nei processi bronchiali quando la mucosa risulta ispessita od edematosa e sono
rappresentati da fischi o sibili, inspiratori, espiratori, o continui, a sede fissa od a sede variabile. A volte è
necessario far compiere all’animale inspirazioni profonde (eventualmente inducendo un piccolo periodo di
apnea chiudendo le narici o applicando una cuffia di gomma sulla regione nasale) o una piccola attività
motoria.
Soffio anforico: dovuto all’entrata di aria nelle caverne broncoectasiche; si può avere anche in caso di
pneumotorace aperto, e in entrambi i casi la percussione dà una sonorità scatolata.
Crepitii: sono dovuti a enfisema polmonare nel bovino, che è diverso da quello nel cavallo: in quest’ultimo la
causa è una bronco costrizione che fa aumentare gli attriti e dunque il murmure vescicolare sarà rinforzato; nel
bovino invece l’enfisema polmonare è interstiziale, così come nel gatto, quindi l’aria rompe le pareti degli alveoli e
si insinua nell’interstizio interalveolare, andando a comprimere gli alveoli, e quindi il murmure vescicolare
aumenta solo nella fase iniziale. Nel bovino e nel gatto, dunque, possiamo apprezzare questo crepitio dovuto
all’aria che nell’interstizio si muove attraverso il connettivo lasso creando delle bollicine.
All’auscultazione del torace si possono riscontrare anche rumori di provenienza pleurica o pleuropericardica:
1. sfregamenti: denunciano confricazioni fra i foglietti pleurici per irregolarità delle loro superfici (es.
infiammazioni senza versamento).
2. gorgogliamenti: segnalano la presenza di liquido (di norma essudatizio e misto a gas) libero nel cavo pleurico.
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