Siria: se i "buoni" violano i diritti umani

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Siria: se i "buoni" violano i diritti umani
Fuoritempo
Siria: se i "buoni" violano i diritti umani
Inviato da Maurizio Matteuzzi da "Nena News"
giovedì 22 marzo 2012
Ultimo aggiornamento martedì 27 marzo 2012
Il detto popolare che
anche il più pulito ha la rogna è greve ma rende l’idea.
«Elementi armati dell’opposizione» siriana hanno compiuto
violazioni dei diritti umani – rapimenti, arresti, torture a morte,
esecuzioni sommarie – contro membri dei servizi dell’esercito e
delle sicurezza, delle milizie Shabiha filo-Assad, di semplici
sostenitori del regime siriano. È quanto scrive Human Rights Watch
(Hrw) in una lettera aperta inviata al Consiglio nazionale siriano
(Cns), la principale piattaforma dell’opposizione, quella basata
all’estero (in Turchia), quella privilegiata dalla «comunità
internazionale».
«Le tattiche brutali del
governo siriano» – che sono assolutamente certe – «non possono
giustificare abusi da parte dei gruppi dell’opposizione», ha
affermato Sarah Leah Whitson, responsabile di Hrw per il Medio
Oriente. Molti dei gruppi anti-regime accusati di aver commesso abusi
non sembrano appartenere ad una struttura di comando organizzata o
seguire ordini del Cns, ma la leadership dell’opposizione ha
comunque «la responsabilità di condannare tali abusi», afferma
Hrw, ricordando che il primo marzo scorso il Cns ha creato un ufficio
militare per unificare l’operato di tutti i gruppi armati
dell’opposizione, compreso l’”Esercito libero siriano” (Els).
Hrw scrive di aver sentito
da un attivista dell’opposizione chiamato «Mazen» che un gruppo
denominato “Abu Issa” nel villaggio di Taftanaz, provincia di
Idlib, ha rapito e torturato a morte tre persone che avevano lavorato
per il governo. Hrw riferisce inoltre che a Saraqeb, sempre nella
provincia di Idlib, alcuni residenti hanno denunciato rapimenti a
scopo di estorsione da parte del battaglione “Al Nur”, un gruppo
dell’opposizione salafita (salafita?). Hrw sottolinea poi di avere
esaminato 25 video postati su Youtube in cui appaiono membri dei
servizi di sicurezza catturati dai rivoltosi che confessano crimini
compiuti e afferma che in almeno 18 di questi video i prigionieri
presentano chiari segni di violenza fisica. Infine, Hrw riferisce di
almeno due casi di «esecuzioni» di membri di forze governative
fatti prigionieri. Tra questi, un presunto appartenente alle milizie
Shabiha che appare impiccato ad un albero in un video su Youtube del
4 febbraio. Nel commento si afferma che l’uomo è stato
«giustiziato» dal battaglione “Kafr Takharim”, appartenente
all’Els.
E adesso? Adesso niente.
Perché la guerra civile porta sempre orrori e nequizie. Ma almeno
Hrw non ha aspettato per svegliarsi la fine della guerra, come
accadde per la Libia (dove i killer erano soltanto dalla parte di
Gheddafi), forse proprio perché una volta finita la guerra civile
libica è emersa la sequela di orrori e nefandezze sui vinti.
Il problema è che bisogna
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che la guerra in Siria finisca. Ma come? Che chances ha l’impervia
missione affidata a Kofi Annan per una «soluzione politica»?
Due giorni fa il ministro
degli esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito il concetto: la Russia è
pronta a sostenere una risoluzione del Consiglio di sicurezza (a cui
pare sia stia lavorando al Palazzo di vetro) che appoggi la missione
di Kofi ma «non approverà» nessun testo che «contenga ultimatum»
per porre fine alla crisi siriana e tantomeno «qualsiasi forma di
pressione militare su Damasco e quindi a un intervento militare in
Siria». Lavrov ha poi accusato sia l’opposizione siriana che il
presidente Assad per le violenze in corso nel paese (un «bagno di
sangue» che il pallido segretario Onu Ban Ki-moon definisce
«inaccettabile» e che fa «inorridire» la fantasmatica
responsabile esteri della Ue, lady Ashton) e ha invitato entrambe le
parti a porre fine ai combattimenti e a decidere del futuro della
Siria, attraverso il dialogo.
Nessuno è così pirla da
pensare che la posizione della Russia, scottata dai «trucchi» di
Occidente, Onu e Nato al tempo della vicenda libica (sulla
risoluzione che aprì la strada alla guerra «umanitaria» si
astenne), sia dettata da posizioni umanitarie o da amore per la
democrazia. Ma, in questa fase, appare la più seria e la più ferma.
Intanto la guerra e i
morti in Siria continuano. Martedi’ il presidente Assad ha fatto
un’apparizione inattesa nella Grande moschea degli Omayyadi nella
città vecchia di Damasco forse per dimostrare che, nonostante gli
attentati e gli scontri siani arrivati anche nella capitale, la
situazione è sotto il suo pieno controllo.
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