N.10 - La nostra storia - Associazione Italiana Allevatori

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N.10 - La nostra storia - Associazione Italiana Allevatori
Domenico Amodio ha voluto far produrre
alla poliedrica azienda che conduce
in quel di Mottola (Ta) tutto quanto fosse
nella sua storia e nelle sue potenzialità.
Dando però spazio soprattutto alla zootecnia
Nell’azienda ereditata dal padre Giuseppe, Domenico
Amodio ha voluto costruire una masseria “come quelle
di una volta”, multifunzionale, autonoma e autosufficiente in tutto, ma dotata di tecnologie all’avanguardia
per poter proporre al consumatore un’ampia gamma
di alimenti di qualità, ottenuti nel pieno rispetto delle
regole e del benessere animale. Il tutto contando
sull’apporto di una famiglia unita e sulla collaborazione
di 25 dipendenti partecipi e motivati
Masseria
Lemarangi,
unica
e completa
T
utto quanto potrebbe offrire un’azienda agricola e zootecnica del
Mezzogiorno, la Masseria Lamarangi
di Mottola (Ta) lo garantisce. Ma proprio tutto, poiché racchiude in sé non
una, ma più aziende fra loro diverse eppure complementari. E unite tutte in un
“corpo unico” dalla forza organizzatrice,
dall’entusiasmo e dalla passione, nonché
dalla quotidiana fatica, fisica e mentale, di
Domenico Amodio, giovane imprenditore agricolo capace di essere non solo un
valente allevatore a tutto tondo, in grado
di spaziare dai bovini agli ovicaprini, dai
suini agli equini e agli avicunicoli, ma anche un sapiente cerealicoltore, olivicoltore,
viticoltore, orticoltore e persino agrumicoltore. Perché Amodio, quando nel 1995
prese in consegna dal padre Giuseppe la
gestione dell’azienda, che allora contava 30
bovini da latte, 150 pecore e 85 ettari coltivati a cereali, foraggere, olivi e viti, decise,
di Emanuele Capaldi
Biglietto da visita
Masseria Lemarangi di Domenico Amodio
sede
Contrada Casalrotto - 74017 Mottola (Ta)
contatti - sito web - posta elettronica
Tel. 099 8866056; Fax 099 8863993; [email protected]; www.masserialemarangi.it
l’azienda
• Superficie: 170 ha (93 ha a cereali, foraggere e ortaggi, 40 a oliveto, 20 a pascolo, 15 a vigneto, 2 ad agrumeto)
• In stalla: 400 capi di Bruna, Frisona e Pezzata Rossa, di cui 90 vacche in lattazione, e incroci con Limousine; 800 pecore di razza Sarda; 500 capre di razza Jonica e Camosciata; 200 suini; 10 cavalli; 10 asini; avicunicoli
• Produzioni medie di stalla: 61 quintali di latte al 3,70% di proteine, 4,10% di grasso, cellule somatiche 200mila unità/ml
• Destinazione del latte (di alta qualità): trasformazione nel caseificio aziendale in prodotti lattiero-caseari tipici
• Manodopera: 25 dipendenti fissi, più gli stagionali
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Foto a fianco: Domenico Amodio
Panoramica della Masseria Lemarangi, che sorge
presso una cava dismessa. Alle spalle il paese di
Mottola (Ta)
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Foto sopra, da sinistra
I bovini di razza Bruna, Frisona e Pezzata Rossa
vengono allevati a stabulazione libera e al pascolo
Le pecore di razza Sarda al pascolo sotto gli olivi
Foto sotto, dall’alto
Scolaresche in visita all’allevamento caprino
Bovini all’ingrasso, ottenuti dall’incrocio Limousine x
Frisona
«da buon tradizionalista quale sono, che,
come le storiche grandi masserie pugliesi
a vocazione zootecnica sono sempre state
autosufficienti, così la mia masseria doveva
produrre e offrire sul mercato tutto quanto
fosse nella sua storia e nelle sue potenzialità».
E a questo obiettivo Amodio ha volto le
proprie energie nei quasi 20 anni finora
trascorsi, trasformando, con volontà e spirito di iniziativa, l’arretrata azienda ereditata in un moderno e bell’esempio di centro
zootecnico multifunzionale, recuperando
antiche attività come la trasformazione del
latte in prodotti lattiero-caseari tipici della
Murgia barese e tarantina, la preparazione di specialità da forno, la molitura delle
olive nel frantoio, la lavorazione dell’uva da
vino e la fermentazione del mosto in cantina, l’elaborazione degli ortaggi in sottolii e
della frutta in confetture. Ma sempre confrontandosi con le nuove normative europee e italiane, in modo da ottenere i “sapori
di una volta” con le moderne tecnologie, a
salvaguardia di una qualità alta che è segno
distintivo e prerogativa irrinunciabile della
Masseria Lemarangi.
Spazio all’hi-tech
«Per rendere la masseria autonoma non
ho fatto altro che ripristinare quanto ho
trovato: un caseificio molto alla buona, un
frantoio ipogeo del 1800, un vecchio forno,
una cantina abbandonata e altre strutture
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in rovina. Ma ho ricostruito tutto in chiave
moderna, con l’apporto di tecnologie innovative: il caseificio, la macelleria, il salumificio, il panificio, il frantoio, la cantina e
poi, queste, sì, autentiche novità, una sala
degustazione e un’aula didattica, sorte per
l’esigenza dei consumatori e delle scuole
di visitare l’azienda, conoscerne da vicino
i metodi produttivi e apprezzarne l’ampia
e varia offerta».
Foto sotto
Dai maiali Amodio ottiene salsicce stagionate dolci e
piccanti, capocolli, pancette, carni magre e saporite
La prima tappa, ricorda Amodio, è stata
l’apertura del caseificio, per la necessità di
smaltire il latte di pecora, «che nessuno voleva acquistare, perché i formaggi pecorini
necessitano di un’adeguata stagionatura e
quindi richiedono investimenti. Di pari
passo sono stato costretto ad aumentare
la produzione, e quindi il numero degli
animali allevati, per ammortizzare i costi,
e a cercare di ampliare il mercato, inaugurando uno spaccio aziendale e tentando la
vendita nei negozi dei paesi vicini con un
furgone frigo. Andò tutto bene! Il mercato
ripagò subito l’alta qualità e bontà dei prodotti aziendali».
Amodio scelse subito di orientare l’azienda verso la produzione e la trasformazione del latte, che ancora oggi costituisce il
perno intorno al quale ruota tutto il resto.
«Perciò fra le tante razze ovine disponibili ho optato per la Sarda, ottima lattifera
capace di garantire in media 2,0-2,5 litri
di latte capo giorno durante tutto l’anno,
cioè 3,5 litri nei periodi più freschi e almeno 1,5 litri durante l’estate, quando le altre
razze rimangono asciutte. Un particolare,
quest’ultimo, di non poco conto, visto che
il caseificio si è specializzato nella produzione di cacioricotta, formaggio tipico della Murgia che si consuma, intero o grattugiato, proprio nei mesi estivi. Alle pecore
ho poi aggiunto le capre di razza Jonica e
Camosciata, in grado di assicurare 3 litri di
latte capo giorno, poiché il mercato chiede
Foto sopra
A sinistra: Enza Delfine, moglie di Domenico, insieme
ad alcune operaie nel caseificio aziendale
Lo spaccio aziendale offre un ampio assortimento di
formaggi, carni e altri alimenti genuini
cacioricotta di latte di capra o di latte misto e altri formaggi caprini».
Cow comfort
Se le colline della Murgia tarantina sono
vocate per l’allevamento ovicaprino, lo
sono ancor di più per quello bovino. «Dal
latte di vacca sappiamo trarre in questo
territorio prodotti di eccellente qualità,
come la mozzarella o fior di latte, il cacioricotta, il caciocavallo e tanti altri squisiti
formaggi, che conservano il sapore dell’erba e dei foraggi di cui si nutrono le vacche.
Perciò ho specializzato l’allevamento bovi-
no nella produzione del latte, introducendo in azienda non una ma tre razze per
garantirmi la quantità ma anche perfezionare la qualità: la Frisona, la più produttiva, la Bruna, la più equilibrata, la Pezzata
Rossa, la migliore per la qualità, con un
4,0-4,20% in grasso e 3,80% in proteine.
Mescolo i latti delle tre razze e ottengo una
materia prima ideale per la caseificazione».
Oltre che dalle caratteristiche genetiche e
produttive delle vacche, la bontà del latte
e quindi dei formaggi, puntualizza Amodio, deriva innanzitutto da un’attenta gestione dell’allevamento e in particolare
Sinergie fra comparti
In un’azienda ricca di comparti diversi fra loro sono possibili sinergie molto interessanti, sostiene Amodio. «Dispongo già di un impianto fotovoltaico da 20 kW, ma
sto valutando l’opportunità di realizzare un impianto a biomasse che utilizzi i cospicui scarti aziendali: residui vegetali, rifiuti animali, siero, sanse di frantoio. Dell’olio
extravergine di oliva prodotto dai 4.000 olivi secolari e dai nuovi oliveti intensivi 30
litri vengono consumati ogni giorno tra il panificio e il caseificio. L’offerta di pane,
taralli, frise e altri prodotti del caseificio, di vini ottenuti dai vitigni Malvasia, Lambrusco e Montepulciano, di olio extravergine di oliva e di olive da mensa, di fave,
ortaggi e frutta, tal quali o trasformati, permette alla Masseria Lemarangi di ampliare
il paniere già ricco di formaggi, carni e salumi e di riuscire meglio a soddisfare le
molteplici richieste del mercato». (E.C.)
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dell’alimentazione. «Mi ispiro al principio
del massimo rispetto degli animali, che significa cura del loro benessere e assenza di
qualsivoglia forzatura produttiva. Allevo i
bovini e i caprini a stabulazione libera e al
pascolo, gli ovini pressoché esclusivamente
al pascolo: i miei animali sono forti, rustici, non si ammalano quasi mai. Effettuo
la fecondazione solo per via naturale, con
tori aziendali.
Baso l’alimentazione su materie prime
prodotte in azienda, sane, nutrienti. Non
spingo più di tanto la resa giornaliera in
latte, non reputo di dover avere in azienda
a tutti i costi macchine sforna-latte. Preferisco allevare 10-20 vacche in più per ottenere una determinata produzione piuttosto che forzare delle malcapitate.
E i vantaggi ci sono, e notevoli: preservo
la salute degli animali, riduco pressoché a
zero il costo dei medicinali, non ho quasi bisogno del veterinario, non lamento
zoppie o falsi calori, elimino i casi di mortalità in stalla, ottengo da ogni vacca ben
8-9 parti, a volte anche di più, contro una
media in altre stalle bovine di 2-3 parti, al
massimo 4. A che serve vantarsi di mun-
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gere 50 litri al giorno da una vacca e poi
rimetterci in termini di salute e benessere
per essa, e di preoccupazioni per sé?».
In più Amodio ha dalla sua parte un territorio ideale per le piante e gli animali, fatto
di basse colline (circa 150 metri sul livello del mare) ariose e soleggiate, piovose il
giusto, che non conoscono gelate e siccità,
con inverni mai rigidi ed estati mai torride,
vocate per i pascoli naturali e per la produzione di foraggi da erbai autunno-vernini
e persino per produzioni precoci di ortaggi e uva da tavola.
Famiglia unita
«Non nascondo che sia complicato gestire
un’azienda vasta e complessa come questa,
e tuttavia essa è sana sotto tutti i punti di
vista, economico, fiscale, burocratico e così
via, e non è poco in questi tempi di crisi.
La forza per continuare me la dà in primo
luogo la collaborazione di tutta la famiglia,
di mia moglie Enza, che guida il caseificio,
l’attività della masseria didattica e tanto
altro, dei nostri figli Giuseppe, Michele e
Alissia e dei miei genitori, papà Giuseppe, che acquistò la masseria, situata presso
una cava dismessa, nel 1978, quando nessuno la voleva, e mamma Rosa.
Ma anche altri fattori sono stati e rimangono decisivi in questo impegnativo percorso: la collaborazione dei 25 dipendenti,
che conoscono l’azienda da quando è sorta
e sono cresciuti con essa, sentendosi partecipi e motivati in tutto; la scelta di fidati
professionisti, agronomi e commercialisti,
per la cura della necessaria burocrazia; il
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Foto sopra
Caciocavalli e formaggi di produzione aziendale
ricorso a finanziamenti regionali da Por,
Psr, Pif, ai quali ho potuto accedere con
discreta facilità per il carattere completo
della mia azienda e che ho sempre utilizzato in pieno e fino in fondo, completando
il progetto iniziale, quindi senza mai sprecarli».
Per il resto, nel rispetto della vocazione
del luogo, Amodio ha fatto tutto da sé,
«imparando in stalla e in campo dalla
pratica quotidiana e dagli errori, non avventurandomi in imprese sconsiderate,
ma vagliando tutto con giudizio, aumentando la superficie aziendale a 170 ettari
con l’acquisto di un secondo corpo fondiario accanto a quello ereditato, ampliando
sempre più il mercato con la vendita diretta sia in azienda sia mediante corrieri, con
due furgoni a negozi di Mottola e paesi limitrofi, attraverso grossisti che rivendono
altrove mantenendo il mio marchio.
Ho fatto molto, ma non intendo fermarmi. Il prossimo obiettivo, già in cantiere,
è un macello aziendale a norma, pratico,
che mi liberi dall’obbligo di portare i capi
pronti al macello comunale di Gioia del
Colle. Il principio è sempre quello della
masseria di un tempo: l’autonomia, l’autosufficienza in tutto. Il miglior viatico per
mantenere sempre unita la famiglia: stiamo tutti insieme, non viviamo particolari
rischi, conduciamo un’esistenza sana, il
lavoro non ci manca e lo diamo persino ad
altri. Che altro chiedere alla vita?». n