Qd3 I segni della trasformazione territoriale

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Qd3 I segni della trasformazione territoriale
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SOMMARIO
0 Nota introduttiva
2 1 I segni riconoscibili della storia (ex capitolo 2 Rapporto Preliminare PRG 2005)
3 2 Le tracce della vicenda urbanistica (ex capitolo 3 Rapporto Preliminare PRG 2005)
9 0
Nota introduttiva
La scelta sottesa alla redazione del PGT di Pedrengo è quella di cogliere l’opportunità della notevole
articolazione prevista dalla lr 12/05 per gli atti di PGT, strutturando gli elaborati di Piano, come insiemi di parti
riconoscibili che li compongono. Si ritiene, infatti che il Piano, oggi, debba essere uno strumento capace di accogliere
al suo interno possibilità di variazione, consentendo, ed anzi favorendo, un approccio critico ai suoi contenuti come
occasione per generare evoluzione del pensiero e delle strategie locali, che possono a loro volta innescare
dinamiche virtuose di implementazione ed aggiornamento. Si pensa cioè, articolando la struttura dei documenti, di
poter facilitare la gestione del Piano e, dunque, la sua durata.
Anche per questa ragione mentre il Documento di Piano si concentra sull’evidenziazione delle strategie di
governo, organizza gli approfondimenti conoscitivi in specifici QUADERNI allegati al Documento di Piano.
Il presente Il QUADERNO n°3 del DdP, contiene la lettura storica del territorio comunale ed il racconto
dell’evoluzione delle strategie urbanistiche dal dopoguerra ad oggi, estratti dalle analisi del PRG 2005.
Il posizionamento di questi documenti in specifico allegato (il Quaderno) è dunque funzionale a che il loro
auspicato sviluppo ed approfondimento possa avvenire con una certa autonomia senza inficiare la struttura
complessiva del Documento di Piano.
2
1
I segni riconoscibili della storia
a cura di Arch. Luigina Bianchi
Le origini della storia territoriale di Pedrengo potrebbero verosimilmente legarsi in modo
significativo ad una scelta fondamentalmente strategica, legata al presidio di importanti vie di
comunicazione che attraversavano il territorio dell’antico municipium di Bergamo 1, ed in particolare a
quella Comum – Bergomum che collegatasi direttamente con il tracciato pedemontano della valle
Seriana (ramulus di quello stesso asse viario che andava ad assumere una funzione prevalentemente
militare a difesa dei confini alpini contro le incursioni retiche), superava il fiume Serio proprio nei pressi
del ponte di Gorle 2, compiendo successivamente una sorta di contrazione ad uso interno con il
passaggio dalla scala territoriale a quella semi – locale.
Dal ponte di Gorle 3 si irradiavano quattro importanti direttrici viarie: alla destra del fiume
Bergamo e la valle Seriana, alla sua sinistra la bassa pianura e, passando per Trescore, la valle
Cavallina.
La scarsità dei reperti archeologici, limitata al ritrovamento di un piccolo ripostiglio monetale ed
a sepolture tardoantiche – altomedioevali 4, non consente però di individuare in questa prima fase una
connessione immediata tra le direttrici viarie individuate e l’area insediativa prescelta, nonostante la
presenza di elementi minori consenta di formulare l’ipotesi di una frequentazione antica del territorio 5,
alimentata dalle testimonianze preistoriche della vasta plaga collinare della Serradesca 6 e del vicino
monte Bastia, o dall’industria litica del monte Misma.
Particolarmente significativa per il suo rapporto diretto non solo con la scelta originaria del sito
insediativo, ma in particolare per quello che sarebbe stato il suo successivo sviluppo in epoca
1 Le aree insediative preromane si trovano lungo o nelle vicinanze di direttrici varie. L’utilizzo di alcune di queste è già riferibile alle fasi
protostoriche, come quella transalpina in senso nord ovest – sud est e quella pedemontana in senso est – ovest che collegava gli
insediamenti da cui hanno avuto origine i centri di Como, Bergamo e Brescia; altri assi, probabilmente anch’essi già protostorici, erano
rappresentati dai corsi dell’Adda, del Serio, almeno per il tratto Ghisalba-Morengo, dell’Oglio, dalla valle Seriana e Cavallina (AA.VV.,
Carta archeologica della Lombardia. La Provincia di Bergamo. Saggi, F. C. Panini Editore, Modena 1992, pp. 181-182).
2 … successivamente il tracciato antico che io ho potuto ricostruire sul terreno con difficoltà per la massiccia urbanizzazione è questo.
Morti di Pedrengo, Terzago, il Casale, sorgente minerale, Torre de’ Roveri; oltre Torre de’ Roveri il tracciato è ancora più difficilmente
distinguibile, lo indico pertanto in forma dubitativa: la Carboniera, Ranzuchello superiore; Ranzuchello inferiore, Cassinetto, S. Lorenzo,
Gorlago. Lungo questo percorso si trova una precisa traccia di romanizzazione nei due toponimi Rosciano (a nord di Ponteranica) e a
Rosciate (poco a nord di Pedrengo) … . Inoltre vi sono altri elementi minori che confermano l’antichità del tracciato; al toponimo di sostrato
Gorle corrisponde più ad est lo stesso toponimo col suffisso di derivazione gallica -acus Gorlago … (AA.VV., Carta archeologica … .
Saggi, 1992, p. 190).
3 E’ utile considerare in proposito il sito dei ponti, specialmente di quelli più antichi, dentro la valle e anche fuori: la scelta tien conto,
costantemente, di condizioni di sicurezza, di stabilità: presenza di basi o di spalle rocciose, minore distanza fra le sponde (si pensi per
esempio ai ponti … di Gorle …). E lo schema della viabilità, anche generale, è in buona misura guidato dal sito dei ponti. … si consideri
l’incidenza, nel sistema viario storico che corre lungo il pedemonte o l’alta pianura, dei ponti di Gorle e di Seriate … (L. Pagani, Il rapporto
tra l’uomo e il fiume: la costruzione di un equilibrio delicato, in AA. VV., Il fiume Serio, Provincia di Bergamo, Bergamo 1991, p. 27).
4 AA.VV., Carta archeologica della Lombardia. La Provincia di Bergamo. Schede, F. C. Panini Editore, Modena 1992, p. 108; … è
frequente il riutilizzo delle sepolture, per una o più deposizioni successive (… Pedrengo) … . Nella sepoltura di Pedrengo, loc. Brolo, si
trovano disposti sei scheletri …, forse relativi ad un gruppo familiare o forse di individui seppelliti contemporaneamente per una ragione
particolare (AA. VV., Carta archeologica … . Schede, p. 245).
5 L’uso frequente del riutilizzo di materiali antichi nelle tessiture murarie degli edifici è evidente nei reperti rinvenuti durante la
demolizione delle volte … dell’antica osteria all’angolo tra via Levata e via dei Mulini (quattro cucchiai ligula, probabile … corredo di una
famiglia patrizia o di un vescovo; V. Chiesa, Pedrengo nella nostra memoria, Editrice Velar, Bergamo 1999, p. 129), o … presso il guado
antico del Serio, a sud del ponte di Gorle dove è stata trovata … una colonna con tracce del riquadro che inquadrava lo specchio
epigrafico. Il resto dell’epigrafe è irrimediabilmente abraso a causa del riutilizzo del fusto di colonna come rullo per uniformare il terreno
(AA.VV., Carta archeologica … . Saggi, 1992, p. 190).
6 Sparsi elementi di industria litica … sono stati raccolti … lungo la vasta plaga collinare detta ‘Serradesca’, a testimonianza dell’intensa
attività di sfruttamento della selce che caratterizza tutta l’area posta fra i torrenti Tadone, Gavarno e Zerra (AA. VV., Carta archeologica …
. Schede, p. 118).
3
medioevale, fu la … via antiqua, l’antica via Levata che collegava il ponte di Gorle alla bassa pianura
bergamasca (da cui anche … strada della bassa) 7: viabilità di tipo longitudinale riconducibile ad uno
stretto rapporto con la sponda sinistra del fiume, scorreva con andamento pressoché parallelo alla
sponda … lungo il terrazzo da Villa, Scanzo, Pedrengo fino a Cavernago e Malpaga 8; sovrapposto in
parte a questo tracciato, ed in ogni caso ad esso parallelo, uno degli assi della seconda centuriazione
romana 9.
Luogo dunque di passaggio obbligato da e per la città. Nella logica di questo territorio le vie di
comunicazione hanno svolto certamente un ruolo storico non secondario per la sua identificazione ed in
particolare per la sua collocazione all’interno di un’area territoriale più vasta; attorno a due dei tracciati
ai quali abbiano accennato, tracciati che avrebbero assunto tra alterne vicende di abbandono, una
propria definitiva configurazione in periodo tardo medioevale 10, si distribuisce il costruito storico di
Pedrengo: la … via Levata ed il … tracciato romano per Gorlago 11.
Attorno all’anno mille Pedrengo risulta già una località con una precoce e ben definita
individualità: l’esistenza della basilica di S. Evasio e del castello è testimonianza importante di una
comunità già formata e precisata, che si raccoglie attorno a due centri comuni, l’uno di culto e l’altro di
difesa. Accanto a questi elementi, dalla valenza non solo architettonica, stanno i numerosi personaggi
(preti, giudici, scavini, stimatori) che si muovono attorno e dentro alla vita economica dell’episcopato e
del capitolo di Bergamo … 12: il primo documento che riferisce di proprietà della basilica di S. Evasio è
rappresentato da un atto notarile del 947 13 (solo nel corso del sec. XIII, definita la struttura territoriale
della diocesi, la basilica, staccata dall’antica pieve urbana, sarebbe divenuta ecclesia posta sotto la
7 Corrispondeva al tratto finale della “strada della bassa” così chiamata perché collegava il ponte di Gorle con i maggiori centri della
bassa pianura, sulla sponda sinistra del Serio: Cavernago, Calcinate, Martinengo, Romano, Palazzolo sull’Oglio. Al Ponte di Gorle la “via
antiqua” si collegava con altri percorsi. La strada seguiva molto all’esterno la sponda sinistra dell’ampio e infido alveo del fiume e, a partire
dalla “cà Oltina” (cascina Altina a Seriate), cominciava a chiamarsi “via Levata”, cioè “strada alzata rispetto al livello del fiume”. Il nome “via
Levata”, mi diceva anche l’archeologa dott.ssa Fortunati della Soprintendenza della Regione Lombardia, sa tipicamente di epoca romana
(V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, pp. 28-29).
8 Il fiume condiziona infatti, e spesso energicamente, la scelta dei siti per le varie funzioni (la viabilità, le sedi dell’abitare, i luoghi del
lavoro …) risultando a questo riguardo un soggetto incisivo, imponente, in molti casi favorevole, in alcuni altri repulsivo (L. Pagani, Il
rapporto tra l’uomo e il fiume: la costruzione di un equilibrio delicato, in AA. VV., Il fiume Serio, Provincia di Bergamo, Bergamo 1991, p.
27).
AA. VV., Carta archeologica … . Cartografia, sezione n. C 5 I – Bergamo.
Nello Statuto del 1353 viene riportato che i comuni … de Gorle, de Petringo, de Scanzo, de Roxiate, de Villa et cives stantes et
habitantes in loco de Gavarno … erano tenuti alla manutenzione della ‘Strata Comunis Pergami’, quella stessa strada che giunta a
Trescore da Bergamo passando per il ponte di Gorle, avrebbe poi proseguito per la valle Cavallina o sceso verso Palazzolo (A. Mazzi, Da
Seriate a S. Paolo d’Argon. Appunti storico-topografici, in Bergomum. Bollettino della Civica Biblioteca, n. 2-3, 1909, pp. 36-40; V. Chiesa,
Pedrengo …, 1999, pp. 32-33).
11 Nella “Carta Archeologica” si ipotizza un percorso tutto pedrenghese, “Morti di Pedrengo – Torre de’ Roveri”, ma non si danno
indicazioni esaurienti. Io ritengo che la strada non partisse dai “Morti di Pedrengo”, … bensì dalla parrocchiale S. Evasio. Essa serviva a
collegare la chiesa ed anche il centro comunale con le sue frazioni. Tali frazioni vennero separate poi da Pedrengo per formare il comune
di Torre de’ Roveri: la “contrada della Torre e il colle d’Argon” nel 1699, e la zona dei “Brugali e del Pitturello” nel 1927. La strada dalla
chiesa di S. Evasio, si dirigeva a est; superato … il ponticello sul canale Borgogna, seguiva per un tratto il torrente Fiobbio, poi si divideva:
un percorso entrava nel territorio di Scanzo, serviva la “cassina Terzàc” (Terzago) e il complesso delle “cassine Figar¬l” (Fogarolo),
proseguiva poi verso il monte Negrone e in val Serradesca …; l’altro, quello che più interessa la nostra storia, procedeva verso l’antica
cascina pedrenghese “il Casale”, seguiva poi la sponda destra del torrente Zerra fino al “pùt de la Zèra”, quindi saliva alla “contrada della
Torre” e al “colle d’Argon” (V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, p. 35).
12 M. Paganini (a cura di), Pedrengo, fonti e documenti, Biblioteca Civica di Pedrengo, Bergamo 1990, p. 6
13 947 febbraio, Bergamo – Recone vescovo di Bergamo permuta con Auresindo detto Azzone del fu Mauro da Pedrengo un
appezzamento a campo, di proprietà della chiesa di S. Evasio e posto in Pedrengo (M. R. Cortesi, Le pergamene degli archivi di Bergamo
aa. 740 – 1000, Provincia di Bergamo, Bergamo 1988, pp. 139-141).
9
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4
giurisdizione del primiceriato di Seriate); a partire dalla seconda metà dell’XI secolo 14 si ha menzione
documentaria di un castello a Pedrengo.
Se è ancora possibile identificare con certezza il sito della chiesa medioevale nonostante le
modifiche e gli ampliamenti ottocenteschi 15, più problematica diventa l’individuazione univoca di
un’antica struttura fortificata all’interno di un tessuto edilizio che, nonostante presenti ancora visibili
testimonianze materiali del suo trascorso medioevale 16, risulta sostanzialmente modificato nella sua
parte storica: per i segni che caratterizzano ancora oggi tali architetture avrebbero potuto ugualmente
rappresentare luoghi fortificati il lato nord di palazzo Mina – Bolzesi, demolito negli anni ’70 17, l’antica
osteria, uno degli edifici di … via della Chiesa, la torre del “castel”; difficilmente avrebbe potuto esserlo il
Palazzo 18 (luogo dalle originarie caratteristiche rurali ed interessante esempio cinquecentesco di
residenza castellana della pianura bergamasca, in cui villa e corte rustica si costituiscono in un impianto
quadrangolare), per quanto solo eventuali indagini di tipo stratigrafico potrebbero escluderlo
definitivamente come luogo di una fortificazione più antica: il castello, ovunque esso fosse collocato,
avrebbe svolto operazione di … controllo sui viaggiatori provenienti dalla valle Cavallina e di difesa del
ponte di Gorle 19.
La cartografia storica 20 rileva un nucleo edilizio principale costituito da edifici rurali ad ampia
corte interna distribuiti ai lati della … via Levata 21 e racchiusi all’interno di un quadrilatero regolare da
due strade tra loro parallele (quella a sud è la … strada comunale che mette al Ponte Vezza, sulla
roggia Borgogna, nel suo primo tratto denominata via della Chiesa), lungo le quali gli stessi edifici
vengono a costituire una sorta di cortina più compatta; ad est, verso il fiume, nel punto medio di uno dei
lati minori del quadrilatero descritto, la strada per Seriate (o via dei Mulini 22) ai cui margini sono disposti
ancora edifici a carattere rurale distribuiti in forma rada. Sparse sul territorio le cascine storiche: la
14 … testimonianze documentarie dei castelli bergamaschi prima del 1100, per le quali si indica la loro prima menzione … Pedrengo …
1059 (Archivio Capitolare, pergamena n. 4324).
… queste indicazioni sulla grandezza e le ‘casae infra castro’ (sic!) menzionate in numerosi documenti e appartenenti a diversi
proprietari, testimoniano anche per Bergamo che i castelli italiani del X e XI secolo … non erano luoghi di abitazione per famiglie nobili o
castelli feudali, bensì insediamenti fortificati … (J. Jarnut, Bergamo 568-1098. Storia istituzionale, sociale ed economica di una città
lombarda nell’alto Medioevo, Archivio Bergamasco, Bergamo 1980, pp. 111, 112).
L’ampia relazione del parroco don Francesco Fustinoni (visita pastorale di mons. L. Speranza, 1853) … fornisce una serie di dati
interessanti, prima di tutto sulla struttura della chiesa parrocchiale qual era uscita dai lavori di ampliamento del 1803, durante i quali era
stata allungata verso ovest con rifacimento della facciata, dilatata nel presbiterio e nel coro e dotata di due altari laterali in luogo dei quattro
precedenti … (M. Paganini (a cura di), Pedrengo. Visite pastorali, Biblioteca Civica di Pedrengo, Bergamo 1995, p. 101); V. Chiesa,
Pedrengo …, 1999, pp. 153-157.
16 Si ricordano in proposito gli sconvolgimenti tardo medioevali legati alle contese tra guelfi (Pedrengo … lo fu fieramente) e ghibellini,
quando il paese venne … raso al suolo (B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Edizioni Ceschina, Milano 1940, vol. II, p. 288), o
al successivo schieramento di Pedrengo al fianco della Repubblica Veneta; in merito a tali argomenti si rimanda al Repertorio storico –
bibliografico allegato.
17 È interessante notare come il sedime di tale edificio venga rilevato dalla cartografia storica in asse allo sbocco di via dei Mulini (o via
per Seriate) su via Levata.
18 F. Conti, V. Hybsch, A. Vincenti, I castelli della Lombardia. Province di Bergamo e Brescia, Istituto Geografico De Agostini, Novara
1993, p. 99.
19 V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, p. 251.
20 Mappe Catasto Napoleonico, 1818, e mappe Catasto Lombardo – Veneto, 1843 (Archivio di Stato di Bergamo).
21 … a partire dalla “cà Oltina” (cascina Altina a Seriate), cominciava a chiamarsi “via Levata”, cioè “strada alzata rispetto al livello del
fiume” … . La via probabilmente un tempo era molto più larga rispetto a quella che viene indicata nelle carte geografiche di questo secolo
e del 1800, e arrivava fino a Cavernago, ma non fu sempre agibile. Si è ipotizzato che proprio in quell’ultimo tratto sorgesse l’antico ponte
di Seriate e che vi passasse una “strada militare”, utilizzata poi come transito … . Solo a partire dal periodo del dominio di Venezia … e
soprattutto da quando il condottiero Bartolomeo Colleoni si insediò nel castello di Malpaga, si cercò di ripristinare tale percorso che restò
comunque precario per molto tempo … . La via Levata da tempo nobile decaduta, è rimasta ormai solo luogo di transito per i traffici locali
… (V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, p. 29).
22 … una seriola passa per mezzo la terra sopra la quale vi sono gl’infrascritti edifitij: molini rode tre, peste tre (G. da Lezze, Descrizione
di Bergamo e suo territorio 1596 (a cura di V. Marchetti e L. Pagani), Lucchetti Editore, Bergamo 1988, p. 407).
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5
Favorita, la Casella, la cascina Mora o Fratus (tutte scomparse) 23, la Bergamina, il palazzo minore (nei
pressi della residenza castellana di epoca cinquecentesca), la Melanis – La Cà, la Colombera; esigue
ma significative presenze rurali a presidio di un territorio che per poter essere reso coltivabile avrebbe
dovuto sottostare ad una paziente opera di trasformazione.
Il secolo XV vede l’inizio della realizzazione di quei manufatti che modificando in modo
sostanziale le caratteristiche del paesaggio, ne avrebbero successivamente ridisegnato l’immagine in
modo significativo: i roveti, muri a secco distribuiti uniformemente sul territorio seguendo i confini
proprietari, che si erano venuti costituendo attraverso l’accumulo dei sassi (fondamentalmente ciottoli di
fiume) provenienti dalla bonifica dei campi 24; le rogge (le seriole, ovvero derivazioni dal Serio, sarebbe
in questo caso il termine più appropriato), opere idrauliche per l’irrigazione dei campi. Se dei roveti è
oggi possibile rilevare solo alcune tracce (il roér Glera, òl Roculì, ai cap Legnù, al cap di Salì …25), le
seriole (Pedrenga, Roncaglia, Roncaglino, dei Prati, Brusaporto 26), anch’esse interrate,amputate in più
parti o modificate nei loro tracciati storici, conservano ancora un ruolo significativo nella
caratterizzazione di una parte del territorio. Tra di esse si ricorda in particolare la roggia colleonesca,
Borgogna o Martinengo – Borgogna, attraverso la quale Bartolomeo Colleoni, ampliata e modificata una
seriola che dall’anno 1148 riforniva d’acqua il territorio di Calcinate 27, erogava … acqua a beneficio dei
suoi tenimenti di Cavernago, Malpaga, Martinengo assicurando l’irrigazione dei territori da essa
attraversati; oggi questa roggia segna una parte del confine nord – est di Pedrengo: fino alla
costituzione del comune di Torre de’ Roveri 28 la stessa attraversava la lunga fascia longitudinale dell’ex
territorio comunale di Pedrengo nel suo punto più stretto.
Alla fine del sec. XVI Pedrengo presenta le caratteristiche di un piccolo borgo rurale: vi sono
220 abitanti (… utili n. 60, il resto vechi, done, et putti), … gentilhuomini con danno, travaglio, et lamenti
dei poveri … . Gente che attende a lavorar le terre 29; agli inizi del sec. XIX gli abitanti sono quasi
cinquecento … pressoché tutti agricoltori 30; è questo l’arco temporale all’interno del quale una differente
tipologia edilizia, quella della casa dominicale, tipica dimora di pianura, si insedia ai margini della
struttura medioevale, fondamentalmente nella sua parte rivolta verso il fiume.
V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, pp. 299-301.
Secondo lo storico Mazzi, l’antica denominazione del borgo era Patringum, secondo altri Petrengum: sta di fatto che il paese è sorto
su una vera pietraia, presumibile il letto di acque successivamente scomparse, oppure trasportate da un gigantesco ghiacciaio messosi in
movimento e disceso dalla valle Seriana … (R. Ravanelli, G. Giavazzi, La bergamasca in pianura, Bergamo 1983, pp. 335-337).
25 V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, pp. 19-22.
26 Per la descrizione puntuale dei loro tracciati storici, delle relative derivazioni e delle trasformazioni subite si rimanda al Repertorio
Storico – bibliografico allegato; si ricorda in particolare il Regolamento amministrativo per la compagnia delle acque di Pedrengo,
Tipografia Natali, Bergamo 1832 (M. Paganini (a cura di), Pedrengo, fonti e documenti, Biblioteca Civica di Pedrengo, Bergamo 1990, pp.
132-137).
27 V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, p. 208.
28 Dalla descrizione dei confini comunali di Albano del 1392 (Codice Patetta, 1996), di Scanzo del 1456, di Albano e di Seriate del 1481
(Privilegi e ragioni dei comuni di Villa, Scantio e Pedrengo, trascritto in Paganini, 1990), risulta che all’epoca occupava buona parte
dell’attuale territorio di Torre de’ Roveri, fino al colle Gremolto (la rimanente parte restava inclusa nel comune di Albano che confinava con
Scanzo). Verso monte, con una stretta striscia di terra, doveva inoltre incunearsi nel territorio di Scanzo fino al monte Vena di Bongi,
localizzabile nei pressi della località Tribulina, dove trovasi in confine diretto con il territorio di Gavarno, di proprietà del Vescovado.
Nel 1596 Da Lezze conferma l’appartenenza di Torre de’ Roveri (contrada dei Rovari) al comune in oggetto. Mantiene questa
circoscrizione fino al 1776 (Maironi, 1776) quando Torre de’ Roveri, ad eccezione della frazione Brugali, che resta aggregata a Pedrengo,
è registrato come comune autonomo.
Dal marzo 1798 al giugno 1805 è unito a Gorle. Nel 1809 è aggregato a Bergamo; nel 1816 riacquista autonomia e nel 1927 cede la
frazione Brugali (definita territorialmente dall’omonimo censuario del N.C.T.) al comune di Torre de’ Roveri … (P. Oscar, O. Belotti, Atlante
storico del territorio bergamasco, Provincia di Bergamo, Bergamo 2000, p. 220); M. Paganini, Pedrengo. Visite pastorali, Biblioteca Civica
di Pedrengo, Bergamo 1995, pp. 189, 229-230.
29 G. da Lezze, Descrizione di Bergamo e suo territorio 1596 (a cura di V. Marchetti e L. Pagani), Lucchetti Editore, Bergamo 1988, p.
407.
30 G. Maironi da Ponte, Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della provincia bergamasca, A. Forni, Bergamo 1819-1820, p.
219; nell’anno 1805 gli abitanti sono 387 (P. Oscar, O. Belotti, Atlante storico del territorio …, 2000, p. 220).
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Villa Sottocasa 31, progettata dal conte Nicolino Calepio nella seconda metà del sec. XVIII,
rappresenta in tal senso forse l’esempio più significativo, non solo quale emergenza architettonica fine a
se stessa, ma per il nesso fondamentale che crea con l’intorno attraverso la proiezione del proprio asse
di simmetria nel tessuto urbano antistante 32. Dopo di essa, degradando verso il Serio lungo … via dei
Mulini, l’ottocentesco palazzo Donadoni – Cornelli, villa Frizzoni 33, villa Berizzi 34.
La vita civile e quella religiosa sembrano scorrere nel tempo su piani sfalsati incontrandosi
occasionalmente in luoghi precisi per fissare percorsi e appartenenze; e la vita religiosa si cala sul
territorio di Pedrengo caratterizzandone una parte significativa. L’abbandono del sito dell’antica chiesa
di S. Evasio e della cappella sepolcrale dei SS. Rocco e Sebastiano ad essa annessa (1529 35), per la
nuova chiesa costruita alle sue spalle 36, rappresenta solo uno degli ultimi atti di tale trama. Nel sec.
XIV, in località Casale, oggi territorio di Torre de’ Roveri, sorgeva un monastero maschile benedettino al
quale era probabilmente assoggettata la chiesa di S. Giovanni nei Boschi 37; tra i vari oratori, dei quali
ricordiamo quello di S. Gerolamo Emiliani all’interno di villa Sottocasa (1755), uno acquista un
significato particolare da un punto di vista territoriale: il santuario della Madonna del Buon Consiglio
sorto sull’ … antico cemeterio del contagio 38, verso il quale sarebbe stata orientata negli anni ’40
l’antica processione al Santuario di Borgo S. Caterina in Bergamo.
Attraverso queste brevi note storiche riassuntive si è inteso richiamare l’attenzione su alcune
delle tematiche territoriali emerse durante l’elaborazione di un sintetico Repertorio bibliografico, riportato
in allegato alla presente relazione; se confrontassimo ora tali contenuti con lo stato attuale del territorio
di Pedrengo ci troveremmo probabilmente in difficoltà nel cogliere immediatamente le tracce storiche
individuate; elemento disorientante potrebbe essere costituito da una più che recente espansione
31 Preceduto da un solenne ingresso architettonico a tre archi … si apre il cortile della villa racchiusa dai due avancorpi laterali … . La
parte del corpo centrale della villa si apre con tre arcate su colonne binate verso uno stretto portico … . Questo avancorpo lievemente
sporgente, con un piano nobile e un piano di servizio, innalza sopra il cornicione una balaustra coronata da statue … . Le due ali laterali …
che si staccano dalla facciata … hanno centralmente due ampi passaggi racchiusi verso il cortile da tre luci con arco nel mezzo e ai lati gli
architravi appoggiati su colonne di ordine toscano (L. Angelini, Dodici ville bergamasche, Stamperia Conti, Bergamo 1962, pp. 37-40).
Dell’edificio … oggi rimangono soltanto i muri … . Tutto il resto è stato disperso in un’asta pubblica, autorizzata dalla Sovrintendenza
delle Belle Arti, svoltasi nel … 1968 (R. Ferrante, Ville patrizie bergamasche, Bergamo 1983, pp. 86-84).
32 C. Perogalli, M.G. Sandri, V. Zanella, Ville della provincia di Bergamo, Rusconi Editore, Milano 1983, pp. 104-115.
33 Di questa … villa neoclassica non resta ormai quasi nulla oltre la facciata ed il parco, poiché, dopo che “nel novembre del 1928 Elena
Frizzoni … fondava … il ‘Preventorio antitubercolare per bambini”, le esigenze sempre crescenti di questa nuova attività … imponevano
ampliamenti, trasformazioni, sostituzioni, che la riducevano progressivamente alla sola facciata. Questa si presenta divisa in tre zone, di
cui quella centrale a tempio, con quattro semicolonne poggianti su un piano terreno bugnato, e le altre a stesura molto elementare; le
cornici delle finestre, insieme ai pilastri della cancellata, rivelano ancora un’impostazione formale settecentesca, risalente all’epoca in cui
probabilmente va assegnata la costruzione primitiva della villa (C. Perogalli, M.G. Sandri, V. Zanella, Ville …, 1983, p. 320).
34 … piccolo complesso di origine castellana … . Da tale periodo, presumibilmente il Quattrocento, la costruzione ha subito una lenta e
progressiva trasformazione fino al primo Novecento … (C. Perogalli, M.G. Sandri, V. Zanella, Ville …, 1983, p. 320).
Il complesso era formato dalla abitazione padronale, dalla casa del colono e dal terreno agricolo che arrivava fino al fiume Serio (V.
Chiesa, Pedrengo …, 1999, p. 262).
35 Cappella sepolcrale fatta costruire dalla famiglia Agosti per una loro congiunta; nel 1575 ha … copertura a volta, è chiusa da una
grata di ferro … . I locali annessi servono per il cappellano … (M. Pagnini, Pedrengo …, 1995, p. XIII); durante i lavori di ristrutturazione
(1803–1838) venne realizzata la “nuova apertura”, inizialmente … sul lato nord, dove … è ancora ben visibile l’arco della facciata. L’attuale
entrata è stata ricavata nella parete che un tempo era “chiusa da una grata di ferro”; … sotto il pavimento … c’era una tomba, la cui botola
d’accesso venne chiusa, quando il piccolo complesso fu trasformato in abitazione … (1937–1966) … (V. Chiesa, Pedrengo …, 1999, pp.
158-160).
36 … ideata dall’arch. Antonio Piccinelli e, alla sua morte (1903), condotta a termine “con molti mutamenti e ripieghi” dall’arch. Elia
Fornoni. Fu consacrata … il 3 agosto 1919 … . E’ una vasta aula voltata a botte, con dodici cappelle laterali e il presbiterio chiuso da
un’abside poligonale. La facciata è in stile eclettico; il portico, sorretto da colonne corinzie in pietra artificiale, fu consolidato nel 1934
dall’arch. Romolo Squadrelli … (L. Pagnoni, Le chiese parrocchiali della diocesi di Bergamo. Appunti di storia e di arte, Edizioni “Il
Conventino” e “La Domenica del Popolo”, Bergamo 1974, vol. II, pp. 650-653).
37 L’oratorio di S. Giovanni nei Boschi è legato a … secolari contese giurisdizionali che opponevano i parroci di Pedrengo, Scanzo e
Rosciate (M. Paganini (a cura di), Pedrengo. Visite pastorali, Biblioteca Civica di Pedrengo, Bergamo 1995; riferimenti vari).
38 M. Pagnini (a cura di), Pedrengo …, 1995, pp. XIV, 197.
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edilizia, legata prevalentemente al settore produttivo, collocatasi in particolare in quella fascia
assolutamente inedificata tra il … borgo ed il … Palazzo, nonostante le due parti si presentino ancora
rispettosamente separate, assorbendo comunque (ed in parte annullando) tra i segni più fragili e delicati
del paesaggio rurale (cascine e roveti, per esempio), quelli più forti del tracciato idrografico artificiale.
Fortunatamente per ora Pedrengo … non è già Bergamo: a dividerlo dalla città rimane un ultimo
importante segno idrografico, in questo caso naturale, il fiume Serio, nonostante l’edilizia continui a
scorrere anche lungo … via dei Mulini.
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2
Le tracce della vicenda urbanistica
Alle trasformazioni territoriali storiche si aggiungono le trasformazioni contemporanee di cui è
possibile ritrovare traccia parziale nel succedersi degli strumenti urbanistici.
L’attuale conformazione di Pedrengo è dunque il portato anche di una successione di atti
pianificatori, iniziati con il programma di fabbricazione del 1965, che hanno trasformato un’area
prevalentemente rurale nell’attuale realtà urbanizzata.
Oggi si interviene su un territorio già molto insediato, la cui capacità edificatoria è in molte zone
giunta a saturazione; è necessario quindi confrontarsi con scelte già operate, con segni già tracciati sul
territorio.
Vengono di seguito illustrate brevemente le tappe più significative di questo processo di
pianificazione, nel tentativo di comprendere quale pensiero territoriale sia sotteso ad ogni progetto di
piano e cosa di essi, all'esaurimento della validità formale, sia rimasto come dato di partenza per i piani
successivi .
Al termine del capitolo, per completezza del dato urbanistico, è altresì riprodotta una mappa ove
sono localizzate le domande di condono pervenute in base alle due differenti procedure di legge.
2.1
Programma di fabbricazione – 1965
Il nucleo storico del comune di Pedrengo si è sviluppato in corrispondenza di un’ansa del fiume
Serio, laddove la zona pianeggiante dell’antica golena si allarga, dopo il restringimento del ponte di
Gorle, forse in riferimento alla posizione del Castello (v. capitolo precedente). Al 1965 il territorio
comunale è ancora molto legato alle sue origini rurali e mostra una chiara aderenza ai caratteri
morfologici dell’area; rispetto alla situazione al 1889 (carta IGM) esso ha subito variazioni non
consistenti.
L’edificato antico si concentra lungo via Levata, l’antico rilevato golenale, ed è affiancato a nordest da un piccola area residenziale estensiva di recente fabbricazione.
Il resto del territorio presenta alcuni fabbricati rurali sparsi, tra cui il Palazzo, un piccolo
insediamento residenziale in prossimità della ferrovia ed un insediamento industriale di dimensioni
contenute situato a sud-est.
Il programma di fabbricazione del 1965 dell’architetto Alberto Fumagalli traccia le linee guida
principali che definiranno lo sviluppo del territorio di Pedrengo. Esso esprime un impostazione
urbanistica ricorrente in quegli anni: dimostra un approccio razionale alla pianificazione, teso ad
orientare i segni dell'espansione, tuttavia sostanzialmente ignora i temi di tutela del territorio ed i principi
della sua conservazione; pertanto non riconosce, e dunque non interpreta, gli assetti morfologici
esistenti e i principi insediativi che hanno dato forma al luogo.
Il piano, probabilmente desumendoli dai documenti di pianificazione territoriale allora in corso,
definisce due assi viari principali che, attraversando da nord a sud (asse longitudinale a doppia
carreggiata) e da est ad ovest (asse trasversale a carreggiata unica) il comune, individuano quattro
quadranti: l’area nord-ovest dove è situato il centro storico e nella quale si concentra la zona a sviluppo
residenziale, l’area sud-ovest mantenuta a destinazione agricola, il quadrante sud-est destinato allo
sviluppo industriale e l’area nord-est nella quale sono compresenti aree agricole e aree a destinazione
industriale. A fianco dell'asse longitudinale viene disposto un tracciato viario di ordinamento locale della
9
zona produttiva, connesso, mediante attraversamenti in rilevato dell'asse principale, al quadrante
residenziale. Il tracciato longitudinale si configura dunque come strada di attraversamento priva di
intersezioni a raso e l'ingresso alla zona residenziale viene pensata mediante una strada di ingresso
incentrata sulla prospettiva della villa dei Conti Sottocasa, cui sono affiancate zone edificabili di
maggiore intensità.
Le nuove aree
residenziali che circondano il
centro storico sono
principalmente di tipo
"estensivo" con indice di
fabbricabilità di 25.000 mc/ha
(2.5 mc/mq); la zona a sud
della villa Sottocasa è invece
di tipo "semintensivo" con
indice di fabbricabilità di
50.000 mc/ha (5 mc/mq). Lo
stesso indice di fabbricabilità
pari a 50.000 mc/ha (5
mc/mq) è applicato all’area
del ”vecchio centro abitato”(così viene definito il centro
storico). Il piano stimola
quindi l’espansione verso
sud, dando forza al nuovo
asse ordinatore, e permette di
intervenire liberamente sul
centro storico, concedendo ai
tessuti edilizi di nuova
formazione di estendersi negli
interstizi e nei margini del
tessuto storico anche con
modalità pesantemente
sostitutive. Tuttavia il tema
della salvaguardia dei
caratteri è in parte mantenuto
all'individuazione di un’ampia
zona che attraversa il centro
storico come verde privato,
stabilendo così l'intangibilità
PIANO DI FABBRICAZIONE 1965, ARCH. FUMAGALLI (orientamento ruotato)
dello spazio aperto interno.
Le attrezzature sociali sono
dislocate prevalentemente nell’area residenziale e prevedono la realizzazione di una scuola materna, di
un nuovo centro civico e la destinazione di alcune zone ad impianti sportivi; i nuovi assi viari sono
affiancati da ampie fasce di rispetto stradale.
E' interessante notare che la definizione delle zone principali (residenziale e produttiva) così
come dei due principali tracciati ordinatori (oggi via Kennedy e strada di penetrazione est in previsione)
sono, come giacitura, già tracciati in quegli anni. Tuttavia si è poi persa, nella realizzazione di via
10
Kennedy, quella gerarchizzazione tra asse primario ed asse secondario che rappresentava una
impostazione razionale del problema viabilistico. Caratteristico in quegli anni, anche nei documenti del
Piano Intercomunale Bergamasco, è la previsione di una armatura viabilistica consistente che poi, in
realtà, ha trovato un grave limite nelle risorse finanziarie disponibili, facendo ripiegare l'ente provinciale
su sezioni più modeste e classi stradali inferiori, con tuttavia come risultato i problemi di congestione
odierni. Fortunatamente sia la previsione dell'asse impostato in fronte alla villa Sottocasa che il tracciato
nord-sud nell'area golenale non si sono realizzati.
2.2
Piano regolatore generale – 1977
Durante i dieci anni trascorsi dall’approvazione del Programma di Fabbricazione si definisce la
forma urbana del nuovo
centro abitato, la cui crescita
è segnata dalle ampie
concessioni (licenze edilizie)
previste dallo strumento
urbanistico approvato nel
1965; la maggior parte delle
aree edificabili è stata
occupata.
PRG 1977, Arch. Meretti (orientamento ruotato)
Il Piano redatto
dall’arch. Meretti rappresenta
un’evoluzione delle modalità
di pianificazione del territorio.
Esso risente infatti della
Legge Ponte n. 765 del 1967,
che ha imposto norme più
restrittive nelle disposizioni
relative alla definizione delle
zone territoriali omogenee e
delle densità edilizie, e della
Legge Regionale n. 51 del
1975, che stabilisce i nuovi
standards urbanistici. Una
revisione critica dell’approccio
all’urbanistica indirizza le
scelte ad un nuovo criterio di
articolazione qualitativa dei
luoghi, basata sugli aspetti
morfologici e insediativi. Il
nuovo piano è indirizzato ad
una più attenta analisi del
territorio ed opera una
distinzione più precisa per
zone territoriali omogenee.
Compare in questo piano il primo segno di tutela ambientale; viene, infatti, definito un limite
paesistico di salvaguardia lungo gli argini del fiume Serio; la zona interessata da tale limite è indicata
11
come zona “non aedificandi”. L’area, in qualità di zona “non aedificandi”, risulta in realtà equiparata alle
fasce di rispetto stradale.
Il piano prevede un’espansione della zona residenziale piuttosto contenuta e i nuovi indici
fondiari oscillano, per le zone di espansione, da 1 a 2 mc/mq. Il centro storico viene assoggettato a
nuove norme volte alla salvaguardia dei fabbricati di maggior pregio; tali norme troveranno poi più
ampia definizione nel piano particolareggiato del centro storico.
La zona destinata a insediamenti produttivi ed industriali viene ridimensionata, rispetto alle
previsioni del Programma di Fabbricazione del 1965 ed il progetto dell’asse viario parallelo all’attuale via
Kennedy viene abbandonato; le zone disponibili per una futura espansione risultano comunque ancora
vaste.
Un elemento distintivo di questo piano è la notevole quantità di zone destinate ad attrezzature
d’uso pubblico, la cui area di influenza è evidenziata nelle tavole di Piano, individuate in relazione alla
recente approvazione della legge 51/75. In realtà alcune di queste aree sono individuate in zone
periferiche e non troveranno poi attuazione. Il Piano, basandosi su una previsione decennale della
crescita della popolazione, prevede la necessità di quattro scuole materne, tre scuole elementari e due
medie; tale previsione sarà, ovviamente, presto superata.
E' interessante notare in questo piano sia la maggiore articolazione della sua classificazione, ad
esempio la zona Palazzo non è più trattata in maniera indifferenziata come generica area produttiva, ma
sono anche individuate norme specifiche per le aree residenziali lì formatesi. Scompare la previsione
dell'asse viario della villa dei Conti Sottocasa ed a via Levata viene ridata la sua dignità di tracciato da
tutelare. Il sistema viario principale, probabilmente per il mutare delle previsioni territoriali, perde la
gerarchizzazione del Piano di Fabbricazione, spostandosi l'asse longitudinale sul margine orientale
(quasi nell'attuale giacitura). I caratteri urbanistici generali, che riconosciamo anche oggi, sono ormai
tracciati.
2.3
Piano Particolareggiato del centro storico
Secondo quanto imposto dalla Legge Regionale 51/75, il Piano Regolatore del 1975 viene
corredato di uno strumento attuativo che definisce in dettaglio le norme da applicare negli interventi sul
centro storico. Tale strumento, sempre realizzato dall’arch. Meretti ma mai approvato, definisce il
perimetro delle zone A, distinguendo tra aree residenziali di interesse storico ambientale, cui è imposto
l’intervento conservativo di risanamento o di trasformazione, e aree residenziali appartenenti al nucleo
esistente, a loro volta distinte tra edifici di valore architettonico e edifici privi di valore architettonico o
spazi liberi, questi ultimi aventi indice di edificabilità pari a ben 2 mc/mq.
Il piano si preoccupa di definire dettagliatamente i caratteri costruttivi ed architettonici degli
edifici del centro storico, attribuendo gradi diversi di intervento in relazione al valore architettonico degli
edifici; tuttavia sono discutibili alcune scelte operate nella perimetrazione delle aree di interesse
architettonico e nella valutazione degli edifici.
2.4
Piano regolatore generale – 1986
Il Piano vigente, redatto dall’arch. Agliardi, opera un generale riordino delle zone omogenee
sviluppando una attenta analisi dello stato di fatto e dimostra una maggiore articolazione dell'apparato
normativo. Il piano è stato adottato nel 1986 ed è la versione aggiornata e modificata del documento
presentato nell’84, ma cassato dalla Regione Lombardia.
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La seconda versione del piano la si distingue dalla prima per una linea di intervento più
moderata nella zona ovest del territorio comunale. La prima versione del piano infatti, nonostante la
riconoscibile sensibilità al tema ambientale, operava alcune scelte abbastanza discutibili; riproponeva
infatti la realizzazione di un nuovo asse viario che collega il territorio di Scanzorosciate all’asse di
penetrazione est, intersecando via Giardini e attraversando la zona agricola golenale. Tale progetto, già
presente nel Piano di fabbricazione del '65 ma eliminato nel PRG del '77, avrebbe compromesso
decisamente le possibilità di valorizzazione ambientale dell'area. La seconda versione, pur eliminando
la strada, mantiene, nell'area
della golena, la previsione di
uno sviluppo residenziale che
aprirà la via dello sviluppo
urbanizzativo, finora
prevalentemente sul lato a
monte, anche sull'area della
valle fluviale.
Un’ampia zona che
fiancheggia via Levata, viene
vincolata in qualità di “zona
meritevole di vincolo e
salvaguardia paesaggistica e di
rispetto di fiume, canali, rogge”.
Lo stesso vincolo è imposto
alla zona lungo la sponda del
fiume che tuttavia risulta
compromessa dalla presenza
di un insediamento industriale
già esistente individuato come
zona di completamento D2.
Tale area ricade nella fascia di
territorio sottoposta a vincolo di
tutela ambientale imposto dalla
Legge Galasso n° 431/85, di
cui nel piano non si tiene conto.
Ipotizzando un
incremento della popolazione
pari ad un valore compreso tra
le 717 e le 899 unità, per una
popolazione complessiva tra
4097 e 4279 abitanti, il piano
individua nuove zone di
espansione volte a completare
PRG 1986, Arch. Agliardi (orientamento ruotato)
aree già insediate, tutelando le
zone agricole più “intatte”. Tale
espansione raggiunge a sud il previsto asse di penetrazione est e a nord il confine con Scanzorosciate,
in questo caso favorendo la formazione di un continuum indifferenziato legato all'edificato di Scanzo.
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Al piano originario sono poi state apportate alcune varianti, di cui le più rilevanti riguardano la
previsione di un asse viario di collegamento tra la zona industriale e l'area produttiva di Scanzorosciate
e la previsione di un Piano di Lottizzazione ai margini di via Kennedy (PA. 5).
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