articolo pdf della rassegna stampa di dialogic srl
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articolo pdf della rassegna stampa di dialogic srl
31/07/2011 - PAG. 9 ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| TRA CRISI E DIFFICOLTÀ «È ora di difendere il vero made in Italy» Gli imprenditori agricoli fanno sentire la loro voce contro la speculazione e difendono le produzioni nostrane «I consumatori non sanno che nel nostro paese tre prosciutti su quattro sono ottenuti con maiali allevati all’estero» Dalla crisi del settore ortofrutticolo alla mobilitazione del settore suinicolo a quello del latte. Si moltiplicano le manifestazioni promosse per denunciare le difficoltà del mondo agricolo, stretto tra l’andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea delle produzioni, gli effetti del batterio killer e, soprattutto, l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e della distribuzione commerciale. Gli imprenditori agricoli fanno sentire la loro voce contro la speculazione per difendere le produzioni Made in Italy: basti pensare che tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono in realtà ottenuti da maiali allevati all’estero, ma i consumatori non lo sanno perché non è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza. L’Italia, ricorda la Coldiretti, ha importato 62 milioni di cosce di maiale destinate, con la trasformazione e la stagionatura, a diventare prosciutti Made in Italy con un NUMERI La Coldiretti dichiara che l’Italia ha importato 62 milioni di cosce di maiale destinate a diventare prosciutti RICHIESTE E GARANZIE La Coldiretti ha proposto di estendere l’etichettatura per tutti gli alimenti inganno nei confronti dei consumatori e danni per i produttori che subiscono una concorrenza sleale. «Sul mercato è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale - affermano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni -. Una situazione favorita dall’inerzia dell’Unione Europea che dopo i recenti allarmi sanitari ha deciso di estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale, al pari di quanto è stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza, ad esclusione però degli alimenti trasformati come salami e prosciutti dove più spesso si nasconde l’inganno». Anche perché mentre negli allevamenti italiani i maiali sono alimentati con prodotti di qualità sulla base di rigorosi disciplinari di produzione Dop, all’estero si usano spesso sottoprodotti se non addi- rittura sostanze illegali come è accaduto nel recente scandalo dei mangimi alla diossina prodotti in Germania e utilizzati negli allevamenti di polli e maiali. Gli allevatori della Coldiretti chiedono che vengano emanati i provvedimenti applicativi previsti dalla legge nazionale sull’etichettatura di origine approvata all’unanimità dal Parlamento italiano all’inizio dell’anno che prevede l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti. Dal maiale alla braciola il prezzo passa da 1,4 euro al chilo a 6,85 euro al chilo, secondo le elaborazioni sui dati Sms consumatori. Il risultato è che per ogni euro speso per l’acquisto di carne di maiale appena 15,5 centesimi arrivano all’allevatore, 10,5 al macellatore, 25,5 al trasformatore e ben 48,5 alla distribuzione commerciale. Intanto, per effetto degli aumenti, la spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica delle famiglie italiane ha sorpassato quella per gli alimentari e le bevande. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat, in occasione del nuovo record storico raggiunto dal prezzo della benzina al sud. «Sui 2.453 euro spesi mensilmente dalle famiglie italiane ben 471 euro, ossia il 19,2% - sottolineano Paravidino e Moroni - vengono destinati a trasporti, combustibili ed energia elettrica, mentre 467 euro, il 19%, all’alimentazione». Esempi con- creti di questa anomalia non mancano con il prezzo di un litro di benzina alla pompa che è oggi superiore a quello di un litro di vino da tavola in vendita sugli scaffali del supermercato, a quello di un litro di latte fresco e a quello di un chilo di pasta. «Alimentare ed energia sono in realtà continuano Paravidino e Moroni - due voci di spesa strettamente connesse in un Paese come l’Italia dove l`86 per cento dei trasporti commerciali avviene su gomma». L’aumento dei carburanti pesa notevolmente sui costi della logistica e sul prezzo finale di vendita dei prodotti alimentari ma spinge anche verso il consumo di prodotti locali e di stagione che non devono subire lunghi trasporti. E se per l’agricoltura il momento che stiamo vivendo non è facile, l’unica arma per recuperare una veste competitiva vera per il settore è il Progetto per il Paese di Coldiretti destinato a «quella straordinaria Italia del buonsenso» che ogni giorno lavora e produce, senza alzare la voce. PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO PAG 1