nuovi frammenti

Transcript

nuovi frammenti
LETTERE AL CACAO
E’ la mia “Opera prima”, scritta in concomitanza con la brillante trasmissione
di Renzo Arbore e ho voluto dedicarla ai miei genitori con queste parole:
“…ricordando i miei genitori
che nel buio della povertà
e del poco sapere
non hanno mai smarrito
la via del sorriso e dell’amore”
PREMESSA
Nel chiedere perdono a tutte le persone reali messe a
macerare in questo infuso di parole, tengo a sottolineare
che il riferimento è stato fortemente voluto, ma sempre
accompagnato dai migliori sentimenti nei loro riguardi,
sentimenti di affetto e di profonda amicizia per quei pochi
che sono soliti entrare nella mia casa dalla porta e che mi
accolgono in casa loro; sentimenti di stima e di simpatia per
gli altri, soprattutto per coloro che si sono assunto l’onere di
governarci e per quelli che vengono di sera a visitarci
attraverso il video per illuminare la monotonia della nostra
esistenza con quei dolci riflessi di luce azzurrognola.
A tutti un grazie e un invito a ritornarci.
* * *
In quest’epoca così pronta a riciclar tutto, anche i rifiuti pur
di ottenere altri beni di consumo, mi sono impegnato anch’io
a riciclare le marachelle di tutti noi con l’intento di ricavare
qualche sorriso.
O quell’ironia quanto è più efficace delle prediche e delle
contestazioni per aprire il cuore alla gente e renderla migliore!
Sono scivolato spesso nel grottesco e non poteva essere
altrimenti, perché abito sulla via delle grotte di Castellana
e molte di queste pagine le ho concepite su quel piazzale…
E lì ho scoperto che l’umanità insegue con sempre maggiore
frenesia palloncini d’aria, colori dipinti sul nulla e tante altre
chimere di plastica, mentre ha tanto bisogno di sorridere, di
fermarsi ad ammirare le cose semplici, di capire che il solo essere
uomini comuni è già di per sé un destino eccelso.
Io amo tanto le cose semplici e non scambierei il cielo della mia
pietrosa Murgia con quello di una metropoli scintillante, ma sono
ugualmente legato all’umanità e mi soffermo volentieri ai
margini del suo brulichio per seguire da un angolo il suo
parlottare e il suo pellegrinare nelle vie del mondo.
Trovo godimento a camminare per i boschi a percepire la musica
delle cose insieme alle immagini recondite e fascinose del creato,
ma non mi capitato ancora di ascoltare un suono più dolce e più
suadente della voce umana né ho trovato un fiore che sia più
bello di un viso con due occhi che sorridono.
MESSAGGIO AI LETTORI
Gentilissimi voi che mi leggerete da casa
Sono Mimì Novembre, insegnante non precario di scuola pubblica,
nativo di Noci e trapiantato a Castellana Grotte con grossi pericoli
di rigetto.
Vi chiedo umilmente perdono, se con questa lettera rimetto in
discussione “Indietro Tutta”, una trasmissione già morta e anche
seppellita
Posso però alcune motivazioni validiss ime per giustificare il
ritardo con cui torno a riproporre l’argomento
.In primo luogo è da tenere presente che la penna non potrà mai
tenere il passo di eventi così fugaci, specialmente se è frenata
da esigenze di riflessioni nelle mani di chi scrive.
Inoltre c’è da considerare che la morte non recide mai nettamente
un’esistenza, ma si tira dietro non pochi strascichi, come l’autopsia,
l’apertura del testamento, il trigesimo, l’anniversario, il centenario,
la riesumazione delle ossa, eventuali traslazioni e ( perché no?)
una futura resurrezione della carne.
Nel nostro caso però non può trattarsi di autopsia, perché la
trasmissione si è spenta dopo un decorso naturale, non ci sarà
apertura di testamento, perché non ha lasciato alcuna eredità;
è tassativamente da escludere il trigesimo, perché non si trova
gente disposta a rinfrescare il dolore, ancora non si può parlare di
anniversario e di centenario perché è deceduta da poco tempo;
e infine non ci saranno ossa da traslare o carne da risuscitare.
E’ una semplice riesumazione della carcassa già impietosamente
scarnificata dalla critica ancor prima del decesso.
Si tratta di un lavoro poco piacevole e ben lontano dalla mia
professione abituale, ma sento di avere i miei buoni motivi per
portarlo avanti, come potranno constatare coloro che hanno
che hanno ancora voglia di procedere nella lettura.
_____________
Prendendo in esame la storia della Televisione dalle origini,
“INDIETRO TUTTA” rappresenta l’apice della sua evoluzione
e può vantare meriti e pregi indiscutibili.
I programmi dei primissimi anni erano molto distanti dal
gentilissimo pubblico, asettici, accollatissimi nell’abbigliamento,
compassati nel linguaggio: chi non ricorda le sobrie presentazioni
di Nunzio Filogamo, i mimi di Silvio Noto, “Lascia o raddoppia”
e la compostezza dell’ancora imberbe Mike Buongiorno?
Nella stessa pubblicità non c’era nulla di subdolo e di aggressivo:
l’ intermezzo più famoso, Carosello, aveva l’aria innocente di una
filastrocca trasmessa per conciliare il sonno ai più piccini e per
preparare spiritualmente gli adulti alle poco piacevoli sorprese
dei Telegiornali.
Si è riscontrato un sostanziale avvicinamento all’utenza con
l’avvento del colore che ha consentito una maggiore vivacità
delle immagini, un portamento più disinvolto degli artisti, un
linguaggio immediato e più disinibito.
Le distanze si sono ulteriormente ridotte con la felice accoppiata
della TV con la SIP: tra le mani sapienti di Raffaella Carrà, della
Bonaccorti e di Magalli l’apparecchio telefonico è diventato una
una specie di cordone ombellicale in grado di convogliare il vitale
nutrimento dagli Studi Televisivi alle case dei telespettatori.
Ormai sono tanti i bambini che marinano la scuola per essere in
condizioni di guadagnarsi qualche pupazzetto prima del pranzo e,
come si evince dai dati statistici sull’assenteismo dei lavoratori,
sono in aumento anche gli adulti che restano a casa per calcolare
con esattezza il numero dei ceci della Carrà.
Parlare di Pippo Baudo sarebbe stato più che doveroso, ma la
sua statura artistica soverchia i verbi, i nomi ed anche gli aggettivi
di noi modestissimi manovali della penna: perciò rinunzio,
affidando l’ardua impresa alle risonanti ovazioni che risalgono
da ogni parte del pianeta e alle interiezioni estatiche di Berlusconi.
L’Ottantasette è stato l’anno della svolta decisiva per merito
incontestabile di una triade di grandissimi talenti: Banfi, Arbore
e Cementano.
Grazie al loro carisma è caduto l’ultimo diaframma che separava
lo spettacolo dal gentilissimo pubblico e lo schermo televisivo
si è ridotto ad una sottilissima membrana osmotica materialmente
valicabile in ambo i sensi perfino dal flusso magnetico dei paranormali.
Queste affermazioni potrebbero indurre la gente a pensare che mi
siano saltati i fusibili della testa, ma ho delle prove molto attendibili,
signori miei. un rilevante fascio di lettere salvate provvidenzialmente
dal cestino della TV.
Sarà tutto più chiaro, se vi racconto i fatti dal principio.
Appassionato di teatro, ho consumato non poco del mio tempo libero
a mettere su una commediola, inviandola alla RAI con la vaga speranza
di ottenere un successo.
Dopo alcuni mesi di silenzio sono capitato per caso a Roma e,
approfittando di uno sciopero compatto degli uscieri, ho superato
indenne tutti gli sbarramenti del Palazzo fino alla scrivania di Biagio
Agnes, al quale ho chiesto del mio componimento.
E lui, staccando con sufficienza gli occhi dalle pagine spalancate
di un quotidiano, rispose: “Già…il suo capolavoro teatrale!
…al cesto…”
Con imbarazzo ho balbettato:”Non si trattava di teatro greco, ma di
una cosetta moderna e senza pretese, alla maniera di Castellano e
Pipoli: bricciole di satira politica, qualche pizzicotto innocente sulle
chiappe del Potere …e poi, se mi permette di rettificare, il nome di
quello che dice lei non è Alcesto, ma Alcesti, un delicatissimo
personaggio femminile della Mitologia”.
E Agnes con voce gutturale e decisa:”Qui non c’è niente da rettificare,
egregio signore senza nome! Ho detto –Al cesto!- e penso di essere
stato sufficiente chiaro e compendioso, perché la sua composizione
è finita lì, dentro quel cesto assieme a tantissime altre”.
Mi sono chinato penosamente sopra quell’inesorabile inghiottitoio
di tanti sogni di noi spettatori per recuperare il mio infelicissimo
capolavoro e per dargli una più degna sepoltura in uno scomparto
della libreria di famiglia, ma cosa vado a scoprire? Un mare di
lettere: lettere a Piero Angela, a Enzo Biagi, a Lino Banfi, a
Ma galli e perfino a Marisa Laureto.
Le più numerose però erano indirizzate a Renzo Arbore che in quel
scoppiettava trionfalmente sulla tolda di “Indietro Tutta”.
Ho smesso di cercare la mia composizione e mi sono affrettato a
riempirmi le tasche di quelle lettere, scegliendo quelle indirizzate
ad Arbore.
A leggerle mi sono divertito un mondo e poi, sospinto da un profondo
spirito di altruismo, ho deciso di pubblicarle con l’intento di divertire
anche voi che, mortificati dai rimbrotti di Montanelli e dalle prediche
di Celentano, avrete certamente bisogno di tirarvi su.
La decisione è forse un tantino affrettata e non so come reagiranno
la critica e i mass-media, ma non importa: se dovessi trovarmi in acque
agitate, invocherò lo “jus errandi”, il diritto di sbagliare, dichiarandomi
pentito, giacchè di questi tempi non è più di moda la lindezza scialba
degli incensurati, ma quelle macchiettature coinvolgenti del pentitismo,
le quali conferiscono un forte fascino all’immagine di chi si è votato
a questa nuova e promettente professione.
Io però vorrei essere un pentito molto originale, l’unico a pentirsi delle
proprie colpe a differenza di tutti gli altri pentiti, i quali per realizzare i
loro pentimenti si appropriano delle malefatte altrui e non si astengono
dal confessarle nei tribunali o in altre sedi, nonostante l’opposizione o
altre iniziative più convincenti dei legittimi titolari di quei misfatti.
Non è mica bello, egregi lettori, che il signor Tizio si penta e confessi
le colpe del signor Caio, che il signor Caio si penta e confessi quelle
del signor Sempronio, e che il signor Sempronio faccia la stessa cosa
nei confronti di Tizio e Caio: così facendo, si andrà a finire che si
noleggeranno le coscienze come già si sta facendo con gli uteri.
Eppure il rimedio è semplice: basterebbe che ciascun malfattore,
appena compiuto il misfatto, si rivolgesse alla SIAE per registrarlo
e tutelarne la paternità, naturalmente con le dovute garanzie di
riservatezza, come accade per i depositi bancari.
Qualora qualcuno decidesse di pentirsi, attingerebbe al suo malloppo
senza sconfinare nel seminato degli altri, e si eviterebbero ricatti,
ritorsioni e vendette trasversali.
Ma torniamo in argomento ed ecco a voi le Lettere al Cacao!
1
GIOVANNELLA MASTROTARDI
Messina 04/01/1988
Egregio dottor Arbore…
…e signora “Indietro Tutta”
Sono Giovannella Mastrotardi, ho già superato i quindici anni, ma
non conosco ancora i miei genitori.
Vivo fin dalla nascita alla periferia di Messina, nell’orfanotrofio delle
Peloritane Scalze e suor Cesira è la nostra direttrice.
La mia vita non è stata mai bella, ma ormai ho imparato a soffrire e
accetto serenamente il mio destino; non m’interessano affidamenti,
adozioni, riconoscimenti o altra roba del genere, perché non ritengo
un diritto o una conquista avere una famiglia: per fortuna non si è
sempre bambini, si cresce in fretta e le aspirazioni diventano altre.
Vorrei incontrare almeno una volta coloro che mi hanno generata,
ma senza alcuna voglia di rimproverare qualcuno o di pretendere
qualcosa: si tratta solo di un vivo desiderio di fare luce sulle mie
origini.
Con questa lettera non intendo elencare le mie disgrazie di tutti
i giorni, ma voglio solo avvertirvi di un grave pericolo che incombe
su tutti voi di Indietro Tutta; vi prego però di non rivelare a nessuno
questa mia iniziativa, perché in Sicilia si usa che, quando una persona
sta facendo del male ad un’altra, tutti devono tacere o fare finta di
non vedere.
Mi sto ribellando a questa regola per un senso di gratitudine e vi
voglio salvare, perché il vostro spettacolo è bellissimo ed io, vedendolo,
ho sorriso per la prima volta in vita mia.
Per farmi capire racconterò quello che mi è capitato di recente.
Pochi giorni prima di quest’ultimo Natale suor Cesira mi ha chiamata
nella sua stanza, mi ha dato un bacio sulla fronte ( il primo bacio da
quando sono nata) e mi ha detto che un’illustre famiglia di un paese
non lontano da Palermo, molto caritatevole e timorata di Dio, aveva
espresso il desiderio di ospitarmi nella propria casa in occasione della
santa ricorrenza per far piacere a Gesù Bambino.
Lì mi sarei trovata bene, avrei mangiato tante belle cose e mi sarei
anche divertita, ma mi sarebbero capitati guai terribili se avessi offesa
la Divina Provvidenza, offrendo motivi di lamentele a quelle persone
tanto caritatevoli.
Nel primo pomeriggio sono stata accompagnata al palazzo di don
Calogero Campanozzi, signore di Donnafrugata: si tratta di una casa
grandissima, con tante stanze piene di mobili dorati e di quadri con
i ritratti degli antenati attaccati ai muri, ma con tanta polvere e tante
ragnatele pendenti dagli angoli dei soffitti.
Don Calogero si aggira arrabbiato per quelle camere, guardando i
soffitti e lamentandosi del Governo, dei sindacati, della democrazia
e della stessa religione, perché avrebbero contribuito a sovvertire
la gerarchia dei valori e a dare voce alla servitù: e così un galantuomo
non può più permettersi di vivere come si addice al suo rango.
La moglie, donna Rosalia Ligozzo, è meno anziana, ma con tutte le
creme e le tinture che si spalma sulla pelle non riesce a coprire i
segni dell’età; inesauribile e ripetitiva nel parlare, non lascia mai che
il marito respiri, attaccandosi alle sue costole, come se cercasse
qualcosa che lui non sia più in grado di darle.
Io so bene cosa cerca quella lì, perché conosco tutto della vita:
nel nostro orfanotrofio le orfanelle mezzane come me aiutano su
ordine di suor Cesira le più piccine a svolgere i compiti, mentre le
più grandicelle, senza l’ordine di suor Cesira, spiegano a noi
mezzane la dottrina del sesso.
Noi sappiamo bene quello che ci vuole e non faremo mai come
suor Carminia e suor Gelasia che si adattano tra di loro; quando ci è possibile guardiamo i ragazzi e facciamo pure i nostri apprezzamenti
sulle doti fisiche dell’ignaro don Calisto che viene a trovarci tutti i
mesi per gli esercizi spirituali; quelle più grandicelle poi se lo
mangiano con gli occhi e dicono che, se dovesse capitare nelle
loro mani, sotto quella tonaca resterebbero soltanto le ossa.
Don Calogero e donna Rosalia non hanno figli né altri parenti,
hanno solo un canarino tutto spennacchiato e denutrito che non
canta mai e un gatto affamato che trascorre la sua giornata a
puntare quel canarino che non riuscirà mai a raggiungere, così
. debilitato com’è: quanta tristezza in quella casa così grande e
così vuota!
Appena ci sono entrata, la signora mi ha messo nelle mani una
scopa e uno straccio, dicendomi di iniziare dal salone degli arazzi.
Di mangiare quella famiglia non ha più l’abitudine: la mattina
niente colazione, a pranzo e a cena poco cibo scondito, perché lei
è impegnata a difendere la linea, mentre il marito da un po’ di tempo
ha il fegato in disordine.
Non parlo con nessuno e all’inizio non vedevo i programmi della
Televisione, perché c’è solo un televisore sistemato nella camera
da letto e donna Rosalia mi ha proibito di mettere piede lì dentro,
specialmente quando sta il padrone a riposare.
Dopo alcuni giorni però, mentre mi trovavo sopra una sedia per
spolverare il ritratto di un loro antenato arcivescovo, ho scoperto
dietro al terzo bottone del suo vestito rosso un buco che prosegue
nel muro e permette di avere sott’occhio il letto della stanza attigua,
quella in cui dormono i padroni di casa.
Per me è stata una scoperta felicissima, perché da quella postazione,
oltre al letto si vede bene anche il quadro del televisore e così ho
potuto seguire finalmente dei programmi nuovi rispetto all’Angelus
del Papa, l’unico che suor Cesira consentiva a noi orfanelle
Quei signori guardano i programmi dal letto e il telecomando si
trova sempre sul comodino di lui; a un certo punto però loro si
addormentano e poco dopo il televisore si spegne da solo.
Facendo più attenzione, ho capito che c’è un congegno automatico,
perché l’apparecchio cessa puntualmente di trasmettere al settimo
ronfo di don Calogero che russa come l’Etna quando è in eruzione.
Se in quel momento donna Rosalia non si è ancora addormentata,
sbuffa, si gira di spalle e tira calci sotto le coperte; e alla fine non
succede più niente.
L’altra sera mi divertivo moltissimo, perché seguivo per la terza volta
il vostro spettacolo, ma, quando don Calogero aveva russato tre volte
e la signora Rosalia cominciava a sbadigliare, il vostro notaio ha
proteso la mano fuori dal video, infilandola sotto le coperte dal lato
della signora: ella subito si è stiracchiata e ha fatto “Ooohohoh!”.
Don Calogero, riaprendo gli occhi, ha capito la suonata:”Sangue
di Giuda!” ha esclamato, saltando dal letto come una tigre, ha staccato
il suo schioppo dal muro e ha fatto fuoco contro il televisore.
I pallettoni andavano dritti sulla faccia del maestro Mazza che
almeno in quella occasione era innocente, ma poi non so dire perchè
hanno preferito deviare e schiacciarsi sul gong, mentre il gonghista
si è steso per terra, arruffando per lo spavento tutti i suoi peli,
Anch’io mi sono spaventata e sono corso a rannicchiarmi nel mio
lettino, ma dal buco sentivo ancora don Calogero che gridava alla
moglie:” Troiazza! Una troiazza sei! Ora non ho più cartucce da
sparare, ma sappi che andrò presto a rifornirmi e domani sera quei
sovversivi li stenderò tutti durante la sigla iniziale; quel mandrillaccio
rosso poi in corpo avrà più buchi di un colapasta!”
Appena fatto giorno è andato ad acquistare una grande quantità di
munizione; al rientro, non ritrovando lo schioppo appeso al solito
posto, ha minacciato la moglie e ha picchiato me, ritenendomi
complice di quella sparizione; e poi ha continuato a cercare per le
cento stanze del suo palazzo.
La signora che aveva nascosta l’arma alla mia presenza, ha
giurato che mi avrebbe bastonata a sangue, se avessi rivelato
a lui il nascondiglio, e mi ha dato un consistente anticipo su ciò
che sarebbe stata la dose delle mie legnate prima di lasciarmi a
fare la pulizia delle stanze.
In quel momento ha bussato un anziano ortolano che portava
sotto il braccio un cesto di verdure assortite e ha sentito anche lui
le grida di don Calogero che cercava il suo schioppo.
Il vecchietto ha attaccato discorso con me, dicendo che quel
signore è una vera carogna e avrebbe ammazzato chissà quante
persone, se avesse avuta la mira giusta: almeno dieci volte ha
sparato sulla gente, mancando sempre il bersaglio; solo una
volta ha ferito un uomo, ma aveva ugualmente sbagliato mira,
perché fu colpito uno che passava per caso e non quello che
voleva togliere di mezzo.
Quel zozzone ha continuato a girarmi intorno, dicendo che sono
molto più graziosa della trovatella che venne a fare le pulizie a
Pasqua; e mi ha invitata a visitare il suo orticello, promettendomi
biscotti e fichi secchi, se fossi stata garbata con lui.
Sono scappata nella mia cameretta.
Vedete quanti guai sulle mie povere spalle!
Don Calogero mi ha picchiata per un motivo, donna Rosalia mi ha
picchiata per il motivo opposto, l’ortolano m’insidia suor Cesira
mi minaccia: questo è il destino di ha un padre che nessuno conosce
e una madre che a conoscerla sono in tanti.
Soltanto voi di Indietro Tutta mi avete fatto sorridere e per questo
vi voglio tanto bene e soffrirei tanto se qualcuno vi facesse del male.
Mettetevi subito al riparo, perché don Calogero ha detto che prima
o poi ritroverà il suo fucile e allora vi pioverà addosso più fuoco di
quando in Sicilia sbarcarono gli Alleati.
________________
Scrivendo questa lettera, ho acquistato un po’ di fiducia in me e
perdonatemi se mi spingo ad esprimere un mio desiderio: vorrei
tanto lavorare alla vostra trasmissione.
So di essere una povera trovatella e non pretendo di partecipare allo
spettacolo vero e proprio come i figli degli artisti; sarei contenta di
fare i servizi senza essere picchiata: potrei lavare le tazze del cacao,
pettinare il pensatore, dare il mangime alle Coccodè e raccogliere le
uova che esse depongono qua e là nei locali di via Teulada.
E giacchè ci siamo, avrei pure un segreto da confidarvi. sono
innamorata pazzamente di uno di voi, ho perso la testa per Cupido.
Lo so che non è un gran che, ma una povera ragazza senza famiglia
e senza dote deve sapersi accontentare, e poi al cuore non si comanda
specie quando si tratta del primo amore.
Se si guarda bene,non è poi tanto da buttare; è assai più aggraziato
di Frassica, ha più capelli di voi e…. quegli occhi sanno guardare
così intensamente!
Vorrei aggiungere tante altre parole, ma temo di essere scoperta:
siamo nel cuore della notte e sento ancora risuonare i passi di don
Calogero che va cercando al piano di sopra il suo fucile.
Domani quando tornerà l’ortolano, cercherò il modo di affidargli
questa lettera senza compromettere nulla di me; e quando vi
accorgerete che non ci ho messo il francobollo, vi prego di perdonarmi
e di non respingerla; e non fate come Alberto Sordi: anche a lui ho
inviato una lettera molto più importante di questa, perché conteneva
le istruzioni di suor Cesira per ottenere la salvezza dell’anima; non
c’era il francobollo e lui, per non pagare la tassa di spedizione ha
rinunziato alla vita eterna.
Vi aggiungo un bacio sulla mano in senso di gratitudine per quello
che potrete fare per me.
Giovannella Mastrotardi
P.S.
Quando stava per spuntare l’alba donna Rosalia è riuscita a portare a
letto don Calogero e lì a piccoli passi hanno fatto la pace e lui si è
a deporre le armi, a patto però che al vostro notaio venga tagliata la
mano destra in diretta e alla presenza di un altro notaio un po’più serio.
Per adesso non sono in grado di aggiungere altro, e attraverso il
solito buco vedo lui che dorme con la bocca aperta e il naso in aria,
finalmente senza russare; la signora invece è ancora in piedi e si
sta apprestando a scrivere una lettera.
2
ROSALIA LIGOZZO
Palermo 05/01/1988
Egregio dottor Arbore e….
…..signora “Indietro Tutta”
A degnarvi di questa missiva sono io, donna Rosalia Ligozzo,
nobildonna siciliana di alto lignaggio.
Il mio augusto consorte è don Calogero Campanozzi, signore di
Donnafrugata; ultimo rampollo di un antichissimo casato, vanta una
lunga serie di antenati illustri : dignitari ecclesiastici, coppieri di Sua
Maestà, grandi ciambellani, Cavalieri di Malta, monaci portaspada.
Queste personalità insieme ai miei antenati che sono anch’essi
dignitari ecclesiastici, coppieri di Sua Maestà, grandi ciambellani,
Cavalieri di Malta,monaci portaspade stanno tutti qui a coprire le
le pareti del nostro palazzo dalle cento stanze, incorniciati e dipinti
su preziosissime tele.
Oh quei tempi antichi, caro Arbore! Adesso tutto è mutato in peggio,
perché il mondo è finito nelle mani dei villici e della servitù, rustica
progenie che puzza di aglio e di sudore!
Ma non è di questo che voglio parlare.
Oggetto di questa mia degnazione epistolare è la vostra trasmissione
per via di una mano che ha risvegliato i miei sensi assopiti.
Congratulazioni a voi e non solo per lo spettacolo: voi siete nobile,
bello e di gentile aspetto; e solo Dio sa quanti dignitari ecclesiastici,
coppieri di Sua Maestà, grandi ciambellani, Cavalieri di Malta, monaci
portaspada e forse anche dei Papi si contano tra i vostri antenati!
Frassica invece è un villico e tutti gli altri appartengono alla servitù,
rustica progenie che puzza di aglio e di sudore.
Unica eccezione è quel vostro notaio, perché dai suoi lineamenti
vedo affiorare il profilo austero degli antichi cavalieri teutonici
dalle fulve criniere.
Ma non è di questo che voglio parlare.
E’ una storia tutta intima e personale che voglio affidare alla discrezione
di voi, cavaliere leale e raffinato
Proprio ieri sera, mentre la TV mandava in onda “Indietro Tutta” ed io
ero sul punto di cadere languidamente tra le braccia di Morfeo, lui, il
vostro notaio ha allungato dal video la sua mano,
infilandolo sotto le
lenzuola fino a sfiorarmi la zona pelvica che è il mio tallone di Achille.
Voi forse non ci crederete, ma quella carezza di fuoco ha fatto squillare
in me le trombe di Falloppio!
Volevo gustarmi nel silenzio l’ebbrezza di quel momento magico, ma
poi…poi ho urlato di piacere!
Mio marito che si era addormentato da poco, ha riaperto gli occhi e,
avendo capito, ha staccato l’archimbugio dal muro e ha fatto fuoco
contro lo schermo; poi mi ha duramente apostrofata ( il mio rango non
mi consente di ripetere quello che mi detto) e, scagliando un guanto
rosso contro il televisore, ha promesso di lavare nel sangue di voi tutti
l’onta subita.
Arbore, io non ho peccato in opere, perché non ci stato il tempo di
di farlo, ma in pensiero e in desiderio ho peccato tantissimo, perché
a quella mano non ho saputo resistere, ma poi mi sono pentita e mi
sono impegnata al massimo per evitare scandali e spargimenti di
sangue.
All’indomani, mentre Calogero si è recato dall’armaiuolo a rifornirsi
di munizioni, io gli nascosto il fucile; e, quando poi ha ripreso a
cercarlo, gli sono rimasta sempre alle calcagna, proclamando la mia
innocenza e implorando il perdono per quell’uomo così audace.
Solo questa notte, quasi sullo spuntar dell’alba, sono riuscita ad
ammansirlo e a condurlo a letto; e lì solo Iddio sa quanto ho penato e
ripenato per portare a termine una seconda missione.
Solo così ha deposto le armi, ma per placare il suo orgoglio oltraggiato
reclama una vittima: desidera che venga recisa in diretta la mano impudente
di quell’uomo alla presenza di un altro notaio di nostra fiducia.
Questo lo dovete fare, egregio Arbore, perché conviene sacrificare
una mano di un solo uomo per salvare la vita di tanti altri e la stessa
trasmissione che deve continuare all’infinito per la gioia di tutto
il popolo italiano.
Ma non è di questo che voglio parlare.
Un desiderio incontenibile mi pervade, sconvolgendo l’anima, il
cuore e ogni altra parte sensibile del mio corpo: vorrei che la mano
che voi reciderete al vostro notaio debba essere consegnata a me.
Perciò fatemela recapitare ancora calda per mezzo dell’Aereonautica
Militare o delle Volanti della Polizia come si fa per gli organi da
da trapiantare; e provvederò io in persona a preservarla dagli assalti
della decomposizione.
Dopo averla fatta imbalsamare, la infilerò in in guanto da ginecologo e la
terrò sempre vicino; e vi assicuro che avrà più attenzioni da parte mia la
sola mano che tutto il del vostro notaio da parte di quella smorfiosetta che
gli balla intorno e gli fa puntualmente le fusa orarie alle dieci e mezzo di sera.
Era proprio di questo che volevo parlare.
Ormai ci siamo intesi ed è tempo di concludere: mio marito che dorme qui,
nella stessa stanza e non lontana dalla mia secrètarie, ha smesso di russare:
e ciò vuol dire che è imminente il suo risveglio e potrebbe rimettere il tutto
in discussione.
Nel concedere il mio commiato, vi porgo regalmente l’avambraccio per il
baciamano di rito,
Vostra Rosalia Ligozzo.
3
ALI’ AL PASOL
Gerusalemme 5/02/1988
Egregio dottor Arbore e …
… signora Indietro Tutta
Sono Alì Al Pasol, sacerdote palestinese di osservanza cattolica e convinto
ammiratore del vostro fortunato paese dove ho trascorso gli anni della mia
adolescenza, studiando Teologia in un seminario della Capitale
Da pochi giorni sono tornato nella mia terra sventurata per svolgere una
difficile missione, ma ho lasciato il mio cuore in Italia, in quel dolce paese
dove ciascuno può godersi la pace e la gioia di vivere.
Ricordo con rimpianto la gente, il clima, il paesaggio, i monumenti e più
di tutto gli splendidi programmi della vostra televisione.
Tutti in gamba gli artisti italiani, ma le mie preferenze sono per Adriano
Cementano, l’unico profeta che non sia nato da queste parti
Ho però la speranza che un giorno anche lui, novello Messia, verrà a
predicare sulle rive del Giordano, a camminare sulle acque e a sudare
. sangue nel Getsemani.
E quando si accorgerà che qui la caccia ai palestinesi e aperta tutto l’anno,
si scatenerà come Cristo in mezzo ai mercanti del Tempio: e dalla Galilea
al Mar Morto farà tuonare la sua voce in nostra difesa, come ha fatto per
le foche della Groellandia, per le allodole del Tavoliere, per le papere
dell’Argentario.
“Indietro Tutta” è stata la mia ultima tentazione e, non avessi lasciato
l’Italia durante le primissime, avrei finito per rinunziare al sacerdozio:
è una trasmissione piacevolissima, ma trasgressiva e dissacratrice come
tutte le cose di voi occidentali.
_______________
Nella ricorrenza di quest’ultimo Natale poi avete superato ogni limite,
smembrando il gruppo dei Re Magi: Remo Gaspare lo si vede dentro una
nicchia dei vostri studi, certamente in qualità di ostaggio, a ripetere strani discorsi,
mentre gli altri due, Francesco Baldassarre e Giulio Melchiorre, sono venuti da noi
a rinnovare la tradizione nella terra di Gesù.
Quaggiù, dopo due millenni, la vita è cambiata solo un pochino: gli oppressi di
allora sono diventati gli oppressori di oggi,, ma si fanno ancora censimenti perché
i morti e i feriti bisogna contarli,la strage degli innocenti continua, ci sono ancora
profughi per l’Egitto e dintorni.
La Sella Cometa non brilla più nel nostro cielo sferragliano opachi strumenti di
morte:gli elicotteri dell’esercito che ci opprime.
I due Re Magi superstiti hanno visitato le belle città di costoro e i nostri
squallidi accampamenti: Francesco Baldasarre sorrideva senza parlare e Giulio
Melchiorre parlava senza sorridere.
I nostri ragazzi bruni e riccioluti li hanno seguito come fecero un tempo,
quando questa terra era ripercorsa da Giovanni Battista e dal Messia.
Qualcuno più grandicello e alquanto maliziosetto ha fatto rilevare che
Francesco Baldassarre ha il sorriso uguale a quello delle odalische che si
possono ammirare tra le rovine degli antichi templi della Mesopotamia;
altri fingevano di non riuscire a distinguere la sagoma di Giulio Melchiorre
dalla sagoma del suo cammello, e lo chiedevano a me, ritenendomi
esperto di affari italiani.
Naturalmente mi hanno messo in difficoltà, perché sinceramente non
so distinguere l’uno dall’altro, ma poi sono riuscito a tirarmi fuori
dall’imbarazzo, dicendo che sarebbe inutile insistere su certe precisazioni,
perché i due si equivalgono e sono in grado di scambiarsi i ruoli, dando
vita ad un espediente molto diffuso nella vita politica italiana: la staffetta.
Prima di partire gli illustri ospiti hanno espresso il desiderio di visitare
il deserto del Negev e sono stati soddisfatti: in quel luogo Giulio Melchiorre
si è mostrato molto attivo e ha negoziato per conto del vostro governo una
partita ingente di sabbia, mezzo milione di barili da spedire a Roma con
la massima urgenza.
Le autorità del luogo, preoccupate per gli squilibri ecologici, hanno cercato
di ridurne la quantità, ma lui ha insistito, assicurando che si trattava
dell’ultima fornitura, perché con il nuovo anno sarebbe entrato in funzione
tra il Sahara Algerino e Palazzo Ghigi un gigantesco sabbiadotto per far
fronte all’accresciuto fabbisogno di questo materiale dopo l’esito degli
ultimi dei vostri referendum.
_____________________
Francesco Baldassarre mi lascia del tutto indifferente, ma quel Giulio
Melchiorre mi ispira tanta fiducia e tanta simpatia: e debbo confessare
che provo una punta d’invidia per voi che potete fare affidamento su
governanti come lui
Da noi, invece, il potere è nelle mani di gente poco tollerante e, da quando
nei nostri territori è scoppiata l’Intifada, la loro ira non è rivolta solo contro
gli uomini, ma anche contro Dio.
Dicono i più intransigenti:”E’ innegabile che Javè, il dio degli eserciti,
non è più quello della Bibbia! Ai tempi di Giosuè fermò il sole per dare
a noi la possibilità di sterminare fino all’ultimo uomo i nemici in fuga,
in tempi più recenti ha guidato il sasso dalla fionda di Davide alla capoccia
di Golia; e bastava che il suo popolo esprimesse il desiderio d’impadronirsi
di una città che subito si metteva a disposizione: una breve marcia e pochi
squilli di tromba furono sufficienti per abbattere le mura di Gerico e subito
dopo i suoi figli prediletti entrarono baldanzosi a passare per le armi donne
vecchi e bambini, senza che nessuno osasse biasimare il nostro operato.
Adesso per pochi morti in Cisgiordania si scatena il putiferio in ogni parte
del mondo: proteste di associazioni umanitarie di qua, condanne dell’ONU
di là…e, invece, tutti devono sapere che nessuno è abilitato a dirci quello
che dobbiamo fare; e se poi ha rotto l’alleanza con noi per fraternizzare con
i nostri nemici, ciò vorrà dire che la terra da Lui promessa la prenderemo con
le nostre armi e tutta quanta dal Nilo all’Eufrate. Continuasse ad ascoltare
colui che si proclama suo figlio e che poi si lascia attrarre dalle tentazioni
nel deserto e a difendere le adultere dalle nostre sassate e vedrete cosa gli
succederà, perché Israele non perdona e non dimentica”.
Che Iddio si protegge e protegga tutti noi!
______________________
Dopo queste parole saranno in molti a credermi un razzista, uno di quegli
antisemiti pronti a tacciare gli ebrei di deicidio e a chiederne lo sterminio,
ma il resto dell’umanità finge d’ignorare che sono semiti sia gli Arabi che
gli Ebrei, figli della stessa terra.
Per quanto concerne il presunto deicidio, io lo ritengo impossibile, anzi
penso che sia l’ennesimo atto di superbia degli uomini, i quali da miseri
mortali credono di poter uccidere un Essere Immortale: nessuno può essere
incolpato di un evento deciso lassù da un volere più alto delle nostre volontà.
“Noi siamo gli eletti!”,”Iddio sta dalla parte nostra!”: sono queste le parole
che uccidono Dio, ma solo nel cuore degli uomini: nel cuore di chi crede
di godere in maniera esclusiva i Suoi favori, uccidendo la pietà, e nel cuore
di chi crede di essere in disgrazia, uccidendo la speranza.
Riconosco che nel passato per tante volte gli Ebrei sono stati veramente
gli eletti: lo sono stati per le deportazioni, per le diaspore, per gli stermini,
ma sono stati eletti perché perseguitati, non perché erano ebrei.
Ora gli eletti non sono più loro, perché si sono messi dalla parte degli
oppressori: adesso gli eletti sono altri, sono gli oppressi e i perseguitati
del nostro tempo, perché il cuore del Padre è sempre più vicino al figlio
che soffre.
____________________
Ora sono qui a calpestare questo suolo bagnato dalle lacrime di tanta
gente e nessuno può immaginare quanto sia grande il mio desiderio di
giustizia e di pace; vorrei abbattere ogni steccato e stringere in un solo
abbraccio l’intera umanità.
Forse sono un po’ matto come lo è la maggior parte degli italiani:
ho tanta voglia di essere allegro, sogno di ideare vignette, battute spiritose,
satira politica; sto attraversando una profonda crisi d’identità e spesso mi
chiedo: sono un sacerdote? Sono un umorista? E le due cose possono
stare insieme?
Nelle mie notti di solitudine progetto di organizzare “Indietro Tutta”
anche quaggiù; Shamir al vostro posto, Arafat nei panni di Frassica,
Perez de Cuellar a fare il notaio; e poi un giovane israeliano con l’arco
di Cupido e un palestinese nelle pelli del gonghista o viceversa.
Pisapia andrebbe sistemato nel Santo Sepolcro, Riccardino dovrebbe
essere in castigo al Muro del Pianto, il Pensatore a fare il suo lavoro in
collegamento dal Getsemani; e infine gli Ebrei nella parte di quelli del
Nord di fronte agli Arabi che impersonano quelli del Sud, con il numero
delle Coccodè equamente diviso, come dovrebbe essere con i rispettivi
territori: insomma tutti uniti a partecipare in allegria al giuoco della vita.
In altri momenti la mia mano brancola nel buio, cercando al mio fianco
deserto una presenza che forse non ci sarà mai; e allora si fa imperiosa
la voce di quest’ultima tentazione e si acuisce il desiderio di tornare in
Italia a dissolvere ogni inquietudine tra i seducenti riflessi delle Coccodè.
In quanto alla vostra trasmissione, a parte i meriti, non siete stati molto
preveggenti, egregio Arbore: avete badato alla musica, alle danze,
all’amore, agli aspetti burocratici e notarili, al pensiero filosofico, ma
vi è sfuggito un particolare essenziale, vi manca del tutto quella rappre-
sentenza ecclesiastica così di rigore in tutte le manifestazioni e le
cerimonie pubbliche del vostro paese.
Bello sarebbe completare con la presenza di Rocco Bottiglione fornito
di un turibolo dell’incenso e di un aspersorio di acqua santa.
E potrei esserci anch’io a colmare quel vuoto e, giacchè in questa terra
non ho mai avuto l’onore di celebrare un matrimonio tra arabi ed ebrei,
mi piacerebbe rifarmi tra di voi, unendo in matrimonio ragazzi del Nord
con ragazze del Sud o viceversa.
Una celebrazione però mi sta particolarmente a cuore e mi ripagherebbe
di tante delusioni: le nozze del vostro notaio, ariano verace di fattezze e di
pelo con la sua valletta dal profilo squisitamente semitico.
Ma ora basta sognare!
Perdonate le mie incertezze, le mie contraddizioni e forse anche la mia
incapacità di fare umorismo.
Il mio posto è qui, tra la mia gente.
Un giorno non lontano ci sarà la pace e potrò finalmente svolgere lamia
opera a pieno ritmo, celebrando tantissimi matrimoni tra israeliani ed arabi.
Le due etnie, ora così gelose delle proprie magagne genetiche, guadagneranno
certamente in armonia di profili: gli ebrei riusciranno a riplasmare quelle loro
teste a pera, tipo Peres, e quei profili allungati di capra riconosciuti perfino
dai poeti della loro gente (1), mentre i nostri correggeranno un pochino quei
loro connotati che fanno pensare ai lineamenti dei cammelli e dei dromedari.
Ma via, siamo belli gli uni e gli altri così come siamo adesso!
Guardate i bimbi arabi di Palestina con quegli occhi neri di pulcini,
malgrado i sassi stretti nelle loro mani: cosa sarebbero quegli occhi se, come
ai vecchi tempi, in quelle mani ci fossero fiori o rami di ulivi!
Tornerò in Italia con i rampolli di un nuovo popolo, quando avrò gli anni
di Gambarotta e, auspicando che ci sarà ancora Sandra Milo, daremo un nuovo
significato alla sua gioiosa trasmissione…. Ma ora aiutateci a non odiare, a
dimenticare i lutti, ad avere una nostra patria.
4
GENNARINO MOSCACIECA
Vetta del Vesuvio 08/02/!988
Egregio dottor Arbore e…
…signora “Indietro Tutta”
Sono il dottor Gennarino Moscacieca, esperto di Scienze Economiche,
Manager, Agente di Borsa.
Fine allo scorso ottobre ero l’uomo più felice del mondo e abitavo con
la mia famiglia nel quartiere più elegante di Caivano, mentre adesso sono
costretto a vivere in clandestinità sulla cima del Vesuvio, in una piccola
nicchia di lava non lontana dal cratere principale del vulcano.
Non sono ricercato dalla Polizia né braccato dalla Camorra; molta gente
però mi sta dando la caccia ed ha brutte intenzioni nei miei riguardi.
In qualità di Agente di borsa negli ultimi due anni ho rastrellato ingenti
capitali da investire nel settore azionario, facendo balenare la possibilità
di guadagni rapidi e favolosi.
Quando gli affari procedevano a gonfie vele, tutti mi cercavano, mi
rispettavano, m’invitavano a pranzo, facevano intendere le loro intenzioni
di darmi in moglie, a secondo i casi,le loro figlie o le loro sorelle; per costoro
non ero più Gennarino, ma ero diventato Mida, Rockfeller, il Padreterno.
Ora che la quotazione dei Titoli ha preso l’andamento che noi sappiamo,
tutti sono alle mie calcagna e fremono dal desiderio di tirarmi giù quell’altra
borsa; e voi nn riuscirete mai ad indovinare quale nomignolo sfizioso mi
hanno appiccicato quei fetenti, si tratta di un appellativo allusivo e di colore
squisitamente partenopeo: Ualla Srett.
Solo per un pelo sono riuscito a sottrarmi alle loro unghie ed ora sono
relegato quassù in compagnia di un minuscolo televisore con delle batteria
ormai esauste e di un piccione viaggiatore che fa la spola tra i balconi di
casa mia e questo spuntone di lava, trasportando brandelli di cibo e qualche
frammento di notizie sui movimenti dei miei persecutori.
Alla sua preziosa zampetta sto per affidare questa lettera con la speranza
che i miei familiari riescano a farla giungere fino a voi.
____________________________
Con piena convinzione mi congratulo per la splendida trasmissione, il
merito della quale è solamente vostro: tutti gli altri non sono che comparse,
compreso il cosiddetto bravo presentatore.
Quell’ingrato però cerca di attribuirsi più gloria di quanto gli compete,
dimenticando di essere semplicemente la vostra spalla e, se mi è concesso
di rispolverare i miei trascorsi di latinista “frassicae volant, arbores manent”.
Il mio pensiero però è rivolto particolarmente a Pisapia, l’unica persona
che in questo momento possa comprendere la mia drammatica situazione.
Sappiate però che la mia grinta è tuttora intatta e, dopo aver superato il
momento critico, sarò di nuovo sulla cresta dell’onda ad impartire lezioni
a tutti quanti; e, se mi consentite, potrei fornire preziosi suggerimenti anche
a voi per rendere il vostro programma più movimentato e molto più accetto
al gentile pubblico
E’ un’ottima trasmissione, non ho alcuna difficoltà a riperterlo, ma si
avverte la mancanza di qualcosa: non c’è da voi quell’atmosfera un po’
ruffiana che ha reso famoso nel mondo e immortale nel tempo Portobello.
Lì si contattava la gente, la s’invogliava, si smerciava e perfino il pappagallo
con il suo prolungato silenzio riusciva ad essere convincente.
Voi, egregio Arbore, dovreste fare altrettanto.
In tal caso io dovrei essere il primo a proporvi un affare, perché ho la
fortuna di essere in possesso di un cimelio di così grande interesse e di
tale valore che in un sol colpo potrei tirarmi fuori da tutti i guai.
______________________
Io, egregio Arbore, vado pazzo per quei megaconcerti che si organizzano
negli stadi e in questi ultimi anni ho girato il mondo intero per non lasciarmi
sfuggire le manifestazioni più importanti di questo genere.
Durante l’esibizione in Italia della più celebrata rockstar di tutti i tempi,
ero attestato in prima fila e costei tra una canzona e l’altra si è sfilate le
mutande e le ha scagliate in mezzo al pubblico proprio nella mia direzione.
Da uomo rampante che sono le ho afferrate a volo, facendole sparire
rapidamente dentro una tasca e lasciando prima sventolare e poi scivolare
nel mezzo della folla in delirio un mio fazzoletto poco pulito che casualmente
aveva lo stesso colore delle mutande.
Tutti sono caduti nel tranello, formando uno spaventoso groviglio di corpi
con centinaia di contusi per impadronirsi di quello straccio, mentre io con
il prezioso trofeo ero già lontano dalla mischia.
Ora è al sicuro nel caveau di una banca svizzera!
Approdando alla conclusione, il discorso è questo: se la Sindone, una reliquia
ormai vecchia di ben due millenni e forse nemmeno autentica riesce a tener
la curiosità e la devozione di milioni d’individui, ed è oggetto di dispute e
d’indagini da parte di studiosi e prelati di tutto il mondo, immaginate l’interesse
che desterà tra gli uomini quel prezioso indumento.
Collezionisti californiani e giapponesi saranno disposti a spendere cifre da
capogiro per venirne in possesso; entreranno in lizza anche i musei, le
Fondazioni più prestigiose, le banche più danarose, gli Istituti Universitari
più rinomati; si potranno organizzare esposizioni al pubblico, convegni di
esperti per esaminare il modello e il tessuto; si potrebbero anche effettuare
prove al Carbonio Quattordici per la datazione e analisi chimiche approfondite
per accertare la natura di alcune macchie giallastre e dall’odore poco gradevole
visibili all’interno.
Ma perché insistere sui dettagli?
Partiamo alla grande, organizzando un’asta presso Indietro Tutta con un
prezzo di base di duecento miliardi.
Voi otterrete una lauta ricompensa da dividere a vostra discrezione con
tutti i componenti della Trasmissione ed io potrò finalmente liquidare e
scrollarmi dalle palle quei pecoroni che m’inseguono e non sono in grado
di capire i meccanismo che regolano i mercati finanziari.
Quando poi sarà passata la buriana e la Borsa avrà ripreso a marciare nel
verso giusto, farò il balzo decisivo e approderò alle più alte sfere del mondo
finanziario.
Allora a questi Gardini, a questi Schimberni a questi De Benedetti farò
vedere in concreto come si dà la scalata alle grandi concentrazioni dei
capitali europei, come si espugna Bruxelles.
Berlusconi mi assilla notte e giorno e in cambio del prezioso cimelio
sarebbe disposto a cedermi Pippo Baudo, la Carrà, la Bonaccorti insieme
alla comproprietà di Gullit e di Van Basten, oltre naturalmente ad un
conguaglio di alcuni miliardi.
Io però sono sordo ai suoi richiami, prima perché in questo momento
ho assoluto bisogno di danaro contante e poi perché la merce che mi
offre in cambio, specie i personaggi televisivi, è di parecchio sopravvalutata: quel signore, se ha acquistato delle fregature, deve tenersele e non
cercare di rifilarle a chi crede più sprovveduto di lui.
Mi è giunta notizia che anche da Tokio e da Las Vegas guardano a questo
business con interesse, ma il mio sentimento patriottico non consente che
anche questa preziosità lasci il nostro paese insieme a tante opere d’arte,
a tanto capitale o addirittura a interi complessi industriali; voglio andare in
porto solo con voi di Indietro Tutta.
_______________
Restando in attesa di una vostra risposta, mi permetto di segnalarvi una di
quelle situazioni che in gergo comune vengono definite casi umani: si
tratta di mio fratello Leonardo, un ragazzo molto sfortunato che non è riuscito
a portare a termine gli studi.
Rimandato alla sessione autunnale nel corso del penultimo anno di Liceo,
non ha avuto la possibilità di riparare a settembre, perché in agosto era
fuggito con una figlia del bidello e ha dovuto mettere riparo ad altri guasti.
Alle elezioni politiche dell’anno successivo, mettendo insieme i voti
della nostra famiglia e quelli molto più numerosi della famiglia di sua
moglie, siamo stati determinanti per l’elezione al Senato di un nostro amico,
ottenendo in cambio un posto per lui come bigliettaio sulla linea ferroviaria
Napoli-Portici
Lui adesso è molto giù di morale e aspirerebbe ad una condizione sociale
più decorosa e più adeguata al rango della nostra famiglia; medico di famiglia
gli ha diagnosticato una grave forma di depressione ed hanno consigliato per
il suo recupero la collaborazione dell’intera famiglia, soprattutto della moglie.
Quella ninfomane però ha in testa soltanto un’idea e contribuisce a precipitare
la situazione, ripetendo:”Beh! Il caso non m’interessa: fino a quando non gli
sarà venuta la decompressione fisica, tireremo avanti e poi si vedrà”.
Leonardo ha una memoria di ferro e saprebbe rispondere perfettamente ai
quiz di tutti i canali televisivi, ma ormai gli italiani con il telefono sono
diventati più rapidi dei pistoleri di Sergio Leoni, al punto che, mentre gli altri
sono già in linea, quel poverino che soffre di artrosi alle dita, è ancora a
comporre il prefisso.
Come gli fa rabbia quello di Faeta, quel fetente che vuol sbancare la RAI!
Dottor Arbore, la prego caldamente di tendergli una mano: non chiedo
suggerimenti o altre frome di favoritismi che a lui modestamente non servono,
chiedo solo un aiuto discreto per superare l’handicap della sua menomazione.
Sono certo che non vi pentirete, perché questi casi commuovono gli uomini
semplici e la stampa, sempre pronta a coltivare le emozioni della gente, saprà
allungare a dismisura il vostro indice d’ascolto.
Noi da casa gli saremo vicini ad incoraggiarlo e gli diremo:”Leonardo,
dài, vinci!” e lui, dopo aver vinto sarà giocondo e magari ci farà una cena.
Dopo questa proposta è giunto il momento di concludere: vi accludo un
biglietto da visita con tutti i miei estremi e le mie referenze e vi porgo i
più deferenti saluti.
Dottor Gennarino Moscacieca.
5
GASTONCINO MELEAGRE
Trinitapoli 11/02/1988
Egregio dottor Arbore e …
…signora Indietro Tutta
Sono Giacinto Meleagre e modestamente la mia famiglia occupa il
vertice del ceto imprenditoriale di Trinitapoli.
Nel mese scorso ho compiuto diciassette anni, ma frequento ancora la
Seconda Media per quei motivi che solo che solo Riccardino può capire.
Il babbo però dice di non preoccuparmi, perché ci sono le scuole
private dove si paga e si recuperano gli anni perduti; e poi aggiunge che
presto le cose andranno meglio, perché i nostri amici di governo ci hanno
assicurato che dal prossimo anno le scuole privati avranno i finanziamenti
dello stato e la gente pagherà molto meno.
Ma lasciamo perdere la scuola che è una brutta rogna e pensiamo invece
alle cose belle della vita come la vostra trasmissione: mi congratulo, perché
siete tutti bravi, ma le mie preferenze sono tutte per Nino Frassica, il più
intelligente della compagnia..
La televisione però non sempre è buona verso di noi telespettatori: qualche
volta fa pure bene alla salute, ma spesso combina brutti scherzi, approfittando
di chi si fida e non provvede in tempo a mettere una grata di ferro dinanzi al
teleschermo.
Anche in casa mia è successo che essa prima ha fatto un gran bene alla
salute di mia padre e poi ha provocato un disastro.
_______________________
Fino a tre anni fa mio padre era il geometra Meleagre e lavorava nella
cementerai di Barletta e a praticare quell’ambiente ha inghiottito tanto di
quel cemento che è diventato stitico.
Si rivolta a tanti luminari della Medicina, recandosi anche in Francia e
in America, ma nessuno gli trovato il rimedio giusto; ci hanno provato
anche gli erboristi con i loro clisteri e i maghi con il flusso delle loro
mani, ma neanche loro sono riusciti a sbloccarlo.
E intanto diventava sempre più nervoso, perché era costretto a trascorrere
intere serate seduto sul trono di ceramica e a perdersi il meglio dei programmi
televisivi.
Al Campionato Mondiale di Calcio dell’Ottantadue però non seppe rinunziare
e, non avendo ottenuto dalla mamma il permesso di usare il vaso nel salotto,
decise di acquistare un secondo televisore da posizionare nel bagno.
E così, tra una partita e l’altra, venne a scoprire casualmente che la TV è
un ottimo lassativo.
Quella scoperta lo rese particolarmente felice, un po’ per aver trovato
finalmente un rimedio efficace al suo fastidioso malanno, ma soprattutto
perché si sentiva un benemerito dell’intera umanità e sognava già la laurea
ad honorem e il Premio Nobel per la Medicina .
Organizzò la maniera di annunziare al mondo il felice evento e consultò
anche un avvocato per ottenere il brevetto e riservarsi i diritti d’autore.
Alcuni personaggi molto importanti però gli consigliarono di non
divulgare la scoperta, perché avrebbe potuto creare gravi sconvolgimenti
nel sistema economico: case farmaceutiche in crisi, massicci licenziamenti
negli stabilimenti chimici, reti televisive in difficoltà per la contrazione
degli spots televisivi e quant’altro.
Mio padre si lasciato convincere subito, ottenendo in cambio appalti di
lavori pubblici molto lucrosi.
In pochi anni abbiamo guadagnato un mare di soldi: ora possediamo le
betoniere, gli escavatori, le pale meccaniche, e mio padre non è più il
geometra Meleagre, ora è diventato il cavalier Giacinto Meleagre con la
stella al merito.
La nostra nuova casa è grandissima ( più grande del canile municipale
di Canosa dicono i miei compagni di scuola); i nostri amici non più quei
morti di fame che ci frequentavano prima: adesso sono tutti delle persone
importanti con le automobili sportive, con le ville fornite di piscine, con
le barche e con le escort per l’accompagnamento.
Chi frequenta di più la nostra casa è un altro imprenditore, il commentator
Carlantonio Mezzapaga, un signore che viene dal Nord ed è molto diverso
da mio padre: costui ha i capelli lisci, è alto, biondo e sempre allegro,
mentre papà ha i capelli crespi, è magro, scuro di pelle e arrabbiato in
tutte le ore del giorno.
I due trascorrono molte ore insieme a discutere in uno dei nostri salotti
ed io che da grande voglio fare l’appaltatore, perché non c’è bisogno di
andare a scuola e si guadagnano molti soldi facendo lavorare gli altri,
cerco fin da adesso d’imparare il mestiere, ascoltando dal buco della
serratura quello che dicono.
Papà è sempre contrario al pagamento delle t angenti e ripete che gli
fanno tutti schifo, i funzionari degli uffici e di più ancora i politici che
sono i più insaziabili.
L’amico suo la pensa in tutt’altra maniera e spesso gli ripete:” Caro
Meleagre,perdonami la sincerità, ma tu sei stretto proprio in tutto: stretto
di borsa, stretto di sedere e spesso anche stretto di comprendonio.
Ti sei chiesto mai perché allo Stato un’aula scolastica viene a costare
più del doppio di un appartamento? Perché un posto a dormire in carcere
quasi tre volte? Perché un appartamento ristrutturato a Pozzuoli oltre
gli ottocento milioni? Lo sai che, quando ci va bene, un metro cubo di
calcestruzzo ce lo pagano anche mezzo milione? E perché non consideri
quella grazia di Dio che è la revisione dei prezzi?
Noi e le autorità preposte non siamo due gruppi in contrapposizione:
non si tratta di concussione da parte loro nei nostri riguardi né di
corruzione da parte nostra, ma di un semplice atto di solidarietà reciproca
fra due aggregazioni che vedo no coincidere i propri interessi e il malloppo
bisogna dividerlo equamente.
La nostra repubblica è uberosa, mio caro, e possiede due zezze grandi
così ( che il Signore le benedica!), ma non bisogna dimenticare che da
una parte tocca a noi poppare, mentre dall’altra dobbiamo lasciare che
succiano quegli altri.
E poi non riesco a spiegarmi questo tuo accanimento contro la classe
politica: essa, con un mandato ridotto nel tempo e rare volte rinnovabile,
deve fare molto in fretta per agguantare qualcosa, mentre i burocrati
hanno a disposizione un’intera carriera e possono fare con comodo.
I politici poi non vanno molestati per un motivo assai più valido:
sono loro che tengono in piedi questo meraviglioso sistema e, se a una
qualsiasi maggioranza un giorno saltasse il grillo ricambiare le regole
del giuoco, lo Stato risparmierebbe un sacco do miliardi e noi saremmo
sfottuti alla grande.
Tutto questo spiega il comportamento dei mafiosi e dei camorristi:
se per una mancata aggiudicazione costoro si ammazzano, vuol dire
che la torta è molto sostanziosa.
Invece di lesinare sulle tangenti, perché non affini la tecnica di limare
le buste-paga? Ti ho detto tante volte che è facile e per niente rischioso:
i lavoranti firmano per l’intero salario e tu trattieni una certa percentuale
della somma quietanzata. Stai sicuro, perché la paura del licenziamento
terrà cucite le loro bocche”.
Mio padre non gradisce quest’ultimo discorso e ribatte:”Carlantonio
mio, quel tuo cognome è stranamente emblematico e faresti bene a
girarlo a soprannome. Lo so bene che fra voi altri, appaltatori da sempre,
questo sistema è molto diffuso, ma per me la musica è diversa, perché
un tempo anch’io sono stato operaio e per queste azioni ancora non trovo
il coraggio; forse un giorno ci proverò”.
I loro dialoghi si concludono puntualmente con delle poderose manate
del commendator Mezzapaga sulle piccole spalle del povero papà che
a stento riesce a mantenersi in piedi.
____________________
Invitato a non pubblicizzare la propria scoperta, mio padre non rinunziò
a sfruttarla in privato, perché dava ottimi risultati e pochi effetti collaterali
come leggera sonnolenza e qualche sbadiglio.
Si accinse senza perdere tempo ad arredarsi una toilette fantastica con
pezzi igienici decorati a mano, con una preziosissima rubinetteria e con
un fornitissimo frigobar; progettò e mise in opera una tazza anatomica con
spalliera regolabile; installò dinanzi al vater, sopra al lavandino, un favoloso
televisore con lo schermo piatto e in grado di fungere anche da specchio.
Agli inizi degli inconvenienti piuttosto incresciosi, come stati confusionali
e crisi d’identità ogni qualvolta si specchiava con il televisore in funzione,
ma su quella tazza il babbo ha avuto le più belle soddisfazioni della sua vita.
L’ultima domenica dell’anno però ci ha riservato una terribile sorpresa:
in nottata dalla nostra meravigliosa toilette avevano asportato tutto,
rivestimenti e mattoni compresi.
Il caso presentava aspetti non facilmente spiegabili, in quanto le porte e le
finestre erano intatte, nell’ingresso non c’era presenza di calcinacci né si
riscontravano tracce per le scale.
La scientifica, chiamata con la massima urgenza, ha messo in opera una
strumentazione sofisticatissima e ha preso in esame tutti i dettagli senza
venire a capo di niente, mentre un investigatore privato giunto più tardi,
indicando il video con la cannuccia della pipa, ha sostenuto che la refurtiva
aveva preso quella strada.
I miei genitori da poveri erano andati sempre d’accordo, mentre ora che sono
ricchi litigano in continuazione.
Il babbo in casa è sempre muto, non gli va di essere scocciato in continuazione
e trova la mamma sempre più grassa e più appiccicosa.
Lei mugugna in continuazione e dice che, a furia d’infinocchiare le gente,
anche lui ha preso il tanfo del finocchio; altre volte però è gelosa anche della
Madonna e ha fatto licenziare tutte le ragazze che lavoravano negli uffici della
nostra azienda.
Le loro posizioni diventano inconciliabili, quando discutono di personaggi
e di programmi televisivi.
La mamma adora Cementano e dice che le sue parole sono ispirate direttamente
da Dio e dovrebbero essere ripetute con devozione, perché lui è un santo che,
prima o poi riceverà il sacro dono delle stimmate, mentre non sopporta la vostra
trasmissione, ritenendola stupida, ripetitiva, molto scandalosa.
Il babbo, assai ghiotto di lepre e fagiani, dissente e da mia madre e dal Molleggiato
e ribatte puntualmente:”Quel carnivoro impellicciato è un gran figlio di foca
monaca capace solo di predicar bene e di razzolare male; la sua fortuna è che la
nostra penisola abbonda di ciglioni sparigliati disposti a seguirlo ciecamente, io
però, solo dopo che avrà distribuito ai poveri tutte le sue ricchezze, presterò solo
un quarto di orecchia alle sue prediche”.
Naturalmente a compiere il misfatto secondo mia madre è stata la teppa di Indietro
Tutta e, secondo mio padre, è stato il clan di Cementano; l’investigatore però dà
ragione a mio padre e gli ha detto di mettere l’animo in pace, perché la refurtiva
è già in Africa insieme a chissà quant’ altro materiale edilizio per costruire case
per i poveri di quel continente.
Anch’io sospetto di Cementano, perché mi diverto a giocare all’investigatore e
non mi è sfuggito che nelle ultime puntate di Fantastico quel malfattore ha tenuto
gli occhi rivolti solo a casa nostra e ha trascurato le case degli altri che a milioni
seguivano il suo programma.
___________________________________
Ora il babbo non ammette ragioni e rivuole con urgenza il suo vaso anatomico:
ormai sono dieci giorni che non riesce a liberare il bassoventre e sta giurando
in continuazione che, se non lo faranno evacuare di sotto nel suo vater preferito,
sbotterà da sopra alla maniera dei pentiti e, per quello che dirà, non basteranno
tutti gli stadi d’Italia per contenere gli arrestati, anche a costo di tornare povero
ad inghiottire cemento e a ricorrere al taglio cesareo per alleggerire le budella!
La mamma, improvvisamente, è diventata molto premurosa verso di lui, gli fa
i massaggi sulla pancia e cerca di farlo ragionare; i nonni non li vedo più sorridere
ed io vivo nel terrore, perché non mi va di tornare ad essere povero.
Neanche gli amici riescono più a dormire e girano il mondo intero alla ricerca
del Molleggiato, ma lui, dopo il sei di gennaio è sparito come Cristo dal Sepolcro.
Non ci resta che fare appello a voi che siete seguiti in ogni angolo del mondo,
egregio Albore. E siamo disposti ad aprire generosamente la borsa: invitatelo a
a cantare alla vostra trasmissione, mandate in giro le Volanti della Polizia, lanciate
messaggi come Portobello, fate il possibile per scovarlo.
Intervenite per l’amore di Dio, prima che sia troppo tardi: se non si riesce a
chiudere in tempo la bocca di mio padre, assieme alla nostra famiglia saranno
rovinate tante persone per bene!
Conto su di voi e, sperando, vi saluto con il cuore in bocca.
Gastoncino Meleagre
6
ANGELO CUSTODIO
Bari,11/02/ 1988
Egregio dottor Arbore e….
……signora Indietro Tutta
Sono Angelo Custodio, nato a Rignano Garganico, ma da oltre dieci
anni sono vigile urbano nella pianta organica della città di Bari.
Mi congratulo vivamente per il vostro meraviglioso spettacolo e spero
che possa allietare la mia esistenza per tantissime serate ancora.
Tutta la mia famiglia ha una particolare devozione per voi, più degli
altri mia suocera che è originaria di Foggia: stando al suo dire, vi ha
visto nascere e giura che per un periodo ha avuto l’onore di sostituirvi
i pannolini.
Ritagliandosi una grossa fetta di meriti, ogni sera racconta di voi ai
nipotini, ripetendo con orgoglio:”Quello! Quello si che era un sederino
d’oro e poi allentava certe pipì veramente da campione, a differenza di voi
che avete preso da vostro padre e la fate con il contagocce!”
Mi piacerebbe parlare a lungo dei bellissimi ricordi di mia suocera
e della dolce terra che accomuna le nostre radici, ma sto passando uno
dei quei momenti che fanno mettere le mani nei capelli anche a chi è calvo:
tutto per colpa del mio dannato lavoro di vigile urbano.
Tranne il solito problema degli scippi che poi non è di nostra competenza,
fino a poco tempo fa Bari poteva considerarsi una città tranquilla.
Da qualche mese però è diventata invivibile per colpa dei suoi cittadini,
anche di quelli più rispettabili, perché si son lasciati coinvolgere dalla
mania d’ immedesimarsi troppo con la toponomastica delle vie che
abitano e si azzuffano con quelli domiciliati nelle strade con toponomastiche
di segno opposto.
Questo fenomeno ci costringe a correre da un capo all’altro della città,
perché quelli di corso Mazzini compiono attentati e spedizioni punitive in
corso Cavour, quelli di viale della Repubblica si scontrano con quelli di
corso Vittorio Emanuele, quelli di via Manzoni fanno discussione con
quelli di via Dante, quelli di largo Adua non vogliono i negri tra i piedi,
quelli di via El Alamein odiano gli inglesi, quelli di via Cesare Battisti
respingono i turisti austriaci, quelli di via San Francesco d’Assisi, alla
vista del Vescovo, si lasciano travolgere da un raptus di alienazione
patrimoniale, per cui si denutano e s’infilano sotto al suo mantello;
quelli di via Luigi Ricchioni, incerti per natura, ora protestano ed ora
assumano atteggiamenti equivoci: un vero campo di battaglia, caro Arbore!
Il peggio però si verifica in continuazione in via Cementano: trascinati
dall’ardore profetico di quell’unico soggetto che, ancor vivo, ha dato il
nome ad una strada, una moltitudine oceanica di radicali, di verdi e di
antinuclearisti crea tafferugli in continuazione, costringendo alla chiusura
pellicciai, armieri, macellai.
Tutta la zona è pattugliata abusivamente da non pochi zoofili i quali,
rivendicando uguale dignità per tutte le specie animali, hanno interdetto
ogni iniziativa di derattizzazione, ogni forma di lotta alle zanzare e una
vecchietta, sorpresa a spidocchiare il nipotino, ha rischiato il linciaggio.
E’ tassativamente proibito lo smercio di scarpe e di borse in pelle,
mentre è consentito quello di articoli in gomma, in para e in corda; si
possono commerciare indumenti in fibra sintetica, ma non i capi in lana,
specialmente se c’è l’etichetta indicante “lana vegine”, perché il grande
maestro ha proclamato solennemente che la lana vergine è contro l’amore.
Sono vegetariani in tutto, anche nel sesso e l’amore lo fanno col cavolo.
La sommossa dei Celendanidi si è estesa a macchia d’olio ad altre zone
della città e, quando è arrivato il turno di via Sparàno, la situazione è
precipitata verticalmente.
Come molti sanno, Adriano Cementano è decisamente negato per gli
accenti: a letto “via Spàrano” e ha dedotto che si tratti di una strada
abitata esclusivamente da cacciatori.
Portatosi immediatamente sul luogo, i sospetti hanno trovato conferma
per la presenza in mezzo alla sede stradale di contenitori in cemento con
dei cespugli popolati di uccellini.
“Ecco la prova del misfatto! – ha esclamato – Su queste siepi vengono a
posarsi gli uccelli di rovo e i cacciatori, appostati dietro le vetrine dei negozi,
-tah! tah! tah! - , compiono le loro stragi”.
All’improvviso uno stormo di altri uccelli di taglia più grande, provenienti
dall’entroterra, sono scesi in picchiata su quei cespugli, seminando fughe
e terrore in mezzo ai poveri uccellini indifesi.
Un ornitologo di passaggio, mettendo in mostra il suo sapere, precisa:
“Si tratta di una specie rapace: sono gli uccelli di Ruvo che danno la caccia
agli uccelli di rovo”.
Captata questa precisazione un vecchietto appassionato di Calcio, ma
alquanto smarrito nel marasma dei suoi ricordi, ha chiesto notizie dell’uccello
di Rava e un suo amico, meno vecchio e un tantino più lucido, gli ha risposto
che ha seguito la stessa sorte dell’uccello di Riva: una volta appese le scarpe
al chiodo, non si è sentito più in grado di spiccare il volo.
Celentano, lì presente per una causa assai più nobile, dopo aver ascoltato
con distaccato disprezzo queste ciance, ha iniziato la perquisizione dei
negozi della zona alla ricerca di carnieri e doppiette.
Avendo rinvenuto solo bilance, affettatrici, ricevute fiscali e mucchi di tratte
da pagare, ha dato ai suoi il segnale della ritirata, ma , turgificando alla sua
maniera le labbra, ha promesso di fare ritorno per ulteriori e più minuziosi
controlli.
Prima di lasciare il campo però, ha dato ai presenti l’annunzio solenne di
una nuova missione: era imminente la sua partenza per le savane dell’Africa,
dove avrebbe indotto tutti i predatori a cibarsi di tuberi e di bacche, con la
prospettiva di accomunare uomini e bestie in una dieta universale tutta a
base vegetale.
Ha raccomandato a tutti di adoperarsi in favore degli animali, di ridare ad
essi la libertà, abbattendo le stalle, gli ovili, i pollai; e procedendo alla
distruzione di tutti i macelli.
Poi è passato alla distribuzione a piene mani di semi di cicuta, dicendo:
“Se diffondete quest’erba su di ogni palmo di terreno,, tutti i cacciatori di
allodole li vedrete accasciarsi l’un dopo l’altro sotto le loro tavole sacrileghe
con gli uccelli in bocca!”.
Sulla via del ritorno però c’era qualcuno ad attenderlo: c’erano quelli del
“Cuore verde”, un’agguerrita associazione con sede lungo i marciapiedi
di via Melo.
Costoro si contrappongono a carnivori e vegetariani,difendono gli ortaggi
e reclamano pari dignità per tutti: persone umane, persone animali e persone
vegetali.
Sono per lo più giovani provenienti da ogni angolo della Puglia con tanto
di cartelli e di striscioni, come i tifosi del Calcio, e ogni gruppo ha la propria
specificità: gli amici delle cipolle sono di Acquaviva, gli amici del carciofo
provengono da Mola, quelli dell’insalata da Polignano a Mare, mentre i
finocchi hanno difensori in tutti i paesi della zona.
In città sono un vero castigo di Dio, perché terrorizzano fruttivendoli e
fiorai; ancora più gravi sono i guai messi in atto nei supermercati, dove
manomettono ogni tipo di confezioni con l’intento di ridare la libertà
ai sottaceti, alle olive in salamoia, ai piselli surgelati
Alla loro comparsa il seguito di Cementano si è comportato come San
Pietro nel Getsemani, rinnegandolo e scomparendo nelle vie laterali; così
abbiamo fatto io e il mio collega di servizio.
Abbandonato dai suoi, Cementano è stato subito circondato da quegli
energumeni, i quali, definendolo traditore, gli hanno preannunciato con
sinistri sogghigni che si apprestano tempi duri per i cultori del palato,
perché ci sarà una dieta per tutti a base di materiali inorganici: argilla,
sabbia, sassi grattuggiati…..
Per assaggino gli hanno offerto uno spezzone di granito sardo da
masticare e, quando lui ha fatto presente che doveva necessariamente
mangiare in bianco a causa di una fastidiosa dissenteria da crauti, gli
hanno cacciato tra i denti un ciottolo di marmo di Carrara e a lui è
mancato il coraggio di sputarlo via.
_____________________
Anche nei rioni di periferia le situazioni di emergenza legate a questi
Benedetti topolini sono all’ordine del giorno.
Per dare un’idea della situazione basterebbe citare il caso della vedova
di un colonnello abitante in via dei Caduti di tutte le guerre: ogni giorno
quella signora esce di casa e si ferma a recitare le preghiere dei defunti
dinanzi a tutti gli isolati del quartiere e i parenti, non vedendola tornare
per il pranzo, si agitano e ci sommergono di telefonate.
E poi c’ è il caso di quel sindacalista domiciliato in via Di Vagno:
quel poveraccio va in giro con la pelle d’oca addosso e chiede di essere
protetto ventiquattr’ore su ventiquattro, perché vive nel terrore di essere
assassinato su commissione della Confindustria.
Sono sul punto di crollare, caro Arbore: fino alla primavera dell’anno
sono vissuto nell’illusione, perché prima dell’appuntamento elettorale
erano stati in tanti a promettermi il trasferimento in un paesino molto
tranquillo della Murgia barese, un vero paradiso per i vigili urbani che
si limitano a fare le multe per sosta vietata alle auto dei soli cittadini
incensurati o forestieri, e l’unica loro preoccupazione è quella di tenere
aggiornato l’elenco dei pregiudicati della zona per lasciarli fare e porsi
al riparo da spiacevoli sorprese.
Per me tanta grazia è rimasta lassù in cielo, perché…chiuse le urne,
gabbato il votante.
Per avere la forza di andare avanti mi sono creato uno scopo: mi sono
impegnato a promuovere un referendum ( ormai tutti seguono questa
strada) per abolire i nomi delle vie e delle piazze e sostituirli con i
numeri come fanno in America: Seconda Strada, Quinta Strada…..
Nella speranza di ottenere l’appoggio degli ecologisti ho pensato
anche di ricorrere i nomi delle piante e dei fiori: piazzale dei ciclamini,
via delle betulle, vico dei carciofi……
Voi mi potete aiutare a portare avanti questa battaglia, perché siete
alla TV, dove è facile orientare la gente, convincerla, condizionarla.
Se una sola parola di Cementano è riuscita a fare spegnere quindici
milioni di televisori, vuol dire che la cosa funziona e che gli italiani
non hanno persa l’abitudine di credere e di obbedire a qualcuno.
Sono convinto che basterebbe un vostro discorso per indurre tutti
quanti a trasferirsi a piedi sulla luna.
Adesso, purtroppo, sono costretto a troncare questa conversazione
gradevolissima, perché ci viene segnalato un incendio in via don Bosco
e mi hanno ordinato di affiancare la Forestale a circoscrivere le fiamme.
Nell’attesa di una vostra promessa concreta, vi porgo un affettuoso
saluto da parte della mia famiglia e un bacio tutto particolare da parte
suocera,
vostro ammiratissimo Angelo Custodio:
7
AGOSTINELLO FRONTONE
Serracapriola, li 13/O2/ 1988
Egregio dottor Arbore e…
….signora Indietro Tutta
Mi chiamo Agostanello Frontone, ho dodici anni e vivo fin dalla
nascita a Serracapriola, un paese piccolo ma bellissimo che voi
certamente conoscete, perché non è lontano da Foggia.
Indietro Tutta mi piace tantissimo, e avrei voluto complimentarmi
con voi, ma non posso farlo per solidarietà verso il mio povero
babbo che in una delle prime puntate ha subito uno sfregio molta
grave per colpa della moglie di Frassica.
Se mi sto permettendo di scrivere a voi che siete una persona
molto importante è perché siete amico di zio Aquilino Frontone
che fa servizio a Roma nella “volante”, e tutte le sere sentiamo la
sua voce durante la vostra trasmissione.
Tutti quanti nella mia famiglia hanno realizzato il sogno d’indossare
una divisa: zio Ercole è sottufficiale dei Granatieri, zio Cristoforo è
agente scelto della Stradale, zio Rossano fa il pompiere, zio Gregorio,
che nacque quando mio nonno lavorava in Svizzera, fa la guardia
del Papa e zia Incoronata fa la vigile urbana nel nostro paese.
Anche mio padre che si chiama Ascanio Frontone, è agente, ma della
squadra speciale antisofisticazioni alimentari.
Tutti nella mia famiglia hanno la fronte alta sulla quale fa bella figura
la visiera del cappello, hanno la testa molto grande, nella testa si trova
un cervello molto più grande e nel cervello un’intelligenza ancora più
grande.
Gli zii hanno tantissimi capelli neri come Frassica, il babbo invece è
completamente, ma lui è contento, anzi dice che per lui è una grazia del
cielo e non mette mai il cappello, perché vuol favorire l’esposizione del
cranio ai raggi solari in modo che possano penetrare più agevolmente
all’interno e attivare le cellule nervose, rendendo più alta la sua capacità
di comprendonio.
Per questo mio padre è più intelligente di estate che durante l’inverno e,
quando piove dimentica l’ombrello dovunque; di giorno è sveglio, ma di
notte è molto imbranato; allora neanche la mamma è contenta di lui e a
letto lo rimprovera in continuazione, dicendo che non sa fare niente.
Quando trasmettono la pubblicità mio padre ha l’abitudine di accostare
la faccia al video, perché è convinto di possedere un fiuto formidabile,
tanto che riuscirebbe a telecaptare gli odori e verificare se i prodotti sono
veramente genuini.
Durante uno dei primissimi numeri del vostro spettacolo, volendo
giudicare dall’odore la bontà del vostro cacao, si avvicinò fino toccare lo
schermo con la punta del naso, quando improvvisamente alla moglie
di Frassica è sfuggita di mano l’alabarda che ha sfondato il televisore
abbattendosi pesantemente sulla testa del povero babbo.
Per nostra fortuna l’attrezzo non era molto affilato, per cui non ci sono
state rotture e il suo cervello è rimasto tutto intero così com’era al suo
posto, ma proprio nel centro della forma si è venuta a creare una specie
di avvallamento con a destra e a sinistra due rigonfiamenti o due chiappe,
come dice la gente quando ha voglia di sfotterci.
Il babbo è rimasto normale come prima e riesce ancora a ragionare, ma
è drasticamente cambiato nel carattere: è diventato nervoso e distratto,
perché i superiori gli hanno dato ordine tassativo di coprirsi la testa con
una specie di scippino oltre al cappello di ordinanza, e adesso i raggi del
sole non lo aiutano più a capire cosa deve fare.
Come è fedele allo Stato il babbo è fedele anche alla Religione, ma non
gli è più consentito di frequentare la chiesa, perché il regolamento delle
autorità ecclesiastiche impone ali uomini di entrare nella casa di Dio con
il capo scoperto e, quando si toglie il cappello, tutti si girano a guardarlo
e smettono di pregare; e anche il parroco lo guarda intensamente da sopra
l’altare e sbaglia a celebrare la Messa.
I colleghi gli suggeriscono di coprirsi il capo con un velo, seguendo il
regolamento delle donne, ma lui risponde indignato:”Sono un vero uomo
io e in chiesa non mi coprirò mai la testa con un velo, a costo di non
metterci più piede e di finire all’inferno con tutta la divisa!”
Ora fa il buon cristiano restando a casa la domenica e le altre feste
comandate a recitare il Rosario e le altre preghiere apprese dalla nonna.
Questa disgrazia ha portato via quel poco di concordia che, almeno
nelle giornate di sole,regnava in casa nostra; ora i miei genitori litigano
anche di giorno.
Per lo sfregio del babbo la mamma pretende dalla RAI un mare di soldi:
tanti da permettersi la pelliccia più elegante dell’intero condominio, una
macchina fuoriserie e tantissimi viaggi alle Maldive, alle Seycelles, alle
Canarie, a Saint Tropez, da dove spedire cartoline a tutte le amiche per farle
crepare d’invidia.
E, alzando sempre più la voce, sostiene che sono passati i tempi di avere
scrupoli: bisogna approfittare come fanno gli altri, senza ostinarsi ad essere
onesti… onesti di quegli arnesi che purtroppo in nostra casa nessuno possiede!
Il babbo, senza scomporsi, ribadisce di essere tutto di un pezzo, ancor più
dei carabinieri, e di avere quegli arnesi quadrati e nel luogo giusto e non
al posto del cervello.
Continua a sostenere che i soldi si guadagnano con il sudore della fronte,
senza scroccarli, e lui non accetterà mai un risarcimento, perché in seguito
a questo incidente non è diventato un invalido, potendo ancora svolgere
molto egregiamente il proprio lavoro.
Si dichiara disposto solo a rivolgersi per via gerarchica al Ministero degli
Interni per ottenere un regolamento rigido e molto dettagliato anche per quelli
che lavorano in Televisione a salvaguardia dell’incolumità dei telespettatori.
Ammiro molto l’onestà di mio padre che rifiuta il risarcimento, ma non
vedo l’utilità del regolamento, perché, fino a quanto i partiti riusciranno ad
accordarsi, la vostra trasmissione chissà quanti altri guai avrà combinato:
bisogna prendere un provvedimento con la massima urgenza.
Io suggerirei di dimezzare l’alabarda e lo stipendio alla moglie di Frassica:
così noi staremo più sicuri nel salotto di casa e la RAI risparmierà la bellezza
di due milioni al mese.
Vi prego in nome di tutti i Santi del paradiso di prendere quanto prima questo
provvedimento o qualche altro che riterrete più opportuno, perché sono molto
preoccupato per mio padre e sento che potrebbe accadergli un nuovo infortunio.
Lui è un tipo che dinanzi al pericolo non arretra mai e in questo momento è
già col naso sul video, in attesa della puntata di questa sera; e la sola novità
è che si fa proteggere dall’elmo di zio Ercole l’unico nel quale riesce ad
infilare la testa e spero tanto che riesca a proteggersi.
Scusandomi per il disturbo di questa lettera, vi porgo un ossequioso saluto e
i sensi della mia incondizionata ammirazione.
Agostinello Frontone
P.S.
Mentre mi accingevo a chiudere questa lettera, il babbo ha subito uno
sfregio ancor più grave: mentre lui era quasi attaccato al video nel tentativo
di telecaptare l’odore del vostro cacao e si sentiva al sicuro sotto la protezione
dell’elmo di zio Ercole, Frassica nell’atto di fare il passo dello spadaccino e di
tendere il dito contro di noi che guardiamo da casa, - Tah! – gli cavato un
occhio.
Questa volta la mamma non ha voluto sentire ragioni: ha afferrato il babbo per
un’orecchia e, prima di ricorrere alle cure dell’oculista, lo ha trascinato verso lo
studio del nostro avvocato con il proposito di farsi risarcire come Dio comanda.
Questa volta lui non ha fiatato e, dimenticando di avere gli arnesi quadrati e
al posto giusto, si è lasciato portar via come un agnellino.
Adesso anch’io ho perduto la pazienza e ho deciso di mettermi in contatto
domani stesso con Giucas Casella e, grazie ai suoi poteri, i coniugi Frassica
la smetteranno finalmente di combinare guai, perché dalla prossima puntata
reciteranno la loro parte con le dita intrecciate dietro la nuca e le staccheranno
solo quando lo dico io!
8
SIPONTINA SALINZUCCA
Manfredonia, 15/02/1988
Egregio dottor Arbore e….
… signora Indietro Tutta
Sono Sipontina Salinzucca da Manfredonia e mi sarebbe piaciuto tantissimo
riempire questa lettera di complimenti per voi tutti e tessere le lode della
bravissima Nina Soldano, ormai unica gloria della nostra città da quando
l’Enichem ha cominciato a creare guai e problemi in tutta la zona.
Di questa illustre concittadina siamo tutti orgogliosi, dal Primo Cittadino
all’ultimo dei precari della Scuola Pubblica e in Municipio si è già
costituita una commissione di studio per consacrare al suo nome una
strada, una piazza o addirittura un teatro; e potete già comunicarle che al
più presto l’ intero Consiglio Comunale con familiari al seguito verrà in
TV ad interpellarla su quello che preferisce.
Purtroppo non posso trattenermi a lungo su questo piacevolissimo
argomento, perché sto attraversando un momento terribile, caro Renzo,
ed è tanto se ho trovato il tempo, il luogo e la forza per scrivere questa
lettera.
I miei guai del momento derivano tutti dalla Televisione e, mi dispiace
sottolinearlo, anche la vostra trasmissione ha contribuito in maniera
rilevante.
Abito con mio marito e con il primo figlio in arrivo in un agglomerato
sorto alla periferia Nord della città, dove un tempo c’era solo erba e
sterminate selve di fichidindia.
Nell’intero caseggiato nessuno aveva presa l’abitudine di pagare il
canone televisivo, tanto che alcune settimane fa, dopo numerosi solleciti,
un commando misto di finanzieri e vigili del fuoco ( le Brigate Giallorosse,
un corpo speciale istituito in gran segreto da Biagio Agnes) è salito sui
tetti armato di forciponi e ha reciso tutte le antenne, tranne la mia, l’unica
ad essere in regola con i pagamenti.
Mio marito, seriamente compromesso da un pernicioso corso in Sociologia
Solidale, si è lasciato rovinare definitivamente dalle prediche di Cementano,
prodigandosi a compiere atti umanitari a tutti i livelli.
Giù per l’intera area del Tavoliere e su per le cime del Gargano le sue
“missioni di bontà” non si contano più, tanto che ha messo in crisi la fama
dei santuari di Monte Sant’Angelo e di San Giovanni Rotondo.
Essere privati bruscamente dei servizi televisivi, egregio Arbore, è come
rifluire dal neon alla candela, dall’autovettura al calesse, dai contraccettivi
all’astinenza forzata e mio marito che è dottore proprio in queste materie, si
è mostrato molto sensibile ai problemi dell’intera della comunità condominiale
in pericolosa regressione verso lo stadio radiofonico della civiltà.
Perciò si è fatto carico tutti i vicini a seguire la TV a casa nostra che ogni sera
diventava come la valle del Belice, un immenso accampamento.
Il peggio è stato che non ha potuto evitare di aprire la porta anche a un tale
Sculagnizzo, un individuo poco raccomandabile, ladro di galline dalla nascita
e vedovo da poche settimane.
Costui è stato sempre il primo a presentarsi dietro l’uscio di casa per accaparrarsi
il posto migliore in prima fila.
Questa sarebbe una cosa da niente, se alcune sere addietro non avesse provocato
un disastro, un vero stato di calamità nel mio appartamento.
Danzavano le Coccodè allorquando si è sollevato improvvisamente dalla sedia,
si è buttato a tuffo nel teleschermo ed è rimasto incastrato mezzo di qua e mezzo di là.
Lo straordinario incidente ha raccolto nelle stanze della mia casa la popolazione
dell’intero quartiere: tutti sono qui a ridacchiare senza ritegno e solo qualcuno ci
dà una mano nel tentativo di tirarlo fuori.
Ormai sono tre giorni che ci affatichiamo, ma tutti gli sforzi, tutti i tentativi sono
risultati vani, perché quel dannato scalcia e sculetta furiosamente; agli inizi poi,
forse per la posizione scomoda o per un attacco di dissenteria ha imbrattato nella
maniera più sconcia il pavimento e quanti hanno osato avvicinarsi troppo.
Adesso la mia casa è piena di vigili del fuoco, di giornalisti, di fotografi e anche
di troupes televisive che stanno arrecando più danni di un esercito di lanzichenecchi.
Ho supplicato il giudice che solo nel quarto giorno è venuto per un sopralluogo,
chiedendo di far sgombrare la casa e di portarsi altrove il televisore con Sculagnizzo
incastrato dentro:
Ma lui è stato irremovibile: richiamando alla memoria i pasticci di Vernicino e
rinfacciando il responso del referendum sulla responsabilità dei Magistrati, ha
vietato categoricamente di spostare l’apparecchio televisivo, perché Sculagnizzo
potrebbe spezzarsi in due tronconi e per tutti n oi sarebbe un guaio molto più serio,
se dovessimo trovarci con mezzo cadavere in casa e con l’altra metà da cercarsi
negli studi di via Teulada.
I mezzi a nostra disposizione li abbiamo spe rimentati tutti, ma non siamo riusciti
a spostarlo di un solo centimetro, neanche con l’impiego del più potente rimorchiatore
del nostro porto da cui hanno teso un cavo attraverso le vie della città tra le imprecazioni
degli automobilisti già esasperati da altri recenti blocchi stradali.
Ora l’unica speranza siete voi che avete a portata di mano la sua testa; per l’amore del
cielo non infilate cibi e bevande nella boccaccia di quel manigoldo, perché l’aria qui
è già inquinata e una nuova scarica maleodorante asfissierebbe anche le mosche.
Trovate piuttosto la soluzione per farlo indietreggiare: spinte, pedate sulla testa,
getti di cacao bollente sulla faccia; e, se ciò non dovesse bastare, a mali estremi
rimedi: sono pronta a scommettere che la sola minaccia di un bacio del maestro Mazza
sulla bocca gli farebbe venire la voglia e la forza di arretrare.
Vi prego di fare presto, Arbore caro, perché sono sul punto di crollare.
Ho già detto che attendo un bambino, un figlio non proprio desiderato in questo
momento che c’è il mutuo della casa da pagare; e anche questo è un bel regalo di
Cementano, inviato a tradimento quella sera che ebbe l’infelice idea d’invitare i
telespettatori a spegnere per dieci minuti i televisori, ma ormai dalla TV c’è da
aspettarsi questo ed altro.
Ho tanto bisogno di aiuto e di conforto, ma qui tutti contribuiscono a complicare
la situazione: c’è chi bivacca in toilette, chi mette a soqquadro la biblioteca di mio
marito e chi pascola abusivamente nel nostro frigorifero.
I peggiori, come al solito, sono quelli della carta stampata sempre invadenti e
bramosi di scoop: non fanno altro che assillarmi impietosamente, invocando il
diritto di cronaca, e mi chiedono in nome del popolo italiano se ,a mio parere, a
proiettare Sculagnizzo sulle Coccodè sia stato un raptus di libidine o un semplice
impulso di cleptomania.
Con la speranza di un rapido sblocco della situazione e di giorni migliori, vi
porgo i miei saluti e tantissima ammirazione per la sua persona e per il suo
pregevolissimo programma.
Sipontina Salinzucca
9
EUFROSIO LOMUSCIO
Polignano a Mare 16/02/ 1988
Egregio dottor Arbore e …
… signora Indietro Tutta
A spedirvi questa lettera sono io, prof: Eufrosio Lomuscio, docente precario
di Polignano a Mare.
Raccontare la mia storia è piuttosto imbarazzante, ma la vostra immagine
m’ispira tanta di quella fiducia che, se decidessi di confessarmi, vi preferirei
al più venerando dei sacerdoti e volentieri mi accingo a raccontarvi tutte le
peripezie della mia esistenza.
Per molto tempo sono stato un uomo normale e un marito in pieno esercizio,
tanto che ho due magnifici figliuoli: uno splendido maschietto e una deliziosa
femminuccia.
Da quasi un decennio però, per colpa dell’opinione pubblica sempre pronta
a demolire, a sostenere che questo è banale, che quello è fuori moda e che
quell’altro è ripetitivo, mi è venuto un terribile complesso, la sindrome della
ripetitività.
In parole povere a un certo momento non mi è andata più a genio che due
partners, tranne qualche trascurabile variazione, non fanno altro che ripetere
nell’intero arco dell’attività sessuale la stessa cosa che poi, risalendo di
in generazioni in generazioni, è stata sempre ug uale fin dai tempi di Adamo.
E così da un giorno all’altro mi sono ritrovato con l’asticella oscillante
pigramente a testa in giù e priva ormai di ogni anelito verso l’alto.
Ho interpellato subito i più rinomati sessuologi italiani, europei e di altri
continenti, senza intravedere alcun risultato di rilievo; ed ho imparato a mie
spese che costoro a scrivere trattati, a compilare statistiche e a tenere conferenze
sono insuperabili, ma, se si tratta di ottenere risultati concreti, non raggiungono
mai risultati concreti.
Dato fondo a tutti i miei risparmi, avevo finito per rassegnarmi, tanto più che
mia moglie, di temperamento decisamente rinunziatario, non aveva fatto alcun
dramma, anzi aveva dato l’impressione di essersi levato d’attorno un pensiero
molesto, fugando così dalla mia mente il timore che mi potessero nascere dei
germogli sulla fronte.
Ne ho passati di momenti terribili e tante volte mi sono sentito inerme, vile,
mutilato come le statue di Palazzo Pitti, ma ho sempre conservato un atteggiamento
dignitoso, senza lasciarmi sfiorare dall’idea di provare altre sensazioni, di passare,
come si suol dire, all’altra sponda; e, quando le tentazioni si fanno più pressanti,
ho sempre la forza di dire “vade retro, satana!” e non “veni retro , satana!”, come
come dicono tanti altri miei colleghi di sventura.
Quando poi è venuta fuori la storia del vostro cacao, improvvisamente mi è
rinata la speranza, una speranza concreta e confortata dai mirabili effetti che il
prezioso prodotto, a quanto dicono, ha fatto registrare in altri casi similari che si
ripetono con molta frequenza nel mio paese e in altri della zona.
Ho ingerito tanto di quel cacao che da biondo qual’ero sono diventato castano
anche sulla pelle; l’ho preso con il latte, nel famoso gelato artigianale di Polignano,
sull’insalata, con le orecchiette, infarinandovi il pesce da friggere; l’ho spalmato
su tutte le zone erogene del mio corpo; ho fatto i gargarismi, l’aereosol ed anche le
perette senza avere il minimo giovamento.
Finalmente ho avuto la forza di dire “basta!” ed ora mi accetto così come sono.
Per fortuna non mi ritengo un essere infelice o un uomo finito, perché, considerando
i casi della vita, sono approdato ad una conclusione del tutto personale: gli uomini
riescono a trarre più vantaggi dai propri difetti che dalle proprie virtù.
Galileo Galilei, Carlo Marx e Gesù Cristo per le loro doti d’intelletto,di afflato
sociale e d’amore, hanno complicato terribilmente la propria esistenza, rimediando
solo processi, esilio, crocifissione; se, invece, fossero rimasti chiuse nel guscio della
indifferenza e dell’egoismo o avessero messo il proprio talento al servizio del
Potere, la loro vita sarebbe stata molto più agevole e più ricca di soddisfazioni.
Considerate il caso del presidente degli Stati Uniti: se Ronald Reagan fosse
stato una stella del cielo di Hollywood, avrebbe seguito la solita trafila, imboccando
senza clamori il viale del tramonto come Marlon Brando e Liz Taylor; invece,
proprio perché è stato un attore mediocre, la sua carriera sta avendo una carriera
del tutto imprevista.
E il caso di Ciriaco De Mita?
Se l’astuto politico di Nusco avesse avuto il dono della chiarezza espressiva,
non sarebbe mai riuscito ad essere segretario del suo partito, mentre è imminente
un incarico ancora più elevato, quello di capo del Governo.
Invece, proprio perché non riesce ad esprimersi con la dovuta precisione di
linguaggio, chi lo ascolta interpreta le sue parole a proprio piacimento e tutti
finiscono con il credere di essere in perfetto accordo con lui, correnti di Partiti
e coalizioni di governo.
E l’esempio di Frassica non vi dice niente?
Se il bravo presentatore avesse imparato bene il nostro idioma, ora sarebbe
un bravo professore di Lettere Classiche, magari precario come me, e si
ritroverebbe come me nello SNALS o nei COBAS a capeggiare scioperi, ad
indire assemblee, a bloccare scrutini, starebbe a fare fame per dirla in breve.
Invece, proprio perché il suo linguaggio è quello che ci propina ogni sera
dalla vostra trasmissione, si trova in TV a mietere ori ed allori.
E qui bisogna considerare anche il vostro caso, egregio signore Arbore.
Se in voi fosse stata riscontrata la stoffa di un vero ammiraglio, di uno di
quelli che hanno fatto la gavetta prima di raggiungere i gradi, a quest’ora
sareste nel Golfo Persico a rischiare la vita e a corteggiare le sagome delle
petroliere, dimenticato da tutti.
Siccome, invece, siete un ammiraglio fittizio, avete avuto il privilegio di
mettervi al timone della piccola fregata “Indietro Tutta” e siete intento a
raccogliere le ovazioni di milioni di telespettatori, se i dati dell’Auditel non
ci prendono per i fondelli.
E allora abbasso i pregi e viva le magagne!
______________________
Ora sono fermamente deciso ad ottenere anch’io dei vantaggi congrui ed
immediati dalla mia disgrazia, battendola strada più facile, quella della
pubblicità.
Ho già un curriculum nutrito ed interessante, egregio Arbore.
Grazie alla mia sventura ho avuto l’opportunità di reclamizzare per conto
di alcune antenne private una margarina che ha il pregio di non indurire mai.
Ora quell’articolo è scomparso dai banchi di vendita, perché i consumatori
si sono lasciati condizionare a tal punto che, scavalcando intermediari e
supermercati, fanno ressa ai cancelli della fabbrica, tanta è la voglia di
acquistare quel prodotto.
In un secondo momento ha avuto anche l’opportunità di lavorare anche
per conto dell’Ente Spaziale Americano e di quello sovietico, permettendo
alle rispettive astronavi di fare ritorno sulla terra.
In che modo svolgevo il mio lavoro? Ecco la spiegazione!
Come l’ago magnetico della bussola è sempre rivolto alla Stella Polare,
così la mia dannata asticina è costantemente rivolta a testa in giù ad indicare
il centro del nostro pianeta.
Per questo è stato sufficiente che gli astronauti mi pigliassero a bordo e, se
in fase di rientro correvano il rischio tra le stelle di qualche altra galassia,
non dovevano fare altro che osservare l’indicazione di quel maledetto cosino
pendulo per tornare alle loro basi terrestri.
Adesso le astronavi sono corredate di strumentazioni molto più sofisticate
e le mie prestazioni non servono più; e per questo sono costretto a tornare
al vecchio filone della pubblicità.
Da qualche tempo le massaie vengono letteralmente bombardate dalla
pubblicità e il tema ricorrente è l’invito all’uso degli ammorbidenti; ci sono
svariate marche in concorrenza tra di loro per lo smercio di prodotti in
grado di mantenere soffici i tessuti, quelli di lana soprattutto, ed io potrei
reclamizzare qualcuno di essi, adoperando sapientemente il mio difetto.
Mi riesce difficile fornire dei provini da casa, ma vi assicuro che sono
molto bravo e, malgrado la scabrosità dell’argomento, riesco facilmente
a non sconfinare nella trivialità.
Mi basterebbe lasciare intendere che mi sono confuso e che ho versato
nell’acqua della vasca l’ammorbidente e non il bagnoschiuma, e poi con
degli opportuni ammiccamenti fare intuire gli effetti disastrosi dello scambio
per violare la zona subliminale dei telespettatori e orientare a mio piacimento
le loro scelte.
Qui occorre il vostro intervento, egregio Arbore, vi prego in nome della
nostra Puglia di aprirmi una porticina laterale del sistema televisivo e a
tutto il resto saprò cavarmela da me: vi assicuro che da solo saprò fare più
strada di Gegè Telesforo e della Nannini messi insieme.
Il cavalier Berlusconi è entusiasta delle mie idee e mi telefona tutti i
giorni, sollecitandomi a firmare un contratto molto vantaggioso con le sue
aziende, ma io da quelle parti sento puzza di bruciato,
Sua Emittenza non è più affidabile come una volta: con la Borsa sulle
montagne russe, con il Milan che non ingrana, con la Carrà che non sfonda,
con Pippo Baudo sulle spese da un giorno all’altro potremmo anche lui
seduto per tetta.
La caduta degli déi si ripete con una certa frequenza, egregio Arbore:
meglio perciò l’uovo alla Rai che la gallina su Canale Cinque.
10
TERESUCCIA ACQUACHIARA
Messina 18/02/ 1988
Egregio dottor Arbore e….
….signora Indietro Tutta
Sono Teresuccia Acquachiara di Ganzirri, un bellissimo paesino con uno
splendido laghetto non lontano da Messina; ho tredici anni e altre otto sorelle,
tutte più grandi di me.
Ciascuna di loro ha il proprio fidanzato e non fanno altro che pomiciare
ovunque riescono a trovare uno x
spazio libero nella nostra piccola casa
popolare: chi si accomoda sul divano, chi sul tavolo della cucina, chi nella
vasca da bagno, chi dietro l’armadio, chi sul balcone, chi sulla terrazza,
appoggiata all’antenna della televisione.
Questo traffico nei giorni della settimana si verifica solo di pomeriggio,
mentre il sabato e la domenica inizia dalle prime ore della mattinata.
Gli inquilini delle palazzine circostanti stanno sempre ammassate dietro
le loro finestre per osservare quello che accade in casa nostra.
Mio padre è sul punto d’impazzire e maledice sempre il nostro paese,
perché per come è sistemato è il primo a risentire del vento corrotto del
continente e a tradire le sane tradizioni della nostra bella Sicilia; non è mai
riuscito però ad imporsi, essendo solo a combattere contro sedici persone
( sedici ancora per poco) e tutte più arrabbiate di lui, perché costrette a
rinviare il matrimonio per mancanza di un lavoro stabile e delle case da
pigliare in affitto.
I vicini di casa dicono che, se il Governo non provvede in tempo a far
costruire nuove case e a creare nuovi posti di lavoro, le mie sorelle
celebreranno insieme alle nozze il Battesimo e la Prima comunione
dei nascituri.
I miei genitori sono molto preoccupati per me che sono la più piccina,
e hanno deciso di sottrarmi all’indecenza che regna nella nostra casa,
mandandomi con il nuovo anno scolastico a Messina, nella casa delle
due sorelle nubili della nonna materna, credendo che in compagnia di
quelle due castigate vecchiette sarei cresciuta saggia e devota come
le siciliane di un tempo.
Ma la verità è diversa, caro Arbore, perché le due signore, zia Fosca e
e zia Tosca, nel condominio le indicano come le sorelle Materassi e
aggiungono che in gioventù non si sono mai fatte mancare dei validi
e quotati copriletto.
Ora sono molto anziane, ma con tutti i loro acciacchi, non hanno mai
smesso di pensare a certi argomenti.
Zia Fosca, la più vecchia, ha la cataratta negli occhi per cui vede tutto
annebbiato e confuso, non sa più distinguere il televisore dall’apparecchio
radiofonico e dipende totalmente dall’audio, ma il vero protagonista delle
sue serate televisive è il telefono, con il quale però non ha interesse a
risolvere i quiz e a vincere i quattrini, ma desidera solo conversare con i
conduttori dei vari programmi.
Nino Frassica è il personaggio preferito: ai primi sentori della sua
apparizione sulla scena afferra la cornetta del telefono e comincia la sua
interminabile litania dei “Sei stupendo”, “Ti desidero”, “Brucio per te” e
nel frattempo si accarezza le numerose ulcere da decubito.
Non ha la più pallida idea della sagoma e delle fattezze del vostro bravo
Presentatore; e proprio l’altra sera, alla fine della trasmissione, le ho fatto
vedere tre fotografie a colori, quella di Frassica, quella del notaio e quella
vostra, e poi le ha chiesto:”Zia, quale di questi tre è il vostro amore?”
E lei mi ha risposto perentoriamente:”Nessuno dei tre, tesoro! Di questi
il primo è un volgarissimo pennello di setola nera, il secondo è un pezzo
di polenta sulle punte di una forchetta, il terzo è un birillo malandato che
a stento si regge sulla base”.
Zia Tosca sembra un tantino più seria e non ricorre mai al telefono, ma
anche lei ha il suo grande amore televisivo, il maestro Mazza: appena le
giungono alle orecchie le note della sua orchestra, si genuflette dinanzi al
video, baciando appassionatamente i suoi quattro angoli, sospirando e
ripetendo:”O celestiale creatura!”
Una sera le ho chiesto:”Zia, voi ci vedete bene?”
Lei ha ribattuto seccamente:”Io ci vedo e ci sento, benissimo,tesoro!”
Le ho risposto:”Finalmente ho capito: voi fate questo per amore della
sua musica”.
E zia Tosca:”Non lo faccio per amore della musica, mia cara, ma solo
per soffrire ed intercedere un po’ di refrigerio per le anime del Purgatorio”.
Non sono queste però le uniche stranezze delle zie: esse non mi dicono
mai di studiare, anzi mi trattengono a vedere la tele
visione fino a tarda
notte, quando tutte le TV trasmettono i programmi per gli adulti, e poi mi
forniscono tutte le spiegazioni.
Pretendono che mi fidanzi con un ragazzo che somigli a Frassica e che
sappia suonare gli strumenti come il maestro Mazza; e questo Tizio dovrei
condurlo subito a casa per fare la loro conoscenza.
Per tutto questo che vi ho riferito sono terrorizzata, perché ,se papà si rende
conto dell’ambiente in cui vivo, mi rinchiuderebbe nell’orfanotrofio di sua
sorella, la terribile zia Cesira che fa la monaca superiore nell’altra parte della
città: dicono che è una donna che fa paura e le sue orfanelle tremano al solo
sentire il suo nome.
In questi giorni poi sto avendo tanti problemi che prima non avevo: mi
distraggo facilmente e tutto mi sembra diverso rispetto a prima; non desidero
più tenere nelle braccia gli orsacchiotti e le bambole, ma vorrei profumi e
vestiti belli; sento addosso ora tanto caldo ed ora tanto freddo e poi ci sono
tante cose ancora che non posso dire.
Finora ho pensato che papà avesse ragione, quando ci faceva le sue
prediche, adesso comprendo che le mie sorelle non hanno torto e che
anche le zie sono da compatire, perché hanno solo la colpa di essere vecchie,
non quella di essere pazze.
In questo periodo così difficile ho sentito il bisogno di spedire questa
lettera a voi, signor Arbore, perché mi ispirate tanta fiducia e, con quella
divisa bianca addosso, voi siete la luce che m’illumina.
So pure che siete scapolo e siete nelle migliori condizioni per essere uno
zio perfetto e a me quello che adesso serve è uno zio perfetto.
Uno zio è perfetto fino a quando non prende moglie e i matrimoni hanno
sempre rovinato gli zii: questo lo sostengono tutti quelli che hanno avuta
la sventura di perdere gli zii a causa di un matrimonio; e questo lo ha detto
tante volte Gino Santercole a zia Fosca, perché lei, prima d’impazzire d’amore
per Frassica, ha perduta la testa per lui e per tanti anni gli ha telefonato tutte le
sere, informandosi dei fatti suoi.
Insomma vorrei essere la vostra nipotina e vorrei tanto chiamarvi zio Renzo;
vorrei partecipare alla vostra trasmissione nella parte di una Minicoccodè, e
zia Fosca sarebbe felice, perché non si lascerebbe sfuggire l’occasione di venire
anche lei nei vostri studi per baciare il signor Frassica sulla bocca, mentre zia
Tosca preferirebbe godersi il maestro Mazza da lontano.
In quanto a me, quello che mi piace di più è il gonghista, perché ha gli occhi
dolcissimi e addosso il pelo lungo come i gatti persiani.
Quando parlo di lui le zie arricciano il naso e hanno da ridire, perché lui è un
gonghista diplomato e loro preferirebbero un gonghista laureato. questa è una
scusa bella e buona, perché loro hanno il chiodo fisso per Frassica e Mazza e
non si accorgono che a me quei due fanno schifo.
Io amo il gonghista e sono contenta del suo diploma che gli consente di
svolgere in televisione un lavoro così interessante; e durante la trasmissione
guardo solo lui e vorrei portarmelo a casa per fare l’amore anch’io come lo
fanno le mie sorelle.
E’ vero che la nostra casa è piccolina, ma io conosco un posticino secreto che
ancora non è stato occupato. In un cantuccio del ripostiglio giace sotto un mucchio
di cose inutili il girello nel quale stavo da bambina: noi due potremmo sistemarci
lì come due tarallucci, e staremmo bene, perché quando due persone si amano,
anche le cose piccole sembrano grandi.
Su, zio Renzo, aprite il vostro cuore alla vostra nuova nipotina!
Concludo abbracciandovi stretto stretto
Teresuccia Acquachiara
11
MARIA PENELOPE MELICUCCO
Cisternino, 19/02/1988
Egregio dottor Arbore e…
…signora Indietro Tutta
Sono Maria Penelope Melicucco, sono nata a Noci non molti anni fa ed ora
vivo a Cisternino dove ebbi la sorte di trovare finalmente un marito.
Dopo tanti sforzi ero riuscita finalmente a conseguire il diploma di maestra
di scuola, ma il destino mi ha condannata a fare la casalinga e il “cuore solitario”
a tempo pieno, perché ho avuto la sventura di sposare un cacciatore, Trifone
Scannameli, ed ora sto sperimentando sulla mia pelle le parole di Cementano,
quando afferma che la caccia è contro l’amore.
I cacciatori si alzano troppo presto, a letto si trattengono meno degli altri
uomini e a rimetterci sono le povere mogli che all’alba si destano in solitudine
e non resta loro che tirare calci sotto le lenzuola.
Mio marito poi è il peggiore di tutti, perché ha perduto completamente la testa
e per una battuta di caccia sarebbe disposto anche a perdere l’onore coniugale.
E’ un destino maligno le donne della mia famiglia: anche mia nonna e mia
madre ebbero per mariti due uomini fissati per la caccia i quali dettero loro
pochissime soddisfazioni di un certo tipo e, quando erano prese da un quarto
d’ora di prudore, non potevano fare altro che cantare.
Così cantavano le due sventurate:
U marìit mj nan s’ curresce,
nan asist n’altun pesce:
lass u lit e lass u pìil
p’ scì ‘ndo vosch cu fucìil.
Ji l’aspett ca pacienz
ca s’ rtir e dece e menz
chi pìid ‘mboss e u cuul fridd
ch’ do turd e tre francidd.
Il marito mio non si sopporta,
non esiste un altro peggiore:
lascia il letto e lascia il pelo
per andare nel bosco con il fucile.
Io lo aspetto con la pazienza
che si ritiri alle dieci e mezzo
coi piedi bagnati e il sedere freddo,
con due tordi e tre fringuelli.
Ora tocca a me cantare, avendo avuto lo stesso destino della moglie di
Ulisse che si chiamava Penelope come me, la quale per penuria di pene
si consolava con il telaio.
Canto ormai da parecchie settimane, perché dal giorno in cui Celentano
Dette inizio alle sue prediche contro la caccia, quel dannato di mio marito,
anziché ravvedersi , ha fatto un nodo scorsoio al cavo ed ha impiccato il
televisore all’antenna, intimandomi di non rivolgere mai più lo sguardo al
video neanche per seguire l’Angelus del Papa, ed è poi partito per
l’Esquimia a caccia di foche.
Sono quasi due mesi che il benemerito elettrodomestico pende sulla
terrazza, esposto alle intemperie, e ogni giorno una gazza in bianco e
nero viene dalla campagna a mangiargli il tubo catodico che si rigenera
puntualmente.
Soltanto ieri quel maniaco mi ha fatto pervenire una lettera dal Polo Nord
e quello che dice è veramente inquietante: ha inviato una grande mappa,
una mappazza a colore sulla quale sono riportati nei minimi dettagli tutti
i dettagli e i disastri ecologici causati in quelle zone dal vostro cacao.
Dopo qualche assaggino iniziale gli Esquimesi si rifiutano di mandarlo
giù, anzi lo buttano ancora in polvere nelle loro discariche abusive e di
lì il vento lo solleva e lo disperde, mandandolo a depositarsi sulle distese
di neve, sul Pack e sulle punte delle iceberg, arrecando danni incalcolabili
al paesaggio che va assumendo il colore di una torta al cioccolato; e perfino
le aurore boreali si vanno tingendo di riflessi marroni.
Solo gli animali, quando sono molto affamati, riescono a fare un piccolo
Assaggio, ma gli effetti sono devastanti, perché quel prodotto viene
eliminato attraverso l’epidermide con delle eruzioni cutanee molto simili
a quelle delle malattie esantematiche, danneggiando irrimediabilmente
il loro pelo, per cui le renne, gli orsi e le foche sono diventate macchiettate,
come le banane quando l’uomo Del Monte giunge in ritardo.
Lassù i mezzi d’informazione sostengono di aver individuato un altro effetto
molto preoccupante di questo benedetto cacao: nello stomaco va facilmente
in fermentazione e genera un gas che, risalendo lungo l’esofago con
rumorosi rutti, fuoriesce dalla bocca, dal naso e dalle orecchie; e raggiunge
la troposfera, bucando lo strato di ozono anche al Polo Nord.
In seguito alle insistenze degli ecologisti, numerosi e molto agguerriti anche
in quel paese, il Governo ha emanato un Decreto Legge che fa obbligo a tutti i
consumatori di cacao di stringersi intorno al collo una cordicella omologata,
immediatamente dopo aver ingerito il pericoloso prodotto, raccomandando
malta prudenza e moderazione d’uso.
I cacaodipendenti però non hanno accettato né prudenza e né moderazione,
scegliendo la strada di un consumo senza limiti, e di conseguenza molti sono
stati strappati appena in tempo alla morte per asfissia e qualcuno meno fortunato
è stato rinvenuto ormai privo di vita e con la testa ancora infilata nel cappio
della diabolica cordicella.
Ma non è la vita degli Esquimesi a preoccupare mio marito: a tenerlo in ansia
é il pelo delle volpi e delle foche, perché ridotto in quelle condizioni, non può
essere più commerciato.
Con il tono che gli è consueto mi ha mandato a dire che il dodici marzo sarà
di rientro in Italia e, prima ancora di andare a riabbracciare la vecchia madre,
farà una capatina nei vostri studi e farcirà con il cacao tutti quelli che gli
capiteranno a tiro, utilizzando i fori naturali di ciascuno.
Con questa lettera, egregio Arbore, voglio mettervi in guardia dalle cattive
intenzioni di quel violento che non ha la consuetudine di minacciare a vuoto;
ma vi scrivo anche per me, per dare un po’ di sfogo alla mia solitudine: è tanto
tempo che mi manca il calore di un uomo e il conforto molto più modesto che
può offrire la televisione.
Non so se gli altri cacciatori si comportano come lui, ma mio marito mi trascura
e non si rende conto di avere una moglie esigentina e anche prelibata, e quando
dico “prelibata”, quel cornuto non capisce quello che non gli gli ho detto del mio
passato.
Si ostina a ripetere di fare parte di una categoria di uomini che amano la natura
e non vuol capire che della natura faccio parte anch’io.
Ma ho deciso di farla finita:
Non intendo ripetere l’errore di mia madre che rinunziò a tutti quelli che
erano suoi sacrosanti diritti, ma rifarò esattamente quello che fece nel Trentanove
mia nonna materna che non volle rassegnarsi.
In sintonia con certe affermazioni del regine di allora disse:”Meglio un giorno da
porcazza che cento giorni da pecora!” e, approfittando della richiamata alle armi
del marito, in poche settimane saldò anni di astinenza: sotto le lenzuola era in grado
di superare in efficienza e rapidità i sommergibili del Terzo Reich!
Per me, invece, è quasi impossibile realizzare certi sogni, perché Scannameli è
un omaccione e possiede anche un fucile e un porto d’arma; sono una donna giovane
e abbastanza piacente e non mi viene difficile destare l’interesse degli uomini, ma
l’attrazione verso di me fino a questo momento non è stata mai tanto forte quanto
la paura di lui e finisce sempre che tutti girano alla larga.
I vicini non osano invitarmi a vedere la TV in casa loro e, quando busso alle
porte delle mie amiche del condominio, tutte corrono a spegnere il televisore prima
di ricevermi in casa, perché hanno timore delle rappresaglie di quell’orso.
Della vostra meravigliosa trasmissione ho seguito solo le poche puntate iniziali,
accostandomi furtivamente alla finestra di una casa posta a piano terra un una
stradina deserta e sono bastati pochi minuti per dare un senso alla mia vita e,grazie
a voi, ho riacquistato il sorriso e la speranza.
Ma anche questo sogno è stato interrotto rapidamente, perché sono stata sorpresa
dalla Metronotte che, scambiandomi per ladra, stavano per arrestarmi e mi
dissero di non farmi più vedere in quella stradina.
Per questo ho deciso di apprestare le valige per trasferirmi nei vostri studi
televisivi.
In un primo momento avevo pensato di travestirmi da Coccodé e la mia sarta
era già al lavoro per confezionarmi il fondello e i bargigli, ma poi riflettendoci
sono giunta alla conclusione che l’idea non era delle migliori, perché non mi
ci vedo tra le Coccodé a perdermi in danze e canzonette oziose: io non mi spoglio
mai per niente, perché sono nata per fare la Coccolò.
Farò dell’altro dunque!
Ho passato attentamente in rassegna l’intera fauna maschile della vostra
trasmissione e, senza far torto agli altri, ho capito che Pisapia è il soggetto
più indicato per me, perché, dopo tanti mesi d’isolamento e di astinenza, avrà
certamente le batterie caricate al massimo.
Preparatevi perciò all’emergenza: allertate i pompieri, disponete gli estintori,
rafforzate gli ormeggi, perché domani da voi ci sarà mare grosso e dal bocchettone
di Pisapia alle vostre orecchie saliranno ruggiti di piacere.
Avanti tutta, dunque, fino all’undici marzo e poi, con il ritorno di Scannameli,
si salvi chi può!
Per quest’avventura ho rinunziata alla pelliccia che mio marito mi aveva
promesso dopo il suo ritorno: in fondo che cosa è una pelliccia?
Non è altro che un groviglio di peli migratori costretti almeno una volta a
cambiare bestia e non accade mai che la seconda bestia sia migliore della prima!
Concludo, prima che dalla bocca mi sfugga qualche sproposito con un abbraccio
Maria Penelope Melicucco
12
MARIANGELA LACORSIA
Castellana Grotte 17/02/1988
Egregio dottor Arbore e……
…signora Indietro Tutta
Sono Mariangela la corsia, nubile piacentissima di Castellana Grotte, e lavoro
con funzioni paramediche nella struttura sanitaria del mio paese.
Vi esprimo le più convinte congratulazioni per il vostro programma assai
brillante: è intelligente, sempre vivace, mai ripetitivo.
Mi siete tutti simpatici da morire: voi, Frassica, Fiocco e perfino il notaio: e
sarei disposta a dare via tutto, pur di cambiare la mia veletta bianca d’infermiera
con i bargigli scarlatti delle vostre Coccodé.
Anche voi però avete le vostre magagne e, purtroppo, ho delle grosse lamentele
a farvi, tutto per colpa di quel puttone di Cupido il quale, maneggiando il suo arco
sconsideratamente, crea non pochi guai tra di noi che vi guardiamo da casa.
Preferisco raccontare fatti e antefatti.
Forse non sapete che nei nostri paesetti di provincia non si è ancora perduta
l’abitudine di fare del bene al prossimo ed io faccio partesi un’ass0ciazione
umanitaria polivalente: abbiamo chi dona il sangue, chi accompagna i bambini
sulle strisce pedonali, chi offre assistenza gratuita agli anziani e a chi non è
autosufficiente, chi avvisa i proprietari delle automobili in sosta vietata
all’approssimarsi dei vigili urbani, chi aiuta i cani randagi ad evadere dal
canile municipale, inviandoli a ripopolare le strade della nostra città e lo
stesso piazzale delle grotte, dove spesso compaiono dei magnifici esemplari di
cagne con le zezze alla mastite, le quali attirano visitatori di tutto il mondo e
destano l’invidia dello zoosafari di Fasano.
A me che sono infermiera è toccato il compito di governare al suo domicilio
la signora Clotilde Garisenda, una vecchia insegnante di filosofia, vedova da
oltre un quarto di secolo e con il cervello in disordine da un tempo più lungo.
Ascoltate un poco cosa ha combinato quel gaglioffo di Cupido.
Mentre io e quella vecchietta stavamo tranquille in salotto a seguire il vostro
programma, - tah! – ha lasciato partire una delle sue perfide saette, la quale,
schizzando fuori dal video, è andata ad infilarsi tra le costole della vetusta
nonnina e lei all’istante ha perduto la pace ed ora la sta facendo perdere a
tutti quelli che hanno la sventura di trovarsi alla sua portata.
Risfoderando un’incredibile energia, ha trascorso l’intera nottata a cercare
nei tiretti parrucche, girelli, biancheria intima, il giorno successivo è uscita a
mettere fuori combattimento risparmi, pensione e tredicesima in acquisto di
belletti abbigliamento.
Al rientro ha infilato un’invereconda minigonna rosa e delle calze arabescate
in nero, ha cinto il capo con una ghirlanda di fiori alla maniera di Cucciolina, si
è ingioiellata dalla testa ai piedi e via di nuovo nella strada a sfidare le intemperie
e gli scippatori appostati nei paraggi di piazza Garibaldi.
E’ da tre settimane che trascorre quasi tutte le ventiquattr’ore della giornata
in agguato tra le auto posteggiate, nelle cabine del telefono negli androni dei
condomini, pronta a saltare tra le ginocchia degli uomini che le vengono a tiro.
Audacissime sono le sue profferte, sconvolgente la crudezza del suo linguaggio.
La forza pubblica, già intimidita da altre forme di violenza, gira alla larga e
preferisce presidiare luoghi più tranquilli.
I mariti della zona vivono nel terrore e sono costretti ad uscire di casa sotto
la protezione delle mogli, alle quali spesso si affiancano suocere e cognate
la scorta.
Nei punti strategici sono appostati fotografi e troupes di televisioni private,
con la speranza di riprendere qualche scenetta alla peperlizia.
Dinanzi a questo misfatto, egregio Arbore, dovreste fare un esame di coscienza
e chiedervi se è giusto che quell’irresponsabile sciupi così malamente le frecce
del suo arco, mentre ci sono tanti altri bersagli che attendono invano di essere
colpiti.
La gente, soprattutto gli uomini, necessita di un’energica stizzicatina per aprire
gli occhi alle gioie della vita; noi infermiere lo constatiamo tutti i giorni negli
ospedali dove i medici da tempo hanno fatto decadere la loro fama di rubacuori.
Adesso corrono nevrotici e affannati da un impegno all’altro. Ospedali pubblici,
cliniche private, studi affollatissimi di assistiti, visite a domicilio, società sportive,
medicina scolastica in una girandola senza fine.
I loro attrezzi di lavoro non sono più termometri e stetoscopi, ma ricettari, timbri
e penne a biro; non si fermano mai a salutare un amico o a cogliere un fiore e non
si concedono altro piacere che accumulare incarichi e raggruzzolar danaro.
Il mio ospedale poi è tutto particolare, perché si tratta di un Centro di ricerche
a carattere scientifico: ciò vuol dire che da noi, più che curare gli ammalati del
presente nelle corsie, si cercano terapie nuove per gli ammalati del futuro.
Tra queste pareti si fanno sperimentazione e ricerca, egregio Arbore. si tratta
di una svolta epocale e stanno per schiudersi orizzonti nuovi per la Medicina e,
fra pochi anni di qui verranno fuori i Premi Nobel l’uno dopo l’altro come le
ciliegie.
E ora vi parlo dei nostri tre fiori all’occhiello.
Il centro di dietologia è nelle mani del direttor Teodoro Bisturelli il quale è ormai
sul punto di rivoluzionare completamente i sistemi per dimagrire: manipolandone
i geni è riuscito a dare vita ad un verme solitario portentoso da immettere dentro
l’organismo di chi vuole assottigliarsi e il miracolo si compie rapidamente e senza
il bisogno di ingurgitare farmaci e rinunziare ai piaceri della buona tavola.
Gli studi sono ancora nella fase sperimentale e nell’ultima prova su cavia sono
emersi non pochi problemi sul dosaggio.
E’ Stata introdotta una di queste tenie nell’organismo di una mucca alla quale
poi è stato somministrato cibo in grande quantità: la bestia dimagriva rapidamente,
mentre l’ospite ingrassava con uguale celerità e, dopo tre settimane lo sventurato
quadrupede è scoppiato, mandando in frantumi le attrezzature e una parte delle
strutture murarie del reparto.
Ora il dottor Bisturelli è impegnato a rifare i calcoli, ma il suo computer, fornito
a basso costo da un paese del Sud- Est Asiatico non è all’altezza della situazione
e i conti non tornano.
A complicare il suo lavoro c’è l’assillo del telefono: Mina, Marlon Brando,
Giovanni Spadolini, Giuliano Ferrara, l’avvocato Franco Gigante, Umberto
Smaila e tanti altri che presentano un corpo grosso sono tutti lì e chiamano in
continuazione per sapere a che punto sono le ricerche; e lui risponde a tutti
garbatamente, pregandoli di non essere impazienti; ammette che ci sono ancora
dei dettagli da rivedere, ma assicura che è stata imboccata la strada giusta ed
è vicino il giorno in cui si potranno agevolmente mutare le balena in sardine.
Altro grande luminario del nostro Centro è il dottor Tebaldo Provetton da
Venezia, discepolo emerito di Cesare Musatti e neuropsichiatria di chiara fama.
Per molto tempo è stato tranquillo nel suo reparto a compiere ricerche sulle
masse celebrali della sue cavie e su quelle di alcuni pazienti dal comprendonio
così disastrato che ormai non avevano più nulla da perdere.
Ma la messa in onda della vostra trasmissione ha scatenato uno sconvolgimento
incontrollabile nel suo piano di ricerca, il tutto per la presenza di Nino Frassica:
l’eminente studioso ha focalizzato subito le turbe lessicali del vostro presentatore
e le ha ritenute oggetto di particolare interesse scientifico; ha provveduto perciò
a far registrare dagli assistenti tutte le sue parole ed ora le sta setacciando alla
moviola con l’intento di scoprire l’eziologia di quello strano linguaggio.
Si è procurato della sua faccia anche un poster grande quanto un’ intera parete
del suo laboratorio e vi trascorre interi pomeriggi tutto assorto come dinanzi
d un’icone, cercando di capirci qualcosa.
Spesso interrompe il suo raccoglimento e ripete a mezza voce:”O se potessi
ficcare le dita sotto quella dura madre, quante nuove patologie verrebbero alla
luce! Quegli occhi così dissociati dagli impulsi del sistema nervoso centrale
quanti segreti potrebbero svelare alla Scienza! …e quei capelli in quale humus,
in quale fertilizzante affondano le loro radici per essere così folti e rigogliosi?”
Si è lasciato allettare anche dall’idea d tenerlo in osservazione nel suo reparto
per sottoporlo ad analisi assai sofisticate e a fargli una tomografia assiale
computerizzata, ma ha dovuto rinviare tutto, perché fino all’undici marzo non
ha alcuna disponibilità di posti letti.
Molto più travagliate e più avare di risultati sono le ricerche del dottor
Lanfranco Sarchiapelo, endocrinologo ed esperto di sessuologia.
Laureatosi brillantemente in una delle più prestigiose università americane,
si è addossato l’impegno di ammannire alla vecchia Europa gli ultimissimi
frutti della tecnologia oltreoceanica, prediligendo il clima del Sud che, a suo
dire, potrebbe offrire un valido supporto nella lotta contro patologie piuttosto
insidiose.
Lavoratore indefesso, resta sepolto per quasi tutte le ore della giornata nel
suo laboratorio alla ricerca di una terapia valida contro l’impotenza maschile
e di altre contro la frigidità femminile; per questo gravosissimo impegno non
ha mai partecipato ad una festa né si è mai concessa una vacanza e le sue mani
non conoscono altre rotondità al di fuori di quelle degli alambicchi e delle
provette.
In compagnia di altre colleghe fortemente interessate all’argomento, vado
spesso ad assillarlo preconoscere i progressi dei suoi studi, ma Sarchiapelo
con tono sconsolato ripete puntualmente che non ci sono novità di rilievo: è una
materia assai complessa e dai risvolti assai sfuggenti
Sul finire di un pomeriggio però notammo una strana luce nel suo sguardo
e pensammo subito che avesse scoperto qualcosa di molto importante; e lui
confermò le nostre supposizioni, precisando di aver individuato un agente che
potrebbe interferire negativamente sul sesso in concomitanza con altri fattori
patologici: si trattava della pubblicità con il suo linguaggio e con la sua
promiscuità di prodotti.
A differenza di altre occasioni quel giorno Sarchiapelo fu prodigo di notizie
e aggiunse:”I pannetti unisex, ad esempio, sono una vera calamità e minano
alla base lo sviluppo sessuale del neonato ed io, conscio del grave pericolo già
nell’immediato futuro, sto progettando una seconda generazione di pannolini,
anatomicamente differenziati per lui che si bagna avanti e per lei che si bagna
in mezzo.
A questa farò seguire una terza generazione ancora più sofisticata: allora i reparti
di maternità forniranno alle ditte i calchi dei sederini, come fanno gli odontotecnici
per le protesi, per ottenere prodotti personalizzati per chi si bagna più a destra,
come Gianfranco Fini, o un po’ più a sinistra come Massimo Dalema, chi un po’
più avanti, chi un po’ più dietro come Aldo Busi, e chi si bagna dappertutto, come
capita a Silvio Berlusconi.
Ma ecco un altro caso dai risvolti ancora più inquietanti: Intima di Karinzia per
lei e per lui può determinare in ambedue dei condizionamenti psicologici molto
negativi, per cui sono intervenuto personalmente e le aziende produttrici stanno
per immettere sul mercato il prodotto in duplice formula: Intima di Karinzia per
lei e Intimo del Tirolo per lui.
Assai più perniciose sono le istigazioni palesi della pubblicità, come il caso di
quel profumo…forte e speziato per uomini…per uomini che non devono chiedere
mai!
Alla forza di persuasione del messaggio pubblicitario nessuno può resistere e di
conseguenza gli uomini non chiedono e…la processione riferma!”
_____________________
Tutti qui i risultati del nostro rinomato Istituto di Ricerca, egregio Arbore!
Naturalmente il nostro direttore sanitario, il dottor Carlo Donato Cattivo, è del
tutto insoddisfatto, tanto che sollecita ogni giorno ispezioni ministeriali e minaccia
di chiusura per tutti reparti.
Il Direttore Sanitario sostiene delle teorie molto particolari al riguardo: lui non
crede alle nuove prospettive della Medicina e vede nell’astinenza l’arma vincente
contro tutte le patologie.
Per dimagrire è sufficiente astenersi dal mangiare, per evitare le manifestazioni di
pazzia è sufficiente astenersi dall’usare il cervello, per superare le disfunzioni del sesso
è sufficiente anche lì ricorrere all’astinenza, l’astinenza per antonomasia che farebbe
tanto bene alla salute dell’anima.
________________________
Questa soluzione a me non piace affatto, perché, come al solito, a rimetterci
sarebbero le donne le quali, assieme a tanti altri soprusi, andrebbero incontro al
modo meno piacevole di subire violenza che sarebbe quello di non subirla affatto:
per noi donne essere sedotte e abbandonate è assai deprimente, egregio Arbore,
ma essere abbandonate senza essere state sedotte sarebbe addirittura tragico!
Se la condizione di noi ospedalieri è quella che sto illustrando, quella di voi,
gente di spettacoli, non è migliore: sono ormai scomparsi i divi di una volta,
quelli capaci di fare sciogliere le donne come neve al sole, alla maniera di Clark
Gable e Gary Grant; la nostra epoca è caratterizzata dalla presenza dei vari
Pozzetti, dei vari Troisi, dei vari verdoni, tutti personaggi decisamente negati
per certe imprese.
Tutto questo dovrebbe indurci a riflettere e a comprendere quanto siano
preziose le frecce di Cupido: il suo servizio ormai si è reso più indispensabile
delle stesse USL e, pertanto va esteso, potenziato, esentato da ticket anche per
le classi più abbienti.
Se restiamo qui immobili ad attendere i risultati delle ricerche del dottor
Sarchiapelo, possiamo già andare a farci seppellire.
Io che non ho frequentato le scuole alte, non so spiegarlo, ma ho sentito
parlare di un antico strumento svizzero ad altissima precisione, come tutti i
prodotti di quel popolo, e certamente più utile del tanto discusso AUDITEL:
si tratta del GUGLIELMOTELL, un marchingegno in grado di guidare
infallibilmente le frecce sul bersaglio.
Voi che in Televisione avete tanta voce in capitolo, fate in modo che quel
puttone venga fornito di tale strumento e che venga costretto a lavorare a
tempo pieno ( lui che, essendo unico esemplare non può organizzarsi in un
sindacato) e che non sia sprecato un colpo.
Solo così la processione riprenderebbe a camminare speditamente e noi
donne potremmo guardare il futuro con maggiore serenità, perché la nostra
peggiore inquietudine è quella di doverci portare la verginità nella tomba e,
se dovessimo bussare alla sua porta in condizioni simili, sono sicura che
san Pietro ci rispedirebbe sulla terra a rifare tutto da capo: avete forse delle
cause più probanti i tanti casi di reincarnazione?
Augurandomi di non avervi tediato, chiudo con un abbraccio
Mariangela La corsia
13
ARSIZIO BUSTO
Gallarate 19/02/1988
Egregio dottor Arbore e…..
…. Signora Indietro Tutta
Sono il commendatore Arsizio Busto di Gallarate, unico proprietario di
una grande fabbrica di oggetti in ceramica: nei miei stabilimenti vengono
a prodursi tazze di ogni dimensione e per tutti gli usi.
Se ho la degnazione di onorarvi con questa lettera, voi tutti lo dovete alla
fraterna amicizia che mi lega a Paolo Meravigliao
Il nostro legame dura da oltre un ventennio, da quando ci siamo incontrati
per caso durante un breve soggiorno a Regina Coeli.
Siamo dei veri galantuomini noi due e non c’è ombra di misfatto che possa
offuscare le nostre coscienze: si trattò semplicemente di legittima difesa,
nel senso che ci siamo dovuti difendere dalle aggressioni del Fisco.
Furono solo pochi giorni di gattabuia, piacevoli però, perché tutte le sere
venivano a portarci le testimonianze della loro solidarietà tutti i nostri amici,
specie quelli più altolocati: c’erano personaggi politici, autorità militari,
dignità ecclesiastiche; e anche il direttore del penitenziario ogni sera si
intratteneva volentieri a giocare a carte con noi.
Durante le festività natalizie Paolo si è rifatto vivo, dopo un lungo silenzio,
e mi ha invitato a raggiungerlo alle Seycelle.
Allarmato gli ho chiesto:”Paolo che cosa hai combinato per essere stato
beccato di nuovo?”
E lui ridacchiando:”Che cosa hai capito, vecchio trombone? Le Seycelle
non sono un carcere di nuova costruzione, ma un angolo di paradiso, un
delizioso posto di villeggiatura adagiato in mezzo all’oceano e creato
esclusivamente per noi che abbiamo la fortuna di essere della coscia destra
del Padreterno.
Tu non ci crederai, ma qui tutto è meraviglioso e basta premere un interruttore
per cambiare orizzonte; e in quanto al Fisco non ci sono non ci sono più
problemi, perché ho alle mia dipendenze un abilissimo ex dirigente della
Intendenza di Finanza e, grazie all’esperienza di quel volpone, i finanzieri
non riusciranno più a beccarmi”.
Senza farmi pregare due volte, l’ho raggiunto alle Seycelle e, tra uno svago
e l’altro, abbiamo concluso un affare colossale, con un giro di svariati miliardi:
da ora in poi su tutte le mie tazze, qualunque sia l’uso e la dimensione, si
stampiglieranno il nome e il marchio del cacao di Paolo.
Da quando ci siamo costituiti in Società, tutto procede a gonfie vele e in
pochi giorni il volume dei nostri affari si è triplicato; ma questo non vuol
dire che si sia migliorata anche la condizione vostra di “Indietro Tutta”,
anzi sarà peggiorata, perché da ora nel business della sponsorizzazione
ci sarò anch’io che non sono un bonaccione come Paolo,
Esigerò da voi impegno e professionalità
Fino a questo momento, con la complicità del vostro compare Frassica,
siete stato un vero disastro nel reclamizzare il nostro prodotto: con delle
meline poco opportune avete evidenziato anziché occultare le sue magagne
e le sue mediocre qualità che purtroppo sono evidenti e che il gentile
pubblico non deve assolutamente conoscere.
Per la vostra assoluta mancanza di etica professionale ormai sono in tanti
sapere che quel cacao è una vera schifezza e produce quel malessere
noiosissimo che voi avete battezzato con il nome di mappazza, del quale
avremmo potuto facilmente incolpare altri agenti, come il fumo, i conservanti,
le piogge acide, il virus influenzale e quant’altro.
Paolo, con la sua bontà, continua a difendervi e a sostenere che a sbagliare
è stato lui, quando ha affidato ad un mediocre presentatore e a un discutibile
regista un compito che richiede attori consumatissimi, in grado di recitare alla
perfezione la propria parte.
Per rifilare ai consumatori certi prodotti, cari signori, bisogna sapere atteggiare
l’espressione del viso a intenso piacere, a struggente desiderio, ad estatica
meraviglia, secondo le esigenze del caso.
Quando poi si tratta di reclamizzare alimenti, non solo occorre talento, ma
anche tanto spirito di sacrificio: indossare una camicia con i baffi, lottare per
lo scambio di due fustini contro uno, tirar fuori da un’ auto appena immatricolata
reggiseno e giarrettiere non costa quasi niente, ma ingurgitare brodi, analcolici,
surgelati e soffritti richiede stomaco forte e grande spirito di abnegazione.
Voi due non riuscireste neanche ad immaginare quanta gente dello spettacolo si è
ammalata di stomatite, di esofagite, go gastrite di enterocolite e di emorroidi
reclamizzando certi prodotti alimentari; e quelli ricoverati con urgenza per gravi
casi d’intossicazioni non si contano, ma loro non demordano e restano sulla
breccia per interi decenni, sfidando tutti i rischi del caso.
Prendiamo ad esempio uno dei personaggi più emblematici, uno di quelli che
meritano la medaglia al valore pubblicitario, Nino Manfredi: la testa di quel
poverino è ridotta ad una selva di bernoccoli, perché il caffè scende giù e lui
viene spinto verso su ad incocciare il soffitto.
Il peggio però gli capitato la settimana scorsa, precisamente nel giorno di san
Valentino: appena ha sorseggiato un overdose del prodotto, è stato proiettato
verso l’alto con tale veemenza che ha sfondato il solaio, affiorando con un
mattone tra i capelli nella camera da letto dei signori del piano di sopra nel
momento meno opportuno,data la ricorrenza.
Natalina e Greggia si sono precipitate ad avvinghiarsi ai suoi stinchi per
tirarlo giù, mentre il signore di sopra, dopo averlo apostrofato con il titolo
di guardone, lo ha ricacciata giù con una violenta calcagnata sulla capoccia.
Ora Manfredi, oltre ad avere un grosso bernoccolo al centro della fronte,
è anche claudicante, perché le sue gambe non sono più uguali:quella alla quale
si è attaccata Natalina ha conservata la lunghezza che aveva prima, mentre
l’altra, avendo sostenuto la trazione del peso di Greggia, si è allungata di oltre
sette centimetri.
Lui però non ha deciso di smettere: ha pigliato solo le precauzioni di sorseggiare
il caffè lentamente, all’aria aperta e con il cielo sgombro da nuvole.
Prendete esempio, egregi Arbore e Frassica!
La pacchia però è finita sia per voi che per i telespettatori che stanno diventando
sempre più irrequieti, emigrando da un canale all’altro per scansare gli spots
pubblicitari: le forze sane e produttive della nazione, organizzandosi in leghe
regionali, stanno per imporre al Governo un Decreto- legge che metta al bando
la produzione e la vendita dei telecomandi su tutto il territorio della Repubblica,
perché non siamo più disposti a sopportare che la gente chiuda il teleschermo ai nostri
“consigli per gli acquisti”, dopo che stiamo tutte le sere a deliziarla con il meglio
della produzione artistica mondiale.
Privi di quel dannato attrezzino, quei maledetti resteranno sfottuti, perché,
prima che i loro diti raggiungono la tastiera del televisore, i nostri messaggi
almeno in parte saranno nelle loro orecchie.
In quanto a voi due, da questa momento lavorerete sodo e, prima ancora di
riaccostare le labbra al nostro cacao, seguirete un corso accelerato di recitazione
e poi subito all’opera con la rigida professionalità di Salvo Randone e di Renzo
Giovanpietro.
Segnate bene la data di oggi, diciannove febbraio: se fra tre settimane non sarete
perfettamente in carreggiata, vi saranno tagliati i viveri: parola di Arsizio Busto!
14
ARCANGELO TIROLAZOCA
Calabria Jonica, 20/02/1988
Egregio dottor Arbore e…
…signora Indietro Tutta
Sono Arcangelo Tirolazoca, fin dai tempi che non avevo la barba in una
parrocchia della Calabria Jonica:Tirolazoca non è il mio nome e neanche il mio
cognome e intendo anche tacere il vero nome del mio paese, perché da queste parti
per vivere a lungo non bisogna mai precisare niente, neanche quello che si è
mangiato a mezzogiorno.
Vi sembrerà una pura invenzione, ma è la sacrosanta verità, egregio Arbore, perché in
questa maniera ci ha rimessa la pelle un mio stretto congiunto.
Gli era stato chiesto che cosa aveva consumato a pranzo e lui candidamente aveva
risposto “fagioli”; ma, poiché dai controlli non risultava che li avesse comprati dalla
bottega consigliata, il giorno successivo fu trovato dietro una siepe crivellato da una
scarica di pallettoni.
Non sono mai stato ricco io e, da quando ho perso i genitori crivellati anche loro da
una scarica di pallettoni, vivo da solo; tuttavia fino a un mese fa ero un uomo felice,
perché avevo il mio lavoro e potevo permettermi qualche bicchiere di vino più dello
stretto necessario.
Don Zenobio, il mio reveribile parroco, ha avuto sempre fiducia in me, tanto che spesso
mi ha condotto con sé tutte le volte che è salito in cima all’Aspromonte per portare la
Comunione e il conforto della fede ai latitanti della zona..
Lui si reca molto spesso lassù per battezzare, per unire in matrimonio, per portare
l’Estrema Unzione ai sequestrati in pericolo di vita, ma non ha mai confessato, perché
confessione e pentimento sono due parole interdette in quei luoghi.
Solo da quando è iniziata la vostra trasmissione ha cominciato a rimproverarmi spesso,
perché non approva che io guardi le Coccodè, ma io non sono riuscito ad obbedirgli
neanche una volta, perché Indietro Tutta mi piace così tanto da leccarmi il video.
A me le donne piacciono moltissimo, ma lui sostiene che anche i sacrestani devono
osservare il celibato; per questo ho rinunziato ad avere una ragazza e mi arrangio con
le riviste: lo so che così non sta bene, ma a don Zenobio posso nascondere un rotocalco,
non una donna in carne e ossa.
__________________________
La nostra parrocchia durante la scorsa primavera attraversò dei momenti difficili,
perché i giovane volevano andare un punto oltre il Sessantotto e per qualche giorno
tennero occupata la sacrestia e m’impedirono di suonare le campane.
Reclamavano un sostanziale avvicinamento della Chiesa ai reali bisogni del
popolo, nel senso che venissero praticate le opere di misericordia, non tanto
quelle spirituali che danno la possibilità di attendere, quanto quelle corporali
le cui impellenze sono immediate; in seguito rivolsero un appello accorato ai
principali gruppi produttivi di tutto il mondo.
La prima a rispondere fu la Gluglucola, una società molto ramificata che
produce e mette in circolo bevande gassate: essa con la massima sollecitudine
conferì al Concessionario di zona l’incarico di studiare un piano strategico
globale per dare da bere agli assetati.
Quasi nello stesso momento si fece avanti la Ingozz Company una Multinazionale molto attrezzata nel campo agroalimentare, inviando un proprio
con l’intendo di rimuovere gli ostacoli che si frappongono tra il cibo ele
bocche degli affamati.
Per offrire un contributo alla vestizione degli ignudi giunse personalmente
da Parigi Robb Foglialarga, uno stilista di origine siciliano, prestigioso e
fortemente alfabetizzato, come si desume dalle firme su tutti i suoi capi
di abbigliamento.
Non si fecero attendere le offerte di altre aziende di minore importanza,
ma dovettero fare marcia indietro, perché le prime tre pretesero l’esclusiva
e solo in un secondo momento avrebbero pensato ad eventuali subappalti.
Dopo un attento esame della situazione tutti si trovarono d’accordo su di
un punto: l’affare avrebbe potuto fruttare utili molto consistenti con una
gestione manageriale e con un ricorso massiccio alla pubblicità.
La facciata della chiesa, i quattro lati del campanile, le murate, le colonne,
le volte e lo stesso pavimento potrebbero offrire grandi spazi per gli spots
pubblicitari.
Il tovagliato degli altari, i paramenti del celebrante e perfino le due facciate
delle ostie consacrate potrebbero offrire altra superficie per la pubblicità.
Basterebbe sfruttare razionalmente tutto questo per ottenere beni di consumo
per i poveri e incrementi di utili per le imprese.
Don Zenobio non era troppo convinto e si teneva la testa tra le mani, pensando
al rosone della facciata e agli affreschi dell’interno ai quali si sentiva molto
affezionato e avvertiva il pericolo che potrebbero sparire dietro una cortina di
cartelloni pubblicitari.
Improvvisamente sulla scena comparve Cicciolina che io riconobbi subito
grazie alle prime pagine dei rotocalchi, mentre l’ignaro don Zenobio, scambiandola
per una delle ignude da vestire, tentò di coprirla con il suo mantello.
Ella respinse l’offerta con un sorrisetto malizioso e precisò che era lì per una
nobile missione: rivendicando uguale dignità per tutti gli organi del corpo
umano e di conseguenza per i relativi bisogni, ricordò ai presenti che era
stata dimenticata una delle opere di misericordia, per lei la più importante,
quella di soddisfare gli appetiti sessuali degli incapaci di provvedere da sé; ed era
venuta con l’intento di curare personalmente la distribuzione di quella risorsa
ignorata dagli altri.
Quelle parole complicarono terribilmente le cose, tanto che il povero parroco
si vide costretto a chiedere l’intervento del vescovo.
Il prelato, giunto con una sollecitudine che fece chiacchierare non pochi dei
presenti, raccolse in assemblea tutte le parti interessate e manifestò un vivissimo
apprezzamento per le prime tre opere di misericordia, e assunse una posizione
indecisa nei confronti dell’utima.
La Cicciolina chiese di parlare e si fece ammirare per un caloroso discorso in
favore dell’iniziativa nella sua interezza e in difesa dell’ultima parte che riteneva
la più importante.
Disse:”Chi chiede un rapporto amoroso merita lo stesso rispetto di un fiore che
rivolge al sole la propria corolla. Il sesso, demonizzato da tante religioni, a mio
parere rappresenta il più alto dei valori umani: esso perciò non può essere appannaggio
esclusivo di chi è ricco, bello e sposato, ma è un diritto di ciascuno di noi: celibi,
vedovi, separati, ecclesiastici, emarginati, handicappati, incapaci…Propongo in
questa sede un referendum abrogativo per il terzo punto del secondo comma
dell’articolo 519 del Codice Penale, perché discrimina impietosamente coloro che
non hanno capacità d’intendere e di volere, escludendoli senza appello da quei
momenti che sono i più significativi della nostra esistenza. Coloro che non riescono
a intendere e a volere, desiderano come gli altri e come gli altri soffrono per ogni
forzata rinunzia. Perciò voi che volete abbattere le barriere per rendere accessibili
a questi sventurati i marciapiedi, gli ascensori, le cabine telefoniche e quant’altro,
dovete fare in modo che possano raggiungere anche un nido d’amore; e chi protende
ad essi la sua mano o accosta le sue labbra con nobiltà d’intenti, va trattato con
rispetto e con ammirazione. Quella che bisogna reprimere è la violenza reale che
stranamente viene tollerata con tanta facilità, non quella presunta contro la quale
la Giustizia si accanisce con estremo rigore, Il sesso non va mercificato in nessun
caso e grido la più solenne delle mie condanne contro chi si arricchisce facendone
commercio. Tutti dovremmo essere coinvolti da un vero spirito di crociata, sentirci
dei missionari e correre dove c’è un desiderio da soddisfare. E’ questo quello che
dovrebbero chiedere gli obiettori di coscienza in sostituzione del servizio militare,
mentre la Protezione Civile dovrebbe disporre ventiquattro ore su ventiquattro di
volontari per le situazioni di emergenza.. Le zitelle che frequentano i luoghi di
culto in cerca di occasioni per pettegolare, quanti meriti acquisterebbero dinanzi
all’Altissimo, se offrissero gratuitamente le loro grazie agli uomini bisognosi!”
Intanto per dare efficacia alle proprie parole, metteva a nudo i seni e si esibiva
con maliziosi movimenti tettonici tra gli applausi scroscianti dei ragazzi e la muta
disapprovazione delle ragazze le quali facevano sentire sottobanco gli effetti
devastanti delle loro unghie e delle loro pedate sui polpacci e sugli stinchi dei
probabili futuri mariti.
Don Zenobio restò talmente scandalizzato che dimenticò i gradi della Gerarchia
e tentò di pigliarsi la licenza di chiamare i vigili urbani per farla espellere, ma il
Vescovo non condivise questa iniziative e si limitò ad invitare pacatamente
l’oratrice a coprirsi, ricordandole che un buon piatto fumante, se prima di essere
servito resta molta tempo scoperto, perde profumo e appetibilità.
Poi, ammorbidendo la sua posizione sull’argomento, affermò che su questa
materia la Chiesa suol procedere con molta cautela, perché le rivoluzioni troppo
affrettate corrono il pericolo di abortire; in Vaticano però è allo studio un
progetto che potrebbe trovare attuazione agli inizi del Terzo Millennio.
A queste affermazioni Cicciolina s’incavolò e ribattè che si menava il can
per l’aia e che mancava la volontà politica per avviare certe innovazioni;
e non si astenne dal ricordare che i suoi beni personali sono molto deperibili
nel tempo e che, all’inizio del nuovo millennio sarebbero diventati come
quelle di molte altre colleghe del Parlamento e in tali condizioni perfino i
cani avrebbero rifiutato la sua carità.
Abbandonò rumorosamente la seduta, tirandosi dietro la quasi totalità
degli intervenuti.
Vescovo e parroco, rimasti padroni del campo in compagnia di poche
anime, tirarono un sospiro di sollievo e rinviarono tutto alle calende
greche.
Nei giorni successivi don Zenobio riprese in pugno la situazione e
rifiutò a più di uno la somministrazione dei Sacramenti; disse e ribadì
che per ottenere la vita eterna non occorrono tante comodità: è sufficiente
la parola di Dio e per questo basterebbe lui solo che è il più grande
predicatore di tutta la Calkabria, non solo di quella jonica.
Al sesso poi dedicò un discorso a parte e molto più intransigente e si
lamentò che la gente, anziché invaghirsi della luce pura dei corpi celesti, si
lascia attrarre dal miele che sta in mezzo alle gambe e non vuol capire che
è proprio lì che il maligno tende la sue trappole.
_____________________
Dopo quegli eventi don Zenobio è andato sempre più impegnandosi per
impreziosire la propria arte oratoria, mentre la Provvidenza gli concedeva di
attingere a due grandissimi oratori dei nostri tempi: un grande maestro di
eloquenza laica, Bettino Craxi, e un altro più sensibile ai remi religiosi,
Adriano Celentano.
Dal primo ha appreso l’arte sublime di intervallare le parole con delle
pause che sono un discorso nel discorso (cogitatio interrupta); dal secondo
è scaturita una serie di suggerimenti molto più complessi, data la poliedricità
del personaggio, specialmente nelle vesti di oratore eclessiale (facies moltiplex).
Per seguire le tracce di quest’ultimo anche nei dettagli, don Zenobio ha
dovuto modificare il pulpito che era addossato alla prima colonna sulla destra
destra dell’altare maggiore, allungandolo fino alla prima colonna a sinistra,
come una specie di passerella.
Adesso i suoi sermoni domenicali li tiene su quella specie di ponticello,
spostandosi da destra a sinistra e viceversa, guardando in aria e facendo
sporgere in fuori il labbro inferiore come ha visto fare a Cementano.
I fedeli lo ascoltano girando la testa di qua e di là, come gli spettatori
Agli incontri di tennis, e tutti ormai soffrono di vertigini e di torcicollo.
________________________
E fu proprio da una di queste prediche che ebbero inizio i miei guai:
nella prima domenica dell’anno nuovo, dopo essersi accaldato in chiesa
con i suoi sermoni, don Zenobio mi trattenne a lungo sulla piazzetta
antistante alla chiesa, chiedendomi un impegno maggiore per far trionfare
la fede e la devozione nel nostro travagliato paese.
Risposi che avrei dato il meglio di me, dichiarandomi disposto a tutto,
perfino a suonare le campane a martello.
Per caso ci stava ascoltando un vecchio militante socialista con l’udito
in disordine il quale capì che io volessi suonare le campane a Claudio
Martelli e informò immediatamente l’interessato.
Claudio Martelli, dopo aver fatto ricorso a tutti gli scongiuri possibili
e immaginabili, ha riunito il Comitato Centrale del Partito e si è lamentato
con Craxi, Craxi è andato a lamentarsi con De Mita, De Mita ha pregato
il Vescovo della nostra diocesi, il Vescovo ha dato ordini a don Zenobio
ed io sono stato licenziato.
Finalmente sapete perché Craxi e De Mita hanno smesso di litigare
ed ora stanno formando un Governo più stabile!
Io sono una persona colta, egregio Arbore: ho frequentato il Liceo Classico
che è tutto dire, e non ho potuto accedere agli studi universitari, perché la
la professoressa di matematica da sola riuscì a sbarrarmi la strada per il
proseguimento degli studi.
Nelle discipline umanistiche però sono stato un vero fenomeno: grazie poi
alla mia professione di sacrestano ancora adesso mastico parecchio latino,
nella memoria ancora si aggira qualche traccia di letteratura, mentre la storia
la ricordo a mani e dita, specie quando sono coinvolte le campane.
Non si può immaginare con quanta rabbia penso al caso di Pier Capponi
il quale minacciò di far suonare a martello le campane di Firenze al cospetto
di un intero esercito nemico, senza subire alcuna conseguenza negativa.
Anche Ambrogio dei Promessi Sposi in piena notte suonò a martello le
campane del suo villaggio e, malgrado l’occupazione spagnola e tutte le
altre magagne della società del tempo, se ne uscì senza danni.
Io, invece, nell’anno del Signore 1988, in uno stato democratico, con
tutte le garanzie della Costituzione e delle Organizzazioni Sindacali,
con tutta la vigilanza di Amnesty Internazional sui diritti dell’uomo,
solo per essere stato frainteso circa la mia effettiva intenzione di suonare
a martello le campane del mio paese, mi trovo senza lavoro!
Ora non sono più Arcangelo Tirolazoca, adesso mi chiamo Arcangelo
Tiroilgrilletto: con i miei pochi risparmi di anni di duro lavoro ho
acquistato una pistola e ho intenzione di fare il killer.
In questi giorni mi vado organizzando per segnalare la mia presenza
ai potenziali mandanti, mi sono fatto stampare i bigliettini da visita e
ho compilato il listino delle mie competenze: per cinque milioni faccio
fuori una persona, per il doppio della cifra garantisco la sparizione del
cadavere e, se gli elementi da eliminare sono più di tre faccio lo sconto
comitiva.
Pur stando agli inizi, ogni giorno vengono a contattarmi da ogni parte
del mondo e già posso dire che in questo campo la disoccupazione non
ci sarà mai.
Vanno in cerca di killers emissari israeliani per eliminare i capi di Al
Fatah, emissari di Gheddafi per abbattere Reagan, emissari di Reagan
per togliere di mezzo Gheddafi; proprio ieri si è presentato un tale in
nome della regina Elisabetta ormai decisa ad eliminare le nuore e forse
anche la Thatcher; stamattina si è fatto avanti un altro per conto di
un’organizzazione segreta che vuole ritentare la sorte con papa Woitila.
Ci sarebbe da far fuori Cirac su commissione di Mitterand, da far
fuori Metterand su commissione di Cirac e di far fuori questi due su
commissione di Lepen.
Sono in lista d’attesa Castro, il reverendo Jekson, Alfonsin,Cory
Aquino, Ortega e forse anche Gorbaciov.
In Italia in questo momento l’unico ad essere sotto tiro è Ciriaco
De Mita, ma io per questa impresa ormai sono tagliato fuori, perché
ad individuare i killers hanno già provveduto da parecchio tempo.
Coloro che vengno a contattarmi, prima di fare proposte concrete
o affidarmi incarichi delicati, chiedono il mio curriculum, ma io
purtroppo ancora non dispongo di un passato di sangue e fino ad
oggi, con tutta la mia buona volontà, non sono riuscito ad ammazzare
nessuno, nemmeno il topolino che s’introduce spesso in sacrestia a
a rosicchiare le ostie da consacrare.
Voi, dottor Arbore, siete l’unico in grado di aiutarmi concretamente,
offrendomi la l’opportunità di debuttare con un delitto eccellente: i rivali
pronti a tirare i piedi a voi e alla trasmissioni sono tanti, i critici disposti
a denigrarvi ancora più numerosi; e poi lo leggo io stesso nei vostri occhi
il desiderio di levare di mezzo qualcuno di troppo come il notaio, Frassica
e soprattutto la moglie di quest’ultimo.
Rivolgendovi a me, sarete servito in maniera impeccabile e otterrete delle
facilitazione di pagamento: un grosso sconto, solo un piccolo anticipo per
l’acquisto delle munizioni e poi tante comode rate a partire dal centesimo
dopo l’esecuzione.
Se poi la vostra magnanimità v’induce a soprassedere, consentitemi una
piccola dimostrazione in diretta: invitatemi ad una delle prossime puntate
e, appena l’indice dell’Auditel salirà all’apice, lasciate che con una scacciacane
due o tre colpi addosso a Fiocco.
Qualche telespettatore in cerca di killers potrebbe apprezzare il mio stile
d’impugnare l’arma, la mia fermezza di polso e…fosse che fosse la volta buona!
Non mi abbandonate proprio adesso, egregio Arbore, perché il momento è
molto favorevole: mi hanno assicurato che sta per uscire una legge che
riconosce il principio della “modica quantità” anche per gli omicidi e basterà
fare un assassinio per volta per uso personale per restare impuniti.
Nell’attesa di un intervento a me favorevole, vi saluto caramente,
Arcangelo Tirolazoca.
15
ORTENSIO POMODORI
Ortanova, 22 /02 /1988
Egregio dottor Arbore e…
…e signora Indietro Tutta
A scrivere questa lettera sono io, Ortensio Pomodori, dottore di Scienze
Agrarie e alto funzionario dell’Ispettorato dell’Agricoltura; da quando mi
sono sposato vivo ad Ortanova presso una floridissima azienda di prodotti
ereditata e gestita da mia moglie.
A prima vista penserete che questo messaggio contenga chissà quali
congratulazioni per il vostro spettacolo, ma non è così egregio Arbore!
Per mezzo di essa intendo manifestare le più vibrate proteste per il
disastro che avete creato in casa mia l’altra sera, approfittando di un
banale infortunio domestico.
Voi di “Indietro Tutta” non siete solo volgari e ripetitivi, come sostiene
la critica e la stampa più accreditata, ma al momento opportuno sapete
essere anche arruffoni e mariuoli; e le vostre Coccodè, alquanto grassocce,
sono più adatte per essere servite a tavola che a letto.
Andiamo ai fatti in modo che vi rinfreschiate un pochino la memoria,
mentre io mi covo la speranza che qualcuno, pubblicando questa lettera,
faccia sapere agli ignari telespettatori di quali misfatti siete capaci.
L’altra sera avevo organizzato nella mia casa di campagna una cenetta
per pochi intimi, allorquando nel pieno fervore dei preparativi mi sfuggì
il telecomando che andò a sfasciarsi sul pavimento.
L’inconveniente era grave e c’era da provvedere con urgenza, perché il
prezioso attrezzino nelle mie mani è come il fulmine nel pugno di Giove
Pluvio: alle prime avvisaglie d’interruzione dei programmi per gli spots
pubblicitari - tah – cambio canale.
Spegnere o non spegnere il televisore divenne subito il nostro problema
e, siccome noi siamo una famiglia di antiche tradizioni democratiche
come i Kennedy in America, i Gava a Napoli e i Pisicchio a Bari, in questo
frangente la via obbligatoria da seguire era quella di indire un’ assemblea
straordinaria di tutti i convitati per giungere ad una risoluzione rapida e
adeguata.
Dall’acceso dibattito emersero subito due tendenze: quella dei videodipendenti
che desideravano seguire i programmi televisivi ad ogni costo e quella degli
antitelevisi, fermamente decisi a non cenare in compagnia della forfora, dei
brufoli, dei pannetti con milioni di germi, con i rotoli di carta igienica che
salivano al cielo.
Come avviene in tutte le assemblee di questo mondo, la discussione si
trascinava per le lunghe e la minestra si raffreddava.
Fu zio Samuele, esponente comunista della linea di Natta, a suggerirmi
una soluzione di compromesso: essendo l’ampiezza del tavolo superiore
al numero degli invitati, mi consigliò di abdicare all’onore di capotavola
per far posto al televisore.
Il suggerimento mi piacque moltissimo e lo misi in opera senza perdere
tempo : sgombrai l’estremità della panca e arrotolai una porzione di
tovaglia, creando un po’ di spazio per l’illustre convitato e riservandomi
il primo posto alla sua sinistra per tenere la tastiera a portata di mano: in tal
modo potevamo seguire i programmi televisivi e avere nel contempo la
possibilità di rinviare al mittente la pubblicità non gradita.
Tutti preferimmo il vostro programma all’infuori di una gestante che
era preoccupata per la presenza del maestro Mazza e temeva per le
sembianze del nascituro; alla fine però, per farci piacere, si adeguò ai
desiderati della maggioranza, proponendosi di chiudere gli occhi ad
ogni zumata su tale personaggio.
Quella risoluzione fu la rovina completa della nostra cena, perché il
video all’improvviso divenne il cratere di un vulcano in eruzione e
tutta la vostra ciurmaglia si riversò a ondate successive sulla nostra
tavola per saccheggiarla.
Le prime a calarsi come arpie furono le Coccodè, .le quali in un
attimo si beccarono due coppe ricolme d’insalata verde.
Riccardino. Dopo aver preso posizione dietro una caraffa, con
gesti rapidi e ripetitivi ripulì un esteso vassoio di bignè alla crema.
Poi fu la volta del notaio il quale, snobbando i cibi, preferì allungare
una mano in mezzo ai seni di mia cognata seduta al primo posto alla
destra del teleschermo, beccandosi una tremenda forchettata sull’avanbraccio; la valletta si precipitò ad apprestargli le prime cure con una sola
mano, mentre con l’altra era intenta a fare il vuoto in una sperlunga di
patate fritte.
Poi venne Frassica e consorte, poi venne il gonghista, poi Fiocco e
alla fine l’orda dei nordisti e quella più affamata dei sudisti.
Intanto si spargeva per tutta la casa il tanfo insopportabile del sigaro del
signor Meravigliao.
Solo Cupido, intrappolato nei cavi del suo trespolo volante, non era in grado
di prendere parte allo sparecchiamento, ma tendeva ugualmente le mani da
lassù, chiedendo che lanciassero qualche bocconcino nella sua direzione.
Quando il saccheggio era quasi al completo, arrivò il turno vostro e questo
non potete negarlo, egregio Arbore,: allungando la mano dalla tolda di quel
maledetto vascello, avete afferrato per il collo il mio fiasco preferito e via a
strombettare con miss Nord e miss Sud, come se si trattasse di un clarinetto;
completato il prosciugamento, lo avete buttato giù attraverso il bocchettone
sulla capoccia di Pisapia che si eccitava anche lui ed era sul punto di rompere
il suo esperimento per pigliar parte di persona al saccheggio.
E poi ciascuno raggiunse il suo posto per cantare tutti insieme “Vengo
dopo il Tigì”.
Superato lo sbandamento iniziale, ci siamo riorganizzati alla meglio e,
prima di portare altro cibo sulla tavola, abbiamo apprestato una salda
linea difensiva; inferiori alla vostra ciurma per numero e per mezzi, vi
abbiamo attesi con le forchette nel pugno presso la strettoia del video,
come gli spartani di Leonida alle Termopili.
Invano però abbiamo atteso il secondo assalto, anzi a un certo momento
Si è sentito bussare delicatamente dietro lo schermo e subito dopo si sono
affacciate le ragazze del cacao, si sono inchinate con un tocco di gentilezza
esotica e ci hanno offerto alcune coppe ben ricolme del vostro prodotto,
quello della confezione Pazientao.
Per qualche istante ci siamo calmati e andava facendosi strada l’idea del
perdonismo, ma poi sono stati sufficienti alcuni spicchi di limoni degli
agrumeti della Calabria Ionica per dare fiato agli intransigenti che hanno
fatto prevalere il sentimento della vendetta da eseguire a tutti i costi, anche
in capo al mondo.
Mio cognato, per molti anni in servizio nella Legione Straniera e molto
addentrato nel traffico internazionale di armi, si rivelò il più intransigente,
perché ferito nell’onore dalla manata del notaio fra le tette della moglie:
disse di essere amico fraterno di un colonnello francese che dirige da tempo
un commercio molto sviluppato verso i paesi in via di sviluppo; costui ci
potrebbe fornire in pochi giorni un bel missile “Exocet” e in tal caso di
Indietro Tutta non sarebbe rimasto più niente, nemmeno lo scalpo di Frassica!
L’aspetto più comodo era che saremmo stati impuniti come i protagonisti
della storia di Ustica, perché la Giustizia Italia
na non è ancora attrezzata
per fare luce su certi misteri; e poi c’è sempre mio cognato che vanta non
poche amicizie con i vertici dei servizi segreti di molti paesi, pronti a dare
una mano per depistare le indagini e rendere anche questa strage figlia d’ignoti.
Un cugino di mia moglie, anche lui con le mani nella pasta di queste faccende,
si è opposto energicamente alla tesi di mio cognato in nome del made in Italy.
“Non è il caso - ha sostenuto – che si faccia ricorso ai prodotti stranieri, se
ci sono le mine italiane ormai famose in tutto il mondo più degli spaghetti e
delle scenate di Mario Merla: questi sono ancora più adatti per mandare ai
pesci quel vascello del demonio!”
“Altolà - ha esclamato zio Samuele – Abbiamo la fortuna di vivere in uno
stato di diritto e la nostra vendetta non può travalicare i limiti del Dettato
Costituzionale.
Noi comunisti siamo nati con le mani pulite e non possiamo concedere
certi strappi alle regole: ora vi faccio vedere io come si fanno certi lavoretti
senza oltrepassare i limiti della buona creanza”.
Ha sollevato la cornetta del telefono, ricorrendo ad Enrico Manca, un’antica
amicizia che, per quello che si dice nella nostra famiglia di stampo piuttosto
conservatore, è tutto quello che resta del vecchio Fronte Socialcomunista.
Il presidente della RAI lo ha ascoltato per diversi minuti, interrompendolo
a intervalli regolari con dei sonori “Perbacco!”, “Caspita!”, “Accidenti!”
Alla fine ha preso nelle sue mani le redini della conversazione e ha così
concluso:”Caro Samuele, non siete gli unici ad essere incappati in questa
specie di guai per colpa di quella dannata trasmissione, ma vi giuro che sarete
gli ultimi; vi prometto solennemente che la terrò per qualche giorno per ragione
di popolarità e di opportunismo politico, ma non andrà oltre l’undici marzo”.
Perciò, quando smammerete da lassù, egregio Arbore, siete pregato di non
addurre altre spiegazioni alla fine indecorosa della vostra trasmissione, perché
il vero motivo sarà quello che vi sto dicendo io,
Ortensio Pomodori, dottore e ricercatore in Scienze Agrarie, se ciò non vi
fa schifo
16
TOTO LAVIA
Fancavilla Fontana 24/02/1988
Egregio dottor Arbore…
….e signora Indietro Tutta
Sono il prof. Toto Lavia di Francavilla Fontana: nonostante i paludamenti
del verace uomo di penna, non disdegno volentieri la decima Musa, quella
degli spettacoli leggeri; le mie grandi passioni però sono la Letteratura e,
ancor più, la Storia.
Seguo con misurato entusiasmo la vostra trasmissione e, riguardandomi
dallo sfornare encomi spropositati, dico semplicemente che essa è originale,
nel senso che avete inventato una nuova maniera di proporre spettacoli non
intelligenti.
Il vostro maggior pregio, illustre signor Arbore, è proprio la banalità:
approdare con gli occhi sulle scintillante e quasi nude rotondità delle
Coccodè o penetrare con la fantasia i veli vaporosi delle donne Cacao è
un atto distensivo e liberatorio, dopo una stressante giornata di lavoro,
mentre i programmi di rilevante spessore intellettuale, alla maniera di
Piero Angelo ed Enzo Biagi, nel giro di pochi mesi potrebbero portare
all’esaurimento o a forme più conclamate di pazzia la quasi totalità dei
dei telespettatori, costringendo la Comunità o riaprire precipitosamente
i manicomi.
L’unica componente discutibile del vostro spettacolo mi sembra la
poesia della signora Frassica: con tutto il rispetto per costei, penso che
i suoi temi poetici siano scarni e prosciugati ancor più degli Ossia di Seppia,
e che la sua tecnica compositiva sia andata molto più in là dei canoni estetici
dell’Ermetismo.
Sinceramente parlando quei componimenti non riesco a mandarli giù e, se
poi vogliamo chiamare poesia quella roba lì, vuol dire che i tabulati della
P2 sono dei grandi poemi, che gli elenchi del telefono sono superiori alla
Divina Commedia e che la SIP sta per vincere il Premio Nobel per la
Letteratura.
Dite però alla Daniela Conte di non avvilirsi per questa mia stroncatura
così drastica, perché noi, studiosi di poesia, siamo avvezzi a prendere delle
grosse cantonate e non sono pochi gli scrittori che, bistrattati dalla critica
a loro contemporanea, riescono a farsi riabilitare in seguito, attenendo
considerazione e riconoscimenti dalla posterità.
Non è del tutto escluso perciò che le sue poesie adornino le antologie
scolastiche del futuro e che gli insegnanti del Terzo Millennio impongano
ai figli dei nostri nipoti di mandarli a memoria,ripetendo quanto è stato
imposto a noi con i componimenti di Carducci, di D’Annunzio o, ancora
peggio, dei vari Prati, Aleardi e Dell’Ongaro.
In tal caso gradirei che ottenessero un po’ di fama anche le mie raccolte
di liriche ancora inedite. Lische di Vope e quella poeticamente più matura,
Nero di Calamaro, ispirata dal più cupo pessimismo.
____________________
Il mio cavallo di battaglia però non è tanto la poesia quanto la storia.
Sulle orme di Gianbattista Vico ritengo che essa sia sostanzialmente
ripetitiva, ma debbo dare atto anche a Francesco Guicciardini e riconoscere
che si verificano delle varianti accidentali.
Per esigenza di chiarezza mi vedo costretto a ricorrere a qualche
esempio concreto.
Una delle prime testimonianze della ripetitività della Storia ci viene
dall’antica Agrigento: Falaride, tiranno di quella città, si fece costruire
dall’ingegnoso ma sprovveduto Perillo un toro di bronzo molto sofisticato
per rinchiudervi e torturare a morte i suoi oppositori.
Terminata l’opera, a Perillo fu riservato l’onore di collaudarla.
A distanza di venticinque secoli una situazione analoga si è verificata
in Italia: alcuni uomini di governo hanno sollecitato la costruzione di
Istituti Carcerari d’avanguardia e poi l’onore di collaudarli è toccato ad
uno di loro, tanto che, stando alle denunzie ben documentate di Striscia
la Notizia, in Italia i complessi carcerari vengono costruiti, ma non vengono
collaudati e vengono consegnati all’abbandono e allo sfascio.
Nelle pagine della Bibbia troviamo la storia di Esaù che per un misero
piatto di lenticchie cedette la primogenitura al fratello Giacobbe.
Un simile avvenimento si va ripetendo in Italia con crescente frequenza:
moltissimi elettori, soprattutto le matricole delle urne, stanno prendendo
l’uso di cedere il proprio voto in cambio di una cena.
Di questo fenomeno, ancora nella fase iniziale, si prevedono incredibili
sviluppi negli anni a venire, tanto che la Società delle autostrade ha già
allo studio un progetto che contempla la chiusura al traffico di tutte le
arterie autostradali durante le prossime campagne elettorali, per allestire
chilometriche tavolate da casello a casello, e ad ogni partito sarà riservato
un tratto in ragione del suo peso politico, come attualmente si fa per il
finanziamento pubblico.
Gli studenti che generalmente includono tutto il loro sapere in uno slogan,
grideranno “meno posti e più pasti!” e, quando avranno fame, si limiteranno a
scendere in piazza per chiedere lo scioglimento anticipato delle Camere, e così,
grazie alle nuove elezioni, potranno rimediare non pochi pasti a spesa dei
candidati più danarosi, i quali poi non tarderanno a ripagarsi con gli interessi,
intrallazzando durante la legislazione successiva.
Anche gli eventi storici minori evidenziano la stessa incidenza di ripetività:
Porsenna a suo tempo stese sul fuoco la mano che aveva fallito il bersaglio,
mentre Mino Damato recentemente ci ha messo i piedi incolpevoli per punire
gli errore che spesso commette con altre parti anatomiche nelle funzioni di
conduttore televisivo.
Non mancano le frasi celebri che si ripetono con delle varianti appena
percettibili.
Enrico Quarto di Borbone disse:”Parigi val bene una messa!” e subito
divenne re di Francia; alcuni secoli più tardi Biagio Agnes ha detto:
“Roma val bene una funzione!” e subito è stato consacrato funzionario
della RAI.
Nell’atto di allungare il capo nella Corona di Francia, Napoleone disse.
“Iddio me l’ha data, guai a chi la tocca!” e qualche secolo più tardi la
Cicciolina in occasione della sua investitura politica ha sollevato il davanti della
della sua gonna e cadetto:”Iddio me l’ha data, beato chi la tocca!”
Il primato della ripetività rimane però alla famosa parola di Cambronne:
ormai la si legge e la si ascolta dappertutto, anche in televisione.
__________________________
Questa mia passione mi ha indotto a scrivere la storia dell’Italia Repubblicana,
un’opera monumentale in più volumi, intitolata “Dalla Fondazione della Repubblica”
I primi tre decenni, tranne il mio giudizio troppo negativo nei riguardi della
Legge Merlin che ha fatto dell’Italia un immenso casino a cielo aperto, e tranne
qualche difficoltà per mettere riparo ai limiti della statura politica di Amintore
Fanfani, non mi hanno creato ostacoli di rilievo.
Stanno sorgendo, invece, non pochi problemi per la quarta deca, quella che si
riferisce agli anni Ottanta.
Gli avvenimenti freschi di giornata sono come la minestra appena scodellata,
caro Arbore: scottano parecchio e chi non intende aspettare che si raffreddino
un pochino, deve maneggiarli con molta cautela.
Il problema più difficile da risolvere è quello di individuare nella pletora
dei personaggi che affollano le prime pagine dei giornali e gli schermi delle
televisioni, coloro che sono i protagonisti veri: lo storico provetto deve avere
la capacità di soppesare i meriti di ciascuno prima di scegliere chi consegnare
alla fama tra i posteri e chi lasciar cadere nel dimenticatoio.
Io, per quanto mi riguarda, la cernita l’ho quasi completata.
Tra i politici del nostro tempo sono da consegnare alla Storia senza esitazione
Giulio Andreotti e Bettino Craxi.
Il primo, ricalcando le orme di Cavour, non fa che estenderle in lungo e in largo,
grazie anche alla maggiore dimensione dei suoi piedi; grande tessitore anche lui,
supera il torinese per una maggiore attitudine ad allungare contemporaneamente
le mani su ogni parte del telaio, mentre il suo aspo è in grado di avvolgere insieme
fili di tutti i colori; in quanto a spedizioni militari poi possono considerarsi alla pari,
data l’equidistanza dalla Crimea e dal Golfo Persico.
Per Bettino Craxi non ci sono problemi, perché è di una caratura politica così
elevata che in lui ci sta tutto Garibaldi, capelli, barba e cavallo compreso.
Decisamente da escludere è Francesco Cossiga: benedetto uomo, se non riesci a
smuovere la cronaca giornaliera e mandi puntualmente in bianco fotografi e
reporter, come potrai trovare spazio tra i posteri?
Ciriaco De Mita ha qualche possibilità in più, ma il suo destino è nelle mani
delle Brigate Rosse: se lo beccheranno, come pare che sia nelle loro intenzioni,
il suo martirio lo farà rifulgere agli occhi dei posteri alla stessa maniera di Aldo
Moro, se, invece, riuscirà a farla franca, dovrà sprofondare nell’anonimato.
Molto controversa è la posizione di Claudio Martelli: i miei collaboratori più
stretti sono fermamente decisi a cestinare il suo nome e non gli riconoscono
alcun contributo valido allo svolgimento della Storia né alcun titolo per essere
all’attenzione dei posteri; io, al contrario, un posticino vorrei che gli fosse
riservato, perché è uno di quelli che fanno rumore e hanno il merito di tener
desta l’attenzione della gente.
Alle volte mi chiedo: se le oche del Campidoglio, solo starnazzando, ebbero la
ventura di salvare Roma dall’assalto dei Galli e ottennero per questo una risonanza
plurimillenaria, perché non dobbiamo riconoscere anche a lui gli stessi meriti?
___________________________________
Se riesce difficile giudicare gli uomini come singoli, ancora più complicato è
valutarli nei loro comportamenti di massa: sono sempre più frequenti gli
assembramenti oceanici per manifestazioni sportive, gli spostamenti plebiscitari
di Pasquetta e Ferragosto, gli affollamenti strabocchevoli delle spiagge, delle
stazioni sciistiche, delle terme, delle discoteche; addirittura perniciose sono
le raccolte plaudenti dinanzi ai capipopolo che urlano deliranti.
Tutta gente che ha perso la sua identità.
Il fenomeno più inquietante però è quel correre tutti insieme ad invischiarsi
nelle ragnatele della pubblicità.
Sono ogni giorno più numerosi coloro che si lasciano indurre a strofinarsi la
cuticagna con questo o quel ritrovato dagli effetti miracolosi, con la speranza
di un rapido rimboschimento del cuoio capelluto, ma le piazze delle nostre città
si vanno sempre più affollando di carocce levigate che brillano al sole.
La piaga sta assumendo dimensioni planetarie e basta gettare uno sguardo
sugli uomini politici di quest’ultimo squarcio di secolo per farsi un’idea:
in Italia siamo passati dalle crinite figure di Palmiro Togliatti e di Alcide
De Gasperi alle depilatissime immagini di De Mita e, ancor più,di Craxi;
i Francesi non stanno certamente meglio, perché, dopo tante chiomate dinastie,
sono costretti a scivolare con gli occhi sulle zucche pelate di Giscard,di Chirac
e di Mitterand; ancora più disastrosa si presenta la posizione dei sovietici che
sono precipitati dall’irsuto capo di Stalin alle glasnostiche tempie di Gorbaciov.
L’unica calvizie che merita le attenzioni della Storia è quella di Amintore
Fanfani, come risulta da alcuni documenti custoditi gelosamente nel mio
archivio personale: durante le ultime fasi della Guerra di Liberazione l’illustre
uomo politico venne catturato dalle truppe germaniche in ritirata, mentre
combatteva alla macchia a capo di un manipolo di corazzieri, e tutti furono
messi al muro senza troppi riguardi.
Sotto il fuoco del plotone di esecuzione tutti gki altri caddero stecchiti,
mentre a lui la scarica di fucileria fischiò radente sul cranio e lo privò per
sempre della capigliatura.
Malgrado le pressanti ricerche, la Scienza Ufficiale contro questo
flagello è ancora impotente; qualche anno fa si era accesa una speranza, perché
un’equipe di scienziati giapponesi aveva messo a punto un preparato a base di
ormoni; dopo ulteriori esperimenti però venne fuori un effetto collaterale
inquietante: con l’uso prolungato del prodotto si riacquistava il pelo, ma si
perdeva il “vizio”, per cui nessuno è ricorso alla cura e il problema è rimasto
irrisolto.
Non tutti i mali vengono per nuocere però e le calvizie in un prossimo
futuro potrebbero diventare una ciambella di salvataggio per la sopravvivenza
dell’uomo sul nostro pianeta.: infatti, stando alle previsioni di alcuni
ricercatori tedeschi, quando sarà roso completamente lo schermo di ozono,
saranno le teste levigate dei calvi a rispedire nello spazio le radiazioni
ultravioletti e a salvare l’umanità.
Ancora più numerosa è la schiera di coloro che si affannano a raschiarsi
le gengive con prodotti efficacissimi per la prevenzione del tartaro e delle
carie; ma, come conseguenza, vediamo gli studi dentistici ( molti dei quali
abusivi) sempre più affollati di clienti che vanno a svuotarsi le tasche e a
riempirsi la bocca di protesi sempre più sofisticate.
Caro Arbore, dove sono finite e poderose mascelle dei Sannaci, di Curio
Dentato, dei Sanniti e del conte Ugolino?
_____________________________
E c’è poi la violenza della pubblicità sui bambini.
E’ un’idra dalle cento facce che sa coltivare l’orgoglio e la morbosa deduzione
dei genitori, sa insinuarsi con subdola raffinatezza tra i desideri dei più
grandicelli,, incombe impietosa e brutale sulla primissima infanzia.
Esaminiamo il caso di certe marche di pannetti: sederini d’oro di qua,
sederini famosi di là e le famiglie si precipitano a comprare senza riflettere.
Sciagurate mamme, capite almeno quale occulto significato si nasconde
dietro a certe espressioni? Per quali degne imprese pensate che saranno
d’oro e, ancora peggio, famosi i sederini dei vostri pargoli? Non vi accorgete
che la diffusione della pedofilia ormai è diventata inarrestabile?
Strani personaggi (non sappiamo ancora se attori disoccupati travestiti da
pediatri oppure pediatri disoccupati travestiti da attori) sostengono con
sempre maggiore insistenza e convinzione che certe marche di pannolini
rappresentano per il neonato la soluzione ottimale, ma i pediatri veri sono in
allarme, perché tali prodotti assorbono più del consentito, disidratando gli
sventurati culetti e incidendo negativamente sullo sviluppo della personalità.
Per quale sortilegio pensate che Frassica e Riccardino siano così ritardati
e il maestro Mazza così allampanato? Sono state le terribili sofferenze che
hanno dovuto subire in tenerissima età per colpa di questi prodotti che
sarebbero più indicati nel Polesine, sull’Arno fuor dagli argini o in Valtellina
per scongiurare straripamenti e inondazioni.
E che dire della funzione sociale dei supermercati? Essi sono il luogo
d’intrattenimento e di piacere per le nostre massaie le quali vi si aggirano
con classe, snellezza e leggiadria.
Li si scatenano a difendere il loro unico fustino di detersivo dall’arroganza
di chi ne possiede due in incognita; lì palpano con maliziosa voluttà un
uomo che ha la camicia afflosciata e non solo quella; lì improvvisano le
loro sveltine con il loro amico per i piatti: una vita mondana molto
movimentata, egregio Arbore, altro che i salotti di Marina Ripa di Meana
e della Marzotto!
E che dire delle contraddizioni della nostra economia? Da una parte si
rafforza la nostra posizione tra gli stati più industrializzati del mondo,
dall’altra siamo sul punto di scomparire come la fauna ittica dell’Adriatico,
soffocati dalla mucillagine del Debito Pubblico.
Gli automobilisti vengono talmente spremuti dal Fisco e da altre mani, che
risulta più agevole mantenere due amanti giovani che una sola automobile
vecchia e malandata.
Il disavanzo della bilancia agroalimentare, malgrado i ripetuti scioperi
di Marco Pannella , aumenta giorno dopo giorno e, solo quando comincerà
a digiunare Giovanni Spadolini, si assisterà ad un’inversione di tendenza.
E l’istituto dei Referendum?
Qualcuno sostiene che si tratta del più alto risultato mai raggiunto dal
sistema democratico, ma in realtà è un diabolico espediente nelle mani di chi
comanda per disorientare gli sprovveduti i quali credono di essere depositari
di chissà quali poteri, solo perché viene proposto loro un quesito assai poco
comprensibile e che ha solo due monosillabiche possibilità di scelta: se vince
il No, tutto rimane come prima; se prevale il Si, vengono a crearsi dei vuoti
legislativi con degli effetti diametralmente opposti alle buone intenzioni
di chi credeva di accomodare tutte seguendo questo percorso.
Esaminiamo gli effetti relativi dell’abrogazione dell’immunità parlamentare
alla luce di un avvenimento concreto, il caso del fratello parlamentare di mia
suocera: costui nei passati governi vanta più presenze dello stesso Andreotti,
anche se di minore incidenza, ed è coinvolto in tutti gli scandali del Dopoguerra,
da quello degli Hercules a quello di Fiumicino, da quello dei Petroli a quello
della ricostruzioni delle zone terremotate degli ultimi decenni.
Appena furono resi pubblici i risultati di quel referendum, i nemici di mia
suocera che sono tanti, si dettero convegno sotto i balconi della casa di lei
con altoparlanti e striscioni, inneggiando all’arresto imminente di tutti i
governanti disonesti.
La dinamica vecchietta, in lacrime, rintracciò immediatamente il fratello
via cellulare e lo supplicò di mettersi in salvo, di raggiungere al più presto
la Svizzera, dove aveva provveduto a depositare il suo malloppo.
E, invece, l’onorevole zio si fece subito vivo tutto pimpante e, baciando
con tenerezza gli zigomi bitorzoluti della sorella che gli posava delicatamente
le chele sugli omeri, esclamò:”Non temere sciocchina! Quei ciglioni di laggiù,
al pari di tanti altri sparsi per l’Italia, s’illudono e non sanno che deve ancora
nascere colui che vedrà in galera un solo uomo di governo!”
I referendum contro il Nucleare poi dimostrano che certi ecologisti sono da
lodare per i loro intendimenti, ma hanno anche il torto di mettere sullo stesso
le contrazioni dell’utero e i voli del pensiero.
Trovo illogico ed inquietante che abbiano voluto impedire all’ENEL di
fare investimenti sul Nucleare all’estero, mentre non muovono un dito per
bloccare l’approvigionamento di energia prodotta in centrali atomiche ubicate
a ridosso dei nostri confini: il che vuol dire che non si vuole impedire al Nucleare
di fare investimenti sull’ENEL.
Lungo le Alpi sono tante le abetaie deturpate dai tralicci di alta tensione che
intersecano con squallidi solchi il verde intenso della vegetazione; e, se andrà
avanti il discorso sul disarmo, le portaerei obsolete costituiranno per l’Italia
una nuova minaccia, perché gli speculatori senza scrupoli, acquistandole con
poco prezzo, le convertiranno in centrali nucleari galleggianti e verranno ad
ancorarle al limite delle nostre acque territoriali per lucrare sulla nostra sete
di energia.
E intanto nuclearisti e antinuclearisti si scaldano insieme e s’illuminano con
l’energia proveniente dall’atomo, continuando a beccarsi e a guazzare in un
mare di polemiche.
______________________________
E che dire del Nuovo Concordato?
Anziché rafforzare la tolleranza e la pace religiosa, è venuto a creare nuove
contrapposizioni, ad erigere nuovi steccati specialmente per l’insegnamento
religioso e, come per il passato, quella che sta prevalendo è la Chiesa, perché
l’ora di religione, dopo essere stata resa facoltativa nelle scuole, è diventata
obbligatoria in TV il sabato sera con i quaresimali di Adriano Cementano.
Questo individuo, egregio Arbore, non deve essere assolutamente preso
alla leggera, perché racchiude in sé le potenzialità negative del Savonarola
e di Rasputin messi insieme: non lasciatevi ingannare dal fatto che non ha
i capelli e la barba del sinistro monaco russo.
Le sue parole hanno il potere di fiaccare le migliori energie del nostro
popolo e, in netto contrasto con la tradizione della Chiesa d’Occidente,
incoraggia il misticismo e la vita contemplativa d’ispirazione orientale.
Io che vado spesso a passare i week-end in una mia villetta adiacente
al tratto finale dell’Appia Antica, vedo una vera processione di personaggi
noti e di gente sconosciuta che, istigata dai suoi discorsi, s’incammina in
direzione di Brindisi con l’intendo d’imbarcarsi per l’Oriente, come gli
antichi anacoreti diretti in Tebaide.
Due giorni fa ho visto passare Luciano Lama in partenza per il Tibet,
dove sostiene di avere molti parenti, mentre è opinione comune che i suoi
familiari sono tutti sulle Ande; dopo aver deposto la pipa, intende finire
i suoi giorni lassù e riparare con una vita puramente ascetica combinati in
Italia come dirigente sindacale.
Poco dopo ho salutato Marco Pannella in partenza per l’India senza cibo,
con un quartino di acqua minerale e una bandiera arancione tra le mani e
ha precisato di essere pervaso da un profondo trasporto religioso.
Ho ribattuto quasi in tono di rimprovero:” E tu, con il Papa a Roma,
vai a cercare Dio in India?”
E lui,pronto come sempre:”E sì, mio caro! Il nome, il verbo e tutti gli
aggettivi di Cristo non mi soddisfano per niente, perché Costui non fa
altro che predicare la dispersione delle ricchezze: cosa credete, voi storici?
Che il Regno dei Cieli sia una repubblica assistenziale gestita a sproposito
dalla partitocrazia? Non è così , o illuso, ed io gli ho preferito un grande
taumaturgo di laggiù che i beni del mondo vuole accentrarli nelle mani
di pochi prediletti”.
Anche Giorgio Almirante, dopo aver lasciato l’incarico più importante
del suo partito, è passato da quelle parti: mi ha riferito che avrebbe
attraversato il Mar Rosso in senso perpendicolare al cammino di Mosè,ma
poi, dopo aver raggiunto l’Oceano Indiano, era incerto se proseguire
verso Sud e rinfrancare il suo spirito tra gli europei del Sudafrica, oppure
dirigersi verso Est, nella Cina Nazionalista.
Indovinate chi altro ho transitare? Pippo Baudo! Procedeva Scalzo e
compunto, reggendo sulle spalle una bisaccia colma di radici, di bulbi
e di “ricciarelli” di castagne.
Giunto in riva al mare, non si è imbarcato, ma ha cominciato da par
suo a camminare sulle acque.
Non ci sono più i mari di una volta, caro Arbore, e il nostro demiurgico
Pippo, dopo alcune centinaia di metri, ha messo un piede sopra una chiazza
di greggio o forse su chi sa quale materiale galleggiante, scivolando e sbattendo
rovinosamente la fronte contro il pelo dell’acqua.
Al contraccolpo gli sono crollati ambedue gli archi sopraccigliari e anche
le scapole si sono rotte.
Soccorso da alcuni pescatori, è stato ricondotto a riva e convinto a rinunziare
alle sue doti taumaturgiche in attesa della bonifica dei mari; ha preso pertanto
un traghetto di linea e si è diretto alla volta del monte Athos per portare a
termine la sua “missione castità”, come gli aveva ordinato Cementano per
redimersi dalle sue scappatelle a Canale Cinque.
Ora sono in attesa di un altro personaggio illustre che ancora non vedo
transitare, Dario Fo: durante l’ultima comparsa in TV, nonostante la lontananza,
gli ho notato una strana luce nello sguardo.
E’ che Cementano e la vecchiaia messi insieme combinano brutti scherzi e,
se viene a mancare un intervento autorevole di Franca Rame, non è da escludere
che anche Fo, dopo tante dissacrazioni, finisca i suoi giorni in Egitto, a cibarsi
di erbe e di locuste.
___________________________
Contro questo decadimento generale non vedo altro antidoto al di fuori del
vostro miracoloso cacao.
Di norma i momenti decisivi della Storia vengono scolpiti con definizioni
lapidarie: “Decennio del Cavour”, “Era del Giolitti”, “Ventennio Fascista”;
anch’io ho coniato una frase memorabile per indicare l’ultimo scorcio del
Secondo Millennio: “I tre lustri del cacao”.
Urge però il vostro intervento, egregio Arbore: venite perciò a ritagliarvi
la vostra fettina di Storia e fate in modo che, dopo le tre caravelle di Colombo,
dopo i due vaporetti dei Mille, anche Indietro Tutta, da sola, tracci con la poppa
una nuova rotta per la nostra gloriosa marineria.
Fate distribuire il prezioso prodotto negli asili, alle mense aziendali e scolastiche,
nelle caserme, alle Volanti della Polizia che ne hanno tanto bisogno; proponete al
Governo che sia reso mutuabile ed esente da ticket per tutti o, almeno, che venga
dedotto dall’Imponibile la spesa debitamente documentata per il suo acquisto;
convincete le Autorità Ecclesiastiche a concedere l’Indulgenza Plenaria a chi
ne fa uso pubblicamente.
Sono sicuro che, grazie alle sue virtù taumaturgiche, i benèfici effetti si
moltiplicheranno: tutti gli italiani riacquisteranno la gioia di vivere e la piena
capacità d’amare, senza più avvertire il bisogno di ricorrere a psicologi e a
sessuologi.
Non si può descrivere quanto sia imbarazzante per uno storico che abbia un
pizzico di amor di patria tramandare ai posteri ( ammesso che ce ne saranno)
la nostra incapacità di soddisfare pienamente il proprio fabbisogno procreativo
e conservativo della propria razza.
Soprassediamo per i prodotti energetici e per quelli agro-alimentari, possiamo
chiudere un occhio per i calciatori, ma importare bambini più o meno legalmente
dalle Filippine e dal Sudamerica è una cosa insostenibile, egregio Arbore:
questa è la conferma di una notizia secondo la quale un’etnia differente dalla
nostra ha posto in essere un piano d’azione detto “ricambio etico”, meno disumano
della famigerata “pulizia etnica”, ma ugualmente pernicioso: l’operazione
Caretta-Caretta che consiste nel mandare a sgravarsi sul bagnasciuga delle
nostre coste migliaia di donne incinte ben occultate nel flusso dei clandestini.
Questo vuol dire che gli italiani veraci saranno sempre più rari e alla fine
spariranno del tutto,seguendo il destino dei dinosauri, e la sorte peggiore toccherà
agli ultimi esemplare che saranno reclusi nei giardini zoologici per essere visitati
dai discendenti delle razze che avranno saputo preservarsi nel tempo.
Perciò mandiamo al rogo il Molleggiato, mettiamo all’Indice le sue prediche
e sia donata una pelliccia a ciascuna delle donne in attesa: così allargheremo la
base del Governo con l’aggiunta di un nuovo ministero di cui sarà titolate
Marcello Dell’Utero e questa volta sarà una Repubblica Demografica.
Aumenterà vertiginosamente l’indice di natalità: si venderanno più pannolini,
più passeggini, più omogeneizzati; dopo pochi anni avremo più scolari e i
precari della Scuola potranno avere finalmente una sistemazione più stabile.
Riprenderà finalmente il flusso migratorio dall’Italia, che è stato la gloria più
fulgida del nostro recente passato e la testimonianza più attendibile della nostra
efficienza sessuale: ci saranno operai generici per la Germania, stagionali per la
Svizzera, minatori per il Belgio, ricercatori per le università americane, ricercati
Per la Polizia americana, elementi validi per le alcove di tutti i continenti.
Viva il cacao e viva l’avvenire della nostra cara Italia
Toto Lavia
17
GEREMIA SALAMOUCH
Zona Murgia Barese, 26/02/1988
Egregio dottor Arbore e …
….signora Indietro Tutta
A spedirvi questa missiva sono io, Geremia Salamouch, mago della Murgia
Barese; tengo a sottolineare che sono regolarmente iscritto all’albo professionale
di categoria e sono membro a pieno titolo dell’Accademia Mondiale di Magia
e Scienze Affini.
Non trovo conveniente precisare il mio luogo di nascita, perché tutti i comuni
della zona si contendono i miei natali ed io, per non arrecare offesa a chicchessia,
ho istituito un recapito in tutti i paesi del comprensorio; e per non compromettere
il mio lavoro, sono costretto a non rivelare che segno sono, altrimenti alcune stelle
potrebbero risentirsi e ostacolare le mie attività siderali.
Nell’esercizio delle mie funzioni davanti a me ho sempre due palle di vetro che
mi permettono di vedere nel futuro, le mie palle sono uguali per dimensioni, ma
differiscono per dignità gerarchica, in quanto una è titolare, mentre l’altra riveste
il ruolo di precaria e di norma ricorro alla seconda, quando la prima si riscalda e
si ovalizza per il soverchio lavoro.
Io sono un maga di primo piano, ma ci tengo a precisare che nella nostra
categoria la scala dei valori è invertita nel senso che quelli sistemati ai piani
superiori valgono meno di quelli che stanno al primo piano come me che vanto
un raggio d’azione in grado di spaziare in lungo e in largo
Come gli altri colleghi riesco a cavar fuori da un cappello piccioni e conigli,
piego i metalli con la sola forza della mente, trasmetto il pensiero senza l’ausilio
della parola; a differenza però di quelli a livello del mago Casanova, sono in
grado di distinguere al semplice odore la presenza di un angelo da quella di un
demonio, avendo scoperto che i diavoli puzzano di zolfo, mentre gli angeli
profumano di ozono.
Chi vuol consultarmi, può cercare sulle Pagine Gialle di quest’anno, sempre
sempre se l’Azienda dei Telefoni abbia già provveduto a recapitare i nuovi
elenchi aggiornati: questo io non sono in grado di saperlo, perché gli astri sono
al corrente del futuro d’ogni uomo, mentre della SIP ignorano anche il passato.
Ho seguito fin dall’inizio e con viva simpatia la vostra trasmissione e mi
rammarico che stia sul punto di andare in pensione: le stelle dicono che ormai
mancano pochissime puntate al suo compimento e a nessuno di noi maghi è
concesso di mutare in un senso più favorevole il corso degli eventi decretato
lassù “ab aeterno”.
“Indietro Tutta” ci ha fatto vedere tante cose belle, ma fra i suoi protagonisti
è venuta a mancare la presenza stabile di un mago che le avrebbe conferito
sicuramente più classe e l’avrebbe arricchita con una fascinosa luce di mistero.
Avrei voluto contattarvi prima, ma sono stato occupatissimo, perché la
nostra categoria nei primi mesi dell’anno non riesce nemmeno a respirare:
artisti, manager, leaders politici, abili strateghi, gerarchi ecclesiastici vengono
vengono in processione per essere informati sul loro futuro.
Sul mio tavolo fioccano gli appuntamenti e le lettere si accatastano fin
sopra le mie palle di vetro; il mio studio si trova si trovatelle stesse condizioni
dei Palazzi di Giustizia e, per l’accumulo del lavoro arretrato, mi sono visto
costretto a spostare la decorrenza del mio anno oroscopico dal primo gennaio
alle Calende di Marzo.
Mi rendo conto che ormai è troppo tardi per una mia partecipazione
diretta ai vostri programmi e non mi resta che farvi pervenire, spero in
in tempo utile, questa lettera che vuol essere un messaggio e una previsione
generale per il nuovo anno.
___________________________
Il 1988 sarà nel complesso un anno positivo per tutti, ma saranno molti
quelli che rimarranno ugualmente scontenti, perché gli uomini per natura
sono insaziabili e i loro interessi il più delle volte si contrappongono: la
banda di Squinzano maledice i Santi Padrini dei paesi, se non fanno piovere
a dirotto nei giorni delle loro feste patronali; i macellai di Noci maledicono il
Cielo, se le piogge abbondanti elargiscono delle annate così ricche di funghi
da ridurre il consumo delle carni; i fiorai di Terlizzi si lamentano, se ci sono
meno decessi, i farmacisti arricciano il naso se non ci sono epidemie in vista.
Alcune stelle, specialmente le nana bianche che sono le più chiacchierine,
insinuano che i medici abortisti clandestini s’introdurranno nottetempo nelle
fabbriche di profilattici e bucheranno tutto il prodotto rifinito, prima di essere
prima che sia messo in commercio, mentre gli specialisti ortopedici faranno un
largo consumo di banane e lasceranno cadere le bucce sulle strisce pedonali
e, in maggiore quantità sui pianerottoli dei condomini.
E non potete neanche immaginarlo quanto sia alto il numero di coloro che
di persona o tramite lettere chiedono se per il nuovo anno in Italia siano
previsti terremoti o altre calamità naturali.
E’ tutta gente strettamente interessata all’argomento: sono titolari di ditte
appaltatrici, logge massoniche, segretari particolari di uomini politici,
faccendieri, famiglie napoletane appassionate di roulotte; e tutti attendono
speranzosi una risposta affermativa.
Io però non posso fare altro che deludere le loro aspettative, perché le
stelle dicono in maniera inequivocabile che in Italia per tutto il 1988 non
ci saranno terremoti di apprezzabile intensità e non sono rosee le prospettive
per i tempi immediatamente successivi.
Finora su questo argomento il Cielo è stato molto generoso e, prima ancora
che si ricostruisse la valle del Belice, ha concesso un nuovo terremoto nel
Friuli; primo che si portasse a termine la ricostruzione del Friuli, ha elargito
il terremoto dell’Irpinia; ma ora Lassù si è adottata una politica più restrittiva
e anche la Provvidenza ha subito i suoi tagli: è stato decretato che non ci sarà
un nuovo terremoto prima che sarà portata a termine la ricostruzione di tutti
quelli precedenti.
A destare qualche inquietudine sarà l’andamento meteorologico: avremo
avremo una primavera piovosa che procederà in sintonia con “Domenica in”,
rovinando puntualmente i week-end degli italiani: a favorire le abbondanti
precipitazioni saranno le canzoni e ancora di più la voce di Toto Cotugno
Con l’interruzione estiva della trasmissione però si avrà un lunghissimo
periodo di siccità, per cui terremo il fiato sospeso anche per buona parte del
prossimo autunno e si arriverà al punto che gli alberi inseguiranno i cani
che avranno lasciato intravedere l’intenzione di fare pipì, ma i preposti
all’approvvigionamento idrico faranno bene a non preoccuparsi più di tanto,
perché nell’Ottantanove ci sarà un altro Festival di Sanremo con la puntuale
partecipazione di Toto Cotugno e immediatamente si riapriranno i rubinetti
del Cielo con piogge sparse e allagamenti su tutta la Penisola.
Non so fino a che punto possa interessare alla gente il futuro di Cotugno,
ma sono già in grado di anticiparvi che anche al prossimo dovrà accontentarsi
di un buon piazzamento; il titolo della sua prossima canzone riguarderà di
nuovo uno stretto grado di parentela, ma le stelle non riescono ancora a
svelarmelo con precisione, perché loro hanno bisogno che l’idea si sia già
quagliata nella testa dell’illustre cantante, prima di poterla presagire.
Tornando alle cose serie, prevedo che i Sovietici lasceranno finalmente
l’Afganistan e tutto l’Occidente democratico esulterà per il fausto evento
e vedrà copiosamente premiato il suo impegno disinteressato in favore
della pace, della libertà e del progresso sociale in quella remota parte
del mondo.
Sempre a proposito Est-Ovest, mi giungono da lassù degli strani segnali
che non riesco a decifrare con chiarezza: mi sembra di capire che ai
prossimi negoziati di Ginevra i russi chiederanno, insieme ai missili a
medio e a corto raggio, anche il ritiro delle scarpe di Pippo Baudo.
Riesaminando ripetutamente lo strano messaggio, il risultato rimane sempre
misterioso e sinceramente non riesco ad immaginare quale rapporto possano
avere i piedi e le scarpe di Pippo Baudo con le armi strategiche.
Nei prossimi giorni vedrò di dare una risposta a questo interrogativo
_____________________________
Non pochi dei miei colleghi si ostinano a dare importanza a un trascurabile
incremento delle nascite che in effetto ci sarà sul finire dell’estate.
Io, pur confermandolo, non lo ritengo degno di considerazioni, perché
non si tratta di un mutamento a livello planetario, ma di un caso del tutto
accidentale, dovuto all’incauto appello di Adriano Cementano di spegnere
per qualche minuto i televisori.
In quell’occasione gli italiani, anziché raccogliersi in meditazione, come
aveva auspicato il Molleggiato, hanno approfittato del buio per dilettarsi alla
maniera più antica e, non avendo tutti un profilattico a portato di mano, le
conseguenze tra pochi mesi saranno sotto gli occhi di tutti.
E a dire il vero in quell’occasione ci è andata fin troppo bene, perché l’invito
di quell’imprudente ci ha fatto sfiorare una vera catastrofe demografica per il
nostro paese: data congiuntura astrologica poco favorevole alla procreazione
e una forte tendenza al femminile: in concreto quella sera abbiamo corso il
rischio di mettere al mondo otto milioni di Coccodè
_____________________
Per me, invece quest’ episodio segna un punto a favore, perché ha confermato
quello che sospetto da tempo, che la scarsa la scarsa natalità degli italiani è da
attribuirsi alla Televisione in quanto essa distrae dall’amore e, di conseguenza,
dall’attività procreativa più della politica e della caccia.
Ma, nonostante questo breve momento di euforia, continuo ad essere preda di
un inquietante pessimismo, perché intravedo una minaccia ben più grave per
per la sopravvivenza dell’uomo su questo misero pianeta.
Per necessità di chiarezza ritengo di riportare il discorso molto indietro nel
tempo, perché io, oltre che spaziare tra le pieghe del futuro, so anche affrontare
e chiarire anche le più remote vicende dell’umanità.
Nel passato il buon Dio, ogni qualvolta che una specie vivente diventava così
potente da sconvolgere l’equilibrio del Creato, l’ha sterminata; e il primo a
sperimentare tale estremo rimedio è stato l’uomo con il diluvio universale.
Quella volta però Dio, malgrado le azioni negative di Eva e di Caino, volle
offrirgli una seconda opportunità, risparmiando Noè e la sua famiglia.
Ma i risultati non furono quelli sperati, perché la rinnovata umanità fece
subito intendere di essere assai peggiore di quella antidiluviana: Noè
fu il primo alcolizzato della storia del genere umano, i suoi tre figli furono
subito vittime di quella gelosia che aveva messo sulla strada della perdizione
Caino; e di conseguenza ci fu la maledizione di Cam, estesa a tutta la sua
discendenza; e da quella maledizione sono scaturiti il razzismo, lo schiavismo
e tutti i conflitti che si sono susseguiti fino ai nostri giorni, in somma, malgrado
l’impegnativo di tutta quell’acqua, le macchie della colpa non erano state
asportate dalla faccia della terra.
Il ricorso alla pioggia poi aveva creato e continua a creare problemi ancora
adesso, perché per raggiungere il livello in grado di affogare tutti gli uomini, si
dovette prosciugare il resto del sistema solare, a cominciare dalla luna.
Far precipitare sulla terra tutta quella massa d’acqua era stato un gioco da
ragazzi, perché il tragitto era in discesa, ma riportarla dov’era prima si rivelò
faticoso anche per Dio, per cui l’operazione fu ripetutamente rinviata e per
tamponare si ricorse alle glacializzazioni che allora erano molto efficaci per
tenere a bada tutto quell’elemento liquido che con il riscaldamento del pianeta
è tornato a minacciare, scorrendo senza freni sulla superficie terrestre e danzando
liberamente nell’aria con tutto il seguito di fenomeni sempre più devastanti
________________________
Debbo confessare che le visioni del passato mi giungono sfocate, imprecise,
come se uno spesso strato di polvere ne avesse ricoperto le immagini,e non
sono in grado di capire e di spiegare in quale stato d’animo andò a trovarsi
in quei momenti il buon Dio.
Forse si sentiva in colpa per aver sterminato tutte le specie viventi, mentre le
colpe erano solo degli uomini o forse, data la scarsa efficacia del Diluvio,
pensava di aver commesso un grave errore a non sterminare radicalmente il
genere umano e ricominciare da zero, ma…tutto ad un tratto:“Eureka! - esclamò
in greco – Ho trovato finalmente il sistema per sterminare selettivamente
gli essere viventi che escono fuori dalle regole, un sistema ad speciem che sappia
compiere operazioni chirurgiche”, alternando l’uso del greco e del latino nel suo
difficile soliloquio.
Da quelle misteriose parole in un primo momento non sono riuscito a ricavarne
un senso, perché nessuno di noi maghi è in grado di penetrare nella mente di Dio,
e siamo in grado di prevedere il corso degli eventi soltanto quando esso è in
fase di realizzazione.
Ho deciso pertanto di spostare in avanti le mie indagini e di concentrare la mia
attenzione su quello che stava per avvenire; e così sono riuscito a decifrare
che con le parole “eureka” e “ad speciem” Dio si riferiva alla sua volontà di
di sterminare una specie di animali che turbava ogni giorno di più l’armonia
del creato con la sua superbia e con la sua violenza.
Seguendo la Sua opera con maggiore attenzione, venni a scoprire che aveva
trovato il sistema per sterminare una sola specie di animali senza intaccare
la sopravvivenza di tutte le altre.
Proseguendo nel mio lavoro, scoprii che la specie in questione non poteva
essere che quella dinosauri e il mezzo per realizzare tale scopo era la confusione
dei sessi.
Il loro comportamento sessuale diventò sempre più sregolato, l’uno dopo l’altro
gli esemplari adulti divennero tutti diversamente sessuati e tutti fecero uso
improprio dei loro organi vitali; i sessi da due diventarono tre, quattro, cinque,
dieci e oltre.
Questi rituali non furono celebrati in maniera sobria e riservata, ma furono oggetti
di compiacimento e di esibizioni, per cui si propagarono in tutte le direzioni e si
diffusero tra gli esemplari adolescenti.
Ci furono chissà quante coppie dello stesso sesso di diplodocus impegnate in
gigantesche esibizioni di bunga bunga che misero in moto la maggior parte dei
movimenti orogenetici del pianeta, ma assai più terrificanti e sanguinosi furono
i rapporti genitorali delle coppie dei tirannosauri dello stesso sesso e, se i loro
apparati genitali avessero uno scheletro, i nostri paleontologi chissà quanto
materiale scientifico avrebbero a disposizione, e gli addetti ad un certo tipo di
giornalismo chissà a quanti gossip avrebbero potuto attingere.
I primi a scomparire furono i cuccioli, poi i giovani e alla fine si ridussero a
pochi esemplari decrepiti che si spostavano a stenti per andare a morire allineati
e in solitudine lungo i corsi d’acqua, mentre tutte le altre specie venivano fuori
dai loro nascondigli e improvvisavano scene di tripudio.
La vita riprese a svolgersi quasi ordinatamente per decine di millenni, tutte le
specie scelsero di vivere decorosamente, ad eccezione degli uomini postdiluviani
i quali proseguirono pervicacemente sulla via del decadimento morale e della
perversione
S’ingrossò vorticosamente l’elenco delle infrazioni alle leggi degli uomini,
definiti reati, e di pari passo si diffusero le trasgressioni alle leggi di Dio,
indicati col il nome di peccati; e, per aumentare la confusione e i conflitti,
non tutti i reati erano ritenuti anche peccati e non tutti i peccati erano ritenuti
anche reati.
Soppressione di intere popolazioni, riduzioni in schiavitù, violenze di ogni genere
erano all’ordine del giorno; e si osava offrire sacrifici umani a mostruose
divinità
.
Non ritengo utile fare l’elenco di tante scelleratezze e v’invito a cercarle nei
reperti della preistoria e nelle pagine della nostra storia plurimillenaria
Ho precisato nelle pagine precedenti che quello che è ancora racchiusa nella
mente di Dio è irrangiungibile da parte di noi maghi e bisogna attendere che i
disegni divini si realizzino per poterne venire a conoscenza, e pertanto non vi so
dire se è cominciato il conto alla rovescia per un secondo sterminio dell’umanità.
Ho il sospetto però che, sia per i tanti crimini commessi contro il genere
umano durante tutto il Novecento e sia per il forte degrado dei costumi dell’inizio
del Terzo Millennio, qualcosa di terribile si sta movendo o addirittura si è mossa.
___________________________
Acquisita la certezza che non ci sarà più un altro Noè e famiglia, e che si
dovrà ripartire da zero, sto fremendo nel desiderio di conoscere quale sarà la
fine della nostra umanità postdiluviana e quale potrà essere il destino di coloro
che ci sostituiranno dopo il secondo e ormai prossimo sterminio.
A questo punto stiamo passando dal passato al futuro e, in qualità di mago,
nel futuro vedo tutto più chiaro e sono in grado di prevedere senza difficoltà.
Paternità e maternità naturali non avranno più ragione di esistere, anagrafe
e Stato Civile subiranno una grande confusione e quelli disposti a vendere o
ad affittare il proprio corpo saranno ogni giorno più numerosi.
Il paludato ed ungulato mago Odelmo, insieme al mago Casanova, farà
pressione al Cielo per sapere in anticipo la data dell’infausto evento, ma dal
Cielo risponderanno che lassù non sanno niente, perché non dipenderà dalla
volontà di Dio, ma dalla velocità che gli uomini imprimeranno al processo di
disfacimento totale della discendenza di Noè.
Io, invece, parto avvantaggiato, perché, o per fortuna o per espressa volontà
divina, ho avuto il privilegio di seguire più da vicino il procedere dei disegni
di Dio; e so bene che ci vorrà poco più di un secolo da qui alla scomparsa
dell’ultimo uomo dell’era di Noè.
E so anche con quale stato d’animo il buon Dio attende il grande evento:
Lui è velato da un leggiero velo di tristezza, un solo problema lo assilla,
il desiderio di creare degli uomini migliori di quelli visti finora.
Una notte, tenendosi la testa fra le mani, chiese:”Se, creando prima Adamo
e poi con una sua costola Eva, non ho fatto una buona scelta, perché non provo
a creare prima Eva e poi Adamo con una costola di lei? Sarà interessante, ma
sarebbe preferibile fare prima una prova generale con un manichino?”
Discese sulla terra, s’introdusse in una stanza dove giaceva il corpo di una
allo stato vegetativo, lo sistemò in posizione eretta, praticò un foro poco
sopra il diaframma e tirò fuori una costola.
Immediatamente la tetta soprastante si abbassò di oltre dieci centimetri e
Lui disse un po’ sorpreso:”Certe operazioni si possono eseguire solo sul corpo
di un uomo ed io non intendo ripetere lo stesso errore che feci al tempo di Adamo
e non consento che le donne della terza umanità vadano in giro con una tetta più
in alto e una più in basso e pertanto debbo seguire un’altra strada”.
Riadagiò quel corpo sul suo giaciglio, rimise tutto come prima, risanò le
tante piaghe da decubito sparse su quel povero corpo straziato e fece uno
scricchiolo con le dita.
Comparve una donna bella e prosperosa: era la titolare di quel corpo straziato
e Gli si fermò davanti in attesa di ricevere un comando e Lui le chiese con
dolcezza:”Vorresti rimanere in questo luogo oppure preferisci risalire
lassù dove stavamo prima?”
Lei, mettendosi in ginocchio:”Padre caro, se è un comando, sia fatta la Tua
volontà, se poi posso scegliere, riportami lassù con Te”.
Il buon Dio:”Tu sai che Io non sono cattivo come preferirebbero coloro che
vogliono prolungare all’infinito l’agonia di un innocente e non la smettono
di sprecare tante risorse che potrebbero essere spese per chi è ancora nelle
condizione di guarire”.
Staccò la spina e, mano nella mano, vennero fuori da quella casa segnata
per tanto tempo dal dolore
Dio raccolse dal giardino della casa accanto una manciata di petali di rose
e una manciata di chiodi di garofano, poi spiccarono il volo verso l’alto.
Volarono per molto tempo nello spazio l’uno accanto all’altra, lei docile e
grata, Lui silenzioso e tutto raccolto nei suoi pensieri.
Il Signore le parlò del difficile mestiere che pesa sulle Sue spalle, reso
ancor più gravoso dall’agire dissennato e ingrato degli uomini; e a differenza
di voi, esseri umani,non ho nessuno al di sopra di Me a cui rivolgermi nei
momenti difficili e spesso commetto errori che non voglio ripetere.
Per dare inizio all’umanità del futuro non ricorrerò alla costola dell’uomo
per dare forma e sostanza al corpo della donna o viceversa, ma impasterò
separatamente l’occorrente per l’uno e per l’altra, aggiungendo dei petali di
rose per lei e dei chiodi di garofano, per lui per esaltare le peculiarità di ciascuno.
In questo modo l’uomo sarà più uomo e la donna più donna e si riuscirà a
scongiurare qualsiasi forma di subalternanza tra i due sessi.
Il sesso, pur non essendo da per sé un peccato, per i popoli antidiluviani e
ancor più per i popoli postdiluviani, è stato la pedana di lancio per tutti i
peccati, per cui ho meditato spesso sull’idea di restringere drasticamente
il periodo delle attività sessuali degli umani del futuro, portandole a poche
settimane l’anno, come avviene per il mondo animale e riducendo ad essi il
tempo di esposizione alle false lusinghe del peccato.
Ma questa idea l’ho mandata subito via dalla mente, perché così verrebbe
a mancare il dono sublime della libertà dell’uomo, dono che non voglio
revocare, ma sarà sempre una sola libertà per tutti e giammai tante libertà
solo per pochi.
E voglio ancora precisarti un particolare della Mia volontà che ancora non
conosci: Io premio i giusti, ma non condanno i reprobi, i quali scenderanno
tanti e tanti gradini sulla via del male, ma alla fine troveranno la forza di
fermarsi e di risalire faticosamente, fino a raggiungere il premio a loro
riservato.
_______________________________
Utilizzando le mie facoltà di mago, l’ho seguito fin dove mi è stato consentito,
poi ho rivolto la mia attenzione alla nostra terra e, fra i tanti rumori usuali, ho
sentito i vagiti di un neonato: allora mi sono sentito ripercorso da un soffio di
speranza e mi sono detto:”Se ci sono ancor bambini per noi postdiluviani il tempo
non è ancora finito e possiamo ancora avere lo spazio per concludere con dignità
la nostra vicenda sulla terra.
____________________________
Ora sto cercando di migliorare me stesso e gli altri, mettendo le mie doti
di mago a disposizione di tutti, specialmente per ricucire le coppie in crisi:
ho risolto grazie ai miei potenti talismani casi di triangoli, famigliari, di
quadrangoli, di pentagoni, e come primato c’ è stata la risoluzione del
decagono del signor Trebisonti, con buona pace degli otto amanti della sua
fin troppo gentile signora.
Ficcando gli occhi più a fondo nelle mie palle di vetro, scorgo un evento
straordinario: vedo… vedo Giancarlo Magalli convolare a nozze e poi
godersi un’esaltante luna di miele con la Befana e fin qui non c’è niente
di soprannaturale.
La strana verità sarà che i due colombi si fermeranno per “consumare”
in un piccolo albergo di Frascati, inseguiti da una turba scatenata di
giornalisti e di sessuologi, e lì, catalizzati da una minuscola barra di
Cesio e da due sferette di Palladio, realizzeranno un rapporto sessuale
mai tentato prima: l’effusione fredda!
Il resto sarà tutto ordinaria amministrazione: il nuovo Presidente
degli Stati Uniti, come quelli precedenti, sarà protagonista di non
pochi scappatelle extraconiugali, mentre la nuova First Lady, compita
più che mai, sarà lei a baciare la mano alla gente.
Per quanto riguarda l’Italia, la Brigate Rosse sperimenteranno una
strategia più efficace per mettere in crisi il sistema: finalmente non
spargeranno più sangue innocente, ma si limiteranno ad incendiare
tutte le cartiere della Penisola insieme al Poligrafico dello Stato; così
gli effetti della paralisi della burocrazia saranno immediati ed irreparabili.
Ci saranno a breve due eclissi parziali di luna, una di sole e l’ecclissi
totale di Mike Buongiorno e di Raffaella Carrà; Pippo Baudo, come
Enrico IV a Canossa, sosterà molto tempo dietro l’uscio prima del suo
rientro alla RAI; Massimo Boldi avrà dei buoni motivi per grattarsi
la testa; Giuliano Ferrara andrà a riempire le reti di Berlusconi; sono
in arrivo altri Rambi per Stallone, altre Piovre per Michele Placido,
altri Squali e non solo da parte di Spielberg.
_____________________________
Affondando la lama del mio sguardo in un futuro più lontano, molte
visioni mi giungono meno nitidi, ma alcuni eventi riesco a distinguerli
con sufficiente chiarezza.
Voi non prestate fede alla cieca, ma, come consiglia Paolo Fox, sappiate
attendere e poi verificate.
Vedo… vedo con apprezzabile chiarezza il Mondiale di Calcio del
Novanta: dalle Alpi al mare sarà tutto un cantiere, come sulle sponde del
Nilo al tempo dei Faraoni; ad accumulare ricchezze saranno in prima
le imprese di costruzione, ma per la frequenza degli infortuni anche le
imprese funebri avranno da stare allegre.
Ci sarà caos, ci saranno ingorghi e tanta fretta di completare i progetti
prima del giorno inaugurale, perché in quel momento ogni attività sarà
fermata e le opere incompiute resteranno tali fino al 2054, anno per il
quale gli astri prevedono un altro Mondiale di Calcio nel nostro Paese.
Nella confusione generale solo Bari riuscirà a salvare in parte il suo
decoro, perché,se da un lato si mostrerà sorda nei confronti di chi
difende il diritto allo studio per convogliare tutte le risorse disponibili
sul diritto allo stadio, dall’altro offrirà ai suoi cittadini un’irripetibile
occasione di democrazia diretta, la più importante dopo quella del
Due Giugno: la popolazione sarà chiamata ad esprimersi sul nome
da conferire alla superba struttura sportiva.
Per ora ilnome più accreditato è “San Nicola”, ma non tutto è definito
per la netta opposizione del Santo la quale ha bloccata tale soluzione.
Con un’incazzatura non proprio confacente con lo stato di beatitudine
che regna lassù, il Taumaturgo di Mira esternerà tutto il suo dissenso,
mentre san Siro, san Paolo, sant’Elia e tanti altri titolari di stadi meno
importanti si guarderanno in faccia maliziosamente e diranno:”Finalmente
questo guaio è capitato anche a lui!”
Dalla sua mente mi giungono più o meno queste parole:”Ma perché
vogliono associare con il mio nome che vuol dire “Vittoria” con un
luogo nel quale la vittoria sarà sempre merce rara?
Certe rogne così banali e terrene potevano pure risparmiamele, dal
momento che ai nostri giorni il mestiere dei santi si è fatto molto
Gli altri devoti sparsi per il mondo non mi dànno preoccupazioni, ma
questi baresi, malgrado i tantissimi trattati di filosofia morale pubblicati
dagli editori Laterza, non riescono proprio a rinsavire.
Sono chiassosi, rissosi, ghiottoni incontenibili di quei crudi di mare
così pericolosi in questo periodo; e poi tocca a me riaccomodar tutto,
correndo notte e giorno nelle strade, agli ingressi delle discoteche, nei
bar, nei ristoranti per scongiurare baruffe, schiamazzi, epatiti, infezioni
coleriche, tifo e paratifo; debbo proteggerli dalle pubblicità ingannevoli,
dai consigli degli avvocati, dai controlli incrociati del Fisco, dai terribili
taccuini dei vigili urbani. Sono tanti secoli che mi trovo quassù, ma è come
se fossi finito in Purgatorio, perché non ho avuto ancora la possibilità di
sedermi un solo istante per assaporare le gioie del Paradiso.
A quegli sciagurati io voglio bene veramente e il mio unico desiderio è
quello di proteggerli tutti, ma da qualche tempo non co riesco e sono
sempre più frequanti i casi per i quali giungo in ritardo, quando la frittata
è già bella e cotta; e almeno per adesso non c’è speranza che da quella
terra sterile nasca un altro santo per darmi un aiuto.
Ci sarà san Pio da Pietralcina, ma lui andrà ad affaccendarsi più a Nord,
tra il Foggiano e l’interno della Campania, dove la situazione presenta un
quadro ancora più complicato.
Così affaccendato come sono, in che maniera riuscirò a frenare la lingua
e tante volte anche la mani di centomila diavoli scatenati? Come potrò
costringerli ad un portamento degho di un luogo dedicato al mio nome?
Lo chiamino pure dei carrubi, dei pistacchi o degli ulivi il loro stadio
e lascino in pace chi ha tante gatte da pelare.
E Tu, Padre dei cieli, allontana se è possibile dalle mie labbra questo
calice amaro e indeglutibile.
Aggiungo, come ultima profezia, che non ci sarà per voi la possibilità
Di mandare in onda una seconda “Indietro Tutta”, accludo a questa mia
lettera un potentissimo talismano e m’inchino reverente alla maestà del
del vostro genio televisivo
Geremia Salamouch
18
POTITO LOMAFRO
Ascoli Satriano, 28/ 02/ 1988
Egregio dottor Arbore e …
…signora Indietro Tutta
Chi vi scrive sono io, Potito Lomafro, un povero disgraziato di Ascoli
Satriano; veramente sarei stato un personaggio molto famoso, tutti mi avrebbero
rispettato e chiamato don Potito Lomafro, se la mia famiglia non fosse la più
scalognata del genere umano.
Tutti mi ritengono pazzo, ma vi convincerete del contrario subito dopo che
avrete letto questa lettera.
Le sventure che perseguitano la mia famiglia ebbero inizio nella notte dei
tempi e hanno avuto uno svolgimento ripetitivo nel corso della Preistoria
prima e della Storia dopo: tante di queste sventure sfuggono alla mia diretta
conoscenza, ma non sono poche quelle che sono riuscito ad accertare attraverso
le ricerche negli archivi, nei musei, negli scavi archeologici.
Per non sottrarre a voi molto tempo prezioso, mi limito ad accennare a pochi
episodi, cominciando dall’amara vicenda di un mio antenato vissuto durante
il massimo splendore dell’Impero Romano.
Quest’uomo venerabile era stato designato dal Destino ad essere l’imperatore
Vespasiano e la natura aveva provveduto a farlo venire al mondo con tutti gli
attributi occorrenti alla bisogna.
Ma tutto andò in fumo nei primissimi giorni di vita, perché il figlio della
liberta che gli faceva nutrice, un mocciosetto di solo pochi giorni più grande,
resosi conto del suo luminoso avvenire, glielo rubò con l’inganno, sostituendosi
a lui; e così il mio antenato divenne il figlio della liberta e andò incontro ad un
gramo destino, mentre quel figlio di una mignotta s’incamminò trionfante sui
sentieri della Storia nelle vesti di Vespasiano.
Per tanti secoli i miei avi vagarono senza nome per tutta l’Europa: ho rinvenuto
le tracce del loro passaggio in Carfagnana, nel Polesine, a Nusco, in Cornovaglia,
nelle Asturie e in Corsica.
E fu proprio qui che, dopo tante oscure generazioni, dalla mia progenie venne
alla luce uno di quegli uomini baciati dalla gloria: Napoleone Bonaparte!.
Quel mio antenato sarebbe stato un Napoleone di ben altra statura, perché
raggiungeva un’altezza di quasi due metri, ma anche a lui nei primissimi
giorni di vita un altro neonato, corto e malizioso, gli portò via quel destino
gloriosissimo.
Amareggiato, dovette emigrare in Sardegna, dove grazie al suo fisico, entrò
a far parte del corpo dei granatieri e raggiunse il grado di capitano.
Com’era naturale fu trasferito in Capitanata e lì disseminò ai quattro venti
la nostra razza che adesso è presente di sicuro a Rignano, a Zapponeta, a
Volturino e ad Ascoli Satriano dove, dopo altre generazioni, toccò a me
venire al mondo.
Destino e natura erano stati particolarmente generosi nei miei riguardi,
tanto che dovevo diventare un uomo di spettacolo di grandissimo talento:
Michele Placido.
Ma anche questa volta una stella maligna era in agguato, pronta ad
accanirsi contro la mia famiglia.
Circa una settimana prima di me nella stessa strada del mio paese era
venuto al mondo un povero sventurato, uno di quei tipi verso i quali il
Padreterno era stato particolarmente avaro: malaticcio, ritardato di mente
e racchio al di là di ogni immaginazione.
Un giorno ( sentivo dire che era il tempo delle ciliegie e la guerra era
finita da un pezzo) le rispettive madri ci adagiarono nella stessa culla
e cosa fece quel disonesto?
Prima lanciò verso di me uno sguardo torvo d’invidia e poi mi aggredì
con l’intendo di sottrarmi il ricchissimo bagaglio delle mie doti meravigliose.
La lotta fu accanitissima ed io, di parecchi giorni più giovane mi trovai
in difficoltà: nel parapiglia mi cadde il ciuccetto dalla bocca, ma riuscii
ugualmente a tirargli giù il pannetto e a mettergli a nudo il sedere.
Non fu possibile però difendermi a lungo e, dopo una strenua resistenza
dovetti soccombere e quel gaglioffo s’impadronì delle mie splendide
doti, mentr’io mi ritrovai titolare del popò che avevo messo a nudo e
già in posizione per ricevere colpi bassi da chiunque.
Io non so se voi avete esperienze di simili sciagure per essere stati
vittime personalmente o per aver sentito parlare gli altri: io vi posso dire
che è qualcosa di terrificante e di angoscioso e, se non sono impazzito,
vuol dire che contro la pazzia sono vaccinato.
In quei momenti si avverte il vuoto dappertutto: nella testa, nel petto, nelle
ossa, mentre il meglio di noi lo si vede staccarsi dalle proprie fibre e andare
lontano; il peggio, invece, si appiccica addosso e ci tormenta come una
scaglia nell’occhio, come un sassolino che ci frulla in una scarpa o come la
pece che non si stacca dalla pelle.
________________________________
Così cominciai a scalare il mio duro calvario insieme agli ignari genitori,
ai quali ho taciuto il mio tormento per non sottoporli a inutili e terribili
sofferenze.
Giunta l’età dovuta, quei poveretti mi mandarono a scuola e fecero tanti
progetti sul mio avvenire, ma anno dopo anno si dovettero arrendere
dinanzi alla mia negazione totale per il sapere: soltanto la storia riusciva
ad appassionarmi un pochino, ma solo perché ero impegnato nelle ricerche
sulle sfortunate vicende dei miei progenitori.
A diciotto anni avevo a stento terminato le scuole dell’obbligo e raggiungere
un misero diploma si rivelò a tutti un’impresa superiore alle mie capacità.
Per procurarmi una sistemazione decente, mio padre che in gioventù
non si era mai interessato di politica, a settantacinque anni suonati ebbe il
primo approccio con i partiti e prese la tessera di tutti quelli della maggioranza.
La prima porta ad aprirsi fu quella del Dicastero della Difesa e il mio nome
fu segnalato a chi di dovere, ma quando fui convocato per le prove attitudinali,
la Commissione Giudicatrice mi spedì a casa, facendo presente che avevamo
già perduto una guerra.
Fu tentata la strada del Sacerdozio, ma il Vescovo fece sapere che in quel
momento i Seminari erano troppo pieni.
Ebbi più fortuna presso il Ministero degli Interni dove mi offrirono due
possibilità: diventare carabiniere oppure guardia carceraria.
Optai per la seconda soluzione, perché i carabinieri i malfattori devono
andare a cercarli, mentre le guardie carcerarie li hanno già nelle loro mani
e per questo motivo lavorano di meno.
Gli acciacchi di mia madre mi costrinsero a pigliar moglie con molta
fretta, tanto che sposai una donna poco bella e, per giunta assolutamente
priva di slanci e di trasporti, innamorata dunque solo delle mostrine e dei
bottoni della mia divisa di agente di custodia.
Fu e continua ad essere tuttora un matrimonio tranquillo ma privo di
soddisfazioni, perché ci atteniamo fedelmente alla nostra promessa dì
reciproca astinenza, tanto che abbiamo meritato un encomio solenne
da parte del ministro Carlo Donat Cattin.
Assai più grigio del matrimonio si è rivelato il mio lavoro di guardia
carceraria: i turni di lavoro, il misero stipendio, il disprezzo e gli insulti
dei carcerati hanno reso insopportabile quella vita, tanto che ho cominciato
ad invidiare i reclusi i quali si godevano tutto quello che desideravano:
cibi a scelta e in abbondanza, telefono sempre a portata di mano, belle
donne a disposizione; per giunta c’era sempre un viavai di personaggi
importanti dei Servizi Segreti, dell’Alta Finanza, della Politica e non
mancavano alti dignitari ecclesiastici: si trattava di gente che veniva
per informazioni, per consigli, per trattative o addirittura per chiedere
il benestare per decisioni importanti.
Voi, egregio Arbore, siete convinti che in Italia si commettono solo
atti osceni in luogo pubblico, ma dovete sapere che sono molto più
numerosi gli atti pubblici in luoghi osceni.
Dopo aver preso atto di tutto questo,una strana idea cominciò a
frullare nella mia testa: migliorare le mie condizioni di vita passando
dallo stato di carceriere a quello assai più comodo di recluso, commettendo
un grave reato o addirittura un omicidio, se fosse stato necessario.
In un primo momento pensai di eliminare mia suocera, ma fui
battuto sul tempo da un provvidenziale ictus cerebrale; feci il pari e
dispari pensando a mio moglie, ma ebbi subito il timore di non
farcela; e così come ultimo bersaglio restò il mio diretto superiore,
una carogna con l’hobby di rompere i coglioni.
Lo ridussi quasi in fin di vita, scaricandogli addosso l’intero
caricatore della mia pistola di ordinanza.
Andai a costituirmi con la gioia frenetica di chi ha conseguito un
risultato di prestigio e già pregustavo le comodità di un’esistenza
migliore da trascorrere dall’altra parte delle sbarre: cibi prelibati e
in abbondanza, donne fascinose, contatti telefonici con personalità
illustri, incontri ravvicinati con gli uomini del Potere.
Sicuramente il Vescovo e forse anche il Papa che in tutto il tempo
della mia vita di uomo onesto erano rimasti all’oscuro della mia
esistenza, sarebbero venuti a cercarmi, ravvisando in me la pecorella
smarrita da riportare all’ovile; e ho sognato anche di ottenere una
prestigiosa sepoltura in una delle famose chiese di Roma.
Quando i miei ex colleghi mi condussero in cella, li fulminai con
uno sguardo di commiserazione e, senza perdere tempo, impartii
loro i primi comandi con tono sprezzante.
Ma quello stato di ebbrezza – ahimè – ebbe la durata di pochi giorni,
perché fui riconosciuto infermo di mente e anche le porte del carcere
mi furono sbattute in faccia.
Il fallimento fu totale, indicibile lo sconforto.
Rimesso in libertà, fui affidato alla custodia zelante di mia moglie che
mi tenne in completo isolamento per alcuni mesi; io però non mi rassegnai
nemmeno per un istante e, quando la sorveglianza di lei si allentò, cercai
una via di uscita, provando in tutte le direzioni.
La prima occasione mi fu offerta da un gruppetto di individui che erano
agli arresti domiciliari: discutemmo a lungo sul da farsi e alla fine progettammo
un sequestro di persona a scopo di estorsione.
Per non battere la solita strada degli imprenditori, si volle sperimentare il
filone dei politici meno sfruttato; passando in rassegna i politici più in vista,
Giovanni Spadolini ci parve l’elemento più adatto.
Lo prelevammo dal suo garage e con la sua stessa autovettura raggiungemmo
uno dei tanti faggeti del Matese.
All’inizio sembrava che la scelta era stata azzeccata e tutto filava liscio:
l’ostaggio era simpaticissimo, aperto al dialogo e capace di affrontare tutti
gli argomenti, essendo molto ben attrezzato culturalmente; ma subito dopo
ci rendemmo conto che quella soluzione era stata la peggiore, perché quel
soggetto aveva il difetto di mangiare così tanto che ci ridusse al fallimento:
L’uso di appesantire troppo la forchetta e la rapidità dei movimenti del
braccio gli fecero venire il gomito del tennista fin dal primo pasto, ma questi
erano cavoli suoi, i guai nostri furono che in capo a tre giorni dette fondo ai
nostri risparmi e dopo, le settimane successive, tutti supermercati della zona
smisero di farci credito.
Da un calcolo ponderato risultò che il suo riscatto, per quanto cospicuo,
sarebbe stato insufficiente ad alimentarlo per molto tempo e, per non rischiare,
lo liberammo suo malgrado.
_______________________________
I miei complici Fermamente decisi a ritentare, si ostinarono nella vana
ricerca di un politico che non fosse di buon appetito; e dopo parecchi
maldestri tentativi, finirono tutti in gattabuia, mentre io decisi di staccarmi
da quella compagnia così poco affidabile e m’incamminai sulla buona strada.
Una sera, mentre ero dinanzi alla TV, restai folgorato dalla sua luce dai riflessi
azzurrognoli ed ebbi l’assoluta certezza che di lì partiva la via del mio riscatto.
Voi lo sapete bene, egregio Albore: la Televisione è stata per millenni l’unica
speranza dei nostri antenati che hanno chiuso gli occhi nell’attesa vana della sua
invenzione; e da quando ancora non c’era è stata l’ispiratrice delle azioni più
memorabili della storia umana.
Perché Marco Polo s’incamminò per le strade misteriose dell’Oriente? Perché
Cristoforo Colombo navigò sulla rotta sconosciuta dell’Occidente? Ebbero il
presagio che un giorno sarebbero apparsi sui teleschermi.
Pensate forse che Gesù Cristo si sia fatto crocifiggere per redimere il genere
umano? No, perché per fare ciò c’erano altri mezzi più semplici e mano cruenti!
Lui lo ha fatto perché il suo spirito profetico il film di Zeffirelli.
La Televisione è la stella destinata a guidare la generazione presente e quelle
future verso un radioso destino e alla fine il suo compito sarà quello di risuscitare
i morti e dare a tutti la vita eterna.
Ma un poveraccio come sono io come potrebbe giungere lassù? Non avrei
potuto farcela come calciatore, perché assolutamente privo di talento calcistico;
sarebbe stato impossibile come presentatore o come giornalista, perché mi
servirebbe la raccomandazione del Padreterno e lui ignora la mia esistenza;
come cantante neanche a parlarne, perché canto peggio di una gazza incimurrita.
L’unica strada percorribile si è rivelata quella riservata alla gente comune, ai
miserabili, a coloro che non hanno santi in paradiso e neanche avvocati in terra:
la strada dei quiz.
Scelsi una materia assai difficile, i nominativi degli elenchi telefonici, e in
pochi mesi di studio matto e disperatissimo nome, cognome, professione e
indirizzo di tutti gli abbonati dell’Italia peninsulare e delle isole, ma mi son
dovuto fermare dinanzi agli elenchi relativi alla Valle d’Aosta e all’Alto Adige,
perché i nomi e i cognomi di chi vive da quelle parti nella mia capoccia non
vogliono proprio entrarci.
Canale Cinque mi sottopose ad un provino che mandò in sollucchero Mike
Buongiorno, ma il notaio non volle sentire ragioni: in primo luogo il regolamento
non permetteva la partecipazione con una materia incompleta; inoltre, l’esclusione
delle due regioni periferiche poteva creare delle conseguenze imprevedibile non
era da escludersi una pesante condanna dall’ONU per razzismo.
Tornato a casa più addolorato che mai, mia moglie, incurante del mio stato
d’anima, mi fece una terribile romanzina: fui definito cialtrone, buono a niente,
scansafatiche … e chi sa quando avrebbe avuto termine la lunga litania, se non
l’avesse interrotta un provvidenziale getto di pianto per i tanti milioni che ci
avrebbero fatto comodo e che io avevo buttato al vento, perché incapace di
portare un’azione a compimento.
Dopo essermi raccolto in una meditazione lunga e sofferta, ho scelto la
risoluzione di compiere un atto coraggioso e definitivo: cogliere di sorpresa
colui che vuol far credere di essere Michele Placido e riprendermi quello che
mi appartiene per diritto di nascita.
In questi ultimi mesi gli ho teso più di cento agguati, aspettandolo agli
ingressi dei teatri, degli studi televisivi e delle sale cinematografiche di
tutta Italia, ma non sono riuscito ancora a beccarlo e forse da solo non ci
riuscirò mai, perché quel malfattore si muove in continuazione da un capo
all’altro del mondo.
Arbore, voi potete aiutarmi: si tratta di un lavoretto molto semplice oltre che
di un grande servizio reso alla giustizia.
Voi non farete altro che invitarlo alla trasmissione e lui, dopo essersi calato
come un falco nei vostri studi, verrà a pavoneggiarsi dinanzi alle telecamere
e a fare il galletto con le Coccodè: quello sarà il mio momento, perché gli
salterò addosso a tradimento e – tah! – gli porterò via il maltolto.
Tornato finalmente ad essere me stesso, reciterò in tutte le Piovre che
verranno e avrò al mio fianco la Giuliana De Sio che a dire il vero mi
piace da morire, mentre lui sarà condannato ad entrare nei panni di quel
disgraziato che fino a questo momento sono stato io e soffrirà tutto quello
che io ho sofferto per tanto tempo.
Ma la sua disgrazia più terribile sarà la compagnia di colei chi finora è
stata mia moglie, la quale gli negherà l’amore e lo coprirà d’insulti in
tutte le occasioni; e non avrà altra gloria all’infuori degli encomi solenni
del ministro Carlo Donat Cattin per via dell’astinenza.
Arbore, voi non potete immaginare quanto è dura l’attesa e come è dolce
la speranza di chi soffre: venite perciò in mio soccorso e non vi pentirete,
perché sarete benedetto da tutta la gente onesta e la mia riconoscenza
sarà imperitura.
Ho assoluta certezza che la vostra sorte, così splendida, sia autenticamente
vostra e non ho mai pensato che l’abbiate sottratta a qualche altro, come ha
fatto a me quel malandrino; e poi… ricordatevi che la mia terra è tanto vicina
a quella che ha sentito il vostro primo vagito!
Non mi resta che concludere, abbracciandovi le ginocchia,vostro devotissimo
Potito Lomafro
19
ARTURO LAPROPAGINE
Barletta,02/ 03/ 1988
Egregio dottor Arbore…
… signora Indietro Tutta
Ad inviarvi questa lettera sono io, Arturo Lapropagine da Barletta; a dire la
verità non sono un barlettano doc, perché nacqui a Troia circa mezzo secolo fa
e, come tanti altri figli del mio paese, dovetti emigrare con la speranza di avere
una vita migliore.
La mia fanciullezza è stata molto difficile e le privazioni mi hanno inseguito
fin dalla nascita, ma sono cresciuto forte e non ho mai perso la voglia di
vivere; mia madre, requie all’anima sua, ha fatto per me tutto quello che ha
potuto, mentre chi sia stato mio padre nessuno è riuscito a stabilirlo: l’uomo
che lei accusò del misfatto, trascinandolo anche in tribunale,fu assolto per
insufficienza di prove ed io rimasi figlio di ignoti.
Per quasi vent’anni tutti restarono all’oscuro della mia esistenza e il primo
messaggio da parte della Società mi è giunto in occasione della chiamata
alle armi.
Fui destinato alla caserma di Barletta e lì in un infuocato pomeriggio di
luglio conobbi colei che in seguito sarebbe diventata mia moglie.
Nel corso di un esercizio di addestramento, ci venne concesso dopo una
marcia interminabile qualche minuto di riposo e, mentre le altre reclute si
sdraiarono boccheggianti sopra il selciato, io che avevo ancora energia da
spendere, mi sedetti decorosamente su di un sasso squadrato ed ebbi anche
la forza di esclamare:”Sia benedetto quell’uomo che ebbe l’idea di inventare
il sedere!”
Quelle parole giunsero alle orecchie di una procace giovincella che, nascosta
si mangiava con gli occhi l’intero battaglione; venuta poi fuori dai cespugli,
disse maliziosamente:”Il sedere non è un’invenzione: è una scoperta, mio
caro!”, tirandosi su la gonna tra gli sbadigli dei commilitoni appisolati.
Io però ero sveglio e quel luogo divenne la meta costante delle mie libere
uscite; finalmente la rividi e la trovai deliziosa: le labbra, i capelli, gli occhi
erano semplicemente stupendi, ma a farmi perdere completamente la testa fu
il suo seno prorompente con due tette formato “latte continuo”.
Restituito alla vita civile, la sposai senza pensarci due volte e il matrimonio
si rivelò un ottimo affare per ambedue: lei era una donna inesauribile,
focosa, disponibile a tutte le soluzioni, insomma una della specie “letto
continuo”; io non fui da meno e superai egregiamente la difficile prova
di marito a rischio.
Per un bel po’vissi felice e, lavorando come muratore, portai avanti la
baracca, provvedendo al necessario per le sette figlie che erano venute al
mondo con la cadenza quasi di una l’anno.
Con il passare degli anni però le forze cominciarono a mancare e mi vidi
costretto a ridurre le mie prestazioni sia di notte a casa che di giorno nel
cantiere.
Mia moglie non fu d’accordo sulla ripartizione dei tagli che avevo proposto
razionalmente per le mie attività fisiche e m’impose di penalizzare di più il
lavoro e, di conseguenza, il salario.
In breve tempo mi ritrovai nelle condizioni di non poter pagare la gente
e a subire per la strada i primi inseguimenti da parte del barbiere, del sarto,
del salumaio che reclamavano il saldo dei miei debiti.
Riuscii a tamponare, a barcamenarmi, ad ottenere un po’ di comprensione
da tutti, tranne che dal padrone di casa che era il più stronzo, tanto che alle
prime avvisaglie d’insolvenza mi sfrattò senza misericordia.
Il comune fece fronte all’emergenza. Allocandomi con la famiglia insieme
agli altri sfrattati presso l’hotel “Sale mio”, una struttura alberghiera progettata
male e ubicata peggio: sorge infatti sul lato nord della città dove, allo spirare
di determinati venti, giunge la flagranza del cemento appena sfornato dentro
il rinomato opificio, mentre un poco più a nord spiccano nella foschia le
colline di sale e di fronte, immobile ed insensibile ai morsi della salsedine,
s’innalza per dare per dare un tocco di classe al paesaggio la vecchia teleferica
che un tempo trasferiva il sale da Margherita di Savoia al nostro porticciolo.
Ci assicurarono che si sarebbe trattato di una sistemazione provvisoria e che
avrebbero provveduto con tempestività a costru ire nuovi alloggi, ma le cose
non sono andate così, perché sono vissuto in quell’albergo quasi dieci anni e
dalle casse comunali solo per il mio nucleo familiare hanno tirato fuori quasi
tre miliardi di lire
__________________________
Nei primi mesi quella soluzione la trovai perfino gradevole e quasi quasi
ringraziavo il cielo che finalmente si era preoccupato un pochino per me;
le preoccupazioni però non si fecero attendere, perché mia suocera, rimasta
vedova, venne a stabilirsi da me, tirandosi dietro il codazzo delle sue sorelle,
altre scomodissime dodici vedove che portarono lo scompiglio nell’intero
stabile.
I guai poi aumentarono a dismisura, perché nel giro di un anno si aggiunsero
le dodici sorelle di mia moglie, colpite tutte insieme dall’improvvisa moria
dei loro mariti ( una famiglia “lutto continuo” egregio Arbore); ciascuna poi
era attorniata da una chiassosa nidiata di figlie, l’una più capricciosa dell’altra.
In quel marasma, insieme ai disagi già citati, si andò raffreddando anche il
rapporto con mia moglie: madre, zie e sorelle erano sempre attaccate alle
orecchie e ripetevano che ormai era giunto il momento di svezzarmi, perché
a una certa età fare sesso è disdicevole e fa male alla salute; e non si sono
astenute dall’usare le mie figliuole più piccine per interrompere le poche
occasioni d’intimità.
Caro Arbore,l’invidia è terrificante, specie quella vedovile!
A quelle dannate io non ho fatto mai del male, ma mi odiano ugualmente
a causa del mio mestiere: sostengono che, se non ci fossero i muratori, non
ci sarebbero nemmeno le casa e le famiglie starebbero molto meglio, ospiti
a spesa dei comuni negli alberghi, dove le mogli non si sacrificherebbero
a cucinare e a lavare.
Incoraggiate dal numero, spesse volte mi hanno anche picchiato, ed io,
ben fornito di spirito cavalleresco, ho sempre incassato senza reagire; solo
una volta, con la speranza di limitare gli effetti delle loro busse, ho osato
comprare uno di quei detersivi che, a detto della pubblicità, rendono morbide
le mani di chi li usa, ma sono rimasto ancora una volta sfottuto, perché negli
alberghi il compito di lavare i piatti tocca al personale, non agli ospiti.
La sola persona gentile in quel posto si è rivelato il ragioniere Teofilo
Manolinda , proprietario di quella struttura: carattere decisamente dinamico,,
Manolinda è consigliere al Comune, alla USL, al distretto scolastico; è
Revisore dei Conti alla Banca dei pescatori; e inoltre fa parte del Direttivo
della Società di Calcio, del Comitato delle feste patronali e di una cooperativa
di viticoltori: insomma dove c’è amministrazione, lui non può mancare.
Quell’albergo a corto di clienti e ormai sull’orlo della bancarotta, passando
nelle sue mani, si è rivelato una vera miniera d’oro, perché le sue stanze
sono sempre popolate di sfrattati; e lui è sempre lì tra gli ospiti, sorridente,
pieno di attenzioni per tutti, pronto a soddisfare i desideri di ciascuno.
Per me poi ha avuto sempre una vera predilezione e, quando mi vedeva di
malumore, si è impegnato a tirarmi su, mettendomi nelle mani qualche
spicciolo o un biglietto d’ingresso allo stadio; e ogni anno dalla Pro Loco
della quale era presidente, mi faceva pervenire un attestato di merito per il
mio altissimo contributo al numero delle presenze turistiche nella nostra città.
Ma il mio cuore ha sempre un sogno, una casetta tutta mia anche se modesta;
non mi andava giù di trovarmi in tanto caos e di affrontare situazioni spesso
spiacevoli, come quella di un mese fa: in quell’occasione il fidanzato della
mia secondogenita parlava di lei con un gruppo di amici e, quando uno di
loro gli ha chiesto se veniva già in casa, lui ha risposto:”Ma quale casa!
Ci vediamo in albergo!”
Tutti risero maliziosamente, ma per me quelle parole furono come una
pugnalata al cuore
Oggi poi, solo subodorando l’imminente dell’Otto Marzo, hanno fatto un
chiasso che qui, a Barletta non si ricorda dai tempi di Ettore Fieramosca.
E’ stata la goccia che ha fatto tracimare il vaso: ho ammassato in una
valigia pochi effetti personali e mi son calato in portineria; lì Manolindo
mi è venuto incontro come al solito, pregandomi di restare e facendomi
balenare nella mente la possibilità di oscure noie con la Giustizia.
Gli ho risposto quasi sgarbatamente che l’incriminazione per abbandono
di albergo coniugale non è ancora prevista dai nostri codici e mi sono
recato nella stazione ferroviaria, dove avevo già da tempo adocchiato
un vecchio vagone abbandonato sopra un binario morto.
Prima di raggiungerlo mi sono fermato in un bar per scrivervi questa
lettera con la speranza che vi giunga in tempo.
Chiedo perdono se lo confesso per ultimo, ma ho ammirato tantissimo
la vostra trasmissione e sono profondamente addolorato per l’imminenza
della sua fine.
Anche nella solitudine di una camera d’albergo ( il resto della tribù era
nelle altre stanze a seguire altri programmi), vi ho applaudito per tante
sere, attingendo dal vostro spettacolo la forza per sorridere e per sperare;
il mio punto di riferimento però e stato Pisapia e quel suo rifugio al quale
mi sono morbosamente affezionato.
Ed è stato proprio lui ad infondermi l’ardire di scrivere e di rivolgere
a voi le mie preghiere: la vostra trasmissione fra qualche giorno non ci
più e Pisapia lascerà vuoto quel piccolo sotterraneo; ed io vi supplico di
lasciarlo a me che ho tanto bisogno di avere un tetto sul capo.
Dovreste avere però la cortesia di trasferire altrove tutti i televisori e di
trovare una sistemazione adeguato per il topo Clodomiro; per quest’ultimo
però fate le cose con molta prudenza, perché lo sfratto è previsto per gli
uomini, ma non ancora per i topi e non vorrei che per causa mia ci fosse
qualche noia con le associazioni degli animalisti: quei signori , insensibili
ai problemi della gente, per le bestie sono disposti a tutto.
Ne sappiamo qualcosa qui a Barletta a proposito dei cani: sulle nostre
strade circolano a branchi a tutte le ore, sacri e rispettati come la vacche
al centro di Nuova Delhi.
A renderli intoccabili è l’ANCA (Associazione Nazionale pro Cani
Abbandonati) e per questa benedetta ANCA sono a rischio le caviglie
di tutti noi.
A dirigere la sezione locale è il solito ragionier Manolinda che vuol
fare le cose alla grande: venuto non si sa come in possesso di un suolo
sulla via di Andria, vuole utilizzarlo a tutti i costi per costruire una
pensione per cani ed ha chiesto alla Regione un finanziamento a
fondo perduto di ben diciotto miliardi di lire.
Dell’utilità dell’opera di dichiara fermamente convinto: per assistere
tanti animali si potrebbe dare una sistemazione decorosa ai medici
disoccupati avrebbero così l’occasione di fare un po’ di tirocinio da
veterinari prima di mettere le mani addosso alla gente; grazie alle
nuove leggi sulla mobilità del lavoro, gli insegnanti in soprannumero
assieme ai metallurgici di Bagnoli potrebbero essere utilizzati a tosarli,
a pettinarli, a condurli a passeggio; industriali e commercianti del
settore vedrebbero espandersi a dismisura il volume dei propri
affari: insomma l’indotto avrebbe notevoli benefici.
Io però non vedo il momento di lasciare tutto questo bordello alle
mie spalle; se sarete così gentile da concedermi quanto ho chiesto,
tornerò ad essere un uomo felice ed ho la certezza che mia moglie
verrà a cercarmi per ricominciare la nostra vita: conosco bene il
suo temperamento e immagino quanto fuoco cova ancora sotto
le ceneri di tutti questi anni trascorsi invano.
Se tutto andrà come spero, fra due anni festeggeremo le nozze
d’argento e in quell’occasione desidero che venga a brindare
insieme a me tutto lo staff di Indietro Tutta ad eccezione del
notaio; quel soggetto non mi piace affatto, perché ha uno sguardo
traditore e, per chi ha una bella moglie a fianco, è consigliabile
tenerlo a distanza, parola di esperto; il maestro Mazza, invece,
potrà essere accettato a condizione che si faccia fare un bel po’
di ritocchi alla sua immagine.
Portato su dalle ali della speranza, vorrei raccontarvi tante cose
ancora, ma ormai le luci della città si vanno spegnendo, tutto
intorno c’è tanto buio, c’è un freddo intenso, si aggirano tanti
cani che urlano per la fame, ed è piuttosto lontano quel vagone
ferroviario che questa notte sarà il mio tetto.
Nella fervida attesa di un vostro interessamento ai miei problemi,
vi saluto caramente.
Arturo Lapropagine
20
ROSELLINA FIORDIPESCO
Napoli 05/ 03/ 1988
Egregio dottor Arbore e….
….signora Indietro Tutta
Mi chiamo Rosellina Fiordipesco e vivo a Napoli.
Sono una bambina bionda e un tantino paffutella di appena nove
anni, con tanti brutti ricordi alle spalle.
Solo qualche volta ho seguito la vostra trasmissione e non ci ho
capito molto, ma le sue luci e la vostra allegria hanno lasciato il
segno nel mio cuore e mi hanno dato il coraggio per scrivere
questa letterina.
E’ la prima volta che faccio questa cosa, perché ho imparato a
scrivere da poco tempo e, a dire il vero, sono stata aiutata da una
maestra, non dalla mia maestra però, la quale teme rappresaglie per
sé e per i suoi figli, ma da un’altra e non posso rivelare il suo nome,
altrimenti i miei genitori e i loro amici la sistemerebbero come sanno
fare loro.
Ed ecco la mia storia.
Appena ebbi nelle mie manine la forza di afferrare le cose, la mamma
mi sistemò in una grossa cesta di vimini e poi con quell’oggetto sulla
testa si metteva a passeggiare per le vie di Napoli, accostandosi alla
gente che andava in giro, mentre io, apposta nella cesta, rubavo il
cappello a chi mi venivo a tiro.
In pochi anni quanti cappelli ho fatto sparire!
L’ho preso a Pino Daniele,a Patrizio Oliva, a Luciano De Crescenzo
( a questo tizio per ben due volte), a Massimo Troisi, a uno dei fratelli
Abbagnale e anche al vostro Notaio.
Al ministro Gava non sono mai riuscita ad afferrare un cappello, perchè
lui è troppo basso e a me riusciva pericoloso sporgermi dalla cesta; per
Giancarlo Ma galli poi mi sono astenuta anche a fare il tentativo.
Con il passare degli anni sono diventata assai pesante e la mamma, non
potendomi più reggere sul collo, ha sistemato nelle cesta mio fratello
Gelsomino nel giorno stesso che ha smesso di succiare al seno, e adesso
la mamma va su e giù per via Toledo con un figlio sulla testa e un altro
nella pancia, perché ha pensato al giorno che anche Gelsomino diventerà
pesante.
La sera la mamma rientra a casa con più di cento cappelli, tutti quasi
quasi nuovi; e a darle una mano c’è sempre zio Gennaro che ha tanti
soldi per comprare e rivendere quei cappelli.
Adesso zio Gennaro è diventato Commendatore, tutti la gente lo rispetta
più del Sindaco e lui telefona molto spesso agli amici forestieri, dicendo:
“Quando vi fate vedere a Napoli?.
La gente ci viene e la mamma è in attesa alla stazione, all’aereoporto, alla
fermata del tram, dove Gelsomino sta sempre pronto e – tah! – porta via il
cappello a chiunque capita.
________________________________
Ho imparato a camminare a cinque anni e mettere i primi passi per me
è stato molto difficile.
Ora mi mandano per le strade a portare certi pacchettini alle persone, senza
farmi vedere da altre persone.
Qualche volta mi pigliano i poliziotti che stanno ad aspettarmi come il
lupo di Cappuccetto Rosso, e mi portano dal loro capo; quell’uomo che non
è cattivo mi toglie i pacchettini, mi fa delle domande, poi mi manda a casa
e tutto ritorna come prima.
Papà non mi vuole mandare a scuola e dice che, per come vanno le cose
a Napoli, chi non sa leggere e scrivere mangia meglio e vive più a lungo;
per questo motivo spesso vengono a casa i carabinieri, i quali mi sgridano,
dicendo che bisogna andare a scuola, dove la gente impara tante cose, come
loro che a scuola sono andati tutti i giorni e ora sanno tutto.
Essi però non sono riusciti a capire che non devono rimproverare me che
a scuola ci voglio andare, ma devono pigliarsela con mio padre che a scuola
non mi ci vuol mandare.
________________________________
Sono stanca di vivere in questo modo: desidero giocare, andare a passare
un po’ di tempo alle case delle amiche, vedere la TV.
Tutte le volte che i poliziotti mi prendono, spero tanto che non mi portino
dai genitori, ma in un posto dove ci sono altri bambini, magari presi anche
loro dagli agenti, visto che a Napoli siamo in tanti a fare questa vita; e, invece,
mi riportano sempre a casa per ricominciare.
Ho sperato tanto nei giudici dei bambini, ma quelli intervengono solo quando
piace a loro: si sono per una piccola filippina che aveva già una ma mamma
buona, anche se non era la sua mamma.
Signor Arbore, voi che parlate dove c’è tanta gente ad ascoltare, dite a quei
giudici di fare qualcosa anche per i bambini come me: siamo in tanti qui a
Napoli e nelle altre città d’Italia, sempre guardati male dagli altri bambini,
perché i loro genitori dicono che siamo cattivi e con noi non bisogna giocare.
Per me poi ho pensato che ci sarebbe una soluzione particolare: dopo che
ho visto nel vostro studio tutti quei bambini dimenticati alla fermata dei tram,
mi sono chiesta:”Perché non debbo essere anch’io fortunata come loro?”
Noi potremmo fare così: prima ci mettiamo d’accordo e poi, dopo aver buttato
pacchetti e pacchettini, verrò ad attendere ad una delle fermate del tram presso
la stazione, fingendo di essere stata dimenticata, e lì verrà qualcuno a prelevarmi.
Mi piacerebbe se quella persona fosse il notaio: se sarà lui a venire, gli chiederò
perdono e gli renderò il suo cappello che gli ho preso quattro anni fa: esso è
l’unico di quel periodo che non siamo riusciti a rivendere, non trovandosi in
tutta Napoli una sola testa conformata come quella sua e per questo zio
Gennaro è disperato.
A voi lassù non sarà poi tanto difficile trovarmi una nuova mamma:
non m’importa che sia ricca, ma la vorrei un pochino bella e tanto buona
per stare sempre nelle sue braccia, dopo che sono stata per tanto tempo in
una cesta sul capo di una mamma un po’ cattiva.
Vorrei scrivere tante cose ancora, ma è già stanca la mia manina e voglio
concludere con un piccolo abbraccio e con un bacio che lascio cadere
proprio qui vicino al mio nome,
Rosellina Fiordipesco.
21
GIOVANNI PEPERONCINO
Volturino O7/ 03 / 1988
Egregio dottor Arbore e….
….signora Indietro Tutta
Sono Giovanni Peperoncino, un signore quasi anziano nato e vivente
a Volturino; in verità non sono stato da sempre signore e nemmeno da
da sempre anziano, lo sono solo da qualche tempo, ma sono stato sempre
di Volturino, fin dalla nascita.
Con questo preambolo intendo sottolineare che nella vita di una persona
certe situazioni cambiano, mentre altre restano immutate.
La vostra trasmissione mi riempie di orgoglio e non mi resta altro che
compiacermi con voi che onorate così tanto questa nostra terra.
In questo momento però brucio dalla voglia di parlare di me e dei
successi che hanno accompagnato le diverse fasi della mia vita.
Pur essendo nato povero, granello dopo granello ho accumulato una
fortuna immensa, perché ho avuto la costanza di rimanere attaccato alle
costole dei politici, senza mollare un istante la presa; ben sapendo però
di che pasta sono fatti costoro, non ho mai abbassata la guardia della
diffidenza, attenendomi fedelmente a quella massima che dice:
“Se giri intorno a chi detiene il potere,
piega la testa, ma non alzare il sedere”.
La mia prima attività fu quella d’impiegato all’Ente Riforma, dove
gironzolavo per tutto il giorno di qua e di là, non avendo una mansione
precisa, mentre gli altri s’inchinavano e mi chiamavano “dottore”,
senza che avessi uno straccio di titolo di studio; in seguito, avendo la
certezza che capivo a volo qualcosa in più rispetto agli altri, mi dedicai
per molti anni alle attività sindacali.
A un certo punto però, stanco di prendere in giro or questo lavoratore
in cerca di protezione e or quell’altro, sfruttai l’occasione di potere
andare in pensione anticipatamente per svolgere un’attività indipendente
e più lucrativa: fra le tante iniziative quella che ritenni più conveniente
fu l’organizzazione di una scuola privata grazie alla quale ho immesso in
circolo una moltitudine sterminata di ragionieri, di geometri e di periti che
nella Scuola Statale non avrebbero un solo passo avanti
Acquistando una maggiore dimestichezza con certi problemi, mi sono
reso conto che in Italia manca una scuola di formazione per quegli
uomini politici che occupano i gradini più bassi nelle gerarchie del
Potere:
Del resto è palese a tutti la situazione che si è venuta a creare nelle
Amministrazioni nel Mezzogiorno e nelle Isole: qui c’è un semplice
calzolaio a presiedere la Commissione Edilizia, lì un modesto barbiere
è Assessore Comunale alla Pubblica Istruzione, più in là un allevatore
di ovini è Presidente della USL a valutare e a scegliere le più sofisticate
attrezzature della Medicina Moderna.
Con tutto il rispetto per le attività abituali di questi soggetti, a nessuno
sfugge che a costoro necessita una pazientosa opera di sgrossamento per
metterli in condizione di non combinare guai e di esercitare decorosamente
quel potere affidato spesso incautamente dal consenso popolare.
Questa situazione mi ha indotto a fondare agli inizi degli Anni Settanta
una struttura scolastica per fornire agli interessati le nozioni di base del
Diritto Amministrativo e le basi di un linguaggio in politichese.
Fu un grandissimo successo, perché fui letteralmente sommerso da una
marea di gente che aspirava a frequentare i miei Corsi di formazione:
erano amministratori ci condomini, membri di comitati di gestione, presidenti
di enti pubblici, componenti di consigli di classe, di interclasse e di distretti
scolastici, di amministratori e di revisori di conti di cooperative, titolari di
società finanziarie, interi consigli comunali.
Gli effetti benefici del mio operato ebbero un riscontro immediato in
tutti i settori della Pubblica Amministrazione; i risultati più vistosi però
sono il derivato di una mia invenzione molto geniale: la lottizzazione dei
bordi delle strade e delle piazze che gli amministratori sottraggono all’uso
quotidiano dei cittadini per darli in concessione alle nascenti compagnie
di posteggiatori.
Anche l’ambiente otterrà dei vantaggi considerevoli, perché si tratta
dell’unico impianto produttivo senza emissioni di fumo e senza accumuli
di scorie; e quando poi questa progetto sarà diffuso al punto tale che in
italiano su dieci lascerà la sua automobile in garage per andare a custodire
quelle degli altri, il traffico sarà ridotto automaticamente del dieci per cento
e sarà molto più scorrevole.
__________________________
Tutto ciò mi ha fruttato riconoscimenti molto lusinghieri all’Estero: mi
sono stati conferiti attestati e onorificenze dalle università di Gibuti, di
Mogadiscio, di Cuzco, di Tegucigalpa e di Tananariva, mentre le mie
lauree ad honorem sono più numerose di quelle di Cossiga e di Andreotti
messe insieme.
Tanti allori hanno messo inebollizione il mio cervello e alla soglia degli
Anni Ottanta ho messo in cantiere un progetto ancora più ambizioso.
Alla base dell’altura sulla quale si siede il mio paese natio c’è un’ampia
bassura chiamata la valle di Giusafatta, perché all’inizio del Ventennio i
giovane della zona, per esercitarsi alla procreazione con prevalenza di figli
maschi in previsione della guerra, tutti i sabati andavano con l’istruttore
a farsi la Giusy, una prostituta di Foggia abbondantemente avviata sul viale
del tramonto.
Proprio al centro di quella vallata, alla confluenza di due ruscelli, ho fondato
un Istituto Universitario per uomini politici di altissimo profilo, l’ho
ribattezzato “La Carponi” per stabilire un livello più elevato rispetto alla
“Bocconi” che si dovrà accontentare di un gradino assai più modesto e
si dovrà anche rassegnare a tenere la pancia e la bocca aderente alla terra.
Per le iscrizioni è stato redatto un rigidissimo regolamento basato sul
principio del numero chiuso, per cui possono essere ammessi tutti gli
eletti dei due rami del Parlamento, i Governatori delle Regioni, i tecnocrati
più accreditate, Giovanni Agnelli, Silvio Berlusconi, Karol Wojtyla, Pippo
Baudo e pochi altri:
Inoltre si potrebbero iscrivere con riserva l’ex re afgano e tutti i discendenti
dell’ultimo Scià di Persia, mentre gli Eredi di Casa Savoia e Cesare
Battisti ( quest’ultimo assunto a dignità regale per le sue nobili azioni)
potranno accedere ad un corso per corrispondenza:
Lungo e difficile sarebbe spiegare nei dettagli il piano di studi elaborato
da me personalmente: mi limiterò pertanto a precisare che esso procede su
due direttive: la prima, a carattere generale, si basa sullo studio sistematico
e approfondito della semantica politichese e della scienza della conservazione
del potere; la seconda, a carattere settoriale, è la più qualificante e consiste
in approcci epistemologici alle attività specifiche dei vari Dicasteri.
Fin dal primo anno accademico il numero dei frequentanti è stato a dir
poco esorbitante: si sono riversati tutti gli aventi diritto ad eccezione dei
rappresentanti della Lega Nord, perché non erano propensi a scendere
nel Meridione, e per qualche tempo hanno preteso che si aprisse una
succursale esclusivamente per loro a Bergamo Alta.
L’insufficienza delle aule si è fatta sentire molto presto, per cui i
Senatori e i Deputati ce li siamo trovati davanti seduti un’ dappertutto,
anche per terra come accade molto nelle università statali; molti ci
seguono con attenzione e qualcuno prende appunti, mentre il foglio delle
firme di presenza fa quotidianamente il giro.
Giulio Andreotti non ha mai frequentato, ma è sempre risultato presente,
perché Andreatta firma le presenze anche per lui.
L’elenco delle bricconate però è molto più variegato: Giovanni Spadolini,
più che a seguire le lezioni, è lì a frangere tarallini e patatine fritte, mentre
Claudio Martelli fuma di nascosto e Arnaldo Forlani si accanisce a tirare
pizzicotti a Ciriaco De Mita, fino a farlo strillare.
Gianni De Michelis lo vedo impegnato solo a molestare tra i banchi Tina
Anselmi e Franca Falcucci, cercando di fare il monello ( il monello Veneziano
che non risparmia neanche la mona delle monache); Cicciolina cerca sempre
di distogliere l’attenzione dalla cattedra per attirarla su di sé e Nilde Jotti
ha sempre un gran da fare a colpi di tosse per salvare il contegno dei
parlamentari e di ricondurre i loro sguardi nella direzione giusta; l’Oscar
della disattenzione però spetta ad Alessandro Natta il quale visibilmente
angosciato, non fa per tutto il tempo della lezione che contare i denti di un
pettine e i suoi capelli superstiti.
A dare più fastidio però è Silvio Berlusconi il quale inizialmente ha preteso
che le lezioni fossero intervallate dai suoi spots pubblicitari, poi ha chiesto
che l’Università fosse privatizzata.
Gli ho risposto un po’ seccato che essa è già privata e, a questo punto, è
andato via, sbattendo la porta e minacciando l’intervento dei suoi giannizzeri.
Gli ho chiesto quasi con tono di sfida:”Emittenza, con quali armi sono
Equipaggati i suoi giannizzeri?”; lui ha replicato prontamente:”Con sei
zeri quelle leggere, con nove zeri quelle pesanti, Magnifico Rettore!”
ed io con un sorriso di complicità gli ho risposto:”Questo sì che è
buono a sapersi!”
Le marachelle di quei birbantelli non finiscono qui, ma io preferisco
sospendere l’elenco per richiamare l’attenzione della gente su tre storielle
un tantino più lunghe che dovrebbero indurre le più alte cariche dello Stato
a riflettere.
La prima ha come protagonista l’onorevole Giovanni Goria, quel Capo
di Governo che aveva la scura (dovresti ricordarlo ancora); mi piaceva
assai quel parlamentare così schietto e con quella faccia pulita, ma la sua
preparazione politica presentava tutti quei limiti che sono caratteristici
nelle persone per bene..
Perciò l’ho invitato, l’ho consigliato, l’ho persino pregato di iscriversi
ai miei corsi per smaliziarsi e avere qualche possibilità di restare in sella;
e le mie esortazioni terminavano sempre con queste parole:”Giovanni
benedetto, se non mi dai ascolto, avrà più probabilità uno spermatozoo
paralitico di fecondare un ovulo che tu di conservare quella carica.
Non ha voluto ascoltare i miei consigli e i suoi colleghi – tah!- gli
hanno estirpato la sedia da sotto il sedere.
La seconda storia riguarda Carlo Donat Cattin: lui le mie lezioni le
ha seguite tutte con ottimi risultati, evidenziando spiccate attitudini
per tutti gli incarichi di Governo, tranne che per il Ministero della
Sanità, per il quale era così negato che mi sono visto costretto a
bocciarlo per tre volte e di promuoverlo alla fine con il minimo
dei voti.
Gli Enti Ospedalieri ormai sono diventati delle autentiche strutture
democratiche e ciascuno ha il diritto-dovere di esprimere il proprio
parere: se capita un paziente affetto da appendicite acuta, bisogna
attendere che si convochi l’assemblea di tutte le componenti di quel
gruppo, sindacati compresi, per deliberare il da farsi; se vi conducono
una partoriente prossima al lieto evento, è necessario riunire portantine,
infermieri e paramedici per stabilire se bisogna ricorrere al parto
cesario o ad altre soluzioni; se poi giunge un traumatizzato grave da
operare con urgenza, solo in questo caso bisogna accorciare i tempi
e la decisione spetta alla Giunta Esecutiva.
All’onorevole Donat Cattin queste innovazioni non riescono ad
entrare nella capoccia e, prima di avere la delega di Ministro, sta già
preparando inchieste, controlli e sanzioni per tutti, Mentre Ciriaco De
Mita che è più cocciuto di lui, lo tiene già in pectore per quel delicato
Incarico, ignorando volutamente il mio parere contrario, ma, se è vero
che la mia dottrina ha un fondamento scientifico, fra poche settimane
vedrete tutti gli inconvenienti che verranno fuori.
Della terza storia è protagonista l’onorevole Antonio Ruberti che è
venuto ad istruirsi da me con la speranza di diventare un grande
ministro della Ricerca Scientifica.
Pur essendo dotato di una solida base dottrinale, l’onorevole Ruberti
fa una grossa confusione quando si tratta di fare politica universitaria,
per cui il mio corso di studio lo ha dovuto ripetere per ben quattro
volte prima di ottenere un attestato di risicata sufficienza.
Quel signore lì si è sempre ostinato a fare distinzione tra sapere e
potere, e si è dichiarato convinto che nelle università può trovare
posto soltanto il sapere, quel sapere che sarebbe la luce che illumina
il cammino della Storia, mentre vorrebbe dare l’ostracismo al potere
che gradirebbe tenere nel buio la mente degli uomini.
A tutto questo che il sapere è quello che è, e non lo si può discutere
nelle assemblee dei partiti o palleggiare nei meeting; non si può
mettere ai voti se due più due fa quattro né si può approvare per
alzata di mano il teorema di Pitagora.
Ma l’aspetto più pericoloso delle sue fisime è quello di voler
creare dei rapporti stretti tra mondo universitario e forze produttive,
come se le due entità potessero convivere.
Tutto questo farneticare contrasta e con la realtà delle cose e con
la stessa natura degli uomini che si appigliano a tutto pur di avere
una bricciola di potere nelle mani; dunque l’onorevole Ruberti non
ha i numeri per gestire quel ministero e coloro che saranno incaricati
di formare i futuri governi sono avvisati.
Ma come si deve comportare un vero Ministro dell’Università e
della Ricerca Scientifica?
deve semplicemente conoscere il teorema che sta alla base della
democrazia, quel teorema per il quale il parere di undici analfabeti
vale più di quello di dieci luminari della scienza.
Considerando le statistiche ufficiali, nelle università italiane su
cento giovani che si iscrivano trenta arrivano alla laurea nel tempo
prestabilito e settanta rimangono lì a fare il tarlo: dunque, se i
numeri sono numeri, tocca a questi ultimi reggere il bastone del
comando.
Se le cose stanno così un buon ministro avrebbe due strade su
cui scegliere: potrebbe optare per l’immobilismo assoluto e in
questo caso tutto andrebbe liscio, perché gli studenti dal sessantotto
in poi non si sono mai accaniti contro quei ministri che non hanno
mai presentato un progetto di riforma oppure dovrebbe imparare
a cavalcare la pantera.
Ma come si cavalca la pantera?
Gli antichi romani che conoscevano bene questo sport, dicevano:
“divide et impera”: insomma cercavano sempre di accentuare i
contrasti presenti in campo avversario, rendendolo più vulnerabile.
Anche nel nostro caso bisognerebbe ricorrere all’arte di separare:
da una parte gli “universitari di leva” che si laureano in tempo e si
levano subito dalle palle; dall’altra parte gli “universitari di carriera”
che s’insediano tra le mura delle università ed è difficile sradicarli.
Autorità e Mass-medie si devono interessare solo di questi ultimi:
costoro vanno ascoltati, blanditi, innalzati agli onori della cronaca.
La migliore esca da usare per attirarli a sé sono gli slogans dei quali
i movimenti studenteschi sono particolarmente ghiotti; ed io ho a
portata di mano uno di questi slogans molto efficace:”più potere,
meno sapere”; di tanto in tanto però bisogna allargare anche i cordoni
della borsa e dare a loro in gestione un po’ di danaro pubblico, perché
….quando la pantera è grassa,
graffia meno e non sconquassa….
Ma il provvedimento più opportuno sarebbe la concessione di spazi
ampi e recintati dove bivaccare al riparo dalle intrusioni della classe
imprenditoriale sempre in cerca di manodopera generica, per autogestirsi,
socializzare, annusarsi come la fauna degli zoo-safari.
A questo punto la situazione si andrebbe tranquillamente normalizzando,
perché la Pantera,ormai stanca e soddisfatta, farebbe ancora qualche capriccio
alla maniera dei bambini viziati che mettono in mezzo tutti i loro giocattoli
prima di addormentarsi, e andrebbe spontaneamente in letargo, lasciando
tutti i problemi irrisolti.
E questa sarebbe un gran successo, egregio Arbore, perché se qualcuno
Risolvesse radicalmente i problemi, gli uomini politici non servirebbero più.
___________________________
Ed ora, dulcis in fundo, non mi resta che annunziarvi il più prestigioso
dei miei progetti, ormai in fase di avanzata realizzazione: si tratta della
“Casa delle Muse”, una casa di restauro per tutti gli artisti in decadenza.
Ai tempi dell’antica Roma nel campo delle attività artistiche le cose
andavano molto meglio,, perché il ricambio era assicurato: scrittori e
cantanti, come Seneca, Petronio e Nerone toglievano il disturbo con il
suicidio; i gladiatori si eliminavano tra di loro nelle arene, mentre i cristiani,
che costituivano la massa delle comparse, li riciclavano,dandoli in pasto
alle belve affamate.
Se fosse ancora in piedi tale sistema, non sarebbero più in circolazione
personaggi come Mike Buongiorno, Peppino Di Capri, Gino Bartali e
tanti altri, ma i tempi sono cambiati e questa gente resta lì per decenni
con le stesse facce e gli stessi repertori.
Per poterci liberare di loro ho istituito questa specie di scuola-ricovero
con lo scopo di rinnovarli, se possibile, oppure di tenerli reclusi in attesa
dell’ultimo atto della loro commedia.
L’iniziativa è stata accolta con grande favore in ogni parte d’Italia ed
anche dall’Estero; e senza che sia ancora funzionante le adesioni si
contano a migliaia.
Pippo Baudo, trascinato dalla Ricciarelli, si è iscritto per primo con
il dichiarato intento di rimettersi in sesto e qualche altro San Remo, mentre
Toto Cotugno, stanco di arrivare secondo, farà tutto ciò che serve per arrivare
primo, mentre Monica Vitti, Alberto Sordi e Hugo Tognazzi hanno fatto una
prescrizione per telefono e sono pronti a tutto, pur di prendere l’ultimo tram
per raggiungere l’Oscar.
Solo voi d’Indietro Tutta non vi siete fatti ancora vivi e ciò mi dispiace
tantissimo, perché tutti avete talento e, con la mia guida, potreste percorrere
una lunga strada:
Voi personalmente, egregio Arbore, potreste recitare con sorprendente
brillantezza, oltre all’intero teatro dell’antica Grecia, Brecht, Goldoni,
Pirandelli e tanti altri; il Pensatore è un Amleto perfetto, il notaio, con la
sua stazza e con i rudi contorni del suo viso, potrebbe indossare i panni di
Jago, Frassica possiede tutto il bagaglio tecnico per diventare un grande
Otello e perfino per il maestro Mazza c’è un personaggio che calza a
pennello, Rigoletto.
Nell’attesa di essere interpellato, vi porgo i miri cordialissimi saluti
Giovanni Peperoncino
TELEGRAMMI AL CACAO
Insieme alle lettere fin qui pubblicate, ho avuto anche l’occasione di
prelevare moltissimi telegrammi: essendo banale, ripetitivo, dai contenuti
censurabile e con dei giudizi sulla vostra trasmissione che preferisco non
riportare, ho ritenuto prudente non pubblicarli in blocco, ma ricorrere ad
una cernita oculata.
I
-Orbo occhio destro cerca orbo occhio sinistro per dividere a metà
canone televisivo-.
Pietro Prezioso, invalido civile, anzi civilissimo
Genova Pegli
II
-Stanco ripetere “Salve Regina”, pregovi interessare vostro amico
Biagio Agnes per mio trasferimento in uno Stato a regime repubblicanoSandro Paternostro, Londra
III
-A seguito rinunzia Sandro Paternostro incarico corrispondente da
Londra, pregovi caldeggiare mio subentro. Dispostissimo recitare
quotidianamente “Salve Regina”, “Ave Maria”, “Gloria al Padre”,
nonché versetti islamici, biblici et satanici IV
-Gradirei scambiare convivenza suocera con convivenza maestro Mazza
Disponibile esborso sostanzioso conguaglio Ragionier Settimio Erottavo,
Amministratore Condomini, Chiavari
V
- Prego rispettabilissime Coccodè raggiungere con grande sollecitudine
et riservatezza mio ufficio per incrementare “massimo scoperto”Dottor Paolo Messa
Direttore Cassa Risparmio di Puglia , Putignano
VI
- A seguito incauto ingerimento compito in classe Terza C sperimentale
indirizzo cuochi cuochi, pregovi farmi pervenire tramite Volante Polizia d con
ausilio Aereonautica Militare overdose vostro cacao, confezione digestao -.
Prof: Scipione Navach
Preside IPA, Brindisi.
VII
- Gradiremmo ammirare esibizione danzante onorevole Ministro Gianni
Demichelis travestito (o traspogliato se preferite) da ragazza Coccodè Liga Veneta,
Sezione Rionale Tronchetto, Venezia.
VIII
- Esigiamo sgabello altezza trenta centimetri sotto piedi miss Nord
per accentuare superiorità rispetto a miss Sud –
Lega Lombarda
Sez. rionale , Bergamo Alta
IX
- Esìgesi immediato restauro decoro del vostro indecoroso notaio mediante
fornitura scrivania per rogito atti pubblici et séparé per copertura atti privati
con valletta - .
ANN (Associazione Nazionale Notai) Roma
X
- Manifestiamo nostra disponibilità et nostra perizia ad innestare
chioma Frassica su tronco Arbore per ottenere personaggi televisivo
nuova generazione: apireno, resistente ad azione corrosiva critici,
resa artistica garantita et acclarata capacità riprodurre fotosintesi
clorofilliana –
Gruppo organizzato ricercatori Facoltà di Agraria
Università Studi, Bari.
XI
- Da che odontoiatra habet requisito tutti miei risparmi, supplico
inviarmi pacco viveri per collaudo nuova dentiera Eustacchio Panescarso, pensionato INPS,
rione Sassi, Matera.
XII
- Contesto al signor Frassica Antonello da Messina incauta affermazione
che a fare la vostra trasmissione siamo noi da casa e dichiaro la mia assoluta
estraneità al grave misfatto –
Avvocato Quintiliano Cinque codici
Foro Centrale, Roma.
XIII
- Tuono adiratissimo contro indegno comportamento vostro Cupido,
appollaiato in trespolo et incapace spiccare volo –
Giove Pluvio, divinità a riposo,
monte Olimpo, Grecia,
XIV
- Autorità Marittima Alto Adriatico habet impedito scendere in mare,
minacciandomi con solvendo et vanificando mio convegno amoroso con
mucillagine. Contesto inoltre forzata segregazione da altri corpi galleggianti –
Ezio Greggio,
Canale 5, terza deviazione a sinistra, Milano
XV
-Da sempre il mio motto è stato: rinunzio all’uovo oggi per avere la
gallina domani. Dopo un cinquantennio di puntuale impegno nella Scuola,
rivendico il mio diritto a nove settimane emezzo e mezza con gruppo scelto di
ragazze Coccodè Prof: Rocco Colonna
Sindacalista SNALS, Noci.
XVI
- Deploriamo maltrattamenti inflitti al cane Fiocco, obbligato a
lavorare come uomini. Per vostra ammenda proponiamo lunga pipì
in diretta su tronco ArboreADC ( Associazione Protettori Cani) Canosa.
XVII
- Biblica profezia, assieme a terremoti alluvioni et epidemie,
annunzia crollo imminente Muro Berlino. Sollecitiamo vostro
interessamento onde assegnarci congrua trancia da posizionare
tra Sala Regno et contigua Associazione Donatori Sangue –
Dottor Isacco Maregrosso
Testimone di Geova, Cattolica.
XVIII
- Motociclista con orecchie a sventola chiede contattare equipe
chirurgica in grado di migliorare profilo aerodinamico della testa
con conseguente riduzione CX et consumo carburante –
Presidente “Club Centauri”, Castellana Grotte.
XIX
- Bettino Craxi disturba intero condominio a larga maggioranza
democristiana, tirando i piedi a Ciriaco De Mita e cantando a pieno
volume ogni volta che si rade la barba “vengo dopo il Dici”. Pregovi
usare vostra autorità per disilluderlo e zittirlo –
Condominio di Bettino Craxi, Milano
XX
- A nome operatori culinari comprensorio Murgia Sudorientale
annunziano avvenuto gemellaggio tra agnelli di prima teglia della zona
Martina Franca e cavoli di primo taglio di zona di Fasano: cercansi
clienti dal palato sopraffino Cav: Gianni Astamobile, Presidente allevatori, Martina Franca
Cav. Alfonso Cipollarossa, Presidente orticoltori, Fasano
MIMI NOVEMBRE
Castellana Grotte, 11 Aprile 1988
Egregio dottor Arbore
Ad inviarvi questa missiva sono io, Mimì Novembre, unico ed
impenitente responsabile delle lettere e anche dei telegrammi al
cacao che hanno gettato nuovi e più intensi fasci di luce sulla vostra
impareggiabile trasmissione.
Chiedo umilmente perdono per il disturbo che essa vi arrecherà,
venendovi a cogliere nella vostra intimità, in gramaglie, impegnato
a raschiare dal fondo delle occhiaia le ultime lacrime che sono le più
appiccicose, per l’immatura dipartita della vostra care e insostituibile
Indietro Tutta.
Bisogna darsi coraggio e ritrovare la forza di ricominciare, egregio
Arbore, perché questa è la sorte che accomuna uomini e cose e regola
il corso dei loro eventi.
Se ad averci compagni al duolo vi sarà utile a scemare la pena,
sappiate che accanto al vostro dolore c’è quello di noi telespettatori
altrettanto inconsolabile: è vero che a voi è toccata la sventura di essere
rimasto vedovo, ma anche noi abbiamo perso qualcosa, perché siamo
diventati orfani e, come tutti gli orfano di questo mondo,stiamo già
subendo i primi maltrattamenti, in quanto costretti a sorbirci ogni giorno
una massiccia dose di una trasmissione intitolata DOC.
E’ un programma proprio ad hoc per il tempo di Quaresima, ad
espiazione dei nostri peccati; noi però non siamo disposti a subire una
pena sproporzionatamente superiore alla gravità delle nostre colpe.
Affrettatevi perciò a concluderla con un’edizione a reti unificate
in occasione del Venerdì Santo e poi basta! Sembra giusto lasciarci
godere in pace e in allegria la bella stagione in arrivo.
Ma torniamo all’altra trasmissione, a quella testè defunta: non ho
alcuna voglia di fare elogi funebri, perché so bene che i discorsi di
quelle circostanze mettono in evidenza più di ogni altra occasione
l’ipocrisia degli uomini; vorrei solo vederci chiaro, esaminando il
caso alla luce di quel fascio di lettere che, ripeto e confermo, sono
riuscito a salvare dal cestino di Agnes.
I casi descritti sono veramente straordinari e, per amore della
verità, voglio andare ben oltre l’apostolo Tommaso e, se lui si
contentava di mettere il dito nelle piaghe, io intendo ficcare il
naso in tutta la sua lunghezza.
Non è mio intendimento scoprire le circostanze del decesso,
pur sospettando che voi non la contate giusta, e prendendo atto
che da quelle lettere emergono particolari degni delle attenzioni
di Corrado Augias e del suo Telefono Giallo; intendo solo verificare
se gli avvenimenti riportati sono veramente accaduti o sono piuttosto
frutto della fantasia di qualche telespettatore esaltato, considerato che
la TV riesce spesso a creare squilibri mentali anche nelle persone
sagge e compassate.
____________________
Ho dato inizio alle mie ricerche dalla signora Garisenda che vive
fin dalla nascita a Castellana Grotte e fu ai tempi del Liceo la mia
professoressa di Filosofia.
L’ho rintracciata in quello che è il fiore all’occhiello dell’ultimo
( per adesso) paese di adozione, la Struttura Ospedaliera a Carattere
Scientifico, dove da alcune settimane è ricoverata, lucidissima e volitiva,
ma gravemente fratturata in seguito ad un temerario assalto erotico ai
danni dell’Assessore ai beni sotterranei del Comune..
Le sue parole, i suoi gesti, i suoi desideri e, ancor più, una cicatrice
occhieggiante dove un tempo sporgeva la mammella sinistra hanno
confermato il gesto sconsiderato del vostro Cupido e solo una pesante
ingessatura le ha impedito di saltare addosso anche a me.
Tirandomi indietro l’ho invitata a pensare a pensare alla salvezza
dell’anima e lei di rimando:”E che ci vado a fare in Paradiso tra gli
angeli buoni? Preferisco la compagnia molto più stimolane di quelli
che ebbero il coraggio di ribellarsi ; credo che ricordi ancora la tesi
che sostenni a scuola: che essi non si ribellarono, come ufficialmente
si vuol far credere, per una stupida questione di potere, ma perché
rivendicavano la disponibilità del sesso anche per loro, come per gli
uomini dei quali avevano spiato un prototipo nei laboratori segreti
del Padreterno.
Lui, prima di sfrattarli dal Paradiso, esaudì il loro desiderio a titolo
di buonuscita, mentre gli Angeli fedeli rimasero lassù, immobili e
ripetitivi, a cantare le Sue lodi con le loro voci bianche e…furono
contenti gli uni e gli altri”
Con quel tipo d’insegnante è solo un miracolo se nel proseguimento
della mia vita sono riuscito a cavarmela almeno parzialmente.
La provvidenziale apparizioni del Primario alla testa del solito
codazzo di aiuti ed infermieri mi ha consentito di riacquistare la
libertà.
Ho fatto capolino nel reparto di Neuropsichiatria, con la speranza
d’incontrare Nino Frassica: mi è venuta incontro un’infermiera la
la quale, con la complicità di una lauta mancia, mi ha riferito che il
celebre personaggio è stato rimandato a casa e tornerà il mese prossimo,
in occasione di un affollatissimo convegno di psichiatri provenienti da
tutto il mondo per studiare da vicino il suo caso e trovare la giusta
terapia per riavvicinarlo alla normalità..
Per ripagare meglio la mancia ricevuta, mi ha introdotto in uno
stanzone ove erano trattenuti in osservazione una parte molto consistente
degli elettori di Cicciolina al Parlamento; poi mi ha introdotto in una
stanzetta dov’era tenuta in isolamento e sottoposta a cure intensive una
signora di Solofra, l’unica donna a sostenere di scorgere tra le numerose
cariche di Ciriaco De Mita anche una carica sessuale.
Due ciclopici inservienti, sbucati improvvisamente non so da dove, mi
hanno consigliato di tagliar la corda al più presto , perché in quel reparto
circolano elementi molto pericolosi: pericolosi i degenti e ancor più
pericoloso il Primario, il dottor Tebaldo Provetton, da quando ha smarrito la
la facoltà di distinguere i suoi pazienti dagli individui apparentemente
normali.
La mia sortita in quell’ospedale a carattere scientifico mi ha letteralmente
terrorizzato e ho rinunziato senza ripensamenti a mettermi sulle tracce di
coloro che hanno avuto una parte nelle pagine di questo mio libro, data la
pericolosità della maggior parte di essi.
Ho scelto di vivere tra le mura di casa, accontentandomi di quello che mi
arriva dallo schermo del televisore o dai buchi della cornetta telefonica,
grazie all’impegno di un vecchio amico che lavora in TV, una talpa che
sa tenere gli occhi aperti ed è in grado d’informarmi del di tutto e del
di più di quello che avviene al di là del video.
Grazie a lui sono venuto a conoscenza di notizie che lassù non vogliono
diffondere, ma che io ho deciso di spifferare ai quattro venti.
Tanto per cominciare la settimana scorsa è giunta in Redazione una di
quelle ormai famose “Lettere al Direttore”, inviata da un bambino molto
affamato il quale chiedeva perché qualche tempo fa le cose buone da
mangiare stavano nei frigoriferi delle famiglie italiane, mentre adesso
si possono vedere solo in televisione e a mangiarle sono sempre quelli
che stanno lì a sbafare e a divertirsi.
____________________________
Voi, rari e preziosi miei lettori, non potete immaginare che rabbia ha
suscitato nello staff dirigenziale della RAI la divulgazione di quella lettere
innocenti: si è adottato un rigidissimo controllo su tutti e su tutto con una
riforma epocale e il primo provvedimento è stato drastico e immediato.
La prima a cadere sotto la scura del rinnovamento è stata “Linea Rovente”
di Giuliano Ferrara, perché secondo il parere del WWF era già in atto la
completa estinzione di un’intera specie di uccelli.
Non si trattava degli uccelli di rovo più noti in Puglia con il nome di
uccelli di Spinazzola e neanche degli uccelli di Ruvo: erano in pericolo gli
uccelli di Palo, una specie che, in seguito alla distruzione dei boschi, si è
adattata ai fili del telefono e, durante quella dannata trasmissione, rischiava
lo sterminio per le tremende scottature sotto le zampine.
Le innovazioni più rilevanti però si vedranno in Autunno con i nuovi
palinsesti e qui le notizie sono precise e attendibili, perché quella talpa con
gli occhi aperti è sfuggita a tutti i controlli e potrà continuare a fornirmi
notizie preziose.
Enrico Manca ha stabilito che non ci saranno più presentatori allampanati
e molto estesi un lunghezza, come Pippo Baudo e la Bonaccorti, e neanche
sagome troppo dilatate in larghezza alla maniera di Jerry Scott e di Giuliano
Ferrara, ma figure più raccolte e ridotte per venire incontro alle classi meno
abbienti che hanno a disposizione televisori di pochi pollici e non adatti
a contenere personaggi di grosse dimensioni.
Per rafforzare il potere un po’ di populismo è il mezzo più efficace!
Il Presidente Manca poi ha imposto che al prossimo “Fantastico” il
presentatore si chiamerà Enrico come lui per ottenere attraversa quel
nome maggiore visibilità; e a questo proposito sta convocando nel suo
ufficio personale tutti gli italiani di nome Enrico che non superino un
metro e sessantacinque centimetri in altezza e settantatre centimetri di
torace per un provino, con l’obbiettivo di trovare l’elemento misurato
e affidabile; e per lui elemento affidabile significa avere sul collo una
testa pieghevole che sappia limitarsi a tenere distanziate le orecchie e
a dare una base operativa alla bocca, al naso e agli occhi che devono
agire in piena autonomia, liberi dagli impulsi del cervello, come si
addice ad un corpo decentrato e sinceramente democratico.
Altro che gli arrembaggi ideologici di Cementano!
La novità assoluta però è un’altra e ad esserne informati siamo in
pochissimi: il Gotha della RAI, i Servizi Segreti, i titolari del Ministero
della Cultura e naturalmente io, sempre grazie a quella talpa che sa
tenere gli occhi aperti e adesso vi spiego di che si tratta.
Dopo che la Televisione si è rivelata un prodigioso mezzo di
persuasione, in alto hanno deciso di utilizzarlo nel senso contrario,
come strumento di dissuasione, in quanto potrebbe offrire un valido
contributo alla soluzione di non pochi problemi del paese.
Certamente una delle piaghe più incancrenite della nostra comunità
è la penuria di alloggi, aggravata dai matrimoni ancora molto diffusi in
Italia e dalle conseguenti separazioni che moltiplicano per due gli
effetti perversi delle unioni andate a male.
A questo punto le strade da battere sono due: incrementare la costruzione
di case o scoraggiare le coppie che hanno deciso di sposarsi.
Il Governo , senza attendere il poco probabile benestare del Vaticano, ha
optato per la seconda soluzione e ha ordinato alla RAI la messa in onda di
di un programma atto a raggiungere tale finalità.
Tutto lo staff televisivo è in fermentazione, ma non si riesce a superare
la fase progettuale: ancora non si è raggiunta una convergenza di vedute
sul titolo da dare alla trasmissione, ci sono contrasti circa il giorno della .
della settimana, l’ora e il canale da utilizzare; e nemmeno hanno tregua le
polemiche sulla scelta del conduttore.
Naturalmente quest’ultimo problema è il più spinoso, perché si va cercando
uno sguardo che sia capace di fare inaridire sul nascere i fiori d’arancio e
un’immagine che abbia una forza repulsiva tale da vincere l’attrazione
sessuale anche tra i giovanissimi.
Dopo aver diligentemente soppesato le rispettive referenze, il presidente
Manca ha indicato una terna di nomi: Natta, Altissimo e Cariglia, adducendo
a loro merito la forza centrifuga che ha determinato la diaspora degli
iscritti ai loro partiti.
Bettino Craxi però lo ha bacchettato pesantemente, sostenendo che quei
personaggi stanno bene dove stanno e non vanno assolutamente rimossi
dalle loro cariche, altrimenti l’onda lunga in favore del PSI si arresterebbe.
Pertanto il conduttore va cercato tra gli uomini di spettacolo.
Evitato quest’ultimo scoglio, il progetto andrà avanti speditamente e al
più presto andrà in onda una trasmissione dedicata agli sposi promessi con
il fine occulto di farli desistere dal costruirsi un futuro.
Il programma non produrrà alcun danno ai telespettatori i quali saranno
liberi di passare le serate con gli amici sugli altri canali, ma per i gestori
di sale di ricevimento, per chi commercia bomboniere e per chi confeziona
abiti da sposa si prospettano tempi durissimi.
_________________________
Io però non mi contento di queste modifiche di facciata, ma vorrei che
si realizzassero delle innovazioni radicali.
La TV dovrebbe rinnovarsi completamente e operare in doppio senso di
marcia come la SIP: in un senso i telespettatori dovrebbero ricevere con gli
occhi e con le orecchie e nell’altro dovrebbero rinviare con la bocca e con
i gesti.
Per spiegarlo con parole semplici, gli apparati televisivi, oltre all’audio
e al teleschermo schermo per offrirci i vostri programmi, dovrebbero essere
forniti di un microfono e di un teletrasmettitore per metterci in condizioni
d’inviare a voi le nostre parole e le nostre immagini con un meccanismo
che non esito a definire “l’inverso della diretta”.
La RAI ci guadagnerebbe di sicuro, perché tramite l’assunzione a tempo
di un po’ di gente invalida o disoccupata avrebbe la possibilità di contarci
con degli appelli, senza doversi affidare ai dati poco attendibili dell’Auditel,
potrebbe controllarci a vista, ammonendo ufficialmente tutti coloro che
interrompono la visione per andare al bagno o al frigorifero, strattonando
quelli che si addormentano, multando salatamene chi si arrischia a cambiare
canale durante gli intervalli pubblicitari.
Ci sarebbero non pochi vantaggi anche per noi che stiamo a casa, perché
faremmo giungere direttamente i nostri consensi o i nostri dissensi, i
nostri applausi o i nostri fischi, o addirittura manderemmo a sbattere
direttamente sul video pantofole, accendini, portacenere e se proprio ci
vuole anche delle uova marce.
Coloro che s’interessano di politica avrebbero la possibilità di chiedere
i necessari chiarimenti dopo che ha parlato De Mita; altri potrebbero
invitare Bettino Craxi a fare meno pause nei suoi discorsi, dal momento
che questo malvezzo va peggiorando giorno dopo giorno.
E’ doveroso riconoscere però che a mettere sulla cattiva strada Bettino
è stato Silvio Berlusconi che lo ha persuaso a distanziare le parole con
l’intento d’inserire tra l’una e l’altra i suoi spots pubblicitari.
Ecco qualche esempio concreto di quello che potrà accadere.
Da voi il solito cronista:”Qualche istante fa ci è stato un tentativo di
stupro in favore di Emma Bonino” e di qua una marea di voci :”Con la
chiusura dei manicomi prima o dopo doveva capitare!”
Il giorno dopo la stessa voce:”Ecco l’ultima notizia: un grande corteo
d’insegnanti disoccupati ha preso d’assalto una fabbrica di contraccettivi:
ci sono stati dei violenti tafferugli e i quarantamila operai presenti, presi
dal panico, sono diventati sterili”; e di qua Eugenio Scalfari:”Caspita!
Quella gente ha imparato a rompere i ciglioni in tutti i sensi!”
E dopo altri giorni una voce femminile:”E’giunta l’ennesima notizia
del giorno: Maurizio Micheli, mentre si recava in America via etere
per risparmiare il biglietto dell’aereo, ha sbagliato il rimbalzo sul
satellite geostatica e si è schiantato al suolo”.
Più di trentamila avvocati, fuoriuscendo dai tanto fori italici:”In che giorno
e a che ora saranno i funerali?”
E la cronista:”Ma quali funerali? Ha avuto solo qualche contusione: è caduto
sui glutei di Marisa Laurito”.
E ancora da voi una voce intermedia con leggera prevalenza maschile:” Si sono
scontrati due treni di pendolari: si contano sessanta feriti”, e di qua Vittorio
Sgarbi, in preda come al solito della sua infezione collerica, inveisce contro
tutti:”Sciagurati, perché perdete tempo a contarvi? Non serve contarvi, capre!
Correte al Pronto Soccorso, capre! Capre!....Capre!….Bee…beee…Beeeeeee!”