Il “Giffoni” quest`anno parlerà piacentino

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Il “Giffoni” quest`anno parlerà piacentino
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Cultura e spettacoli
LONDRA - Il Victoria and Albert
Museum di Londra ha annunciato un ambizioso progetto di
ampliamento da 35 milioni di
sterline, che vedrà la costruzione di uno spazio sotterraneo dedicato a mostre temporanee di 1.500 metri quadrati
realizzato dall’architetto britannico Amanda Levete.
Sette anni dopo aver cancellato un importante e costoso
progetto di estensione di Daniel Libeskind, il V&A dunque
ci riprova, commissionando
alla Levete un nuovo disegno,
che trasformerà completa-
LIBERTÀ
Mercoledì 30 marzo 2011
SI TERRANNO EVENTI DI OGNI TIPO
Grande ampliamento a Londra
per il Victoria and Albert Museum
mente la parte del museo che
si affaccia su Exhibition Road.
La South Kensington Drawing
Room, così è stata battezzata
dalla Levete la nuova struttura
- una sorta di “scivolo” di moquette con scalini asimmetrici
- si presterà ad attività curatoriali, con musica, film e arte, o
in altri momenti sarà sempli-
cemente un luogo dove rilassarsi e sorseggiare un caffè.
Dalla sommità sarà possibile
osservare anche la galleria per
le mostre temporanee sottostanti.
Il V&A spera di riuscire a terminare il progetto entro il 2015
ed ha già ricevuto donazioni
per quasi la metà dei 35 milio-
Il museo londinese (foto Bagarotti)
ni di sterline necessarie. La Levete, che ha spiegato di aver
sempre «desiderato lavorare
ad un progetto importante nel
settore pubblico e culturale e
che niente potrebbe essere
meglio di questo», ha aggiunto
anche che una delle sfide è stata quella di «creare un senso di
qualcosa che sta sotto in maniera sottile».
Tra le sue altre commissioni,
l’architetto britannico sta lavorando ad una stazione della
metro a Napoli insieme all’artista Anish Kapoor, ad un hotel a Bangkok e a un palazzo
residenziale nell’East End di
Londra.
che attualmente coinvolge una
cinquantina di nazioni in svariate attività. Tante sono le città
che fanno parte di una vera e
propria “rete Giffoni”, nella quale anche Piacenza si prepara a
entrare: «Noi vogliamo che Piacenza sia un punto di riferimento per il Giffoni Film Festival e
allo stesso modo che la manifestazione lo sia per la vostra città
- ha dichiarato senza incertezze
Gubitosi, - il desiderio è quello
di lavorare insieme a Piacenza,
in uno scambio reciproco di
culture sotto profili diversi e anche eno-gastronomici. Per questo motivo vogliamo offrire anche agli studenti piacentini la
possibilità di entrare a far parte
della giuria del nostro festival».
Il “trattato d’amicizia” tra Piacenza e il Giffoni Film Festival è
dunque ufficialmente sancito.
Ma per gli studenti piacentini
gli appuntamenti con i personaggi illustri del mondo dello
spettacolo e dello sport non sono ancora finiti: nelle prossime
settimane infatti sono previsti
gli incontri con Pippo Inzaghi e
Giorgia Bronzini.
Betty Paraboschi
Valentina Paderni
Stefania Nix
Intervista a Hensley degli Uriah Heep che ha registrato al Mofo Studio
scoperta che va avanti da quarant’anni almeno. Gruppi che
hanno fatto la storia della musica di più generazioni. Personaggi che appartengono alla
memoria come Ken Hensley lo
storico organista degli Uriah
Heep che recentemente è stato a Piacenza, invitato dal solito Mariano Freschi, collezionista a tutto campo ma anche
produttore. Henlsey ha registrato alcuni brani del disco
che il collezionista piacentino
ha in cantiere e che dovrebbe
essere terminato entro il mese
di giugno e i cui proventi saranno devoluti alla Casa del
Fanciullo. Le registrazioni
vengono effettuate al Mofo
Studio di San Bonico e fanno
seguito a quelle effettuate nei
mesi scorsi da Bobby Kimball
dei Toto e Carmine Appice dei
Vanilla Fudge. Si sono impegnati nelle registrazioni di
questo disco rock anche Doogie White ex cantante dei
Rainbow e Don Airey organista dei Deep Purple. Prossimi
ospiti saranno invece due storici chitarristi dell’hard-rock:
Michael Schenker (Scorpions,
Ufo e M. S. G.) Doug Aldrich
dei Whitesnake. Ma torniamo
a Helsley che abbiamo avuto
modo di intervistare in occasione della sua performance
piacentina.
Quali sono i progetti sui
quali sta lavorando attualmente?
«Nel 2010 ho terminato due
cd. Il primo è un disco di musica rock che ho registrato con
la band con la quale mi esibisco dal vivo, i Live Fire e uscirà
in aprile. Sono molto felice di
questo lavoro perché mi piace
ripresentare il rock classico
oggi. Nel secondo cd mi presento nella veste di autore ed è
fantastico perché le canzoni
sono scritte e registrate in modo naturale, quasi spontaneo.
Non è per nulla un disco commerciale ed è per questo motivo che dobbiamo capire il modo migliore per farlo conoscere, tuttavia sono contentissimo perché mi considero principalmente un autore. Ho lavorato a questo cd con
Roberto Tiranti ed Irene Fornaciari apprezzandoli veramente».
E il suo ultimo album
“Blood on the Highway”?
«È stato pensato dall’inizio
come un concept album poiché parla della vita di una rock
star degli anni Settanta. Ho
deciso di usare voci differenti
per le varie parti della storia».
Il collezionista piacentino Mariano Freschi con Hensley e,all’organo,il musicista degli Uriah Heep
Si esibisce spesso in Italia?
«Non come vorrei perché adoro questo vostro Paese, sia
per suonarvi che per le bellezze e il fascino che ancora esercita. Mi piacciono il vostro cibo, il vino e trovo che le donne
italiane siano stupende. All’invito di Mariano non ho potuto
opporre un rifiuto perché lo
conosco come grande appassionato degli Uriah Heep da
sempre ed uno dei maggiori
collezionisti in Europa di strumenti vintage».
E’ ancora in contatto con gli
altri componenti degli Uriah
Heep?
«No, non ho contatti con
Mick Box se non per questioni
legali e finanziarie legate al
passato. Ha continuato ad usare il nome Uriah Heep anche se è il solo componente
del nucleo storico. Vedo occasionalmente gli altri compo-
nenti ma ultimamente sono
molto occupato che ho rare
opportunità d’incontro».
Qual è la canzone degli Uriah Heep che preferisce?
«Paradise/The Spell, ma è riduttivo scegliere un brano tra
tanti album realizzati».
Quale musica ascolta principalmente?
«Ascolto buone canzoni,
non ha importanza lo stile o
chi le canta o suona. Purché
Il “Giffoni” quest’anno parlerà piacentino:
quattro studenti parteciperanno al Festival
PIACENZA - Parla un po’ piacentino l’edizione 2011 del Giffoni
Film Festival. Sono infatti piacentini i quattro giovanissimi
che porteranno alta la bandiera
della nostra città nella veste di
giurati del premio, in programma dal 12 al 21 luglio. Ad annunciarlo è stato il direttore dello stesso Giffoni Film Festival
Claudio Gubitosi, che l’altro
giorno ha incontrato alcune delegazioni di diverse scuole medie e superiori della città nell’aula “Modonesi” dell’Isii “Marconi”: «Piacenza è una città che
dovrebbe entrare nel sistema
del Giffoni Film Festival così come accade a tante altre realtà
d’Italia - ha dichiarato il fondatore della manifestazione a
margine dell’incontro a cui
hanno anche partecipato gli assessori Massimiliano Dosi e Andrea Paparo, - l’evento di oggi
offre la possibilità di far conoscere agli studenti di Piacenza
A sinistra il
direttore del
Giffoni Film
Festival Claudio
Gubitosi con
l’assessore
provinciale
Massimiliano
Dosi durante
l’incontro con gli
studenti (foto
Cavalli)
la realtà del nostro festival e la
sua storia». L’interrogativo posto da Gubitosi è dunque uno
solo: come si fa a sintetizzare un
percorso che dura ormai da più
di quarant’anni? Come si può
dare conto di una manifestazione che, edizione dopo edizione,
ha visto passare studenti e grandi nomi del cinema, registi e attori di fama? La risposta è stata
tutta racchiusa in un filmato
che è stato proiettato durante la
mattinata. Idea, disegno della
mente, intuizione: sono tante le
definizioni che possono essere
attribuite al Giffoni Film Festival
e il video le ha riassunte tutte.
Ad andare sotto gli occhi dei
giovanissimi piacentini è stata
una manifestazione che ha visto passare 350mila studenti e
sia buona musica: dagli ZZ
Top a Sarah Brightman».
Differenza tra il mondo
musicale ed il business musicale di oggi.
«La differenza sostanziale
secondo me è nel fatto che oggi l’industria musicale è più
interessata al denaro che alla
musica. E questa è una grandissima vergogna perché in tal
modo molti talenti si perdono
per strada perduti. Una responsabilità dovuta anche all’impatto che la tecnologia ha
avuto nella musica. Io però ho
realizzato il mio sogno, costruito la mia storia, non mi
importa del circo che ruota attorno alla musica io seguo la
mia strada e ho un piano chiarissimo. Il mio obbiettivo è
scrivere canzoni. Nei giorni
scorsi ho organizzato ad Alicante una conferenza sull’industria musicale e un seminario dedicato a chi vuol diventare un autore musicale. Mi
piace parlare delle mie esperienze, sperimentare ed aiutare gli altri. Il punto di maggior
debolezza nei giovani musicisti sta nel fatto che non hanno
la giusta attenzione sugli obiettivi della loro musica. Io
spiego sempre che se non sai
dove andare non puoi fare un
piano per arrivarci».
Mauro Molinaroli
G.30.03.11
SAN NICOLÒ - Questa sera alle
21.30 per la “rassegna del mercoledì” al cinema Jolly di San Nicolò avrà luogo la proiezione del
film Kill me please del belga Olias Barco, vincitore del “miglior
film” al Festival di Roma 2010,
del Premio Agiscola e del Premio
Critica On-Line.
Si tratta di un film anarchico,
dove il riso nasce dalla repulsione. Il personaggio principale è
un medico all’avanguardia, il Dr
IN SERATA AL CINEMA JOLLY DI SAN NICOLÒ
“Kill me please” del belga Barco:
se l’uomo non può decidere tutto
Kruger (Aurelien Recoing), che
vuole dare un senso al suicidio. Il
suo sogno è creare una struttura
terapeutica, dove darsi la morte
non sia più una disgrazia ma un
atto consapevole svolto con assistenza medica. La sua clinica e-
sclusiva richiama l’attenzione di
un gruppo di strani personaggi,
accomunati dal desiderio di morire: un famoso comico con un
cancro incurabile, un commesso viaggiatore che cela sordidi
segreti, un ricco erede lussem-
burghese, una bella ragazza con
manie autolesioniste, un vecchio
cabarettista berlinese dalla voce
rovinata e un uomo che ha perso
tutto nel gioco d’azzardo, moglie
compresa. Dopo essersi consultati con Kruger sulle motivazioni
che li spingono a farla finita, ciascuno ha diritto a un’ultima richiesta. Ma nelle isolate montagne dove il dottore ha inteso realizzare il suo sogno, è la Morte a
decidere quando colpire.
Il pittore Molinari
espone a Milano
i suoi dipinti
pieni di simboli
PIACENZA - Torna a presentare
le sue opere artistiche, dopo
circa 15 anni dalle sue prime
esposizioni personali, Dino
Molinari. Diplomato all’Istituto d’arte “Toschi” di Parma
e all’Accademia di Belle Arti di
Brera a Milano, coltiva
quotidianamente il suo
progetto artistico nel
suo laboratorio a Roveleto di Cadeo. Fino al Un dipinto
3 aprile le di Molinari
tele dell’artista piacentino saranno esposte all’Antica Focacceria San Francesco
a Milano in via San Paolo 15
(alle spalle del Duomo). Un ritorno sulla scena delle mostre
personali avvenuto un po’ per
caso, come ha ammesso Molinari che dice di aver colto
l’occasione al volo. Intanto il
locale del capoluogo lombardo che ha portato i sapori della Sicilia nell’hinterland milanese, in cui si potranno ritrovare circa una ventina di opere dell’artista di Roveleto di
Cadeo, ha un rinomato ruolo
culturale di contatto e scambio di esperienze. Le opere di
Dino Molinari sono a tecnica
mista, “condizionate” anche
dalla sua attività di restauratore e decoratore di dipinti
murali, tutte legate da un unico filo conduttore, da un comune denominatore: l’uso
del libro e della parola scritta.
«La forza di un’immagine sta
nell’essere comunicativa spiega l’artista. - L’immagine
comunica non solo in base al
piacere che procura ma in base al fatto che essa risulta efficace per trasmettere l’idea,
l’intuizione per cui è stata costruita, progettata». Un connubio tra pittura e scrittura
che si concretizza perfettamente sulle tele di Molinari
che afferma: «La pittura diventa la dimensione del “fare”,
del muovere e mescolare colori. Il colore d’altra parte è la
materia irrinunciabile, a cui
io non riesco a rinunciare. La
scrittura invece, è corpo e anima». «Dalla scrittura nascono i miei segni, da questi segni - ha sottolineato l’artista prendono forma i miei sogni».
E’ così che, come ammette lo
stesso Molinari «diventa inevitabile portare nel racconto
per immagini, che io realizzo,
una parte di me». Cos’è dunque arte? «E’ esperienza in cui
il fare è un processo del meditare sulle cose e sulle parole - risponde Dino Molinari un portare alla luce la storia
dell’arte come storia del comunicare, un apprendere dalle immagini per comprendere. Per questo, il mio desiderio, il compito che mi sono
dato e ciò che mi affascina come sfida, è quello di trasformare il particolare in universale». Un progetto che vuole
ricondurre alla vera funzione
dell’arte, che vuole recuperare il senso della creazione artistica e che potrà essere osservato a Milano fino al 3 aprile prossimo.
«Mi batto ancora per la musica»
PIACENZA - Il pianeta rock è una
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