NAN QUAN KUNG FU TRADIZIONALE Annamaria De Chiara

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NAN QUAN KUNG FU TRADIZIONALE Annamaria De Chiara
NAN QUAN KUNG FU TRADIZIONALE
Qualifica: Istruttore 2° DUAN
1/3/2013 – MARSCIANO (PG)
Annamaria De Chiara
Capitolo 1
SIGNIFICATO DEL KUNG FU
“Esiste un Principio indefinibile e perfetto
Anteriore al Cielo e alla Terra,
tranquillo e nascosto,
solitario e privo di mutamento,
presente in tutto ciò che si muove,
inalterabile, origine di tutto ciò che è.
Non ne conosco il nome,
ma potrei chiamarlo TAO.
Dovendolo definire
Lo definirei GRANDE”
LAOZI (Lao Tzu)1
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Laozi: rappresenta uno dei principali personaggi della filosofia cinese la cui esistenza reale è ancora oggetto di dibattito tra gli storici. Secondo la tradizione cinese,
egli visse nel VI secolo a.C., anche se molti ricercatori collocano la sua vita nel IV secolo a.C., il periodo delle Cento scuole di pensiero e degli Stati Combattenti. È
attribuita a Laozi la scrittura del Tao Te Ching (testo di riferimento del taoismo), ed egli stesso è considerato il fondatore del Taoismo. Viene attribuito a Laozi anche il
meno noto Hua Hu Ching, tramandato oralmente da svariate generazioni di monaci taoisti.
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Il termine kung fu (功 夫) rappresenta il nome con cui sono maggiormente note in occidente le arti
marziali tradizionali cinesi. Kung fu (Py: Gong Fu) può essere tradotto in Italiano con: abilità,
esercizio eseguito con abilità, divenire abile attraverso l'esercizio, lavoro duro, etc. In generale, per
un cinese questo termine può significare semplicemente: tempo da impiegare per migliorarsi in
qualche attività; un professionista, quindi, che con sacrificio e passione raggiunge un alto livello nel
suo lavoro, avrà un livello alto di Kung Fu. Così come uno scultore avrà il Kung Fu della scultura, un
medico avrà il Kung Fu della medicina, ecc. Questo vale, dunque, anche per le arti marziali.
Per questo motivo, ai cinesi non è molto naturale associare questo termine all'arte marziale a noi
nota, ma piuttosto questo serve per definire il livello di abilità nella pratica marziale stessa.
Possiamo concludere che per Kung Fu si intende quindi, in senso esteso, la capacità di eseguire un
compito o un lavoro grazie all’abilità acquisita nel tempo mediante un duro addestramento.
Infatti, non è raro ascoltare i Maestri cinesi dire ai propri allievi frasi come: “Nel tuo Wu Shu c'è
poco Gong Fu!” riferendosi al fatto che l'esercizio viene praticato piuttosto meccanicamente, anche
se correttamente, ma senza l'abilità marziale che si acquisisce solo con l'esperienza ed il continuo
allenamento. Non è ben chiaro il processo storico attraverso il quale si è giunti a usare
principalmente questo termine per definire le arti marziali cinesi in occidente.
Con molta probabilità, il termine Kung fu, veniva utilizzato in alcune zone del Sud della Cina ed
un'influenza determinante alla diffusione occidentale del termine è stata data, successivamente, dai
produttori cinematografici di Hong Kong e dalla famosa Opera di Pechino. Lo stesso Sijo Bruce Lee
lo ha utilizzato nei suoi film divenuti celebri in tutto il mondo.
In realtà, da secoli in Cina, esistono termini molto più precisi per definire le arti marziali come per
esempio : Zhong Guo Quan (pugilato cinese), Quan Fa (metodo di pugilato), Quan Shu (arte del
pugilato), Wu Shu (arte della guerra), Wu Yi (abilità marziale), Guo Shu (arte nazionale). Il più
utilizzato in Cina è Wu Shu 武 術 .
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A livello popolare, i termini Wu Shu e Wu Yi sono considerati più dotti ed accademici, mentre,
d'altra parte, nel linguaggio comune capita di indicare la pratica del kung fu con Da Quan, che
letteralmente significa colpire di pugilato, ma in senso esteso indica appunto l'allenamento delle
arti marziali.
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Capitolo 2
CENNI STORICI SULLE ORIGINI DEL KUNG FU
Un Monaco chiese a Xiang Li:
“Qual è il significato della
venuta del Patriarca dall’Occidente?”
Xiang Li rispose : “Sedere a lungo diventa faticoso”
“La Raccolta della Roccia Blu”
La storia del Kung fu è molto antica ed ebbe inizio in Cina durante il periodo dei cinque imperatori
(2500 a.c. circa). In quel periodo regnava Huang Ti detto “Imperatore Giallo”. Fu sotto il suo
dominio che ebbero sviluppo l'agricoltura, la medicina e le prime
esperienze di lotta organizzata. Al servizio dell'imperatore vi era un
medico di nome Chi Po, autore del primo trattato di medicina inerente
la ginnastica interna e l’agopuntura.
Il primo sistema di combattimento fu il Go Ti, ideato da un generale
dell’ esercito imperiale di nome Chin Yu Shu. Nel combattimento si
affrontavano due uomini, uno mascherato da demone, con corna usate
Huang Ti, l’imperatore giallo
come armi e l’altro che lo affrontava a mani nude.
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Per trovare però il periodo di maggior sviluppo per le arti marziali si deve fare riferimento al regno
della dinastia Han (206-220 d.C.). In questo periodo nasce lo stile Chan Chan Shou ("mano lunga"),
inventato da Kwook Tee, nel quale per la prima volta si tralasciava lo stile corpo a corpo per
sviluppare
le
tecniche
di
scherma.
Altri nomi importanti per la storia del Kung fu sono quelli di Hua To e Yun Chun. Il primo ideò lo
stile degli animali e l'agopuntura anestetica, inoltre effettuava operazioni chirurgiche (a quel tempo
vietate perché il corpo veniva considerato inviolabile). Yun Chun inventò invece gli esercizi interni
del Tao Yn, rappresentati da “ lo stirasi dell’orso” e “ il volo dell’uccello”.
Finalmente arriviamo al 520 d.C. dove troviamo colui che è ritenuto il padre del Kung fu, Ta Mo
(Bodhidarma per gli indiani e Daruma per i giapponesi). Figlio del principe indiano Suganda, venne
istruito alla filosofia, alla religione ed alle arti da combattimento dal suo maestro Praynatra.
Fu durante questo periodo che avvenne la suddivisione del Buddismo in due distinte correnti:
Mahayana e Inayana, quest'ultima ebbe maggior diffusione in Cina, mentre la prima venne diffusa
da Ta Mo ed in seguito si trasformò in Dyana (Buddismo del diamante). Durante il suo viaggiare Ta
Mo giunse al monastero Shaolin dove, per rinvigorire i monaci troppo indeboliti dall'applicazione
dei soli esercizi di preghiera, insegnò loro una sequenza di
movimenti, comprendente 18-24 esercizi chiamati Chin Ching Ta
Mo. Fu così che, con la pratica e la costanza, i monaci si
trasformarono in monaci-guerrieri divenendo talmente abili da
essere chiamati dallo stesso imperatore per risolvere i casi di
estrema gravità. Ogni monaco Shaolin studiava un'animale
Ta Mo
diverso, solo nel 1500 si unificarono i vari stili grazie all'impegno di
Chuea Yuan aiutato dal monaco taoista Li Chen e dal maestro di Kung fu, Pa Yu Feng, questi ultimi
estranei al monastero. Vennero unificati così i cinque stili fondamentali: tigre, leopardo, serpente,
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gru e drago. Nel 1550 con l'invasione dei Manchu (Mongoli), l'accesso ai monasteri divenne
difficilissimo per ovvie ragioni di sicurezza ed anche se si riusciva nell'intento, poteva passare molto
tempo prima che si potesse accedere alla conoscenza delle tecniche di Kung fu. Ancora più difficile
era il poter uscire dal monastero, si dovevano superare prove difficilissime.
Nel 1642-44, però, a causa di una maggiore flessibilità che con il tempo si era creata nelle rigide
regole del monastero, si verificò l'infiltrazione di un agente nemico che, in una notte, riuscì ad
aprire le porte del monastero dall'interno dando inizio così alla sua distruzione da parte dei
Mongoli. Solo sette monaci riuscirono a salvarsi continuando così il loro lavoro di studio in
quest'arte marziale. I Cinesi però vollero riportare al potere la dinastia Ming e per questa ragione
formarono delle sette segrete come "La tigre nera", "La triade", "Il loto bianco” etc., dove erano
presenti i più grandi maestri di Kung fu dell’epoca. Dal 1800 le scuole di Kung fu furono vietate e
riapparvero solamente dopo la seconda guerra mondiale.
Da allora le arti marziali sono state tramandate e si sono trasformate, dando origine a moltissime
varianti. Nascono così gli stili di Kung Fu, ossia un insieme specifico di tecniche sia a mani nude che
con armi. Metodi d’allenamento e conoscenze strategiche codificate in un programma di studio,
frutto dell’elaborazione e della trasmissione di generazioni di Maestri. Gli stili di Kung fu si sono
modellati sulle esigenze geografiche in cui venivano praticati, hanno assunto una struttura in base
alla loro origine storica più o meno recente, in base allo scopo che da essi si voleva trarre, in base
ai riferimenti culturali ed alle tecniche dei Maestri stessi, che li hanno ideati o integrati nel tempo.
In cinese il termine con cui generalmente si traduce '”stile” è CHU’AN (QUAN) 拳, che letteralmente
significa pugno, anche traducibile con boxe, combattimento.
Per classificare gli stili di Kung fu esistono diverse categorie, ma è da tener presente che non è
possibile una classificazione assoluta. Intento comune è quello di fornire un orientamento pratico
per identificare e riconoscere un particolare stile di kung fu.
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Questi i criteri delle grandi suddivisioni:
• STILI ESTERNI (Wei Jia) e STILI INTERNI (Nei Jia)
• STILI DEL NORD (Chang Chuan: pugno lungo) e STILI DEL SUD (Nan Chuan: pugno del sud)
• WUSHU TRADIZIONALE (Kuoshu o Wu Yi) e WUSHU MODERNO
STILI ESTERNI: Gli stili esterni prediligono l'aspetto esteriore: sono più aerobici e duri, con molti
cambi di ritmo. Prevalgono velocità e forza esplosiva e sono normalmente più atletici e meno
meditativi. Puntano sul condizionamento fisico attraverso l'allenamento duro e prolungato nel
tempo. (Es. Hung Gar, Choy Li Fut, Tan Lang, etc.). Il Chi Kung praticato è di tipo Wai Dan (Cinabro
Esterno), detto anche Chi Kung duro. La maggior parte di questi stili è del ceppo Shaolin.
STILI INTERNI: Gli stili interni prediligono l'aspetto interiore: sono meno aerobici, più lenti, morbidi
e rilassanti. Il ritmo è tendenzialmente costante, centrato sul rilassamento attivo del corpo, non
richiede lo sviluppo di doti fisiche particolari. Prediligono respirazione, meditazione e
concentrazione dell'energia interiore. (Es.Tai Chi Chuan, Hsing I Chuan). Il Chi Kung praticato è di
tipo Nei Dan (Cinabro Interno), detto anche Chi Kung morbido. La maggior parte di questi stili è del
ceppo Wudang.
Probabilmente la più significativa distinzione è quella fra gli stili interni e quelli esterni, distinzione
di riguardevole importanza soprattutto se si parla dei sistemi di combattimento sviluppati in Cina.
In principio, con questo nome Nei Jia, ci si riferiva agli stili derivanti dalla religione taoista in
contrapposizione a quelli provenienti dalla religione buddista. Poiché il taoismo è una religione
nata e sviluppatasi in Cina, al contrario del Buddismo che è indiano, con Nei Jia, si intendevano gli
stili nati all'interno della Grande Muraglia, la quale all'epoca delimitava il territorio di appartenenza
degli Han (etnia cinese). Con il passare del tempo, a causa della turbolenta e complessa storia
cinese, risultava sempre più difficile riconoscere dove finisse la Cina ed iniziassero le nazioni
limitrofe e le identità culturali sono andate incontro a commistioni ed integrazioni.
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Per questo motivo il contrasto fra Nei Jia e Wei Jia ha assunto un significato molto più specifico.
La loro differenza sta nel diverso uso e propedeuticità dell’Energia, che può essere interna, QI (Ch’i),
o esterna LI. Oggi giorno vengono considerati Nei Jia gli stili che mettono maggior enfasi sul
lavoro interno, ovvero un lavoro che invece di concentrarsi sul potenziamento dei muscoli sviluppa
il controllo delle ossa, dei tendini, delle articolazioni e dei muscoli profondi (cioé quelli attaccati alle
ossa), non quelli che si vedono sulla superficie del nostro corpo. I tre stili interni più conosciuti
sono il Tai Chi Chuan, il Pa Kua Chuan e lo Hsing I Chuan.
Per quanto riguarda i Wei Jia, tra i più noti ci sono gli stili del ceppo Shaolin. In questi sistemi il
termine esterno è passato da una connotazione inizialmente geografica ad una di carattere più
profondo. Spiegare cosa sia il Wei Kung (lavoro esterno) è molto più complesso di quanto non
sembri in apparenza. Molti credono che il lavoro esterno sia quello che riguardi la forza muscolare
e meccanica e che pertanto basti sviluppare dei "muscoli d'acciaio" per essere efficienti in questo
tipo di stili. In realtà la verità è ben lontana da questa credenza popolare.
La vera differenza fra Wei e Nei Jia, è di carattere strettamente tecnico e tutt' al più didattico. Negli
stili interni si usa la forza di tutto il corpo, come se si dovesse spostare un armadio molto pesante
spingendolo, le braccia non sono altro che il veicolo attraverso il quale la forza dei piedi e delle
gambe viene trasmessa per compiere l'azione. E' per questo che per opporsi a quello che sembra
un semplice pugno, in realtà bisogna vincere la massa dell'intero corpo dell'avversario.
Negli stili esterni invece il movimento parte dai piedi, fa perno sulla colonna vertebrale e si
trasmette al braccio sfruttando una serie di micro esplosioni, rese ancora più effettive da slanci
spesso larghi (anche se non sempre) e dall'abilità del praticante di sfruttare pienamente il
momentum in modo da esprimere la massima distruttività.
Naturalmente il concetto di far esplodere un colpo come culmine di una reazione a catena di input
interiori è sicuramente diverso da quello di usare un unico impulso sfruttando l'intero corpo.
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Per quanto riguarda l'insegnamento di questi sistemi, solo all'inizio essi si concentrano sul
potenziamento muscolare, poiché credono che sia il modo più semplice per dare una base su cui
sviluppare successivamente l'abilità (al contrario delle pratiche interne che preferiscono lavorare sin
dall'inizio sul contenuto energetico delle forme e dei movimenti).
Man mano che si progredisce negli stili esterni, ci si renderà conto che la pratica darà sempre
maggior importanza ai movimenti interni rispetto a quelli muscolari; per questo motivo è giusto
dire che ai livelli più alti Nei e Wei Jia si ricongiungono diventando sempre più simili e
raggiungendo gli stessi obbiettivi. Questo concetto viene ulteriormente chiarito da due detti cinesi:
"Gli stili esterni vanno dal duro al morbido e gli stili interni vanno dal morbido al duro" e "gli stili
interni vanno dall'interno all'esterno, mentre gli stili esterni vanno dall'esterno all'interno".
Il punto di partenza è diverso, l'arrivo è il medesimo.
STILI DEL NORD o LUNGHI: (Chang Chuan: pugno lungo) Gli stili lunghi sono così chiamati,
perchè caratterizzati da attacchi sferrati da lunga distanza, dalla rapidità, dalla forza, dal ritmo dei
movimenti, in particolar modo dal grande utilizzo fatto di giochi di gambe e piedi; difatti c’è un
abbondante uso di tecniche di gamba e di tecniche saltate, adatte per combattimenti a medio e
lunga distanza. E' probabile che queste caratteristiche fossero dovute al fatto che la Cina del Nord
è ricca di regioni montuose e scoscese e spesso i combattimenti si svolgevano su terreni brulli,
pendii e balzi. Tutti gli stili derivati da Shaolin sono stili lunghi e traggono la loro origine
dall'omonimo Tempio che si trova nella regione del nord Henan. Con il termine Shaolin spesso si
indica l'insieme degli stili del Nord.
STILI DEL SUD o CORTI: (Nan Quan: pugno del sud) gli stili corti son così detti, perchè prediligono
l’utilizzo della possente forza degli arti superiori e i movimenti poco ampi e chiusi, adatte in
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combattimenti a corta distanza; le posture sono compatte e le gambe vengono utilizzate per
mettere in azione i movimenti di braccia; vi è una complessa struttura dei movimenti poiché oltre
alla varietà tecnica, vi sono innumerevoli tipi di applicazione della forza : esplosiva, elastica ecc. C’è
un uso molto ridotto di tecniche di gamba e tecniche saltate. Questo sembra essere dovuto al fatto
che nel Sud della Cina abbondavano zone allagate e risaie, quindi le gambe erano spesso
sommerse e poco utilizzabili sul campo. Molti di questi stili provengono dai Templi della regione
Sud di Foukien, che spesso prendono il nome di Shaolin del Sud o Nan Shaolin.
WUSHU TRADIZIONALE: (Kuoshu o Wu Yi) questi stili sono i più antichi, le arti marziali originali
Cinesi così come ce le hanno tramandate i grandi Maestri, trasmessi di generazione in generazione.
Sono molto applicative e realistiche e hanno programmi di studio molto complessi e tecnici.
Prevedono l'allenamento non solo esteriore e fisico, ma anche quello interiore (Chi Kung).
Normalmente lo studio di queste arti prevede anche l'acquisizione di principi teorici molto
profondi. Esistono competizioni sportive, ma non sono lo scopo principale per cui si praticano
questi stili, mentre viene data molta rilevanza alla salute e alla difesa personale e quindi
all'applicazione. Spesso sono chiamati anche Kuoshu (Arti Nazionali) oppure Wu Yi (Arti della
Guerra).
WUSHU MODERNO: è l'insieme degli stili tradizionali rielaborati in tempi moderni a scopo
principalmente sportivo ed agonistico, nei quali si predilige l'aspetto teatrale ed acrobatico. Le
tecniche sono normalmente poco applicative e poco realistiche, ma molto belle da vedere. Anche
le armi spesso sono finte, alleggerite e molto flessibili. Chi pratica questi stili si sottopone ad
allenamenti molto intensi di ginnastica acrobatica e corpo libero, raggiungendo notevoli abilità
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atletiche. In Cina questi stili hanno preso la via del professionismo sia a livello di Forme (Tao Lu
moderno) che di combattimento (Sanda).
SAN DA, letteralmente "tecnica libera". Meglio conosciuto come "boxe cinese" o "combattimento
libero cinese", è un genere altamente rappresentativo delle arti marziali cinesi, e risale all'antichità.
Anticamente si chiamava anche Xiang Bo (lotta contro l'altro), Shou Bo (lotta con le mani) o San
Shou (mani libere).
Nel lontano passato le gare di combattimento libero erano molto popolari. I combattenti,
sprovvisti di materiale di protezione, si affrontavano su una pedana rialzata, chiamata Lei Tai (si
dice che fosse alta 3 metri ed i combattenti dovevano salirci arrampicandosi). Non vi erano
distinzioni di peso e età; si poteva colpire ogni parte del corpo e con tutte le tecniche possibili. Si
vinceva o facendo cadere l'avversario dalla pedana oppure mettendolo fuori combattimento. Non
erano rari i decessi. Pare che durante i campionati nazionali cinesi di Wu Shu del 1928 a Nankino
(Cina orientale) si svolsero sul LeiTai dei combattimenti di una tale brutalità che ai 12 finalisti fu
proibito di combattere per non rischiare di perdere i migliori combattenti dell’epoca. Tutto questo
era insostenibile anche agli occhi della comunità internazionale.
Quando negli anni 60 il Wu Shu si stava trasformando in uno “sport” moderno per mano del
governo cinese, venne dato il mandato ai più grandi maestri di tutta la Cina di riorganizzare
l’enorme patrimonio tecnico del Wu Shu. Questo per creare uno stile di combattimento con regole
precise secondo le quali combattenti provenienti da scuole diverse potessero confrontarsi. Al fine
di limitare gli infortuni venne inoltre deciso di adottare delle opportune protezioni, tutt’ora
utilizzate. Nasceva così il San Da moderno, ad oggi considerato un vero e proprio sport, praticato
nel rispetto dell'uomo e della sicurezza degli atleti.
Il bagaglio tecnico del San Da è ricco del patrimonio tecnico dei vari stili di Wu Shu cinese. Si può
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colpire di pugno, di calcio o eseguire tecniche di proiezione a terra. Nel San da, quindi si può
combattere sulla lunga, media e corta distanza, sia con tecniche di percussione che di proiezione,
caratteristica peculiare ed unica di questa disciplina. E' ammesso il K.O., e per questo rientra negli
sports da combattimento a contatto pieno.
Sono vietati i colpi di gomito, ginocchio o testa, ed è vietato proseguire il combattimento a terra.
Sono vietati i colpi alla gola, ai genitali ed alle articolazioni e gli atleti sono obbligati ad indossare
delle protezioni, ad ulteriore garanzia per la loro incolumità: caschetto, paradenti, corpetto,
guantoni, conchiglia e paratibie. Elementi importanti nel San Da sono il rispetto del proposito
sportivo, qualità della prestazione atletica e della varietà tecnica (e non rudi espressioni di
brutalità). Dal punto di vista tecnico esso coordina perfettamente i movimenti di braccia e gambe,
favorendo la salute, stimolando il buon funzionamento degli organi interni e galvanizzando la
volontà e la perspicacia degli sportivi.
Si stanno sviluppando, principalmente in Cina e negli Stati Uniti, alcuni circuiti di San Da
professionistico e da poco anche in Italia. I combattenti si affrontano su un regolare ring da
pugilato, ma l'uso delle protezioni è limitato ai guantoni, al paradenti ed alla conchiglia. Questo
porta il San Da ad essere uno degli sport da combattimento più temibili, unitamente alla Muay
Thai. Ovviamente il rischio per gli atleti è maggiore.
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Capitolo 3
NAN QUAN - LA BOXE DEL SUD
“Affermano gli antichi Maestri
che L’Uomo avesse lo Spirito del Drago,
lo Scheletro della Tigre,
i Muscoli del Leopardo,
i Tendini della Gru,
e il Respiro del Serpente”
Nan Quan Bei Tui (pugni al sud e calci al nord) è un famoso detto cinese che sintetizza le
caratteristiche di spicco delle due correnti che si sono formate in Cina.
Difatti la Cina viene tradizionalmente divisa dal fiume Chang Jian (Fiume Azzurro) in Nord e Sud.
Gli stili nati a nord del fiume sono chiamati Chang Quan (boxe lunga) quelli a sud Nan Quan.
Per cui avremo fondamentalmente uno studio della lunga distanza nel Chang Quan e della distanza
ravvicinata nel Nan Quan. Bisogna precisare che stiamo parlando di un sistema e non di uno stile
specifico. Per la precisione, un insieme di stili. Infatti nel Nan Quan, sono annoverati stili tradizionali
come: Hung Ga, Wing Chun, Choy Lay Fut, Kejia Quan, Hei Hu Quan, Wu Zu Quan, ecc.
Conseguentemente, il termine Nan Quan ha due definizioni: la prima si riferisce, come già detto,
agli stili tradizionali sviluppatisi nel Sud della Cina; la seconda si riferisce al Nan Quan moderno,
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sviluppato poco dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese (1949) come parte del
nuovo sport nazionale: il Wu Shu moderno.
Dal punto di vista della pratica, il Nan Quan è un sistema moderno strutturato sulla base degli stili
tradizionali sopra citati. Un contributo al suo iniziale sviluppo fu dato dal Si Tai Gung Chiu Kao,
padre del caposcuola mondiale della famiglia Chiu GM Chiu Chi Ling.
Il Nan Quan si divide in tradizionale e ufficiale. Quest'ultimo è caratterizzato dalla maggiore enfasi
alla spettacolarizzazione e a tecniche acrobatiche, oltre che una periodica codificazione da parte
della federazione mondiale cinese per il Wu Shu la IWUF. Il sistema Nan Quan trattato in questa
sede è quello di matrice tradizionale. Questo sistema è costruito su posizioni di gambe stabili e
basse dalle quali prende energia per potenti movimenti di braccia. Ci sono pochi calci nel Nan
Quan e principalmente mirano a colpire dalla cintola in giù, ma le combinazioni di braccia vengono
usate per coprire tutti i ranges e le possibilità di attacco e difesa. I concetti di attacco e difesa sono
fusi così che i bloccaggi vengono effettuati in maniera tanto aggressiva da costituire essi stessi un
attacco perché utilizzati come colpi. Benché le posizioni siano basse e stabili, è richiesto un alto
livello di mobilità e velocità. Da qui ne deriva il concetto di Fa Li che rappresenta la forza esplosiva,
dove tutto il corpo è coinvolto al momento del colpo. Durante la pratica del Fa Li l'eventuale urlo
che aiuta a generare potenza attraverso un’ espirazione forzata si chiama Fa Sheng. L’esplosione
della voce avviene in maniera naturale e tramite una respirazione di tipo diaframmatico.
Il Nan Quan prevede lo studio delle forme (tao lu) di Scuola sia a mani nude che con le armi.
Attraverso lo studio delle armi (che cambiano da scuola a scuola) si acquisiscono i principi basilari
che possono essere applicati anche a mani nude. I movimenti biomeccanici sono strutturati sulla
circolarità dei movimenti. Come in tutte le discipline marziali cinesi, un aspetto rilevante è dato
dallo studio del Qin Na. Qin = Afferrare. Na = Controllare. Possiamo tradurre Qin Na dunque con
l'afferrare e controllare qualcosa. Oltre alle tecniche di presa, l'arte del Qin Na comprende anche
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tecniche di pressione e percussione. Le prese del Qin Na controllano e bloccano le giunture o i
muscoli dell'avversario, in maniera che non possa muoversi, neutralizzando la sua capacità nel
combattimento. Le tecniche di pressione sono invece usate per intorpidire gli arti dell'avversario,
per procurargli la perdita della coscienza o, eventualmente, per ucciderlo. Queste tecniche sono
usate frequentemente anche sulle terminazioni nervose, per provocare estremo dolore fino allo
svenimento.
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Capitolo 4
TEORIA DELLA BOXE DEL SUD
“ Il vero Combattimento
ha le sue origini nei piedi,
si sviluppa nelle gambe,
è diretto al busto
e opera attraverso le dita”
Zhuang Sanfeng2
Le scuole di Wushu del Nord (Beiquan) e del Sud (Nan Quan) obbediscono a regole teoriche che
sono l’essenza stessa di questi stili. Queste regole tradizionali consentono al praticante di dedicarsi
non solo alla forma esteriore (tecnica corretta), ma anche alla forma interiore (cinestesia del
movimento). Consentono come si dice nel gergo del Wushu : “di riempire la forma”, vale a dire di
dare sostanza allo stile sia nell’esecuzione sia nella comprensione delle energie utilizzate.
Le scuole del Sud contano otto gruppi di regole che è necessario conoscere e saper eseguire
perfettamente se si desidera raggiungere i livelli più alti nella pratica del proprio stile. I principi
sono i seguenti:
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Zhuang Sanfeng: trattasi di un personaggio leggendario del quale sono presenti poche fonti storiche. Pare sia stato un monaco taoista cinese esperto di arti marziali,
dell'Alchimia Interiore e di agopuntura. Alcune ricerche sostengono che avrebbe praticato lo stile del tempio Shaolin.
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1. “Il Cavaliere è stabile e il ponte è fermo”;
2. “La schiena è ferma e arrotondata trasversalmente, le spalle sono abbassate e sporgono
leggermente in avanti”;
3. “Il collo è dritto e il torace è vuoto”;
4. “L’energia cade e la pancia si riempie”;
5. “La regola delle otto coppie e dei tre impulsi”;
6. “La forza di percussione proviene dalla vita”;
7. “L’emissione dei suoni (Fashen)”;
8. “Il corpo è inflessibile e la forza virile”.
1. “Il Cavaliere è stabile e il ponte è fermo”
La postura del cavaliere (Mabu) è una posizione fondamentale delle boxe del sud, spesso viene
chiamata la “madre” di tutte le posizioni. Il passo del cavaliere ha lo scopo di tonificare gli arti
inferiori e di rinforzare il radicamento della posizione. Le dita dei piedi devono essere agganciate al
suolo per radicarsi a terra e formare così ciò che viene chiamato “ la pagoda di ferro”.
Le braccia costituiscono un “ponte” per trasmettere l’energia all’avversario e per fare ciò è
necessario essere appoggiati solidamente al suolo. La “mano del ponte” è un movimento
caratteristico della boxe del Sud. Il praticante eseguendo questa manovra acquisirà una notevole
forza interna (Neijing) ed esterna ( Waijiang).
2. “La schiena è ferma e arrotondata trasversalmente, le spalle sono abbassate e sporgono
leggermente in avanti”
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Questa posizione anatomica favorisce la funzione respiratoria creando un largo spazio che si riempi
di energia ( Qi) come una spugna che si imbeve di acqua. Ciò consente alla forza (Jing) di esplodere
mediante un fenomeno di drenaggio dell’energia nell’insieme del corpo, focalizzato in un luogo :
Qihai (“madre di energia vitale”), il Dan Tian inferiore. Questa forza concentrata nel Qihai può
esteriorizzarsi ed irradiarsi attraverso il braccio.
3. “Il collo è dritto e il torace è vuoto”
Questi due elementi insieme sono essenziali per unire le forze che provengono da tutte le parti del
corpo e, attraverso la loro sinergia, per fonderli in un’ unica energia che può essere trasformato nel
Dan Tian in una forza esplosiva (Faijing). Il collo è tenuto dritto ed il torace è raccolto ed ha un
aspetto leggermente concavo e vuoto.
4. “L’energia cade e la pancia si riempie”
Attraverso i precedenti atteggiamenti fisici descritti sopra, l’energia è raccolta nell’insieme del
corpo. I glutei e gli addominali contratti, unendo così la parte alta con quella bassa del corpo.
5. “La regola delle otto coppie e dei tre impulsi”
L’energia nelle boxe del Sud è visibile mediante lo spiegamento della forza che dà origine alle
tecniche. Affinché l’energia esca cagionando un grande impatto, il praticante deve eseguire le otto
coppie vale a dire l’unione armoniosa di alcuni elementi:
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•
Le mani e gli occhi;
•
Gli occhi e il cuore;
•
Il cuore e le spalle;
•
Le spalle e la vita;
•
La vita e il corpo;
•
Il corpo e i passi (spostamenti);
•
I passi e le gambe;
•
Le gambe e le braccia.
I te impulsi si localizzano a livello delle mani (Shou), dei piedi (Tui) e del corpo (Shen). Si incatenano
in una reazione che conduce la forza al suo punto d’uscita. Il corpo (Shen) segue i passi (Bufa), il
pugno (Quan) segue la vita (Yao) per accrescere l’energia (Qihai) per espellerla in seguito nel
pugno (Quanfa). Il passo precede la mano che agisce, ciò necessità di una coordinazione perfetta
tra gli arti superiori ed inferiori. Per produrre una forza abbiamo bisogno di un punto d’ancoraggio
che producono i piedi, e le gambe trasmettono la forza verso la parte alta del corpo attraverso
l’interno delle cosce e la vita che trasforma questa forza irradiandola verso l’esterno. Gli
spostamenti del Nan Quan e l’esecuzione dei passi si realizza secondo tre fasi:
•
Spostamento del piede;
•
Ricerca dell’appoggio;
•
Trasferimento della massa corporea e sviluppo della postura.
Questa procedura si spiega con il fatto che le boxe del Sud ha l’asse geografico di un paese molto
irrigato per la coltura del riso, dei terreni fangosi, delle fitte foreste dove il suolo è relativamente
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mobile. E’ quindi di vitale importanza assicurarsi un appoggio prima di sferrare l’attacco. I passi,
l’energia, la mente e il metodo di esecuzione sono coordinati.
6. “ La forza di percussione proviene dalla vita”
Il pugno parte dal torace delineando un movimento breve. La potenza proviene dall’ancoraggio
della postura ed in modo particolare dalla radice piede- gamba che trasmette la forza alla vita che
la trasforma. La vita è il nodo attraverso il quale passano tutte le forze; è in qualche modo il centro
di trasformazione dell’energia (Qi) in forza (Jing). Tutti i movimenti della vita (flessione, estensione,
inclinazione e rotazione) amplificano l’esplosione della forza, pur venendo eseguiti sempre con
morbidezza. La vita viene spesso paragonata ad un serpente che ondeggia sul suolo o ad un pesce
che si muove agilmente nell’acqua. E’essenziale mantenere la vita elastica, senza rigidità, affinché
non freni l’espulsione della forza (Jingli). Nella boxe del Sud esistono diversi tipi di forza: la forza
corta (lunghezza di un pollice), la forza lunga (lunghezza di un braccio), la forza sferzante
(schiaffeggiare), la forza continua (trafiggere), la forza esplosiva (irradiare). Tutte queste forze
nascono dalle gambe e sono controllate dalla vita. La forza nel Nan Quan si esprime quasi
esclusivamente attraverso le mani.
7. “L’emissione dei suoni (Fashen)
L’emissione di suoni avviene secondo regole precise. In alcuni movimenti favorisce l’esplosione
della forza: l’energia canalizzata in una vibrazione risale lungo la trachea, l’aria compressa espulsa
causa l’emissione di un suono proveniente dalla contrazione del diaframma. Alcune grida imitano
gli animali quali il serpente o la tigre, patrimonio degli stili zoomorfi dello Shaolin del Sud. La grida
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o emissioni di suoni rinforzano l’espressione dell’arte marziale e dinamizzano la volontà (Zhi),
mostrando un evidente spirito guerriero.
8. “Il corpo è inflessibile e la forza virile”
La pratica della boxe del Sud (Nan Quan) plasma il corpo del praticante rendendolo più robusto
con muscoli più prominenti e massicci : i muscoli sono gonfiati sotto l’azione dell’energia (Qi)
accumulata che si trasforma in forza (Jing), il corpo diviene robusto e vigoroso.
Nelle boxe del Sud la forza viene generata nella formula seguente : contrazione,rilascio e
intenzione.
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Capitolo 5
DONNE E ARTI MARZIALI
“Affonda nella Terra le tue radici;
prendi dal Padre Cielo le Energie.
Come una belva che accerchia la preda
rompi la distanza del Combattimento
fino a guardare negli occhi la Tigre.
Combatti con le bracci di Cotone,
come l’acqua si adatta alle rocce del Torrente
come un Serpente si avvolge sulle spire”
Tianshan Yaoxia
Sia nel kung fu esterno che in quello interno, sono annoverate tecniche più yang di altre, ed aspetti
relativamente più yin. C’è dunque, il continuo passaggio dal pieno al vuoto e viceversa: l’uno non
potrebbe esistere senza l’altro e proprio per questo l’uno non è “migliore” o più importante
dell’altro. Proprio pensando a questi concetti filosofici e notando che nella maggior parte dei video
e dei documentari non compaiono quasi mai donne marzialiste, ho cercato di darmi una
spiegazione riguardo alla ridotta presenza del gentil sesso nelle scuole di arti marziali. L’inferiorità è
ovviamente esclusivamente di natura numerica. Credo che la ragione sia essenzialmente di natura
sociale: la società non crede che una donna possa sottoporsi a duri allenamenti volti al
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combattimento, da sempre visto come prerogativa maschile, quindi in contrasto con la femminilità
comunenemente intesa. Molti sono ancora convinti che questo ambiente sia più adatto agli uomini.
Proprio come avviene, anche, in tutti gli altri ambienti sociali, si continua a considerare uomini e
donne come soggetti psicologicamente e non solo fisicamente diversi. Eppure il kung fu sembra
una disciplina esente da queste categorizzazioni: la forza è importante, ma da sola non basta, ha
bisogno dell’energia, dell’agilità, dell’intuizione del praticante per essere efficace. Tanto è vero che
ciò che differenzia gli artisti marziali non è tanto la prestanza fisica quanto l’atteggiamento
mentale, quindi se si accetta davvero l’uguaglianza tra i sessi nelle facoltà psichiche e morali, pur
riconoscendone la diversità fisica, non si può dire che il kung fu sia prettamente maschile e questo
concetto lo si ritrova anche nello stesso Taoismo dove gli opposti sono parte di un’unità, lo Yin e lo
Yang, in altre parole il Tao.
Riporto da un opuscolo informativo relativo alla zona di Shaolin un interessante intervento. “Tutti
conoscono la storia del tempio di Shaolin e le maestria dei suoi monaci, invece in pochi conoscono
la storia del tempio di Yongtai (vicinissimo al tempio di Shaolin) e la maestria delle sue monache.
Infatti nella stessa epoca del tempio Shaolin, e cioè 1500 anni fa, venne posta la prima pietra per il
Kung Fu femminile e venne fondato il primo monastero femminile per il Buddismo Zen. Le
monache di Yongtai lottarono molto per la parità nei confronti dei monaci di Shaolin; non volevano
essere “Monaci di seconda categoria”, ma discepoli emancipati della dottrina di Ta Mo, del
Buddismo Zen, riconosciuti a tutti gli effetti. La nascita del Monastero di Yongtai risale a più di 1500
anni fa, agli inizi del Buddismo Zen in Cina; all’origine della sua fondazione c’erano tre principesse.
La prima, di nome Zhuanyun, si convertì al Buddismo nel 467 d.C. e divenne la prima monaca
cinese; si costruì un’umile capanna sulle propaggini del monte sacro Songshan, dove visse secondo
le regole del buddismo.
23
La seconda, di nome Miglian, a soli tredici anni era una dei quattro discepoli di Ta Mo, il fondatore
dello Zen cinese; essa seguì la dottrina di Buddha e divenne monaca. Damo le insegnò gli esercizi
con le armi del Kung Fu, finché imparò a maneggiare la spada con assoluta maestria. Minglian è
considerata la prima Maestra del Kung Fu di Shaolin e trasformò l’eremo di Zhuanyun in un piccolo
tempio. Ancora oggi una pagoda ricorda la principessa. La terza principessa si chiamava Yongtai e
veniva dalla vicina città imperiale Loyang. Durante una delle sue escursioni sulle montagne del
Songshan, venne in contatto con la dottrina Zen e con le abilità Kung Fu dei monaci di Shaolin;
decise di abbandonare la vita di corte e di dedicarsi in seguito esclusivamente al Buddismo e alle
arti marziali. Più di mille donne la seguirono sulle montagne del Songshan e studiarono la dottrina
di Ta Mo. Yongtai era una donna straordinaria, non solo disponeva di grande forza fisica e mentale,
ma si distingueva soprattutto per il suo buon cuore. Essa fu la prima grande maestra di Kung Fu e
sotto la sua guida il tempio di monache vide il suo massimo splendore. Così la principessa Yongtai
fu venerata come una santa e in suo onore si diede il suo nome al monastero, da allora e sino ai
nostri giorni chiamato “il monastero imperiale femminile Yongtai”. Ta Mo aveva insegnato alle
monache a non servirsi mai del Kung Fu per aggredire, ma di servirsene contro ogni tipo di
minaccia; erano così in grado di difendere i loro averi. Al contrario i monaci-guerrieri non solo
difendevano il tempio di Shaolin, ma servivano anche agli imperatori di molte dinastie come soldati
d’elite. Anche se le maestre di Yongtai non erano assolutamente da meno dei maestri di Shaolin nel
maneggiare le 18 armi, non poterono mai combattere per l’imperatore e la patria; perfezionarono
le arti marziali soltanto fra loro, combattendo all’interno del monastero. Buddha insegnava
l’uguaglianza di tutti gli uomini, l’armonia delle componenti maschili e femminili nella natura ed il
rispetto dell’avversario; ma molti ritenevano le monache di Yongtai inferiori ai monaci di Shaolin,
invece esse volevano godere degli stessi diritti e non venire considerate “monaci e maestri Kung Fu
di seconda classe”. Così, dietro le mura del monastero nacque una gara pacifica, ma accanita, per
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l’emancipazione delle monache. Le maestre Kung Fu di Yongtai non erano per niente da meno dei
maestri di Shaolin in velocità, abilità e senso dell’equilibrio; il loro coraggio e la loro forza di spirito
gli consentivano di praticare anche gli esercizi più difficili del Qi Gong.
E’ ormai da molto che le maestre Kung Fu del monastero di Yongtai hanno ottenuto il dovuto
riconoscimento da parte dei loro fratelli di credo. Da secoli anche le gran maestre e le monache
vengono sepolte nel famosissimo bosco di pagode di Shaolin e portano gli stessi nomi di
generazione in generazione, come i maestri di Shaolin. Anche questo un gesto a favore
dell’emancipazione femminile nella Cina odierna. Secondo la tradizione del Kung Fu di Shaolin le
maestre devono esibirsi in una lotta simbolica con i loro colleghi uomini per dar prova della loro
maestria in tutti i tipi di armi. Insomma le monache di Yongtai dimostrarono che la ricerca di noi
stessi, la strada verso il divino in noi e il congiungimento con l’energia universale non possono
essere un privilegio degli uomini. “Ciascuno può raggiungere maestria ed illuminazione, finché vi
aspira con serietà, non importa che sia vecchio o giovane, povero o ricco, uomo o donna.”
Le due donne praticanti di Kung Fu che mi hanno portato a riflettere e che fanno parte della
famiglia Hung Gar sono : Mok Gwai Lan e Shiu Ying.
Mok Gwai Lan
Nasce a Kao Yao una cittadina vicino a Gwangjou, discende da una famiglia di artisti marziali inizia
la pratica del Mok Ga sotto la guida dello zio divenendo molto brava nel Kung Fu che già a 16 anni
era un esponente di spicco della famiglia, e si specializza nella medicina tradizionale Cinese.
Durante quel periodo Lei vive nella stessa città di Wong Fei Hung tanto che lo zio e Wong Fei Hung
erano amici. Durante un esibizione della scuola di Wong Fei Hung per la Nam Hoi Association dopo
le performance degli allievi sia nel kung fu che nella danza del leone, si esibisce Wong Fei Hung
durante la performance gli si toglie una scarpa che vola via e colpisce in volto la giovane Mok Gwai
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Lan, che nonostante le scuse colpisce al volto Wong Fei Hung, dopo questo incidente i due in
futuro si sposarono.
Oltre che moglie divenne anche allieva di Wong Fei Hung
essendo già abile nel kung fu in breve tempo divenne
anche molto brava nello stile Hung Ga e nella danza del
leone, tanto è vero che fù la prima donna ad esibirsi in
pubblico nel Gwangjou nella danza del leone, collaborava
anche nella palestra clinica pochi lam. Dopo la morte di Wong Fei Hung, Mok Gwai Lan si
trasferisce ad Hong Kong con i figli dove apre la scuola ad Wanchai. Rilascerà molte interviste su
riviste e sarà più volte ripresa dalla tv di Hong Kong, a circa 83 viene ripresa dalla tv mentre esegue
la forma fu hok seung ying kuen, muore nel 1983.
Shiu Ying
Shiu Ying è nata nel villaggio di San Hui, Guandong, da una famiglia di praticanti di medicina
cinese e di kung fu. Il suo vero nome era Wong Sou Nang. Sposò Chiu Kao e lo seguì nelle aperture
delle scuole di Hung Gar ad Hong Kong. Studiarono insieme sotto il GM Lam Sai Wing e si
prestarono come assistenti insegnanti per il loro sifu. Lavorarono molto duramente e divennero i
favoriti di Lam Sai Wing. Quando Lam Sai Wing pubblicò il suo primo libro sull’ Hung Gar, egli
diede loro delle copie autografate come regalo. Shiu Ying era un buon medico erborista e diede
gratuitamente cure mediche alla povera gente cosicchè molti di loro chiedevano di essere adottati
come “figliocci”. Ella si attivò per numerose cause di carità per la comunità come raccolte fondi per
l’orfanotrofio di Bo Leung Guk, l’ospedale Tung Wah, l’ospedale Gong Wah e molti altri. Parte dei
fondi venivano raccolti tramite esibizioni di kung fu da parte sua e del marito che ricevevano
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sempre molto consenso. Grazie alle sue capacità, la gente la chiamava “l’eroina delle arti marziali”.
Spesso nelle esibizioni Shiu Ying sconfiggeva il marito Chiu Kao. Nella vita reale, principalmente in
maniera informale, Shiu Ying veniva sfidata al mercato e solitamente gli sfidanti rimanevano
impressionati dalle sue capacità superiori. Il suo repertorio includeva l’arte del dim yuet, o punti di
pressione. Poteva velocemente mettere fuori combattimento un attaccante usando le sue dita per
colpire i suddetti punti. Trasmise la sua conoscenza e le sue capacità al suo figlio più giovane Chiu
Chi Ling. Morì il 30 Agosto 2002 all’età di 98 anni. Lo spirito del suo duro lavoro e del suo attivismo
vivranno per sempre nel mondo delle arti marziali.
Text and photo’s with kind permission of GM Chiu Chi Ling.
27
Capitolo 6
METODOLOGIA D’INSEGNAMENTO
“La forza, di per se stessa,
non eguaglia il sapere;
né quest’ultimo è eguagliato dall’esercizio.
Ma è sommando sapere ed esercizio
Che si ottiene la vera forza”
Di fondamentale importanza è il metodo d’insegnamento. Come nella maggior parte delle cose,
non può essere lasciato al caso o all’imitazione di un proprio vissuto. Considerando che le persone
non sono tutte uguali proprio per questo è di fondamentale importanza valutare diversi aspetti
come: l’età del praticante, il sesso, la condizione fisica e psichica, l’esperienza ma anche l’elasticità,
la potenza, la forza, la resistenza. È necessario conoscere i tempi di preparazione e quelli di
recupero, gli esercizi propedeutici ecc. l’assenza di un vero metodo limita, difatti, le potenzialità
intrinseche dell’allievo. Il Kung Fu restituisce semplicemente quello che gli si da, nulla di più.
Proprio per questo, essendo una disciplina selettiva, ha bisogno di un buon programma di
allenamento senza il quale risulta irraggiungibile. Di fatti un metodo non adeguato compromette
il reale modo d’esecuzione della tecnica. Il gran lavoro sul riscaldamento, sulla ripetizione e la
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comprensione dei movimenti, nel tempo donano i suoi frutti. Proprio per questo non basta sudare
e stancarsi per apprendere una disciplina marziale, ma ne va compresa la direzione, l’inizio e la fine
del tutto, si deve raggiungere un’armonia perfetta con la natura, con tutto il proprio corpo.
L'esercizio deve essere praticato non meccanicamente, anche se correttamente, ma con quell'
abilità marziale che si acquisisce solo con l'esperienza. Ed è proprio l’esperienza che porta a creare
un programma basato su i diversi livelli degli allievi. Pertanto, la struttura di un allenamento, deve
rispettare una sua consequenzialità ed al tempo stesso non deve essere necessariamente
schematica. Gli elementi fondamentali per una corretta strutturazione dell’allenamento sportivo, si
identificano nei concetti di periodizzazione, ciclicità, rapporto tra le diverse espressioni di
preparazione fisica. Per periodizzazione, si vuole intendere la suddivisione dell’intero ciclo annuale
in periodi aventi ciascuno una propria fisionomia a seconda del tipo di lavoro ivi previsto. La
ciclicità, invece, garantisce, nell’ambito di un programma sportivo a medio o lungo termine,
l’organizzazione in tappe dei diversi periodi. Singoli periodi quali quello preparatorio, agonistico e
di transizione rappresentano anelli inseparabili per una razionale costruzione del processo di
allenamento tendente, in ultima analisi, al raggiungimento della forma sportiva di ogni singolo
atleta. Il momento più importante per il tecnico è appunto quello di avere la capacità di riunire, al
momento opportuno e con appropriati dosaggi, i diversi elementi fondamentali dell’allenamento
sportivo. In pratica deve definire in quale periodo, con quali modalità ed a quale grado questi
diversi elementi debbono essere applicati durate il processo di allenamento.
Nella mia esperienza come praticante, ho maturato delle considerazioni personali, principalmente
per quanto riguarda la fascia dei più piccoli e delle donne. Per quanto possa sembrare strano, i
bambini mi ricordano una grande distesa d’acqua. Hanno la capacità di imitarti e di capire allo
stesso tempo ciò che gli si vuole insegnare. Ovviamente il metodo d’insegnamento è
completamente differente da quello utilizzato per gli adulti. Metodo, che anche se espresso a volte
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in maniera ludica, porta il bambino con il tempo a capire ciò che sta studiando. Il programma,
basato sotto diverse forme di apprendimento che spaziano da quella motoria a quella più interna e
culturale, li porta ad avere una piena consapevolezza corporea. Ho notato che soprattutto
attraverso lo studio delle armi i bambini assumono una maggiore consapevolezza di ciò che è
l’abilità marziale. Apprendono senza essere consapevoli di apprendere e questo fa si che la loro
mente sia libera da ogni tipo di stereotipo che, invece a volte, blocca l’adulto. Infatti a differenza
dei bambini, l’adulto ha il “ limite” del voler essere a tutti i costi all’altezza della situazione e ciò lo
limita molto nell’apprendimento. Come ci insegna lo stesso Sijo Bruce Lee “ Per capire le cose nella
loro realtà,occorre avere la mente aperta e completamente sgombra”. Sicuramente i più piccoli non
hanno la capacità di comprendere fino in fondo ciò che gli si sta insegnando, ma hanno la gran
capacità di fidarsi ed essere liberi dal cosiddetto blocco psicologico. Blocco che, invece, ho
riscontrato molto nella maggior parte delle donne. Difatti quest’aspetto le limita molto durante la
pratica in quando si sentono continuamente a disagio con la coordinazione motoria del proprio
corpo. Quello che, però, le contraddistingue è la volontà di cercare di reagire a tale situazione. Il
altri termini possiamo dire che sono molto determinate. Il concetto di marzialità, forse più innato
nell’uomo, è più difficile da raggiungere all’inizio dalla donna in quanto non riesce ad esprimere,
con il corpo ed in maniera semplice, la propria forza interiore. La didattica anche se all’esterno può
apparire simile tra l’uomo e la donna in verità ha delle sfumature diverse soprattutto per quanto
riguarda il linguaggio ed il modo di spiegare le cose. La donna ha sempre costantemente bisogno
di capire la finalità degli esercizi nel loro complesso. Infatti, ho notato che nello spiegare alcune
tecniche, se mi soffermavo solo sul singolo aspetto senza far eseguire nella loro interezza
l’esercizio, non vi era una resa ottimale. Mentre, nel caso in cui spiegavo loro l’utilità della tecnica,
cambiava all’improvviso la prospettiva dell’azione. Aspetti che, ovviamente, si riscontrano
facilmente anche nell’uomo e che quindi sta all’insegnante capire di volta in volta, la persona che
30
ha davanti a sé. Solo l’esperienza crea queste sfumature e spero di coglierne sempre di più per
crescere come marzialista.
“Da ogni minuscolo germoglio nasce un albero con molte fronde
Ogni fortezza si erige con la posa della prima pietra
Ogni viaggio comincia con un solo passo”
Lao Tzu
31
BIBLIOGRAFIA
GM Chiu Chi Ling - Hung Gar, The Traditional Heart of Modern Nanquan – Kung Fu Tai Chi
Magazine, March-April 2011
Roger Itier, Corso di Kung-Fu Wushu: La storia, la teoria, la filosofia, le tecniche fondamentali e
superiori, il combattimento, le armi – De Vecchi Editore, 2007
Andrea Alati, Arti Marziali Cinesi, Tecnica e Tradizione – Editrice Atanòr, 2005
Shin Dae Woung, Scuola di Kung Fu, Volume 1 – Edizioni Mediterranee, 2009
Dario Ambra, Kung-Fu, Arte e Sport da competizione – Edizioni Libertas, 1991
32
CURRICULUM VITAE
Cintura Nera I Duan WTKA INTERNATIONAL. Iscritta all' Albo degli Avvocati presso il Tribunale di
Salerno. Specialista in problematiche relative agli aspetti giuridici della difesa personale e attività
associazionistiche sportive preadolescenziali.
Dal settembre 2004 è praticante di Nan Quan Gong Fu Tradizionale, Accademia Wushu Gong Fu
Tradizionale Sifu Alfonso Grassi. Nel 2008 diviene allieva diretta di Dai Sifu Michael Fries e
comincia lo studio del Wing Tsun MFT System. Attualmente I Grado Superiore. Nel 2010 diviene
allieva diretta di Sifu Luigi Martone per lo stile Hung Gar Kuen. Ricopre inoltre il ruolo di addetto
stampa e membro del Consiglio Direttivo dell’ A.S.D.C. Arti Marziali Salerno.
Incontri Tecnici di Formazione
Corso di Formazione per Dirigenti Sportivi di Primo Livello (CONI) - Salerno (20-21/11 e 11-12/12
2009)
Corso di Formazione in Primo Soccorso (CONI) - Eboli (SA) (19/12/2009)
13/05/2006 – Discente al 1° Seminario Interdisciplinare Marte e Monti - Salerno
22/10/2006 – Discente 1° Stage Interdisciplinare ADO UISP CAMPANIA “ Il contatto”
21/10/2007 – Discente 2° Stage Interdisciplinare ADO UISP CAMPANIA “ Il contatto”
25/11/2007 – Discente al 1° AMS Meeting – Maiori (SA)
23/02/2008 Comincia a Salerno la collaborazione con il Dai Sifu Michael Fries relativamente al
Wing Tsun
26-27/04/2008 – Discente al 1° Raduno di Primavera AMS – Contursi Terme (SA)
Novembre /2008 – Discente al Seminario di Gracie Jiu Jitsu del M° Federico Tisi – Maiori (SA)
22/11/2008 – Discente al Seminario Interdisciplinare – Caserta
33
14/12/2008 – Discente al 2° AMS Meeting – Salerno
27/12/2008 – Discente al Seminario Wing Tsun ed Eskrima – Serre (SA)
18-19/04/2009 – Discente al 2° Raduno di Primavera AMS – Contursi Terme (SA)
25/10/2009 – Discente al Seminario Tecnico AMS – Armi Tradizionali - Salerno
13/12/2009 – Discente al 3° AMS Meeting – Salerno
29-30/05/2010 – Discente al 3° Raduno di Primavera AMS – Contursi Terme (SA)
18/05/2010 - Discente al Seminario di Gracie Jiu Jitsu del M° Federico Tisi – Salerno
12-14/03/2010 – Discente al Seminario Nazionale con Dai Sifu Michael Fries – Roma
Settembre /2010 Comincia a Salerno la collaborazione con il Sifu Luigi Martone relativamente all’
Hung Gar
07-10/10/2010- Discente al Seminario Nazionale Intensivo con Dai Sifu Michael Fries e Sifu Robert
Vent – Genzano di Roma ( RM)
21/11/2010 – Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Luigi Martone “ I 12 ponti dell’Hung Gar
e loro applicazioni in combattimento” – Mercogliano (Av)
14/12/2010 - Discente al 4° AMS Christmas Meeting – Salerno
12-14/03/2011 - Discente al Seminario Nazionale con Dai Sifu Michael Fries – Roma
29/05/2011 – Discente al Seminario Internazionale Intensivo con Dai Sifu Michael Fries – Alpbach (
Austria)
19/06/2011 – Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Luigi Martone “Danza del Leone” –
storia e tecnica- Mercogliano (AV)
29-30/10/2011- Discente al Seminario Nazionale con Dai Sifu Michael Fries – Marina di Carrara
29-30/10/2011- Discente al Seminario Nazionale Wing Chun Sifu Francesco Mavilio – Marina di
Carrara
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29-30/10/2011- Discente al Seminario Nazionale diretto da Sifu Luigi Martone Hung Gar - Gung Ji
Fook Fu Dui Chaak - Marina di Carrara
20-27/08/2011 – Discente al 1° Summer Camp AMS Accademia WuShu Gong Fu Tradizionale Sifu
Alfonso Grassi – Marina di Alliste (Puglia)
13/11/2011 – Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Luigi Martone - Gung Ji Fook Fu Dui
Chaak - Mercogliano (AV)
18/12/2011 - Discente al Seminario Tecnico diretto dai Sifu Luigi Martone , Sifu Enrico Mori e Sifu
Francesco Palmieri – I Sentieri del Drago - Roma
21/01/2012 – Discente al Seminario Tecnico Nazionale con GM Chiu Chi Ling – Avellino
25/02/2012 – Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Luigi Martone – Lau Gar Kuen – Roma
18/03/2012 – Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Giancarlo Matarazzo e dal Sifu Alfonso
Grassi – Wong Fei Hung Day – Mercogliano (AV)
14/04/2012 - Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Luigi Martone – Wu Dip Jeung – Salerno
26-27/05/2012 – Discente al Raduno Tecnico Nazionale diretto da Sifu Luigi Martone – I 5 elementi
ed i 5 animali – Casalbordino (CH)
25-01/07/2012 – Summer Camp Tigrotti AMS Accademia WuShu Gong Fu Tradizionale Sifu Alfonso
Grassi – Giffoni Valle Piana
25-01/09/2012 – Discente al 2° Summer Camp AMS Accademia WuShu Gong Fu Tradizionale Sifu
Alfonso Grassi – Isola Caporizzuto (Calabria)
25/11/2012 – Discente al Seminario Tecnico diretto da Sifu Luigi Martone – Sap Juet Sao –
Mercogliano (AV)
16/09/2012 - Discente al Seminario Tecnico Nazionale con Dai Sifu Michael Fries – Roma
19/01/2013 – Discente al Seminario Tecnico Internazionale diretto da GM Chiu Chi Ling – Hong
Kong (Cina)
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Alcuni risultati agonistici
•
Medaglia d'oro Tappa Nazionale WTKA - Brescia - Cat. Free Light Combat - 7/3/2010
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. Mani Nude - Campionato Mondiale WTKA - Marina di Carrara 28-31 Ottobre 2010
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. con Armi - Campionato Mondiale WTKA - Marina di Carrara 28-31 Ottobre 2010
•
Quarta Classificata - Free Light Combat - Campionato Mondiale WTKA - Marina di Carrara 28-31 Ottobre 2010
•
Medaglia bronzo - Fight Point a Squadre - Campionato Mondiale WTKA - Marina di Carrara 28-31 Ottobre 2010
•
Medaglia argento - Forma Trad. Mani Nude - Campionato Italiano WTKA - Velletri (RM) - 20
Febbraio 2011
•
Medaglia bronzo - Forma Trad. Arma Lunga - Campionato Regionale FIWS - Caserta - 27
Febbraio 2011
•
Medaglia argento - Sanda Light - Campionato Nazionale 1° Trofeo Marsciano ACSI 3/4/2011
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. Arma lunga - Campionato Internazionale Kung Fu Tradizionale
UISP - Civitavecchia (RM) - 15/4/2011
•
Medaglia d'argento - Forma Trad. Arma snodata - Campionato Internazionale Kung Fu
Tradizionale UISP - Civitavecchia (RM) - 15/4/2011
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. Mani Nude - Campionato Italiano WTKA - Napoli - 17/4/2011
•
Medaglia d'oro - Free Light Combat - Campionato Italiano WTKA - Napoli - 17/4/2011
•
Medaglia d'oro - Free Light Combat - Campionato Italiano WTKA - ASSOLUTI - Velletri (RM) 1/5/2011
36
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. Mani Nude - Campionato Italiano WTKA - ASSOLUTI - Velletri
(RM) - 1/5/2011
•
Medaglia bronzo - Forma Trad. Mani Nude - Campionato Mondiale WTKA - Marina di
Carrara - 28-31 Ottobre 2011
•
Medaglia bronzo - Forma Trad. Arma Lunga - Campionato Mondiale WTKA - Marina di
Carrara - 28-31 Ottobre 2011
•
Medaglia bronzo - Free Light Combat - Campionato Mondiale WTKA - Marina di Carrara 28-31 Ottobre 2011
•
Medaglia bronzo – Forma a squadra - Trofeo Usque ad Inferos ACSI – Salerno – 16/12/2012
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. Mani Nude - Campionato Del Mondo Kung Fu Tradizionale
GM Chiu Chi Ling – Hong Kong ( Cina) - 27/01/2013
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. Arma Doppia - Campionato Del Mondo Kung Fu Tradizionale
GM Chiu Chi Ling – Hong Kong ( Cina) - 27/01/2013
•
Medaglia d'oro - Forma Trad. a Coppia con armi - Campionato Del Mondo
Kung Fu
Tradizionale GM Chiu Chi Ling – Hong Kong ( Cina) - 27/01/2013
Riconoscimenti e Titoli
Campionessa Italiana WTKA Free Light Combat 2010
Campionessa del Mondo WTKA 2010
Campionessa Italia WTKA 2011 Free Light Combat e Forme Mani Nude Tradizionali
Miglior atleta femminile - Campionato Internazionale Kung Fu Tradizionale UISP - Civitavecchia (RM)
- 15/4/2011
Coppa AMS (Arti Marziali Salerno) come atleta femminile distintosi in ambito agonistico durante
l'anno accademico e per il conseguimento della cintura nera - AMS Meeting - Salerno - 15/12/2010
37
Indice
Capitolo 1: SIGNIFICATO DEL KUNG FU
Pag.01
Capitolo 2: CENNI STORICI SULLE ORIGINI DEL KUNG FU
Pag.04
Capitolo 3: NAN QUAN - LA BOXE DEL SUD
Pag.13
Capitolo 4: TEORIA DELLA BOXE DEL SUD
Pag.16
Capitolo 5: DONNE E ARTI MARZIALI
Pag.22
Capitolo 6: METODOLOGIA D’INSEGNAMENTO
Pag.28
BIBLIOGRAFIA
Pag.32
CURRICULUM VITAE
Pag.33
38