Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in
Transcript
Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in
Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria L. Pagano, M. Proietto, E. Biondi, S. Incadorna, R. Verniccio, R. Biondi [email protected] Università degli Studi di Catania - Dipartimento di Neuroscienze Sezione di Medicina Fisica e Riabilitazione FisiOnLine - 09, 2009 “Il motivo per il quale un maneggio svolge un’azione così benefica sulle persone dotate di ragione è che qui, unico posto al mondo, è possibile comprendere con lo spirito e osservare con gli occhi l’opportuna limitazione dell’azione e l’esclusione di ogni arbitrio e del caso. Qui, uomo e animale si fondono in un tutt’uno, in misura tale che non si saprebbe dire chi dei due effettivamente sta addestrando l’altro.†Goethe, 1801 Abstract Nell’ambito della terapia attuata con gli animali (pet therapy) trova una sua precisa collocazione la riabilitazione equestre, indicata in diversi campi della medicina: neurologico, psichiatrico ed ortopedico-traumatologico. Scopo di questo lavoro è quello di chiarire il significato terapeutico di questa moderna disciplina riabilitativa e di verificare specificatamente la sua applicazione in ambito neurologico, sia nelle forme esito di patologia del SNC ( paralisi cerebrali infantili, forme post-traumatiche ecc.) che nelle forme progressive (patologie degenerative, sclerosi multipla ecc. ) Parole chiave: cavallo, riabilitazione equestre, patologia neuromotoria, équipe multidisciplinare Introduzione e definizione Si può definire riabilitazione equestre (RE) (Therapeutic Riding, TR) l’insieme di quelle tecniche rieducative del tutto particolari che utilizzano il cavallo come specifico mezzo terapeutico, al fine di determinare un miglioramento dell’autostima, dell’autonomia e della qualità di vita del paziente. L’animale diventa co-terapeuta del processo di guarigione, rivestendo il ruolo di “mediatore emozionale†e “catalizzatore†dei processi socio-relazionali. Da questo punto di vista è da distinguersi dalle semplici pratiche ludiche che coinvolgono il cavallo senza il controllo di personale medico specificatamente preparato. La prima utilizzazione del cavallo a scopo terapeutico viene attribuita ad Ippocrate di Coo, vissuto in Grecia, che tra il quinto ed il quarto secolo avanti Cristo sottolineò gli effetti benefici 1/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 della equitazione sulla salute del corpo e della mente, specie nella cura dell’ansia e dell’insonnia e nel recupero funzionale dei soldati mutilati a causa della guerra. In tempi moderni lo studio di questa particolare metodologia è stata riproposta in termini scientifici negli anni sessanta ed attuata soprattutto nei Paesi a più alta tradizione equestre, scandinavi ed anglosassoni, in seguito alla vittoria della medaglia d’argento di dressage alle Olimpiadi dal 1952 al 1956 da una giovane atleta, Liz Hartnell, colpita da poliomelite in età infantile. In Italia si è diffusa in ambito riabilitativo a partire dal 1972, nel 1977 è stata costituita l’Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre e di Equitazione Ricreativa per gli handicappati (A.N.I.R.E), con sede in Milano, ed oggi esistono diverse realtà operative con notevole impegno anche sotto il profilo metodologico e scientifico. Nel 1980 è stata fondata la Federation of Riding for the Disabled International (FRDI) che rappresenta l’organizzazione internazionale cui afferiscono i vari Paesi coinvolti nella Riabilitazione Equestre, sorta per sviluppare studi atti a strutturare una pratica equestre e renderla un vero intervento terapeutico. Allo stato attuale la riabilitazione equestre nel soggetto con patologia neuromotoria viene considerata una terapia di supporto che integra, rafforza e coadiuva le tecniche tradizionali nell’ ambito di un programma riabilitativo personalizzato. Presupposti scientifici L’effetto terapeutico della riabilitazione equestre si basa sul particolare rapporto dialettico che si instaura tra il soggetto ed il cavallo, fondato su un linguaggio prettamente motorio, ricco di sensazioni piacevoli e rassicuranti, estremamente coinvolgenti sotto il profilo emotivo che generano cambiamenti in entrambi. Per comprendere l’utilità e la validità della RE nel trattamento del soggetto con patologia neuromotoria, è necessario fare alcune considerazioni di carattere generale relative al significato e alle caratteristiche del cavallo, principale protagonista di questa forma di riabilitazione. Esse possono essere schematicamente cosi riassunte: - Notoriamente, da un punto di vista mitologico e nell’immaginario collettivo il Pegaso, cioè il cavallo alato, costituisce il simbolo dell’andare oltre, cioè della capacità di superare le caratteristiche proprie della specie di appartenenza, cosi come i monumenti equestri delle piazze raffigurano la potenza dell’uomo-guerriero, assimilato all’animale nella comune capacità di superare gli ostacoli e slanciarsi verso la vittoria. In tale ottica, già nella fase iniziale, a terra, la conoscenza dell’animale e del suo ambiente ed il suo accudimento, rappresentando la concretizzazione di quelle fantasie particolari evocate dal cavallo in quanto animale fortemente simbolico del super-io, contribuisce ad instaurare un forte senso di fiducia e di sicurezza, che trovano una stimolazione ancora maggiore nella fase successiva del montare a cavallo. - Il cavallo è estremamente sensibile al dialogo empatico ed è estremamente ricettivo verso tutto quello che è relazione e comunicazione. - Soddisfa il bisogno di affetto e di relazione interpersonale creando le condizioni per un buon equilibrio psicofisico. - Ha emozioni proprie e non è possibile compiere un gesto qualsiasi nei suoi confronti come con un oggetto inerte, ha bisogni e reazioni nei quali ci si può riconoscere, non ultimo quello di essere assicurato. - È facilmente condizionabile, senza per questo perdere la propria personalità e permette quindi di essere guidato nel suo rapporto con il paziente. - Ha una natura imprevedibile e reagisce soprattutto ai segnali inconsci di chi lo sta guidando, 2/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 stimolando nel progredire del percorso riabilitativo una serie di attività intellettive come concentrazione, memoria, stabilità emotiva, tranquillità e fermezza di carattere. - La cura del cavallo dopo la seduta, parte integrante di questa terapia, sollecita movimenti finalizzati e permette al soggetto, tramite un costante rapportarsi all'animale, non solo di acquisire coscienza di se stesso come realtà individuale, ma di appropriarsi anche del proprio schema corporeo formulando un’identità personale e psicologica più adeguata. Da un punto di vista prettamente motorio invece i movimenti ritmici del cavallo alle varie andature elicitano molteplici afferenze, soprattutto propriocettive, che favoriscono in maniera significativa: - La regolarizzazione del tono muscolare - La mobilizzazione del bacino - L’emergenza o il rinforzo dei meccanismi di raddrizzamento - Il controllo del tronco - Il miglioramento delle reazioni di equilibrio - Il controllo dell’ordine visuo-motorio - La riduzione dei movimenti involontari Metodologia delle sedute La RE comprende attività di rieducazione, educazione ed assistenza e si articola convenzionalmente in due fasi: - Ippoterapia - Rieducazione equestre e Volteggio Segue in alcuni casi la fase pre-sport e la fase sport. Ciascuna fase, in rapporto alle condizioni cliniche del singolo paziente, può rappresentare una tappa di un percorso riabilitativo oppure un’esperienza riabilitativa completa e clinicamente a sé stante. Una parte comune ed antecedente a tutte le fasi è il lavoro a terra o governo del cavallo, durante il quale il cavallo viene approcciato dal soggetto, insieme al terapista, attraverso la cura, la pulizia e la bardatura. Questo preciso momento preliminare è definito “maternageâ€. L’Ippoterapia, (Hippotherapy) o fase passiva si rivolge ai soggetti con handicap prevalentemente neuromotorio, si basa sull’uso del movimento del cavallo come strumento terapeutico senza prevedere l’intervento attivo del soggetto che accompagnato da un istruttore impara gli elementi base dell’equitazione. Si sfruttano cioè le qualità fisiche e dinamiche del cavallo al passo utilizzato senza sella, talvolta cavalcato dal terapista insieme al soggetto. In pratica, viene sollecitata la risposta neuromotoria del paziente agli stimoli offerti dal cavallo attraverso il suo movimento ( interazione biomeccanica cavallo-cavaliere). La Rieducazione equestre o fase attiva invece si rivolge principalmente ai soggetti con ritardo mentale e/o disturbi comportamentali e/o disturbi psichiatrici, per tale motivo è detta anche fase di equitazione pedagogica. Prevede l’intervento attivo del soggetto, sotto il controllo del terapista, nella guida del cavallo. In questa fase si utilizzano sia la sella che le redini e il paziente viene avviato alla conduzione autonoma del cavallo. Vengono svolti esercizi che mirano al conseguimento degli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico prestabilito per quel paziente ( stimolazione delle reazioni di equilibrio e della coordinazione, orientamento spaziale e temporale, memorizzazione ). Il volteggio rappresenta una disciplina a sé: consiste nell’eseguire esercizi a corpo libero sul cavallo alle varie andature; viene svolta in gruppo nell’ assoluto rispetto di regole, tempi e spazi. Richiede 3/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 personale, cavalli ed attrezzature specifici, sviluppa lo spirito di gruppo e la fiducia nei compagni. Le fasi pre-sport e sport sono riservate a chi ha saputo superare motoriamente e psichicamente le altre due tappe, rappresentano cioè il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere attività agonistica vera e propria o comunque attività competitiva o dimostrativa o di giochi a cavallo. Sono le fasi della RE più strettamente connesse all’attività di aggregazione e socializzazione. (Segue)  Centro, équipe e scelta del cavallo per la RE Le linee guida per la riabilitazione equestre comprendono la necessità di centri attrezzati ad hoc, cavalli adeguati ed équipe multidisciplinare. Il centro per la RE deve sorgere, al di fuori dei tradizionali centri di riabilitazione, in una zona immersa nel verde che infonda sensazioni di calma e di serenità , ed avere delle caratteristiche strutturali variabili a seconda della qualità e dell’entità dell’utenza. I requisiti minimi da possedere sono: - Accessi e locali adeguati per soggetti disabili: il maneggio esterno, scoperto, deve essere rettangolare di misura non inferiore a 20 x 40 m. - Maneggio piccolo rettangolare coperto (almeno 15x20 m), al fine di assicurare una continuità nello svolgimento del programma riabilitativo, indipendentemente dalle condizioni metereologiche e stagionali, anche se è auspicabile quando è possibile godere dell’aria aperta e del paesaggio circostante. - Sala per visite mediche - Sala riunioni - Servizi igienici 4/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 - Almeno un piccolo locale living confortevole in cui l’utenza possa spogliarsi e/o attendere l’inizio delle lezioni/sessioni di RE - Pedana o rampa specifici per la salita a cavallo - Bardature particolari quali fascione tipo volteggio con due maniglie - Selle inglesi normali ed almeno una sella inglese modificata con maniglie estraibili - Un numero di cavalli non inferiore a 3-4, idonei dal punto di vista veterinario, per poter consentire un eventuale lavoro di gruppo Vista la particolarità dei soggetti che fruiscono di questo trattamento la scelta del tipo di cavallo da utilizzare deve tener conto di particolari requisiti morfologici, comportamentali e biodinamici, nonché di un adeguata preparazione iniziale e di un continuo aggiornamento successivo. L’equitazione tradizionale tuttavia a volte non attribuisce valore ed importanza sufficienti a questo aspetto di scelta e di addestramento del cavallo da parte di un veterinario esperto, nonostante le recenti scoperte dell’etologia attestano l’importanza determinante che ha impostare il sistema di doma, comunicazione ed addestramento in modo che il cavallo riconosca la leadership dell’ addestratore e ne segua regole e principi. Distinguiamo tre tipi di cavalli con diverse caratteristiche morfologiche, comportamentali e biodinamiche: dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi. Dolicomorfi: - Cavalli di “sangue†- Alti, muscolatura ben sviluppata - Difficilmente impiegati nell’ippoterapia - Utilizzati soprattutto nelle fasi avanzate della riabilitazione equestre Mesomorfi: - Circonferenza toracica media - Altezza al garrese da 150 a 165 cm - Docile e ubbidiente al richiamo dell’istruttore Brachimorfi: - Cavalli più bassi(144 cm al garrese) - Collo robusto e posteriore largo - Svogliati - Imprevedibili Quello che maggiormente si presta alla riabilitazione equestre è ovviamente il cavallo mesomorfo. In ogni caso i cavalli più idonei alla R.E. non sono i cavalli anziani, "in pensione", "magari anche malinconici", bensì animali sani con carattere tranquillo e fiducioso nei confronti dell’uomo, generosi nel lavoro noioso, ripetitivo, anche talvolta stressante, come quello della R.E. Importante per la salute fisica e mentale dei cavalli è che lavorino durante la settimana al di fuori del contesto terapeutico, in modo da non accumulare tensione dannosa e essere il più recettivi e disponibili possibile al momento dell’attività con i disabili. La “presa in carico†del cavallo spetta al veterinario ed all’istruttore di equitazione che fanno parte di un team eterogeneo di professionisti con esperienza e competenze, se pur in misura diversa, sia nel campo della riabilitazione che in quello della equitazione. È infatti prevista nel progetto riabilitativo equestre la partecipazione del medico specialista (psichiatra, 5/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 neuropsichiatra infantile o neurologo): ha il compito, in stretta collaborazione con il fisiatra, di valutare l’indicazione al trattamento, definire la modalità secondo cui impiegare il cavallo e verificare i risultati; del terapista della riabilitazione; del personale ausiliario o volontario o tirocinanti; e di figure professionali del settore socio-sanitario/educativo in base alle caratteristiche strutturali e di finalità della RE stessa, nonché alla tipologia dell’utenza. Modalità di lavoro e criteri di valutazione L’approccio all’attività di RE si articola nelle seguenti fasi: 1) Il paziente viene sottoposto ad una iniziale visita colleggiale: - per la registrazione dei dati anamnestici passati e recenti - per la valutazione clinica che riguarda il: - il controllo posturale del capo e del tronco, da seduti ed in piedi, sul piano antero-posteriore e laterale; - la presenza o l’assenza dei riflessi tonici del collo simmetrici ed asimmetrici; - la presenza o l’assenza di reazioni di equilibrio; - la capacità di mantenere la posizione seduta con o senza appoggio; - la presenza di paramorfismi e dismorfismi del rachide (scoliosi, ipercifosi); - la funzionalità degli arti inferiori e superiori; - l’esecuzione di test psicodiagnostici, ad esempio test di livello ( tipo WISH ed Alexander) e test carta e matita (figura umana, famiglia, albero), e specifici per patologia, al fine di oggettivare il deficit psichico e funzionale e da utilizzare come strumento di confronto al termine del trattamento - per la precisazione degli obiettivi: recupero sul piano psicomotorio, comportamentale, cognitivo e relativo all’espressione delle emozioni. - per l’elaborazione del programma terapeutico, in forma personalizzata a ciascun allievo, e decidere la durata dello stesso. Nello sviluppo dell’intervento si valutano anche le possibilità di passare dal “passoâ€, al “trotto†e al “galoppoâ€, oltre che la velocità di esecuzione di ognuno di essi, non solo come possibilità fisica di esecuzione, ma anche come crescita psichica del “senso di potereâ€. 2) Il trattamento inizia con quattro sedute di osservazione videoregistrate, con le quali si verifica l’adeguatezza del programma e si documenta la situazione iniziale. È necessaria l’applicazione costante durante l’intero anno, con una frequenza di almeno di 2 volte la settimana. La seduta dura 50 min.-1 ora 3) Gli obiettivi prefissati vengono periodicamente verificati con controlli medici, a cadenza trimestrale, e attraverso l’applicazione di un protocollo valutativo valido e standardizzato. Il protocollo di valutazione prevede: - Valutazione neuromotoria a cavallo ed a terra - Valutazione delle competenze equestri 4) Al termine del progetto viene valutata l’opportunità di sospensione, di eventuale ciclizzazione o prosecuzione del trattamento. Controindicazioni Anche se sono rare esistono delle controindicazioni alla riabilitazione equestre intrinseche e/o estrinseche alla patologia neuromotoria presentata dal paziente. In linea generale la RE si può considerare non indicata nei soggetti che presentano fobie, sia per l’ animale che per l’altezza, attacchi di panico, crisi epilettiche frequenti, instabilità o malformazioni del 6/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 rachide, scoliosi gravi, lussazioni congenite dell’anca, miastenia, atassie gravi, fragilità ossea, ipertensione, gravi problemi cardiovascolari, emofilia, retinopatia degenerativa. Considerazioni conclusive La riabilitazione equestre non è un puro e semplice “andare a cavallo†ma rappresenta un momento terapeutico con caratteristiche peculiari, non ravvisabili in altre tecniche riabilitative: 1) si offre come un'opportunità cardinale di rapporto fra terapia e sport; 2) consente al soggetto con handicap di entrare in contatto con la natura rappresentata dal cavallo e dall'ambiente in cui l'animale si muove (pochissime sono, di fatto, le occasioni, per disabili, di fruire di un contatto diretto con la natura), arricchendo la propria esperienza affettiva; 3) è abitualmente svolta in gruppo e quindi favorisce la socializzazione, resa più facile dal fatto che la RE si svolge in un ambiente non medicalizzato ed è vissuta dal soggetto in modo più libero e spontaneo rispetto ad altre tecniche riabilitative. 4) fa percepire al soggetto, che a terra dimostra tante difficoltà , ponendolo in groppa, una diversa immagine di sé, più valida, imponente, più positiva e da qui prende avvio quell'autovalorizzazione che significa una nuova presa di coscienza. 5) dà al disabile, che spesso non è in grado di svolgere da solo tutte le operazioni necessarie alla propria sopravvivenza ed è costretto a dipendere sempre da chi lo assiste, la possibilità di vivere un'esperienza di autonomia che stimola l’auto-valorizzazione e l’auto-soddisfazione. Tali riscontri richiedono però un percorso complesso, all’interno del quale devono operare con efficienza diversi fattori: dal punto di vista dello svolgimento della terapia è necessario poter contare su personale specializzato e dotato di elevata professionalità e di cavalli pazienti, affidabili ed intelligenti; mentre dal punto di vista operativo, è necessario poter disporre di ambienti e strumenti vari idonei. Ci auguriamo pertanto un maggiore riconoscimento ed una maggiore attenzione da parte di chi si occupa di riabilitazione nell’applicazione di tale metodica, che offre possibilità di straordinari e gratificanti progressi neuromotori verificati e scientificamente dimostrati. BIBLIOGRAFIA - Pasquinetti A, Allori P, Murano AC et al. Therapeutic Riding in patients affected by progressive and non-progressive extrapyramidal disorders. In :Proceed IXth Intern Therapeutic Riding Congr, Denver, USA, 1997.Denver:NAHRA (ed), 1997:90-109 - Onofri MP, Rosco A, Volonté MM, Attardo M. La pet-therapy: l’esperienza del centro di riabilitazione equestreV. Di Capua. La Riabilitazione 1998; 31 (3):109-12 - Conti B, Cosignani F, Ferrari T, Rosco A. Esperienza preliminare di riabilitazione equestre nei disturbi dell’ equilibrio di origine centrale. La Riabilitazione 1994;27(2):83-90 - Meraviglia MV et al. La riabilitazione equestre. Atti Convegno Società Italiana Medicina Fisica e Riabilitazione. Chieti: Minerva Medica: 2004 Eur Med Phys:2004;40 (3): 908-9 - Combs A. Pet therapy and increased socialization among elderly clients. Ky Nurse 2002 Oct-Dec; 50(4): 15-6 - Allori P.,Papini M.,Pasquinelli A."Terapia a mezzo del cavallo" in "Il Fisioterapista" Periodico di informazione per gli operatori della riabilitazione, Anno 4-Numero 3 Maggio-Giugno 1998 - Sportivamente abili: guida metodologica per gli operatori delle attività sportive adatte ai 7/8 Riabilitazione equestre: valido approccio terapeutico in soggetti con patologia neuromotoria Martedì 09 Marzo 2010 21:02 - Ultimo aggiornamento Martedì 09 Marzo 2010 21:12 disabili / Durante L., Ferrero V. , Marchetti M. , Tedeschi A..– Roma: Aranblu Editore, 2001. – 86 p. - Scheidacker M. Equitazione e terapia. Aggior Psicoter Psicol Clin 1988;2:50-6 8/8