Eurofighter - Gero Grassi

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Eurofighter - Gero Grassi
APPROFONDIMENTI
n. 1
Programmi di cooperazione internazionale:
l’Eurofighter Typhoon nell’industria della difesa
Camera dei Deputati
Servizio Studi
Dipartimento Difesa
2 aprile 2007
Il programma
Il Programma EFA/Eurofighter 2000 (European Fighter Aircraft, poi European Fighter) è finalizzato alla
realizzazione di un velivolo da combattimento (denominato Thyphoon) dotato del massimo numero
di elementi comuni e di capacità operativa corrispondenti ai requisiti stabiliti dalle quattro Nazioni
partecipanti.
L’Eurofighter-Typhoon è un bireattore monoposto supersonico destinato alla difesa aerea, con compito
primario di contrasto delle forze aeree e con capacità secondaria di svolgere missioni di attacco al suolo.
Il velivolo è compatibile con operazioni condotte da forze di coalizione e capace, grazie alla estrema
manovrabilità ed alla grande versatilità nei suoi ruoli operativi, di operare la difesa e l’attacco in
condizioni di ogni tempo.
Esso rappresenta il più vasto programma industriale nel settore europeo della difesa, nonché l’esempio
più avanzato di integrazione industriale in un unico programma comune.
Il programma è frutto della cooperazione tra Italia, Germania, Regno Unito e Spagna, avviata in
base al Memorandum of Understanding generale sottoscritto nel 1986. Secondo tale intesa, la
realizzazione del progetto doveva essere suddivisa in cinque fasi successive: definizione, sviluppo,
industrializzazione, produzione in serie e supporto logistico. Sono stati così posti in essere
successivamente i “Memorandum” n. 2 e 3, che prevedono le modalità relative alle fasi, rispettivamente,
di definizione del Programma e di sviluppo del velivolo e del motore. Con l'accordo firmato il 10
novembre 1988, i quattro partners europei hanno dato avvio alla fase di sviluppo e sperimentazione del
velivolo. Si prevedeva inizialmente la costruzione di 765 unità, delle quali 165 in dotazione all'Italia.
Nel 1992, mentre era ancora in corso la fase di sviluppo, la presa d’atto da parte dei Paesi partecipanti
di ritardi rispetto alle previsioni iniziali, e soprattutto le mutate condizioni politico-militari dell’Europa a
seguito di quanto avvenuto nei Paesi dell’Est, hanno indotto radicali mutamenti nella struttura e nella
sequenza temporale del Programma.
In sostanza, il cambiamento delle suddette condizioni veniva ad incidere sulle necessità di difesa
militare dei Paesi della NATO, e di conseguenza sulle caratteristiche stesse dell’aereo da combattimento
oggetto del Programma EFA. I Ministri della Difesa manifestavano inoltre una diffusa preoccupazione in
ordine all’impegno finanziario richiesto, in relazione alla situazione di bilancio evolutasi in senso poco
favorevole per tutti i Paesi partecipanti. Si decideva pertanto di procedere alla revisione dei piani di
realizzazione, prendendo nel contempo misure per contenere al massimo i costi, e prevedendo uno
slittamento dei tempi della fase di produzione, sia pure differenziato secondo le specifiche esigenze di
ogni Paese. Il costo del singolo velivolo veniva contratto da 111 a 101 miliardi di lire, mentre gli
ordinativi venivano ridotti dai 765 velivoli iniziali a 620, on un conseguente adeguamento delle
quote di partecipazione nazionale. Nonostante tali aggiustamenti, tuttavia, l’andamento del Programma
ha continuato ad essere caratterizzato da notevoli ritardi rispetto alle previsioni:la produzione di serie è
iniziata nel 1998 e le prime consegne alle Forze Aeree sono iniziate nel 2003.
Caratteristiche tecniche:
apertura alare: 10,95 m
altezza: 5,28 m
lunghezza: 15,96 m
superficie alare: 50 m2
peso a vuoto : 11.000 kg
peso massimo al decollo : 23.500 kg
Prestazioni
velocità max: 2 mach
corsa di decollo/atterraggio: 700 m
autonomia: 3.200 km (trasferimento)
raggio d'azione: oltre 1350 km
Impianto propulsivo: due turbofan Eurojet EJ200 da 60 kN (13.490 lb) a secco e 90 kN (20.000 lb) con
poscombustione
Armamento: fino a 6.500 kg di carichi esterni (missili aria-aria a guida radar e IR, serbatoi, ecc.). Un
cannone Mauser cal. 27 mm
Equipaggio: 1-2 piloti
Il programma di produzione prevede, entro il 2014, la consegna di 620 velivoli: 232 per la Gran
Bretagna, 180 per la Germania, 121 per l’Italia e 87 per la Spagna. Le consegne sono articolate
in tre tranche di cui la tabella seguente illustra il dettaglio:
1a tranche
2a tranche
3a tranche
Data contratto
settembre 1998
dicembre 2004
non ancora siglato
Caratteristiche
Capacità aria-aria: gli ultimi esemplari saranno dotati anche di una limitata capacità aria-superficie
Perfezionata capacità aria-aria e migliorata capacità aria-superficie Elevata capacità aria-aria e
perfezionate capacità aria-superficie
Periodo
2003/2007
2007/2012
2012/2017
Produzione
148 velivoli
236 velivoli
236 velivoli
Regno Unito
Germania
Italia
Spagna
55
44
29
20
89
68
46
33
88
68
46
34
Alla fine del 2006 sono stati consegnati 110 Eurofighter alle quattro forze aeree che avevano
originariamente ordinato il caccia.
I 121 velivoli (di cui 15 biposto) che l’Italia prevede di acquistare (con una opzione ulteriore di 9 velivoli
da confermare successivamente) sono destinati alla sostituzione dell’intercettore F-104 in dotazione alla
nostra Aeronautica. L’onere complessivo previsto è pari a 18,1 miliardi di euro.
Il ritardo del programma Eurofighter ha determinato la necessità, per la Difesa, di provvedere, nel
frattempo, all’acquisizione in leasing dagli Stati Uniti di 34 caccia intercettori F-16 ADF; il contratto
prevede la fornitura di 45.000 ore di volo nel periodo 2004-2010, per la temporanea sostituzione degli
F-104 ritirati dall’attività operativa nel 2004. Il 16 dicembre 2005 è divenuto operativo il primo velivolo
Eurofighter nei reparti di volo dell’Aeronautica militare. Alla fine del 2006 erano operativi 14
velivoli.
Sono collegati all’acquisizione del velivolo Eurofighter i programmi pluriennali relativi al missile aria-aria
Meteor e del missili aria/aria IRIS-T per il velivolo EF 2000.
¾ Il programma pluriennale relativo al missile aria-aria Meteor a medio-lungo raggio di elevate prestazioni
operative, è realizzato in cooperazione da Svezia, Germania, Italia, Spagna, Francia e Gran Bretagna.
L’Italia intende acquisire 400 missili (da montare sul velivolo EF-2000), pari al 18% circa della produzione totale
prevista.
La quota di partecipazione dell’Italia è stimata in 123 milioni di euro per la fase di sviluppo (2001-2009) e in
390 milioni di euro per la fase di industrializzazione e di produzione. Il completamento del programma è
previsto per il 2013.
¾ Il programma pluriennale relativo all'acquisizione di 444 missili aria/aria IRIS-T a corto raggio (SRAAM) è
frutto di una cooperazione tra Germania, Svezia, Grecia, Italia, Canada e Norvegia.
Italia, Germania e Spagna utilizzeranno il missile per l’armamento dei velivoli EF-2000 ripartendo tra loro i costi
di integrazione del missile IRIS-T sul velivolo.
Il costo complessivo della fase di industrializzazione è valutato in 1.123,2 milioni di euro; la partecipazione
finanziaria italiana ammonta a 217 milioni di euro ripartiti in nove anni, a partire dal 2003.
La gestione del programma Eurofighter è affidata ad un’Agenzia governativa denominata NETMA
(NATO Eurofighter and Tornado Managenent Agency), con sede a Monaco di Baviera che rappresenta,
per tutti e quattro i Paesi clienti, l’unica interfaccia autorizzata ad evidenziare le loro esigenze ai
produttori.
Dopo la negoziazione con le industrie aeronautiche dei Paesi partecipanti, sono stati stipulati due
contratti “quadro” (enabling contracts) con consorzi operanti in regime di diritto tedesco (uno per lo
sviluppo della cellula, degli equipaggiamenti e l’integrazione del sistema d’arma, l’altro per lo sviluppo
del motore e relativi accessori), denominati rispettivamente Eurofighter Gmbh ed Eurojet.
Il consorzio Eurofighter Gmbh, con sede a Monaco di Baviera, è costituito dalle quattro industrie
nazionali: Alenia Aeronautica (19,5%), BAE Systems (37,5%), EADS Deutschland (30%) e EADS-CASA
(13%), ed è responsabile dello sviluppo e della produzione del velivolo.
Il consorzio Eurojet, responsabile dello sviluppo e della produzione del motore EJ-2000, è costituito da
MTU Aero Engines (33%), Rolls-Royce (33%), Avio (21%) e ITP (Industria de Turbo Propulsores)
(13%).
Lo sforzo industriale delle aziende impegnate per l’Eurofighter è complessivamente stimato per un
valore superiore a 86 miliardi di euro.
Eurofighter Typhoon rappresenta per l'industria aerospaziale europea una spinta tecnologica e
occupazionale in grado di offrire future garanzie di sviluppo ai partner: attualmente, oltre 60.000
persone nelle quattro nazioni partner sono oggi coinvolte nel programma, di cui 12.000 in Italia.
La produzione del Typhoon, superiore a tre velivoli al mese, è sostenuta da un complesso di fornitori
costituito da oltre 600 società, delle quali più di 200 italiane. In fase di “picco” della produzione, il Team
Eurofighter darà lavoro a oltre 120.000 persone in Europa, di cui 24.000 in Italia.
Ruolo delle aziende italiane nella produzione dell’Eurofighter
Partecipano al programma aziende del Gruppo Finmeccanica (Consorzio Eurofighter Gmbh) e la Avio
(Consorzio Eurojet). In termini occupazionali va sottolineato che in Italia sono impiegate in media per le
sole attività dirette, interne ed esterne, circa 7.200 risorse uomo/anno, di elevata qualificazione tecnica
e alto livello professionale. Altre 4.800 risorse uomo/anno sono assorbite dalle attività indirette legate al
programma.
Va considerato infine che tali attività comportano un indotto (terziario) per un valore equivalente alla
somma delle attività dirette ed indirette. L'occupazione totale generata dal programma (diretta, indiretta
e terziaria) è dell'ordine delle 24.000 risorse uomo/anno con una distribuzione sul territorio che può
stimarsi 50% nel nord e 50% nel centro-sud. La produzione di Eurofighter comporterà ricadute dirette e
indirette sull'occupazione, e in generale sulla economia europea e italiana, per un periodo sicuramente
non inferiore ai quindici anni. Si dà conto di seguito delle principali produzioni suddivise tra le maggiori
aziende:
Alenia Aeronautica
Alenia Aeronautica è responsabile della costruzione di tutte le semi-ali sinistre, della progettazione e costruzione
della fusoliera posteriore insieme a BAE Systems, della progettazione e integrazione di alcuni sistemi di bordo, quali
armamento e navigazione, nonché dell'integrazione di tutto il sistema propulsivo. La società italiana è, inoltre,
responsabile dell'assemblaggio finale di tutti i velivoli per l'Aeronautica militare italiana e di quelli dei clienti export
dei paesi di competenza.
Negli stabilimenti Alenia Aeronautica di Torino e di Caselle, in cui lavorano complessivamente poco meno di 3.000
addetti, oltre 1.000 sono oggi impegnati nello sviluppo e produzione di Eurofighter Typhoon (con una capacità
produttiva di circa un velivolo al mese). Ulteriori cento persone lavorano per il Typhoon negli stabilimenti del Sud
(Nola, Casoria e Foggia).
Aermacchi
Con una partecipazione industriale di circa il 4%, Aermacchi ha un ruolo importante nel programma Eurofighter. In
particolare, presso l'azienda di Venegono sono stati progettati e sviluppati, e sono attualmente in produzione, le
estremità alari, i piloni sub-alari, i raccordi ala-fusoliera e componenti degli alloggiamenti dei motori del caccia
europeo. Inoltre sempre presso la Aermacchi si è svolto un esteso programma di test in galleria del vento della
nuova macchina.
Galileo Avionica
Galileo Avionica è Prime Contractor per il sistema passivo di ricerca, identificazione e puntamento dei bersagli del
Typhoon, il Pirate, che sfrutta un dispositivo a raggi infrarossi, uno dei più avanzati tra i sistemi di missione
dell'aereo. Il programma Eurofighter rappresenta per Galileo Avionica una importante attività che coinvolge le
business unit Sistemi ed Equipaggiamenti Avionici, quella Sistemi Radar e quella Simulatori e Teleguidati, presso gli
stabilimenti di Milano, Torino, Pomezia e Ronchi dei Legionari, per un totale di circa 600 addetti.
Galileo Avionica partecipa allo sviluppo e alla produzione di sottosistemi complessi nell'ambito dei consorzi
Euroradar per la progettazione e la realizzazione del sistema radar del velivolo, e EuroDass per la progettazione e la
realizzazione del sottosistema per la protezione del velivolo da minacce missilistiche a guida radar, laser o termica.
Marconi Selenia Communications
La Marconi Selenia Communications contribuisce al programma con la realizzazione della maggior parte degli
equipaggiamenti di comunicazione e navigazione dell'aereo. Gli apparati prodotti dalla Marconi Selenia
Comunications sono installati sui velivoli di tutte e quattro le nazioni partecipanti al programma. Inoltre l'azienda
partecipa alla fornitura diella Communication Audio Management Unit (Camu) e della radio V/Uhf.
Sirio Panel
La Sirio Panel contribuisce al programma con la realizzazione di larga parte della strumentazione del cockpit. Gli
apparati Sirio Panel equipaggiano i velivoli di tutte e quattro le nazioni che partecipano al programma e
rappresentano lo stato dell'arte nel campo dell'interfaccia uomo-macchina. Gli equipaggiamenti Sirio Panel sono
prodotti interamente nello stabilimento di Montevarchi, Arezzo.
Avio
Avio partecipa alla produzione dell’innovativo motore EJ200, realizzato dal Consorzio Eurojet; Avio è responsabile di
diversi componenti essenziali del motore, tra cui la scatola ingranaggi, la turbina di bassa pressione e il postcombustore. L’impegno di Avio nel programma Eurofighter comprende altresì la guida del Consorzio DFZI, che
realizza la trasmissione comando accessori per il velivolo, AMAD, e la partecipazione al Consorzio che produce
l’Unità di Potenza Ausiliaria (APU).
Le prospettive dell’esportazione
Il velivolo Eurofighter Typhoon ha un mercato previsto per l’export di 800 velivoli.
Nel marzo 2005, il Consorzio europeo Eurofighter ha concluso un contratto per la vendita di 18 aerei
all'Austria per complessivi 2 miliardi di euro. Il primo dei 18 velivoli ha effettuato il suo primo volo di
prova il 21 marzo 2007, e dovrebbe essere consegnato all’Aeronautica austriaca il prossimo giugno.
Seguiranno tre aerei entro fine 2007 e gli ulteriori 14 entro la fine del 2009.
Nell’agosto 2006, l'Arabia Saudita ha firmato un accordo di oltre 11 miliardi di dollari con la Gran
Bretagna per l'acquisto di 72 Eurofighter Typhoon. Secondo alcune fonti, parte della commessa
sarebbe soddisfatta direttamente dall’Aeronautica inglese attraverso la cessione di una quota della terza
tranche ad essa destinata.
L'Eurofighter concorre anche alla gara che l’India sta per lanciare per la sostituzione dei vecchi Mig 21s russi e dei British Jaguar (126 caccia per un valore stimato in circa 10 miliardi di dollari). Al contratto
puntano anche il velivolo francese Rafale, gli statunitensi F/A-18E/F e F-16, il Mig-35 russo e lo svedese
Gripen.
La Turchia ha l’esigenza di acquisire 100 velivoli multiruolo, mentre la Grecia sembra avere rinunciato,
per ragioni di bilancio, al preventivato acquisto di 60 Eurofighter. Potenziali altri acquirenti potrebbero
essere la Corea del Sud (che è interessata all’acquisto di 20 velivoli), la Danimarca, la Norvegia e il
Pakistan.
L’Eurofighter Typhoon diviene uno dei candidati, con gli statunitensi F/A-18 Super Hornet e F-15E Strike
Eagle della Boeing, alla sostituzione dei velivoli Phantom II dell’Aeronautica militare del Giappone.
Il Governo giapponese ha infatti confermato la disponibilità, per la prima volta dal dopoguerra, a
considerare un'alternativa europea alla consueta scelta di prodotti USA. Nell’ambito del rinnovo della
flotta di aerei da combattimento, il Giappone ha lanciato lo scorso anno il programma F-X per
l’individuazione di un nuovo caccia (almeno 40 velivoli) che sostituisca i vecchi Phantom II. Nel 2003
Finmeccanica era già riuscita a battere la concorrenza americana vendendo 14 elicotteri EH101 Agusta
Westland alla Marina nipponica. La consegna dei primi esemplari è iniziata nel 2006.
Alle Forze armate giapponesi, costituite da circa 240.000 militari, è destinato il sesto bilancio militare
mondiale, con una spesa per la difesa di oltre 41 miliardi di dollari (0,9% del PIL – 320 dollari pro
capite). Nel gennaio 2007 è stato istituito in Giappone il ministero della Difesa, in luogo dell’ente JSDF
(Japan Self-Defense Forces), cui era affidato finora il compito di gestire le forze di autodifesa
nipponiche. Nonostante l’articolo 9 della Costituzione del 1947 sancisca che il Giappone non può infatti
disporre di Forze armate e non riconosce il diritto di belligeranza dello Stato, nel 1954, sulla scia delle
apprensioni suscitate dalla guerra di Corea, era stato costituito l’ente di autodifesa.
La riforma approvata nel dicembre 2006, oltre ad istituire il ministero della difesa, con un proprio
budget e definiti poteri decisionali, posto sotto il diretto controllo del primo ministro, ha stabilito altresì
la possibilità di svolgere missioni militari di pace all'estero, considerate un'attività primaria, senza
necessità di leggi speciali, come invece era accaduto per il discusso impegno in Iraq di un contingente
giapponese.
Fonti: Ministero della difesa, Atti parlamentari, Jane’s Group, RID - Rivista italiana di difesa, Panorama difesa,
JP4, ANSA
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XV LEGISLATURA – APPROFONDIMENTI N. 1 - 2 APRILE 2007