Angeli e Demoni del restauro…

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Angeli e Demoni del restauro…
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L’EDITORIALE
Angeli e Demoni del restauro…
di Cesare Feiffer
Tra le molteplici celebrazioni del 450°
una certa critica, peraltro “oziosa” e
i vani interni voltati e con spazialità chiu-
anniversario della morte di Michele
auto referenziata, la reale paternità è
sa e quelli aperti del peristilio, che non
Sanmicheli, quella organizzata in Villa
confermata sia da una data in una cam-
hanno confini se non nel cielo e nei colli
della Torre a Fumane nei pressi di
pana del campanile sia dalle strette ana-
attorno; tra l’acqua, della quale la Villa
Verona è stata sicuramente originale,
logie stilistiche e architettoniche con la
era ricchissima nelle peschiere e nelle
perché nell’ambito di una serata allietata
Cappella Petrucci di Orvieto.
fontane, e il fuoco dei camini, unici nella
da cibi rinascimentali e da una raffinata
Ma la Villa della Torre registra anche
loro monumentalità e tipologia di deco-
enodegustazione ha raccolto i contributi
altre importanti influenze: quella di
razione.
di storici, di tecnici e di restauratori sti-
Giulio Romano, attivo all’epoca tra
Il gioco delle contrapposizioni e dei
molandoli a riflettere su un tema parti-
Verona e Mantova, e quella “diabolica”
duplici significati continua e si fa più
colare.
del Ridolfi, che con i suoi camini
profondo e ricco di simbologie tra la
La Villa, oggi riaperta al pubblico ed alla
“mostruosi” contribuisce a conferire al
“Cappella bellissima”, luogo di Dio e
vita culturale dalla società Allegrini, è
complesso di architettura e natura una
della purezza per le sue forme architet-
una fabbrica cinquecentesca straordina-
suggestione a volte inquietante. E que-
toniche, e gli elementi mostruosi e dia-
ria sia per le valenze architettoniche e
sta inquietudine è poi accentuata dalle
bolici che in ogni angolo decorano le
formali sia, soprattutto, perché è sintesi
decorazioni e dalla statuaria della grotta
superfici interne ed esterne, le strutture
colta di quel connubio tra architettura e
e del bucintoro, che sono ovunque arric-
e le decorazioni; ci sono camini dalle
natura che tanto infiammava i nostri col-
chiti da figurazioni “diaboliche e mostr-
dimensioni gigantesche a forma di esseri
leghi architetti rinascimentali.
truose”.
infernali, chiavi di volta e mascheroni
Il vasto ma misurato complesso architet-
La Villa di Fumane, voluta, pensata e
che rappresentano soggetti deformi e
tonico, che si organizza attorno ad un
sorvegliata da Giulio della Torre, che si
demoniaci oltre all’apporto decorativo
monumentale peristilio centrale, è coro-
dilettava anche di arte e architettura, è
degli affreschi che, ora poco visibili,
nato a nord da un singolare tempietto
luogo che si connota per continue e
decoravano in origine tutte le pareti.
ottagonale che fa da sfondo, quasi
ricorrenti duplici significati; in primo
Ed è da questo contrasto singolare che
come una quinta di teatro, alla Villa;
luogo perché coniuga i mondi vasti del-
gli organizzatori hanno tratto spunto
non è una costruzione anonima, come
l’architettura, nella quale si svolgevano
per ricordare in modo particolare il
avviene spesso nei contesti monumenta-
l’otium e negotium, e della natura;
Maestro veronese stimolando una rifles-
li, ma è segnata da una “grande firma”,
quella natura governata dall’uomo che
sione di attori diversi sulla “Villa di Dio e
perché il Vasari ne da notizia nelle sue
avvolge tutto il sito architettonico.
dei Demoni”, su quei temi che così pre-
“Vite”, dicendo che “Fece Michele ai
Ancora, i duplici significati e i contrasti
potentemente connotano la fabbrica
Signori Conti della Torre veronesi
ricorrono tra il linguaggio dello stile rusti-
fumanese conferendole un carattere
una bellissima cappella ad uso di
co, che è grezzo e volutamente non fini-
unico.
tempio tondo con altare in mezzo,
to, degli esterni e del peristilio e le fini
Il tema della divinità e del demonio, del
nella loro villa di Fumane”, attribuen-
decorazioni degli interni, più curati e
bene e del male, così come del positivo
do quindi direttamente al Maestro vero-
decorati; tra la terra coltivata, che quasi
e del negativo, con tutte le simbologie
nese il disegno e, forse, pure il controllo
penetra all’interno della villa, e i lunghi
religiose e laiche che coinvolgono da
della realizzazione.
filari dei vigneti ed i giardini all’italiana
millenni, affascina e coinvolge da sem-
Anche se l’attribuzione è stata molto
che, ora scomparsi, contrapponevano
pre progettisti e critici sia in arte sia in
dibattuta, e in parte non riconosciuta da
alla natura libera il disegno razionale; tra
architettura. Nell’ambito dei rispettivi
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ruoli, essi hanno sempre trovano terreno
gini. Con non poca ironia, si può rilevare
ta oppure cambiato il colore dei prospet-
fertile per spaziare nel campo pressochè
che agli “Angeli” appartiene un mondo
ti, ne vengono proposti impossibili ripri-
sterminato della creatività, i primi, e del-
vasto e variegato di operatori culturali,
stini, antichi splendori, si ri-creano o si
l’interpretazione i secondi, affrontando
ma dove ognuno possiede particolari e
creano ex novo porzioni prendendo
di volta in volta i riferimenti religiosi e
diverse convinzioni, nel senso che non ci
spunto dall’analogo o da modelli astrat-
quelli laici, i temi concreti e quelli teorici,
sono conformità di atteggiamenti e uni-
ti, si demolisce e si ricostruisce arrivando
gli approfondimenti culturali e quelli sto-
cità di pensiero oltre ad un certo limite
al paradosso di rifare il nuovo simile
rici, oltre a quelli materici e simbolici.
né principi che valgano in modo assolu-
all’originale demolito. E allora questi
In queste culture anche il restauro ha
to. Troppe sono le tendenze e le correnti
sono i veri “demoni” del restauro, colo-
trovato linfa vitale, spunti per pensare o
della conservazione e del restauro con-
ro che non accettano la supremazia del-
ripensare i rapporti con la storia, o
servativo che dovrebbero essere intese
l’esisitente ma vogliono trasformarlo e
meglio con le storie, dell’arte e dell’ar-
con una cultura a maglie lar-
chitettura e ai modi con i quali queste
ghe, perché sono finalità e cri-
sono state interpretate e giudicate nel
teri non manualizzabili né sche-
tempo e, quindi, ai modi di intendere e
matizzabili. Questi “buoni” cre-
valutarne i “valori”.
dono in un restauro che tenti di
La riflessione alla quale hanno partecipa-
massimizzare la permanenza
to “teorici” e “pratici”, appartenenti agli
architettonica anche se stratifi-
Enti di Tutela e alla professione libera,
cata, ne rispetti le vicende che
oltre a storici e restauratori, è iniziata
ogni epoca ci scrive o ci riscrive
dalla figura di Sanmicheli architetto reli-
sopra, e massimizzi l’autenticità dell’inte-
modificarlo, che non intendono limitare
gioso passando poi a quello civile, esten-
ro edificio non solo delle immagini este-
la propria creatività ed il proprio estro
dendosi dopo ai restauri e ai restauratori
riori ma anche di quella “civilisation
compositivo, che vogliono aumentare le
(fini restauratori e grossolani demolitori e
materielle” che permea le nostre archi-
valenze storiche e artistiche del bene
ripristinatori) del Sanmicheli, per ricorda-
tetture “minori”, i nostri centri storici e
con ricostruzioni storiche ormai bandite
re il deleterio lungo abbandono della
possiede la medesima intensità testimo-
da secoli, che inventano la storia man
Villa fino al restauro degli anni ’60, che
niale dell’aspetto formale. Agli “Angeli”
mano che la interpretano, che massa-
manifesta oggi più che mai in tutte le
del restauro, a coloro che ne hanno a
crano in nome dell’adeguamento tecno-
sue contradditorietà.
cuore la permanenza, si contrappone un
logico e del consolidamento strutturale.
L’evento Villa di “Dio e dei Demoni” ha
altro mondo, anch’esso particolarmente
Così, partendo dal Sanmicheli e dai temi
portato quindi la riflessione anche sui lidi
disomogeneo, quello dei “Demoni”,
profondi dell’analisi storico-critica dell’ar-
del restauro, dove la storica contrapposi-
che pare abbia come denominatore
chitettura, anche in questa occasione si
zione tra “angeli e demoni” (per essere
comune quello di far di tutto per non
è arrivati al restauro, quel restauro che
più attuali citando Dan Brown), e cioè
conservare l’architettura del passato. Per
non può che coincidere, per dirla con il
tra i sostenitori del rispetto e della con-
questi “cattivi” la preesistenza storica
Codice, con la conservazione della “con-
servazione degli edifici storici e quelli
deve essere riprogettata, riconfigurata
sistenza materiale” deibeni architettoni-
della demolizione, della modificazione e
tipologicamente, nell’edificio viene sosti-
ci, senza il quale anche “Dio e i
del ripristino, è una caratteristica che
tuito lo scheletro portante, ne viene
Demoni” … scomparirebbero.
connota il restauro fin dalle lontane ori-
svuotato l’interno e mantenuta la faccia-
TROPPE SONO LE TENDENZE E LE CORRENTI
DELLA CONSERVAZIONE E DEL RESTAURO CONSERVATIVO
CHE DOVREBBERO ESSERE INTESE CON UNA CULTURA
A MAGLIE LARGHE, PERCHÉ SONO FINALITÀ E
CRITERI NON MANUALIZZABILI NÉ SCHEMATIZZABILI
Cesare Feiffer