LA BELLEZZA CHE RIVELA DIO Viviamo immersi in un mondo che

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LA BELLEZZA CHE RIVELA DIO Viviamo immersi in un mondo che
LA BELLEZZA CHE RIVELA DIO
Viviamo immersi in un mondo che sembra voler allontanarsi da Dio per un orgoglioso bisogno di
autosufficienza e autonomia, un mondo che crede di essere adulto e si illude di risolvere tutti i problemi
con la tecnologia e con la scienza.
Eppure il grido che scaturisce dal cuore umano è un anelito al Bene, all’Infinito, al Buono, al Bello, tanto che
li ricerca spasmodicamente, purtroppo a volte in cose effimere, ma sempre come nostalgia della verità e
come fame di senso.
Non sono certo le corse da fare, gli impegni da ottemperare, le mansioni da svolgere, le decisioni da
prendere che mettono le ali ai piedi al risveglio del mattino, ma sono le motivazioni più pure alimentate
dall’amore, che scaturisce dall’intimo di una risposta fedele e irreversibile.
Ci sono momenti che fanno ricercare nei nascosti meandri dell’esistenza un senso che va oltre a ciò che è
tangibile. Immagini poetiche? No, immagini di vita che un animo sensibile riesce a cogliere e a trasformare
in vibrazioni, come una corda di violino toccata dall’archetto.
Una persona attenta alla voce dello Spirito ascolta Dio che le parla attraverso la semplicità del creato, dei
gesti quotidiani, degli eventi comuni.
Una stretta di mano con un malato di Alzheimer, la dolcezza di un bimbo che dorme nel marsupio
aggrappato alla madre, una magnolia sbocciata in mezzo alla chioma lucente, un raggio di luce che fora le
nubi richiamano la presenza dell’Amore Infinito, sempre Fedele al suo patto di amicizia con l’uomo.
Una liturgia ben celebrata aiuta ad associarsi alla lode del creato e a quella più perfetta del Paradiso. E
proprio in Paradiso sembrava di essere il 30 giugno 2013 nella cappella dell’Ascolto del Centro di spiritualità
Garda Family House, quando le melodie dei canti erano accompagnate da danzatori professionisti,
commossi nell’interpretare la ricerca di Dio, l’allontanamento dalla Casa del Padre, il ritrovamento della
salvezza, l’offerta di sé, la missione di portare agli altri il Dio incontrato nell’Eucaristia insieme con i fratelli,
riuniti alla stessa mensa. La danza intesa come “linguaggio nascosto dell’anima” (Martha Graham) rende
possibile esplicare la bellezza interiore, la forza della gioia (Esodo 15,19-21), l’entusiasmo per la vita
ricevuta in dono, la fede nella presenza di Dio Salvatore. Così anche i fedeli, visibilmente emozionati,
durante la processione offertoriale, coinvolti nella danza, hanno offerto se stessi, insieme con il pane e il
vino, recandosi personalmente all’altare per unirsi al sacrificio di Cristo Redentore.
L’invocazione allo Spirito, perché ci renda creature capaci di sentirci amate e abitate dalla Trinità, ha
concluso un evento che si è scolpito nell’animo come nostalgia di una bellezza duratura a cui tutti aspiriamo
e verso la quale siamo incamminati. “Dio è bellezza” ha detto nell’omelia il sacerdote celebrante; “Dio è
bellezza” hanno espresso i danzatori tramite il linguaggio elegante ed espressivo del corpo.
Si è assaporato un modo nuovo di pregare coinvolgendo tutta la persona orante, chiamata ad essere
semplicemente se stessa davanti al suo Dio, come i personaggi biblici (cfr. Davide che danza davanti
all’Arca), liberando nel ritmo, nel movimento, nella lode, nella supplica e nel ringraziamento i sentimenti
religiosi più profondi, in perfetta fusione di tutta la persona, armonicamente unita.
Grazie a Sr. Federica, ad Alessandro, a Barbara, a Stefania, a Veronica, a Chiara, a Francesca, a Marta, a
Tommaso, a Paolo e a quanti hanno organizzato insieme al corso di ballo dal 28 al 30 giugno anche questa
splendida celebrazione liturgica.
Sr. Emanuela Biasiolo