il dialogo interno - Associazione Praxis

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il dialogo interno - Associazione Praxis
Associazione di promozione Sociale Praxis: www.associazionepraxis.it
Centro marchigiano per l’educazione e la psicoterapia: www.cepmarche.it
Sede di Jesi: Via S.Martino n.8,
tel: 347-5565664
IL DIALOGO INTERNO
“ La saggezza dell’anima fa guarire il corpo!”
(Socrate)
La maggior parte delle persone non si rende conto di come le proprie reazioni
emotive siano influenzate dal dialogo interiore. Il dialogo interno rappresenta quella
voce dentro di noi che accompagna continuamente con i suoi commenti tutto quello
che percepiamo. Tutti noi parliamo a noi stessi, nella nostra mente, ogni giorno.
Spesso non ci accorgiamo di questi messaggi perché viaggiano troppo veloci, o
perché ci diciamo le stesse cose così spesso che sono diventati quasi un’abitudine.
In realtà questi piccoli messaggi sono molto importanti perché incidono sul modo in
cui ci sentiamo. A volte l’inquietudine interiore nasce da un dialogo interno finito
fuori controllo. Dobbiamo pensare all’essere umano come se questo fosse uno
scienziato: come costui orienta il proprio comportamento sulla base della teoria
scientifica da lui seguita. Attraverso la comprensione del modo in cui spieghiamo a
noi stessi la nostra esperienza immediata, possiamo scoprire una nostra area di
significato personale che prima ignoravamo e arrivare a una spiegazione del perché
siamo vulnerabili ad una serie di condizioni. Il modo di provare i sentimenti, le
emozioni, la modalità di esprimerli, la forma particolare di essere, di presentarsi, di
agire, i significati che siamo portati ad attribuire a noi stessi, alle persone e agli
eventi, l’importanza che diamo alle situazioni e la modalità con cui le affrontiamo, le
scelte che elaboriamo nella vita di tutti i giorni, sono tutti pattern di funzionamento
sostanzialmente
stabili
che
costituiscono
il
motivo
conduttore
del
nostro
comportamento e delle nostre interazioni. Non sempre questi pattern sono modi di
vivere che ci procurano benessere e ci permettono di migliorare la nostra qualità
della vita. La conoscenza e la comprensione di questi stili individuali di "costruire"
la realtà e di "essere-nel-mondo" ci permetteranno
di capire meglio il nostro
dott. Chiara Pagnanelli
psicologa-psicoterapeuta
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funzionamento e sperimentare nuove alternative percorribili per ampliare i confini
del nostro spazio potenziale di vita e allargare la gamma dei ruoli giocabili.
I pensieri che creano problemi
Vediamo quali sono i contenuti del dialogo interiore che procurano a noi stessi o agli
altri inutile sofferenza o disagio. Chiameremo disfunzionali i pensieri che ci portano
ad avere reazioni emotive esageratamente negative in rapporto a una data
situazione. Le caratteristiche dei pensieri irrazionali sono essenzialmente queste:
- descrivono in modo non realistico gli eventi distorcendoli
- sono pensieri esagerati, assolutistici
- non aiutano a raggiungere i propri scopi
- portano a reazioni emotive eccessivamente intense e prolungate.
I pensieri funzionali comportano invece una visione più realistica e spesso positiva
della realtà, che ridimensiona l’impatto emotivo di certi eventi e facilita il
conseguimento degli scopi.
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I principali contenuti irrazionali sono:
- catastrofizzazioni: consistono nel giudicare terribile o orribile il verificarsi di eventi
che nella maggior parte dei casi risultano solo spiacevoli o fastidiosi (“è terribile se
mi dovesse lasciare”);
- bisogni assoluti: sono costituiti da affermazioni del tipo “ Non posso rinunciare
a….”, “ Ho estremamente bisogno di..”, riferite a cose o eventi che obiettivamente
sarebbero preferibili, ma non indispensabili (“non posso vivere senza di te”);
- giudizi globali: consistono in giudizi totali su di sé o sugli altri (“incapace, idiota,
carogna…”) espressi sulla base di qualche comportamento;
dott. Chiara Pagnanelli
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- insopportabilità: si tratta di pensieri del tipo “non sopporto”, “ non tollero”, che
portano a ingigantire l’aspetto sgradevole di una situazione o di una persona (“non
lo sopporto!”).
- deduzione arbitraria: trarre conclusioni in assenza di prove o in contrasto con
esse. Chi presenta un pensiero di questo tipo è privo della capacità di prendere in
considerazione spiegazioni alternative più plausibili per le esperienze del presente.
- astrazione selettiva: dare eccessiva importanza ad un particolare ignorando il
contesto. E' la "visione cannocchiale" della realtà: l'attenzione va sul dettaglio
perdendo il contesto; ad es. mi concentro sugli aspetti negativi della mia vita
dimenticandomi di quelli positivi.
- generalizzazione eccessiva: formulare, basandosi su pochi episodi, una regola
generale. Ciò che è stato vero in un caso viene applicato a tutti i casi simili, anche
se la similitudine è poca.
- Ingigantire-minimizzare: valutazioni distorte degli eventi. Ad es. viene
minimizzato il proprio valore, il proprio successo e prestazioni. Sono massimizzati i
propri problemi e i compiti da svolgere (catastrofismo).
- Personalizzazione (autoriferimento): mettere erroneamente in relazione a sé
eventi esterni. Ad es. la persona si sente al centro dell'attenzione di tutti e, a causa
dei suoi presunti difetti, si sente responsabile delle disgrazie che costellano la sua
vita e quella di chi ne è coinvolto.
- Pensiero dicotomico: tendenza a classificare gli eventi in classi contrapposte quali
onesto-disonesto, giusto-sbagliato, buono-cattivo, amico-nemico. Così una
esperienza che non è al 100% conforme all'ideale postulato è necessariamente
appartenente alla categoria opposta.
dott. Chiara Pagnanelli
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La tecnica cognitiva utilizzata per correggere o per individuare quanto sono stabili e
inattaccabili i
pensieri “disfunzionali” è quella della “messa in discussione dei
pensieri irrazionali o disfunzionali”:
- inviduazione delle convinzioni irrazionali che vengono attivate in una data
situazione;
- la loro contestazione attraverso una serie di domande miranti a farne constatare
l’illogicità e l’inconsistenza;
- discriminazione delle convinzioni irrazionali, espresse in termini assolutistici e di
doverizzazioni.
L’obiettivo è quello di favorire una modalità di pensiero più “funzionale” che ci
permetta di
gestire situazioni problematiche più efficacemente.
Il
pensiero
funzionale non implica il rifiuto di tutti gli aspetti negativi di se stessi e della vita,
ma una valutazione che sia meno rigida, più disposta a tenere conto di possibili
alternative e più utile per raggiungere i propri obiettivi. Uno dei modi per imparare
a confutare i pensieri irrazionali è di scriverli e farsi domande quali ad es.:
- Che prove ci sono dell’esistenza di quello che mi sta accadendo?
- Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadermi in questa situazione?
- Quanto è probabile che si verifichi davvero?
- Se ciò si verificasse sarebbe così terribile? Che cosa potrei fare?
- Cosa c’è di vero in quello che penso, quali fatti potrei avere ignorato?
- C’è qualche esagerazione nel mio modo di pensare?
- Questo modo di pensare mi aiuta a stare meglio?
- Pensare che certe cose sono insopportabili mi aiuta a superare
meglio le
difficoltà?
dott. Chiara Pagnanelli
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