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OLIO DI PALMA E RISCHI CARDIOVASCOLARI:
CERTEZZE E CONTROVERSIE
Bianca Ceccaroli § , Antonio Ferrero§*
§ Corso di Laurea Magistrale in Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche
Università di Torino
* S.C.Cardiologia ASLTO5
A partire dal 13 dicembre 2014 è entrato in vigore il regolamento EU 1169/2011 che apporta
miglioramenti alle norme relative all’etichettatura dei prodotti alimentari affinché il consumatore
riceva informazioni essenziali, leggibili e comprensibili al fine di effettuare acquisti consapevoli.(1)
Questa legge obbliga fra l’altro ad indicare in modo chiaro la presenza di olio di palma, prima
indicato con la definizione generica di olio vegetale.
L'olio di palma è un olio vegetale derivato dal frutto della palma Elaeis guineensis, originaria dell'
Africa, ma ora ampiamente diffusa anche in alcune aree dell'America e dell'Asia.
Dal 1970 la produzione e il consumo dell'olio di palma sono rapidamente aumentati a causa del suo
basso costo per l'industria alimentare. Viene utilizzato in molti prodotti dolciari, creme spalmabili e
snack salati perché si adatta alle diverse esigenze di ogni ricetta, senza la necessità di un processo di
idrogenazione. Inoltre l'olio di palma serve a mantenere il prodotto fino alla scadenza dello stesso
grazie alla sua maggiore stabilità all'ossidazione rispetto ad altri oli vegetali. (2)
Frutti della palma Elaeis guineensis
L’olio di palma è relativamente ricco di acidi grassi saturi (SFAs), che ammontano a circa la metà
dei grassi totali. Gli acidi grassi monoinsaturi (MUFAs) e polinsaturi (PUFAs) ammontano a circa il
40% e 10% rispettivamente. (Tabella I)
Tabella I (3)
SFAs
MUFAs
PUFAs
Palmitic acid (C16:0) 44%
Oleic acid (C18:1) 39.2%
Linoleic acid (C18:2) 10.1%
Stearic acid (C18:0) 4.5% a-
Palmitoleic acid (C16:1) 0.1%
Linolenic acid (18:3) 0.4%
Myristic acid (C14:0) 1.1%
Arachidic acid (C20:0) 0.4%
Lauric acid (C12:0) 0.2%
Come è noto gli acidi grassi sono classificati in base alla presenza di doppi legami C=C nella catena
carboniosa:
• acidi grassi saturi se non sono presenti doppi legami nella catena carboniosa
•
acidi grassi insaturi se sono presenti doppi legami nella catena carboniosa e che a loro volta
si suddividono in:
o
acidi grassi monoinsaturi se è presente un solo doppio legame C=C
o acidi grassi polinsaturi se sono presenti due o più doppi legami C=C
La presenza di doppi legami C=C e la lunghezza della catena carboniosa influenzano la temperatura
di fusione e la temperatura di cristallizzazione degli acidi grassi. Maggiore è la percentuale di doppi
legami minore è la lunghezza della catena carboniosa e maggiore è la fluidità dell'acido grasso
mentre la sua temperatura di cristallizzazione si abbassa.(4)
Gli acidi grassi saturi svolgono un’azione genomica sul DNA, inibendo la sintesi dei recettori
proteici per le LDL, lipoproteine a bassa densità deputate al trasporto del colesterolo dal fegato alle
cellule determinando un incremento delle LDL circolanti . elevati livelli di LDL hanno , come è
noto effetto aterogenico e proinfiammatorio.(5)
Oltre agli acidi grassi, l’olio di palma contiene molti fitonutrienti compresi α-, β-, γ- e δtocotrienolo e α-, β-, γ- e δ- tocoferolo (Vitamina E ), carotenoidi, steroli, fosfolipidi, glicolipidi e
squalene. Molti di questi composti sono considerati benefici per l’uomo, principalmente per la loro
attività antiossidante. (6)
Negli ultimi anni si è ampiamente dibattuto sulla possibili effetti ipercolesterolemizzanti dell’olio di
palma e sui possibili effetti dannosi per la salute dell’uomo. L’ elemento principale di questi
sospetti è l’alto contenuto di SFAs nell’olio di palma, specialmente di acido palmitico, che è stato
positivamente correlato con alti livelli sierici di colesterolo e ,di conseguenza, ad un aumento del
rischio di malattie cardiovascolari. La relazione tra SFAs e il rischio di malattie cardiovascolari è
stata dimostrata in molti studi fra i quali “The Seven Countries Study”, dove 11.579 uomini senza
malattie cardiache, provenienti da tutto il mondo , sono stati seguiti per più di dieci anni. (7)
A conclusioni analoghe è giunto un altro studio multicentrico condotto fra il 1980 e 1997 (8)
Un altro studio basato sulla popolazione adulta della Costa Rica, dove è ampiamente usato l’olio di
palma a causa del suo basso prezzo, ha dimostrato una relazione tra l’assunzione di SFAs e
l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Ai soggetti presi in esame è stato sottoposto un
questionario sulle abitudini alimentari e sulla base di questo sono stati identificati due modelli
alimentari: uno caratterizzato dall’assunzione di frutta e verdura, l’altro caratterizzato dall’uso di
alimenti ricchi di olio di palma. Un abbassamento dei livelli di colesterolo HDL e un aumento degli
eventi cardiovascolari è stato evidenziato in coloro che usufruivano di quest’ultimo tipo di dieta.(8)
Sulla base di queste ed altre osservazioni, esiste un certo allarme legato alla presenza di questo
elemento nei cibi e sono presenti in rete, vari siti che sollecitano attenzione a riguardo.
Al contrario di quanto dimostrato in precedenza, altri studi, riportati nella Tabella II, sembrano non
supportare l’idea del ruolo dannoso dell’acido palmitico nelle malattie cardiovascolari, in
particolare nei soggetti con livelli sierici di colesterolo normali e il consumo raccomandato di
PUFAs. (9)
Tabella II (10)
Tipo di studio
Oli o grassi comparati
Risultati
Studio randomizzato,
Acido palmitico ed acido
Non sono state riscontrate
6 soggetti sani con
linoleico
differenze nei livelli sierici di
ipertensione, età 45-
lipoproteine o aumento di
60, per 3 settimane.
colesterolo nell’assunzione
Fonti
Clandinin et al
(1999, 2000)
raccomandata.
Studio incrociato in
Olio di palma ed olio di
Nessuna differenza nei livelli di
soggetti con livelli
oliva per cucinare.
colesterolo LDL e HDL e
Ng et al. (1992)
trigliceridi.
normali di colesterolo,
20 uomini e 13 donne,
età 22-41, per 4-6
settimane.
Studio incrociato in
Olio di palma e olio di
Riduzione significativa dovuta
Zhang et al.
soggetti con livelli
noccioline.
all’olio di palma del colesterolo
(1997)
totale.
normali di colesterolo,
31uomini e 20 donne,
età 32-68, per 6
settimane.
Studio incrociato
Pasto ricco di acido
I trigliceridi postprandiali erano
randomizzato sulla
palmitico e pasto ricco di
significativamente più elevati
lipemia postprandiale
acido stearico.
dopo il pasto ricco di acido
su 20 volontari sani.
Karupaiah et al.
(2011)
stearico, mentre i livelli di HDL
erano aumentati dopo il pasto
ricco di acido.
Studio incrociato
Olio di palma, olio di oliva
Olio di palma e lardo causano
randomizzato a doppio
e lardo.
l’aumento del colesterolo totale
cieco su 32 uomini
e LDL. L’olio di palma abbassa
sani.
i livelli plasmatici di trigliceridi.
Studio su 34 studenti
di medicina sani. Età
18-26, per 2
settimane.
Olio di palma
Tholstrup et al.
(2011)
Si è registrato un abbassamento
Ladeia et al.
dei livelli di VLDL e trigliceridi.
(2008)
Infine alcune recenti meta analisi (11-12) non hano confermato in modo chiaro ed inequivocabile la
correlazione tra consumo di derivati dell’ olio di palma e significativo aumento del rischio.
Alcuni autori hanno anche ipotizzato che possano entrare in gioco le percentuali consumate di tale
sostanza, in rapporto ad altri fonti di grassi (13)
In conclusione risulta che pochi studi hanno indagato gli effetti dell’olio di palma sulla salute
dell’uomo e meno ancora sono quelli condotti su grandi numeri pi soggetti.
Non è poi possibile escludere che in queste valutazioni, come in altre, entrino in gioco da un lato le
influenze di imprese o anche di stati che producono la sostanza
e dall’altra la tendenza
all’allarmismo che ha larga presa e diffusione con il Web.
Quindi riteniamo siano necessarie ulteriori ricerche condotte in modo omogeneo per dimostrare
l’eventuale nocività di quest’olio vegetale sempre più presente nei nostri cibi.
BIBLIOGRAFIA
1. www.europa.eu
2. www.ferrero.it
3. Ebong et al. 1999 Influence of palm oil (Elaesis guineensis) on health.
4. www.wikipedia.it
5. Solomon et al. “Biologia” Edises
6. Clegg 1973 Composition and related nutritional and organoleptic aspects of palm oil.
7. A.Keys et al. 1984 The seven countries study: 2,289 deaths in 15 years.
8. www.globalizationandhealth.com/content/7/1/45
9. Martinez-Ortiz et al. 2006 Dietary patterns and risk of nonfatal acute myocardial infarction
in Costa Rican adults.
10. Clandinin et al. 1999, 2000
11. E Fattore R Fanelli Palm oil and palmitic acid: a review on cardiovascular effects and
carcinogenicity 2013 International Journal of Food Sciences and Nutrition.
12. E Fattore et al. Palm oil and blood lipid-related markers of cardiovascular disease: a systematic
review and meta-analysis of dietary intervention trials.
13. American Journal of Clinical Nutrition . 04/2014; 99(6).
14. www.palmoilandfood.eu/.../Gerard%20Hornstra%20EPOC%202014-final%20rev%20ML_GH.pdf