Politica e società senza religione di Fernando SODERO Che cos`è il
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Politica e società senza religione di Fernando SODERO Che cos`è il
Politica e società senza religione1 di Fernando SODERO Che cos’è il potere? A cosa serve? Qual è la sua natura e la sua funzione? E ancora, la politica può essere solo conflitto per il dominio, volontà di potenza o deve commisurarsi a idee, progetti, fini che la trascendono? È immaginabile un’auctoritas politica del tutto separata e distinta dalla potestas teologica? Che si sia credenti o meno, non è forse vero, come sostiene Carl Schmitt, che le idee e i simboli della teologia politica si sono progressivamente secolarizzati e laicizzati nella storia della civiltà occidentale? E’ possibile immaginare che le società presenti e future eliminino dalla dimensione politica ogni relazione con figure e fini, che trascendono la semplice amministrazione dell’esistente? Sono questi alcuni degli interrogativi, che Massimo Cacciari solleva nel suo libro Il potere che frena, edito da Adelphi, e dal quale domani prenderà spunto per due incontri nel Salento: il primo alle 10.30 all’Università del Salento, con una conferenza dal titolo Democrazia e/o verità, il secondo, a Maglie, nell’atrio del Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci”, alle 20.00, nell’ambito di un seminario su Ragioni e crisi dell’Europa. L’analisi di Cacciari, prende l’avvio da un passo biblico, particolarmente difficile da decifrare, in cui l’apostolo Paolo si rivolge alla comunità cristiana di Tessalonica con le seguenti parole: «Vi preghiamo, fratelli, quanto alla venuta del Signore nostro Gesù e alla nostra riunione con lui…Nessuno vi inganni in alcun modo. Infatti, se prima non viene l’apostasia e non si rivela l’uomo dell’iniquità, il 1 Nuovo quotidiano di Puglia, 02.06.’13 figlio della perdizione, colui che si oppone e si innalza su tutto ciò che è chiamato Dio o che è oggetto di culto, fino a sedersi egli stesso nel tempio di Dio, dichiarando se stesso Dio… E sapete ciò che lo trattiene (to katéchon) in modo che si manifesti nell’ora sua. Infatti, il mistero dell’iniquità è già in atto; c’è solo da attendere che chi lo trattiene sia tolto di mezzo. Allora si manifesterà l’iniquo, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca e annienterà con la manifestazione della sua parusia». Prima del secondo avvento di Cristo, l’Anticristo si rivela e addita se stesso come Dio. A frenare il definitivo trionfo dello Spirito dell’empietà, del “mistero dell’iniquità”, è il katéchon, il potere che frena, che trattiene, che procrastina. Ma cos’è, o chi è questo katéchon? Cacciari attraverso un serrato confronto a distanza con autori come Agostino, Dante e Dostoevskij, per citare solo i più noti, sottolinea l’ambivalenza e l’enigmaticità di un potere, che per contenere, arginare e frenare il dilagare del male nella società, è costretto, contemporaneamente, a ritardare la definitiva vittoria del bene. Essenzialmente il katéchon si invera storicamente nella Religione e nello Stato, nella Chiesa e nell’Impero, che, nell’età dell’apostasia e dell’anomia, corrono il rischio di entrare nell’orbita di Satana: la prima subendo la tentazione della teocrazia secolarizzata, il secondo quella della tirannide totalitaria. Quando la Religione e la Politica rinunciano alle loro rispettive missioni, quando cessano di onorare i rispettivi doveri, corrompendosi fino al loro più completo snaturamento e dissolvimento, quando in katéchon non frena più, il Regno dell’Anticristo si realizza in un mondo ormai assuefatto all’indifferenza. Il venir meno del katéchon dissolve la capacità del potere di guardare oltre, di prevedere e progettare. «Nello spazio del tempo apocalittico, la 'misura' catecontica permetteva ancora, per quanto debolmente, di sapere, ricordare e prevedere. La potenza che consentiva di credere nella sintesi di tempo e concetto, di 'progettare' la storia, organizzandone-contenendone energie e soggetti, era potenza prometeica…Ma alla fine, quando, cioè, il tempo della fine sia compiuto, è un'altra persona della stessa schiatta a dominare, Epimeteo. E sarà questa persona che dovrà indossare chiunque creda ancora di poter assumere una funzione catecontica». A Prometeo, quindi, subentra Epimeteo. Il primo vede il futuro ed è un benefattore dell’umanità, il secondo, all’opposto, ha lo sguardo rivolto al passato e a causa della sua scarsa lungimiranza è fonte di disgrazie per gli umani. Oggi, purtroppo, «Prometeo si è ritirato – o è stato di nuovo crocefisso alla sua roccia. E Epimeteo scorrazza per il nostro globo, scoperchiando sempre nuovi vasi di Pandora». Una conclusione scomoda e tutt’altro che rassicurante su cui riflettere in un momento di diffusa insicurezza e di drammatica crisi della rappresentatività politica.