Stress da lavoro? - Associazione Vega

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Stress da lavoro? - Associazione Vega
Dermoriflessologia®
Stress da lavoro?
Occhio ai segnali
del corpo!
di Samantha Fumagalli e Flavio Gandini
Associazione Culturale VEGA
Giornate superimpegnate, troppi appuntamenti da ricordare, eccesso di
fatica fisica, delusioni o arrabbiature sul posto di lavoro… ma quanto stress
possiamo accumulare prima di scoppiare? Impariamo a leggere i messaggi
del corpo e correggiamo la rotta per tempo.
S
uona la sveglia: il nuovo giorno ci
attende. Ci stiracchiamo pigramente, prima ancora di aprire gli
occhi, indugiando qualche minuto nel
tepore delle lenzuola, poi sentiamo
l’energia scorrere nel corpo e riempirci
di vitalità e sappiamo che è il momento
di saltare giù dal letto.
Prima tappa in cucina, una colazione
sana e golosa da gustare da soli o in
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famiglia; poi in bagno, per una doccia
ristoratrice. Siamo pronti per uscire.
Un rapido sguardo agli impegni della
giornata: i figli, la scuola, il lavoro,
la spesa, la palestra, la casa, la cena,
i piatti… e la sera un po’
di relax prima di andare a
dormire.
Tutto si srotola meravigliosamente: raggiungiamo ogni posto come se
fluttuassimo su ali magiche, nessun intoppo,
nessun ritardo, lavoriamo
con allegria e profitto,
incontriamo gente simpatica a cui regalare un
sorriso e che ci ricambia
con altrettanta cortesia,
portiamo a termine senza sforzo commissioni di
ogni sorta, i rapporti sono
intrisi di armonia, la giornata ci offre qualche piacevole novità e si conclude nella pace, lasciandoci
un meraviglioso senso di
appagamento e soddisfazione.
Una giornata utopica? Non
è detto, ma è vero che a
volte quello che nella nostra immaginazione potrebbe essere un giorno
meraviglioso si trasforma
in una fonte inesauribile
di stress. E quando, per i troppi impegni
e il troppo lavoro, accumuliamo stanchezza e nervosismo tutta la nostra vita
ne risente.
Ci svegliamo con il piede sbagliato, siamo irritabili e poco simpatici, le ore
sembrano annodarsi su se stesse, rosicchiando il poco tempo disponibile e ingarbugliando gli appuntamenti, l’umore
verte verso il grigio e il fisico dà segni
di cedimento, portando a galla disturbi
e malesseri di varia entità.
La cosa migliore sarebbe accorgersene
prima di ammalarsi, dare una bella rallentata, accordare quegli strumenti che
davano segni evidenti di stonatura, e ripartire a un ritmo di crociera più piacevole e in sintonia con il nostro essere.
A volte, però, tiriamo troppo la corda e
questa si spezza.
Ma quale sarà stata la goccia che ha
fatto traboccare il vaso? Quale la voce
fuori dal coro? Quale lo strumento dis-
sono solitamente manifestazione di una grande
stanchezza, che ci obbliga
a interrompere o sospendere quello che stiamo
facendo. È il segno che il
corpo ha bisogno di riposo e di sonno, e la mente
chiede calma e tranquillità. Possiamo considerare questi disturbi come i
più generici indicatori di
stress da troppo lavoro,
troppo studio, troppi impegni, troppe responsabilità. Dobbiamo fermarci
un attimo per recuperare
le forze e rallentare l’andatura.
sonante?
Perché, lo sappiamo bene, alcuni periodi di lavoro intenso li sopportiamo egregiamente e possono addirittura essere
elettrizzanti e stimolanti, purché non si
protraggano in eterno!
Che cosa fare, allora? Come scoprire
l’elemento che ha disturbato la melodia?
Imparando a leggere i segnali che il corpo ci invia, così da isolare il problema,
rimettere il tassello al suo posto e ristabilire il completo benessere.
A questo scopo ci viene in aiuto il Codice Psicosomatico della Dermoriflessologia.
Vediamo insieme i più comuni sintomi
fisici causati dallo stress da lavoro e
scopriamo a cosa corrispondono.
Raffreddore, infiammazione alla cavità nasale, occasionali difficoltà a respirare dal naso, naso chiuso, rinite:
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Problemi all’albero circolatorio e al microcircolo, infiammazione delle
vene, varici, gambe pesanti, flebiti, emorroidi,
problemi all’aorta, aortite, lesioni vasali: siamo
di fronte a emozioni troppo intense in ambito lavorativo, come, ad esempio, paure in relazione
alla nostra occupazione, alle scadenze,
a questioni di ordine economico. Come
farò a far fronte a tutti questi impegni?
Se non consegno in tempo non verrò
pagato. I soldi che guadagno non sono
sufficienti.
Questi disturbi fisici sono lo specchio
dell’apprensione che si riversa sul lavoro e sul proprio operato. Può trattarsi della sensazione opprimente di non
essere all’altezza di svolgere una certa
mansione o di essere in ritardo o di non
avere tempo a sufficienza, ma anche
del timore che qualcuno critichi ciò che
abbiamo fatto.
L’ansia generata dalla paura di non riuscire ad affrontare le avversità o di non
saper risolvere un problema si ripercuote sul sistema circolatorio, così come la
sensazione di passare la vita a risolvere
problemi propri o altrui.
Le emorroidi ci informano del perdurare di una situazione lavorativa (spesso
Dermoriflessologia®
riguardante un lavoro che ci piace o in
cui sono coinvolte persone che amiamo) che non riusciamo più a sopportare e nella quale ci sembra di rimanere
invischiati. L’aortite, invece, pone l’accento sul fatto di percepire come vani i
nostri sforzi lavorativi.
È consigliabile prendersi qualche giorno
per riflettere attentamente e mettere
in atto una strategia che liberi da tutte
queste forme d’ansia, anche apportando modifiche sostanziali al lavoro e alla
vita, se necessario.
Problemi alla bocca, retrobocca e
lingua, stomatiti, afte, disturbi alla
tromba d’Eustachio, sensazioni labirintiche, acufeni, orecchie tappate:
sono le avvisaglie di questioni lavorative che non riusciamo ad accettare, a
digerire, a sopportare.
Quando la malattia è connessa alle labbra e alla bocca, solitamente si tratta
di qualcosa che non abbiamo avuto il
coraggio di dire, magari per timore di
essere respinti o fraintesi. Forse siamo
stanchi, o vorremmo prenderci una settimana di vacanza, o abbiamo bisogno
di un permesso per seguire i nostri figli
o per dedicarci a un genitore in difficoltà, ma, sospettando che le nostre
istanze vengano respinte, demordiamo
e ci sobbarchiamo più lavoro di quanto
possiamo sopportare. Oppure un collega ci ha fatto un torto e noi non siamo
stati in grado di difenderci. Insomma,
qualche aspetto lavorativo è finito in
una sorta di “oblio”; che non sia stato accettato o che sia stato taciuto,
il risultato non cambia molto: c’è una
questione in sospeso che va chiarita,
compresa e metabolizzata, prima che
si finisca per farci cadere nella svogliatezza e nell’indifferenza.
Quando, invece, il disturbo riguarda la
tromba d’Eustachio siamo in prossimità
di problemi di adattabilità in campo lavorativo.
problematiche legate al passato. Stiamo forse affrontando una situazione
complicata nel campo professionale
che assomiglia a qualcosa di già vissuto anni fa? Temiamo di ricadere nello
stesso errore? Le incombenze familiari
e domestiche ci riportano alla mente
scene già viste che per nulla al mondo
vorremmo replicare? Temiamo che idee
e progetti di oggi facciano la stessa fine
di vecchi propositi andati male? Di solito
a questi malesseri fisici non è associata
stanchezza e svogliatezza, anzi, spesso
la voglia di fare c’è, ma ci si preoccupa di fatti passati, di vecchi errori che
si teme possano ripetersi o ci si preoccupa che una situazione attuale evolva
replicando un epilogo non gradito già
sperimentato.
Se questo è l’ostacolo da affrontare,
conviene osservare con obiettività il
presente e valutare se davvero non si
stia correndo il rischio di mettere i piedi
su vecchie orme. Forse è un’indicazione
inconscia per correggere la rotta, anche
solo di pochi metri, per non rischiare un
finale indesiderato. Se l’osservazione
disincantata non lascia presagire alcun
pericolo, allora sarà meglio rincuorarsi
e lasciare andare preoccupazioni immotivate.
Stipsi, addome teso e dolori intestinali, dovuti a problematiche del sig-
Disturbi e irritazioni agli organi genitali esterni (glande, prepuzio, vulva):
entriamo qui nell’ambito dei ricordi.
Qualche difficoltà di tipo lavorativo,
organizzativo e operativo fa riaffiorare
ma e del retto (fenomeni sinestesici
all’ultimo tratto dell’intestino): sigma
e retto sono in stretta relazione con
l’amore per il lavoro, per il guadagno e
per il risparmio. Quando qualcosa mette a rischio questi tre fattori possono
scatenarsi fastidiose sintomatologie in
questi comparti fisici. Può trattarsi di
un lavoro che piace, ma che non offre
una contropartita economica sufficiente, oppure il nostro entusiasmo non viene riconosciuto. Forse temiamo di perdere un impiego ben pagato, oppure di
dover abbandonare la professione che
amiamo. O ancora, gli sforzi che stiamo
facendo per avviare un’attività sembrano non dare i risultati sperati.
Questo genere di disturbi fisici sono sovente rivelatori anche di ansie e paure
in relazione alla sopravvivenza, al denaro e al benessere materiale.
Un’accurata analisi consentirà di mettere a fuoco il cuore del problema e di
prendere le opportune decisioni.
Disturbi al fegato (in particolare
all’estremo lembo destro) e alla cistifellea: sono il segnale di arrabbiature
vissute in ambito lavorativo.
Un brutto rimprovero, un grave torto,
un affronto, un riconoscimento mancato, un’offesa, ma anche continue angherie e soprusi, se vissuti con rabbia,
troveranno qui il loro riflesso fisico.
C’è forse un evento o una situazione
che ci fa percepire il lavoro come una
condanna?
La milza è strettamente collegata alla
forza di resistenza, alla costanza e alla
capacità di mettere in atto le risorse di
cui disponiamo anche nel lungo periodo. Quindi può denunciare affaticamento anche quando stiamo combattendo
una battaglia da troppo tempo o ci imponiamo di persistere in una situazione
a dispetto degli scarsi risultati che ci
sembra di ottenere.
Osserviamo, riflettiamo e, se serve,
cambiamo strategia!
Questa parte del corpo può anche essere lo specchio di una non accettazione
del lavoro in sé. Forse viviamo l’obbligo al lavoro come qualcosa di ingiusto,
come una costrizione insopportabile;
forse ci siamo fatti carico per troppo
tempo di responsabilità superiori alle
nostre forze, o a quello che ritenevamo essere giusto, e adesso anche la sola
idea di dover lavorare per vivere ci appare impossibile da accettare.
Questa condizione, fisica e psichica,
può essere accompagnata da inerzia,
pigrizia, indolenza, apatia, affaticamento o abulia.
Le domande chiave sono: che cosa mi
provoca rabbia? quando la fatica, fisica o mentale, mi risulta insopportabile? che cosa mi suscita svogliatezza e
intolleranza nei confronti del lavoro? e
perché?
È necessario individuare le ragioni profonde che scatenano questa reazione
per scoprire come porvi rimedio.
Disturbi e malattie collegate alla milza e alle sue funzioni (eliminazione
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dei globuli rossi invecchiati, recupero
dell’emoglobina, produzione di determinati anticorpi): sono il segnale di un
sentimento di sconfitta in ambito lavorativo, professionale, di studio o inerente alle proprie mansioni. Forse abbiamo
tirato troppo la corda, abbiamo creduto
in qualcosa che non è andato in porto,
abbiamo investito tanta energia per un
progetto che non ha avuto successo.
Oppure abbiamo l’impressione che ci
sia sempre qualcosa da fare, impegni
reiterati e senza fine e che non arriverà
mai il momento per concederci un po’
di meritato riposo? Se così fosse, rimettiamo in ordine la nostra scala di priorità e di valori e organizziamo meglio le
nostre giornate, in modo da godere di
più momenti di tranquillità e dedicarci
ai nostri hobby e interessi, bilanciando
in modo più equilibrato piaceri e doveri.
La milza in sofferenza denuncia tristezza: è giunto il momento di domandarsi
cosa ci procura un senso di scoraggiamento, di abbattimento, che cosa ci
rende stanchi e rassegnati.
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Disturbi e malattie collegati al pancreas e alle sue funzioni (produzione di
insulina e glucagone per la glicemia,
e del succo pancreatico per favorire
la digestione): pancreas e piacere vanno a braccetto. La gioia di vivere, le
soddisfazioni, il sentirsi amati e coccolati, il valore positivo che attribuiamo
a noi stessi e la capacità di regalarci
momenti di appagamento si riflettono
su quest’organo, mantenendolo in buona salute. D’altro canto, l’infelicità,
l’insoddisfazione, il sentirsi trascurati e poco considerati, la sensazione di
essere inferiori agli altri e l’incapacità
di concederci ciò che ci fa stare bene
provocano alterazioni alle funzioni del
pancreas.
Un disturbo in questa sede può essere
indicatore di un’esperienza lavorativa
che reputiamo profondamente ingiusta,
oppure di un grande impegno da parte
nostra che non trova riscontro negli altri. In genere il desiderio di fare, agire,
lavorare è alto, ma è come se ricevessero dei feedback negativi e ciò comporta
frustrazione, delusione e amarezza.
Chiediamoci: dove, quando e perché
ho la sensazione che il mio valore non
venga riconosciuto? Quindi agiamo di
conseguenza.
Disturbi alle surrenali: fanno da specchio a situazioni confuse e disordinate
in ambito lavorativo, sia esso intellettuale, manuale, professionale o familiare. Rapporti poco chiari, collaborazioni non cristalline, contratti ambigui
Dermoriflessologia®
possono causare ripercussioni in questa
sede fisica, così come una routine lavorativa disordinata o incarichi imprecisi
che creano una cattiva organizzazione
e gestione del lavoro. In questi casi, è
opportuno focalizzare gli elementi di
“disordine” responsabili della confusione che viviamo e mettere ordine, fare
chiarezza, specificare compiti, mansioni e ruoli così che le nostre attività
inizino, o ritornino, a girare armoniosa-
mente.
È importante tenere presente che gli
squilibri possono derivare da un solo
evento traumatico, ma anche dal perpetrarsi di più stimoli fastidiosi o dal
perdurare di situazioni stressanti, pesanti o che richiedano un superlavoro
o un’attenzione superiore alla media.
Quindi, quando vogliamo individuare la
causa di un malessere, non cerchiamo
soltanto un singolo evento detonatore,
ma mettiamo sotto la lente d’osservazione anche quelle circostanze che possono logorare poco alla volta. Infine, ricordiamo sempre che ognuno ha un suo
carattere e una propria sensibilità, che
vengono diversamente sollecitati dagli
eventi della vita. Così, di fronte a un
medesimo episodio, ognuno reagisce in
modo soggettivo, e quello che fa male a
uno, può essere utile a un altro.
Stress da lavoro? No, grazie!
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