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Introduzione
di Brian Hurwitz
Con “medicina narrativa” intendiamo quella forma espressiva attraverso
cui le preoccupazioni concernenti la salute si strutturano e vengono veicolate da pazienti, parenti e amici, nonché dallo staff medico, nelle conversazioni, nelle presentazioni e nei report dei casi specifici.
Possiamo parlare di narrazione quando qualcuno riferisce a qualcun altro
una certa cosa1 mediante un racconto che prevede “un ascoltatore, un arco
temporale, una trama e un punto cardinale”2 e che si struttura attraverso
l’ordine, l’enfasi, gli intervalli e i ritmi che ne definiscono il contenuto. Nella
medicina narrativa, questo contenuto può riflettere i sentimenti, le sensazioni, i pensieri e gli stati d’animo relativi a esperienze che sorgono da una
dimensione soggettiva interiore, ma può anche avere per oggetto problemi
esterni direttamente verificabili, come le alterazioni della struttura corporea,
della sua funzione e le circostanze di natura strettamente individuale.
Rappresentando le dimensioni della vita reale3, la narrazione consente di
elaborare interpretazioni concernenti il decorso di una determinata realtà.
Essendo comunicata per via orale e gestuale, mediante discorsi ed immagini, la forma espressiva del racconto tiene insieme gli elementi in una formula che è più di un semplice ed efficiente metodo di acquisizione e trasmissione di informazione4. La narrazione possiede, infatti, un suo genus,
che deriva dalla sequenza temporale e dalla libertà che la forma del racconto consente nell’impostare una storia attraverso la raffigurazione di eventi,
personaggi e contesto.
1 Smith H.B., Narrative versions, narrative theories, in Mitchell W.J.T. (a cura di), On narrative, University of Chicago Press, Chicago 1981, pp. 209-232.
2. Charon R., Narrative medicine. Honoring the stories of illness, Oxford University Press,
Oxford 2006, p. 3.
3. Forster E.M., Aspects of the novel, Penguin Books, Harmondsworth, Middlesex 1971, p. 70.
4. von Fragstein M., Silverman J., Cushing A., Quilligan S., Salisbury H., Wiskin C., UK
Consensus Statement on the Content of Communication Curricula in Undergraduate Medical
Education, “Medical Education”, 1100-07, 2008, p. 42.
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Forme organizzative emergenti
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La forma di un racconto è influenzata dai precedenti modelli di storytelling, come diceva il critico lettarario francese Roland Barthes quando si
riferiva alla straordinaria pluralità di forme narrative che sono rinvenibili
nella cultura del genere umano5.
La narrativa raggruppa una prodigiosa varietà di generi, essi stessi a loro
volta consistenti di un’altrettanto varia molteplicità di stili che vanno dal
linguaggio articolato, parlato o scritto, alle immagini, fisse o in movimento, fino a un’ordinata mescolanza di tutti gli stili; la narrazione è d’altronde presente nel mito, nelle leggende, nelle favole, nei racconti, nelle novella, nell’epica, nella storiografia, nella tragedia, nel dramma, nella commedia, nel mimo, nella pittura, nel cinema, nei fumetti, nella conversazione...
Sebbene l’importanza centrale del racconto in medicina sia stata compresa fin dai tempi di Ippocrate, è solo negli ultimi vent’anni che la narrativa è diventata un’area essenziale di ricerca e sviluppo nel settore della salute. In medicina, la narrativa sopravvive in diverse forme (frammentarie,
colloquiali e scritte) che modellano le interazioni nei diversi contesti. Tuttavia, queste forme vengono costantemente sconvolte e frammentate poiché, in media, i clinici durante un consulto interrompono i pazienti ogni
23 secondi6. In tal modo, non solo informazioni significative rischiano di
andar perdute, compromettendo l’accuratezza diagnostica, ma i pazienti
finiscono col sentirsi poco ascoltati e non adeguatamente compresi.
Il riconoscimento della narrazione è, dunque, centrale nella metodologia clinica in quanto mette insieme e comunica cosa i sintomi significhino
per i pazienti, indaga le loro prospettive, perché stiano cercando aiuto e
perché proprio adesso, e riconosce il loro ruolo nell’affrontare le situazioni difficili e nel convivere con esse. Ma è anche fondamentale per il riconoscimento dell’etica nella medicina. È quindi davvero entusiasmante
veder prender forma il contributo italiano a questa causa attraverso la presente raccolta di scritti che sicuramente potrà contribuire ad apportare
cambiamenti benefici nella pratica clinica e nell’organizzazione del sistema
sanitario in Italia.
5. Barthes R., Introduction to the structural analysis of narratives, in ID, Image-Music-Text,
Ferrar, Straus & Giroux, New York 1977, pp. 79-124.
6. Hurwitz B., Narrative [in] Medicine, in Spinozzi P., Hurwitz B., Discourses and narrations
in the biosciences, Vandenhoeck & Ruprecht Unipress, Göttingen 2011, pp. 13-30.
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Introduzione
Riferimenti bibliografici
Brody H., Stories of sickness, Yale University Press, New Haven 1987-2003.
Greenhalgh P., Hurwitz B. (a cura di), Narrative-based medicine: dialogue and
discourse in clinical practice, BMJ Books, Londra 1998.
Hunter K.M., Doctors’ stories. The narrative structure of medical knowledge, Princeton University Press, New Jersey 1991.
Hurwitz B., Clinical cases and clinical case reports: boundaries and porosities, in
Morisco G., Turchetti G., Calanchi A., Castellani G. (a cura di), The case and
the canon, Vandenhoeck & Ruprecht Unipress, Göttingen 2011, pp. 45-58.
Hurwitz B., Form and Representation in Clinical Case Reports, “Literature and Medicine” 216-40, 2006 p. 25.
Hurwitz B., Narrative and the practice of medicine, “Lancet”, 2086-89, 2000, p.
356.
Hurwitz B., Skultans V., Greenhalgh P., Narrative research in health and illness,
Blackwell Publishing, Oxford 2004.
Kleinman A., The illness narratives, Basic Books, New York 1988.
Marvel M.K., Epstein R.M., Flowers K, Beckman H.B., Soliciting the patient’s
agenda: have we improved?, “JAMA”, (3) 283-7, 1999, p. 28.
Brian Hurwitz è professore in Medicine and the Arts e direttore del Centre of the
Humanities and Health presso il King’s College di Londra.
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