Untitled - Rizzoli Libri

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Untitled - Rizzoli Libri
TINTO BRASS
CATERINA VARZI
MADAME PIPÌ
BOMPIANI
© 2014 Bompiani / RCS Libri S.p.A.
Via Angelo Rizzoli 8 – 20132 Milano
ISBN 978-88-452-7779-5
Prima edizione Bompiani ottobre 2014
Realizzazione editoriale: studio pym / Milano
Uno
Antoinette si sveglia di soprassalto.
È l’alba.
La camera è immersa nella penombra.
Un uomo dorme composto al suo fianco.
Antoinette lo osserva, lo scopre con
cautela, ne contempla a lungo il corpo
apollineo. Un corpo che nemmeno il sonno riesce a rendere molle o intaccare. Un
perfetto e armonioso esemplare di maschio, sicuramente più giovane di lei.
La donna lo ricopre.
Facendo piano, si alza.
Va in bagno, accende la luce, si guarda
allo specchio.
I suoi quarant’anni anni cominciano a
farsi vedere: borse sotto gli occhi, prime
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rughe, smagliature ai seni, qualche accenno di cellulite.
Sul corpo, segni di graffi ed escoriazioni; su una spalla, l’impronta di un morso.
Antoinette si lava con cura, poi torna
nella stanza e inizia a vestirsi.
L’uomo continua a dormire.
La camera è spoglia e disadorna. In giro non ci sono oggetti di uso quotidiano;
nessuna delle consuete testimonianze di
vita domestica.
Si direbbe il classico luogo anonimo e
impersonale degli incontri clandestini. La
lingerie provocante che la donna indossa
sembra confermarlo.
Antoinette apre in fessura una persiana
e sbircia fuori. A giudicare dalla prospettiva, si trovano a livello di scantinato.
La donna tergiversa. Siede sul bordo
del letto a spazzolarsi i capelli, ondeggiando lentamente la testa da destra a sinistra.
Sembra indecisa.
Osserva ancora una volta l’uomo immerso nel sonno. Poi, finalmente, lo scuote.
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“François,” chiama sottovoce.
Il giovane uomo si gira, si stira, apre gli
occhi a fatica.
“Io vado.”
Lui non risponde.
Si volta dall’altra parte e riprende a
dormire.
Antoinette si alza, dà un ultimo sguardo intorno a sé ed esce.
Attraversa la strada fino all’ingresso
della metropolitana. Impiegati, studenti e
operai fanno ressa per salire sul treno. Siede a un posto di finestrino.
La parete scura del tunnel fa da specchio, rimandandole la sua immagine tesa,
assorta...
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Due
La stessa espressione tesa che a volte
Antoinette assumeva, nelle lunghe ore
passate in un altro sottosuolo. Il sotto­
suolo della Brasserie Pereire, dove lavo­
rava in qualità di “Madame Pipì”: addet­
ta a gabinetti, telefoni e guardaroba.
Seduta dietro una specie di cattedra,
controllava il viavai dei clienti, incassa­
va le mance, i soldi per l’uso delle toi­
lette e riforniva di spiccioli o gettoni gli
utenti delle cabine.
Fra un’incombenza e l’altra, la ra­
diolina sempre accesa a tenerle compa­
gnia, aveva tempo di divagare su roto­
calchi della presse du coeur, fotoromanzi
e fumetti.
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Paradossalmente, era aiutata e qua­
si stimolata a fantasticare dalla sorpren­
dente varietà della fauna umana che,
ogni giorno, le passava davanti agli oc­
chi: drogati – ormai aveva imparato a ri­
conoscere quelli che si chiudevano nel
cesso a bucarsi; omosessuali che si ser­
vivano dei pisciatoi per adocchiare e ab­
bordare; ubriachi che scendevano lì sot­
to a vomitarsi anche l’anima e qualche
teppista, che si appostava per scippare
una borsetta o rubare un portafogli.
Toccava, poi, a lei ripulire i locali da
rifiuti, resti e incrostazioni e dai graffi­
ti osceni che quell’umanità anonima e
deviata vi lasciava a testimonianza della
propria infelicità.
Un’autentica panoplia di reperti da
atlante di medicina legale; uno sconcer­
tante campionario antropologico che,
certo, non contribuiva a rafforzare le già
fragili certezze di Antoinette.
Ai suoi occhi, i teppisti che bazzica­
vano i cessi della brasserie si trasfor­
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mavano nei cattivi delle strips di John
Willie o altri fumetti del genere, mentre
lei diventava la fanciulla indifesa, che
veniva violentata, brutalizzata, schia­
vizzata. Quello che non arrivava mai,
e questo le lasciava dentro un senso
amaro di delusione, era l’eroe destina­
to a salvarla.
Un giorno che non c’era gran movi­
mento di clienti e avventori, la giovane
cuoca del locale scese nelle toilette.
Non era sola: la seguiva, petulco e sa­
tiresco, un anziano cameriere.
Per un po’ i due scherzarono fra le ca­
bine telefoniche: la cuoca faceva vale­
re gli allettamenti del suo corpo florido,
avvolto nelle sommarie vesti da cucina,
mentre il cameriere modulava gli am­
miccamenti della sua consumata espe­
rienza.
Lui le sussurrò qualcosa all’orecchio;
lei, ridendo, andò a chiudersi in una la­
trina.
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Quasi subito l’uomo la raggiunse, con
aria indifferente.
In modo un po’ delirante, Antoinette
visualizzò la scena. Mescolava l’imma­
gine dei fornicatori a quelle del fumetto
porno che stava scorrendo. Vide la gio­
vane donna porgere al vecchio l’ampio
seno discinto, intricato tra i legacci del­
la vestaglia da lavoro, allentati troppo in
fretta e troppo sommariamente.
Il garçon, fermo a qualche centimetro
da lei per contemplarla, le soffiava sul
viso scontate parole oscene. Stringeva la
mammella dal capezzolo scampanato,
offrendo alle mani rosse e burrose del­
la vivandiera, dentro la patta aperta dei
pantaloni, la ricerca del sesso. Lamenti e
gemiti si mescolavano a risate sguaiate
e sonore. Le stesse con le quali la cuoca
schizzò fuori dal cesso, seguita – o piut­
tosto inseguita – dal cameriere, assai più
rubizzo e congestionato di quando vi era
entrato.
Appena furono risaliti ai rispettivi re­
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