Il laico nella Chiesahot!
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Il laico nella Chiesahot!
Associazione Salesiani Cooperatori Provincia ICP …Il laico nella Chiesa 20 Diverse sono le strade offerte ai cristiani per vivere la fede del loro Battesimo. Alcuni, sotto l’impulso dello Spirito Santo, attratti dalla figura di Don Bosco, realizzano l’ideale di “lavorare con lui”vivendo nella condizione secolare lo stesso carisma della Società di San Francesco di Sales. Fin dall’inizio Don Bosco pensò ad organizzare i collaboratori della sua opera: invitò laici, uomini e donne, e membri del clero diocesano, a “cooperare” alla sua missione di salvezza dei giovani, soprattutto di quelli poveri e abbandonati. Nel 1876 ne definì chiaramente il progetto di vita con il “Regolamento dei Cooperatori Salesiani” da lui scritto e successivamente approvato dalla Chiesa. Oggi i Salesiani Cooperatori e le Salesiane Cooperatrici sono diffusi e operano a livello mondiale. (Dal Proemio allo Statuto del Progetto di Vita Apostolica) __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Per dignità del cristiano io intendo parlare della grande dignità che hai acquistato, quando per mezzo del Battesimo sei stato ricevuto in grembo alla santa Madre Chiesa. Fatto cosí cristiano, tu hai potuto alzare lo sguardo al cielo e dire: Dio creatore del cielo e della terra è anche il mio Dio. Egli è mio Padre, mi ama, e mi comanda di chiamarlo con questo nome: Padre nostro, che sei nei cieli. Gesù Salvatore mi chiama suo fratello, e come fratello io appartengo a Lui, ai suoi meriti, alla sua passione, alla sua morte, alla sua gloria, alla sua dignità. I Sacramenti, da questo amoroso Salvatore istituiti, furono istituiti per me. Il Paradiso, che il mio Gesù aprì colla sua morte, lo aprì per me, e me lo tiene preparato. Sac. Giovanni Bosco __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 2 19 __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ LA SANTITÀ LAICALE La santità dei laici si costruisce non solo con preghiera e sacramenti, ma anche nelle quotidiane occupazione e preoccupazioni: famiglia, scuola, ufficio, parrocchia, quartiere, politica... Possiede una fisionomia propria con virtù umane specifiche, come la competenza nella professione, la fedeltà e la tenerezza in famiglia, la lealtà e la giustizia nelle relazioni sociali, l’obbedienza ai pastori della Chiesa e la corresponsabilità nella vita ecclesiale. Giovanni Paolo II nella lettera “Novo Millennio Ineunte” ripropone a tutti con convinzione una “misura alta” della vita cristiana ordinaria affermando: «Se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di una morale minima e di una religiosità superficiale. Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il Battesimo?” significa al tempo stesso chiedergli “Vuoi diventare santo?”» (NMI 31). __________________________________________________________________ IL LAICO NELLA CHIESA __________________________________________________________________ Interrogarsi su cosa significhi la figura del laico all’interno della Chiesa ha un doppio significato: da un lato accostarsi ai documenti che la Chiesa stessa ci lascia come guida nel cammino delle Comunità e dei singoli e dall’altro fermarsi a riflettere su e con se stessi su come la nostra esperienza di laici cristiani si realizza. A questo si aggiunge la particolarità di voler essere laici impegnati secondo lo stile di Don Bosco…… __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Papa Giovanni Paolo II lascia proprio a noi Salesiani un messaggio sulla figura del “laico”: ciascuno provi a dedicare qualche minuto alla lettura di questo passo, da cui vogliamo partire per capire a cosa siamo chiamati. __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 18 “…..Il mondo dei "laici" ha attirato negli ultimi anni speciale attenzione da parte del magistero della Chiesa e sono stati molti anche i miei interventi al riguardo, prima e dopo il Sinodo dei Vescovi dedicato appunto alla "vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo". Nell’Esortazione Apostolica post sinodale Christifideles laici ho raccolto in maniera organica le esigenze e le prospettive nate in questi anni nella Chiesa, perché "la splendida "teoria" sul laicato espressa dal Concilio possa diventare un’autentica "prassi" ecclesiale" (n. 2). Accennando ai rischi a cui è esposta la testimonianza dei laici nel mondo di oggi, scrivevo: "Si possono ricordare due tentazioni alle quali non sempre essi (i laici) hanno saputo sottrarsi: la tentazione di riservare un interesse così forte ai servizi e ai compiti ecclesiali, da giungere spesso a un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico; e la tentazione di legittimare l’indebita separazione tra la fede e la politica, tra l’accoglienza del Vangelo e l’azione concreta nelle più diverse realtà temporali e terrene" (Ibid.). 3 Alla scuola di don Bosco, che voleva "onesti cittadini e buoni cristiani", è possibile aiutare i fedeli laici a superare i due rischi appena ricordati. Nella loro tradizione, infatti, i Salesiani hanno strumenti efficaci per creare armonia ed equilibrio tra le varie esigenze della vita contemporanea. Anzitutto: la capacità di accompagnamento educativo. La si qualifichi come assistenza, animazione, spirito di famiglia o in altro modo, sempre si tratta di attuare una "presenza tra i laici e la gente", che sia "stimolo per la crescita della persona in situazione", e conduca alla "ricerca insieme" del progetto da vivere. Di qui l’urgenza di comunità salesiane ricche, numericamente e spiritualmente, per essere pronte ad accompagnare tutti, rispondendo ad esigenze e bisogni. La collaborazione tra Salesiani e laici deve mirare a formare "comunità educative", in cui i doni personali siano condivisi per il bene di tutti. Chi può dimenticare la straordinaria capacità di don Bosco nel convocare attorno a sé tante persone in unità di intenti? Il secondo elemento è costituito da un’organizzazione dinamica e agile delle forze: dei singoli in gruppi di interesse, in associazioni di impegno civile e religioso, e in vasto movimento educativo e spirituale. Ripeto qui quanto ho avuto già modo di affermare: la "tendenza ecclesiale all’apostolato associativo ha senza dubbio una genesi soprannaturale nella "carità" diffusa nei cuori dallo Spirito Santo (cf. Rm 5, 5), ma il suo valore teologico combacia con l’esigenza sociologica che nel mondo moderno porta all’unione e all’organizzazione delle forze per raggiungere gli scopi prefissi. ( . . .) Si tratta di unire e coalizzare le attività di coloro che si propongono di incidere il messaggio evangelico nello spirito e nella mentalità della gente che si trova nelle varie condizioni sociali. Si tratta di mettere in atto una evangelizzazione capace di esercitare un influsso sulla pubblica opinione e sulle istituzioni; e per raggiungere questo scopo si richiede un’azione svolta in gruppo e ben organizzata" (Udienza generale del 23 marzo 1994, n. 2). Don Bosco, in verità, è stato maestro nell’organizzazione delle forze, richiedendo a ciascuno quello che sapeva e poteva dare, e facendo convergere tutti verso obiettivi concreti, pratici, visibili. Il terzo elemento su cui occorre far leva è la proposta spirituale che scaturisce dall’esperienza di don Bosco a Valdocco e che ha superato i confini della comunità salesiana. I laici oggi hanno bisogno di una profonda vita spirituale. È richiesta dai compiti che essi devono svolgere: crescendo gli impegni ed insieme gli ostacoli per la costruzione del Regno di Dio, si avverte l’esigenza di una approfondita interiorità apostolica. La cultura odierna ha bisogno di credenti convinti ed attivi, per essere nel mondo fermento di bontà e di bene. Per questo la formazione dei fedeli laici va posta tra le priorità su cui convergono gli sforzi della comunità. È la formazione che aiuta i laici nella scoperta della propria vocazione, fornisce loro i mezzi utili 4 Preghiera a D. Bosco San Giovanni Bosco che, docile ai doni dello Spirito Santo, hai tanto lavorato per la salvezza dei giovani, soprattutto i più poveri, sii nostra guida nel cammino verso Gesù per scoprire in Lui il vero bene e il senso della nostra vita. Donaci perseveranza nell’impegno quotidiano e una misura alta della vita cristiana. Insegnaci ad amare Gesù nell’Eucaristia, Maria Ausiliatrice e ad essere sempre uniti al Papa e alla Chiesa. Fa’ che, al termine della vita terrena, possiamo raggiungerti un giorno in Paradiso. Amen. Bibliografia • Catechismo della Chiesa Cattolica—Libreria Vaticana – 1992 • Christifideles Laici • Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II – 1988 • Schede degli incontri di formazione per Aspiranti Cooperatori - INE • Messaggio di Giovanni Paolo II al Vicario della Società Salesiana 17 Tra le tante possibili vocazioni di un cristiano vi è quella del Salesiano Cooperatore. Un’affermazione categorica del Capitolo generale speciale dei Salesiani dice che: «Bisogna prendere coscienza chiara che impegnarsi come Salesiano Cooperatore è rispondere ad un’autentica vocazione salesiana apostolica». per maturare in continuità, li introduce nelle vie dello Spirito del Signore. Essa costruisce "quell’unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa e di cittadini della società umana" (Christifideles laici, n. 59). "Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta" (Ibid.). Don Bosco ha dato ampio risalto alla formazione spirituale, intesa come abilitazione a vivere tutta la propria esistenza, nelle diverse sue espressioni, alla presenza di Dio e nell’attiva costruzione del Regno. Una simile formazione preparerà i laici dei tempi nuovi a saper rispondere alle sfide inedite del nostro tempo per costruire un futuro ricco di speranza per l’intera umanità. I lavori della recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata alla vita consacrata hanno ben messo in evidenza il rapporto esistente tra la spiritualità di un Istituto religioso e la spiritualità dei laici che ad esso ispirano la vita e l’attività. È in tale prospettiva che intende situarsi la riflessione dell’assemblea capitolare, la quale non mancherà di tracciare piste di cooperazione apostolica fra consacrati e laici, chiamati ad essere nel mondo testimoni coraggiosi del Vangelo. Messaggio di Giovanni Paolo II al Vicario della Società Salesiana 31 Gennaio 1996, festa di San Giovanni Bosco. Un cristiano, sollecitato nel suo intimo dallo Spirito del Signore e provocato dall’esterno dalle circostanze della sua vita, può scoprire che Cristo lo chiama ad amare e servire Dio inserendosi nel vasto movimento iniziato da Don Bosco e destinato dallo Spirito a continuare la missione: la sua vocazione specifica, è di impegnarsi come “Salesiano Cooperatore”. È interessante la definizione del “Salesiano Cooperatore” data dal Capitolo generale speciale dei Salesiani: «Il Cooperatore, nel pensiero primigenio di Don Bosco, è un vero salesiano nel mondo, cioè un cristiano, laico o prete, che senza il vincolo dei voti religiosi, risponde alla sua vocazione personale alla santità, impegnandosi in una missione giovanile e popolare, secondo lo spirito di Don Bosco, al servizio della Chiesa locale, e in comunione con la Congregazione salesiana» (Atti CGS 730). Il fatto che il Cooperatore è un vero salesiano nel mondo, è stato messo in rilievo dalla novità introdotta con la stesura del nuovo Progetto di Vita Apostolica, in cui la dicitura storica “Cooperatori Salesiani” è stata rinnovata in “Salesiani Cooperatori”. Chi sceglie questa strada è innanzitutto un “salesiano”. 16 E’ importante riflettere su questo messaggio…. Quali sono i punti che mi hanno colpito maggiormente? _________________________________________________________________ _________________________________________________________________ _________________________________________________________________ _________________________________________________________________ _________________________________________________________________ Se dovessi scegliere una frase che mi serva da guida in questo cammino, quale sceglierei? _________________________________________________________________ _________________________________________________________________ _________________________________________________________________ Ma cosa si richiede ai Cristiani laici? 5 Il Santo Padre, Benedetto XVI, traccia la via su cui i Cristiani, e i laici in modo particolare, devono camminare. […]Il mistero dell'Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un impegno coraggioso nelle strutture di questo mondo per portarvi quella novità di rapporti che ha nel dono di Dio la sua fonte inesauribile. La preghiera, che ripetiamo in ogni santa Messa: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», ci obbliga a fare tutto il possibile, in collaborazione con le istituzioni internazionali, statali, private, perché cessi o perlomeno diminuisca nel mondo lo scandalo della fame e della sottoalimentazione di cui soffrono tanti milioni di persone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il cristiano laico in particolare, formato alla scuola dell'Eucaristia, è chiamato ad assumere direttamente la propria responsabilità politica e sociale. Perché egli possa svolgere adeguatamente i suoi compiti occorre prepararlo attraverso una concreta educazione alla carità e alla giustizia. Per questo, come è stato richiesto dal Sinodo, è necessario che nelle Diocesi e nelle comunità cristiane venga fatta conoscere e promossa la dottrina sociale della Chiesa. In questo prezioso patrimonio, proveniente dalla più antica tradizione ecclesiale, troviamo gli elementi che orientano con profonda sapienza il comportamento dei cristiani di fronte alle questioni sociali scottanti. Questa dottrina, maturata durante tutta la storia della Chiesa, si caratterizza per realismo ed equilibrio, aiutando così ad evitare fuorvianti compromessi o vacue utopie. Benedetto XVI Cosa intendo io per laico? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ E per Cristiano laico? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Quali sono i “compiti” del laico? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? (Mt 20,1-2.6) 6 Don Bosco diceva che «il vero scopo diretto dei Cooperatori è di prestare aiuto alla Chiesa, ai vescovi, ai parroci, sotto l’alta direzione dei Salesiani» (MB 17,25). Non ha limitato il compito dei Cooperatori all’aiuto da dare ai Salesiani, ma lo ha subito esteso al servizio delle parrocchie e diocesi. In ogni luogo, in ogni occasione, essi sono dei riunificatori, dei costruttori del Corpo di Cristo, nella concordia e nella coesione. Perciò, qualunque sia il compito che il Cooperatore svolge, sia nelle opere salesiane, sia al di fuori, serve sempre realmente la Chiesa. Lo esprimeva già Don Bosco: «Soccorrere i Salesiani non è altro che aiutare una delle tante opere che si trovano nella Chiesa cattolica» (MB17,25). VOCAZIONI SPECIFICHE Ognuno di noi ha il compito di dare alla vocazione globale di ogni cristiano dei tratti distintivi personali e concreti. Possiamo santificarci, amare, servire: ... in diverse forme di vita: vita religiosa, vita laica-celibataria, vita laica coniugale e familiare; e, da un altro punto di vista, vita contemplativa, vita attiva, vita passiva di sofferenza. … attraverso differenti impegni e responsabilità: quelle del sacerdozio gerarchico, quelle della vita familiare, professionale, sociale e politica, quelle attinenti l’opera di evangelizzazione e rispondenti alle urgenze dei diversi momenti storici. … aderendo ad uno dei diversi carismi con cui lo Spirito Santo continua ad arricchire la Chiesa. COSA SONO I CARISMI I carismi sono grazie speciali dello Spirito Santo, con le quali ogni fedele viene reso adatto ad assumere qualche compito e a svolgere qualche attività. «Dall’aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ognuno dei credenti il diritto e il dovere di esercitarli, nella Chiesa e nel mondo per il bene delle persone e per la santità della Chiesa, con la libertà dello Spirito Santo che “soffi a dove vuole” e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo e soprattutto con i propri pastori» (LG 12). Lo Spirito mi fa scoprire di avere ricevuto lo stesso carisma di Don Bosco, di trovarmi in una particolare vicinanza spirituale con lui e mi rende disponibile ad entrare nella sua vasta Famiglia per contribuire alla missione apostolica della Chiesa in particolare verso i giovani. 15 Alcuni appunti per il nostro cammino di formazione …. STATUTO Art. 2. I Salesiani Cooperatori: una vocazione specifica nella Chiesa §1. Impegnarsi come Salesiani Cooperatori è rispondere alla vocazione salesiana, assumendo un modo specifico di vivere il Vangelo e di partecipare alla missione della Chiesa. È un dono e una libera scelta, che qualifica l’esistenza. §2. Cristiani cattolici di qualsiasi condizione culturale e sociale possono percorrere questa strada... […]Essi si sentono chiamati a un tipo peculiare di vita di fede impegnata nel quotidiano, che è caratterizzata da […]: sentire Dio come Padre e Amore che salva; incontrare in Gesù Cristo l’Unigenito Figlio, apostolo perfetto del Padre; vivere in intimità con lo Spirito Santo, animatore del Popolo di Dio nel mondo. STATUTO Art. 3. I Salesiani Cooperatori: salesiani nel mondo I Salesiani Cooperatori vivono la loro fede nella propria realtà secolare. Ispirandosi al progetto apostolico di Don Bosco, sentono viva la comunione con gli altri membri della Famiglia salesiana. S’impegnano nella stessa missione giovanile e popolare, in forma fraterna e associata. Operano per il bene della Chiesa e della società, in modo adatto alla loro condizione e alle proprie concrete possibilità. REGOLAMENTO Art. 1 I Salesiani Cooperatori e le Salesiane Cooperatrici nella Chiesa § 1. I Salesiani Cooperatori si inseriscono nella Chiesa locale mettendosi a servizio della parrocchia e della diocesi. Chiamati dalla Chiesa ad un ministero, lo esercitano con disponibilità e atteggiamento di servizio nello stile salesiano. § 2. (…) Le relazioni con i parroci, sacerdoti, religiosi e con altri laici, sono improntate a stima, solidarietà ed attiva partecipazione ai piani pastorali, in modo particolare quelli giovanili, familiari e vocazionali. STATUTO Art. 4. Unica vocazione: due modi di viverla §1. Don Bosco ha concepito l’Associazione dei Salesiani Cooperatori aperta sia ai laici che al clero secolare. §2. I Salesiani Cooperatori laici attuano il loro impegno e vivono lo spirito salesiano nelle ordinarie situazioni di vita e di lavoro, con sensibilità e caratteristiche laicali, diffondendone i valori nel proprio ambiente. 14 Al IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona (16-20 ottobre 2006), il papa Benedetto XVI ha affermato che il compito dei cristiani laici è quello di “portare la gioia del Signore risorto e la speranza cristiana nel mondo”. In concreto, i cristiani laici come possono svolgere questa missione? I. Grazie al dono dello Spirito Santo, ricevuto nel battesimo, tutti i cristiani appartengono al "corpo reale" di Cristo, che è la Chiesa. Ciascuno di loro, unito a Cristo mediante la fede e il battesimo, è chiamato a fare dono della sua vita agli altri; a rendere attuale il dono che Cristo ha fatto di se stesso, attraverso il proprio servizio nella Chiesa e nella società; a essere per gli altri segno dell'amore fedele di Dio per l'umanità e stimolo all'amore vicendevole. Perché i cristiani laici possano svolgere il loro servizio nella Chiesa e nella società, lo Spirito Santo, mediante il battesimo e gli altri sacramenti, dà loro i suoi doni o carismi. I carismi non sono dati perché essi facciano propaganda a se stessi, né per la loro personale gratificazione, ma per l’ “utilità comune" (1 Cor 12,7), cioè per edificare la comunità ecclesiale e civile. L’esercizio dei carismi è subordinata alla crescita di tutta la comunità. Per garantire una feconda presenza e testimonianza dei laici è necessario: - promuovere la maturità cristiana dei laici, attraverso una sistematica opera di formazione; - creare per loro spazi di corresponsabilità nella vita della Chiesa; - riconoscere la responsabilità dei laici nell’impegno civile e sociale. Inoltre è indispensabile una comunione forte e sincera tra sacerdoti e laici, con quell’amicizia, stima e capacità di collaborazione e di ascolto reciproco, attraverso cui la comunione prende corpo. Il compito dei pastori deve essere proteso a far crescere la maturità della fede, la coscienza missionaria e la partecipazione ecclesiale dei laici; devono creare quegli spazi e momenti di corresponsabilità in cui tutto ciò possa concretamente svilupparsi. Analogo spirito e comportamento è richiesto evidentemente ai cristiani laici: tutti infatti devono essere consapevoli che tra sacerdoti e laici esiste un legame profondo, per cui in un’ottica autenticamente cristiana possono solo crescere insieme, o invece decadere insieme. II. La testimonianza dei laici nel mondo è chiamata ad esplicarsi sotto due profili: - uno è quello dell’animazione cristiana delle realtà sociali, che i laici devo7 no compiere con autonoma iniziativa e responsabilità e al contempo nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa, specialmente per quanto riguarda le fondamentali tematiche etiche ed antropologiche; - l’altro è quello della diretta proposta e testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo, non solo negli ambienti ecclesiali ma anche nei molteplici spazi della vita quotidiana. Sono i laici pertanto ad avere le più frequenti e per così dire “naturali” opportunità di svolgere una specie di educazione delle coscienze, esplicitando la propria fede e traducendo in comportamenti visibili la propria coscienza cristianamente formata. Così essi possono aiutare ogni uomo e ogni donna, con cui hanno a che fare, a riscoprire lo sguardo della fede e a mantenere desta a propria volta la coscienza. Questa testimonianza missionaria sarà possibile soltanto sulla base di una formazione cristiana realmente profonda, nutrita di preghiera e motivata e attrezzata anche culturalmente. Di fronte a una tale prospettiva diviene ancora più evidente la necessità di comunione e di un impegno sempre più sinergico tra i laici cristiani e tra le loro diverse forme di aggregazione. «È questo il tempo di superare i particolarismi, le chiusure, i piccoli recinti, per costruire percorsi di fraternità e di comunione. È necessario metterci in “rete” e “fare opere” con il desiderio di produrre frutti di rinnovamento ecclesiale, sociale e una nuova missionarietà segnata dalla testimonianza. Occorre che i vari raggruppamenti ecclesiali, movimenti o associazioni, recuperino un forte spirito ecclesiale e una capacità di agire insieme per rendere più efficace l’esercizio delle “opere di misericordia”, per incontrare gli uomini che sperano, soffrono e si battono per un mondo migliore, per rendere testimonianza del Vangelo» (Savino Pezzotta). Una testimonianza che si muove su un piano profondamente connesso, è quella della sollecitudine cristiana verso i più poveri e i sofferenti: attraverso di essa si esprimono infatti quella generosità e quella capacità di attenzione verso gli altri che sono il segno dell’amore autentico. Perciò l’esercizio della carità è, anche per i giovani, un tirocinio prezioso che irrobustisce la persona e la rende più libera e più idonea a un duraturo dono di sé. III. Per crescere nella disponibilità al servizio, suggeriamo questo cammino di maturazione: 1) I cristiani laici hanno bisogno innanzitutto di maturare una più chiara coscienza della loro identità cristiana. “E' certo che per annunciare il Vangelo, come anche per dialogare, si richiede una forte e limpida coscienza della propria identità cristiana e la certezza della verità, che ci è stata rivelata e che ci è insegnata dalla Chiesa. Chi vuole annunciare e dialogare non può non partire da un proprio incon8 Una riflessione... Cosa vuol dire essere laico impegnato come “singolo”? E’ possibile? Come e quando? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ _______________________________________________________________ Ed essere inserito in una associazione? In una Famiglia? Come vedi questa prospettiva? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ Il Salesiano Cooperatore Ognuno di noi ha il compito di dare alla vocazione globale di ogni cristiano dei tratti distintivi personali e concreti. Possiamo santificarci, amare, servire: ... in diverse forme di vita: vita religiosa, vita laica-celibataria, vita laica coniugale e familiare; e, da un altro punto di vista, vita contemplativa, vita attiva, vita passiva di sofferenza. … attraverso differenti impegni e responsabilità: quelle del sacerdozio gerarchico, quelle della vita familiare, professionale, sociale e politica, quelle attinenti l’opera di evangelizzazione e rispondenti alle urgenze dei diversi momenti storici. … aderendo ad uno dei diversi carismi con cui lo Spirito Santo continua ad arricchire la Chiesa. Don Bosco ha voluto unire i Cristiani “laici” che collaboravano con lui, li ha voluti con sé in famiglia, nella Sua Famiglia Salesiana. • Ecco allora i Salesiani Cooperatori. E la loro Associazione. • Abbiamo provato a vedere cosa la Chiesa ci dice a proposito dei fedeli laici. • Proviamo ora a guardare a questi laici con gli occhi e il cuore di Don Bosco. 13 qualificanti dell'itinerario cristiano: il riferimento alla Parola di Dio; la celebrazione liturgica del Mistero cristiano; la preghiera personale; l'esperienza ecclesiale autentica, arricchita dal particolare servizio formativo di sagge guide spirituali; l'esercizio delle virtù sociali e il perseverante impegno di formazione culturale e professionale. 549 La dottrina sociale della Chiesa deve entrare, come parte integrante, nel cammino formativo del fedele laico. L'esperienza dimostra che il lavoro di formazione è possibile, normalmente, all'interno delle aggregazioni laicali ecclesiali, che rispondono a precisi criteri di ecclesialità: 1148 « Anche i gruppi, le associazioni e i movimenti hanno un loro posto nella formazione dei fedeli laici: hanno, infatti, la possibilità, ciascuno con i propri metodi, di offrire una formazione profondamente inserita nella stessa esperienza di vita apostolica, come pure hanno l'opportunità di integrare, concretizzare e specificare la formazione che i loro aderenti ricevono da altre persone e comunità ».1149 La dottrina sociale della Chiesa sostiene e illumina il ruolo delle associazioni, dei movimenti e dei gruppi laicali impegnati a vivificare cristianamente i vari settori dell'ordine temporale: 1150 « La comunione ecclesiale, già presente e operante nell'azione della singola persona, trova una sua specifica espressione nell'operare associato dei fedeli laici, ossia nell'azione solidale da essi svolta nel partecipare responsabilmente alla vita e alla missione della Chiesa ». Confrontandosi con i documenti che la Chiesa ci offre, dovrebbe nascere spontanea la domanda: in che modo il cristiano opera nella vita secolare? Ha responsabilità propria oppure è presente nel mondo come inviato della comunità cristiana, della quale con altri condivide la responsabilità? I laici hanno una doppia appartenenza, alla Chiesa o alla società civile? Questo delicato problema ha trovato già un orientamento nella distinzione di piani della Gaudium et spes n. 76, dove si indica la doppia azione dei cristiani come Chiesa e come cittadini. Nel primo caso, cioè nell’azione dei cristiani come chiesa, si può parlare di impegno ministeriale, mentre nel secondo caso i laici sono guidati dalla coscienza cristiana ed agiscono con proprie responsabilità, pur con il dovere in coscienza di confrontarsi continuamente con il Vangelo, con la comunità ecclesiale e con il bene comune. Nelle diverse situazioni della vita essi sono invitati ad agire con gli altri uomini nella ricerca del bene usando della razionalità che si rifà ai valori della creazione, illuminati e riproposti da Cristo. L’azione nel mondo invece “come Chiesa” dovrà essere sempre condivisa con la comunità, essendo questa responsabile ultima della missione, che non può mai essere affidata o arbitrariamente assunta da qualcuno. Nel Compendio questa idea viene fortemente ribadita: Vale, in ogni caso, la distinzione tra quello che i fedeli operano a nome proprio, sia da soli che associati, come cittadini guidati dalla coscienza cristiana, e quello che compiono a nome della Chiesa assieme ai loro pastori. tro personale con Cristo e da una vita profondamente innestata nell'esperienza della comunità cristiana. Questa forte esperienza di incontro con Cristo è indispensabile per perseverare nella propria missione e per svolgerla con passione e con generosità. 2) I cristiani laici sono chiamati in secondo luogo ad assumere lo stile della "simpatia" e della "compagnia", cioè a farsi presenti là dove la gente vive, a calarsi nei loro problemi, ad assumere l'umanità delle persone; ad amare le persone così come sono, con grande stima per ognuna, a saper cogliere il positivo che c'è in ogni uomo; sono chiamati a vivere relazioni interpersonali nuove nella famiglia, nel vicinato e nella comunità; a stare con gli altri non con l'atteggiamento dei "salvatori" o dei maestri, ma come "compagni di viaggio" che hanno un messaggio ed un’esperienza di fede da condividere, in un rapporto di dare e di ricevere. 3) Infine è necessario che i cristiani laici sappiano superare la frequente tentazione della passività e della delega e che si educhino ad una partecipazione attiva e responsabile; questo atteggiamento esige, da una parte, il superamento della rassegnazione, della sfiducia e della paura del "controllo sociale"; dall'altra, la consapevolezza delle proprie attitudini, doni-carismi, da mettere a disposizione della comunità degli uomini, nonché la stima e fiducia reciproca. Lucio Soravito, vescovo di Adria-Rovigo • I laici, nella Chiesa di oggi, sono fortemente valorizzati. E’ compito però di tutti i laici, dopo aver scoperto la bellezza di impegnarsi perché a questo sono chiamati col Battesimo, non adagiarsi ma impegnarsi costantemente nella propria crescita e nella qualità dell’impegno. Cosa faccio io come laico per la mia formazione? __________________________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ _______________________________________________________ Vocazione ed impegno dei fedeli laici di Piotr Kulczycki Compendio della dottrina sociale della chiesa 12 9 COOPERATORI di DIO Quando Dio chiama (vocazione) e chiede un cammino di santità, non ci ritira nè dal mondo né dalla Chiesa. Al contrario ci invia (apostolato), immergendoci più profondamente nella realtà affinché diventiamo cooperatori spesso inconsapevoli della volontà divina. Saremo in pienezza “collaboratori di Dio” (1 Cor 3,9) e del suo Regno offrendo le nostre azioni, preghiere e sofferenze (cfr CCC 307). Sapendo di preparare il Regno di Dio con il suo impegno storico, il cristiano agisce con grande serietà e nello stesso tempo con sereno distacco. […] guardando con realismo la situazione del laicato cattolico si vede che i fedeli laici costituiscono più del 95% del popolo di Dio, che con più di un miliardo di persone, rappresenta il 17% della popolazione mondiale. Nel ultimo Concilio […] i teologi partirono per definire il laico non in rapporto al clero (senso negativo), ma rispetto alla secolarità (senso positivo). Grazie a questo cambiamento di prospettiva è stato possibile un salto decisivo di qualità del significato di “laico” nella Chiesa, inteso come situazione di vita e quindi strettamente rapportato al termine “missione”. Nella Lumen Gentium si afferma che i laici sono coloro che “dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti Popolo di Dio e nella loro misura, resi partecipi all’ufficio sacerdotale e regale di Cristo, per la loro parte compiono nella Chiesa e nel mondo la missione propria di tutto il popolo cristiano”. In questa panorama i laici sono “uomini che poggiano con ambedue i piedi alla terra” attraverso i quali la Chiesa si immerge nel mondo per lievitarlo rinnovandolo nello spirito di Cristo, sono dunque espressione della Chiesa situata nel secolo, cioè nel tempo che trascorre tra la creazione e il compimento finale, il quale vive nella quotidianità il mistero e la missione di Cristo. Mentre i ministeri ordinati sono consacrati al servizio della liturgia, della parola e della pastorale, i religiosi testimoniano nel mondo lo spirito delle beatitudini con la loro vita, i laici cercano “il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”. Nella realizzazione del Regno, che significa anche rendere pratiche le indicazioni del Magistero, trovare le vie sempre nuove e efficaci per tradurre la dottrina sociale della Chiesa nelle culture della politica, dell’economia, dell’educazione, dello sviluppo del matrimonio e della famiglia non si può prescindere quindi dai fedeli laici del terzo 10 millennio quali proprio per la loro condizione di persone inserite nella realtà, abbiano la possibilità di fermentare dall’interno, come “lievito”, il mondo, in modo che diventi Regno di Dio. Il capitolo 12 del Compendio della dottrina sociale della Chiesa tratta proprio di “Dottrina sociale ed impegno dei fedeli laici” 541 La connotazione essenziale dei fedeli laici, che operano nella vigna del Signore (cfr. Mt 20,1-16), è l'indole secolare della loro sequela di Cristo, che si realizza appunto nel mondo: « è dei laici cercare il regno di Dio trattando e ordinando secondo Dio le cose temporali ».1139 Con il Battesimo i laici sono inseriti in Cristo, resi partecipi della Sua vita e della Sua missione secondo la loro peculiare identità […] 542 L'identità del fedele laico nasce e trae alimento dai sacramenti: dal Battesimo, dalla Cresima e dall'Eucaristia. Il fedele laico è discepolo di Cristo a partire dai sacramenti e in forza di essi, in virtù cioè di quanto Dio ha operato in lui imprimendogli l'immagine stessa del Figlio Suo, Gesù Cristo. Da questo dono divino di grazia, e non da concessioni umane, nasce il triplice « munus » (dono e compito), che qualifica il laico come profeta, sacerdote e re, secondo la sua indole secolare. 543 È compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un'esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali: famiglia; impegno professionale nell'ambito del lavoro, della cultura, della scienza e della ricerca; esercizio delle responsabilità sociali, economiche, politiche. Tutte le realtà umane secolari, personali e sociali, ambienti e situazioni storiche, strutture e istituzioni, sono il luogo proprio del vivere e dell'operare dei cristiani laici. 545 I fedeli laici sono chiamati a coltivare un'autentica spiritualità laicale, che li rigeneri come uomini e donne nuovi, immersi nel mistero di Dio e inseriti nella società, santi e santificatori. […] È una spiritualità che rifugge sia lo spiritualismo intimista sia l'attivismo sociale e sa esprimersi in una sintesi vitale che conferisce unità, significato e speranza all'esistenza, per tante e varie ragioni contraddittoria e frammentata. Animati da tale spiritualità, i fedeli laici possono contribuire, « come un fermento alla santificazione del mondo quasi dall'interno, adempiendo i compiti loro propri guidati da spirito evangelico, e così... manifestare Cristo agli altri prima di tutto con la testimonianza della propria vita ».1144 546 I fedeli laici devono fortificare la loro vita spirituale e morale, maturando le competenze richieste per lo svolgimento dei propri doveri sociali. […] Nell'esperienza del credente, infatti, « non possono esserci due vite parallele: da una parte la vita cosiddetta “spirituale”, con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra, la vita cosiddetta “secolare”, ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura ».1145 La sintesi tra fede e vita richiede un cammino scandito con sapienza dagli elementi 11