Breve introduzione ai Kindertransport1 L`opinione pubblica europea

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Breve introduzione ai Kindertransport1 L`opinione pubblica europea
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Breve introduzione ai Kindertransport 1
L’opinione pubblica europea e quella americana furono profondamente toccate dagli eventi della
Kristallnacht. Il presidente americano Roosvelt richiamò il suo ambasciatore da Berlino; Neville
Chamberlain, Primo Ministro britannico, scrisse a sua sorella dicendosi “horrified by the German
behaviour to the Jews”.
Il 15 novembre 1938 il primo ministro ricevette una delegazione di eminenti ebrei britannici, tra i quali
il Visconte Samuel, Lord Bearsted, il rabbino capo J. H. Hertz e il leader sionista Weizmann; tra l’altro,
essi chiesero di concedere ingresso temporaneo nel Regno Unito a bambini e ragazzi; a fronte di tale
richiesta, la Comunità Ebraica promise di pagare una somma di garanzia per i bambini rifugiati. Il
consiglio dei ministri discusse la questione il giorno seguente e si decise che il Regno Unito avrebbe
accettato bambini solo se non accompagnati e sotto l’età di diciassette anni. Non fu pubblicamente
annunciato alcun limite al numero dei bambini che sarebbero stati accolti. Diversi organismi, ebraici,
laici e di altre confessioni religiose, unirono le proprie forze sotto l’egida del Movement for the Care of
Children from Germany.
Tuttavia, sull’ingresso di questi bambini furono poste condizioni molto rigide: le agenzie per i rifugiati
promisero di sostenere economicamente l’operazione e garantirono che nessuno dei rifugiati sarebbe
stato un peso per i conti pubblici; a ogni bambino sarebbe stata corrisposta una somma di 50 sterline
(l’equivalente di circa 1000 odierne) a garanzia del successivo rientro in patria. Nel giro di poco tempo
il Movement for the Care of Children from Germany, più tardi chiamato Refugee Children’s
Movement, RCM, inviò i propri rappresentanti in Germania e Austria per attivare il processo di
selezione e trasporto dei bambini.
Il 25 novembre il Visconte Samuel trasmise alla BBC un appello per cercare famiglie affidatarie. Fu
organizzato un gruppo di volontari, che cominciarono a controllare le 500 domande presto pervenute e a
visitare le case delle aspieranti famiglie accoglienti, che dovevano avere come unici requisiti quello di
essere composte da persone rispettabili e di abitare in alloggi sufficientemente puliti; non furono presi
in considerazione criteri di appartenenza religiosa o le motivazioni che inducevano queste famiglie ad
accogliere i bambini. A Berlino si creò presto un’altra rete di volontari 2, che lavorarono giorno e notte
compilando le liste di coloro che si trovavano in maggior pericolo: adolescenti in campo di
concentramento o in pericolo di arresto, bambini polacchi a rischio deportazione, orfani ebrei e ragazzi
che provenivano da famiglie in grande sofferenza economica o con genitori deportati. A Londra circa
settanta volontari elaborarono le richieste.
Per i primi tre mesi, i Kindertransport vennero in gran parte della Germania, in seguito dall’Austria.
Quando, nel marzo del 1939, l’esercito tedesco invase i territori cecoslovacchi, vennero fatti frettolosi
preparativi per mettere in salvo i bambini di Praga. Tra il febbraio e l’agosto del 1939 vennero
organizzati tre treni di bambini polacchi; alla fine di agosto del 1939 l’RCM dichiarò di aver finito i
fondi e di non poter più continuare il trasporto dei bambini. Lo scoppio della guerra, pochi giorni dopo,
pose comunque fine alle operazioni di salvataggio: centinaia di bambini, saliti già sui treni in attesa di
partenza, rimasero intrappolati in Germania senza la più la possibilità di trovare salvezza nel Regno
Unito.
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Per un approfondimento sulla storia dei Kindertransport cfr. M. J. Harris, D. Oppenheimer, Into the Arms of
Strangers – stories of the Kindertransport, 2001, Bloomsbury Publishing, London. Ulteriori informazioni
possono essere reperite sul sito della Kindertransport Association, http://www.kindertransport.org/. Di grande
interesse è anche il documentario La fuga degli angeli, scritto e diretto da Mark Jonathan Harris, Warner home
video, 2002, disponibile al prestito presso le seguenti strutture bibliotecarie:
Biblioteche rionali milanesi;
Sistema bibliotecario urbano di Bergamo (Biblioteca Tiraboschi);
Biblioteca dell'Istituto Mantovano di Storia Contemporanea;
Biblioteca del Centro Culturale Polifunzionale 'Gino Baratta' di Mantova.
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Tra i quali Norbert Wollheim, una parte della cui testimonianza è riportata nella proposta didattica che segue.
Laura Vergallo
Associazione Figli della Shoah
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Il Double Entry Journal, una metodologia di approccio al testo
Il Double Entry Journal è una strategia di approccio al testo, che permette ai discenti di analizzare
in profondità un brano ed entrare in relazione con i protagonisti delle vicende narrate, dando
l’oppurtunità di esprimere i propri pensieri e quindi di essere attivamente coinvolti nella lettura.
Colonna sinistra
Informazioni/fatti
Colonna destra
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Si possono inserire:
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• Paragoni/Contrasti
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• Descrizioni di eventi
• Interpretazione personale di ciò che si è letto
(sensazioni, emozioni…)
• Analisi del testo (figure retoriche)
L’insegnante può scegliere i brani o le citazioni da inserire nella colonna di sinistra oppure lasciare
che sia lo studente a stabilire quali citazioni scegliere in un determinato testo.
Tale approccio, permettendo di relazionarsi in modo individuale con una fonte, di esprimere
sentimenti e opinioni sul materiale proposto, può essere proficuamente utilizzato per affrontare
documenti sulla Shoah, poiché aiuta lo studente a elaborare e canalizzare la forte componente
emotiva che questi testi presentano.
Il Double Entry Journal proposto di seguito è stato pensato per gli studenti del biennio della Scuola
Secondaria di Secondo Grado.
Laura Vergallo
Associazione Figli della Shoah