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IL PARLAMENTO EUROPEO LE PARLEMENT EUROPEEN THE EUROPEAN PARLEMENT STRASBOURG AS.ARCHITECTURE-STUDIO_1999_2009 Lionel Blaisse PREMESSA Il 5 maggio 1949 con il Trattato di Londra dieci paesi europei istituiscono il Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale che ha l’obiettivo di salvaguardare e promuovere i diritti dell’uomo, la democrazia e lo stato di diritto. Su proposta di Lord Ernest Bevin, ministro degli esteri del Regno Unito, la sede viene stabilita a Strasburgo: “questa grande città che è stata testimone della stupidità del genere umano è chiamata a diventare un simbolo dell’unità dell’Europa, il luogo adatto alla crescita di questo grande impegno in un’atmosfera di buona volontà e non di dominazione”. Il primo gennaio 1958 entra in vigore la Comunità Economica Europea, istituita in seguito ai Trattati di Roma firmati nel marzo dell’anno precedente da Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Germania e Paesi Bassi. La sua assemblea parlamentare, che si riunisce per la prima volta tre mesi dopo a Strasburgo, acquisisce l’attuale denominazione di Parlamento Europeo solo nel 1962 e viene eletta con suffragio universale solo nel 1979 da nove paesi membri, infatti ai sei iniziali, nel 1973 si sono aggiunti Danimarca, Irlanda e Regno Unito. Le dodici sessioni annuali si tengono – in alternanza con le quattro del Consiglio d’Europa – nel nuovo Palais de l’Europe costruito due anni prima nel capoluogo dell’Alsazia da Henry Bernard. Nel 1981 aderisce la Grecia, seguita nel 1986 da Spagna e Portogallo. Dopo la caduta del Muro di Berlino, alla fine del 1989, l’Europa dei dodici prefigura già un allargamento considerevole e lo anticipa commissionando una propria sede a Strasburgo in cui poter svolgere le dodici assemblee plenarie; Bruxelles ospiterà invece le commissioni parlamentari e Lussemburgo la segreteria generale, definita dall’Accordo di Edimburgo del 1992. Nel 1990 la città bandisce un concorso internazionale di architettura che riguarda un terreno municipale nel quartiere delle istituzioni europee, proprio di fronte al Palais de l’Europe e della futura Corte europea dei diritti umani progettata da Richard Rogers. Il francese AS.Architecture-Studio, che la primavera seguente vince il concorso, dedicherà otto anni e molta energia alla buona riuscita del più grande cantiere d’Europa. Dopo 1188 giorni di lavoro, nel gennaio 1999 i 220.000 metri quadrati sono infine completati. Sei mesi più tardi accoglieranno la sessione inaugurale della nuova assemblea – che dal 1995 è composta da quindici stati – dai poteri legislativi allargati e ormai equiparati a quelli del consiglio dei ministri. Al termine di due mandati quinquennali, che hanno visto l’Unione europea allargarsi a ventisette membri, nel 2009 il Parlamento europeo festeggia il decimo anniversario, che coincide con il rinnovamento della sua assemblea. In questa occasione, i progettisti di AS.ArchitectureStudio tornano a riflettere sul destino architettonico, urbano, paesaggistico, regionale, sociale e politico di questa prestigiosa istituzione internazionale con un libro piuttosto inusuale. In realtà, ogni edificio emblematico si trova sotto i riflettori dei media al momento dell’inaugurazione, ma è raro che susciti ancora il loro interesse a posteriori, eppure l’architettura è per definizione qualcosa che dura nel tempo. L’autore invita quindi i lettori a un viaggio sul sito – una sorta di periplo architettonico didattico – per assistere alla sessione di novembre 2008 e riscoprire i molteplici volti dell’edificio immortalati dal fotografo Georges Fessy . JERZY BUZEK PRESIDENTE DELPARLAMENTO EUROPEO ROLAND RIES SINDACO DI STRASBURGO PREFAZIONE Tra l’inizio dei lavori per la costruzione del palazzo “Louise-Weiss” negli anni Novanta, in seguito alla caduta della cortina di ferro, e il suo completamento dieci anni fa, abbiamo creato le condizioni necessarie per l’integrazione degli stati dell’Europa centrale e orientale in ambito all’Unione europea. È tempo ormai di tenere fede alla promessa di pace, stabilità, benessere e progresso per tutte le nazioni europee, lo stesso impegno che in passato i paesi liberi del nostro continente avevano preso con i popoli vicini. In qualità di presidente del Parlamento europeo, eletto dai deputati di 27 stati membri, e in qualità di sindaco della città che simboleggia la riconciliazione franco-tedesca e accoglie i rappresentanti di un’Europa allargata, siamo particolarmente felici di constatare come l’Europa possa essere oggi unita in modo libero e democratico. Come già aveva dichiarato a suo tempo Jean Monnet, uno dei fondatori della Comunità europea, non si tratta soltanto di coalizzare gli stati, ma soprattutto di unire gli uomini: di tale coesione il Parlamento europeo deve rappresentare l’espressione più alta. La democrazia è la linfa vitale di questa istituzione nell’ambito della quale le idee di 160 partiti nazionali si confrontano in un vivace dibattito condotto in 23 lingue diverse come in nessun altro parlamento del mondo; mentre a sette gruppi parlamentari è affidato il compito di armonizzare le diversità. Può accadere persino che chi appartiene a uno schieramento minoritario all’interno di uno Stato membro, a Strasburgo si trovi a far parte di un gruppo maggioritario e viceversa. Qui i dibattiti sfuggono alla prassi tradizionale di governo e le opposizioni non sono prevedibili. Sono i fatti concreti a generare le minoranze nell’ambito delle costellazioni più varie che superano le frontiere dei gruppi parlamentari. Per fare in modo che il Parlamento possa esercitare la sua influenza e le sue competenze nel quadro istituzionale dell’Unione europea, i suoi membri devono esprimere una maggioranza assoluta e far valere il punto di vista della rappresentanza popolare di fronte ai membri dei governi del Consiglio. Nella maggioranza dei casi, il Parlamento europeo delibera in posizione paritaria con il Consiglio, come dovrebbe accadere quasi sempre con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona. Nel Parlamento europeo siedono i rappresentanti del popolo ma, trattandosi di un’istituzione democratica, è accessibile a chiunque voglia visitarlo. Quando il Comune di Strasburgo e il Parlamento, insieme, hanno costruito questo edificio, l’esigenza era che simboleggi apertura e trasparenza consentendo a cittadine e cittadini di incontrare i propri rappresentanti politici secondo modalità diverse: seguendo una seduta plenaria nella tribuna dei visitatori, intrattenendosi personalmente con un deputato nel suo ufficio o ancora dialogando con noi all’interno di un gruppo di visitatori. Vorremmo lanciare un messaggio alle cittadine e ai cittadini dell’Unione europea: venite a Strasburgo e osservate i vostri rappresentanti mentre lavorano nel palazzo “Louise-Weiss”. Il Parlamento europeo è la maggiore camera parlamentare del mondo eletta al suffragio universale diretto. Qui batte il cuore di un’Europa democratica, più vicina ai cittadini. Questo Parlamento è il vostro. Fatevi la vostra opinione sulla nostra politica e fate sentire la vostra voce. LA STORIA STRASBURGO : CAPITALE PARLAMENTARE EUROPEA Nel 1958, l’Assemblea Parlamentare Europea fissa provvisoriamente la propria sede a Strasburgo. I parlamentari eletti, che oggi sono 629, lavorano in uffici e sale riunioni prese in affitto dalla città, e tengono le loro sedute plenarie nell’emiciclo del Consiglio d’Europa. Il sindaco di Strasburgo, Catherine Trautman, afferma la sua volontà di costruire un edificio che permetta agli Eurodeputati di avere un loro emiciclo. Finora, il Parlamento non è stato che un «subaffittuario « del Consiglio d’Europa. Dato che quest’ultimo si va arricchendo di nuove presenze (si è aggiunta la Russia, ...), desidera rientrare in possesso dei propri locali. Al desiderio di promuovere Strasburgo al rango di capitale europea si aggiunge la necessità di costruire un edificio capace di ospitare l’attività parlamentare e di rappresentarla, simbolicamente, nel modo più appropriato alla sua missione. Nel ‘1990, Catherine Trautman decide quindi di indire ufficialmente un concorso internazionale d’architettura, per la costruzione di un emiciclo destinato al Parlamento Europeo, su un terreno appartenente alla città. La scelta del luogo corrisponde pienamente all’idea di una multi-appartenenza : i Vosgi visibili da un lato, la Foresta Nera dall’altro, all’incrocio del canale Marna-Reno e del fiume Ill. Su un centinaio domande presentate, solo quattro agenzie vengono prese in considerazione: Spadolini dall’Italia, Powell-Moya dall’Inghilterra, Jourda-Perraudin e Architecture Studio Europe dalla Francia. Le squadre presentano i loro progetti relativi all’edificio del Parlamento il giorno 1991. Il progetto del gruppo Architecture Studio Europe vince il concorso, all’unanimità. Il 12 dicembre 1992, il vertice di Edimburgo conferma la scelta di Strasburgo come capitale parlamentare europea. La Sers, di cui Madame Trautman è la presidentessa, continua l’opera cominciata dalla città e diventa titolare dei lavori. CONCETTO L’EUROPA : importanza del progetto Costruire un edificio per l’Europa significa realizzare la maggiore esigenza. Si tratta d’incarnare l’idea della democrazia in movimento, dell’Europa in divenire, della libertà, della pace, di un potere forte ma deliberativo, di concepire un’architettura capace di trasmettere concretamente questi valori. Come costruire 220 000 m2 dando forma all’apertura, al dialogo, al dibattito, quindi ad uno spirito essenzialmente dialettico, e sfuggire ad un’architettura che corre il rischio del totalitaritarismo semplicemente a causa della sua scala ? PROGETTAZIONE IL LUOGO A nord-est del centro storico di Strasburgo, il corso d’acqua Ill si congiunge al canale che collega la Marna al Reno. Su un argine lungo 360 metri, la riva compie serenamente la sua curva perfetta, di fronte agli edifici del Consiglio d’Europa, mentre ad ovest, una città-giardino degli anni ‘20 si snoda lungo la geometria regolare delle piccole case singole, identiche e bella, circondate da alberi. In lontananza, appare la guglia della cattedrale di Strasburgo. L’arco, la cupola e la torre : tre grandi figure architettoniche in risposta al programma Su un totale di 4,5 ettari di terreno destinati alla costruzione, il progetto architettonico rivela immediatamente la volontà di saturare quasi completamente tale unità : la dialettica tra spazio interno ed esterno, tra pieno e vuoto sarà giocata su un’altra dimensione. E’ in questo modo che l’edificio si scompone in tre grandi figure embricate : l’arco, la cupola e la torre. Questi tre elementi-segnali il cui volume generale è in scala urbana, mostrano strutturalmente le quattro funzioni principali del programma. L’emiciclo, unico «monolito» del progetto, corrisponde alla prima funzione, la principale e la più emblematica : la deliberazione. La sua struttura in legno si arrotonda a forma di cupola, al di sopra del tetto spiovente della parte dell’edificio che sposa e rivela, in figura di prua, il contorno della riva. L’emiciclo, come una meteorite arrestata nella sua corsa, sembra incastonata nel susseguirsi di trame trasparenti dell’arco dove sono distribuiti gli spazi di riunione, d’incontro e gli auditori che corrispondono all’attività di una sessione. La torre, invece, ospita i 1133 uffici dei parlamentari. Ma i quattro «circuiti» - parte privata del lavoro dei parlamentari, parte pubblica nel cuore dell’emiciclo, spazio consacrato alla stampa, e infrastruttura di ristoro - non possono essere precisamente localizzate dall’una o l’altra figura poiché senza mai urtarsi, questi quattro percorsi le cui entrate sono separate e le cui funzioni sono definite con precisione, sembrano embricarsi e incrociarsi continuamente, in un sistema che è, allo stesso tempo, complesso e fluido nella circolazione. Un’ultima figura vuota, che non era presente nel programma, è diventata uno degli elementi portanti del progetto. Un’agora, una piazza monumentale per la città, situata all’interno della torre incavata, crea un doppio spaziale e simbolico dell’emiciclo, permette di fargli eco e di rappresentare la dimensione pubblica. Infine, un asse leggermente curvo attraversa l’insieme dell’edificio, dal grande sagrato situato all’entrata della torre, fino alla costruzione creata dall’altro lato dell’Ill (allo scopo di creare un collegamento con lo stabile degli uffici occupati dai funzionari del Parlamento). Quest’asse, la cui curva impercettibile percorre come una spina dorsale tutti gli spazi successivi dell’edificio, offrendo una specie di passeggiata con molteplici punti di vista e prospettive, si materializza in una passerella sospesa sull’acqua, che collega visivamente il Parlamento all’esterno, al luogo, alla città, e che segna il «piano nobile» dell’insieme, il piano di riferimento. Un edificio a doppia lettura Visto dall’esterno, l’edificio è quindi immediatamente leggibile, riconoscibile : arco, torre, cupola, e «cordone ombelicale» sopra il fiume, quasi segnaletico, logotipico, come un disegno, un’immagine tanto più memorizzabile perché senza referente, e nonostante ciò è un oggetto non autonomo, morfologicamente legato al luogo, contestuale. Sotto questo saggio aspetto di semplicità, l’edificio racchiude poi la complessità inerente alla sua scala, ma anche alla volontà di creare un’architettura che utilizzi dei sistemi aperti di relazioni, un’architettura che sia a immagine della democrazia, una e composita, in divenire e viva UN BATIMENT CLASSICO E BAROCCO : il cerchio e l’ellissi Rappresentare la democrazia... Due grandi figure geometriche presiedono all’elaborazione di questo insieme la cui scala è quasi quella di una città. Interamente concepito intorno al cerchio che contiene l’ellissi - la torre - e all’ellissi che contiene un cerchio - l’emiciclo - il progetto, in quanto architettura e allegoria, dipende quasi esclusivamente da questa dialettica tra un riferimento classico e uno barocco. La sfida simbolica iniziale di rappresentare la democrazia trova la sua espressione in questa tensione tra il cerchio e l’ellissi, nel loro dialogo, nel loro confronto e nella loro alleanza. Tale scelta, che radica l’edificio in una duplice filiazione storica, è anche la sua combinazione. Ne rinnova il vocabolario riferendosi ad esso come una citazione, situando in tal modo il progetto all’interfaccia del suo ancoraggio nella cultura europea, e della sua apertura alla modernità, al futuro. Da un lato il cerchio, forma perfetta, piena e chiusa, con un solo centro, autonomo, cosmogonico, che è anche cupola se ci si riferisce a Boullée, è al tempo stesso utopico e totale. Dall’altro, l’ellissi, formata da molteplici nuclei, il cui senso etimologico (elleipsis) è una metafora della mancanza, la cui immagine nel cielo non è più quella di un astro ma del suo percorso, è una forma che elabora quindi, accettandola, la dimensione del vuoto, e la molteplicità dinamica, lo slittamento, l’anamorfosi. Ma la combinazione delle due figure, come una formula matematica, apre un’infinità di ipotesi spaziali e allo stesso tempo sottrae l’architettura dal suo legame con l’una e l’altra, così come libera la dimensione dal movimento. Attraverso questo partito preso, l’architettura diventa multicentrica, utilizza un gigantesco meccanismo aperto, simile a un caleidoscopio in cui ogni passo che è compiuto modifica la visione e trasforma la percezione. Composizione e struttura Una composizione a caleidoscopio La sfera di legno (allungata), è misteriosa e opaca. La torre di vetro e gres, dall’aspetto denso, si rivela incompiuta, combinando delle altezze disuguali tra le campate dei suoi veli metallici, e riservando la sorpresa della piazza pubblica ad ellissi (70 metri sul suo asse più lungo) che racchiude nell’incavo. Qui, dall’agora, si apre lungo tutta l’altezza della torre una faglia in prospettiva, che attraversa lo spessore dell’edificio come un’abile assassina, inquadrando la visuale sulla cattedrale di gres rosa dei Vosgi, scorcio visivo imprevedibile sulla città. A fare da contrappunto, dall’altra parte, alla tangente dell’emiciclo e dell’arco, un rettangolo di vetro rompe la continuità visivamente ermetica della sala delle delibere, aprendo improvvisamente una prospettiva sull’acqua, come un quadro in cui l’acqua diventa astratta. L’arco di vetro, rispetto alla torre che circonda per metà, e all’emiciclo che contiene, sembra paradossalmente inafferrabile. Le immagini della torre e della sfera entrano in contrasto con l’arco, che diventa eco di spazio, propagazione di piani, di trasparenze, immaterialità visiva. La sua doppia facciata di vetro (termico) poggia su di una struttura d’acciaio, essa stessa scomposta nelle sue orizzontali dalle linee curve dei grigliati traforati disposti a dentello. Quindi non si tratta di una superficie, ma di molteplici pareti più o meno invase da vuoti o trasparenze che compongono il disegno dell’arco in un susseguirsi di piani. All’interno, la logica di questa trasparenza orchestrata geometricamente dall’incontro o l’allontanamento del cerchio e dell’ellissi, e dai diversi assi, crea un effetto di rinnovamento costante del paesaggio, incentrato sul movimento dei quadri sulla città, l’acqua, il cielo, che si compongono, si disfano e si ricompongono al ritmo dello spostamento nello spazio. Il tetto dell’arco, spiovente sospeso in pieno cielo, la cui modanatura (trama) metallica regolare è interrotta dall’immersione incompleta della sfera (ellittica), e dalla lama di vetro che mostra come un collage il disegno della via principale all’interno, è visibile diversamente dalla torre o dalla città, simile a una «quinta facciata». All’interno, la grande via, (lunga 200 metri, alta 26 metri e larga 9,60 metri), faglia inaccessibile, anch’essa quadro proiettato a terra, è tappezzata da lastre di shiste nero rotte in modo disuguale, e tramate da liane rampicanti, innaffiate e illuminate da cavi a fibre ottiche tesi lungo tutta la sua altezza. Ad ogni piano, delle passerelle arcate sovrastano il vuoto più o meno vertiginoso di questa via principale. Due vie perpendicolari incrociano la prima, mentre l’asse dell’edificio distribuisce lungo tutto il percorso le lievi flessioni della sua curva. Piantate in pieno cielo sulle terrazze a scala, i carpini e la vegetazione accompagnano la voluta della torre e contribuiscono a cancellare sulla linea di creta la precisione dei suoi tratti geometrici, a lasciarla incompleta con contorni aleatori. Lontano più in basso, i tigli a spalliera riprendono al contrario la linea minerale di un terreno di pietra grigia e di un muro rosso che costeggiano. Intorno all’arco, tra la facciata di vetro e l’acqua, dei ciliegi del Giappone punteggiano la passeggiata che segue l’ansa del fiume. Una struttura di maglie e trame Un sistema di trame trattato in modo diverso a seconda delle figure struttura l’insieme dell’edificio. Sul tema emblematico della colonna, del palo, che pone il problema classico del rapporto della struttura con i veli di superficie - articolazioni con le travi, i pavimenti, i muri, i soffitti - il progetto mette in scena un palo circolare i cui assi sono incavati. Cruciforme al contrario, struttura la figura dell’arco in una reticolo regolare da 9,60 m x 9,60 m, a volte sotto forma di un’alta colonna, elemento con un’altezza di 50 metri, a volte sotto forma di un quarto di cerchio di altezza variabile, quando segna l’incrocio dei muri perpendicolari. Questo reticolo si modifica all’incontro con la doppia facciata trasparente dell’arco, sostenuta da una struttura-scala che regge la trama composta di tubi d’acciaio saldati e di moduli di vetro della parete esterna. La torre, dal lato esterno, circolare, è formata da raggi calcolati sul centro, che appaiono in un ventaglio di immensi veli di cemento, in un susseguirsi di piani girevoli. Dal lato dell’ellissi, la struttura a raggiera è calcolata sul doppio nucleo della geometria. L’embricatura delle due figure racchiude da una parte e dall’altra dell’ellissi due mezzelune che compongono la torre e che contengono le scale, gli ascensori e i condotti tecnici. L’EMICICLO L’ellissi a specchio All’ellissi dell’emiciclo risponde l’ellissi dell’agora. Equivalenti nelle dimensioni, le due ellissi sono messe in tensione con un cerchio, ma nell’emiciclo, l’ellissi ospita il cerchio, iscritto dal dispositivo delle gradinate concentriche, mentre nella torre, è il cerchio che nasconde e avvolge l’ellissi. Dall’ellissi così inversamente sdoppiata, propagata, prima dal cerchio, poi dal rapporto tra il pieno ermetico dell’emiciclo al quale risponde lo spazio aperto della piazza, il luogo del potere diventa una sorta di discesa negli abissi. L’emiciclo non è ontologico. La configurazione degli spazi può lasciar pensare che l’agora ha sognato l’emiciclo, che ne è l’idealizzazione, la proiezione, il riflesso, lo specchio, come simmetricamente, l’emiciclo è il luogo in cui l’agora diventa concreta, polemica e politica. L’interno dell’emiciclo Questa sala, con gradinate da 650 posti per i deputati, e balconate con altrettanti posti per i visitatori, è la più grande d’Europa. La sua scala è alla misura massima della sua funzione di assemblea. Struttura ricoperta di luce senza ombra (filtrata da lamine di vetro), e illuminata nel soffitto da onde costellate di punti luminosi, l’emiciclo riesce a restituire la percezione della scala umana tramite un gioco di proporzioni studiato nei minimi particolari: pendenza delle gradinate, prossimità del soffitto la cui profondità è sottolineata dal movimento delle onde luminose, e gioco dell’ellissi. LA SCALA : UN’ ILLUSIONE MATEMATICA Due cento mila metri quadrati ripartiti su 18 piani in un edificio alto sessanta metri, misurata sul balcone della cattedrale, determinano subito la macro-architettura dell’edificio. Ma se l’edificio si lascia leggere dall’esterno come un oggetto unitario, all’interno dispiega e scompone, in una serie di capovolgimenti, un ventaglio di piani, misure, prospettive, proprie alle due scale, urbana e umana. Se gli architetti hanno indicato la scala come una delle principali difficoltà del progetto, ma anche come il suo elemento più importante, è che il «formato» dell’architettura non doveva in alcun modo risolversi in una risposta monolitica, autoritaria o unilaterale In questa tensione, al limite estremo tra edificio e città, l’utilizzo di un susseguirsi di scale intermedie, aperte le une sulle altre, in relazione, polimorfe, permette d’instaurare dei passaggi costanti da una dimensione all’altra. Tutte le soglie sono delle proposte, delle ipotesi verso diversi percorsi. Il gioco delle orizzontali (dritte e curve) e delle verticali (alternativamente ritmate dai pieni e dai vuoti a seconda dei piani e delle posizioni), con la loro logica e le loro combinazioni, realizzano, al di là della matematica precisa delle misure, il «disordine» necessario alla dimensione della città, con le sue rotture di scala, le sue accumulazioni, le sue sorprese, i suoi punti di vista, i suoi spazi di ritiro e i suoi momenti di spettacolo. Nella varietà dei rapporti di scala si organizza il gioco di un’architettura scomposta, ricomposta, discontinua, che utilizza saggiamente i suoi elementi di perdita di riferimenti, perdita di scala, illusioni, riflessi, effetti ottici, determinando un ritrovamento rigoroso. Le trame, griglia di lettura dei luoghi, il codice dei colori - blu dalla parte dell’acqua, rosso dalla parte della torre -, la lievissima flessione degli assi, la moltiplicazione dei piani, la materializzazione strutturale delle linee di fuga, permettono di sapere in qualsiasi momento a che punto siamo. Non è difficile reperire gli spazi perché costituiscono una sintassi di configurazioni diverse, e allo stesso tempo, creano una topografia immaginaria dell’edificio. La questione della scala si risolve così nell’elaborazione di un’architettura paradossale, la cui complessità si mostra sia come una scienza esatta che come un racconto. LA DIMENSIONE PUBBLICA : LO SPETTACOLO Al di là della sua funzione principale, il Parlamento incarna un simbolo forte, che attira un gran numero di turisti, di «spettatori» venuti, anch’essi, da ogni parte d’Europa. Nella rappresentazione di questa dimensione pubblica, l’agora, i percorsi e i luoghi adibiti ai visitatori, sono l’equivalente di una «prima fila» a teatro. Ma il Parlamento, «camera d’eco» dell’Europa, integra anche nella sua progettazione l’idea delle ripresa tramite ritrasmissione sui canali europei e mondiali. La scomposizione degli spazi in piani successivi, costruiti o virtuali, va nel senso di tale trasposizione che, come in fotografia, passa da tre a due dimensioni. L’architettura gioca con questa dimensione pubblica e questa spettacolarizzazione nella sua scenografia. Grazie ad un gioco classico di proporzioni, il sagrato, che fa da base ad alti pali dove sono issate le bandiere con i colori dei paesi membri, e l’entrata della torre, creano un effetto sorpresa, drammatizzano l’arrivo sullo spazio smisurato dell’agora. Allo stesso modo, simmetricamente, le sale d’ingresso dell’emiciclo sono in scala ridotta, e scoprono teatralmente l’ampiezza dell’ellissi, quasi senza scala, che è al tempo stesso gigantesca e intima. A scala della città, come una connivenza futurista tra l’attività parlamentare e gli abitanti, un dispositivo luminoso di fibre ottiche è posto come una costellazione sulla cupola dell’emiciclo e lampeggia più o meno intensamente in base al livello sonoro dei dibattiti. La produzione dell’edificio Per Architecture Studio Europe, la costruzione del Parlamento è stata l’occasione per sperimentare e mettere a punto nuove metodologie di lavoro legate allo sviluppo delle tecnologie informatiche, che modificano profondamente la produzione industriale e quindi le possibilità formali. L’aspetto più importante di tale evoluzione è la capacità dell’oggetto industriale d’integrare delle caratteristiche uniche. La produzione industriale rompe così con ciò che costituiva la sua definizione: oggetto ripetitivo, identico, normativo, e realizzato in serie. Paradossalmente, più la definizione tecnologica è grande, più lascia posto ad un’attenzione maggiore nei confronti della mano, che apre la strada ad un’industria capace di reintegrare le qualità proprie dell’artigianato. Numerati, gli elementi di vetro della facciata ad arco sono diversi gli uni dagli altri, e la loro misura varia ad ogni intersezione della geometria ortogonale propria della struttura dell’edificio e della curva che la circonda. Questa nomenclatura, resa possibile dall’informatica, permette nuove interpretazioni tecniche che influiscono sulla progettazione, allargano il vocabolario e modificano l’estetica dell’architettura. Per Architecture Studio Europe, questa evoluzione segna una svolta decisiva nella progettazione dell’architettura, ma costituisce anche un movimento sociale più vasto, in cui le differenze, le diversità delle forme, la possibilità di personalizzare gli oggetti va nel senso di una cultura più aperta, forse più umanista, che si riappropria del sapere della mano utilizzando uno strumento sempre più sofisticato come l’informatica. UN’OPERA A COSTI CONTENUTI Il nuovo emiciclo del Parlamento Europeo è un progetto notevole per diverse ragioni. Questo, il pîù grande cantiere d’Europa (220 000 m2), è un cantiere a costi controllati. In effetti, al momento delle offerte da parte delle imprese, l’importo da non superare era di 2 195 702 060 F H.T. (valore al mese di giugno del 1998). Questo importo comprende il margine contrattuale di sicunezza del 6% per i rischi tecnici in corso d’opera. L’importo constatato a oggi è di 2 142 437 514 F H.T. ( valore al mese di giugno 1998). Il costo di costruzione di questo edificio di 9 740 F/m2. Partecipanti : TITOLARE DEI LAVORI : S.E.R.S CAPI CANTIERE : ARCHITETTI : Architecture Studio Europe (Mandatario) Martin Robain, Rodo Tisnado Jean-François Bonne, Alain Bretagnolle René-Henri Arnaud, Laurent-Marc Fischer e Gaston Valente Arredo ERP1/ERP2 : Avant-Travaux Arredo I.G.H. : D.Studio - Architecture Studio Cuciniere : Arwytec Impianto Audiovisivo : Coment Facciata : Ceef Tecnico luci : L’Observatoire 1 Paesaggista : Desvignes & Dalnoky (progettazione), Françoise Arnaud (realizzazione) Acustica : Avls Sicurezza : Casso & Cie UFFICI STUDI TECNICI : Sogelerg Ote Serue Etf COORDINAMENTO-DIREZIONE : Gpci Cifres : CHIFREES Per l’edificio nel complesso : superficie terreno 45 000 m2 superficie totale edificio (IGH + ERP) 220 000 m2 numero di piani in superficie 17 numero di piani sottoterra 3 costo totale lavori 1, 98 miliardi di franchi esenti da tasse valore giugno 1991 Per IGH superficie Forum 2050 m2 dimensioni ellissi L=62 m, l=42 m dimensioni torre Diam : 100, haut .: 60 m numero di uffici riservati ai deputati 665 numero di uffici amministrativi 468 numero totale di uffici 1133 Per ERP dimensioni esterno emiciclo 74 x 60 m / h = 43 m natura legno emiciclo int: quercia/est: cedro dimensione interno emiciclo 56 x 44 m / h = 15 m numero di poltroncine emiciclo 750 numero di cabine di traduzione emiciclo 15 numero dei posti per il pubblico emiciclo 628 dimensioni via principale 190 x 9,6 m / h = 26 m dimensioni vie laterali 40 x 9,6 m / h = 35 m dimensioni facciata vetro 13 000 m2 (quella che costeggia l’Ill e il canale) superficie tetto 14 650 m2 numero di sale riunione : 29 con una capacità totale di 2690 persone numero di ristoranti : - 1 ristorante deputati : 600 posti - 1 ristorante funzionari : 400 posti - 1 ristorante visitatori : 200 posti numero di bar/capacità/m2 1 bar generale (pubblico e parlamentare) 1 bar deputati 1 bar giornalisti 1 bar visitatori Sale stampa 1 sala stampa ( 275 giornalisti) capacità uffici agenzie stampa 30 uffici per agenzie stampa 20 uffici per le reti televisive invitate numero di saloni di ricevimento 5 saloni Per la passerella/tunnel : dimensione passerella lunghezza 60 m dimensione tunnel lunghezza 60 m Bibliografia : ”Strasbourg – A.S. Architecture-Studio 1999_2009 Ante Prima – Aam Editions (France, 2009) Maurizio Vogliazzo «Architecture Studio – Global Architecture» L’Arca Edizioni spa (France , 2006) Hugo Lacroix- Shifen Li « Architecture-Studio – A Group Monograph” L’Arca Edizioni spa (Chine , 2004) Mario Pisani «Architecture Studio» Le Parlement (Italie, 2005) Millenium «Architecture Studio « Projets et Réalisations (France, 2000) «Notre démocratie» Le Parlement (France, 1999) Pierre - François Mourier Le Parlement Européen àStrasbourg Les Editions de l’Imprimeur (France, octobre 1999) Architecture Studio - Pocket book 1999 Architecture Studio (France, décembre 1998) Architecture Studio - The Master Architect series II Images Publishing Group (Australie, février 1996) Mario Pisani Architecture Studio, rites de passage Carte Segrete & Wordsearch Publishing (Italie, décembre 1995) Diana Chan Chieng 99 Architectures en 99 Maison d’édition d’ Architecture et de Construction de France (1999) p.38-39 Masayuki Fuchigami 581 Architects in the World Gallery Ma & Toto (Japon, 1995) p.76 Masayuki Fuchigami Crosscurrents : Fifty - one world architects (contemporary architects - ideas and works) Synetics inc. 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