quattro passi con manzoni progetto per una visita

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quattro passi con manzoni progetto per una visita
QUATTRO PASSI CON MANZONI
PROGETTO PER UNA VISITA ATTIVA
AI LUOGHI MANZONIANI
Classi 2A e 2UA
Liceo “B. Russell”, Cles
Anno scolastico 2012-2013
Docenti Caterina Ognibeni, Eliana Petrolli
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INTRODUZIONE
Il progetto “Sui passi di Manzoni” è stato ideato e realizzato dagli studenti delle classi
2UA e 2A del liceo B. Russell di Cles, durante il percorso di lettura dei Promessi Sposi
nell’anno scolastico 2012-2013.
In classe abbiamo analizzato accuratamente alcune parti del libro, soffermandoci sulle
descrizioni dei luoghi e dei personaggi. Successivamente ci siamo recati in visita ai
luoghi manzoniani, raccogliendo informazioni e materiale per rendere attivo il percorso
delle classi future.
Il risultato del nostro lavoro è la matrice che è consegnata agli studenti, affinché
possano avere un punto di riferimento durante il viaggio di istruzione. Foto, documenti e
domande da cui essa è composta fanno sì che i ragazzi affrontino l’uscita con maggiore
interesse, riuscendo a ricavare autonomamente nuove informazioni, con la supervisione
degli insegnanti, che avranno il solo compito di sorvegliare ed eventualmente dare
piccole indicazioni. Ciò rende tutti gli alunni più partecipi, facendoli immedesimare
maggiormente nella vita di Manzoni e nel romanzo, che appariranno così più attraenti.
Come è strutturata la visita?
La prima tappa del viaggio d’istruzione ai luoghi manzoniani è la Chiesa di San
Gerolamo situata nel paesino di Vercurago. Si possono notare anche i laghi di Garlate e
Olginate e, in lontananza, la cascina Costa: qui Manzoni trascorse i primi anni della sua
vita. Inoltre, in cima alla salita, si può vedere una grande spianata chiamata Valle dei
Mulini. Qui si visita il castello dell'Innominato e successivamente, ci si trasferisce a
Lecco, dove c’è la possibilità di pranzare in riva al lago e di passeggiare per il centro
storico.
Nel pomeriggio ci si reca a Villa Manzoni, dove si possono osservare i luoghi in cui ha
vissuto l’autore, l’aspetto del luogo che circondava la villa all'epoca di Manzoni, testi e
scritti dell'autore, oggetti nominati nel libro, alcuni vestiti di scena del film I Promessi
Sposi.
L’altra visita pomeridiana è il Convento di Pescarenico, nominato dallo scrittore
all’interno del romanzo.
Come ultima tappa si propone la riva dell'Adda, dove Manzoni ambienta “l'Addio monti”,
quel passo nell'VIII capitolo in cui Lucia e Renzo scappano per recarsi a Monza e
Milano. Sulla sponda del fiume è possibile anche vedere alcuni strumenti odierni e
antichi utilizzati per la pesca. In quel luogo, in cui sembra di vivere l'atmosfera
seicentesca, non si può non restare affascinati dall'incontro di acqua, cielo e monti.
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Obiettivi educativi
Vari sono gli obiettivi di questo progetto, ma tutti quanti hanno uno scopo in comune,
quello educativo. Qui sono elencati i più importanti:

si approfondiscono la conoscenza del territorio e l’orientamento del luogo; questo
progetto aiuterà i ragazzi nella vita anche al di fuori della scuola, quando dovranno
seguire delle indicazioni;

si imparano e si vedono cose nuove, anche al di fuori dello studio sui libri;

si rendono partecipi gli studenti: dovendo rispondere alle varie domande proposte
nella matrice, i ragazzi sono tenuti a guardarsi in giro con maggior attenzione, e così è
anche più facile ricordare ciò che si vede;

si aumenta la motivazione dei ragazzi nella lettura e si rendono le loro conoscenze a
riguardo più stabili, per una co-costruzione del loro sapere;

dal punto di vista relazionale la divisione in gruppi misti, con componenti di classi e
indirizzi differenti, aiuta a capire l’importanza di stare insieme e di collaborare;

si risparmia sui costi: il risparmio dei soldi per la guida è un aspetto non di poco
conto, poiché il prezzo non è proprio esiguo. I ragazzi, grazie alla preparazione fatta
con questo lavoro, sono in grado di cogliere dettagli e conoscere particolari come con
una guida “specializzata”. Inoltre i soldi non utilizzati possono essere investiti in altre
attività educative e/o uscite didattiche;

si possono vedere i Promessi Sposi sotto una prospettiva diversa, capendo meglio
le vicende accadute, immedesimandosi in Manzoni e le emozioni che provava;

si apprendono nuove informazioni in modo più divertente: i ragazzi non si annoiano
e sono così più attivi. È un modo alternativo, ma non per questo meno fruttuoso, per
imparare con più entusiasmo una parte del programma scolastico, con addirittura
peculiarità e dettagli maggiori;

la matrice può essere un grande aiuto per alunni e insegnanti.
Nella preparazione della matrice si è cercato di fare attenzione ai particolari e alle
possibili difficoltà che potrete incontrare fornendo informazioni dettagliate e “testate”.
Si raccomandano scarpe comode, visti alcuni tratti in salita e le camminate inserite nel
programma, e abbigliamento adatto anche a eventuali imprevisti atmosferici.
Le foto rappresentano un importante punto perché fanno sì che gli studenti possano
“costruire” un diario visivo nella loro testa: non dimenticate quindi la macchina
fotografica!
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Istruzioni
Il lavoro che abbiamo svolto dopo la nostra visita alla città di Lecco e, più in generale, ai
luoghi che hanno ispirato Manzoni, è strutturato nel seguente modo:
1. per la preparazione in classe alla visita guidata abbiamo predisposto un PowerPoint per
l’insegnante.
2. La guida è divisa in varie sezioni (a ogni sezione corrisponde una tappa della gita) che
troverete secondo l’ordine in cui noi le abbiamo visitate (santuario di S. Gerolamo,
Rocca dell’Innominato, Villa Manzoni, convento di Pescarenico, parco “Addio monti”).
3. L’ordine con cui visiterete i vari luoghi è a discrezione dell’insegnante.
4. Per ogni sezione in cui è divisa questa guida sarà riportata una spiegazione di ciò che
vedrete con tutte le informazioni che abbiamo raccolto prima, durante e dopo la visita.
5. Ogni paragrafo è accompagnato da immagini che orientano e focalizzano l’attenzione
sui particolari più importanti che potrete osservare.
6. In tutte le parti è stata anche inserita la parte del testo dei Promessi Sposi.
7. Per ogni luogo abbiamo segnalato il percorso da seguire e i tempi approssimativi di
visita e/o spostamento.
8. Alla fine di ogni sezione sono presenti alcune domande cui gli studenti dovranno
rispondere durante o immediatamente dopo la visita. Tali domande permetteranno agli
studenti di avere una partecipazione attiva che li coinvolga e li aiuti ad apprezzare al
meglio l’importanza storica e culturale di questi luoghi.
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Per arrivare
luogo
orario durata indicazioni
visita
CLES
SAN MICHELE,
Piazza
6.00
Si ricorda che è possibile salire a
Fiera
Dermulo, Tre cime, Crescino
Autostrada
Andare in direzione Milano
AFFI, BRESCIA
BERGAMO
Autostrada 8.20
2.20 h Andare in direzione Lecco,
mantenendo la sponda est del lago
LECCO
Vercurago 9.20
1h
Scendere dal pullman e proseguire a
piedi lungo la via san Girolamo.
All’incrocio con via san Martino sosta
al santuario, costruito all’interno della
casa dove ha vissuto san Girolamo
SANTUARIO DI
Via san
SAN GIROLAMO
Girolamo
9.30
30
Proseguire fino alla rocca
min.
dell’Innominato lungo la via della
rocca. Durante il tragitto si possono
osservare delle cappelle
ROCCA
Via alla
DELL’INNOMINATO Rocca
10.00 2 h
È preferibile salire dalla parte del
santuario e scendere dall’altro lato
perché è più ripido. NB: si ricorda che
è severamente vietato salire e
scendere dalla scala santa e bisogna
mantenere il volume della voce
moderato. Tornare al pullman e
dirigersi lungo Lario Isonzo dove
l’autobus può sostare dato che ci
sono diversi parcheggi.
SOSTA PRANZO
Lario
Isonzo
12.00 1.30 h Consigliate delle soste a McDonalds o
ai presenti locali tipici. Per chi volesse
mangiare pranzo al sacco c’è un
bellissimo parco con visto sul lago.
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Ritornare al pullman e dirigersi a villa
Manzoni
VILLA MANZONI
Via
13.30 1.20 h Si ricorda che c'è un parcheggio per
Guanella 1
autobus di fronte a Villa Manzoni.
Prendere il pullman dirigersi verso
piazza Cristoforo (punto B), dove si
visita il Convento di Padre Cristoforo.
CONVENTO DI
Piazza
FRA CRISTOFORO Cristoforo
14.50 20
min.
Per arrivare al Convento scendere dal
pullman in Piazza Bione. Quindi
percorrere tutta la Via dei Pescatori e
girare a destra in Via Piava.
All'incrocio con Via Fazio svoltare a
sinistra. Poco dopo ci si ritrova di
fronte al Convento.
CHIESA
Piazza
Cristoforo
15.10 30
min.
È situata vicino al Convento. Prima di
entrare controllare che non sia in
corso una funzione.
PARCO
Piazza Era 15.40 30
ADDIO MONTI
min.
LUNGO IL FIUME
Lungo
ADDA
fiume Adda
16.10 20
min.
Terminata la passeggiata lungo il
fiume, ritorno al Corso Carlo Alberto,
dove è in attesa l'autobus pronto per
la partenza.
CLES
Piazza
Fiera
21.00 4.30 h Per evitare il traffico si consiglia di
partire alle 16:30 per evitare il traffico
che si troverebbe alle 17:00
COSTI:
- circa 20 euro per l'autobus
–
Villa Manzoni: 3 euro (apertura 9:00-17:00, chiuso il lunedì)
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DA CLES A LECCO…
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Il castello dell'Innominato
Capitolo XX
"Il castello dell'Innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d'un
poggio che sporge in fuori da un'aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se
congiunto ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di
tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti. Quella che guarda la valle è la
sola praticabile; un pendio piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde
a campi, sparsi qua e là di casucce. Il fondo è un letto di ciottoloni, dove scorre un rigagnolo o torrentaccio, secondo la stagione: allora serviva di confine ai due stati. I gioghi opposti, che formano, per dir così, l'altra parete della valle, hanno anch'essi un po' di falda
coltivata; il resto è schegge e macigni, erte ripide, senza strada e nude, meno qualche cespuglio ne' fessi e sui ciglioni. […]
… nel mezzo della valle, appiè del poggio, all'imboccatura dell'erto e tortuoso sentiero. Lì
c'era una taverna, che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia. Sur una
vecchia insegna che pendeva sopra l'uscio, era dipinto da tutt'e due le parti un sole raggiante; ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li
rifà a modo suo, non chiamava quella taverna che col nome della Malanotte. […]
Quella strada era, ed è tutt'ora, affondata, a guisa d'un letto di fiume, tra due alte rive orlate di macchie, che vi forman sopra una specie di volta. […]
Arrivato al castello, e introdotto (lasciando però il Griso alla porta), fu fatto passare per un
andirivieni di corridoi bui, e per varie sale tappezzate di moschetti, di sciabole e di partigiane, e in ognuna delle quali c'era di guardia qualche bravo; e, dopo avere alquanto
aspettato, fu ammesso in quella dove si trovava l’Innominato.”
Il castello ieri e oggi
Il castello è situato in una delle posizioni più strategiche del luogo, infatti grazie all'altezza
(ca. 180 metri sopra il lago) si può vedere in modo molto ampio fino a Lecco e al colle della Brianza. Esso è infatti situato tra il monte Rizzo e Mudarga.
La storia del Castello o Rocca di Vercurago, detta dell’Innominato, è una storia del tutto
militare, fino a quando vi viene ad abitare San Girolamo, il patrono degli orfani.
Girolamo Emiliani era un nobile veneziano ‘’parassita’’ che successivamente si convertì e
divenne il primo santo laico. Emiliani venne imprigionato nel castello di Quero (BL), conquistato dai Lombardi. Durante il periodo di prigionia gli compare la Madonna e si converte.
Nel 1533 decide di fare l’eremita e va a Somasco, un piccolo paesino vicino a Lecco posi9
zionato a vista sul lago di Olcinate e quello di Garlate. Il suo progetto di una vita ritirata
non va a buon fine: infatti con il suo frenetico lavoro di aiutare la gente trova tempo per
pregare solo durante la notte. Fonda l’ordine dei Padri somaschi e svariati orfanotrofi come quello di Venezia.
Muore di peste e prima di morire traccia una croce nelle sua casa a Somasco, ora diventata una chiesa in suo onore e luogo della sua sepoltura.
Nel 1797 venne fatto santo. Ora a Somasco è presente il viale delle cappelle, costruite
nell’Ottocento, che raccontano la vita del santo.
I confini
Nel 1454 è firmata la pace di Lodi, un accordo in cui Milano e Venezia per la prima volta
fanno pace e stabiliscono i confini sulla carta. Con questa pace l'acqua dell'Adda viene attribuita al Ducato di Milano e così anche i diritti economici. I bergamaschi rimasti senz'acqua iniziano ad intraprendere nuove strade, diventando abili cavatori di pietra.
Nel 1759 vengono poste le pietre per la ridisegnazione dei confini. Nel cortile del castello
ne è presente una: su un lato compare la scritta SV (stato veneziano) sull'altro SM (stato
milanese). Questi confini erano infatti fino a quel momento molto approssimativi: infatti
erano spesso luoghi di conflitti e quindi sicuri per i criminali. La Rocca dell'Innominato si
trovava proprio nei pressi di un confine e la leggenda narra che assieme a molti fuorilegge
vi si rifugia anche Bernardino Visconti, vissuto tra la fine del Cinquecento e l’inizio dei Seicento. Bernardino Visconti proveniva da una famiglia nobile che risolveva sempre i propri
problemi con il veleno. Arrivato a sessant'anni il potere non gli interessava più e si convertì
mettendosi al servizio dei poveri. Manzoni prende spunto da Visconti, che secondo la leggenda si rifugiò lassù, per creare il personaggio dell'Innominato.
La distruzione della Rocca avvenne inizialmente per ordine dei francesi ma in modo quasi
definitivo durante una guerra per la conquista di Lecco tra Napoleonici e Austro-Russi nel
1799.
Curiosità
Si può osservare a 200 m dal lago, sulla destra, un campanile e poi sotto i pali della luce
una casetta. Si tratta della Cascina Costa, il luogo in cui Manzoni, fino all'età di tre anni fu
affidato ad una balia.
I famosi alberi lungo la strada per arrivare alla Rocca sono chiamati bagolari spacca sassi,
particolari perché necessitano di pochissima terra per crescere.
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Scendere dal pullman e proseguire a piedi lungo la via san Girolamo. All’incrocio con via
San Martino effettuare una sosta al santuario, costruito all’interno della casa dove ha
vissuto san Girolamo
Proseguire fino alla rocca dell’Innominato lungo la via della rocca. Durante il tragitto si
possono osservare delle cappelle
È preferibile salire dalla parte del santuario e scendere dall’ altro lato perché è più ripido.
NB: si ricorda che è severamente vietato salire e scendere dalla Scala santa e bisogna
mantenere il volume della voce moderato.
Tornare al pullman e dirigersi lungo Lario Isonzo dove l’autobus può sostare dato che ci
sono diversi parcheggi.
Sosta pranzo
Lecco
Capitolo I
“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di
monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a
un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e
un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda
ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e
l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo,
lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata
dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di
san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in
vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di
fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo
discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di
nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo
lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo
l'ossatura de' due monti, e il lavoro dell'acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de'
torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di
casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale
di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago,
anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al
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giorno d'oggi, e che s'incammina a diventar città. Ai tempi in cui accaddero i fatti che
prendiamo a raccontare, quel borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva
perciò l'onore d'alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile
guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del
paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul
finir dell'estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l'uve, e alleggerire
a' contadini le fatiche della vendemmia.”
Lecco oggi
Lecco è un comune italiano di 48.114 abitanti (superficie 45km² e densità di 1069,2
ab/km²) ed è capoluogo di provincia dal 1992. La città è situata sul ramo orientale del lago
di Como sulla sponda sinistra del fiume Adda, tra i monti della Grigna e del Resegone,
vere montagne ‘totem’ per Lecco e per gran parte della Lombardia.
È profetica, a poco meno di duecento anni di distanza, l’affermazione di Alessandro
Manzoni nelle prime battute del suo romanzo, imprescindibile punto di riferimento culturale
e immaginario per la conoscenza di Lecco e del suo territorio. È città tipicamente
industriale , dal dignitoso e austero volto prevalentemente ottocentesco.
La storia economica di Lecco ha attraversato tre fasi ben distinte: quella serica, quella
siderurgica e quella edilizia. Oggi, invece, sviluppate sono l'attività commerciale e
l'industria, in particolare metalmeccanica, siderurgica ed elettrotecnica.
Durante la sua prima fase industriale (Settecento - metà Ottocento) Lecco fu caratterizzata
dalla presenza di numerose filande per la produzione serica. Esse rappresentavano
praticamente la totalità delle attività industriali di tutto il lecchese. Rimangono a Lecco
alcuni edifici ex filande, poi trasformate ad uso residenziale.
Durante la seconda fase industriale (fine Ottocento - metà del Novecento) Lecco diviene
una delle prime città industriali d'Italia con il sorgere sul suo territorio di numerose
acciaierie ed una quantità elevata di industrie utilizzanti il ferro per i più diversi scopi.
Nella seconda metà del Novecento le crisi delle grandi industrie italiane provocarono
l'avvento di una terza fase, in cui Lecco trova la sua ricchezza nel settore terziario, nel
turismo e nell'esplosione dell'edilizia.
Olate confluì nella grande Lecco nel 1923 dopo essere stato assorbito dal comune di
Castello nel 1867. L’abitato è noto come luogo manzoniano. Per la gran parte degli
studiosi manzoniani Olate è indicato come la parrocchia di Renzo e Lucia, individuando la
casa di quest’ultima sulla via principale che porta alla chiesa.
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Monti attorno a Lecco
Capitolo I
“La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti
contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi
cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo
vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a
settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia,
dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa
sale con un pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in
ispianate, secondo l'ossatura de'due monti, e il lavoro dell'acque. Il lembo estremo, tagliato
dalle foci de'torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre,
di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna.”
Capitolo XI
“Ma dopo qualche momento, voltandosi indietro, vide quella cresta frastagliata di
montagne, vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone, si sentì tutto rimescolare il
sangue...”
Capitolo XXXVII
“E il lume del crepuscolo fece vedere a Renzo il paese d’intorno. C’era dentro il suo; e
quel che sentì, a quella vista, non si saprebbe spiegare. Altro non vi so dire, se non che
que’ monti, quel Resegone vicino, il territorio di Lecco, era diventato tutto come roba sua…”
L'insieme della montagna, giustamente celebre grazie alla descrizione di Manzoni, porta il
nome di Monte Serada e la sua corona terminale viene tradizionalmente chiamata
Resegone, a causa dei suoi molteplici denti rocciosi che veramente la fanno assomigliare
ad una sega di gigantesche dimensioni. Sul versante lecchese il Resegone, che raggiunge
l'altezza di 1874 metri, è nudo, scosceso a grandi linee, imponente e maestoso, e
signoreggia su tutti gli altri monti. Esso è composto di dolomia principale o lariana, la sua
cresta è composta da una dozzina di denti o punte di cui nove sono visibili da Lecco. Il
primo dente, alto 1757 metri, di forma tondeggiante è il Pizzo di Morterone, viene poi un
dente piramidale, chiamato Pan di Zucchero, seguito da un dosso sulla sua destra alto
1809 metri. Segue ancora la vetta più elegante di tutta la cresta, il Dente per eccellenza,
alto 1810 metri. Meno ardita è la cima successiva, di 1849 metri, formata da due
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prominenze di cui la più importante è la Punta Stoppani, da dove scende poi il canalone di
Val Còmera. La vetta più elevata de Resegone è il tozzo mammellare con due cime di
quasi eguale altezza, 1874 metri, da lungo tempo conosciuto col nome di Punta della
Croce, proprio a causa di una grande croce infissa alla sommità.
Portarsi a Villa Manzoni.
Si ricorda che c'è un parcheggio per autobus di fronte a Villa Manzoni.
Villa Manzoni
Villa Manzoni venne fatta costruire dalla famiglia Manzoni nel XVIII secolo e si trova nella
periferia di Lecco.
La villa fu acquistata dai quadrisavolo dello scrittore, Giacomo Maria Manzoni, il quale fu il
primo ad abitarci. Alessandro vi trascorse la giovinezza fino al 1818, l’anno in cui venne
venduta agli Scola. Infine nel 1962 passò al comune di Lecco.
L’edificio è costruito intorno ad un cortile porticato con colonne in arenaria. Sul retro è
presente un vasto giardino coltivato a vite e gelsi. I frutti maturi venivano portati in cantina,
dove possiamo osservare un torchio utilizzato per la spremitura degli acini. Quest’ultimo
veniva riempito con dell’uva precedentemente pigiata con i piedi e si ricorreva all’organo
che semplificava il lavoro.
Alla destra del cortile è possibile notare la cappella della villa, nella quale veniva celebrata
quotidianamente una messa per il padre di Alessandro. I Manzoni ascoltavano la
celebrazione dal piano superiore, una sorta di galleria dalla quale si affacciavano. Sotto
l’altare è sepolto il padre di Manzoni.
1. PRIMA SALA: sono esposti i costumi realizzati per la versione televisiva dei Promessi
Sposi. I vestiti appartengono ai personaggi di Renzo, Lucia, Don Rodrigo, Agnese, una
conversa, la Monaca di Monza.
Nei vestiti di Renzo è possibile notare una cucitura all’altezza delle spalle, dove erano
attaccate le maniche in quanto era la parte del vestito che si consumava più facilmente e
di conseguenza venivano spesso ricambiate. Da qui deriva il detto “è tutto un altro paio di
maniche”
2. SECONDA SALA: documenta il rapporto tra Alessandro Manzoni e Lecco attraverso
dipinti, stampe, documenti e un grande plastico che riproduce la villa di Manzoni.
3. TERZA STANZA: troviamo alcuni oggetti appartenuti allo scrittore come: occhiali, due
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ritratti raffiguranti la famiglia Beccaria, lo stemma nobiliari e alcuni fogli scritti
personalmente a mano da Alessandro Manzoni. In una vetrina è presente la tabacchiera di
Manzoni, il quale usava il tabacco da fiuto per non dover pagare le tasse austriache sulle
sigarette.
4. QUARTA SALA: è anche denominata “tinello”; in essa si tenevano i pranzi. Qui
troviamo mobili del’700 e alle pareti sono appesi quadri di epoca romantica raffiguranti
alcune scene del romanzo: la casa di Lucia, la stradina dei bravi.
5. QUINTA SALA: la cucina: in una teca centrale troviamo la culla di Alessandro Manzoni,
con lenzuola finemente ricamate. Alle pareti sono appesi i quadri dei dodici Cesari,
riproduzioni di quelle presenti a casa dell’Azzeccagarbugli. A lato c’è un caminetto
lombardo, con le tipiche panche che entrano nello spessore del muro.
6. SESTA SALA: detta anche sala rossa, affrescata con le tempere: possiamo osservare
lo stemma di casa Manzoni, un manzo argentato e un’aquila. Vi è poi una raccolta di
poesie e tragedie studiate da Alessandro.
7. SETTIMA STANZA: Sala delle grisaglie; il pavimento risale al Seicento ed è
interamente fatto in cotto lombardo. Questa sala è detta delle grisaglie perché tutti gli
affreschi, raffiguranti scene classiche, sono fatti in varie sfumature di grigio.
8. OTTAVA SALA: il soffitto è finemente decorato con stucchi settecenteschi che
raffigurano le quattro stagioni; una bacheca posta al centro contiene alcune curiosità
manzoniane, come le figurine dei Promessi Sposi e una raggiera originale.
9. NONA SALA: sala della Quarantana, contiene dei falsi d’epoca del romanzo, chiamate
edizioni pirata.
Da Villa Manzoni prendere il pullman e dirigersi verso piazza Cristoforo, dove si visita il
Convento di Padre Cristoforo.
Per arrivare al Convento scendere dal pullman in Piazza Bione. Quindi percorrere tutta la
Via dei Pescatori e girare a destra in Via Piava.
All'incrocio con Via Fazio svoltare a sinistra. Poco dopo ci si ritrova di fronte al Convento.
Prima di entrare controllare che in chiesa non sia in corso una funzione.
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Convento di padre Cristoforo
Capitolo IV
“È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell'Adda, o vogliam dire del lago, poco
discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate
qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare.” […]
“Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all'entrata
della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo.”
È l'unico luogo lecchese citato esplicitamente nei Promessi Sposi. Nel '600 era il villaggio
abitato dalle famiglie che detenevano il diritto di esercitare la pesca nel tratto dell'Adda tra
i due laghi di Lecco e Garlate, ricchissimo di pesci. Piazza Era è la piazza principale del
quartiere, punto di approdo delle barche dei pescatori.
I lavori di costruzione iniziano nel 1576 e finiscono all’inizio del Seicento.
Il convento è voluto da Giovanni Mendoza, governatore spagnolo di Lecco. Aveva
funzione di ospitalità e riposo per i pellegrini provenienti dalla provincia di Venezia.
Nel 1799 il convento è requisito dai francesi per essere utilizzato come caserma.
Nel 1808 il convento è nuovamente sequestrato dai Francesi perché viene emanata una
legge che prevedeva la chiusura dei conventi e la loro vendita all'asta.
Il convento diventa una chiesa parrocchiale.
Entrando nel cortile del convento, si trova la loggia delle noci, un corridoio dove si
lasciavano seccare le noci da cui poi si ricavava l'olio che veniva poi venduto.
Chiesa di Pescarenico
Come tutte le chiese francescane è composta da un'unica navata perché lo sguardo
doveva essere rivolto verso l'altare maggiore. Ci sono tre archi che sorreggono la
copertura e le decorazioni sono scarse perché i Cappuccini erano molto poveri. Le uniche
opere presenti sono doni di fedeli o realizzate dai frati. Una donazione importante è la pala
dipinta da Giovanni Battista Crespi, soprannominato “il Cerano”. Rappresenta la Trinità e
due protettori di Pescarenico, San Francesco e Papa Gregorio Magno.
L'Altare della Madonna proviene dal convento dove Pietro Manzoni voleva essere sepolto,
è circondato da nove teche che raccontano le gioie di Maria. Appartiene alla tradizione
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napoletana. Le statuette sono di cera colorata e materiali reali.
Nella sacrestia si trova la pergamena che è una pagina originale della cronichetta, la lista
dei frati sepolti nella chiesa. In questo elenco si legge il nome di Padre Cristoforo da
Barsio, il paese di origine della famiglia Manzoni. Si pensa che Manzoni abbia preso il
nome da quella lista per il personaggio di padre Cristoforo.
Parco Addio monti
Capitolo I
“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di
monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a
un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e
un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda
ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e
l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo,
lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata
dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di
san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in
vero lo fanno somigliare a una sega. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga
distesa di quel vasto e variato specchio dell'acqua; di qua lago, chiuso all'estremità o
piuttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano più
allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che l'acqua riflette
capovolti, co' paesetti posti sulle rive; di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che
va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra' monti che l'accompagnano, degradando via
via, e perdendosi quasi anch'essi nell'orizzonte.”
Capitolo VIII
“Senza aspettar risposta, fra Cristoforo, andò verso la sagrestia; i viaggiatori usciron di
chiesa; e fra Fazio chiuse la porta, dando loro un addio, con la voce alterata anche lui. Essi s'avviarono zitti zitti alla riva ch'era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e
barattata la parola, c'entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò;
afferrato poi l'altro remo, e vogando a due braccia, prese il largo, verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile,
se non fosse stato il tremolare e l'ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da
mezzo il cielo. S'udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgo17
glìo più lontano dell'acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que' due remi,
che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L'onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata,
che s'andava allontanando dal lido. I passeggieri silenziosi, con la testa voltata indietro,
guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand'ombre. Si
distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre
piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce
che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d'addormentati, vegliasse, meditando
un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l'occhio giù giù per la china, fino al suo
paesello, guardò fisso all'estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico
che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e, seduta, com'era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per
dormire, e pianse segretamente.
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto
tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e
biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo
di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d'essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel
piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par
gravosa e morta; s'inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi
ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla
casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando
ricco a' suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva
composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa!
Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio,
casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s'imparò a distinguere dal rumore de'
passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora
straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella
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quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove
l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato
un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e
non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli
altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell'Adda.”
Dati del lago di Como:
Superficie: 145 km
Profondità: 410 m
Lunghezza: 46 km
Larghezza: da 650 a 4300 metri
Origine: glaciale
Ha la forma di una Y rovesciata
Pescarenico è una frazione di Lecco, posto sulla riva sinistra dell'Adda nel punto in cui il
lago di Como si restringe. Il fiume Adda è profondo 5 metri e presenta una grande
abbondanza di pesci; per questo nel quartiere le case erano abitate da pescatori. Il nome
Pescarenico, infatti, deriva dalla pesca, molto diffusa in quel luogo.
Il borgo nasce come comunità di pescatori e ancora oggi alcuni abitanti locali svolgono
l'attività di pesca sul lago. Infatti, un tempo, gli abitanti avevano il diritto esclusivo di pesca
e potevano rivendere il pesce al mercato. Il termine “piazza Era” deriva da aia, il cortile
della cascina contadina o anche il luogo dei pescatori per stendere le reti da pesca. Era
proprio così, con questa voce dialettale, che gli abitanti definivano il luogo.
Lungo la riva del fiume sorgono parecchi alberi di gelsi perché, a quell'epoca, erano gli
unici a offrire la foglia per il baco da seta.
Sulla riva del fiume si trova anche il parco “Addio ai Monti”, dal quale Lucia parte nella
notte per la fuga da Lecco.
Nel capitolo VIII fra Cristoforo organizza la fuga di Renzo e Lucia, avvenuta nella notte fra
il 10 e l'11 novembre grazie a un barcaiolo che li raccoglie nei pressi del Bione, cioè il
torrente che sbocca nel lago a pochi passi dal villaggio dei pescatori. Manzoni utilizza
l'espediente della barca per far fuggire i promessi senza essere visti dalle guardie, che
controllavano i ponti. La fuga di Renzo e Lucia è paragonata all'allontanamento di
Alessandro Manzoni da Lecco, dopo la sua giovinezza.
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Il torrente Bione nasce ai piedi dei Piani d'Erna e dopo aver percorso la Valle Comera
attraversa la città di Lecco prima di gettarsi nel lago di Garlate. In realtà non è questa la
foce descritta dal Manzoni in quanto il corso del torrente fu deviato nel 1846; prima di
questa data esso era un immissario del fiume Adda.
Dalle rive di Pescarenico è possibile vedere il ponte Azzone Visconti, costituito da undici
archi e conosciuto anche come “Ponte Vecchio”. È stato costruito tra il 1336 e il 1338 sul
fiume Adda, voluto da Azzone Visconti per migliorare i collegamenti tra Lecco e il ducato di
Milano. Durante la dominazione austriaca Lecco non fa più parte della repubblica Veneta
ma diventa parte del regno austriaco e perciò anche il ponte subisce diverse modifiche.
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Hanno lavorato a questo progetto
Berti Viviana
Leli Celeste
Biada Elisa
Lorandini Veronica
Bontempelli Angela
Magnoni Natascha
Bosetti Maddalena
Martinelli Delia
Bresadola Giulia
Morten Eliana
Cattani Alice
Mosconi Gloria
Cattani Carlo Leone
Nesler Francesca
Chini Silvia
Odorizzi Silvia
Colapietro Rita
Paoli Gabriele
Covi Giulia
Pedrotti Ornella
Cristoforetti Remo
Pedrotti Cristiana
Cropelli Caterina
Piffer Michele
Dalla Torre Maura
Ramponi Arianna
Dalpiaz Sofia
Ramus Romina
Daprà Stefania
Salvadori Michela
Datres Sara
Tolotti Ilaria
Decuzzi Elisa
Toniatti Gabriele
Fedrizzi Stefania
Toniolli Veronica
Fumagalli Alessio
Visintainer Lorenzo
Ianes Giulia
Vlonga Diana
Iob Giulia
Widmann Lisa
Lekiqi Eshrefe
Zanon Alice
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