Maria Montessori: una storia attuale

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Maria Montessori: una storia attuale
Intervista
Maria Montessori:
una storia attuale
Intervista a Grazia Honegger Fresco
in occasione dell’uscita del suo ultimo libro
intitolato Maria Montessori, una storia
attuale, editrice l’Ancora del Mediterraneo
A cura di Daniele Novara
G
Grazia, prima di parlare del
libro, penso che ai nostri lettori
interessi il tuo personale ricordo di Maria Montessori, quando
eri ancora molto giovane.
e in tante parti del mondo;
era sobria nel parlare, precisa: non si stancava di portare esempi, paragoni e lo
faceva senza mai usare
parole di gergo. Il suo linguaggio era semplice, diretto. Non aveva nulla di
melenso o di sentimentale,
come il recente filmato ha
voluto dare a intendere, pur
essendo molto attenta alla
relazione empatica con il
bambino. È una lezione che
non ho mai dimenticato e
che in qualche modo contraddistingue i suoi allievi o
almeno quelli che hanno
compreso a fondo il significato di parole come rispetto
o indipendenza.
Frequentai uno dei suoi ultimi
corsi nazionali a Roma nel 1951,
lei svolgeva le lezioni generali,
mentre le lezioni pratiche sui
materiali venivano presentate da
tutte le sue migliori allieve italiane
di allora: Flaminia Guidi, Giuliana
Sorge, Maria Teresa Marchetti e
suo figlio Mario. Certo ero giovane, ma mi ero già diplomata nella
Scuola Assistenti all’Infanzia
Montessori, creata insieme alla
Dottoressa nel secondo dopoguerra da Adele Costa Gnocchi una delle sue prime allieve fin dal
1909 - per lo studio del neonato,
allora una novità assoluta in Italia.
Nel ’51 aveva già ottant’anni, ma
conservava tutto il suo fascino nel
presentare la realtà del bambino
delle varie età che aveva osservato e studiato innumerevoli volte
Il libro mi sembra veramente molto importante,
anche perché cerca di fare
il punto sulla biografia di
Maria Montessori, una
delle questioni più controMaria Montessori inizio secolo 1910 circa
verse, dato che molti
(Archivio Opera Nazionale Montessori)
documenti sono ancora
custoditi nell’archivio storico dell’AMI,
Io ho cercato di riportare solo
(Associazione Montessori
cose vere o ipotesi di cui avevo
Internazionale) ad Amsterdam.
almeno
qualche elemento di cerNel libro infatti utilizzi docutezza.
Nel
filmato la storia è
menti presenti anche nel tuo
soap-opera: non
diventata
una
archivio personale. Qual è stata
avendo
notizie
precise, hanno
la tua scelta rispetto ad aspetti
inventato in modo indecoroso
non chiariti, in particolar modo
molti aspetti e in particolare la
la nascita del figlio Mario che è
parte relativa alla maternità, metstata messa in rilievo
tendo in pessima luce Montesano
nell’ultima fiction di Canale 5
che invece era una brava persodedicata proprio a Maria
Montessori?
na, facendolo apparire come un
razia Honegger Fresco è
montessoriana da sempre e dal mio punto di
vista rappresenta oggi in Italia l’erede più autorevole e autentica
del pensiero di Maria Montessori.
Autrice di numerosi volumi, fra cui
un altro dedicato nel 2000 ai molti
temi montessoriani - “Montessori
perché no?” (FrancoAngeli) - presenta ora un nuovo lavoro che
esce nel centenario della prima
Casa dei Bambini nel quartiere
San Lorenzo di Roma.
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CONFLITTI
Intervista
pupattolo nelle mani della madre.
Non era nemmeno un suo docente! Di storie così se ne trovano a
bizzeffe nei romanzi strappacuore
di epoca vittoriana e oltre, quelli
che piacciono tanto agli spettatori
del piccolo schermo, ma non è la
loro vicenda. Si dimentica che
Montesano è stato con la Scuola
magistrale ortofrenica il continuatore del lavoro che avevano
cominciato insieme a San
Lorenzo con i bambini in difficoltà, (nel mio libro c’è una bella
testimonianza su di lui di Giovanni
Bollea che é stato suo allievo).
Maria Montessori è stata una
donna molto riservata e del resto
figlia del suo tempo non poteva
tenere con sé il figlio che venne
“messo a balia”, come si diceva
allora. Ne seguì la crescita
andandolo a trovare periodicamente, ma senza farsi mai riconoscere come sua madre. Il fatto di
averlo preso con sé dopo la
morte di Renilde, la madre di lei,
ma il padre ancora in vita e il
legame che si è mantenuto negli
anni tra Mario e Liberato, suo fratello di latte, indicano eventi ed
emozioni molto diverse. Per non
parlare di tutto il resto del romanzo TV che mescola il figlio con le
vicende fasciste ... D’altra parte
dal filmato non si capisce come e
perché lei sia diventata di colpo
così famosa (ancora prima delle
Case di S.Lorenzo, si dice nella
fiction mentre in realtà la fama
internazionale venne dopo!) ...
Nonostante il tuo libro insista
sulla natura controcorrente dell’opera montessoriana, va detto
che Maria Montessori ha indubbiamente, già nella sua vita,
avuto una fortuna straordinaria.
Come spieghi questo apparente
paradosso?
Non è stata una fortuna o, se lo è
stata, non certo in Italia. Bisogna
considerare quale idea si avesse
dei bambini cento anni fa, quanto
fosse autoritaria e francamente
punitiva in famiglia e a scuola la
relazione con loro. Lei ha fatto
qualcosa di totalmente nuovo:
non si è messa a insegnare, non
CONFLITTI
ha cercato di ottenere risultati, ha
messo vari oggetti non banali a
disposizione, li ha lasciati scegliere liberamente e ha osservato che
cosa facessero i bambini. Una
volta ha chiamato alcuni di quegli
oggetti, corrispondenti agli interessi sensoriali dell’età, “reattivi
psichici”; ha scoperto che i bambini sanno trovare ciò che corrisponde a loro, hanno una straordinaria mente “assorbente”, prima
dei sei anni si appassionano
anche ai numeri e alle lettere e
giungono alla lettura, alla scrittura, alla comprensione del concetto di quantità senza aver ricevuto
in merito alcun addestramento
diretto. I bambini sono diversi, si
disse. Assorti nei loro interessi e
liberi di cambiare attività secondo
i propri ritmi, trasformano positivamente il comportamento: gli
aggressivi si acquietano, i passivi
si animano senza alcun pungolo:
ecco la scoperta che fece il giro
del mondo e che venne apprezzata da persone come Bovet o
Ferrière che nei primi decenni del
Novecento cominciò a raccogliere tutti i segnali dell’Educazione
Nuova. Le Case dei Bambini si
moltiplicarono come funghi già
prima del conflitto 1915-18:
dall’Australia alla Cina,
dall’Europa al Canada, dal
Transvaal al Giappone e all’India
... Negli Stati Uniti, dopo un primo
grande successo, si fermarono
intorno al 1918 per le critiche, in
gran parte superficiali, di
Kilpatrick, ma ripresero alla grande dagli anni Cinquanta, dopo la
creazione di alcune scuole straordinarie dai 3 ai 12 anni. Bloccate
nei paesi autoritari - Italia,
Germania, Spagna, Portogallo,
Russia ecc. -si sono diffuse altrove anche come scuole elementari, medie e superiori, ovunque si
sia capito il modo semplice di
costruire la libertà individuale e
insieme il senso di collaborazione, riconoscendo ai bambini e ai
ragazzi le enormi capacità
autoformative insieme alla crescita del loro senso di responsabilità
basato sulle norme condivise, sul
fatto di vivere piccoli e grandi
insieme e di utilizzare in modo più
sano il tempo. Questo comporta
l’abolizione totale di banchi
costrittivi, di continui giudizi, di
premi e castighi, di voti e competizione forsennata soprattutto nei
primi dieci anni di vita, quelli che
in Italia abbiamo chiamato “dell’obbligo”.
Non vedo in tutto questo alcun
paradosso; noto però la cecità
del nostro modo di far scuola,
che suscita in modo fittizio le
cosiddette motivazioni e ignora gli
interessi autentici dei bambini. In
Finlandia non si danno voti ai
bambini fino alla terza media:
qualcuno l’ha capito senza
Montessori. Noi no, perché da
secoli siamo una cultura giudicante e punitiva.
Pensi che la scelta di Maria
Montessori, a un certo punto
della sua vita, di passare dalla
professione medica al lavoro
con i bambini, sia stata in qualche modo determinata dalla
vicenda della nascita di suo
figlio Mario?
Non lo penso affatto, credo invece che abbia sentito sulle proprie
spalle un compito nuovo: far capire agli adulti il danno alla specie
umana prodotto dalla lotta per
reprimere il bambino, con la tortura sistematica di scuole passivizzanti e noiose, l’ingiustizia del
sistema carota-bastone che nega
la straordinaria capacità autocorrettiva propria dell’essere umano.
Del resto lo “spreco d’infanzia”
l’aveva constatato e denunciato
quando aveva condotto i bambini
“frenastenici” a superare un
esame al pari di quelli sani. (È
uno dei pochi cenni autentici nel
filmato tv). Quanto abbia inciso
sul suo sentire la lontananza del
figlio fino alle soglie dell’adolescenza non è dato saperlo e non
aggiunge nulla alla sua capacità
di osservare prima e seconda
infanzia con occhio completamente nuovo, scevro dai pregiudizi tipici del maestro che ad ogni
passo giudica, redarguisce, grida
e umilia il bambino. Se mai bisognerebbe studiare più a fondo il
contributo da lei dato sia a un
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Intervista
diverso modo di affrontare le difficoltà dello sviluppo psichico, sia
alla causa delle donne proprio
durante i primi anni di Mario, lontano da lei: impegni che testimoniano coraggio personale, generosità intelligente, senso di indipendenza, fondamentale per se
stessa come per i bambini tutti o
le altre donne.
È inutile nascondersi che, con
molto imbarazzo, gli italiani
scoprono andando all’estero la
fortuna di questa loro conterranea, anche nei paesi più lontani
- Bangladesh, Pakistan, Corea,
Tibet ... -. Sembra esserci una
sorta di masochismo italiano
nel non riconoscere la grandezza di questa figura. A cosa
attribuisci questa difficoltà?
All’abitudine (o assuefazione) a
una mentalità autoritaria e paternalistica - di cui è intriso il comune modo di pensare - che impedisce la formazione di una mentalità critica, libera: Croce, Gentile e
più ancora Lombardo Radice che preferiva, al vento nuovo
della libertà costruita passo
passo, la classe come famigliola
ordinata in cui tutti fanno le stesse cose e dove è sempre la maestra a dire che cosa si deve fare hanno espresso un idealismo
assai modesto che però si è ben
rinforzato sotto il fascismo. Però,
nel secondo dopoguerra - anni di
grande speranza - è stato egualmente mantenuto in vita dal clima
politico imperante che ha soffocato ogni possibile cambiamento
(anche la scuola attiva o le esperienze di Cooperazione Educativa
- vicine per molti aspetti alla
Montessori - sono state ignorate,
viste con sospetto, messe da
parte, accusate di essere
“rosse”). Poi lei era una donna
scomoda, indipendente - un
medico che si permetteva di dar
lezione ai pedagogisti! - che nessun governo ha potuto piegare a
compromessi sulla questione del
bambino (Mussolini ci provò inutilmente!). Nel nostro paese il dominio maschile si è espresso e si
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esprime tuttora in innumerevoli
forme: dalla politica alla medicina,
dalla religione con i vari fondamentalismi non solo orientali
all’opposizione più o meno palese
allo studio delle scienze - passando per la burocrazia che blocca
ogni possibile serio cambiamento. Oggi che crediamo di aver
fatto piazza pulita dei vari autoritarismi, non illudiamoci però di
essere diventati per questo ....
montessoriani: non avendo parametri chiari siamo caduti nell’eccesso opposto: la totale mancanza di regole, trasformando i bambini in possibili tiranni, in creature
insicure e per questo stesso prepotenti, incapaci di dare una bussola alla propria vita.
Uno dei tanti nodi di discussione sulla Montessori è la conservazione del metodo. Da questo
punto di vista tu sei sempre
stata molto aperta, hai sempre
cercato di fare incontrare l’approccio e il metodo Montessori
con altri momenti salienti della
storia e della vita educativa e
pedagogica italiana e non. Che
cosa pensi al proposito: ritieni
che il metodo vada conservato
rigorosamente così come l’ha
definito Maria Montessori o
credi sia possibile elaborare dei
cambiamenti e dei mutamenti
rispetto alla specifica natura dei
bambini di oggi?
La parola metodo è vecchia,
stantia; la stessa Montessori negli
ultimi anni evitava di usarla per il
senso di rigido, di fissato per
sempre che essa esprime.
Soprattutto negli anni Trenta riuniva di continuo allievi di paesi
diversi e discuteva con loro; fino
alla fine, soprattutto dopo gli anni
trascorsi in India, ha affinato
metodologie e materiali, ma quello che nel tempo non è cambiato
e che sarebbe tanto più necessario oggi nel clima di confuso
abbandono che i bambini subiscono, insieme a un’accelerazione e al passaggio per troppe
mani fin dal primo anno di vita, è
il riconoscimento dei loro bisogni
profondi: la continuità, la stabilità
delle relazioni, il rispetto dei tempi
e delle esplorazioni personali, l’agire in prima persona.
Ogni aiuto inutile è un ostacolo
allo sviluppo: questa è l’ideaguida centrale nel nostro lavoro,
senza compromessi, valida nel
XX come nel XXI secolo. Oggi i
bambini non usano più le loro
mani, stanno seduti per ore,
usando la testa a comando per
andare poi in palestra a eseguire
movimenti a comando (le chiamiamo attività sportive). Devono
imparare a socializzare, ma li
poniamo di continuo uno contro
l’altro; devono essere autonomi,
ma a sette anni ancora non sanno
vestirsi da soli, a dieci non sanno
usare le posate. Per Maria
Montessori “l’educazione come
aiuto alla vita” comincia da queste cose, senza le quali la cultura
non progredisce nella persona.
Comincia da una buona nascita
naturale e dal buon latte materno
(come la mettiamo con il 50% di
cesarei nell’Italia meridionale e
del 30% al nord? E che dire del
divezzamento precoce a tre mesi
per mettere i bambini al Nido
dove inizia la rotazione delle tante
mani e degli orari prestabiliti?).
Riflessioni su questi aspetti sono
frequenti nei suoi libri se vogliamo
ascoltarla. In realtà la sua è una
voce scomoda che chiama a
responsabilità che non vogliamo
assumere, esattamente come in
passato. Altri paesi, altri gruppi
hanno fatto scelte diverse, constatando ogni volta cambiamenti
individuali e interpersonali. No,
Montessori non è un fossile, è
portatrice di un’educazione
immersa in una pace di rapporti
umani, lontanissima e insostenibile per noi che abbiamo fatto della
guerra nelle relazioni quotidiane e
della incomunicabilità il terreno
persistente di vita. Incapaci di
autocritica, diciamo che i bambini
di oggi sono cambiati e che quindi occorre modernizzare il sistema dei premi e dei castighi.
Parola di ministro! Chi avrà ragione?
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