Il Maestro e Margherita – Progetto Didattico

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Il Maestro e Margherita – Progetto Didattico
Il Maestro e Margherita – Progetto Didattico
PARTE PRIMA – ANALISI DEL ROMANZO
I Nuclei narrativi
Il Maestro, la storia di Pilato e Margherita
Il Maestro, scrittore di cui si è perso il nome ma che orgogliosamente rivendica il
titolo, scrive un romanzo sulla storia di Ponzio Pilato. Egli è descritto come cavaliere
che ha combattuto valorosamente con Germanico, il nipote adottivo di Augusto, nelle
campagne di Germania, è poi diventato procuratore di Giudea, luogo dove mostra
tutto il despotismo e la crudeltà di cui è capace. Ma ormai è un uomo disilluso dalla
vita, preda dei mal di testa ed affezionato solo al proprio cane. Gli viene sottoposto il
caso giudiziario di Jeshua Hanozri, per confermare o meno la condanna a morte
pronunciata dal Sinedrio. E’ costretto ad interrogarlo e lo fa con noia e fastidio, ma
d’improvviso si accorge che l’imputato ha in sé una sconcertante grandezza e
vorrebbe salvarlo, anche per portarlo nella propria sede di residenza: da lui spera tra
l’altro di essere guarito dai ricorrenti mal di testa. Si accorge poi che il maggiore capo
di accusa è quello di “lesa maestà”, crimine nei confronti del’imperatore e non della
legge giudaica. A questo punto ha paura di essere a propria volta posto in stato di
accusa e conferma la sentenza di morte. In seguito cerca però di salvare Jeshua in
tutti i modi, convincendo il grande sacerdote a liberarlo indicandolo in occasione
della festività giudaica della Pasqua. Ma Caifa è irremovibile e sceglie di liberare Bar
Raban, accusando tra l’altro il procuratore di volere la salvezza di Jeshua solo perché,
in quanto disgregatore della fede dei padri, più facilmente i Romani avranno il modo
di soggiogare la Giudea. Di fronte al rimpianto per la morte di Jeshua e al rimorso
per non essere stato sufficientemente coraggioso per salvarlo, al procuratore non
restano che due consolazioni; la prima è vendicare Jeshua facendo uccidere Giuda di
Kiriat, il giovane che inducendolo a parlare del potere romano ne ha permesso
l’accusa e poi la condanna a morte; la seconda è un colloquio con l’unico discepolo di
Jeshua, Levi Matteo, che ne ha trascritto le parole su un rotolo di papiro, e al quale
Pilato dona un nuovo rotolo di papiro e racconta di aver fatto uccidere il traditore.
Nell’ambiente letterario di Mosca l’opera del Maestro è stroncata ancora prima di
vedere compiutamente la luce; il Maestro non riesce a trovare conforto sufficiente
nella relazione con la bellissima Margherita, che per lui sta per lasciare il marito,
brucia il manoscritto del romanzo ed accetta di finire (o di esiliarsi) in manicomio.
Nel corso del romanzo in 4 diversi capitoli viene presentata la Storia di Pilato, è una
vicenda ricorrente e poi ne cercheremo il significato.
Satana arriva a Mosca
Accompagnato da alcuni servitori, Satana giunge a Mosca per il gran ballo annuale
che tiene per i personaggi del proprio regno, che in fondo potremmo chiamare
Inferno me che dell’Inferno non ha quasi alcuna caratteristica. Si presenta nel primo
capitolo ad un grande critico letterario, Berlioz, e ad un giovane scrittore, Ivan, che
ha appena scritto un’opera su Gesù. I due stanno parlando in un parco e Berlioz sta
istruendo Ivan per dirgli che ha preso troppo sul serio la figura di cui parla, in quanto
Gesù non è mai esistito. A questo punto si inserisce nel discorso Satana, che qui a
Mosca assume il nome di Woland, il quale narra, appunto, la prima parte della Storia
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di Pilato. Finito il racconto riprende il dialogo con i due, sforzandosi di dimostrare sia
l’esistenza di Gesù che quella di Satana. Nel frattempo i suoi interlocutori lo hanno
preso per pazzo e stanno correndo a dare l’allarme, ma Berlioz scivola sull’olio di
girasole che una donna aveva inavvertitamente lasciato cadere, finisce sulle rotaie
dove un tram gli taglia la testa. La morte di Berlioz per decapitazione era stata poco
prima preannunciata da Woland. Ivan sconvolto corre a cercare aiuto in tutti i luoghi
importanti che conosce, tra cui il ristorante dove si riuniscono gli intellettuali
moscoviti, ma il suo comportamento è talmente strano che viene portato in
manicomio. La sera stessa il Maestro entra nella sua stanza.
Woland e i suoi servitori sconvolgono Mosca
La presenza di Woland e dei suoi servitori, che lo chiamano “Messere”, non avviene
in punta dei piedi. In numerosi casi, infatti, il loro intervento determina veri e propri
sconquassi nella vita delle persone con cui entrano in contatto. Le stranezze
avvengono in particolare quando allestiscono uno spettacolo teatrale, teoricamente
basato sul tema della “magia nera e del suo smascheramento”, durante il quale il
pubblico e il personale del Teatro è al tempo stesso spettatore e vittima di
pesantissimi scherzi che colpiscono l’identità e la stabilità emotiva delle persone. Di
fronte agli effetti di tutto ciò, agli strani comportamenti messi in atto dalle persone
dopo il contatto con Woland e i suoi, alle autorità non resta altro che portare tutti in
manicomio, proprio come era successo al poeta Ivan. Quest’ultimo però in
manicomio ha dal Maestro la chiave per comprendere l’accaduto: al Maestro infatti
basta una descrizione sommaria per comprendere che lo strano personaggio
incontrato al mattino e che ha sconvolto la vita di Ivan e determinato la morte di
Berlioz è proprio Satana.
Margherita e il gran ballo di Satana
Ma, come già detto, il vero scopo della presenza del gruppo di cui l’ideologia
ufficiale dello Stato non ammette l’esistenza, è il ricevimento notturno per il quale la
tradizione prescrive che una donna di nome Margherita, scelta tra la popolazione
vivente della città, funga da “regina” e saluti al loro ingresso lo sterminato numeri di
ospiti che dall’Inferno (nome non pronunciato a dire il vero) salgono per partecipare
al grande ballo. Esso si tiene in un appartamento, proprio quello del defunto Berlioz,
che Woland ha occupato e che per quella notte sembra dilatarsi all’infinito: “uno
scherzo da niente”, dice uno dei diavoli, “per chi conosce la quarta dimensione”.
Serve però l’assenso di Margherita a vestirsi dei panni (o per meglio dire della
nudità) di regina, ed è necessario il consenso pieno di lei; Azazello, il diavolo inviato
a tal scopo, riesce nell’impresa solo quando mostra di conoscere il romanzo del
Maestro, dalla cui imprevista e inspiegabile scomparsa la bellissima donna (c’è
bisogno di dire che Margherita è bellissima?) è ancora drammaticamente afflitta. La
festa ha, ovviamente, un grande successo, Margherita supera splendidamente tutte le
difficoltà e la fatica del suo ruolo e alla fine della notte, quando l’appartamento
riprende la forma abituale, Woland le chiede che cosa desideri come ricompensa.
“Che mi venga restituito il mio amato Maestro”. A questo punto davanti a Satana il
Maestro, improvvisamente apparso, mette in luce la propria superiorità su tutti i
personaggi finora incontrati: sa perfettamente con chi ha a che fare, sa come
comportarsi e racconta di quanto gli sia stato utile per capire che cosa sta accadendo a
Mosca, l’incontro in manicomio con Ivan; Woland si ricorda perfettamente del
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giovane e ingenuo poeta e nota con superiore nonchalance il disappunto che
dialogare con lui aveva determinato nel momento in cui cercava di convincerlo che il
diavolo non esiste. Alla fine dell’incontro il Maestro e Margherita vengono ricondotti
nella casa da loro un tempo abitata, come se nel frattempo nulla fosse accaduto.
Woland e Levi Matteo
La permanenza a Mosca dell’ allegra brigata volge al termine e, mentre due dei
“diavoli” combinano gli ultimi tiri ai danni dell’establishment culturale moscovita,
Woland è su un terrazzo ad ammirare la città; d’un tratto arriva Levi Matteo, il
personaggio di cui il lettore è a conoscenza tramite la Storia di Pilato. Il dialogo che
segue è forse il momento più “poetico” del romanzo, in quanto le riflessioni che
suggerisce sono straordinariamente “plurali” ed “aperte” alle più varie
interpretazioni. I due si scontrano perché Levi Matteo, come Woland dice, non
vorrebbe riconoscere l’esistenza delle ombre ed allora si sente dire: “che cosa ne
sarebbe della luce se sparissero le ombre”? Levi Matteo non accetta il confronto,
Woland gli dice che è uno sciocco e gli ordina di dire il motivo della visita. La
risposta è che “Lui” ha letto il romanzo e chiede che al Maestro e a Margherita sia
concessa la quiete. Woland ribatte: perché non li prendete voi nella luce? La risposta
è che non hanno meritato la luce ma la quiete. Woland con superiore dignità rispetto
all’ ex pubblicano assicura che la richiesta verrà eseguita e lo congeda.
Il perdono
Nel finale c’è una cavalcata, in cui il Mastro e Margherita, ormai morti e prelevati da
Azazello, volano sui cavalli insieme a Woland e ai suoi. Ma è strano, durante quella
notte il deforme aspetto dei diavoli lascia emergere splendide ad austere fattezze.
“Messere” spiega che quei signori un tempo hanno scherzato in un modo poco
appropriato e la loro punizione è stata quella di dover continuare i gli scherzi; ma
questa è la notte in cui i conti sono chiusi, in cui tutti sono perdonati e reintegrati. Il
Maestro e Margherita vengono condotti al proprio rifugio ed anche Pilato, dopo aver
riflettuto per duemila anni sulla conseguenza della propria codardia, dopo un esilio
solitario e spesso angoscioso, vede su un fascio di luce Jeshua Hanozri che si
avvicina a lui, per riprendere la discussione interrotta duemila anni prima.
Analisi del romanzo: I Temi
Il bene e il male
Ad inizio romanzo è riportata una battuta dal Faust di Goethe. A Faust che gli chiede
“tu dunque chi sei?” Mefistofele risponde “Una parte di quella forza che vuole
costantemente il male e opera costantemente il bene”. Dio – Satana; Jeshua –
Woland; luce – ombre; bene – male. In questo romanzo le contrapposizioni sembrano
parte di un tutto non scindibile, nel senso che entrambi i poli (o i poteri) operano per
mantenere un ordine di cui entrambi sono parte. Si può forse parlare di manicheismo,
o gnosticismo e semplicemente di distacco dalla religione (come era per Goethe, a cui
Bulgakov si è per molti versi ispirato).
La figura di Satana
Molto più accattivante che inquietante il Woland del romanzo. Certo, qualche
moscovita viene profondamente danneggiato dal suo arrivo, e c’è anche chi perde la
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vita, ma in fondo nessun “innocente” è colpito, e di tutti quelli che passano guai
vengono in quale modo svelati sotterfugi, meschinità, colpe. Satana nella letteratura
ha una presenza di volta in volta mostruosa, malvagia, inquietante, seducente, sempre
comunque tale da contribuire ad uno degli scopi principali della Letteratura:
interrogarsi sull’uomo. Vedremo nel primo dei tre approfondimenti proposti a quali
collegamenti si presti il “Messere” del romanzo.
Satira sociale e satira letteraria
Mosca è sconvolta e si mettono a nudo le manchevolezze delle verità ufficiali del
sistema politico, l’ingombrante presenza della burocrazia, la corruzione e la ricerca
dell’interesse individuale da parte dei funzionari, piccoli e grandi. Ma soprattutto è
l’ambiente letterario moscovita ad essere messo in ridicolo. Quel mondo comunque è
impermeabile ad ogni cambiamento e una volta allontanatosi Woland, scomparsi nel
nulla il Maestro e Margherita, la cultura ufficiale trova una spiegazione a tutto, anche
ai dati di fatto più incomprensibili: tutto è successo ad opera di una banda di
ipnotizzatori di straordinaria abilità. Le verità in cui si deve credere sono salve.
La creazione artistica
Insieme alla pluralità delle suggestioni che vengono da Satana è questo il tema più
sfuggente, più indefinibile e più affascinante del romanzo. Il Maestro ha scritto la
Storia di Ponzio Pilato: quella vicenda è vera perché il geniale personaggio ha intuito
la verità oppure è l’arte che ha creato la realtà? Jeshua legge il romanzo e chiede la
quiete per il suo autore, si potrebbe pensare che ciò suggerisca che la risposta sia che
Il Maestro ha compreso quello che realmente è successo; eppure poco prima della
fine, mentre Jeshua si avvicina nella luce, è Woland a dire al Maestro di liberare il
personaggio da lui creato e di mettere la parola fine alla Storia. In relazione a questo
tema va notata anche l’incomunicabilità tra creazione artistica e società: il Maestro
dopo la sua opera è finito in manicomio; il premio per lui e Margherita sarà un rifugio
lontano, a quanto sembra, da ogni altro contatto.
Trionfo della fantasia
La straordinaria capacità inventiva di Bulgakov, le beffe che da ogni dove colpiscono
personaggi e anonimi cittadini, le metamorfosi dei diavoli, la loro cavalcata finale che
spalanca una vita che il lettore vorrebbe inseguire ancora. Ecco alcuni dei dati di una
scrittura che alle proprie radici ha anche l’abbandonarsi dell’autore ad un gusto
dell’invenzione che sembra offrire una nuova esaltazione dell’arte e del suo mondo,
un mondo che rimane inattingibile se si resta all’interno della quotidianità.
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E’ possibile individuare nuclei narrativi e tematiche ulteriori, anche se a mio avviso
di minore importanza; l’esposizione qui proposta è comunque sufficiente, almeno
spero, per seguire il filo dei tre percorsi di approfondimento proposti.
PARTE SECONDA - INCONTRO DI PRESENTAZIONE
Passo alla sintesi del vero e proprio progetto didattico.
Come indicato all’inizio c’erano allo studio almeno due incontri, in due diversi licei,
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a cura dei rispettivi alunni che avevano aderito all’iniziativa. Le finalità del progetto
erano quelle indicate a pag 1 di questo articolo. Le fasi, in linea di massima, erano le
seguenti:
1 Lettura autonoma del romanzo da parte degli studenti che aderivano all’iniziativa.
Durante la lettura l’intervento dell’insegnante era limitato ad un solo breve incontro
per suggerire alcuni dei temi e le varie modalità per la presentazione del romanzo,
lasciando però al gruppo di lavoro la scelta del percorso.
2 Parallelamente da parte dell’insegnante era prevista una analisi bibliografica dei
romanzi, poemi o saggi da collegare alla presentazione dell’opera di Bulgakov e
quasi contemporaneamente alla determinazione del gruppo che avrebbe raccontato il
“Maestro e Margherita” era prevista la selezione di alcuni testi tra i quali altri studenti
avrebbero potuto scegliere l’opera da introdurre.
Per quanto riguarda l’incontro da me direttamente organizzato io avevo indicato: 1)
una selezione dalla Gerusalemme Liberata; 2) Una selezione dal Paradiso Perduto; 3)
il Dottor Faustus di Marlowe; 4) il Faust di Goethe; 5) Gli Elisir del diavolo di
Hoffman; 6) I Fratelli Karamazov limitatamente al capitolo in cui c’è il dialogo tra
Ivan e il Diavolo.
Dall’incontro nel suo insieme sarebbe emersa, oltre alla ovvia presentazione del
romanzo, l’analisi di due temi:
A Il rapporto tra bene e male
B La figura del demonio nella Letteratura
L’incontro si è concretamente svolto con le seguenti fasi:
FASE 1 10’ circa Introduzione all’iniziativa (con il richiamo a quanto detto
all’inizio)
FASE 2 30’ circa Gli studenti raccontano il romanzo
Intervallo 15’
FASE 3
1h circa Presentazione da parte dell’insegnante di alcuni spunti di
riflessione sul romanzo e presentazione delle opere che erano state oggetto di analisi,
sia da parte dell’insegnante che degli alunni.
Il resoconto dettagliato che segue in effetti va oltre la sintesi delle questioni
concretamente affrontate nel pomeriggio e presenta in maniere più ampia la fase di
approfondimento, nel senso che sono riportate le questioni afferenti alle opere di cui
effettivamente si è parlato, ma anche quelle riguardanti altri testi di fatto non
introdotti. Lo faccio perché ritengo utile la presentazione dell’intero percorso
ipotizzato dopo l’analisi bibliografica.
Incontro 1
La figura di Satana - Il bene e il male
Questo percorso, come già detto, in effetti unisce due temi (e forse per un solo
pomeriggio il progetto è troppo ambizioso):
1) Il rapporto tra bene e male, in riferimento al concetto di sdoppiamento
analizzato negli incontri pomeridiani degli anni precedenti, dedicati a
Pinocchio e a Cuore di tenebra.
2) Le raffigurazioni di Satana nella letteratura ed il significato che a tale presenza
può essere attribuito.
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E’ evidente che i due temi sono strettamente collegati; bisogna però aggiungere che la
loro trattazione potrebbe tranquillamente procedere in maniera autonoma, dal
momento che:
1 la riflessione su Satana rinvia a una tematica presente in opere fondamentali della
nostra Letteratura ma al tempo stesso si collega a questioni filosofiche e soprattutto
religiose cha vanno molto oltre lo studio della Letteratura;
2 l’analisi del rapporto tra bene e male nel romanzo di Bulgakov potrebbe seguire
strade diverse rispetto all’ impostazione scandita dalla citazione dei testi che seguono.
Questo premessa piuttosto “aperta” si è rispecchiata anche nel fatto che quando ho
iniziato il lavoro, più che in altri casi, non avevo prefissato uno specifico modo di
leggere e presentare il romanzo e per questo motivo agli studenti che hanno accettato
di partecipare all’iniziativa non ho dato indicazioni su quello che avrebbero potuto o
dovuto dire, ovvero su quali punti nodali o temi concentrare il proprio intervento.
FASE 1
Le persone che arrivano sono accolte da un walzer di Strauss, che appare come
personaggio nella festa in cui Margherita funge da “regina”.
Segue l’introduzione al pomeriggio, di contenuto analogo a quella riportata nel
resoconto dell’esperienza su Cuore di Tenebra; sinteticamente i punti proposti sono:
1 Il lavoro mira a divertirsi e divertire con la lettura dei romanzi.
2 Partendo dal Maestro e Margherita cerchiamo collegamenti con altri testi.
3 Ci interroghiamo su problemi che la Letteratura suscita ma non esaurisce.
FASE 2
Racconto del romanzo da parte degli studenti, in questo caso 4. A questa fase è
dedicato un tempo di circa 30’; non ritengo opportuno riassumere quello che è stato
nell’occasione detto, visto che un complessivo riassunto della trama è già stato fatto
nella prima parte dell’articolo.
FASE 3 APPROFONDIMENTO
Per circa due mesi avevo operato uno studio preparatorio e una raccolta dei materiali
molto più ampia rispetto a quanto è stato presentato nell’incontro pomeridiano; mi
sono un po’ alla volta reso conto che un solo pomeriggio non sarebbe bastato per
introdurre tutti i testi individuati. Al tempo stesso parlare di alcuni di loro (soprattutto
il Faust di Goethe e Paradise Lost di Milton) era un compito troppo complesso per
studenti che non avessero già letto le opere (e come noto non si tratta di testi
usualmente affrontati nei nostri programmi) e volerne a tutti i costi parlare avrebbe
condotto ad una eccessiva presenza della voce del docente durante l’incontro.
Nelle pagine che seguono, però, presenterò ugualmente per intero il filo del discorso
ipotizzato, o meglio il filo del discorso che si era dipanato durante la ricerca
bibliografica. Sono ben consapevole che una trattazione esaustiva, come detto
poc’anzi, eccede i termini di un solo incontro ma, come ho già detto per altre
esperienze analoghe, mi seduce l’idea di partire da queste conferenze per costruire un
giorno complessive unità didattiche all’interno delle ore curricolari.
Ipotizzo che a un argomento come questo si potrebbero allora dedicare da 6 a 12 ore
di lezione.
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1 LA BIBBIA (e le altre fonti ebraiche e cristiane)
Ho cominciato analizzando le fonti ebraiche e cristiane e pensando quindi a una
introduzione alla figura del “Principe del mondo”. Satana si presenta come accusatore
degli uomini davanti a Dio, nel quale non può esserci il male ma che consente la
prova (Libro di Giobbe). Anche nel Corano sono presenti i demoni e di Satana.
L’etimologia lo vede come avversario dell’uomo. Diavolo viene da diaballo ovvero
divido/rovescio. Nel libro della Sapienza troviamo che la morte è entrata nel mondo
per l’invidia del diavolo. Precedentemente c’è il passo di Ezechiele che viene
interpretato come la descrizione della caduta di Lucifero. Altro episodio interessante
è lo scontro tra l’angelo Raffaele e il demone Asmodeo nel libro di Tobia.
Si verifica una accentuazione dell’avversione a Satana con il procedere del
Giudaismo. Nei Vangeli grande spazio è dato alla tentazione di Gesù e il demonio è
chiaramente presentato come il principe del mondo. Gesù che scaccia e demoni ed è
in netta contrapposizione con loro. Quando Pietro gli chiede di non lasciarsi uccidere
Gesù vede operante in quelle parole la tentazione di Satana. Satana entra in Giuda al
momento del tradimento. Nei successivi testi del Nuovo Testamento, nelle lettere di
Paolo e nell’Apocalisse, la resurrezione di Cristo rappresenta il rovesciamento del
potere di Satana sul mondo.
Durante la preparazione all’incontro avevo letto alcuni testi riguardanti le
testimonianze cristiane nel periodo medievale ed ebraiche successive alla diaspora.
Seguirle e proporle, finanche all’interno della ipotizzata unità didattica, mi sembra
comportare un discorso troppo specifico e che ci allontanerebbe eccessivamente dal
punto centrale del discorso, ovvero l’analisi del romanzo di Bulgakov.
Testi ai quali fare riferimento in modo prioritario
Genesi 3 1-7 E’ la tentazione che con successo il serpente opera ai danni di Adamo ed Eva
Giobbe 1, 6-12 + 2, 1-6 Sono i due momenti in cui “Il Satana” si presenta a Dio insieme agli altri
“figli” e propone una sorta di scommessa per mettere alla prova Giobbe (episodio che Goethe
riprenderà quasi negli stessi termini, presentando l’incontro tra Dio e Mefistofele)
Matteo 4, 1-11 Le tre tentazioni di Gesù dopo i quaranta giorni di digiuno nel deserto. La
narrazione è molto simile in Luca 4, 1-13
Apocalisse 20, 1-10 Prima sconfitta, liberazione e sconfitta definitiva del dragone – serpente –
diavolo
2 TASSO - Gerusalemme Liberata La concezione del poema eroico di Torquato
Tasso, nel riproporre alcuni degli aspetti che erano stati propri dell’epica, introduce
una determinante presenza del divino nel testo. La contrapposizione tra bene e male
diventa in lui, poeta cristiano, quella tra il Dio della Rivelazione e il Demonio che al
suo creatore si è ribellato.
Affinché tale contrasto sia artisticamente realizzato è evidente che entrambi i piani, i
poteri, le entità, devono avere una presentazione compiuta. Indipendentemente dalla
propria fede, Tasso riesce a dare alle forze del male, che a quella fede si oppongono,
una dimensione che, volendo fare intervenire un giudizio di valore, possiamo definire
“bella” (è peraltro evidente che il concetto di “bello”, non solo in Letteratura, richiede
una analisi che in questa sede non è possibile affrontare).
Il male ha in Tasso una propria consistenza o dignità artistica e ciò si materializza in
quel fenomeno che possiamo chiamare “Titanismo”. Lucifero sprofondato
nell’Inferno trova nel ricordo dell’opposizione a Dio motivo di orgoglio, allo stesso
modo in cui i grandi cavalieri pagani incontrano nella morte la sublimazione della
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propria esistenza e, in un certo senso, vanno incontro alla morte non solo accettandola
ma, forse, scegliendola, un po’ come Tasso dice di Argante che “vuol, morendo, non
parer già vinto”.
Testi ai quali fare riferimento in modo prioritario
1 “GERUSALEMME LIBERATA” IV 1-19 Plutone/Lucifero negli inferi chiama a raccolta
tutti i demoni, suoi sudditi, per spronarli a combattere il tentativo cristiano di riconquistare
Gerusalemme. Nel farlo richiama alla memoria la grandezza dell’antico tentativo di opporsi a Dio:
la loro ribellione è stata sconfitta ma si è trattato di un’impresa gloriosa e la gloria di quell’impresa
è eterna.
3 CHRISTOPHER MARLOWE “Il Dottor Faust (la tragica storia del)”
In quella che è forse l’opera più celebre del drammaturgo inglese contemporaneo di
Shakespeare vediamo il primo sviluppo pieno di un tema narrativo (o teatrale) che
avrà fortuna. Il teologo e negromante Faust evoca Mefistofele e per suo tramite
stringe un patto con Lucifero: l’anima in cambio di 24 anni di potere. Il dramma
precipita e si precisa alla scadenza del tempo fissato: la paura diventa in Faust un
terrore sempre più profondo, man mano che le ultime ore del tempo fissato scorrono e
il protagonista è consapevole dello strazio, della disperazione e della dannazione
eterna che lo attendono, perché la Metempsicosi di Pitagora e falsa e per lui non ci
sarà una rinascita.
4 MILTON – “Paradiso Perduto” Milton si è profondamente ispirato a Tasso e il
lamento che l’italiano mette in bocca a Plutone/Lucifero nel IV libro diventa, nel I
libro del Paradise Lost, l’introduzione all’opera, con il bellissimo dialogo tra Satana e
Belzebu, in cui si esprimono la coscienza del compito di fare il male e l’idea della
bellezza della ribellione a Dio, paragonata all’impresa dei Titani. Procedendo nel
poema Milton riesce a superare questa prospettiva del “Titanismo” e lo fa
accentuando quella dimensione che ho chiamato dignità artistica del male. Anche
Milton è un poeta cristiano, anche il suo poema si conclude, coerentemente con la sua
fede, con la prospettiva della vittoria della verità, del cammino che conduce alla
salvezza e alla visione di Dio. Milton però, che è una grande poeta, sa esprimere i
drammi che l’uomo incontra lungo la strada che lo porta alla salvezza, sa esprimere la
forza della seduzione che il male e il peccato possono mostrare, sa mettere in luce la
consapevolezza di chi sceglie di operare il male.
In Dante il peccato e il male sono interni all’uomo, nel senso che sono qualcosa che
egli deve combattere in tutta la sua vita; ma la rappresentazione dei demoni e,
soprattutto di Lucifero, è ripugnante, anche se Dante è consapevole che Lucifero è “il
primo superbo che fu la somma di ogni creatura”. In Milton, e in Tasso prima di lui,
il lettore si trova di fronte al “Principe di questo mondo” che prende la parola: non è
una prospettiva gnostica o manichea, ma è certo una presenza che impone al lettore di
fermarsi a riflettere anche sulle parole in cui il Maligno non rinnega nulla della
ribellione che lo ha condotto nell’Inferno.
Testi ai quali fare riferimento in modo prioritario
LIBRO I (soprattutto v.v. 156 -167 + 192-202 + 251-265) Contiene il citato dialogo tra Satana e
Belzebu
LIBRO IV ( soprattutto 48-56 + 67-78 + 98-105) Satana procede verso l’ Eden per tentare
Adamo ed Eva e il suo lamento è la consapevolezza di portare l’inferno dentro di sé
LIBRO IX (130-157) Satana, dopo aver esitato, si accinge alla tentazione e dice di trovare conforto
nella distruzione
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5 E.HOFFMAN “Gli elisir del diavolo” (1816)
E’ uno tra i più interessanti romanzi del primo Romanticismo e al tempo stesso
un’ottima ripresa del romanzo nero del ‘700. Non abbiamo qui un vero e proprio
patto con il diavolo ma la caduta in una progressiva degenerazione da parte del
protagonista, il frate Medardo, che si è lasciato tentare da un misterioso elisir. Al
tempo stesso il romanzo propone una crescente perdita di identità che vede il
protagonista operare nella ricorrente, enigmatica, presenza di sosia e di personaggi
misteriosi che gli ruotano intorno. C’è anche la presenza, in contrapposizione a
Medardo, di un mondo virtuoso, rappresentato principalmente da Aurelia, donna
giovane e bella e destinata ad una luttuosa fine.
6 J W GOETHE “FAUST” Devo ripetere che a mio avviso il romanzo di
Bulgakov si è ispirato moltissimo all’opera di Goethe e di questo debito è segno
l’epigrafe che apre il testo con la citazione del dialogo tra Faust e Mefistofele: “Tu
dunque chi sei?” - “Una parte di quella forza che opera costantemente il male e vuole
costantemente il bene”. Sul Maestro e Margherita tale influenza si rintraccia
soprattutto nella reciproca legittimazione di bene e male (Jeshua Hanozri e
Woland/Satana) e nel riconoscimento, per così dire, di ambiti di competenza distinti.
Il nome di Margherita è inoltre un debito evidente e il gran ballo di Satana deve
moltissimo alle goethiane notti di Walpurga. Tornando a Goethe, il tema del patto tra
l’uomo e Mefistofele, che si dipana in quest’opera frutto di un lavoro pluridecennale,
man mano che gli anni passano e il lavoro dello scrittore procede, si precisa in fondo
come un’opera a lieto fine, sia perché il diavolo non appare praticamente mai come
figura angosciante, sia perché la giovane donna (Margherita) vittima di Faust, alla
fine si salva, sia, soprattutto, perché la stessa sorte attende il protagonista.
Testi ai quali fare riferimento in modo prioritario
Prologo in cielo: Dio e Mefistofele. Chiarissima la derivazione dal libro di Giobbe v.v. 271-353
Mefistofele parla male degli uomini, dice che vivono male e che vivrebbero meglio se il Signore
non avesse dato loro un barlume di ragione. Dice che si è stancato di tormentarli. La scommessa per
quanto riguarda Faust è vista come opera di una vita. Prima di Bulgakov Goethe presenta
chiaramente l’ interdipendenza di bene e male, elemento che costituisce peraltro una sua profonda
convinzione.
C’è un elemento interessante che tocca prevalentemente l’approfondimento descritto al punto
successivo (Verità e moralità dell’arte). Nella Seconda notte di Valpurga il Poeta viene presentato
come creatore di realtà. A questo riguardo va ribadito quanto sopra indicato tra i temi del romanzo:
la figura e l’opera del Maestro suggestionano profondamente il lettore, il quale si sforza di
interpretare il significato della Storia di Pilato ed il valore che essa riveste nella dialettica tra bene e
male.
7 F. DOSTOEVSKIJ
“I fratelli Karamazov”
Del romanzo di Dostoevskij va preso in attenta considerazione lo straordinario
capitolo che vede Ivan Karamazov protagonista dell’incubo in cui dialoga con il
demonio. Quest’ultimo cerca di convincere Ivan della propria esistenza e il
personaggio reagisce ribattendo che si tratta solo della proiezione della propria
coscienza, o immaginazione, o riflessione. Ma nel momento in cui il dialogo termina
perché Alioscia bussa alla porta e annuncia il suicidio di Smerdiakov, Ivan dice che
ne era già a conoscenza in quanto “lui” glielo aveva detto. Cosa deve pensare il
lettore? Il diavolo esiste davvero nel romanzo? l’incipiente follia di Ivan sta
proiettando per così dire sul muro le proprie allucinazioni? Colui che sta scrivendo il
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capitolo è un narratore onnisciente che osserva Ivan e l’ombra sul muro, oppure è
qualcuno che ha ascoltato quello che i personaggi gli hanno raccontato? E’ evidente
che queste domande non solo non hanno risposta, ma costituiscono di per sé domande
mal poste, forse sciocche. Se le ho esplicitate è per rimarcare come il genio di
Dostoevskij crea una narrazione che moltiplica nella mente del lettore i piani di
riflessione. E’ peraltro evidente che, al di là di questo straordinario capitolo, il
romanzo propone la riflessione sul rapporto tra bene e male, non in senso metafisico,
ma per quello che riguarda la concreta esperienza di vita dei personaggi e le loro
scelte. Dostoevskij, poi, analizza nel profondo la complessità psicologia dei
personaggi, le loro contraddizioni, gli ideali e le depravazioni.
8 T. MANN Il Doctor Faustus
Ritorna il nome di Faust, uno tra i più famosi della Letteratura, che alcune leggende
vedono come originario del Ghetto Ebraico di Praga, quello stesso dal quale pare
nascere il mito del Golem, l’essere artificiale destinato ad alleviare le sofferenze del
popolo. Thomas Mann in questo caso ci racconta la storia di un compositore il cui
patto con il diavolo ha lo scopo di acuire la sensibilità e permettere lo sviluppo di una
straordinaria vena artistica (nel romanzo vista come una composizione musicale
dodecafonica il cui titolo è “Lamentatio doctoris Fausti”). Mentre la esegue per gli
amici, il protagonista Adrian Leverkuen impazzisce. In un modo a mio giudizio un
po’ artificioso Thomas Mann ha voluto presentare in quest’opera del 1947 una sorta
di allegoria della Germania vittima della follia nazista e del disastro della Seconda
Guerra Mondiale.
Seconda ipotesi di incontro
La verità e la moralità dell’arte: il poeta come creatore
Come sopra indicato si tratta solo di una ipotesi di lavoro che non ha condotto ad un
incontro pomeridiano. Essa tocca una parte delle questioni che definiscono l’
epistemologia della Letteratura e le domande di fondo sulla sua funzione. E’
possibile interrogarsi a riguardo partendo dal Maestro e Margherita in quanto il tema
è in esso chiaramente presente; ovviamente il romanzo ha visto la luce in uno
specifico contesto, ovvero la Russia dei primi decenni del Comunismo e, più in
generale, quello delle tensioni culturali e la caduta di certezze determinatesi in
Europa nei primi decenni del Novecento. In tale contesto il ruolo sociale dell’artista è
lontano, molto lontano da quello dei secoli passati. Emblematica, pensando alla
vicenda narrata da Bulgakov, è la condizione del Maestro che è finito in manicomio e
il riconoscimento della cui grandezza è demandato ad una dimensione che nel finale
del romanzo si precisa completamente al di fuori del mondo di Mosca, in cui il
romanzo è ambientato. Eppure, anche se la figura del Maestro è conosciuta da pochi,
anche se la sua opera resterà quasi sepolta tra un numero esiguo di lettori, la
grandezza dell’uno e dell’altra è assolutamente fuori discussione per il lettore che
segue la storia. L’arte appare come uno strumento privilegiato per attingere alla
verità, una verità sfuggente, una verità per pochi, il segno di una frattura con il
mondo. Ma di fronte a questa sorta di confino in cui la Letteratura è relegata l’artista
ha il dovere morale di non accettare compromessi, rifiutando di dare vita a ciò che è
brutto e inadeguato.
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RIFERIMENTI A IL MAESTRO E MARGHERITA
Analizzando questo tema possiamo prendere in considerazione prioritaria alcuni
episodi o questioni che ci interrogano profondamente, sia per comprendere quali
fossero le vere convinzioni di Bulgakov, sia perché gli stimoli che da lui vengono
lasciano una profonda traccia che va ben oltre il suo romanzo:
1) Il Maestro è grande perché ha intuito la realtà (Storia di Pilato) oppure perché
l’ha creata?
2) In manicomio, quando Ivan racconta quello che Satana ha detto dell’incontro di
Pilato e Jeshua, il Maestro esclama: “Oh come avevo indovinato!”
3) Nel primo dialogo tra il Maestro e Ivan, dopo che quest’ultimo a specifica
domanda ha risposto che i testi che scrive sono brutti, il Maestro gli chiede di
non scriverne più ed Ivan accetta, vedendo tale assenso come una sorta di
dovere morale.
4) Poco prima di accomiatarsi da lui, Woland- Satana dice al Maestro: “colui che
(Jeshua) tanto brama di vedere l’eroe da lei inventato (Pilato), or ora messo in
libertà da lei stesso, ha letto il suo romanzo”.
5) In cambio della creazione artistica la società offre il riconoscimento della
pazzia
6) Il giudizio finale per il Maestro (e Margherita), quello che Levi Matteo
comunica a Satana, è meritare un rifugio nella quiete, lontano da ogni cosa.
Sulla base di tali episodi è a mio avviso chiaro il fatto che Bulgakov non ha chiuso
interamente le questioni sollevata ma ha lasciato un grande spazio alla
immaginazione, alla riflessione, alla successiva elaborazione da parte del lettore. Mi
sembra peraltro evidente che lo scrittore crede profondamente a quella che prima ho
definito “verità e moralità dell’arte” e che difende con forza il ruolo dell’artista della
parola.
POSSIBILI COLLEGAMENTI
O Wilde – Il ritratto di Dorian Gray
 La straordinaria e famosissima prefazione ci presenta la visione dell’artista
come “creatore di cose belle”; l’aforistica affermazione finale sull’ inutilità
dell’arte ce ne indica con ogni probabilità lo statuto completamente autonomo
e al tempo stesso la innalza nella considerazione di chi la sa apprezzare.
 Il ritratto eseguito per Dorian Gray è un’opera d’arte sul quale si può vedere la
verità riguardo al personaggio, che nella vita di tutti i giorni sembra
apparentemente immobilizzato in una bellezza immutabile.
L. Pirandello – I Giganti della Montagna
 Il “mago” Cotrone è un creatore; alla specifica domanda “Lei dunque inventa
la realtà?” risponde immediatamente: “Non ho fatto altro nella vita!”
 La villa dove Cotrone vive con gli altri “scalognati” rappresenta un mondo a
sé, unico luogo in cui l’arte può compiutamente vivere.
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R. Queneau “I fiori blu”
 Anche in questo caso ci troviamo in una condizione di sospensione, all’interno
di un mondo sottratto alle regole usuali del tempo e dello spazio. Due
personaggi si cercano per tutto il romanzo e quel loro inseguirsi si materializza
in una serie di sogni. Qual è l’interpretazione più corretta per questo testo o,
per usare le parole di Calvino: “E’ il duca d’Auge che sogna d’essere Cidrolin
o è Cidrolin che sogna d’essere il Duca d’Auge?
I Calvino “Le città invisibili”
 Mentre Marco dipana il suo racconto, le città visitate si materializzano e si
rendono conoscibili; Marco però non parla mai di Venezia, così almeno dice
Kublai Khan, ma Marco risponde che quella città è in tutte le altre che ha
descritto, è la città di cui il veneziano non smette mai di parlare
Terza ipotesi di incontro
Le forme della Satira
Non prendo qui in esame la grande e per così dire archetipica satira di Orazio e
Ariosto, che si muove su un altro livello. Partendo dalle vicende del Maestro, di
Woland e dei suoi servitori, ci appare invece la satira nella sua funzione di dura
contestazione di un mondo che appare corrotto o, quanto meno, degno di essere
oggetto di radicale condanna. Il titolo di questo terzo approfondimento potrebbe
forse, più efficacemente, essere trovato in “La satira sociale e la messa a nudo del
modello esistente”. In fondo cercando nelle maglie della fabula c’è l’imbarazzo della
scelta. Troviamo Berlioz, un faro della cultura moscovita, che non comprende nulla
della situazione in cui si viene a trovare e finisce con la testa tagliata; ci sono gli
esperti di letteratura non si sa se più pretenziosi o insignificanti; c’è la massa della
popolazione di Mosca che insegue i piccoli tornaconti che le bizzarre avventure dei
diavoli sembrano offrire; ci sono i burocrati chiusi nell’ apparente sicurezza del
proprio ruolo e spesso corrotti; c’è anche il potere, che in verità non mostra mai con
precisione il proprio volto, ma fa vedere gli effetti della presenza, inviando in
manicomio tutte le vittime di Woland e dei suoi. Quel mondo falso, meschino,
piccolino, alla fine si ricompatta di nuovo, perché nulla sembra poterlo toccare, e
dopo la partenza di Woland si troverà una spiegazione ufficiale, razionale, a tutti gli
eventi che di razionale non hanno alcunché.
RIFERIMENTI A IL MAESTRO E MARGHERITA
Riguardo a questo tema prenderei in considerazione prevalente:
1) La più volte citata chiusura in manicomio delle persone più disparate, che
rappresenta la mancata risposta alla presenza di quello che non si vuole e non
si è in grado di affrontare.
2) Margherita in volo verso il ballo di Satana sperimenta la propria superiorità su
quel mondo meschino e si diverte: il riso e le beffe a danno dei vecchi nemici
del Maestro sono il segno della superiorità della bellissima donna.
3) Dopo aver servito Margherita e la sua cameriera al ballo di Satana, il grigio
Nikolaj Ivanovic, che vuole ritornare a casa, si fa rilasciare un certificato che lo
giustifichi agli occhi della moglie; per tutta la vita, senza poterlo raccontare a
nessuno, continuerà a rimproverarsi quanto è stato asino a non seguire la sorte
della cameriera di Margherita, che ha ottenuto di diventare una strega.
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4) All’inizio del romanzo, nel bellissimo dialogo del primo capitolo, Woland nel
farsi beffe di Berlioz e Ivan, anticipa e mette a nudo tutte le loro mosse e tutti i
modi in cui cercano illusorie certezze.
5) Nel palazzo che ospita l’appartamento del defunto Berlioz, preso come base da
Woland, gli inquilini e i piccoli funzionari incaricati di mantenere l’ordine si
muovono tra meschini calcoli, tutti protesi ad un tornaconto che appare
particolarmente squallido.
6) A teatro, prima e dopo lo spettacolo di Woland e dei diavoli, i funzionari
amministrativi, gli inservienti, il pubblico, sono di volta in volta presi in giro,
smascherati, ridicolizzati. Anche in questo caso vediamo che gli abitanti di
Mosca presentati nel romanzo, con l’esclusione oltre al Maestro e Margherita e
di pochissime eccezioni, sembrano comparire solo per mostrare la propria
inferiorità rispetto all’unico mondo che conta e che alla fine sembra
abbandonare Mosca alla propria mancanza di significato.
POSSIBILI COLLEGAMENTI
Petronio – Il Satyricon
Il mondo antico ci offre l’imbarazzo della scelta. Si può parlare della Satira Menippea
e dell’opera di Luciano, della durezza nella polemica di Persio e Giovenale. A me
peraltro in questo caso vengono soprattutto in mente alcuni spunti del Satyricon: la
parodia delle declamazioni e del poema epico; la condanna e la presa di distanza dal
mondo dei liberti; la messa a nudo della meschinità degli abitanti di Crotone.
F. Rabelais “Gargantua e Pantagruele”
Il sottotitolo per l’inserimento di quest’opera nel percorso ipotizzato potrebbe essere
“Contro dogmatismo e aristotelismo”. In effetti il testo di Rabelais può essere di
grande utilità per i collegamenti con il “Maestro” ma è talmente complesso da
meritare un intero incontro pomeridiano per la sua presentazione
M. Bulgakov “Vita del signor di Moliere”
Si tratta di un’opera per così dire “minore” di Bulgakov e più che un romanzo è una
vera e propria ricostruzione biografica in cui viene messo in luce soprattutto il
periodo dell’elaborazione del “Tartufo”. Mentre Moliere lavorava alla commedia,
sulla base di quello che trapelava del lavoro c’erano grandi contrasti e proteste per
questo allestimento; Moliere non si sentiva sicuro, nonostante il rapporto di stima che
si era determinato tra il Re Sole e lui. Ecco dunque che nel finale della commedia
viene operata una sorta di autocensura, quando con un colpo di scena l’ufficiale
giudiziario porta in prigione un Tartufo che sembrava già aver trionfato. Bulgakov fa
dire a Moliere che la critica e la satira sociale di quasi cinque atti è stata talmente
esplicita che non c’è bisogno di spingersi oltre e si può, dunque, lasciare spazio all’
encomiastica e cortigiana esaltazione della previdenza del Re.
J. Swift “I viaggi di Gulliver”
Altra opera che offre numerosissimi spunti al presente discorso, in tutte e quattro le
parti che raccontano i viaggi del protagonista. Mi vengono soprattutto in mente
alcune annotazioni sul soggiorno tra i giganti, ma davvero c’è l’imbarazzo della
scelta.
L.F. Celine “Viaggio al termine della notte”
Da notare soprattutto gli straordinari capitoli iniziali in cui Celine mette a nudo
l’insensatezza della Guerra e dei comportamenti prevalenti che gli uomini assumono
di fronte ad essa. La critica del perbenismo borghese è inoltre spesso evidente nel
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romanzo; per illustrarla sceglierei di seguire le vicende del protagonista a bordo della
nave che lo sta conducendo in Africa, quando riesce a salvare la vita solo mettendosi
a recitare la parte del patriota.
A. Huxley “Il mondo nuovo” – J. Orwell “1984”
In effetti queste due opere potrebbero offrire lo spunto per un percorso specifico
centrato sulla profetica contestazione del mondo prossimo venturo. Da una parte
abbiamo infatti il trionfo dell’ingegneria genetica e la disumanizzazione delle masse;
dall’altra abbiamo un assoluto controllo dell’informazione e dei modi di procurarsi
ogni sorta di notizie su tutti gli esseri umani. Riconosco però che il registro stilistico
di entrambi i romanzi è piuttosto lontano dalla satira: le vicende immaginate
introducono ambienti nei quali non si scorge alcuna speranza e in fondo cessa ogni
stimolo a sorridere delle debolezze umane.
H. Boell “Opinioni di un clown” “Foto di gruppo con signora”
Nelle opere di Boell, invece, nonostante i feroci attacchi alla società tedesca del
secondo dopoguerra, si può tornare a sorridere e talora a ridere. Boell inoltre mette
perfettamente in luce l’effetto straniante che i personaggi eccentrici ed i loro
comportamenti insoliti ed imprevedibili hanno di fronte al perbenismo borghese che
è, mi pare, il suo obiettivo polemico più evidente.
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