GASPARE CALI` RASSEGNA STAMPA E RECENSIONI

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GASPARE CALI` RASSEGNA STAMPA E RECENSIONI
GASPARE CALI’
RASSEGNA STAMPA
E RECENSIONI
..Ci limitiamo ad analizzare gli studi sottopostici sotto il profilo grafo-estetico. Vediamo
così che il pittore tratta l’arte grafica come una delle tante soluzioni per i problemi
di linguaggio e di significato aperte all’espressione artistica contemporanea. Il fine
dell’artista è tradurre la dinamica degli avvenimenti in un visibile alfabeto di gesti
estremi, per rendere percepibile l’essenza di un fatto o di una situazione. Il semplice
linguaggio delle forme e gli aspri contrasti tra piani e linee, conferiscono ai suoi disegni
la capacità di rappresentare l’essenza di una situazione umana, riassumendola in simboli
grafici.....
Nino e Silvio Gregari ‘80
…..Il Calì ha penetrato dalle più varie direzioni il campo figurativo riuscendo tuttavia
a non disperdere l’unità della propria ispirazione e gli accenti fondamentali a proposito
della quale si é parlato di “Fictiones”. Il cubismo, l’astrattismo il realismo di ritorno,
ma soprattutto - diremmo - un simbolismo che si accentua nei temi più legati alla
problematica del Sud, giocano e si alternano nell’arte del Calì, spesso sommandosi
fino a raggiungere una ricchezza coloristica e tematica degna di un notevolissimo
impegno…..
Giorgio Mancini ‘81
Gaspare Calì è un professore di … presso il liceo artistico statale di Busto Arsizio, ma non
è la sola arte figurativa, in cui vanta pregevoli opere, a destare i suoi interessi.
Giacchè egli ama anche la letteratura e, come gli antichi autori greci della sua Sicilia bella
e solitaria, predilige la lirica contemporanea, in cui si inseriscono le brevi ma significative
poesie che qui presentiamo.
Il ricordo passato vibrante di delicate tensioni psicologiche, o la descrizione d’un aspetto
della natura: ecco le principali caratteristiche di questo autore la cui bella terra si affaccia su
un mare che è mare di artisti, da Omero a Foscolo, se proprio quest’ultimo ebbe a dire nella
nota bellissima ode:
“e se il notturno zefiro,
blando sui flutti spira,
suonano i liti un lamentar di lira”
Ma noi auguriamo che le liriche, che qui abbiamo il piacere di presentare, costituiscano
per l’amico autore un inizio; ed è per tanto con vero cuore che raccomandandole ai lettori
aggiungano da ultimo un sincerissimo “ad majora”.
Michelangelo Pepe ‘81
… Osserviamo ora i prodotti della terza maniera (quella che abbiamo chiamato
“all’astrattesca”). Ricordiamo che, dietro questo modo di dire, abbiamo inteso significare un
momento di particolare travaglio dell’arte moderna, una specie di redde rationem dal quale
essa deve ancora uscire. Ora l’artista sa che il contenuto dell’opera è soltanto l’arte ma, a forza
di negazioni, non identifica quest’arte in modo oggettivo: questo è il suo travaglio. Travaglio
che, portato in una scuola d’arte nata con intenti decorativi, induce importanti modi reattivi,
assai chiaramente leggibili e, secondo me, illuminanti …
… La figura 55 mostra un dipinto ad olio su pressato di Calì (1967) che sposta decisamente
tutti i propri interessi sul piano della tela gessata, lavorando anche la superficie secca con
solchi che entrano in composizione con le pennellate e mirando a ricerche simili a quelle di
Schultze o di Turcato: ed è, forse, la composizione più autonoma di tutta la scuola in questo
periodo …
Alessandro Giannini ‘83
... La sua fresca e spontanea linea pittorica ci riporta spesso in un’atmosfera profonda e
suggestiva, i suoi toni caldi e quasi velati di malinconia danno un senso di tenui sensazioni,
esperimenti sempre eloquenza e bellezza…
… di lui ci piace sottolineare la sua pittura drammatica, pervasa di malinconia, con toni cupi
e senza scampo, nata quasi da un’ansia tipica dei giovani di oggi…
… mi onorano ed accompagnano all’inaugurazione di questo microcosmo, l’arte e le opere di
un caro amico “Gaspare Calì”, un artista tra i più sensibili e promettenti, che fin da giovanissimo
ha avuto premi e segnalazioni in varie mostre a carattere regionale e nazionale.
La sua è un’ arte permeata quasi da una sottile malinconia, un passare lieve dai paesaggi
assolati e solitari delle nostre contrade, ai tumuli intimi e vibranti dell’essere, esternati da volti
tragici e antichi; fino alla vigoria di un ambiente millenario prettamente isolano, attraverso il
lutto degli scialli e le lacrime amare di una terra pregna di passionalità.
Un iter quanto mai interessante che si sviluppa in un’atmosfera luminosa e che ha tutto un
suo inconfondibile stile.
La sua pittura forte di dramma inquietante, si trasforma in espressività sempre più libera
sicchè colori e segni assumono uno slancio vitale. Ne è tangibile segno “Le pie donne” intrisa
di aspra immediatezza in cui l’uomo, la donna, il paesaggio sono il motivo dominante.
Per questa sua interessante esposizione, da me e da tutti quelli che lo conoscono, un augurio
sincero per un suo brillante avvenire.
Gino Di Frenna ‘71
La mostra desta un certo interesse ed approvazione dove si può gustare in un mondo
figurativo nuovo, di ricerca e di studio ciò che sa di nostrano in una sintesi evolutiva e pittorica
di tutto quello che potrà essere lo spirito ed il reale di domani…
… la mostra presenta un mondo pittorico alquanto rinnovato, studi sul paesaggio, sulla
figura e sui volti femminili e con particolare riguardo alla donna siciliana, in ogni aspetto: visi
rabbiosi, dolci, tristi, amorosi, solidi, determinanti, malinconici, turbolenti ed arcigni.
Nello spirito del pittore si agita con tanta ansia ed immaginazione il senso creativo di qual
cosa nuova ed originale che piano piano tende a maturarsi e sprigionandosi con una certa
nostalgia e forza lungo il sentiero dell’arcano e della creatività inventiva.
Il giovane artista attualmente vive, insegna ed opera a Busto Arsizio in via Libia, 13/d.
Ferdinado V° Sigona ‘81
Roma, 16/2/71
Caro Calì,
l’immagine dei girasoli che richiamavi alla mia memoria, è per me pregnante di nostalgia.
Con essa, tutto ciò che ne è contorno, persino il lato d’ombra di quella nostra realtà isolana,
squinternata e impetuosa, di Marzamemi, di Pachino di quel mare “colto” della sua luce bianca
avvolgente ogni cosa, coatta e tuttavia ammalata d’infinito, come l’anima che essa lambisce.
Con questo corredo di memoria, ritrovo i tuoi numerosi disegni mostratimi a Cava d’Aliga.
Sono essi stessi memoria, fusi in un unico impasto di forme e di sentimenti, intriso della stessa
luce e del suo contrario: quel lato d’ombra appunto, dove risiede il nucleo immaginativo e
libertario della tua necessità espressiva.
Molti auguri per la mostra e il lavoro futuro.
Piero Guccione
CALI’ , UNA VOCE NUOVA E INQUIETANTE
Posso reputarmi fortunato perché ho potuto ammirare le ultime sedici tempere di Gaspare
Calì.
A parte il fatto che i quadri andranno prossimamente ad una mostra in Roma su interessamento
di Guccione (saranno presentati in catalogo da Nello Saito); una componente strana della
personalità di Calì, è che si vuole liberare sempre molto presto dei suoi lavori. Generalmente
l’artista ha vivo il senso di possesso dell’opera perché è una sua creatura, ma Calì se ne libera
perché non vuole essere condizionato e vuole partire quasi da zero con spirito libero e nuovo.
Però non se ne libera con faciloneria, si preoccupa molto della destinazione dei suoi quadri;
come un padre amoroso, vuol sapere dove vanno i suoi figli. Certo lo può fare perché, essendo
molto richiesto vende e le sue quotazioni sono buone.
Le sedici tempere sono del ’72, ma sono maturate nel tempo; se si considera che già nel
periodo “Vizzini o delle donne siciliane”, dove Calì canta appassionatamente queste nostre
meravigliose statuarie donne combattute tra atavici tabù e legittime aspirazione e bisogni
umani, ci sono chiari segni premonitori, per i larghi spazi introdotti e il colore sempre più
attenuato e uniformemente tonale, dell’ultimo periodo.
Sono piani piatti e taglienti che contrastano con scorci di un paesaggio ancora integro. La
capacità di sintesi, ricercata sin dalle primissime opere, distingue l’artista di razza ed evidenzia
i concetti.
Inquietante la nuova tematica di Calì, perché propone all’uomo di porsi dinnanzi a se stesso,
di vedere i suoi errori, di capire una volta per tutte che sta autodistruggendo sé con la natura.
Eppure non si direbbe, ad una prima ed istintiva visione delle tempere, che Gaspare Calì canti
un dramma. Forse nemmeno lui si rende conto di quanto a fondo abbia scavato nell’attuale
situazione umana, perché a volte molte sensazioni dell’artista rimangono allo stato inconscio.
Sono sensazioni recepite da un’anima particolarmente sensibile, quasi ad insaputa. Per questo
il concetto stesso di peccato si infrange sull’artista, perché costui diventa espressione di un
tempo e strumento della volontà divina.
Là dove i piani larghi e fuggenti possono richiamare ingannevoli sensazioni di serenità, c’è
tutta la solitudine dell’uomo d’oggi: meccanizzato, autosufficiente, progredito, asettico,ma
terribilmente solo perché sta perdendo definitivamente la sua umanità.
I cieli infiniti, che pur ricordano i quieti cieli veneti, nel contesto dell’opera sono un severo
ammonimento per quest’uomo sperduto.
Lo stesso colore concorre all’inganno: colori tenui,celeste giallo verde grigio rosa, inducono
a una visione di pace quasi idilliaca;ma è qui che l’artista scaglia la maggiore accusa all’uomo:
la falsa serenità espressa dal colore è l’impotenza della natura alla nefasta opera distruttrice.
Il nostro è un falso benessere, se, per ottenerlo, distruggiamo ciò che Dio ha creato. Se
distruggiamo, in un’ultima analisi, ciò che serve alla nostra sopravvivenza. Magari noi
potremmo ancora vivere in questo falso paradiso, ma i nostri nipoti rischiano la morte.
Viene da pensare che anche “il deserto muore”, se i pochi alberi cadono distrutti dalla siccità
e gli animali vi si estinguono. E il deserto morto avanza, perché il fenomeno è irreversibile.
Come avanza inesorabile nelle tempere di Calì, con la stasi della morte. Stasi che si identifica
con la falsa sensazione di quiete.
Anche il mare muore, parafrasando Lorca; ma il mare muore veramente, avvelenato con
tutte le sue meravigliose irripetibili creature. Questo mare nostro così ricco di colore, di vita,
, Calì lo vede come rischia di diventare: una massa piatta, inerte,morta dove una barca è solo
il relitto dell’anima umana.
Il paesaggio relegato in un angolo, o che affiora appena in lontananza, è compresso, inquinato,
distrutto dai nuovi falsi miti.
È una massa di cemento che avanza, soffocandoci. Sono mostri di ferro che sfuggono e
crescono a dismisura, attanagliandoci.
A ben vedere, quella natura che Calì ha nascosto, quasi a voler salvare, ci svela ancora le
sue bellezze con i colori armoniosamente accostati: ma sono le ultime bellezze, se l’uomo non
ritrova se stesso e non ama teneramente, come gli artisti amano, le cose che Dio ha creato.
Ma Calì non parte dal fatto sociale, che un vero pittore non potrebbe; vi arriva attraverso una
maturazione lenta dove s’incontrano felicemente idea e tecnica, colore e forma.
Per questo incontro felice, Calì è una voce nuova perché autentica e originale. Ma è una voce
inquietante per quanti, come me, credono in Dio , amano la natura e vogliono ancora sperare.
Salvatore Cagliola ‘73
Ripercorrendo, dagli inizi, dal ‘61, tutta la ventennale esperienza pittorica (inconscia
oppure, a volte, didatticamente conscia di Gaspare Calì, gli elementi del suo universo e le
strade del suo cammino si presentano, a mano a mano, nel tempo, così definibili:
a) c’é in lui dapprima una ricchezza di interessi, filtrata negli anni (penso) della sua
“educazione”, in un’aria che si allarga da Cézanne ai cubisti, da Mondrian (nella partenza
“naturalistica”) a Carrà, con tocchi fuggevoli di simpatia per i messicani e per la pop art... o
addirittura qualche riferimento scolasticamente colto (Paolo Uccello, Masaccio ...).
b) La figura stenta ad apparire. Solo a volte fa qualche apparizione timida (un volto di donna
velato, in lutto o nella Tradizione) oppure qualche solenne apparizione di tipo “murale” o
“epico” (compreso un Jimi Hendrix...).
La natura, invece, si distende o si contrae, si fa materia o simbolo, si illumina o si incupisce,
ma sempre predomina e vince.
c) Quando, prepotente, il Sud diventa l’emblema numero uno di tutto l’immaginario di Cali,
allora la figura umana prorompe, a tutti i livelli, secondo tutte le letture: i volti spaziano dai
grumi di rabbia a un tipo di dolcezza dura e decisa; le grandi donne velate s’innalzano allo
“stile sublime” della retorica classica; le ultime teste femminili vengono tirate e contratte,
senza che nulla perdano a significare coscienza assoluta di sé.
d) Il Nord (nella serie dei quadri “multipli”: il quadro dentro il quadro, dai Fiamminghi a
Magritte...) ha poco spazio, in ogni senso. I pochi segni “settentrionali” di Calì diventano
freddamente e consumisticamente sarcastici. Un piccolo accenno di fusione dei due mondi
(donna in bikini con manto nero...) sembra inscritto in una prigione plurima.
Le immagini “familiari sono l’unica difesa da un mondo che, emotivamente, é estraneo
all’autore.
Dove va la pittura dl Cali? Conquistatasi ormai una “scrittura” (anche nell’incisione),
formatosi un inconfondibile dizionario di segni; il pittore va verso l’unica “arte”possibile
oggi: la variazione infinita (le continue “fictiones” borgesiane) di quel tanto di immaginario,
che egli riesca a coagulare dentro la propria anima, chiusa dalle mura ma nostalgica di
aperture e di misteri, di sole e di mare, di poemi e di “invenzioni”.
Giancarlo Castelli ‘80
AUTENTICITA’ DI MESSAGGI NELLE METAFORE
CROMATICHE DEL PITTORE G. CALI’.
Ho visitato la PERSONALE del Pittore G. Calì, il 26 dicembre scorso, nei locali della
Biblioteca Comunale di Avola, e sono rimasto dichiaratamente ispirato dalla non comune
creatività artistica dell’Autore.
Nelle tele esposte - un prolungato vibrare di geometriche delicate atmosfere, in variegate
formulazioni policrome - ho “letto” dinamiche stratificazioni biografiche e sedimentati. assunti
emergenti dalla sua ricchissima intensità umana.
In ogni quadro la doppia figurazione, in una riproposizione mai con i segni dell’ossessività,
di donne in atteggiamenti evocanti immagini di vita. e di passione immerse in contesti di
multanimi immutabili realtà. Atteggiamenti di diversa e personale interpretazione i cui messaggi
si tramutano in un linguaggio metaforico che veicola riecheggiamenti di ansiosi vagabondaggi,
di malinconiche ambivalenze, in un dipanarsi di agili scenografie, di esuberanze contemplative,
in un inedito repertorio di incontri e di separazioni, sul filo della tensione costante. E l’anima
delle figure e dell’autore tutt’uno con i paesaggi, in un concento di armonia. e di suggestione,
in una congiunta trepidazione di attesa.
La “lettura” di un quadro, di una scultura, di un componimento poetico, di un brano musicale
è impresa ardua; 1’elaborazione lirica di un artista, spesso, non é facile decifrabilità.
E poiché é un suo personale rapporto con l’arte, generato e vissuto in infrenate ribellioni o
in misurate razionalità, tutto diviene per Lui intuizione immediata e univoca trasumanazione
che esplode dalla molteplicità delle sue esperienze.
Dico questo perché quello che ho “letto” può non coincidere con ciò che l’Autore ha
inteso comunicare all’atto della sua creazione, poiché Egli ha dipinto secondando il suo alito
interiore.
Ma tant’è, l’arte è questa: ineffabile onda d’accensione, massa pulsante, flusso lievitativo.
E la soggettività dell’interpretazione. nella sua liberazione critica nobilita la valenza del
pensiero divergente che non accetta realtà museificate e, pur cogliendo o cercando di cogliere
le antitesi che non mancano mai nel cuore dell’artista, inoltrandosi nel tramato labirinto delle
idee, n e p r o d u c e u n a sua, la cavalca, e correndo sulle ali della fantasia dà testimonianza di
immaginario al proprio modo di intendere e di muoversi nel fantastico mondo dei simboli, dei
segni, e dei colori.
Il Maestro Gaspare Cali offre e affida ai “lettori” delle sue opere un superbo serrato ventaglio
di interpretazioni: senso di solitudine, lacerazione di vane attese, nenie di sofferenze, insistenze
affettive, accenti di separazioni; il tutto in una personalissima metrica di pennellate captanti
immagini fortemente commotive .
Lo scopo l’ha sicuramente raggiunto l’arte deve commuovere, deve turbare, deve coinvolgere.
Se no, avrebbe valore solo per l’artista. Ed io che sono rimasto commosso e contagiato dal suo
messaggio, gli dico: “Grazie!”.
O. Di Rosa ‘95
1 ottobre 1998
Non conosco da molto Gaspare Calì, ci siamo incontrati in una calda, assolata e faticosa
giornata di luglio e man mano che si apriva al dialogo veniva fuori la sua passione, la pittura,
che é anche la mia passione. La prima discussione é nata sul concetto di processo creativo
che da sempre é stato motivo di grande ammirazione, meraviglia, curiosità, atavico istinto di
proliferare per assicurare la continuità della specie e l’ artista crea per poter lasciare una parte
di sé nel futuro. Ma per Calì il processo educativo é un “sogno che diventa realtà”.
Sono andata a trovarlo nella sua circa, direi quasi un covo, tanto é difficile arrivarci e qui,
i suoi quadri, la serie “Donne del sud” mi ha conquistato, rivelandomi un pittore sensibile
e attento osservatore della realtà che, proprio nelle “Donne del sud” sa cogliere gli aspetti
modificati del nostro mondo con uno sguardo rivolto al passato, alla tradizione, alla nostra
memoria di “Donne del sud”.
Gaspare, che é in continuo evolversi ma quasi in contrasto, rompendo con i temi precedenti,
rivela, nella nuova produzione, le passioni, angosce e deliri che premono dal profondo
dell’animo, per portare alla luce, il colore della luce, rubata al giorno, cogliendone l’essenza
più vera, più pura, libero di reinterpretare in nuove partiture decorative i colori vivacissimi
dell’estate. il verde brillante dell’erba, il rosso violaceo della buganvillea, il giallo solare della
sabbia.
Il messaggio dei macchiaioli, prima, e della corrente dei nuovi-nuovi, credo di averlo
avvertito al primo sguardo e tutto ciò mi conferma che Calì, pittore attento e raffinato, ha fatta
tesoro dell’esperienza dei grandi introiettando lo stato di riflessione critica, particolarmente
sviluppata in Italia, individuata nel cosiddetto “Citazionismo”; che tenta di riallacciare il
legame tra modernità e passato.
Gaspare Cali, pittore anche informale, emerge con una pittura edonistica che si offre come
puro piacere per la vista e ama cimentarsi usando materiali vari, poveri, e che sembrano
deperibili, in esperienze nuove con pennellate antiche, e nei tratti “semplici” nasce 1 artista
che si spoglia dal controllo della coscienza quasi volesse “tornar bambino” per guardar con
occhi puri tutto ciò che lo circonda, per carpire alla natura la sua bellezza e fare desiderare a
noi, attraverso le sue opere, di immergerci in Lei, quasi novelli Pan.
Dico “grazie” a Gaspare Calì di avermi dato, per prima, ammirando i suoi colori, le pennellate,
il desiderio di tuffarmi nella sua luce-quadro-natura, per assaporare il ricordo del “fanciullino”
che anelo a ritrovare.
Caramente Maria Anna Pastorella
Una pittura che esprime la vita profonda della natura che affiora e si spande nel variare di
tutti i soggetti colti nell’attimo lirico di crescita incantata. Dalla figura al paesaggio, la sua
sensibilitá solare si risolve in un rigore formale dell’intonazione dei colori, di contrasti in
un perfetto equilibrio delle modulazioni della pennellata, sul giusto rapporto tra gli spazi.
Così nell’opera di Gaspare Calì, dal titolo “Bouganville”, il fiore è centrale nel suo rosso
incandescente circondato dal verde nelle varie tonalitá e su cui si espandono, a raggera, i rami
della pianta. Notevole questa impostazione, se pur particolare del quadro, che permette solidità
a tutta l’opera. In questa inquadratura di spazi e di colori, tutto è caldo, tutta é impressione,
tutta è qualità realizzata attraverso una pennellata che scioglie nella morbidezza di un colore,
che si dilata negli spazi creando poesia e candore.
Un linguaggio fatto di cultura e di amore, quello di Gaspare Calì, per un mondo presente e
attuale, un mondo mediterraneo nel senso di un legame stretto a questa tradizione, sorretto
da un acuto mestiere ed autentiche emozioni, imponendo equilibrio e simmetria che rendono
radiosa la visione e tutta l’opera di Calì Gaspare...
Giorgio Falossi ‘99
LE SINTESI CROMATICHE DI GASPARE CALI’
Siracusa, 15 novembre 1999
L’opera del nostro artista isolano, riscopre le caratteristiche di una realtà cromatica carica di
intimità e pastosa “macchia”.Calí, dall’esperienza iniziale, il “Gruppo ‘61 “, dove i chiari
riferimenti lo ricordano ad una terra natia, oggi nella sua realtà contemporanea indaga in una
sintesi tecnica e pittorica, tematica e iconologica. Sicuramente la notevole esperienza con il
pubblico, l’attenta osservazione della realtà esterna ha permesso a Calí di ottenere “frammenti
di qualità paesaggistica”, anzi a volte metafisici.
Le azzurre veritá marine solcate da un ipotetico raggio virtuale, orizzontali macchie che
evocano navigazioni lontane, una sintesi energica ed evocativa, una realtà conosciuta e quindi
“sublimata”.1 suoi “ritratti” indicano un ricordo alle geometrie essenziali della “maschera”
messaggi lontani nella storia, nelle terre dimenticate, ma carica di cultura, la sintesi cromatica
quasi tribale e picassiana, che permette al nostro artista di coinvolgere lo spettatore attento
in una realtá mistica e surreale. La sua “religiosità umana” dove i colori assumono valori
simbolici, mostrano tagli inusuali, corposità monumentali, figure cristologiche dalle sintesi
quasi monocrome dove é insita una realtá ultra terrena.
Gaspare Calì nel suo percorso artistico, dalle sue isole alle sintesi contemporanee perchè dalla
sua grande esperienza invita ad una riflessione tematica e iconografica, del nuovo millennio,
suscita curiosità ed interesse.
Michele Romano
La ricerca di Gaspare Calì che si rifà di classici
Ha la trama di un romanzo d’appendice la vita del pachinese Gaspare Calì che l’ha, di fatti,
travasata, in un libro dimemorie autobiografiche, risalente agli anni ottanta, in titolato «Dalla
realtá alla pura follia», di cui sta redigendo la seconda parte. Scrittore, compositore musicale,
poeta, il volto più conosciuto del balzano artista «completo» è, senza alcun dubbia, quello di
pittore.
Contemporaneo provinciale, è riuscito a catalizzare sulla sua opera la «Buganvillea»
l’attenzione della casa editrice milanese Il Quadrato che, in un’audiocassetta di critica artistica,
lo ha menzionato (racconta almeno lui) encomiasticamente. Calì ama collaudare le tecniche
delle varie correnti e nella sua silloge d’immagini pulviscolari, paesaggi macchiati, deflagrazioni
tonali, intrichi segnici, sono percepibili gli influssi prevaricanti dell’impressionismo francese.
Nelle vaporose panoramiche marine, angoli pittoreschi di spiagge sabbiose, scogliere
frastagliate, baluardi d’antiche dimore e tonnare, l’effetto di palpitazione luminosa, ottenuta
con tocchi cromatici irregolari e trasparenze, sublima la realtà, rendendola in alcuni punti,
perfino, metafisica. Le sue sono vibranti sintesi , d’elementi desunti dall’osservazione diretta
dei capolavori di Camille Pissarro, Alfred Sisley, Claude Monet, Edgar Degas, a quest’ultimo
Calì riferisce, in particolare, i turchesi dei tutú delle « Danseuses bleuses»; del 1890, per farne
cielo o mare, secondo l’istigazione sensoriale contingente. La natura dalle gradazioni ardenti
della Sicilia, la macchia mediterranea, le cristalline acque di Portopalo di Capo Passero lo
incantano, invitandolo a rappresentarle sulla tela.
«La natura è di per
se stessa un’opera d’arte - dice, in armonia con l’affermazione di Northrop Frye “La natura
è dentro l’arte come suo contenuto, non al di fuori come modello”-. La mano dell’uomo può
soltanto arricchirla o modificarla. Ciò che è più difficile, ed in questo consiste il mio obiettivo,
è descrivere con i pennelli la suggestione che la sua grandiosità, i suoi misteri universali
provocano all’esecutore. La ripresa minuziosa, eccessivamente realistica, dei componenti
paesaggistici non m’interessa, perché il finito suscita l’ammirazione degli imbecilli, che
ignorano le difficoltá
di immortalare il fuggevole» precisa il pittore.
La figurazione ancestrale di Calì riecheggia quella di Paul Cézanne, che voleva fare della
sua tecnica, inno alla libertà del colore puro a vantaggio di una sapiente costruzione plastica,
«qualcosa di solido e duraturo come l’arte dei musei».« I professori quando frequentavo il
biennio all’Istituto d’arte, nel valutare uno dei miei bozzetti m’imputarono una copiatura delle
opere del grande maestro, di cui io ignoravo, nella carenza nozionistica dovuta alla giovane età,
addirittura l’esistenza - racconta -. Avevo tracciato le immagini basandomi sull’istinto e non
certo ricalcandone lo stile; evidentemente la mia ispirazione è sempre stata di qualità». I suoi
ritratti, affioranti dal gioco, senza interruzioni né sbavature, di linee continue marcate, indicano,
secondo il critico Michele Romano che ha curato la prefazione di un’antologia in fase di
stampa, un ricordo delle maschere tribali. L’artista il prossimo gennaio 2001 inaugurerà presso
il Palazzo regionale di Ragusa la mostra personale itinerante «Torrefano, i miei silenzi».
Mascia Quadarella ‘80
GASPARE CALI’, OVVERO LE DIAFANOCROMIE DI TORREFANO
L’opera di Gaspare Calì, al di là di qualsiasi neologismo pittorico che può attivare, se relazionata agli
storici movimenti degli - ismi, si caratterizza, per l’affermazione di una indiscussa qualità: la particolare resa
della luce. A mio avviso, i transiti dei suoi modelli sono talmente vasti, complessi e repentini; da rendere
difficile 1’ individuazione di precise fonti iconografiche. Forse a ragione, egli stesso vi vuole sfuggire,
tutto dedito com’è alla sua prima, preoccupazione: la luce, o meglio, il modo con cui questa viene rapita
dalla materia del colore, Calì la rarefà, riabilitandola, in tal modo, ad altra vita: quella fatta di esperienze
emotive ed intellettuali, vissute nelle e per le gioie del colore. Di questo, è come se, consapevole della sua
materica caducità, ne facesse un investimento spirituale e, in virtù del quale, ci s’aspettasse un riscatto;
una purificazione - li trova sempre nelle melodie del colore e dei loro rapporti compositivi. Colori, i suoi
che hanno la qualità di non esibirsi in “acuti”, ma di dipanarsi in vaste campiture dalle forti vibrazioni
luministiche. Colori, quelli di Calì che inibiscono, sul nascere, qualsiasi banale tentativo narrativo. Sono
questi che rendono “poetici” i soggetti. Non avviene mai il contrario: un ‘altra grande qualità di Cali. Ogni
piccolo suggerimento descrittivo é solo poco più di un espediente pur sempre necessario affinché si affermino i
colori “diafani” di Torrefano, lì dove riposano i suoi silenzi. Così, paesaggi marini, nudi femminili e soggetti
campestri, vengono proiettati in una nuova sfera “romantica”, non certo per le innegabili analogie dei suoi
temi con quelli di una natura tradizionalmente intesa nell’accezione goethiana del termine. La pittura di Cali
si può definire “romantica” pei il manifesto compiacimento ad una “commossa” partecipazione alle gioie di
una natura quella mediterranea, che si lascia penetrare da intense iridescenze tali da renderla quasi irreale e
sospesa nel tempo.
La pratica pittorica di Gaspare Calì, viene assunta come un flusso che trascina in sè il lento sedimentarsi
degli stadi emozionali, mnemonici e minimali che si identificano in un originalissimo linguaggio invitante
a coglierne, in continua meditazione, i suoi silenzi.
Pietro Campanelli ‘01
“Vele nelle geometrie dell’Infinito”
Per la mostra personale di Gaspare Calì, “Vele sul mare”
Gran bella tappa - “Vele sul mare” - lungo l’itinerario - più che quarantennale ormai - dentro
la pittura, dal figurativo all’astratto, alla geometria dei colori, dapprima con gli influssi e la
sperimentazione degli stilemi del bel dipingere e delle avanguardie del Novecento, e via via in
maniera sempre più personale e affrancata; da costituire un a sé nella stessa scuola del paesaggio
pechinese cui pure gli esordi lo apparentano, e poi- nel “paesaggio” della pittura. italiana toutcourt, la preziosa personale che Gaspare Calì inaugura sul tema appena espresso, giostrando
á leitmotiv gli elementi essenziali del paesaggio siciliano, il Mare e il Cielo, con vele latine e
scafi, alberi maestri di barche che non sono né caicchi né speronare né tozze imbarcazioni di
mattanza, ma solo metafora dell’andar per mare, dello sconfinamento negli oceani della Luce.
Un’essenzialità della rappresentazione - composta per macchie di colore e sentimento del
paesaggio, “fabulazione” di impervie geometrie della luce e quieto dispiegamento delle ombre
- che per la rarefazione degli elementi, l’incisiva linearità della rappresentazione - fino al limite
d’imbrigliamento della creatività più esplosiva nel rigore del gioco a levare - lo apparenta a
certa ricerca del nitore e della limpidezza, degli elementi essenziali dell’eternità del paesaggio
siciliano sottratto alle contaminazioni spurie del progresso, di certa grafica di Piero Guccione,
cui di suo, Gaspare Calì, fonde quella ricerca di armonie dell’insieme che tanto tentò Paul Klee
verso la: musicalità della composizione pittorica.
Quattordici opere e sedici bozzetti in quattro riquadri, a far trenta immagini che compongono
e scompongono la smania dell’occhio verso l’Infinito - forse provata dalle alture dell’eremo
dello studio costruito nel pizzo più alto di Torrefano - dove lo sguardo davvero può smaniare,
nei giorni di quiete, di limpida agonia del mare sotto la sferza delle calure dello scirocco, fino
agli orizzonti che segnano il confine di Grecia o il
limite delle Arabie. Mare e vele, o meglio, -”Vele sul mare”; come metafora di una poetica
pittorica che cerca - e con squisita sapienza pittorica. trova - il darsi uguale e mutevole della.
natura marina, ora sotto il quieto flusso degli zefiri ora sotto l’influsso più ruinoso del maestrale.
E sono tele, quelle che Gaspare Calì espone in questa ennesima personale, dove una mano
magistralmente temperata al segno pittorico plasma e domina la materia, esprimendo una
straordinaria quiete interiore, senza l’assillo di voler stupire, senza dover dimostrare la sua
perizia d’artista impressionista, ma come esercizio di liricità tutta dettata dai moti interiori
dell’animo, che si ritrova, nel biancore delle vele, nelle variegate risonanze dei cristallini delle
acque, come espressionismo sonoro, di densa tempra musicale. Con lievi pennellate - d’acrilico
o di tempera - senza disegno, senza tratti di carbonella a far tracciati di colore da riempire, in
questa personale Calì sembra trovare un’assoluta dimensione di libertà espressiva, intessendo
un delicatissimo dialogo con l’arte lungo le labirintiche geometrie dell’Infinito.
Apparentemente meno incisiva, tematicamente, della fortunata serie delle “donne siciliane”
alluttate dai lunghi scialli, con le labbra sempre serrate dall’apprensione o come impegnate
nell’esercizio dei rosari a cantilena, questa ultima mostra vira di centottanta gradi la ricerca
espressiva e compositiva di Gaspare Calì, si fa tappa essenziale - e di peculiare rilievo - verso
altre tappe di ricerca che disdegnano - come sempre hanno disdegnato - la cristallizzazione
nella ripetizione di un clichè, nella fissazione di uno o più stilemi definitivamente chiusi - a
concludere ed esaurire - quell’anelito di ricerca inquieto e irrequieto verso sempre nuovi
orizzonti di espressione artistica e personale.
Vi ho visto, in queste tavole, fin dalla prima veloce scorsa in una serata estiva che volle
mostramele tutte, appoggiandole lungo le pareti dello studio della casa paterna - fino a
dimenticarci della stessa sera che si ammantava: intanto del buio della notte - una sorta. di
ricerca del divino e dell’assoluto, che Gaspare ha intrecciato con la geometria plastica del
Creato, per cui mi parvero subito vele dentro tragitti non di banale regata, non dirette verso
il giro di boa, non animate dalle urla dello spinnaker, ma vele dentro i tragitti esistenziali
dell’essenzialità del vivere, di cui é sempre paradigma inequivocabile la luce e il colore.
Colore e luce, dunque, nell’andirivieni del tempo di regata della vita, con scafi e vele che
segnano, metaforicamente, partenze e ritorni, invisibili mete e inesistenti porti di partenza, vele
nel qui e ora dei mistero del cielo e del mare, con cui - ieri come oggi - l’umanità commisura
la sua limitatezza e lo sgomento domandarsi di creatura pensante nell’insieme del Cosmo.
Tutto questo mi pare di aver intuito e visto, in questa raffinata tappa che segna una particolare
accensione lirica, nella ricerca di Gaspare Calì, insieme a quello che palpabilmente poi in sé
ogni singolo quadro racchiude e conclude, ovvero la rara capacità di rendere elegantemente
musicale la formale plasticità delle geometrie, il sonoro delle macchie di colore che si fanno
sconfinata distesa marina nella quale il cielo rispecchia le sue vibranti melodie per raffinate
luminescenze riflesse.
Quadri forse, che trovano la sua ridondante ricchezza nella vista d’insieme, da comprare ed
esporre, se proprio sia la collezione da smembrare con il vile mercato della compravendita,
almeno in blocchi di quattro, per gustare quel felice gioco dei rimandi, quel gusto delle
piccole -variazioni e delle insistenze, quel fare e rifare come uguale a l’altra ogni tavola, con
permute e travasi di dettagli, con tocchi e ritocchi a campionature di stilemi compositivi e
“idiomi” del colore, perchè è in questo che il tema dell’infinito darsi uguale e mutevole del
mare, della luce, del colore della vela come metafora dell’andare - per mari ma anche per
terre, e dell’andare nel tempo commisurato dagli anni - trova la sua felicissima ricchezza
espressiva. Vi ho visto, e credo vi sia, in questa personale di Gaspare Cali, un’essenzialità
che si fa prepotentemente segno incisivo, delicato paradigma del sereno travaglio dell’animo
alle prese con temi - nel discorso interiore che le tavole adombrano - di leopardiana memoria,
ancorché virati dalla terra recanatese al mare siciliano, dalla lirica dei sonetto alla lirica
del colore. Straordinaria tappa, dunque, “Vele sul mare”, dell’itinerario artistico e insieme
esistenziale d’un pittore - a me caro da sempre - nella pienezza della sua maturità artistica
Giuseppe Drago (Palermo 3/11/05)
Annunci di vita e di al di là, nel rosso e nero
Di Gaspare Calì
In una Storia dell’Arte, del ventesimo e ventunesimo secolo, rispettosa degli autentici valori,
un posto di rilievo dovrebbe essere riservato a Gaspare Calì. La sua arte ha un percorso
espressivo limpido e coerente sia quando affronta la paesistica, sia quando esperimenta il
figurativo,in quello cercando l’intima spiritualità. I colori per Gaspare Calì sono colpi d’ala,
figure luminose, cortili bagnati da panni stesi al sole,donne del sud piegate dal dolore. Barche
che solcano orizzonti di cielo e di mare, i misteri della vita.
La sua arte ritma il colore rosso come il cuore ritma lo scorrere del sangue e la sua mente si
colora di nero per conoscere e per coinvolgere di al di là il duale tempo del nostro esistere.
Gaspare Calì nel nero f i l t r a l a luce, per donare al dramma terreno la sublime letizia, per
lambire d’infinto gli affanni dell’umanità.
La sua vena pittorica è spontanea ed è protesa verso l’alto, come il volo dell’aquila, per dare
e provare sempre nuove sensazioni. L’arte per Gaspare Calì é vita, evoluzione di stile poetica
del colore, linguaggio energico e vivo, continuo mettersi in gioco per dare, con nuovi cicli di
pittura, all’inquieto vivere nuovi appigli di spazi e colori, le variazioni del nero e del rosso che
1a terra di Sicilia gli prorompe nel cuore.
Il maestro Gaspare Calì è una marea che inonda lo sguardo di cielo e terra, di rosso e nero.
Lui spatola sulla tela la quotidiana emozione per incontrare coloro che credono nell’arte e che
con l’arte vogliono superare il male.
Ermanno Lombardo ‘04
GASPARE CALI:
PITTORE DELL’EMOZIONE CROMATICA E PSICOLOGICA
L’ispirazione pittorica del Calì non segue pedissequamente un filone artistico, ma come la sua stessa natura
è in continuo contrasto, una variabile quotidiana, un sogno che il pittore fa diventare realtà.
Cosí la sua ispirazione si combatte fra il nero ed il verde, tra l’azzurro ed il giallo limone, tra la tristezza
e la speranza, tra pennellate leggere, quasi diafane e spatolate che ricercano il giallo sole e l’intenso rosso
sangue.
Il Calì è bravo e vero artista, perchè riesce a coinvolgere chi guarda le sue opere.
É come un feeling tra pittore, quadro e spettatore.
É come un sogno trasmesso, una follia artistica di stagioni passate, che ritornano.
É il miracolo del quotidiano, il, “bacio” che vuole conciliare il mondo.
Ma la sua pittura è anche solitudine di volti, di case e di uomini sperduti nell’infinito, nel viaggio alla ricerca
di se stesso e della Onnipotenza.
La sua pittura è conchiglia ritrovata, è fuoco che egli vive nella casa sul promontorio di Pachino, è ricerca
spirituale di spazi senza che l’artista se ne avveda. É follia innocente in un mondo che egli ama e sublima, è un
diario del sogno e della realtà che vive, e che nello stesso tempo nega, isolandosi per lunghi periodi in se stesso
e nel suo “covo”.Il suo è un linguaggio pittorico forte ma nello stesso tempo fragile, melanconico. Ma come
tutti i grandi è oltremodo vulnerabile agli attacchi che gli vengono dalla societá. In lui convivono Castore e
Pollúce: un giorno vive nelle tenebre un giorno vive nella luce.
Le sue opere, forzando la gabbia della psiche, liberano i fantasmi dell’inconscio in una creatività senza
briglie. L’immagine a volte è centrata, espressione dell’interiorità che egli stesso vive ed osserva nell’avventura
umana. Il Calì sa coniugare, ed è questo il suo dono, la sensibilitá contemporanea ed una cultura arcaica,
primitiva, antropologica.
Attraverso la pittura Gaspare Calì racconta la propria favola, il proprio mistero, la dolorosa infanzia, la
tenerezza e i sogni. Visionario ed onirico si rinnova continuamente, pur riuscendo a mantenere il centro della
sua gravità poetica.
Il Calì artista resta sempre un siculo-arabo, che vuole andare in altra terra per fuggire ai mali della sua
terra (fatto già verificatosi), però ritorna tra i suoi ficodindia e le sue palmette nane e al suo mare e ai colori
intensi, perchè capisce che è nella terra dei suoi padri che troverà i valori e la piú viva ispirazione alla sua arte
pittorica.
Il Calì è l’artista che solo il tempo saprà leggere, valorizzare e capire.
Così è successo a tutti i grandi.
Ermanno Lombardo ‘93
DI LUI E DELLE SUE OPERE HANNO SRITTO :
Salvatore Stelladoro, Nuccio Marino, Gino Di Frenna, Alberto Cavarra, Bruno Portigliatti, Corrado Arangio,
Francesco Caruso, Enzo Papa, Angelo Fortuna, Piero Guccione, Guido Talpo, Ferdinando Sigona, Giuseppe
Barra, Salvatore Cagliola, E.M.Martin, Guido Giuffre,` Giancarlo Castelli, Nello Saito, Sebastiano Roccaro,
Lella Durando, Nino e Silvio Gregori, Wilna Traxino, Alessandro Giannini, Ronald Reagan, De Bono,
Alessandro Natta, G. Castagnola, Iside Frigero, Michelangelo Pepe, Gian Leonildo Zani, Giuseppe Solerte,
Giovanni Lucenti, Gigi Proietti, Gaetano Gangi, L. Sandri, Ermanno Lombardo, Pietro Bruno Di Belmonte,
Orazio di Rosa, Maria Anna Pastorella, Paolo Bonaiuto, Ugo Ferrante, Corrado Di Pietro, Loredana Faraci,
Fabio Lazzari, G. D’Anna, Arturo Messina, Michele Romano, Mascia Quadrella, Giuseppe Malandrino,
Pietro Campanelli, Ugo Zingales, Eleonora Vinci, Emanuele Muscova, Giuseppe Drago,Sergio Taccone,
Sebastiano Diamante, Giuseppe Drago, Paolo meli, Cecilia Galizia.
E’ STATO RECENSITO SU :
La Sicilia, Il Corriere di Sicilia, Il Giornale di Sicilia, L’Aretuseo, Il Mattino di Modica, Il Focolare, Il
Corriere dei Due Mari, Sicilia Sud, La Stampa Di Torino, Quaderni A.S.L.A., Bolaffi Arte, La Prealpina, Il
Corriere della Sera, La Vita Diocesana, Il Tempo, Paese Sera, Jesus, Teleuropa, La Notte, Luce, Il Pendio,
La Provvidenza, Il domani Ibleo, Il Giorno, Rotary, Oggi, Il Messaggero, Il Diario di Siracusa, Corriere
Elorino, Liberta’, Il quadrato, Primo, Siacusa & Siracusa, Sentieri molisani, Zoom Sicilia.
DA:
RAI - TV, Emittenti Private.
(1961-2006)
BIBLIOGRAFIA
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GLI ULTIMI POETI DEL “900, Editore ALGOL, Bologna, 1991;
IL QUADRIFOGLIO D’ORO, (Svizzera), 1994;
Copertina con bozzetto dell’Autore “PASSI DI SPERANZA” di Ermanno Lombardo PACUS 1995;
Cronache Italiane “REALTA’ E POESIA” Autori Italiani Contemporanei, Edizioni Marra, Salerno, 1997;
ART DIARY-FLASH ART BOOK- Politi Edizioni, Milano, 1997;
NUOVISSIMO DIZIONARIO DI AUTORI SCELTI, Edizioni Cronache Italiane, Salerno, 1998;
LA PITTURA, LA SCULTURA E LA GRAFICA IN ITALIA, I Protagonisti 1999, Edizioni “L’Altro Modo di Volare”,
Castellammare di Stabia, Napoli;
ALFA & OMEGA, Edizioni Marra, Salerno; “IL QUADRATO” audiocassetta, Milano;
ARTE ITALIANA 2000, Castellammare di Stabia, Napoli;
“MINERVA”, Autori contemporanei 2000, ed. Marra, Salerno; ART DIARY - FLASH ART BOOK-, Politi Edizioni,
Milano, 200 l;
MATTEO CARNILIVARI, I.S.A., Noto, 200 l;
REGNO DI CORI, poesie di Ermanno Lombardo, Editrice Menna, Avellino, 2001;
POETICO DIARIO “IL SEGRETO DELLE FRAGOLE” 7a agenda, Leto Colle libri, Como, 2001; NUOVISSIMO
DIZIONARIO DI AUTORI SCELTI 111 Ed/ne “Cronache Italiane” Marra Editore, Salerno, 2001;
“ARTE ITALIANA” dal Novecento ad oggi, 2’ ed. Ed. L’Altro modo di Volare, Castellammare di Stabia, Napoli;
ARTISTI CONTEMPORANEI PROFILI & QUOTAZIONI. Arte della Stampa, Gaglianico, Biella; SENTIERI
MOLISANI, Accademia Internazionale di Arte, Lettere, Scienze, “L. Mazzocco Angelone” Isernia;
200 artisti per 100 anni, “i colori del lavoro”, CGIL;
DIZIONARIO ENCICLOPEDICO INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA 2005/2006;
DONNE DEL SUD, opere pittoriche di Gaspare Calì 2005;
INVITI – PROPOSTE – PUBBLICAZIONI – RICONOSCIMENTI 2004/07
-
15° anniversario
“Europ Art Geneve”
Fiera internazionale d’arte, Lousanne
-
Aspetti storici dell’arte contemporanea
Leadership group S.r.l. Divisione arte
In collaborazione con il Museum House of Portugal, Roma
-
Contemporanea “Fiera d’Arte Moderna” di Forlì 5° ed/ne
Galleria “Il Collezionista”, Roma
-
Rassegna contemporanea “ Segni d’arte”
Galleria “arteincontri”, Torino
-
Dizionario enciclopedico internazionale d’arte moderna e contemporanea
Casa editrice “Alba”, Ferrara
-
Estemporanea regionale “Esarte” parco archeologico di “Granmichele” (CT)
-
Triennale del miniquadro e della miniscultura
2° rassegna d’arte nel web, Alba, Ferrara
-
Inserimento speciale nella guida più importante e più prestigiosa nel campo dell’arte
Casa editrice Alba, Ferrara
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Mostra nazionale contemporanea di pittura e scultura con poeti e musicisti (2004)
Caltanissetta
-
Concorso nazionale “Cremona” V° ed/ne
Trofeo Luigi Valenti (alla memoria) medaglia d’oro
G. Passerini, Cremona
-
Mostra di pittura
“Tecniche a confronto”
Galleria Artincontri, Torino
-
Dizionario enciclopedico internazionale d’arte
Casa editrice Alba, Ferrara
-
Internet “Mostra personale aperta a tutto il mondo”
-
Art Howard
Galleria d’arte moderna Alba, Ferrrara
-
Vernice “Art Fair”, Forlì fiera
-
CGIL 200 artisti per 100 anni (i colori del lavoro)
Palazzo del Governo, Siracusa
Concorso di pittura “Il Galeone d’Oro”
Accademia in/le di Potenza, Napoli
-
-
“Davide alla carriera”
Centro culturale internazionale d’arte “SEVER”, Milano
-
Antologia edita da cronache italiane
Cronache italiane, Salerno
-
6° giornata dell’artista
Inaugurazione del “Nuovo Museo”
Museo d’arte G. Bargellini, Pieve di Cento Bologna
-
Annuario del quadrato
Il Quadrato, Milano
-
Manifestazione “Arte e Motori”
Galleria d’arte moderna “Alba”, Ferrrara
-
Enciclopedia int/le d’arte moderna
Casa editrice “Alba”, Ferrara
-
Premio internazionale di belle arti e poesia, stile, forma, struttura
Omaggio a Sandro Botticelli
Accademia artistica int/le “Il Marzocco di Firenze”, Livorno
-
Premio onorifico “Gran premio del mare”
Art Nebels – Ass/ne culturale, S. Lorenzo al Mare, Imperia
-
Proposta accademico associato del Verbano
Accademia int/le “Greci-Marino”, Vinzaglio, Novara
-
Associazione artistica “La Tavolozza”,Noverate, Asti
-
Concorso di pittura “Arte e lavori”
Arci, circolo Iskra, Pachino (sr)
-
Gran prix dell’Adriatico
Euro Art Expò , Csalpusterlengo, Lodi
-
Leone d’oro per l’arte
Euro Art Expò , Caslpusterlengo, Lodi
-
Arte per la vita in via Beltrami
Arte oggi, notizie italart, Cremona
-
“Cuore della Toscana” gran premio élite
Accademia italiana “Gli etruschi” Vado, Livorno
-
Pittori e scultori del Novecento
Annuario del Quadrato, Milano
Prestige annuario
Art Rebels – Ass/ne culturale, S. Lorenzo al Mare, Imperia
-
Minipersonale
“Galleria centro storico”, Firenze
-
Conferimento della critica
“Città di Castello”, Hotel Garden, Perugia
-
Prima ed/ne della festa del libero pensiero
Cronache italiane, Salerno
-
“Avanguardie artistiche” in mostra
Avanguardie artistiche centro diffusione arte, Palermo
-
Dizionario enciclopedico internazionale d’arte moderna e contemporanea, Alba, Ferrara
-
18° manifestazione d’arte “Arte e motori”
Casa editrice “Alba”, Ferrara
-
Premio int/le “Nobel dell’arte”
“per essersi distinto nel campo dell’arte secondo lo spirito di Alfred Nobel in un attento
amore verso la natura e in un giusto sostegno al sociale per il progresso dell’umana
civiltà”
Casa editrice “Il Quadrato”, Milano
-
XI° gran prix de la Cote d’Azur
Esposizion d’Art Contemporain
Expo Art, Nice (LO)
-
IV Biennale d’arte internazionale “Ermitage de Riou”, Cannes
-
Progetto arte & mercante
Annuario “Il Quotart” primo numero, Milano
-
Associazione “Galleria centro storico”
Rassegna d’arte “Artisti in vetrina”, Firenze
-
Euro Art Expò
“La palma d’oro per l’arte” , hotel Olivi, Sirmione (BS)
-
XII° gran prix de la Cote d’Azur, Montecarlo – Cannes
-
Quadriennale “Premio Nobel dell’arte”, Montecarlo
-
Inserimento annuario de “Il Quadrato”, Milano
-
Antologia “Ippocrene”
Cronache italiane, Salerno
-
Trofeo Eiffel, I° trofeo int/le di pittura, scultura, grafica
“Avanguardie artistiche” ins/to volume centro diffusione arte, Palermo
-
Gran premio alla carriera
Casa editrice “Il Quadrato”, Milano
-
Premio “Antony Van Dick”
Associazione culturale italiana in arte, Brindisi
“Per l’alto impegno professionale profuso nel corso dell’ultimo anno e per aver contribuito
all’affermazione della cultura europea nel mondo”
-
Il punto rosso service S.r.l.
Divisione arte
Progetto arte & mercante, Milano