“Con Ida porto in classe i miei progetti pedagogici” Le
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“Con Ida porto in classe i miei progetti pedagogici” Le
19 tra parentesi La novità A A Torino i primi “cat café” d’Italia, dopo Parigi, Madrid, Vienna, Londra,Vilnius e Monaco ccarezzare un gatto prima di affrontare una giornata di lavoro, sorseggiando un capuccino e, magari, condividento una brioche, non cambierà la vostra vita, ma di sicuro vi migliorerà la giornata. Forse anche al micio. È provato scientificamente che le vibrazioni delle fusa rallentano il ritmo cardiaco, fanno bene all’artrite, alleviano i reumatismi e abbassano la pressione. Lo sanno bene a Torino, dove sono appena stati inaugurati i due primi cat café italiani: il “MiaGola” e il “Neko Café”. Il primo ospita sei gatti e la metà di loro porta nomi scelti dai bambini in una sorta di referendum che si terrà prossimamente. Nel secondo, invece, ne scondizolano sette. Entrambi i bar propongono iniziative cat-friendly, come un video wall per le video-adozioni, sportelli per le adozioni collegati a gattili di zona e una sala per le conferenze con i veterinari. Al “Neko Café” vengono invece organizzate sedute di “ron ron therapy”, la pet therapy felina nata in Francia, secondo cui le fusa del gatto producono vibrazioni che grazie a recettori della pelle Le coccole a Fufi ora le faccio al bar bevendo il caffè inviano al cervello sensazioni di relax e combattono ansia ed insonnia. Apripista della miciobar terapia è Taipei, capitale di Taiwan. Qui, al “Paradise Cat Café” sono partiti con quaranta gatti, di razza, da ammirare e fotografare. Gatti, vere star consapevoli di esserlo, qualcuno ha persino un profilo Facebook. Si coccolano o si coinvolgono nei videogiochi Wii. Il tutto al prezzo di 10 euro all’ora. Veri appassionati anche i giapponesi, dove è esplosa la moda dei “Neko cafè” (neko in giapponese vuol dire gatto, animale portafortuna, in particolar modo quello nero). Di questi locali ce ne sono ormai un centinaio, 50 solo a Tokyo. Per i giapponesi è il solo modo di interagire con un gatto: negli appartamenti, piccolissimi, non si possono tenere, a causa delle rigide regole igieniche dei condomini. Tutto il contrario degli Usa, dove MiaGola e Neko Sono i nomi dei due ritrovi che hanno aperto le loro porte non solo ai clienti ma anche ai mici Paradise Caf Café Apripista della micio-bar terapia Taipei, con 40 bestiole di razza da ammirare e fotografare a casa propria si può fare ciò che si vuole, ma non nei locali pubblici. Tant’è che i cat café sopravvivono solo a Boston e San Francisco. Quello di New York, invece, fa fatica. In Europa fortunatamente l’approccio dei cat café è ben diverso. Da Parigi a Madrid, da Vienna a Londra e San Pietroburgo fino a Vilnius e Monaco di Baviera si possono incontrare gatti al ristorante. Gatti, esclusivamente randagi, presi dal gattile e sterilizzati e regolarmente controllati da un veterinario. Ormai in molte parti del mondo tenere un gatto in braccio mentre si mangia un’insalata non è più un’idea tanto bizzarra. Certo, deve piacere, non è per tutti. Ma chi ha voglia di dispensare massicce dosi di coccole sa dove andare a bere il caffè. Su ogni tavolo c’è un dispenser per disinfettarsi prima di toccare il gatto. In alcuni bar i gatti non possono ricevere cibo, ma hanno i loro distributori di croccantini che si aprono con un sensore al collo. E attenzione: non possono essere svegliati se dormono, né forzati a giocare se non ne hanno voglia. I bambini vanno tenuti sotto controllo. Ovviamente, le donazioni sono ben accette. c.c. GLI ALTRI L’ASINO prendere la formazione di Pet Therapy. “Ho fatto delle ottime esperienze - riprende -. Soprattutto col cavallo. Si chiama psicologia assistita, un approccio tipicamente anglosassone e americano poco conosciuto in Italia. Ma tutti gli animali possono curare un disagio, contribuire al benessere del paziente, ovviamente senza sostituirsi a eventuali terapie farmacologiche”. Insomma, animali ottimi Pet-Partners, abili a trovare un canale preferenziale, una sorta di accesso più facile per entrare in contatto con le persone, riuscendo spesso a sbloccare condizioni patologiche cronicizzate nel tempo. E non è mai troppo presto per iniziare. La dottoressa Garzotto, infatti, ha ideato un progetto per i bambini dai 0 ai 6 anni con plurihandicap o problemi nella sfera psico-affettiva e autismo. “Un intervento abilitativo, riabilitativo ed emotivo mediante l’interazione spontanea tra animali e l’uso di materiali naturali - precisa -. In questo caso uso il cavallo, che diventa una ‘culla’ dentro cui il bimbo può percepire il suo respiro, la morbidezza del pelo e sfruttare il movimento naturale dell’animale che, tra l’altro, stimola in maniera passiva diversi muscoli”. Buona pet a tutti. [email protected] Q@PatriziaGuenzi “Ho sostituito il mio studio con un maneggio, dove ci sono anche quattro asini” Si chiama onoterapia, si utilizza un asino, animale docile che fa emergere il lato più infantile e nascosto delle persone; favorisce il calo di tensione e l’aumento di un senso di tranquillità. La testimonianza L’esperienza di un docente di un istituto speciale che usa un labrador con i bimbi “Con Ida porto in classe i miei progetti pedagogici” IL CONIGLIETTO ARIETE I coniglietti Ariete hanno un’indole molto docile e affettuosa. Con i ragazzi affetti da gravi disabilità psico-fisiche li inducono ad avere uno stato d’animo di calma e serenità. LA CAPRETTA NANA È un altro animale bene utilizzato in terapia grazie alla sua simpatia e al suo temperamento pacifico. Il suo carattere socievole e affettuoso ne fanno un ottimo animale da terapia. LA CAVIA PERUVIANA È un piccolo e grazioso roditore, dolce, socievole e simpatico. Emette un suono per rapportarsi sia all’uomo che ai suoi simili, per chiedere cibo, per fare le fusa e per ricambiare il suo affetto. L’ASSISTENZA L’attività assistita con animali (AAA) si ispira agli insegnamenti della terapista italiana Elide Del Negro nziché Pet Therapy preferisce chiamarla attività assistita con animali: AAA. Mauro Taglioni, 61 anni, docente alle scuole speciali di Lugano, propone da decenni dei progetti pedagogici che si avvalgono della presenza continua o saltuaria di animali in classe, prevalentemente cani. Nel suo lavoro si ispira agli insegnamenti di Elide del Negro di Verbania, specialista in Pet Therapy e autrice di due libri che descrivono la sua esperienza. “Il termine terapia appartiene alla medicina e implica il concetto di guarigione - dice Taglioni -. In realtà l’animale non guarisce nulla, ma con la sua presenza e il suo temperamento può dar luo- A - sottolinea il docente -. È un rinforzo positivo e gratificante agli sforzi profusi dai bambini in ogni campo. Favorisce la presa di coscienza delle proprie emozioni, infonde fiducia in se stessi”. E Taglioni sa bene di cosa parla. Sin da piccolo aveva la passione per gli animali, oltre ad avere un piccolo zoo tutto suo, si offriva di portare a spasso i cani dei vicini. Intuisce al volo qual è l’animale più adatto. “Io utilizzo il mio cane, Ida, un labrador femmina. Non deve avere particolari doti, ma essere equilibrato, educato, docile e socievole. Perfettamente introdotto nell’ambiente in cui vive, dove si muove a suo agio e nel rispetto delle regole di convivenza “Con la sua presenza e il suo temperamento può creare delle relazioni intense” “Favorisce la presa di coscienza delle proprie emozioni e infonde fiducia” go a relazioni intense, gratificanti che a volte possono influire sugli schemi comportamentali. Sull’umore e l’attenzione, ad esempio, creando così situazioni favorevoli alla pratica di una terapia, piuttosto che all’assimilazione di un concetto scolastico. Intendo dire che un animale da solo non fa terapia, ma che occorre invece un progetto d’intervento che basato sull’attenta analisi dei problemi, sulle forze disponibili, sulla possibilità di stabilire nell’ambiente della classe una sana ed equilibrata relazione tra bambino, animale e docente”. Insomma, la presenza in classe di un animale che funge da “collaboratore” e si trasforma in un’opportunità aggiuntiva, un ulteriore supporto per i ragazzi con una disabilità mentale. “Il cane diventa una sorta di mediatore emozionale nel processo di costruzione della relazione interpersonale che esistono sia per gli uomini, sia per gli animali. Per far questo non è necessario alcun addestramento specifico, ma piuttosto molta attenzione verso le esigenze e i ritmi del cane. Bisogna permettergli di abituarsi alle nuove situazioni, di conoscere le realtà in cui si muove”. Il bambino impara soprattutto prendendosi cura di un animale. All’inizio, Taglioni aveva introdotto in classe un canarino. “Erano due e li ho utilizzati principalmente per insegnare l’accudimento delle bestiole - spiega -. Ricordo che un giorno è nato un canarino handicappato e un allievo, osservandolo, è riuscito per la prima volta a riconoscere il proprio handicap e a parlarne. È stata un’esperienza molto intensa che mi ha reso ancora più convinto dei benefici dell’AAA”. p.g.