Calendario Esposizioni Gennaio 2013

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Calendario Esposizioni Gennaio 2013
BRESCIA
ESPOSIZIONI
GENNAIO 2013
Infopoint Turismo Comune di Brescia
MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MOSTRE NEI MUSEI CIVICI DI BRESCIA
MUSEO SANTA GIULIA
L’ospite eccellente, le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo in Santa Giulia
In coincidenza con l’avvio dei lavori in palazzo Martinengo da Barco – la storica sede della Pinacoteca Civica – è
stata inaugurata al Museo di Santa Giulia l’esposizione “L’ospite eccellente”. Si tratta di una ricca selezione di
dipinti appartenenti alle raccolte della Pinacoteca, temporaneamente ospitati presso il Museo della Città al fine di
garantirne la visione ai bresciani e ai visitatori provenienti da altre città attraverso un criterio espositivo che
valorizza le opere, ponendo in luce gli autori più significativi – tra i quali Raffaello, Moretto, Romanino, Savoldo
e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – e importanti artisti di interconnessione sulla via maestra dell’intenso
realismo che ha caratterizzato la pittura bresciana ed il collezionismo locale.
La mostra allestita a Santa Giulia consente di compiere un percorso virtuale attraverso la storia della pittura
bresciana – o eseguita a Brescia e per Brescia da importanti artisti italiani – a cominciare dal Tardogotico e fino
al pieno Settecento. Non mancano, naturalmente, i più noti capolavori ai quali è legata la fama della raccolta
cittadina: dal Cristo Redentore e dall’Angelo di Raffaello allo Stendardo di Orzinuovi di Vincenzo Foppa, dal Cristo e
l’Angelo di Moretto all’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto, dal Flautista del Savoldo allo straordinario nucleo
dei dipinti di Giacomo Ceruti, tra i quali spiccano tre tele appartenenti al cosiddetto Ciclo di Padernello.
Parallelamente, trovano posto nell’esposizione anche opere alle quali gli studi condotti negli ultimi anni in
occasioni di importanti mostre cittadine hanno restituito il dovuto rilievo: è il caso per esempio dei Profeti del
Moretto, del ciclo dipinto da Giulio e Antonio Campi per palazzo della Loggia, e di notevoli opere di genere del
Seicento e del Settecento (paesaggi, marine e nature morte). Accanto al taglio cronologico, particolare attenzione
viene prestata all’approfondimento di alcuni temi specifici, quali il ritratto (sia di grande che di piccolo formato,
con belle miniature di scuola nord-europea e italiana provenienti in gran parte dalla collezione di Paolo Tosio), la
pittura devozionale e quella destinata a ornare gli edifici ecclesiastici, con le grandi pale d’altare provenienti dalle
chiese di San Barnaba (il polittico di Vincenzo Civerchio e Francesco Napoletano) e di Sant’Eufemia
(l’imponente Sacra conversazione dipinta da Moretto) e con le due Natività di Moretto e Romanino. Le cento opere
esposte a Santa Giulia trovano posto accanto ad alcuni ambienti del complesso monastico che – sempre in
connessione ai lavori di palazzo Martinengo – sono stati destinati a deposito.
Nuove acquisizioni per i Musei di Brescia
Tre affreschi di Floriano Ferramola
I tre affreschi, provenienti da un palazzo cittadino, sono stati recentemente depositati, con non comune
sensibilità culturale, nei civici Musei dall’attuale proprietario. Ulteriori ricerche potranno meglio precisarne la
provenienza e l’attribuzione, riferibile tuttavia a Floriano Ferramola. L’ampia apertura paesistica, la tipologia dei
volti femminili, le modalità esecutive rimandano, in particolare, ai due cicli profani che il maestro bresciano
eseguì nel castello di Meano (1509-1512) e in palazzo Calini in città (vicolo Borgondio, 1512-1518). Per
consentire un diretto confronto, i tre dipinti saranno esposti accanto a quelli staccati dallo stesso palazzo Calini
(La caccia con il falcone, La nascita di Adone). Le tre opere costituiscono un raro esempio di decorazione privata che
si segnala, oltre che per le qualità esecutive, per i significati connessi alla coeva cultura umanistica e alla
riscoperta del mondo antico. Nei paesaggi, cosparsi di edifici in rovina, si dispongono le personificazioni delle
Virtù cardinali; la serie era in origine completata dall’immagine perduta della Prudenza. Come pure indica la
conformazione a lunetta, gli affreschi erano probabilmente collocati entro gli archi perimetrali di un ambiente
voltato a crociera. D’altra parte, questi soggetti ben si adattavano alla decorazione di uno “studiolo” o di una
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
biblioteca, richiamando, insieme ai dettami della Fede, le prerogative individuali che, guidate dalla Ragione
(Prudenza) e della Volontà (Temperanza), raggiungono il bene dovuto a Dio e agli uomini (Giustizia),
nonostante gli ostacoli (Fortezza). Rispetto alla tradizione iconografica si notano tuttavia alcune curiose varianti,
probabilmente suggerite al pittore dal committente: la figura della Giustizia si mostra assopita all’ombra di un
boschetto, con la bilancia e la spada posate a terra; anche la colonna mostrata dalla Fortezza appare,
insolitamente, spezzata. La Temperanza rispetta invece i dettami del soggetto: trattiene il “freno” da cavallo e
siede su “due vasi, che uno versa nell’altro”, allusivi alla capacità dei liquidi di mescolarsi tra loro.
Dal 13 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013
Variazioni sul classico
Sculture dell’Ottocento e del Novecento dalle civiche raccolte in Santa Giulia
Il confronto con il “classico” è un motivo costante dell’arte occidentale, dal Rinascimento fino ad oggi. La
scultura ottocentesca di gusto neoclassico e quella dei primi decenni del Novecento manifestano, con più
intenzionale coerenza, un rinnovato interesse per l’arte antica. I Civici musei di Brescia conservano un
apprezzabile patrimonio di sculture di questi periodi che, non esposte da decenni, possono esemplificare tale
rapporto. Nell’occasione di questa mostra, a cura di Elena Lucchesi Ragni e Maurizio Mondini, marmi, bronzi e
modelli in gesso si accostano alle testimonianze e agli ambienti di età romana e rinascimentale del Museo di
Santa Giulia con effetti di coinvolgente suggestione.
Apre il percorso l’imponente gruppo marmoreo del Laocoonte (1840) che, nell’esplicito rimando al celeberrimo
gruppo conservato in Vaticano, sintetizza quella volontà di “superamento” dell’antico alla base dell’arte
moderna. All’inizio della sezione romana del Museo alcuni busti ricordano la tradizione del ritratto celebrativo di
dimensioni più grandi del vero; l’antico e il moderno si confrontano nei notevoli busti di Antonio Canova
(1819), di Adolfo Wildt (1923) e di Cincinnato Baruzzi (1837) avvicinati ad alcuni fra i più significativi reperti
romani, quali la testa di Minerva, i ritratti bronzei degli imperatori e la Vittoria alata.
La vastità delle domus dell’Ortaglia si accorda quindi con le grandi dimensioni di alcune sculture moderne che,
grazie alla molteplicità dei punti vista possibili, tornano ad assumere la loro originaria evidenza plastica e
monumentale.
Il percorso prosegue con opere ispirate a temi desunti dalla mitologia, come il Ganimede di Thorvaldsen (1814),
capolavoro della scultura neoclassica, o il Nudo femminile di Ghidoni, eguagliabile ad una Venere di moderna
bellezza. Nel sagrato di San Salvatore alcuni busti mostrano come l’antico sia ripreso, fin dal XVI secolo, in
termini di interpretazione o di imitazione dal ritratto “all’antica” alla copia di opere celebri. La scultura
accademica di età romantica, ancora legata al classicismo, introduce nuove iconografie, come quelle della
Preghiera e dell’Innocenza, più vicine alla sensibilità del tempo. Le figure distese di Achille Regosa riprendono
poi la tipologia dei monumenti funebri di età rinascimentale presenti nel coro di Santa Giulia.
Il percorso si conclude nella chiesa di San Salvatore, dove il bassorilievo con Desiderio e Anselperga di Antonio
Maraini (1932); il modello preparatorio per la decorazione dell’Arengario di piazza della Vittoria richiama, oltre
al mito di Brescia longobarda, la scultura di quel periodo.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Dal 30 ottobre 2012 al 31 marzo 2013
Terre di confine. Una necropoli dell’età del Ferro a Urago d’Oglio
Tema della mostra è il ritrovamento di una piccola necropoli protostorica di V secolo a.C. La scoperta
rappresenta l’esito dell’indagine archeologica effettuata a Urago d’Oglio (BS) in occasione dei lavori per la
realizzazione dell’Autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BreBeMi) che, attraversando i terreni agricoli della media
pianura ha intercettato tra il 2009 e il 2011 ben 130 siti archeologici e altri ne sta portando alla luce.
L’interesse della scoperta sotto gli aspetti storici e archeologici è davvero notevole: una necropoli della Cultura
di Golasecca, ubicata oltre il confine orientale tradizionalmente definito dagli specialisti, in prossimità di un
tracciato fluviale importante quale il fiume Oglio, al centro di vivaci rotte di scambio con il mondo etruscopadano, l’area veneta, il mondo alpino, l’area ligure. Tale situazione di commistione culturale sembra riflettersi
anche nella composizione dei corredi, espressione dell’incontro e della mescolanza di genti diverse, e nel rituale
funerario misto, a inumazione e a cremazione.
L’iniziativa, accompagnata dall’edizione dello studio dei materiali, vuole porsi come un buon esempio dei
risultati che può produrre la collaborazione tra pubblico e privato in particolarenella prassi dell’archeologia
preventiva e nella sua applicazione alle grandi opere pubbliche. Il catalogo a corredo della mostra intende
rappresentare il primo quaderno di una serie che si ponga come fine il dar conto in tempi rapidi dei risultati più
significativi ottenuti in Lombardia negli interventi di archeologia preventiva legati alla realizzazione di grandi
opere pubbliche e anche ai progetti, in parte conseguenti, di valorizzazione del patrimonio archeologico.
L’ospitalità nel Museo della città in Santa Giulia da parte del Comune di Brescia conferma una tradizione di
collaborazione di lunga data, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio archeologico della città e del territorio e
di sensibilizzare i visitatori del musei ai temi fondamentali della tutela e della conoscenza di esso.
Dal 20 novembre 2012
“D’importanza grande e d’eccezionale rarità…”
Collezioni d’arte applicata dei Civici Musei di Brescia
In occasione della stampa del volume “Collezioni e Collezionisti. Arti applicate dei Civici Musei di Arte e Storia
di Brescia”, a cura di Elena Lucchesi Ragni e Antonio Benedetto Spada e realizzato grazie al contributo
dell’Associazione Amici dei Musei, viene esposta al pubblico presso il Museo di Santa Giulia una selezione di
oggetti di grande valore artistico e storico.
Il percorso espositivo consente di ammirare esemplari di rara bellezza provenienti dalla civiche raccolte di arti
applicate, la cui formazione si deve ai generosi lasciti di illuminati collezionisti e mecenati come Gabriele
Scovolo, Paolo Tosio, Camillo Brozzoni e Leopardo Martinengo da Barco.
Avori medievali, oreficerie sacre del Quattrocento, bronzetti rinascimentali, cammei di età neoclassica, il
prezioso medagliere sono espressione di creatività artistica e di sapienza tecnica, oltre che testimonianze di storia
del gusto. Per rarità, qualità e quantità degli esemplari, meritano particolare attenzione la serie delle maioliche
“istoriate”, in grado di documentare l’attività dei maggiori centri ceramici italiani del Cinquecento, e il gruppo
dei vetri di produzione muranese, straordinaria esemplificazione delle tecniche e delle tipologie dal XV al XVIII
secolo. Gli “oggetti d’arte” selezionati per questa occasione, insieme ai molti altri conservati da alcuni anni nei
depositi, costituiscono un patrimonio di straordinaria importanza che trova pochi confronti nei musei italiani. Il
percorso si apre con il notevole gruppo in avorio ed ebano dello scultore tirolese Simon Troger, attivo nel
Settecento per le principali case regnanti europee con opere altrettanto impressionanti per dimensioni, preziosità
dei materiali e virtuosismo esecutivo.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Dal 2 dicembre 2012 al 20 gennaio 2013
Roberto Mangú. Mar Adentro
La mostra propone un percorso nell’immaginario pittorico di Roberto Mangú, artista di notorietà europea,
tramite un seguito di circa 25 opere di grande formato legate al suo rapporto poetico con il Mare Mediterraneo.
Di origine andalusa, Mangú ha il Mediterraneo nel sangue. Cresciuto intellettualmente a Parigi, ha saputo far
convivere la sua doppia natura di mediterraneo e di figlio dell’“Industria Europea”, nel suo peregrinare giunge a
Milano, il posto giusto per lui dove ha infatti vissuto per anni.
Dall’Andalusia riceve la cultura del mare, la cultura dell’oro, la cultura della notte e quella del viaggiare. Dalla
cultura del Nord riceve lo spirito e la forza dell’industria.
La somma di queste esperienze e il suo percorso umano, che lo ha portato a toccare i tre paesi mediterranei ha
prodotto in lui e nella sua arte una visione poetica fortemente identitaria, nella quale l’Italia riveste la forma di un
“Essere in Piedi”.
La pittura di Roberto Mangú si esprime in uno spazio temporale che appartiene al nostro presente, ma si colloca
in una prospettiva atemporale, designando un «altro attuale» che - secondo la definizione di Emmanuel Lévinas interrompe una continuità lineare sia per inserirsi nella memoria che per proiettarsi nel futuro. Questa certezza,
profondamente insita nell'artista, di provocare il destino della pittura, data per morta nel secolo passato, ci offre
lo spunto per una riflessione estremamente profonda e attuale sulla nostra sorte. I dubbi e le incertezze che
incombono ogni giorno sugli uomini ci obbligano a incessanti riferimenti al senso del tempo, come se
quest'ultimo progredisse nell'ineluttabile conseguenza dell'istante che lo precede.
Mar Adentro evoca anche quel rapporto particolare che l'artista intrattiene con il Mare interiore che è anche il
nostro: il Mediterraneo. Il suo lavoro, da tempo, s'iscrive in una mitologia nutrita di coste luminose appartenenti
a questo spazio “mitico” che ha ispirato la nostra civiltà.
Aragon scriveva: «Ciò che è stato sarà, purché ce ne ricordiamo».
Roberto Mangú, per le sue origini, per il suo credo, aderisce a questa eredità luminosa e tragica al tempo stesso,
abbagliante e contrastata, veicolo di tanti sogni e speranze e che egli vede come un vasto territorio
comprendente l'Africa e il cui centro è l'Italia, ricordandosi dei Girasoli di Van Gogh nei campi di grano della
Provenza, di Picasso e di Mirò – che rivolsero il loro sguardo alle altitudini delle loro origini andaluse e catalane
- e di Nicolas de Staël, quel russo divenuto mediterraneo che soccombette alla singolarità tragica di questo mare
sfracellandosi sulle rocce di Antibes.
Recentemente Mangú è stato invitato dal Musée Bonnard di Le Cannet ad illustrare e catalogo della mostra
Bonnard, dans la lumière de la Méditerranée (Ed. Hazan, 2011).
Il suo rapporto identitario e pittorico con il maestro francese si evince in quello che teorizza quando si riferisce a
lui: “Noi pittori, e in particolare noi, i figli di Bonnard, sperimentiamo una singolare situazione che ci conferisce
questa duplice condizione di essere, in quanto pittori, i possibili eroi che rendono visibile il mondo in potenza, e
allo stesso tempo i più sospettati, per una certa doxa sulla modernità, di utilizzare mezzi retrogradi.”
La mostra Mar Adentro è una riflessione sulla modernità, sull’idea stessa di pittura in un tempo iconoclasta.
Il catalogo, ripropone il saggio di Roberto Mangú, pubblicato nel catalogo Hazan, contiene una introduzione di
Philippe Daverio, un testo di Véronique Serrano e un testo di Dominique Stella.
La mostra, che viene ospitata nella prestigiosa cornice del Museo di Santa Giulia di Brescia, iscritto nella del
Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è realizzata con il concorso della Fondazione Credito Valtellinese e della
Fondazione Brescia Musei e con il patrocino del Comune di Brescia.
In primavera Mar Adentro di Roberto Mangù raggiungerà la seconda tappa del suo viaggio in Italia a Fano, dove
sarà ospitata nella Galleria Carifano.
Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle 17.30
Ingresso: intero € 8,00; ridotto € 6,00 (per gruppi da 10 a 25 persone e convenzionati). Visitatori da 14 a 18
anni e oltre 65 anni: € 4,00; scuole: € 3,00; ingresso + didattica: € 4,50. Ingresso gratuito per visitatori fino a 13
anni.
MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 0302977834
www.bresciamusei.com – www.museiarte.brescia.it
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MUSEO DIOCESANO
La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo
Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della
grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa
conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati
dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano.
Quattro artisti per un concorso – Le tele del presbiterio di Santa Maria dei Miracoli
Nel piccolo scrigno rinascimentale, costruito sul finire dell’Ottocento forse su progetto di Bernardino da
Martinengo e decorato con le sculture del milanese Gasparo Cairano, si compie l’atto finale del percorso del
Manierismo bresciano e, insieme, si apre la strada alla nuova generazione. Quattro artisti sono designati per la
realizzazione delle tele che raffigurano altrettanti episodi della vita della Vergine: Tommaso Bona per la Natività
della Vergine, Pietro Maria Bagnadore l’Annunciazione, Grazio Cossali la Presentazione al Tempio e Pietro Marone
l’Assunzione. Le quattro tele testimoniano il passaggio al linguaggio della Controriforma e, con esso, alla stagione
che avrebbe dato i natali al movimento barocco. In occasione e per tutta la durata dei lavori di restauro delle
coperture del Santuario di Santa Maria dei Miracoli, le quattro tele del presbiterio sono esposte presso il Museo
Diocesano: un’occasione per conoscere meglio una delle stagioni più ricche e interessanti della pittura bresciana.
Dal 16 novembre 2012 al 6 gennaio 2013
“Padre Marcolini: un prete fuori serie”
La mostra fotografica nasce all’interno di un progetto molto articolato, che ha coinvolto importanti istituzioni
locali, volto alla diffusione dei valori di operosità, pragmatismo e solidarietà sociale caratteristici di tanti
imprenditori e professionisti bresciani; in questo contesto l’approfondimento della figura di Padre Ottorino
Marcolini rappresenta un valido modello da proporre ai giovani del nostro tempo.
Dopo il convegno inaugurale dello scorso 6 Ottobre a cura di Ucid - Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti
e lo spettacolo teatrale rappresentato presso l’auditorium dell’Iveco, la mostra fotografica inaugura la seconda
fase del progetto che darà risalto alle immagini della vita del sacerdote e introdurrà il foto-confronto sulla storia
dei Villaggi Marcolini, realizzato in collaborazione con il Giornale di Brescia.
Orari: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00 (visitatori dai 6 ai 12 anni, studenti e gruppi da 10 a 25 persone); ridotto €
2,00 (oltre i 60 anni); gratuito ai portatori di handicap e loro accompagnatori.
Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233
www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Dal 26 gennaio al 15 maggio 2013
Inaugurazione 26 gennaio, ore 17.30
L’età del rame
La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi
Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità:
“nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo
della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono
nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che
dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà
l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa
civiltà. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione
CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da
Raffaele C. De Marinis.
La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: è proprio nel bresciano, infatti che sono
tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di
Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione
principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a
Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena,
Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si
tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti. Ma la mostra darà conto anche di altre suggestive
testimonianze: le notissime statue-menhir che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica, forniscono una
iconografia fondamentale per la comprensione del periodo e che in mostra saranno oggetto di ampia
illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale.
Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle steli antropomorfe, statue-menhir, grandi
composizioni monumentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tuttora oggetto di diverse interpretazioni: opere
legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia
indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle divinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione
alpina, ma presenta una vasta diffusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica.
Nella mostra sarà illustrato tutto il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al
confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale
dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle
ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplogruppi delle
popolazioni europee, aspetti paleopatologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di
quota. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di
freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Remedello.
Il percorso della mostra si conclude con l’età del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle
due importanti sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente
scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insediamento e
vengono fondati i primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici
dell’anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposizione di
ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di
Desenzano del Garda, e da Polada, in comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rialzati di
Remedello Sopra e di Torbole Casaglia (BS). Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa
dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a essere
esposti a Brescia.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5, ridotto € 2,50. Ingresso gratuito per scolaresche.
Informazioni e prenotazioni: tel. 03040233, fax 0303751064; [email protected].
Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233
www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected]
CHIOSTRO DI SAN CRISTO – CONVENTO DEI MISSIONARI SAVERIANI
Dal 10 novembre 2012 al 24 febbraio 2013
MEXICO Un paese moderno erede di antiche e affascinanti civiltà
Nel convento dei Missionari Saveriani si terrà l’XI edizione della mostra annuale che quest’anno avrà per tema il
Messico.
Il Messico, a cavallo fra l’America settentrionale e quella centrale, è bagnato dagli oceani Atlantico e Pacifico.
Gran parte del suo territorio è costituito da altipiani oltre i 1500-2000 metri di altitudine fra cui la Meseta
(altopiano) centrale, chiusa su due lati rispettivamente dalla Sierra Madre del sud e dalla Sierra Madre orientale.
Al nord troviamo steppe e deserti, mentre verso sud le pianure e i rilievi più bassi ospitano foreste tropicali. Il
territorio è soggetto a frequenti terremoti, ed è costellato di vulcani attivi. La maggior parte della popolazione
vive nell’Altopiano centrale, che è il cuore economico del paese. Qui sorge Città del Messico, la capitale,
costruita sul territorio che fu dominio dell’impero Azteco la cui capitale Tenochtitlan fu distrutta da Cortez nel
1521, ed ora sommersa dall’immensa città moderna. Il Messico mostra una grande crescita demografica e, di
conseguenza, urbana anche dovuta alla forte migrazione di popolazioni contadine verso le grandi città. Di qui
sovraffollamento delle periferie e continui tentativi di emigrazione clandestina verso gli Stati Uniti. Le risorse
naturali del Messico comprendono, oltre ad una fiorente agricoltura, grandi depositi minerari di argento, petrolio
e gas naturale. Politicamente e socialmente tormentato negli ultimi secoli da diverse dominazioni europee e da
diverse rivoluzioni alimentate dalla classe contadina, fra cui la più famosa è forse quella del 1910-1920, è ora una
repubblica federale costituita da vari Stati e da un Distretto Federale, di cui fa parte la Capitale.
In mostra potrete vedere paesaggi mozzafiato, pannelli che ritraggono momenti di vita della popolazione,
oggetti che mostrano le grandi capacità artistiche dei messicani, sentirete le classiche musiche dei "mariachi" che
accompagnano le numerose feste uso; gli adulti, oltre a splendidi prodotti di artigianato, ammireranno alcuni
abiti dei balli folkloristici, i codici antichi, i manufatti delle antiche culture maya ed azteche, la celebrazione
festosa della Vergine di Guadalupe, la più venerata dell’America latina, in un'atmosfera coinvolgente ed
interessante.
Per le scuole saranno allestiti dei laboratori di artigianato e arte messicana differenziati per percorsi. In
contemporanea alla mostra saranno organizzati eventi culturali e verranno esposte, anche in vendita, alcune
opere dell’artista messicana Maria Puga. Come sempre, mostra significa anche solidarietà. Quest'anno il ricavato
verrà donato al saveriano bresciano p. Mario Gallia, rettore e formatore della comunità degli studenti di teologia
a Città del Messico. Saranno finanziate alcune "borse di studio" per i ragazzi delle missioni di Santa Cruz e
Acoyotla, perché possano frequentare la scuola.
Orari: feriali 9.00-12.30 e 14.30-17.00; domenica e festivi 14.30-18.30
Ingresso: visita alla mostra gratuita, mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di 2,50 €. È
necessaria la prenotazione. Per informazioni e prenotazioni: tel. 3493624217, e-mail [email protected]
Chiostro di San Cristo, Via Piamarta 9, tel. 3493624217
www.saverianibrescia.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA
Dall’8 dicembre 2012 all’8 gennaio 2013
Antonio Zuccon, “Pesariis, il paese degli orologi - La valle del tempo della Carnia”
“Sauris, un angolo di paradiso della Carnia”
“Aerei storici famosi. Pilota Giancarlo Zanardo”
Orari: Sabato e domenica dalle ore 15.00 alle 18.00; martedì e giovedì per scuole e gruppi su prenotazione.
Ingresso: gratuito
Sala Mostre e Conferenze del Museo Nazionale della Fotografia, Contrada del Carmine 2/f (Piazzetta della
fotografia a fianco della Chiesa del Carmine), tel. 03049137, [email protected]
www.museobrescia.net
SALA SS FILIPPO E GIACOMO
Dal 4 al 13 gennaio 2013
Inaugurazione 3 gennaio, ore 17.30
Il giardino di mia madre. Fotografie di Claudio Sottocornola
La mostra è curata da Alessia Biasiolo e Renato Hagman.
Orari: da martedì a domenica dalle ore 15.30 alle 19.30.
Ingresso: libero
Sala Ss. Filippo e Giacomo, Via delle Battaglie 61/A, tel. 03043018
BIBLIOTECA QUERINIANA
Dall’1 dicembre 2012 al 7 gennaio 2013
Manuela Carluccio "Scenotecnica barocca. Le macchine dell’infinito"
Nella Sala della Fontana della Biblioteca Queriniana sono esposte le illustrazioni di Manuela Carluccio.
Dal 22 dicembre 2012 al 12 gennaio 2013
"Nuptialia"
Nell’Atrio storico della Biblioteca Queriniana si tiene la mostra bibliografica a cura di Candino Barucco,
Giovanna Bragaglio, Nadia Compagnoni, Gianmaria Porrini.
Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 8.45 alle 18.00; sabato, dalle 8.30 alle 12.30.
Ingresso: libero
Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A OTTOBRE
GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA
Dal 27 ottobre 2012 al 16 marzo 2013
American Dream
L'America del dopoguerra ha prodotto un modello di società che negli anni a seguire si è imposto al mondo. Dal
1945 al 1960 l'egemonia politica, economica e culturale degli Stati Uniti si è costruita sull'estromissione
dell'Europa indebolita dalla guerra. Questo periodo consacra l'idea di progresso e di avanzata tecnologica al
rango di dogma che si applica tanto all'industria quanto all'economia e alla cultura. L'esposizione, attraverso
opere significative di artisti espressionisti o pop che animarono la scena americana degli anni '60, illustra lo
spirito di entusiasmo e di libertà che s'impose nel paese in quegli anni in cui l'arte, l'industria e l'economia
parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da
lungo tempo oggetti di desiderio che l'arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni
spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero
altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un'arte che ne era il principale sostegno.
L'esposizione ci mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come
Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana... il rapporto sottile che esiste tra l'industria e l'arte in quegli
anni di totale euforia. Il mito americano si è costruito sulla produzione di oggetti che hanno cambiato la
quotidianità degli individui apportando profonde modificazioni nella vita di ognuno. La meccanizzazione ha
trasformato le realtà più comuni, radicandosi profondamente in una prassi che penetra e trasforma l'animo
umano. La velocità d'esecuzione dei compiti è divenuta uno standard illustrato dallo sviluppo
dell'elettrodomestico, dell'automobile e molto altro. Questi oggetti tanto ambiti, la cui realizzazione arriva a
livelli di precisione e di eleganza, raggiungono il Pantheon di una mitologia contemporanea al pari delle opere
d'arte. Moto, automobili, aerei sono le «sculture» dei tempi moderni, ideali di perfezione, oggetti di desiderio,
magnifici nella loro struttura e nella loro concezione. Insieme alle automobili nascono le prime moto. Le Indian
s'imposero per prime, nel 1899. In mostra alcuni modelli del 1922, 1928, 1935... illustrano l’innovazione di moto
diventate leggende e che restano tra gli oggetti mitici di quest’epoca in cui l'invenzione impone i propri sogni.
L'aspetto trionfante dell'America che vince è illustrato dall'epopea Harley Davidson. La marca Harley, adottata
da attori di culto come Marlon Brando, è un simbolo degli Stati Uniti: Harley Davidson, del resto, è tra le dieci
marche americane più conosciute al mondo insieme a Coca-Cola e Disney. La mostra propone moto del 1922,
1928, 1935, 1941... fino al 1970. La storia delle Harley appartiene alla leggenda americana che raggiunge il suo
apogeo negli anni '60 con un film come Easy Rider, realizzato da Dennis Hopper nel 1969. Il film è nel
repertorio del National Film Registry dal 1998, per il suo apporto significativo al cinema americano e alla cultura
americana. Simbolo della gioventù e del rifiuto dei pregiudizi, Dennis Hopper incarna un cinema libertario, al
limite della rottura. Con Easy Rider, road movie nichilista e metafisico dalla colonna sonora esplosiva, si crea un
nuovo ordine del mondo nel quale gli artisti riconquistano il reale. Questo spririto definisce perfettamente la
generazione americana del dopoguerra il cui atteggiamento disinvolto, sperimentale e conquistatore trova la sua
rappresentazione nel mondo dell'arte che si apre a tutte le possibilità. La ridefinizione dell'arte, integrando la
provocazione come mezzo d'azione, così come l'ironia e la libertà - elementi che appartengono anche al
comportamento dada al quale si riferiscono artisti come Rauschenberg - s'impone in un mondo che si reinventa.
L'espressionismo astratto-rappresentato nell'esposizione da Franz Kline, Mark Tobey, Sam Francis, il cui lavoro
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
oscilla tra astrazione e figurazione - rivendica questa libertà e inventa nuove tecniche, mescolando influenze
diverse come il surrealismo (subconscio, scrittura automatica, dripping), l'astrazione di Wassily Kandinsky e di
Arshile Gorky e l'insegnamento di Hans Hofmann. In mostra opere di questi artisti magiori dell’astrazione
americana del dopo guerra che rimangono legati all'influenza europea pur rivendicando una propria storia. La
pop art rimette fondamentalmente in questione i criteri che fino ad allora avevano caratterizzato «l'opera d'arte»,
inducendo una riflessione sull'oggetto artistico e ponendolo in una dialettica sociologica, desacralizzando
l'immagine dipinta o la scultura per conferir loro una dimensione di oggetto comunicante (allo stesso titolo della
pubblicità), o banalizzandole proiettandole nella sfera dell'oggetto industriale multiplo proprio al consumo di
massa. Più che da uno stile, l’arte pop discende da uno stato d’animo che consiste nel rendere conto della realtà
della società moderna, mediatizzata, basata sul messaggio istantaneo che s'impone come riferimento assoluto. In
quanto l’opera diventa multipla, sembra ormai entrare nella logica di una modernità contestata in modo cinico
da una artista come Andy Wharol (presente in mostra), illustrata in modo “umanista” da Robert Indiana che
moltiplica i messaggi d'amore e di pace ovunque nel mondo. In mostra un Love emblematico.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181
www.agnelliniartemoderna.it - [email protected]
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A NOVEMBRE
FONDAZIONE BERARDELLI
Dal 16 novembre 2012 al 30 gennaio 2013
Il fabbro e il boscaiolo = 1 →iO: Julien Blaine
La Fondazione Berardelli dopo aver dedicato nella primavera del 2008 a Julien Blaine la mostra antologica
Favole e altre storie. Opere dal 1980 al 2007. L'esposizione propone i lavori più recenti dell'artista francese. il
Fabbro e il Boscaiolo è il naturale proseguimento della precedente personale realizzata negli spazi della
Fondazione e allo stesso tempo della grande retrospettiva che il Museo Mac di Marsiglia ha dedicato a Blaine nel
2009. Verranno allestiti tre differenti progetti che l'artista ha realizzato nel corso degli ultimi anni dal titolo:
Nuove favole
iHALi (?) iUALi
(I n s t a l l a z i o n e Uma n a A n o n ima L a s c i a t a I n a v v e r t i t ame n t e)
Mattone di vetro
Biografia Julien Blaine (Christian Poitevin) nasce in Francia a Rognac nel 1942. Comincia a interessarsi alle
ricerche artistiche tra parola e immagine al principio degli anni 60. Fin dai suoi esordi si cimenta con diverse
forme espressive: è poeta visuale e sonoro, mail artista, performer ma anche organizzatore di eventi,
direttore di periodici e collane. La sua prima performance, intitolata “Reps elephant 306”, risale al 1962 ed è
una sorta d’intervista agli elefanti del circo Franchi, a questa segue l’azione “Target poem” in cui coinvolge il
pubblico presente. Realizza anche numerose pièces sonore, alcune delle quali sono documentate in cassette,
dischi e CD e in diverse audio-antologie. È rappresentato ad esempio in LP Text und Aktionsabend (Ed.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Anastasia Bitzos, 1968) e in Polyphonix (Ed Multhipla Records, 1981). Nel 1962 inizia la sua attività
editoriale fondando la rivista “Les Carnets de l'Octéor” e collaborando allo stesso tempo con Ben Vautier a
“Identité”. Nel 1966 fonda insieme a Jean Francois Bory “Approches”, che chiude nel 1969, alla quale
seguono “Robho” nel 1967, con Jean Clay e Alain Schifres, e “Geronymo” 1970. La più longeva delle sue
pubblicazioni, alla quale di dedica dal 1975 al 1991, è “Doc(k)s”, i cui numeri sono pensati come delle
monografie dedicate a esperienze poetiche in diverse aree geografiche. Tre di questi sono in particolare
dedicati alla mail-art. Blaine con questa rivista, oltre ad istaurare una fitta rete di contatti e scambi culturali,
svolge un lavoro di grande importanza, infatti “Doc(k)s” può essere considerata una vera e propria
ricognizione dei differenti sviluppi internazionali della ricerca poetico visuale e concreta.
Stringe proficue collaborazioni anche con i poeti visivi italiani con i quali lavora a numerosi progetti. Nel
1983 entra a far parte del Gruppo Logomotives, insieme a Alain Arias Misson, Jean Francois Bory, Paul De
Vree, Eugenio Miccini, Sarenco e Franco Verdi, con il quale parteciperà a numerose esposizioni. Egli stesso
è un organizzatore culturale molto attivo e segue con attenzione l'evoluzione delle ricerche poetiche
internazionali. Dirige il V.A.C. (Ventabren Art Contemporain) ed è stato l’animatore dei festival di poesia
sonora d’Avignon (1977, 1978, 1979), di Cogolin (1984, 1985, 1986), di Allauch (1987) e di Tarascon (dal
1988 al 1993).
Orari: da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19.00, altri orari su appuntamento.
Genere: arte contemporanea
Fondazione Berardelli, Via Milano 107, tel. 030313888
www.fondazioneberardelli.org - [email protected]
GALLERIA AplusB
Dal 17 novembre al 12 gennaio 2013
Luca Macauda “We do what we’re told”
La seconda personale di Luca Macauda presso AplusB ha il titolo "We do what we're told" ed esplora, in una
inedita fase stilistica, la relazione tra l'innata necessità espressiva dell'artista (ossia ciò che ci viene detto di fare) e
la nascita di un proprio linguaggio che soddisfi, e nello stesso tempo liberi da tale necessità.
La tensione tra necessità e libertà è sviluppata, nel caso dell'ultimo ciclo di opere di Luca Macauda, da un
linguaggio ascrivibile all'astrattismo analitico da cui emerge, con inedita sensibilità, il retaggio storico proprio del
mezzo espressivo Pittura. Universale (la mano/necessità che guida l'iconografo/pittore) e particolare
(l'esperienza di vita nell'oggi dell'artista) si uniscono comunicando l'appartenenza a territori emotivi la cui
profondità è raggiunta dalla cesellatura dei segni pittorici.
Luca Macauda (Modica, 1979. Vive e lavora a Brescia).
2012 In dialogue, AplusB Contemporary Art, Brescia; 2011 Profezie presenti, Fondo Nato Frascà, Milano 2010.
Unlikness, mostra personale presso A+B studio&gallery, Brescia. Sweet Sheets (moves to Modica), Zelle Arte
Contemporanea e Motelsalieri, Palazzo della Cultura, Modica; 2009 MyWorld, Spazio Paraggi, Treviso; 2008
Republic!, Tese dell’Arsenale, Venezia; 2006 Ore 10.00 calma piatta, Giuffrida - Macauda, Galleria Lo Magno,
Modica; 2005 Assab One, Hype Gallery, Milano; Art Verona, Galleria Tondinelli, Verona; 2004 Riparte
International Art Fair, Galleria Tondinelli, Roma; Oltre. Indagini della dimensione metafisica nell’arte del XXI
secolo, Galleria Tondinelli, Roma e Galleria d’Arte Contemporanea di Palazzo Ducale, Pavullo (Modena). A
cura di Cesare Biasini Selvaggi.
Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00.
Genere: personale arte contemporanea
AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203
aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Dal 17 novembre 2012 al 17 gennaio 2013
Gianni Bertini “Macchine del tempo”
La ricerca di Gianni Bertini si costruisce da sempre intorno ad una sensazione cosmica dello spazio che lo porta
a ricercare, attraverso l'indagine sul movimento, le prospettive, le traettorie, le linee e i segni, l'origine genetica di
un'energia omnidiffusa, cosmica ed esistenziale: «Voglio comunicare quelle “emozioni visive” di quei fatti
cosmici, siderei, scientifici o meccanici, che mi sembra abbiano ad essere il fulcro essenziale del nostro tempo»,
scrive l'artista nel 1951; tutto questo per chiarire l'evoluzione della condizione umana attraverso opere che sono
l'espressione di una memoria metastorica, vere e proprie “macchine del tempo”, frutto di un atto creativo che
avviene all'interno della fenomenologia del quotidiano. L'ampia selezione di opere dell'artista toscano che la
Galleria Colossi presenta in anteprima in questa mostra ci offre un'inedita panoramica della sua singolare ricerca
artistica, unica e indipendente che, pur nutrendosi di un'incredibile varietà di esperienze artistiche riesce a
rielaborarle mantenendo uno stile personale ed inconfondibile: interpreta mezzo secolo di arte con grande
coerenza sondando la natura fisica della tela con le sue ricerche astratte sulla linea e il movimento aderendo al
MAC (Movimento Arte Concreta) negli anni '50-'51; negli anni '50-'60 inventa un gesto informale estremamente
personale ispirato al mondo tecnologico e, negli anni '60-'70, scopre la Mec Art (arte meccanica), utilizzando la
tecnica del riporto fotografico su tela emulsionata. Sempre alla ricerca di uno spazio ideale al limite tra l'illusione
e la realtà, sa cogliere dal Futurismo lo spirito del movimento nella concezione di uno spazio immaginario che
ci trascina verso le fasi primordiali di origine della vita, verso l'abisso della creazione e aderisce al MAC per
esplorare il mondo della linea e del tratto in composizioni astratte dall'aspetto grafico che sembrano espressioni
visuali di un codice meccanico, scanditi in moduli elementari dalla contrapposizione punto-linea, positivonegativo, bianco-nero. Nel 1951 Bertini si accosta all'esperienza informale approcciandosi al Movimento Arte
Nucleare con Baj e Dangelo e inventa un suo personale universo astratto, composto da filamenti, macchie e
sgocciolature che ricordano esplosioni di magma vulcanico che gli servirà per ricomporre, tra il '53 e il '60
l'apparente anarchia del gesto materico dell'informale ricomposto secondo la sua consueta logica razionalista
(Bertini ha conseguito una laurea in matematica nel 1947) dove ogni elemento – prospettive, traettorie, linee e
segni – ha una funzione strutturante. Ben presto le coesioni organiche delle sue tele, date dagli addensamenti di
materia, si definiscono in forme meccaniche, pezzi di motore, mentre le forme aleatorie costituite dal colore si
definiscono e le linee si fanno più nette e precise. Le opere di Bertini reinterpretano il futurismo meccanico di
Balla, Depero e Prampolini con immagini che inneggiano al dinamismo, allo scatto fulmineo dei motori con i
loro ingranaggi meccanici e i titoli delle opere accennano alla mitologia per cantare la nuova epica della
modernità tecnologica. A partire dall'inizio degli anni '60, scopre la tecnica della Mec Art: l'artista si appropria di
immagini ritagliate nate dallo spirito della società contemporanea e le reinterpreta ammantandole di un'aura
onirica, mitica grazie ad una tecnica di trasformazione dell'immagine che assorbe tutte le tematiche affrontate,
dalla sessualità, all'erotismo, allo sport, all'analogia donna-macchina in una gestualità morbida, inserendo sempre
con grande coerenza i tratti informali dei suoi lavori precedenti. Nella logica narrativa delle sue opere il tratto
pittorico inconscio si unisce al riferimento esplicito dell'immagine rubata per raccontare un'attualità brulicante di
avvenimenti, dalla guerra agli sport di velocità, mediante la rappresentazione di vetture sportive; le sue opere
sono “macchine del tempo” che declinano all'infinito i contrasti che da sempre caratterizzano l'umanità, così
come l'evoluzione tecnologica, per raccontare una mitologia del quotidiano che rischia di non imprimersi nella
memoria: la dialettica tra il bene e il male stigmatizzata nell'immagine della donna, Venere inaccessibile e
onnipresente, in cui si oppongono bruttezza e fascino, violenza e dolcezza. La mistificazione della realtà avviene
accostando la trasposizione delle immagini ad un gesto spontaneo elaborando una sorta di pittura tecnologica
che si avvicina al collage surrealista.
Gianni Bertini
Nato il 31 agosto 1922 a Pisa e laureatosi in Matematica Pura – più per far contenti i genitori, che altro – Gianni
Bertini esordisce come artista nel 1946, scegliendo la via dell’astrazione: “Sono diventato non figurativo – diceva
– per aver dato un significato reale agli avvenimenti della guerra”.
Fra il 1948 e il 1949 elabora il suo primo ciclo di dipinti, i Gridi, esponendoli a Firenze, Palazzo Strozzi, alla
mostra intitolata “Arte d’oggi”. Trasferitosi a Milano nel 1950, approfondisce i contatti con il gruppo del
Movimento di Arte Concreta di Monnier, Dorfles, Munari, Soldati eccetera, aderendovi. Sono di questi mesi
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
composizioni pittoriche di aspetto prevalentemente grafico, formate da giustapposizioni di elementi
contrastanti: positivo-negativo, bianconero, punto-linea, in cui l’artista esplora il mondo della linea e dello
spazio, sfrutta il movimento ed indaga l’aspetto meccanico che anima le sue Composizioni e Scomposizioni.
Nel 1951 viene invitato a due mostre consacrate all’arte astratta italiana: “Arte astratta e concreta”, Galleria
Nazionale d’Arte Moderna, Roma; e “Panorama dell’arte astratta in Italia dal 1915 al 1951”, Galleria Bompiani,
Milano. Con la mostra alla Galleria Numero di Firenze, nell’ottobre 1951, Bertini inaugura la lunga stagione
dell’Informale in Italia. Alla fine del 1951 si trasferisce a Parigi; l’anno successivo, nel mese di maggio, inaugura
la sua prima personale alla Galleria Arnaud. Sono di questi anni un viaggio di studio in Spagna, il rientro a Parigi,
la conoscenza con René Drouin e dal 1957 la partecipazione al gruppo Espaces Imaginaires proposto da Pierre
Restany. Nel 1954 l’artista viene invitato al Salon de Mai, dove espone regolarmente tutti gli anni, fi no al 1963,
quando insorge con il manifesto “Bonsoir le Salon de Mai”, contestandone l’avvenuta decadenza. Intanto
seguono numerosi i viaggi e le personali in Europa, da Bruxelles a Copenaghen ad Amsterdam.
All’inizio degli anni Sessanta Bertini abbandona l’Informale, “che ormai stava insopportabilmente proliferando”,
invadendo mostre e gallerie, e crea una nuova arte, attraverso l’uso del combine-painting, formata da elementi
tratti dal mondo dei mass media, giornali, rotocalchi, fumetti; importanza centrale assumono le parole, rafforzate
nei contenuti e nell’impatto visivo. Questo momento coincide anche con la frequentazione del gruppo dei
nouveaux réalistes, animati dal critico Pierre Restany, con il quale Bertini stringe un’amicizia destinata a durare
tutta una vita. L’artista non firma mai nessun manifesto, pur partecipando al movimento.
È l’ennesima prova di fedeltà che egli dà al proprio bisogno di sperimentazione, alla propria attitudine al
cambiamento, ma anche la dimostrazione della sua ritrosia nei confronti di una qualsivoglia classificazione. In
Svezia nel 1961, espone un’antologica di cento quadri alla Lunds Kunsthalle; nel gennaio dell’anno successivo la
mostra “Pays Réel” alla Galerie J di Parigi scatena un vero e proprio scandalo, e viene censurata anche a
Venezia, alla Galleria Gritti. Un’ondata di proteste ed una petizione firmata da grandi personalità artistiche si fa
sentire contro la sua proibizione.
A partire dal 1963 Bertini realizza le prime opere su tela sensibilizzata (riporto fotografi co), introducendo la
Mec-Art, che di lì a poco sarebbe stata utilizzata da numerosi artisti, da Rotella a Béguier, da Nikos a Jacquet.
Anni d’incessante fermento creativo, i Sessanta segnano importanti riconoscimenti dell’attività artistica di Bertini
nel mondo: nel 1964 partecipa alla mostra “Mithologies quotidiennes” al Musée d’Art Moderne de la Ville de
Paris, organizzata da Gérald Gassiot-Talabot. Questa dà luogo ad altre manifestazioni, in Belgio, in Brasile e in
Italia. Dopo un soggiorno in Marocco, nel 1965 rientra a Parigi e firma il primo manifesto della Mec-Art. Fino
alla fine degli anni Sessanta importanti esposizioni sono: nel 1966 in Belgio, al Centre Culturel de Uccle; alla
Galleria Blu, a Milano, nel 1966 e nel 1967; di nuovo in Svezia, nel 1967, al Gavie Museum; nel 1967 Parigi, al
Musée d’art décoratifs, alla mostra curata da G. Gassiot-Talabot “La bande dessinée dans la figuration
narrative”; a partire dal 1968 Bertini organizza mostre Mec-Art in Italia, e nello stesso anno è invitato con una
sala personale alla Biennale di Venezia, mentre nell’edizione successiva è commissario dell’Esposizione.
Dopo altri viaggi che lo vedono passare dal Senegal all’America Latina, Bertini torna a Milano, dove tra il 1969 e
il 1972 fonda due riviste di poesia visiva: “Mec” e “Lotta Poetica”, insieme a Sarenco. Nel 1971 viene pubblicata
una sua importante monografia, per le edizioni Prearo: il volume viene presentato durante una serata-evento a
bordo di un “jumbo-tram” illuminato e festante che gira per la città di Milano. Nel 1972, a Bratislava dall’amico
Alex Mlynarcik, Bertini propone l’arte anticoncezionale: in una ex scatoladi fiammiferi svedesi il cotone protegge
un’anonima compressa, da assumere secondo incomprensibili istruzioni d’uso raccolte in un foglietto.
L’impegno sociale dell’artista torna a frasi sentire nel ciclo Abbaco, a partire dal 1976, dove la Mec-Art viene
piegata a raccontare gli orrori degli scontri civili degli anni di piombo e dei conflitti in Corea e in Vietnam.
A partire dai primi anni Ottanta Bertini avvia una totale revisione del proprio lavoro, ed il suo nome appare
frequentemente in mostre e pubblicazioni storiche: “Il MAC”, “L’Informale in Italia”, “Gli anni ’50”, Aspetti
dell’arte in Francia”. Nel 1984 Bertini torna nuovamente a Parigi, dove gli è consacrata una grande retrospettiva
al “Centre National des Arts Plastiques”. L’anno successivo il Ministero della Pubblica Istruzione Francese lo
nomina “Chevalier dans l’ordre des Arts et Lettres”. Nel 1990 pubblica un libro, il “Diurnale, un anno e un
giorno” in cui descrive come in un diario gli avvenimenti di un anno della sua vita, dal 18 ottobre 1988 al 19
ottobre 1989. Sulle tele della fine degli anni Ottanta, alle immagini mass mediatiche si sostituiscono ombre e
profili di personaggi anonimi, femminili e maschili, dispersi o proiettati in situazioni meccaniche o fondali di
fatti reali. A commento della guerra nel Golfo, nel 1991 realizza il ciclo Per non dimenticare: è qui che trovano
la loro massima espressione le “ombre”, stagliate sullo sfondo di eventi e macchinari, ingranaggi ed elicotteri. Il
ciclo viene presentato alla Galerie La Pochade, Parigi e alla Galleria Annunciata, Milano. Nel 1992 realizza
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
dodici opere dedicate ad Antonin Artaud. Nel 1999 presenta a Parigi, alla Galerie de l’Europe, una mostra
intitolata “La Retro-Garde”; importanti retrospettive gli vengono dedicate poi a Firenze (2000), a Milano,
(2001), a Pisa, Palazzo Lanfranchi (2002); intanto partecipa ad “Art Paris” presso il Salon du Louvre, nel 2003, e
l’anno successivo la Fondazione Mudima gli dedica un’importante retrospettiva, “Bertini: La schiuma del
tempo”. Bertini continua oggi la sua attività artistica innestando ai principi della Mec-Art un intenso apporto
cromatico, forse per auspicare la rinascita del mestiere di pittore, ma senza tuttavia disdegnare l’uso delle più
avanzate tecnologie digitali.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.00 e 15.00-19.00.
Genere: personale arte contemporanea
Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero 13, tel. 0303758583
www.colossiarte.it - [email protected]
WAVE PHOTOGALLERY
Dal 17 novembre 2012 al 7 gennaio 2013
Federico Garolla. Mostra antologica
Giornalista di penna nella sua città natale, Napoli, Federico Garolla, classe 1925, passa alla fotografia spinto dalla
fortuna incontrata dal rotocalco nel primo dopoguerra, specializzandosi negli scatti di moda e delle personalità
dello spettacolo tanto ricercati dai giornali del tempo. Chiamato nel 1950 a Milano all’Europeo dal direttore
Arrigo Benedetti, lavora negli anni seguenti per i maggiori settimanali italiani e per rotocalchi stranieri come
Paris Match, Colliers, Stern e National Geographic. Nel 1951 è inviato per l'Europeo, poi per Epoca, ed infine
per Le Ore, diretto da Salvato Cappelli. Accanto alle fotografie di dive e indossatrici, di personaggi del mondo
della cultura e dell’arte della Roma anni ’50 e ’60, realizza reportage di documentazione sociale, dimostrando di
inserirsi con sensibilità nella migliore tradizione del realismo del dopoguerra.
Nel 1956 gli viene affidata l'organizzazione e la direzione del servizio fotografico di Fotoitalia, agenzia
giornalistica Italiana. Poi, nel corso degli anni ’60, quando il mondo ritratto dai suoi scatti inizia a scomparire per
lasciare spazio ai nuovi protagonisti dell’Italia del boom economico, allenta la sua attività di fotografo. Nel 1976
realizza una serie di documentari per la Rai; nel 1980 fonda, insieme a Mario Monti, una casa editrice di guide ai
musei italiani. Infine torna a guardare al suo archivio, scoprendovi una testimonianza preziosa di un pezzo di
storia italiana. Ne nascono un importante lavoro di catalogazione delle sue immagini e una serie di mostre e
pubblicazioni che restituiscono alla fotografia italiana un autore troppo a lungo dimenticato. Ci lascia nella
primavera del 2012.
Federico Garolla, prezioso testimone di un’epoca.
Fotografo colto, raffinato, attento a registrare straordinarie quotidianità e capace di intuirne il valore postumo
nella rilettura di una società in evoluzione, Federico Garolla, napoletano “gentiluomo”, ci ha lasciato quest'anno.
La Wave Photogallery, in collaborazione con la galleria Massimo Minini, ne organizza la prima mostra
antologica dopo la scomparsa. Più di cento scatti in bianco e nero, accuratamente selezionati da Uliano Lucas e
Tatiana Agliani e rigorosamente stampati ai sali d'argento, documentano il percorso professionale e creativo di
una delle figure più interessanti del panorama artistico nazionale.
Partito in qualità di giornalista che utilizza la macchina fotografica come supporto ai testi, si è ben presto e
“naturalmente” fatto coinvolgere dal mezzo fino a diventarne apprezzato e ricercato interprete.
Dalle sue prime esperienze e collaborazioni, negli anni Cinquanta, con l'Europeo, Paris Match ed Epoca,
passando per Marie Claire, Annabella e Donna per approdare alla gestione editoriale e televisiva, Federico
Garolla ha spaziato dal fotogiornalismo alla foto di moda fino allo still life pubblicitario. Le opere esposte alla
Wave Photogallery dal 17 novembre 2012 al 7 gennaio 2013 raccontano il suo percorso da esperto freelance del
reportage sociale dal 1948 attraverso immagini in grado di raccontarci il fascino del quotidiano, piccolo bigino
della società cui appartengono, e capaci di estrapolarne i simboli, le pieghe caratterizzanti ed i momenti più
significativi. Con garbo, attenzione e rispetto, lontano dall'esigenza dello “sbatti il mostro in prima pagina” o
dall'ossessione della foto rubata a tutti i costi, in un'Italia che cominciava a conoscere il boom economico,
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Federico Garolla si è mosso con discrezione, appuntando frammenti di costume che non necessariamente
avevano insito il seme della storicizzazione se non si era capaci ad evidenziarlo con quella professionalità e
conoscenza del mezzo che traspare nelle sue ricercate inquadrature, nei suoi tagli anticipatori e nelle rigide
composizioni. Da una “Napoli quotidiana” del 1948, un elegante “ciabattino” Salvatore Ferragamo del '51, le
mannequins parigine del '52, una giovane Sofia Loren del '56, un coviviale Giorgio De Chirico nel '59, passando
per Pasolini, Elsa Morante, Claudia Cardinale, Renato Guttuso, Vittorio De Sica, fino al dietro le quinte di
“Studio 1” nel '63 e a Patty Pravo nel '66, Garolla ci ha lasciato un archivio prezioso come pochi, attentamente
custodito perché sapientemente costruito, affidato alle mani sicure ed esperte della figlia Isabella, conscia
testimone della creazione di un percorso di alto livello sociale e culturale.
Renato Corsini
Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30.
Genere: personale di fotografia
Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711
www.wavephotogallery.com – [email protected] / [email protected]
GALLERIA MININI
Dal 17 novembre 2012 al 19 gennaio 2013
Carla Accardi
“Carla Accardi non ha bisogno di commenti o presentazioni.
Regina dell’arte italiana, viene da lontano, dal dopoguerra del segno e della forma.
Meno considerata dei suoi amici maschi, li ha poi superati quasi tutti nella volata finale, frutto di grande fiato,
testa, mano, resistenza e bravura.
Oggi Accardi ci offre lavori di una bellezza estrema, distillata da anni di pensiero sulla forma e sul colore.
Ha una grande forza, come si vede dalla qualità delle opere di ieri e di oggi.
Ogni sera da lei c’è un energico aperitivo con gli amici.
Si vede che il fascino di Carla è ben irrorato…” Massimo Minini
Peter Halley
“Peter Halley è uno dei grandi giovani della pittura americana anni ottanta.
Un pittore classico, un lavoro con ripetizione di minime varianti sul tema di composizioni geometriche che
derivano le loro ragioni dalla forma della città, con i suoi collegamenti, le strade, le costruzioni, i canali
sotterranei dei telefoni, riscaldamento, acque, gas, metropolitane…
L’ultima sua mostra a Brescia era in collaborazione con un grande architetto, Alessandro Mendini.
Hanno concordato muri dipinti dall’Architetto e tele sovrapposte dal Pittore con un effetto travolgente.
Hanno discusso per un anno ma il tutto è nato da un equivoco.
Un giorno vendo due opere di Halley ad un collezionista che avrebbe voluto anche una parete dipinta. Peter alla
fine dice di no, ed il collezionista la fa dipingere da Mendini. Io non so che fare; nascondo la verità per anni, ma
ad un certo punto devo mandare la fotografia delle opere allo spazientito autore, pensando avrebbe protestato.
Invece Peter fu talmente entusiasta di quella sorpresa inaspettata che nacque la collaborazione con Mendini e la
mia mostra successiva…” Massimo Minini
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30.
Genere: personale arte contemporanea
Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034
www.galleriaminini.it - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIA DELL’INCISIONE
Dal 24 novembre 2012 al 30 gennaio 2013
Bruno Munari. Pensare confonde le idee
L'esposizione, che celebra i quarant'anni di attività della galleria, segue l'attività di Bruno Munari attraverso una
cinquantina di opere e progetti realizzati con tecniche diverse fra gli anni '30 e gli anni '90.
La mostra restituisce la varietà, il rigore e, allo stesso tempo, l'ironia della sperimentazione artistica di Bruno
Munari attraverso una selezione di lavori rappresentativi dei diversi momenti del percorso creativo dell'artista.
Leggerezza e semplicità formale, comuni alle opere in mostra, non sono mai cifra stilistica, ma, piuttosto, il
risultato di una ricerca profonda che indaga i meccanismi del linguaggio visivo e la sua declinazione nella
quotidianità. Il dialogo fra produzione artistica e vita di tutti i giorni è costante: da un lato, come designer,
Munari progetta oggetti d'uso quotidiano che, ancora oggi, sono ammirati per qualità estetica e funzionale (in
mostra saranno presenti bozzetti, studi e prototipi a documentare questo campo d'indagine). Dall'altro lato,
oggetti comuni sono trasformati e, come ne “Le forchette parlanti”, danno nuova voce alla realtà domestica e,
allo stesso tempo, indagano le possibilità comunicative di forme e segni ridotti ai minimi termini.
Stupisce la capacità di interpretare nuove tecniche e strumenti, come ne “Le Xerografie”, immagine uniche
realizzate con una semplice fotocopiatrice o nelle “Sculture da viaggio”, creazioni pieghevoli e leggerissime che
ben riflettono l'idea di una bellezza portatile, che si dispiega col farsi della vita di tutti i giorni.
Molti sono gli ambiti dove Munari seppe lasciare un segno significativo: progettazione grafica, libri per l'infanzia
(originalmente pensati per il figlio, ma ad oggi amati da un pubblico di tutte le età), design, scultura, architettura.
D'altronde è questo l'esito necessario del lavoro del designer perché, per dirla con le parole di Munari, “il
designer risponde alle necessità umane della gente della sua epoca, l'aiuta a risolvere certi problemi
indipendentemente da preconcetti stilistici o da false dignità artistiche derivanti dalle divisioni fra le arti”.
La mostra, curata da Claudio Cerritelli, è accompagnata da catalogo con un suo testo critico.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle 20.00.
Genere: arte contemporanea
Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4, tel. 03030469, www.incisione.com - [email protected]
PACI CONTEMPORARY
Dal 24 novembre 2012 al 12 febbraio 2013
Lori Nix “Another World”
Paci contemporary è lieta di presentare Lori Nix, fotografa contemporanea del Kansas, che vive e lavora a New
York, famosa per le sue immagini surrealistiche e per la sua personalissima interpretazione della Staged
Photography. Come per molti interpreti di questa corrente i suoi lavori si collocano al confine tra fotografie ed
installazione: infatti l’artista ricostruisce manualmente dei mondi in miniatura, utilizzando diversi materiali
comuni, per ricreare scene surreali di un mondo apocalittico, che andrà poi ad immortalare in fotografie di largo
formato. La mostra offrirà un’anteprima della sua ultima serie "The City", ma anche un viaggio a ritroso nel
percorso creativo di Lori Nix con i lavori di tre serie precedenti: "Accidentally Kansas", “The lost” e “Some
other place”. Nei diorami della sua ultima serie "The City", ancora in corso di realizzazione, Nix racconta di un
mondo in cui l'umanità non esiste più e dove la natura si sta riappropriando degli spazi che le erano stati privati
dall'uomo, proiettandoci in uno scenario a tratti tristemente realistico e simbolico. “The City” è l’evoluzione di
un’indagine tematica, sviluppata anche sotto un profilo tecnico ed introspettivo, che l’artista aveva avviato con le
serie precedenti. Se nella serie "Accidentally Kansas" (1998-2000) Nix ripropone una serie di scene a sfondo
apocalittico e dominate da cataclismi naturali: tornado, inondazioni, infestazioni di insetti e altri eventi bizzarri
che hanno caratterizzato gran parte della vita dell’artista, vissuta nel Midwest rurale, nella seria “Some other
place”(2000-2002) la natura, rappresentata in modo enigmatico e senza tempo, diviene il soggetto principale e
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
l’artista indaga sulla bellezza del paesaggio e del mondo animale, soprattutto in opere come Wasps e Salvazana.
Con la serie "Lost" (2003-2004), Nix continua la sua indagine sul paesaggio, questa volta esaminando i
sentimenti di isolamento e solitudine.
Come gran parte del suo precedente lavoro, anche in “The City” diviene labile il confine tra verità e illusione.
L’unione di un pensiero romantico del paesaggio e l’illuminazione teatrale sublimano l’opera facendo avvertire
nello spettatore un senso di isolamento e di malinconia. L’evidente artificiosità delle scene stimola il piacere
dell'illusione. Un quesito domina gli scenari dal sapore apocalittico della serie "The City": Come apparirebbero
gli ambienti urbani se l'umanità scomparisse? Strade ed edifici diverrebbero spopolati ed abbandonati, e la natura
successivamente se ne approprierebbe. Questa serie di fotografie è la visione di come potrebbe essere un futuro
post-umano. I soggetti principali di questa serie sono spazi pubblici in passato dedicati alla storia e alla scienza,
come musei o piazze storiche, ormai sopraffatti da una natura selvaggia.
Durante l’inaugurazione l’artista presenterà il catalogo edito da Paci contemporary con testo critico a cura di
Gigliola Foschi.
Orari: da martedì a sabato, ore 10.00-13.00 e 15.30-19.30.
Genere: personale di arte contemporanea
Paci Contemporary, Via Trieste 48, tel. 030.2906352,
www.pacicontemporary.com - [email protected]
ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA PICCOLA GALLERIA U.C.A.I
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE
Dal 24 novembre 2012 al 13 gennaio 2013
Das Hohelied der Liebe - Cantico dei Cantici
Das Hohelied der Liebe – Cantico dei Cantici è l’ultimo frutto di una proficua collaborazione nel campo dell’arte
contemporanea tra l’Associazione per l’arte Le Stelle e la pastorale degli artisti della Diocesi di Passau, in Baviera.
Trentuno artisti europei per la prima volta sono riuniti attorno ad un tema da interpretare visivamente. Il
Cantico dei Cantici è un testo biblico unico nel suo genere, detto anche “il cantico per eccellenza”, “il Cantico
sommo”, in cui l’intensità emotiva derivante da una caleidoscopica esaltazione dell’amore è concentrata nei soli
117 versi che lo compongono. In esso prende vita un dialogo tra due amanti, più precisamente uno scambio di
monologhi, sospeso tra desiderio e passione travolgente. Si scopre in questo antichissimo testo una qualità
poetica che si pone fuori dal tempo e dallo spazio, dando corpo ad una composizione che, dall’epoca
salomonica ad oggi, nulla ha perso in freschezza e capacità di impatto estetico. Da qui il recente rifiorire di
interesse da parte di poeti e letterati che, anche al di fuori del contesto teologico, si sono cimentati su di esso
con nuove traduzioni svelando la complessa varietà di linguaggi, significati, ipotesi interpretative.
Una complessità che rende il Cantico dei Cantici estremamente vicino anche alle caratteristiche peculiari dell’arte
visiva contemporanea, capace di interpretare e di mediare attraverso l’immagine il testo, libera da legami
esegetici, in grado piuttosto di avvicinare la forza poetica del non detto, di dare corpo al mistero di allusioni
racchiuse nei versi, di “far cantare” le moltissime immagini presenti nel testo sacro. Ai sedici artisti tedeschi si
affiancano quindici italiani provenienti da varie regioni, che, pur nella loro diversa matrice artistica, da tempo si
riconoscono nell’Associazione per l’arte Le Stelle.
La mostra, inaugurata lo scorso 13 luglio presso il Domschatz-und Diözesanmuseum di Passau, ha avuto ampio
riscontro di pubblico con oltre 4500 visitatori nell’arco dei mesi estivi; ora approda a Brescia nella suggestiva
cornice di San Zenone all’Arco, offrendo una varietà di opere che testimoniano le infinite possibilità
interpretative dell’espressione contemporanea, spaziando dall’incisione alla fotografia, dai dipinti alle sculture in
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
materiali diversi e ad opere in vetro soffiato e fuso. Progetto mostra a cura di Bernhard Kirchgessner, Fausto
Moreschi e Carmela Perucchetti.
Artisti:
David Bennett, München D - Franco Bianchetti, Capriolo (BS) I - Fabio Massimo Caruso, Orvieto (TR) I
Andrea Cereda, Lecco I - Andreas Armind D’Orfey, München D - Armando Fettolini, Milano I
Gabriella Furlani, Maracay V- Giuliano Gaigher, Treviglio (BG) I- Regine Herzog, Regensburg D
Thomas Jessen, Eslohe D- Rudolf Klaffenböck, Passau D - Andreas Kuhnlein, Unterwössen D
Giusy Lazzari, Motta Baluffi (CR) I - Bruno Lucchi, Levico Terme (TN) I - Giovanni Marconi, Verona I
Toni Menacher, Altreichenau D - Ramona Müller-Hamleh, Walldürn-Altheim D
Giacomo Nuzzo, Fara d’Adda (BG) I - Luciano Pea, Gottolengo (BS) IHermann Josef Runggaldier, Ortisei BZ I- Hella de Santarossa, Berlin D- Sandro Sardella, Varese I
Konrad Schmid, Pocking-Harkirchen D- Philipp Schönborn, München D- Mario Schoßer, Geisenhausen D
Johannes Schreiter, Langen D- Bernd Stöcker, Triftern D- Rinaldo Turati, Concesio (BS) I
Silvia Venuti, Varese I- Peter Weidl, Wittbreut D- Dieter Benno Aumann, München D
Orari: da mercoledì a domenica dalle 16.00 alle 19.00
Genere: collettiva arte contemporanea
Associazione per l’arte Le Stelle, Vicolo San Zenone 4, tel. 0302752458 / 3351370696
[email protected]
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A DICEMBRE
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB
Dal 1 dicembre 2012 al 9 gennaio 2013
Battista Barbieri (1858-1926)
La mostra è curata dagli storici dell'arte Luigi Capretti e Francesco De Leonardis.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30
Genere: personale arte contemporanea
Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222
www.aab.bs.it - [email protected]
GALLERIA MARCHINA
Dal 1 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013
Gianni Scardovi, “McDrawn”
Gianni Scardovi si delinea come profanatore della iconologia popolare. Nelle proprie opere vi domina
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
incontrastata la “dissacrazione” totale, sia nel momento in cui egli considera eroi di carne ed ossa, sia quando
cita eroi provenienti dalla carta inchiostrata. L’artista attiva una “tecnica rielaborativa” che assume toni
alternanti, a volte si fa sprezzante ed oltraggiosa, altre sbeffeggiante ed irriverente. Tale modalità artistica attinge
tra tutto ciò che vi è di popular nella nostra società consumistica, strabordante di stimoli comunicativi.
All’interno di questa eccedenza informazionale e visuale, Gianni Scardovi sceglie di modificare prodotti
massmediali, alcuni provenienti dall’ambito musicale, altri dal campo editoriale e fumettistico, e lo fa andando a
fomentare ulteriormente le cromie squillanti, oppure attraverso il rincaro di messaggi ed atteggiamenti arditi, o
meglio decisamente provocanti. Questo smontaggio e rimontaggio in nuove vesti di famose identità simboliche,
crea tele di carattere vignettistico originale ed audace, dato che questi personaggi non riescono a passare indenni
attraverso gli eccentrici\egocentrici influssi comportamentali contemporanei.
Setti Manuela
Orari: da lunedì a sabato dalle ore 15.00 alle 19.00
Genere: personale arte contemporanea
Galleria Marchina, Via Violino di Sopra 10, tel. 0303737087
www.galleriamarchina.com - [email protected]
CENTRO MATER DIVINAE GRATIAE
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE
Dal 1 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013
Giuliano Gaigher, “La sua nascita è la mia nascita. Seine geburt ist meine geburt”
Dopo la prima esposizione nel dicembre 2011 a Passau, in Germania, per lintero periodo natalizio è in mostra a
Brescia presso il Centro Mater Divinae Gratiae il ciclo di Giuliano Gaigher La sua nascita è la mia nascita sul tema
della venuta di Cristo, del Dio fatto uomo.
L’artista di Treviglio è maestro della fusione del vetro, materia in cui ha trovato la propria cifra stilistica e il
giusto mezzo per una personale indagine espressiva: già nei più recenti lavori confluiti nel ciclo Scavi (2010),
giocati su forme e trasparenze di forte impatto, il vetro ha assunto metaforicamente il significato di una
presenza, invisibile eppure immanente, che plasma, trasforma e riempie di sé il creato.
Con tale atteggiamento interiore affronta ora il tema del Natale nella sua complessità, dall’Avvento all’Epifania,
in un percorso scandito da dieci opere che ne fissano i passi evangelici salienti.
La sua nascita è la mia nascita programmaticamente propone non un procedimento narrativo, ma piuttosto un
lavoro concettuale basato sull’incontro tra vetro e materie diverse, volto a visualizzare, su ogni singolo tema, una
riflessione che si snoda come messaggio universale e personale al tempo stesso. Alla trasparenza del vetro si
contrappone, matericamente e simbolicamente al tempo stesso, lʼ opacità della pietra o la pesantezza del
calcestruzzo, o le luminosità diverse dell’oro, del ferro e dell’argento che creano stupefacenti contrasti e
chiaroscuri. Gaigher ricorre a forme severe, che puntano dirette al contenuto ultimo del messaggio senza
concessioni né alla millenaria tradizione iconografica, né ad un facile quanto accattivante lirismo. Ogni singola
tappa del percorso diventa per lʼ artista momento di confronto personale, l’occasione unica per andare, nella
dura trasparenza del vetro, a svelare le radici del messaggio cristiano con lo sguardo dell’uomo contemporaneo,
che dalla prospettiva terrena guarda al mistero dell’Incarnazione. Carmela Perucchetti
Orari: 9.00-12.00 e 14.30 alle 18.30
Genere: personale arte contemporanea
Centro Mater Divinae Gratiae, Via Sant’Emiliano
Associazione per l’arte Le Stelle, tel. 0302752458 / 3351370696 [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
BEATLES MUSEUM
Dal 2 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013
Mostra fotografica dedicata a John Lennon
Nel 33° Anniversario i Beatlesiani lo ricordano al Beatles Museum presso il Museo della Mille Miglia con una
mostra fotografica a lui dedicata.
Dopo il successo del recente Lennon Day presso l’Università di Brescia con tanti artisti, musicisti ed ospiti come
Tony Sheridan e Gary Gibson (sosia di John Lennon), e grazie anche all’ottima affluenza di appassionati che ha
visitato il Beatles Museum, presso il Museo della Mille Miglia a Brescia (S.Eufemia), dove per la celebrazione è
stata allestita una mostra fotografica dedicata a John Lennon, siamo lieti di annunciare che la mostra resterà
allestita fino al 6 gennaio 2013 e con l’occasione saranno esposti anche i quattro bellissimi ritratti di John
Lennon che l’amico e valente pittore milanese Carlo Montana ha dipinto, uno dopo l’altro, in diretta sul
palcoscenico nel corso del lungo John Lennon Day del 1° Dicembre scorso. Come era stato annunciato i quadri
sono stati offerti dal pittore Montana agli appassionati beatlesiani che saranno interessati ad acquistarli, per dare
così un sentito contributo in sostegno dell’Unicef che fin dalla prima edizione del Lennon Day, nel 1990, è
l’Ente al quale va la massima attenzione della nostra associazione. E per l'occasione, saranno in mostra anche
rari francobolli dedicati a John Lennon prestati al Beatles Museum dal collezionista Claudio Zucchi e la rassegna
Stampa mondiale sul delitto Lennon a New York raccolta e donata al Museo dei Beatles da Franco Zanetti.
Orari: tutti i giorni, 10.00-18.00
Beatles Museum, presso il Museo della Mille Miglia, Via delle Rimembranza 3, www.beatlesiani.com
SAGRATO DELLA CHIESA DEL CARMINE, Contrada Del Carmine
Dal 13 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013
Albero di luoghi e parole – Installazione di Antonio De Martino
Come ogni anno l’artista Antonio De Martino partecipa l’approssimarsi delle feste natalizie con un segnale di
comunione e concordia attraverso il quale esprime la sua presenza nel quartiere in cui ha vissuto ed operato per
gran parte della sua vita. Usa ancora una volta la sua propensione pubblica all’arte per esporre idee e forme che
esprimano le condizioni della comunità ed aiutino il confronto e la riflessione. Presenterà un’installazione sul
sagrato della Chiesa del Carmine in cui il tradizionale albero natalizio, simbolo di partecipazione collettiva,
subisce una trasformazione contemporanea dettata dalla multiculturalità con cui il quartiere è tenuto a fare i
conti oggi quando il processo comunicativo è necessariamente amplificato. Un albero quindi in parte
tecnologico, che si esprime in altezza attraverso antenne di ricezione televisiva, ma in parte anche domestico,
avendo come base un corpo di scambio personale costituito da innumerevoli pietre bianche levigate dal tempo
su cui ha invitato ad iscrivere un pensiero o solo l’indicazione di un luogo di provenienza molte persone che
verso questa realtà sentono una qualche forma di partecipazione. Persone comuni, semplici abitanti del
quartiere, ed anche attori di responsabilità pubbliche e private perché attraverso questo processo di relazione si
attui uno scambio fatto di differenze ma anche di sentimenti messi in comunione.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
VISUAL ART & SPAZIO CONTEMPORANEA
Dal 15 dicembre 2012 al 28 febbraio 2013
I Maya - hach uinik - i veri uomini
I maya lacandoni I Lacandoni sono gli unici veri eredi dei Maya.
Per secoli sono vissuti nella sierra lacandona, tra il Chiapas e il Guatemala, in completo isolamento, conservando
l'indipendenza e la cultura degli avi. La "nostra" civiltà ha conquistato gli ultimi gruppi di quegli indios, che
ormai si stanno integrando nella cultura occidentale. Oggi, con i moderni mezzi di comunicazione, l'isolamento
è finito. Così, il mondo maya scompare per la seconda volta.
Queste parole introducono la straordinaria esperienza di Gertrude Duby Blom, fotografa e giornalista svizzera.
Per quasi cinquant'anni Gertrude ha vissuto con i Lacandoni, combattendo per la loro sopravvivenza. La sua
tenacia ha vinto: si può dire, infatti, che li ha salvati dall'estinzione. I moderni lacandoni, che parlano un dialetto
maya yucateco, restano comunque gli unici custodi della più pura cultura maya. Poligami, abitavano dispersi
nella vastità della giungla, in accampamenti di poche famiglie accuratamente mimetizzati. Coscienti e orgogliosi
di essere i soli discendenti incontaminati dei maya, sulle cui piramidi essi celebravano gli antichi riti, i lacandoni
chiamavano se stessi hach uinìk, "i veri uomini", lo stesso termine usato dalle caste aristocratiche e sacerdotali
degli antenati, millecinquecento anni prima. Ma un brutto giorno questo nostro mondo cominciò a distruggere
l'armonia del loro universo. Nel 1941 la seconda guerra mondiale fece salire alle stelle il prezzo della gomma da
masticare, prediletta dai soldati americani, che si ricava dal chicle, il lattice dell'Achras sapota. Così arrivarono
nella giungla le orde dei chicleros. I lacandoni morivano a decine, sterminati da improvvise epidemie. Delle piste
aperte nel folto della vegetazione approfittarono i mercanti di legnami pregiati, i madereros, che iniziarono a
sventrare la foresta con le motoseghe. Sulla loro scia seguirono i coloni, spesso indiani degli altipiani del
Chiapas, mossi dalla cronica fame di terreni coltivabili, imposta al Messico dal latifondo e dalla crescita della
popolazione. E qui la storia dei lacandoni sarebbe potuta terminare, tragicamente: i "buoni selvaggi"
completamente estinti o assimilati, la foresta interamente distrutta. Ma inaspettatamente giunse il soccorso.
Gertrude Duby (1901-1993), per gli amici Trudi, nata a Berna, penetrò a dorso di mulo nella selva lacandona
dopo un'esistenza avventurosa. Poco dopo lo scoppio della guerra, nel 1940, si stabilì in Messico, dove cominciò
a lavorare come giornalista. Imparò anche a scattare fotografie, al solo scopo, sostiene con qualche civetteria, di
documentare i suoi articoli. Il suo sogno era però di incontrare i lacandoni. Nella Selva incontrò anche un nuovo
marito, l'archeologo americano Frans Blom, ma il colpo di fulmine più potente scoccò tra Trudi e i lacandoni.
La giornalista svizzera sposò con dedizione totale la loro causa e mise al loro servizio la sua vulcanica energia, il
suo temperamento caparbio, le capacità organizzativi e le doti politiche e giornalistiche affinate dalla più che
ventennale esperienza nel socialismo europeo.La fiducia reciproca tra Trudi e i lacandoni venne subito
consolidata dalla calorosa intesa con il più autorevole dei too'hil del nord, Chan K'in il Vecchio.
Nel 1940, i lacandoni erano circa 400, ma nel 1948 ne sopravvivevano solo 156. Interessando antropologi
americani ed europei, Trudi scatenò una campagna per fare loro arrivare con urgenza aiuti medici: oggi superano
i 500. Trudi li convinse ad abbandonare i loro accampamenti isolati e a riunirsi in comunità più grandi, quelle
dove vivono tuttora: i lacandoni del nord sul lago di Najá e sul lago di Merizabok; quelli del sud sul fiume
Lacanjá, vicino alle rovine della città maya di Bonampak, famosa per ospitare gli unici dipinti murali a colori
vivaci sopravvissuti alle intemperie, considerata la cappella sistina dei maya. Il pericolo maggiore era tuttavia
dietro l'angolo. A partire dagli anni Sessanta l'invasione dei coloni messicani aumentò spaventosamente:
il governo aveva deciso di sfruttare il legname pregiato e di iniziare prospezioni petrolifere, aprendo nuove
strade nella giungla con macchinari pesanti. Si considerava necessaria e inevitabile la distruzione completa della
Selva. A molti contadini poveri di tutto il Messico vennero offerti titoli di proprietà su scampoli della foresta, a
condizione che vi si trasferissero con le famiglie.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Nel 1972 Trudi e Chan K'in ottennero la prima vittoria: il governo messicano riconosceva il possesso nominale
di ben 6140 chilometri quadrati di Selva ai 66 capifamiglia lacandoni, e cominciò a pagare loro i diritti per il
taglio degli alberi, in misura ridicola rispetto al ricavato, ma questi incassi modesti risultavano cifre enormi per
gli standard della vita dei lacandoni. I "selvaggi" lacandoni, appena usciti da una cultura neolitica, si trovarono di
colpo a essere gli indiani più ricchi del Messico. Questo trasformò radicalmente il loro modo di vivere e da
"fossili viventi" in pericolo di estinzione divennero gli indiani del Chiapas più adattati al mondo moderno. Ma a
quale prezzo? La cultura tradizionale dei lacandoni era in pezzi. Dal 1988 tagliare alberi è diventato illegale, così
come uccidere o prelevare la fauna selvatica, ma corrompendo (facilmente) le guardie forestali si può fare di
tutto: portarsi via camion di legna, uccidere giaguari e ocelot per le loro pelli, e commerciare, vive, le ormai rare
Ara macao e Ara militaris. Nel 1989, l'ultima vittoria di Trudi è stata di costringere il governo messicano ad
abbandonare il progetto di un sistema di dighe sul fiume Usumacinta.
Nel marzo del 1991 il Messico siglò un accordo con l'organizzazione ecologista Conservation International,
impegnandosi a salvare ciò che restava della Selva lacandona in cambio di una riduzione di quattro miliardi di
dollari del suo debito estero. Interrogata sulla vicenda Trudi rispose: “La Selva? Non c'è speranza. E' finita. Del
resto, un giorno o l'altro anche il mondo dovrà finire". Lo stesso Chan K'in, capelli leggermente brizzolati
nonostante avesse tra i 95 e i 100 anni, soleva ripetere: “So che è vicino il xutan, il giorno ultimo, quando gli dei
concluderanno questo ciclo del mondo. La terra si seccherà e si creperà, una luna rossa incomberà sulla terra, i
giaguari e i coccodrilli della notte mangeranno tutti gli uomini. Mio nonno diceva che era ancora lontano, mio
padre che non era ancora vicino. Ma a me gli Dei lo hanno detto: il xut-an sta per venire.”
Il 21 dicembre del 2012 è la data della fine del ciclo. Da ultracentenario e lasciando un figlio di poco più di tre
anni, Chan K’in morì il 23 dicembre del 1996. Tre anni esatti dopo la morte della sua amica Trudi.
Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30.
Genere: arte contemporanea
Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370,
[email protected]
PROGETTO TANGRAM
Dal 15 dicembre 2012 al 31 gennaio 2013
Laura Micieli
L'inizio è il tema, il tema è l’ombra e l’ombra è all’inizio; che ci preceda o ci segua, è sempre presente. In questo
ciclo illustrativo l’artista propone, con la rappresentazione fisica dell’ombra, la sua accezione più profonda, il
medesimo concetto definito dalla psicoanalisi, in un dialogo illustrato tra l’uomo ed il proprio inconscio. I
personaggi interagiscono tramite flash dialettici con la propria ombra interiore, esteriorizzata nella fisicità
dell’ombra quotidiana. Un’ombra quindi indipendente, incontrollabile, la tua migliore amica o il tuo baratro
buio. In questo mondo inconscio affiorano irrazionali scale demodé e buchi nel cielo; l’ombra beffarda e
derisoria si muove, ironizzata dalla mano dell’artista, mostrandoci le nostre mancanze, impietosa le nostre paure;
possiamo solo sperare di farcela amica.
Mi chiamo Laura Micieli, nasco nel 1990 presso la ridente cittadina di Brescia. Mi diplomo al Liceo Artistico Maffeo Olivieri di
Brescia e dopo aver fatto un rapido ed astuto quadro della situazione sulle modalità per divenire disoccupata al più presto, scelgo di
proseguire gli studi nell’ambito dell’illustrazione, frequentando la Scuola del Fumetto di Milano. Perfezionandomi nella tecnica
senza privarmi del sentimento, le mie illustrazioni rispecchiano probabilmente una spiccata attitudine alla malinconia ed alla
goffaggine (eufemismo), doti coltivate con dedizione fin dalla tenera età. Negli anni ho stretto un solido rapporto di stima reciproca
con i Bau, fonte di ispirazione continua prediletta nelle mie illustrazioni.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orari: da martedì a venerdì dalle 16.00 alle 18.30. Chiusura invernale dal 23 dicembre al 7 gennaio.
Progetto Tangram, Contrada Del Carmine 21/b, 3771522091, [email protected],
www.progettotangram.it
CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA – Cappella Santa Maria
Dal 15 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013
Mostra di arte sacra contemporanea O Emmanuel
Mostra di arte sacra contemporanea dedicata al mistero dell'Incarnazione con opere di Gabriella Furlani, Angela
Naspro e Lino Sanzeni. L’esposizione è realizzata in collaborazione con Associazione per l'arte Le Stelle e UCAI
con la Parrocchia S. Giovanni.
Orari: giorni feriali: 9.30-11.30 e 15.30-18.00.
Domenica e festivi: 11.00-12.00 e 15.00-17.00.
Chiesa di San Giovanni, Contrada San Giovanni
CHIOSTRO SAN GIOVANNI
Dal 18 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013
Mostra Presepio fai da te
Espongono alla mostra le scuole dell'infanzia: ABBA, BERTHER, BONOMELLI, A.GALLO, J. PIAJET,
OSPEDALE DEI BAMBINI SPEDALI CIVILI, PASSERINI, PENDOLINA, S. GIACOMO, TONINI,
VALOTTI.
Scuole primarie: D. ALIGHIERI, A. CANOSSI, CORRIDONI, ISTITUTO ARICI, MAMELI, E.
MONTALE, OSPEDALE DEI BAMBINI SPEDALI CIVILI, PRANDINI, SCUOLA DELLA PACE,
SANTA DOROTEA, TIBONI, UNGARETTI, 28 MAGGIO, DON VENDER.
Orari: giorni feriali: 9.30-11.30 e 15.00-18.00.
Domenica e festivi: 11.00-12.30 e 15.00-18.00.
Chiostro San Giovanni, entrata da Contrada San Giovanni 8
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A GENNAIO
ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Dal 12 gennaio al 9 febbraio 2013
Geometrie e tagli di luce nelle incisioni di Luigi Corsini
A cinque anni dalla morte, una monografia e un’antologica di Luigi Corsini segue i momenti più significativi
della sua vita artistica tra Urbino, Roma e Brescia, e consente di conoscere una delle personalità dell’arte italiana:
le stagioni espressive principali e un bilancio che va ad individuare e ricomporre il contesto culturale e
l’affermazione delle prime nuove indagini nell’ambito della calcografia. Un omaggio a un artista che è stato un
innovatore nella sperimentazione novecentesca e che con il suo canone stilistico è nella storia dell’arte incisoria
postmoderna. A cura di Riccardo Prevosti. Con monografia e saggio critico di Andrea Barretta.
Orari: giovedì: 15.30-19.30; venerdì e sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30.
Genere: arte contemporanea
Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, [email protected]
PALAZZO DELLA LOGGIA
Dal 12 gennaio al 7 febbraio 2013
Mostra storica
Ritorno sul Don 1941-1943
Una mostra sulla guerra degli italiani in Unione Sovietica
Diversamente dalle letture tradizionali – dove la campagna di Russia condotta dall’Ottava armata italiana è
ridotta alla ritirata alpina del gennaio 1943 – la mostra Ritorno sul Don vuole riprendere la storia di quella
sventurata e tragica spedizione nel contesto della “guerra di sterminio” condotta dalle truppe germaniche in
URSS. I video, le fotografie, le mappe collocati nella mostra scandiscono la cronologia di una guerra totale:
dall’Operazione Barbarossa scatenata da Hitler con l’obiettivo di annientare l’URSS, all’assedio di Leningrado e
Mosca, fino all’offensiva del giugno 1942 che porta le truppe tedesche nel bacino del Don e poi sul Volga,
all’assedio di Stalingrado. Dentro questo grande affresco i visitatori troveranno, come un filo rosso, la guerra
degli italiani, dalla partenza del primo contingente, il 10 luglio del 1941, al dolente rientro dei superstiti nella
primavera del 1943 dopo la disfatta dell’Ottava armata.
Comitato scientifico: Giuseppe Ferrandi, Sergey Ivanovich Filonenko, Nicola Labanca, Alim Iakovlevich
Morozov. Una realizzazione della Fondazione Museo Storico del Trentino in collaborazione con il Museo
centrale della grande guerra patria di Mosca e l'Università statale agraria di Voronezh (V.G.A)
Orari: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Ingresso: libero
Palazzo della Loggia, Salone Vanvitelliano
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
CENTRO DOCUMENTALE
Dal 12 al 27 gennaio 2013
Mostra storica
156^ Divisione di fanteria “Vicenza”
La 156^ Divisione di Fanteria di Vicenza non era una Divisione alpina, ma si costituì a Brescia nel 1942, proprio
per essere inviata in Russia. La mostra sarà inaugura il 12 gennaio alle 9.15 presso il Centro Documentale (già
Distretto Militare) di Brescia, dagli stessi ragazzi delle scuole bresciane che poi parteciperanno all’incontro
all’Auditorium S.Barnaba alle ore 10.00 avente quale tema: “70° anniversario della Battaglia di Nikolajewka - Il
momento storico, gli avvenimenti, il significato, l’eredità”.
Orari: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Ingresso: libero
Centro Documentale (già Distretto Militare), Via Callegari 3
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