INTERVISTA: La contraffazione nei ricambio auto/moto 11 -07
Transcript
INTERVISTA: La contraffazione nei ricambio auto/moto 11 -07
INTERVISTA: La contraffazione nei ricambio auto/moto 11 -07- 2013 RIVISTA ASCONAUTO Nel 2012, il Ministero dello Sviluppo Economico - Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione ha realizzato con il Censis un rapporto su dimensioni e caratteristiche della contraffazione in Italia, in grado di fornire una stima del presunto fatturato ricavabile da tale attività in termini di consumi di prodotti contraffatti e dei relativi impatti di tipo macroeconomico. Da questo documento emerge che, nel 2010, il fatturato del mercato degli autoricambi contraffatti in Italia è stato di circa 107 milioni di euro. La produzione e l’importazione di ricambi auto contraffatti in Italia è in aumento? Una stima del trend dei ricambi auto/moto contraffatti in circolazione in Italia può essere ricavata dall’analisi dei dati sui sequestri di parti di auto e motoveicoli ed accessori ad opera di: Agenzia delle Dogane, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri e Polizie locali, per violazioni alle norme sulla contraffazione, sul Made in Italy, sulla sicurezza prodotti. La stima si basa sulla elaborazione dei dati contenuti nel database IPERICO (www.uibm.gov.it/iperico). Limitando l’analisi ai dati nazionali aggregati di Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane, in termini di numero di sequestri si evidenziano infatti variazioni marcate da un anno all’altro, con picchi notevoli nel 2009 e nel 2010 e comunque con una variazione 2012-2008 pari a quasi il +40% per il totale delle violazioni citate. A livello complessivo, sempre per il totale delle violazioni, i sequestri 2012 sono sostanzialmente in linea con quelli registrati nel 2011, i quali tuttavia evidenziano una decisa flessione rispetto al 2010 (circa il -70%). Nel 2012 rispetto al 2011 si registra un incremento del numero di sequestri per sicurezza prodotti (+80% circa) e una riduzione (-20% circa) di sequestri per contraffazione. E come è la situazione a livello europeo? Quali sono i principali Paesi di origine extracomunitaria dei ricambi contraffatti? I dati delle Dogane Europee relativi alla contraffazione dei ricambi auto evidenziano una costante e significativa crescita dal 2009 al 2011 sia in termini di numero di sequestri che di prodotti sequestrati. Per quel che riguarda il Paese di origine, nel 2011 oltre il 60% del numero di prodotti sequestrati dalle Dogane UE della categoria “vehicles including accessories and parts” era di provenienza cinese, quasi il 25% arrivava dagli Emirati Arabi e il 7% da Hong Kong. Quale pericolo comporta la diffusione dei prodotti contraffatti? Il pezzo di ricambio contraffatto mette a rischio l’integrità del veicolo ma soprattutto la salute e la sicurezza di chi occupa o utilizza il veicolo e di coloro che sfortunatamente si trovano sul suo tragitto in caso d’incidente causato da un pezzo contraffatto. A tali pericoli si sommano i danni socio-economici: si è detto che il fatturato della contraffazione in Italia per il settore “Pezzi di ricambio auto” nel 2010 è stato stimato in oltre 107 milioni di euro, pari all’1,5% del fatturato complessivo della contraffazione stimato nel nostro Paese. Questo comporta che la produzione di pezzi di ricambio che la contraffazione sottrae ai canali ufficiali avrebbe assorbito circa 1.500 unità di lavoro. Il mancato gettito generato dalla contraffazione per la categoria dei pezzi di ricambio è stimato, per il 2010, pari a quasi 22 milioni di euro di imposte dirette non versate e a circa 51 milioni di imposte indirette, considerando anche l’indotto. Un danno, quindi, non solo per la salute ma anche economico per il sistema Paese. Quali sono i rischi per chi produce pezzi contraffatti e per chi li vende (e li installa) e di conseguenza contribuisce alla circolazione di veicoli non rispondenti alle omologazioni? In caso di incidenti dovuti all’istallazione di ricambi non originali e difettosi si è chiamati ovviamente a rispondere in termini di responsabilità civile e penale. Per la semplice distribuzione di prodotti falsi sono previste forti pene pecuniarie: l’acquisto effettuato da un operatore commerciale o importatore o da qualunque altro soggetto diverso dall'acquirente finale è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria che va da un minimo di 20.000 euro fino a 1 milione di euro (art.1, c. 7, del D.L. 35/2005, convertito con modifiche in L. 80/2005, e successivamente modificato dalla L. 99/2009). Ma la contraffazione può comportare anche sanzioni di carattere penale per il contraffattore, che possono arrivare, oltre alla multa, a quattro anni di reclusione (artt. 473 e 474 del Codice Penale). In che modo il Ministero contrasta questo fenomeno? Alla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione – UIBM, del Ministero dello Sviluppo Economico, sono affidate le funzioni istituzionali di lotta alla contraffazione, nonché di riconoscimento e valorizzazione dei diritti di proprietà industriale, al duplice scopo di sostenere la competitività e l’innovazione delle imprese italiane e, conseguentemente, di tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini. Pertanto, sono due i filoni d’intervento principali: supporto alle imprese per l’attuazione di strategie preventive di difesa dalla contraffazione, attraverso la tutela del loro patrimonio intangibile che si realizza con il ricorso ai diritti di proprietà industriale; tale supporto si concretizza sia attraverso iniziative di formazione e informazione (seminari, convegni, ecc. dedicati alle imprese), sia più concretamente attraverso misure agevolative a favore delle micro, piccole e medie imprese per l’utilizzo e la valorizzazione di brevetti, marchi e disegni/modelli sensibilizzazione dei cittadini circa le conseguenze della contraffazione, attraverso il coinvolgimento di una molteplicità di interlocutori: dalle scuole primarie e secondarie alle università, alle Associazioni dei consumatori (con la realizzazione di campagne di comunicazione mirate a livello nazionale e locale). A questi due principali filoni d’intervento si affiancano: il ruolo di “Osservatorio Nazionale sulla contraffazione”, attraverso le attività di studio, raccolta ed analisi dei dati sulla contraffazione su cui fondare strategie di contrasto basate su un metodo scientifico; le iniziative in collaborazione con le altre Istituzioni, gli Enti locali, le Associazioni degli imprenditori e dei consumatori in materia di lotta alla contraffazione Come possono gli autoriparatori indipendenti e i carrozzieri lottare contro la diffusione di ricambi contraffatti? La prima azione da svolgere è informare i consumatori circa i rischi che si corrono acquistando i prodotti contraffatti: spesso gli acquirenti sono vittime inconsapevoli e non complici soddisfatti e compiacenti. Possono inoltre segnalare i casi di contraffazione alla linea diretta anticontraffazione della DGLCUIBM, inviando una mail all’indirizzo [email protected] oppure mandando un fax al numero +39 06 4705 5750. E come possono i consumatori difendersi dall’acquisto di ricambi contraffatti e quindi potenzialmente pericolosi? È importante seguire alcune semplici regole di base: evitare di comprare prodotti troppo economici; un prezzo troppo basso può essere invitante ma è indice di scarsa qualità; può sembrare un’occasione e invece si compra un prodotto che non dura, e si deteriora molto prima dell’originale per gli acquisti rivolgersi sempre a venditori autorizzati, che offrono evidenti garanzie sull’origine della merce controllare sempre le etichette dei prodotti acquistati (l’etichetta è la loro “carta d’identità”) e diffidare di quelli con scritte minuscole o poco chiare o privi delle indicazioni d'origine e del "marchio CE"; le etichette più corrette sono quelle che garantiscono la migliore conoscenza del prodotto: trasparenza del marchio, processo produttivo, luogo di produzione e caratteristiche acquistare solo prodotti in confezioni e con imballaggi integri, con il nome del produttore, assicurandosi della loro provenienza e di eventuali marchi di qualità o certificazione porre particolare attenzione all’acquisto di prodotti proposti su internet o da altri canali informali, soprattutto nei casi in cui non sia prevista la possibilità di prendere visione della merce prima dell’acquisto e di restituirla una volta ricevuta.