No alla guerra infinita globale Non ci arrendiamo alla

Transcript

No alla guerra infinita globale Non ci arrendiamo alla
pagina 1 di 5
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
No alla guerra infinita globale
Non ci arrendiamo alla guerra
(documento finale della manifestazione nazionale del 12 aprile 2003)
a cura del Comitato nazionale Fermiamo la guerra - www.fermiamolaguerra.it
(data di pubblicazione su www.attac.it 14 aprile 2003)
Noi siamo ancora una volta qui, a Roma.
Il popolo della pace manifesta contro la guerra, contro le distruzioni delle vite umane, delle civiltà,
della natura, contro le sofferenze delle popolazioni civili.
Non siamo tornati a casa dopo il 15 febbraio, non ci siamo arresi alla guerra quando è cominciata il
20 marzo: si sono tenute migliaia di iniziative, di manifestazioni, milioni di gesti di pace come i 3
milioni di bandiere che non dobbiamo e non vogliamo togliere dalle nostre finestre.
Siamo qui per dire che non ci arrendiamo alla spirale di odio, di vendetta, di scatenamento della
forza bruta e delle pulsioni di morte che la guerra porta con sé.
Oggi come il 15 febbraio siamo insieme, movimenti che si battono contro la globalizzazione
neoliberista, movimenti per la pace, movimenti per la democrazia, partiti politici, associazionismo
ambientale e sociale, sindacati confederali e di base, associazionismo religioso, social forum,
strutture dell’autorganizzazione, aree antagoniste e della disobbedienza, Ong, intellettuali,
operatori della comunicazione, organizzazioni degli studenti, delle donne, dei migranti, e migliaia di
cittadine e cittadini.
Oggi i potenti stanno scrivendo la loro storia: la conquista dell’Iraq da parte delle truppe di Bush e
Blair è l’esito di una guerra ingiusta e illegittima, che sta causando lutti e distruzioni, che fa del
popolo iracheno, già vittima ieri del dittatore Saddam e dell’embargo ultradecennale, oggi
sottoposto ai comandi militari anglo-statunitensi.
La guerra rimane un orrore inaccettabile.
Alle vittime civili e militari, a tutte le vittime di questa nuova guerra va tutta la nostra solidarietà.
Esprimiamo ancora una volta il nostro dolore più profondo per la morte di Rachel Corrie e Tom
Horndoll, uccisi perché cercavano di interporsi tra le truppe di occupazione israeliane e la
popolazione civile palestinese. Il popolo della pace si stringe intorno a tutti quelli e quelle che,
rischiando la propria vita, cercano di costruire la pace nei luoghi in cui più violenta esplode la
guerra.
Un regime abietto è caduto. I pacifisti lo condannano fin dai tempi in cui Saddam, alleato di chi
oggi lo abbatte, sterminava i kurdi e massacrava gli oppositori. La comunità internazionale ha
avuto trent’anni per sostenere l’opposizione democratica irachena che si batteva contro il regime. E
non l’ha fatto. Ora l’Iraq vive vendette e saccheggi, ed entro breve rischia di vedere istituito un
protettorato militare deciso e governato da Bush e Rumsfeld.
Noi continueremo a impegnarci per un Iraq indipendente, libero, democratico e pluralista.
Oggi i potenti stanno scrivendo la loro storia: la storia della distruzione della legalità internazionale.
Vogliono cancellare l’ONU e le istituzioni internazionali.
Vogliono trascinarci in un’epoca di guerra infinita. Noi vogliamo fermarla.
pagina 2 di 5
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
La Carta dell’ONU ha cancellato il diritto alla guerra degli Stati: gli Stati non possono più fare le
guerre.
Milioni e milioni di persone in questi mesi, in tutto il mondo, hanno espresso in forme nuove e
dirette il loro no alla guerra, contaminandosi l’un l’altra con pratiche diverse ed esprimendo le più
articolate soggettività: hanno disobbedito e fermato i treni e le navi della morte; hanno scioperato,
manifestato contro la guerra, boicottato i prodotti delle multinazionali della guerra; circondato e
invaso le basi militari, chiedendo il loro smantellamento; senza distinzione di credo e di fede,
hanno fatto sentire la propria voce; hanno richiamato i valori dell’impegno civile e pacifista alla
base della nostra Costituzione e delle Carte internazionali; hanno raccolto il richiamo delle Chiese,
per far sì che le religioni non siano strumenti di divisioni e di guerre, ma messaggere di pace.
Gli Stati, quando guidati soltanto dalla logica dei propri interessi economici e geopolitici, non sono
in grado di fermare le guerre: non possiamo e non vogliamo affidare il destino dell’umanità e della
nostra Terra alla ragion di Stato.
Nella lotta per la pace, per l’autodeterminazione dei popoli e per i diritti umani sta nascendo la
società civile mondiale, quella superpotenza pacifica e pacifista che sola oggi può fermare la
guerra.
La guerra infinita e preventiva è legata al mantenimento di un ordine sociale ed economico
ingiusto, che alimenta disuguaglianze ed esclusioni. La guerra provoca l’involuzione della
democrazia, stati d’eccezione che diventano permanenti, leggi liberticide.
Siamo qui anche contro la guerra economica, sociale e culturale che affligge il pianeta, contro la
globalizzazione neoliberista che produce ogni giorno più disoccupazione, precarietà, miseria e
ingiustizia sociale.
Questa guerra è anche per il controllo delle grandi aree produttrici del petrolio, che rimane la fonte
energetica centrale per la produzione e i consumi statunitensi e del Nord del pianeta, cioè quel
20% della popolazione mondiale che consuma l’80% delle risorse.
Il governo degli Usa si arroga il diritto di affermare, in quanto unica superpotenza, il dominio
unipolare, che vuol dettare le leggi in nome dei suoi interessi assunti a parametro di giudizio
universale.
Vogliamo rispondere a Bush con le parole di Arthur Schlesinger, ex-consigliere di Kennedy,
ricordandogli che non può trasformarsi in giudice, giuria e carnefice del mondo.
Noi sappiamo che la follia della guerra non ferma il Pentagono dal minacciare altre guerre, con
l’uso possibile e preventivato delle armi nucleari: siamo determinati a fermarle.
La guerra moderna è il crimine più devastante contro persone, beni e natura; la guerra oggi è
soprattutto una guerra contro i civili: per questo è ipocrita parlare di ‘guerra umanitaria’, come la
tragica lezione del Kossovo e dell’Afganistan ci ha insegnato.
Non ci rassegniamo alla distruzione dell’ONU, perché nella sua Carta sono contenuti i principi e gli
strumenti per porre la guerra fuori dalla storia.
La guerra è illegittima, è un male assoluto e come tale va ripudiata, come prevede l’art.11 della
nostra Costituzione.
pagina 3 di 5
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
Noi consideriamo l’art. 11 una norma che dobbiamo rispettare come legge superiore. Noi ci
riconosciamo nella Carta dell’ONU, quando ripudia il flagello della guerra, e nella Dichiarazione
universale dei diritti umani. Noi abbiamo difeso quelle Carte, anche quando l’istituzione preposta
ad applicarle – l’ONU – non lo ha fatto. Non di una ONU subalterna ai poteri forti il mondo ha
bisogno, ma di istituzioni internazionali realmente democratiche e capaci di affermare e imporre le
leggi superiori dell’umanità, fondate sulla pace, sulla giustizia e sull’equità.
La nostra parte di cittadini e cittadine la stiamo facendo, noi popolo di Porto Alegre non ci
fermeremo.
Proprio perché vogliamo la pace e la democrazia in Iraq, vogliamo impedire che l’ONU fornisca
un’indebita copertura all’occupazione militare anglo-statunitense. Noi chiediamo fermamente il
ritiro delle truppe occupanti, per consentire che l’Iraq possa autonomamente esprimere un proprio
governo, garantito dalle Nazioni Unite. Chiediamo inoltre che si convochi con urgenza l’Assemblea
generale straordinaria dell’ONU, in base alla Risoluzione n. 377 del 1950, per una condanna
formale della guerra preventiva e per affrontare il dopoguerra dell’Iraq, che deve essere
smilitarizzato e appartenere ai soli iracheni.
Con la sua maggioranza il governo Berlusconi, arruolato da Bush nella coalizione dei volenterosi,
ha approvato, sostenuto e santificato la guerra preventiva; ha imposto una belligeranza di fatto,
con l’uso delle basi, con il transito di materiale bellico e di soldati, con il trasferimento di
paracadutisti statunitensi in Iraq. E oggi per questo ci opporremmo, nell’ambito del protettorato
anglo-statunitense, all’invio in Iraq dei carabinieri, che andrebbero a fornire copertura militare e
politica sia alla guerra sia al piano di occupazione militare. L’art. 11 della Costituzione è stato
violato. Il Parlamento non può decidere contro il dettato della Costituzione.
Oggi impellente è il compito di affrontare la tragedia umanitaria, di sostenere la popolazione e di
metterla in grado di riprendere al più presto la propria vita normale.
Questo compito umanitario non può essere lasciato nelle mani degli eserciti o sotto il controllo dei
governi di guerra, noi lanciamo un appello perché siano le agenzie delle Nazioni Unite, le Ong e il
volontariato a organizzare gli aiuti.
Lanciamo forte l’appello a sostenere le organizzazioni veramente indipendenti presenti nelle zone
di guerra. Vi invitiamo a sostenere il Tavolo della solidarietà e ad organizzare la raccolta dei fondi
in ogni città: il popolo della pace non solo testimonia il suo dolore per le vittime, ma saprà
generosamente impegnarsi in quest’azione di solidarietà.
La democrazia non si esporta con le armi, la democrazia va costruita in Iraq attraverso
l’autodeterminazione delle sue popolazioni, la loro partecipazione, il rispetto dei diritti umani e di
quelli delle minoranze.
Le ricchezze irachene, il petrolio iracheno non deve essere il bottino da spartire tra le potenzi
vincitrici, la ricostruzione dell’Iraq non deve essere la ghiotta quanto cinica occasione per gli affari
delle imprese multinazionali. Le risorse irachene appartengono e devono essere gestite dalle
popolazioni irachene per soddisfare i loro bisogni.
Un Iraq democratico vivrà solo se nell’intera regione si stabilirà una pace giusta. Insieme alla
guerra e al rischio di un suo allargamento, nel Medio Oriente un altro dramma è quello della
Palestina. Chiediamo che cessino l’occupazione militare, le brutalità, le violenze e gli assassinî
perpetrati contro la popolazione civile. Chiediamo che i palestinesi abbiano finalmente un loro
pagina 4 di 5
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
Stato, che il popolo palestinese possa vivere nella sua terra in pace a fianco del popolo e dello
Stato israeliani: due popoli in due Stati.
Ai curdi va garantito il diritto all’autodeterminazione senza che siano sottoposti alla logica degli
interessi statunitensi e turchi.
L’Occidente, che ha fatto affari con il regime iracheno scambiando armi con petrolio, che produce
ed esporta armi sempre più distruttive, missili e bombe, non può continuare con queste politiche
belliciste.
È tempo di riprendere la lotta per il disarmo globale, le spese militari devono essere tagliate, e le
risorse usate per debellare i mali del mondo, della fame, della mancanza d’acqua, della salute,
dell’educazione.
Continuiamo a batterci contro lo stravolgimento della legge 185, che liberalizza il commercio di
armi. Oggi a Brescia stiamo manifestando contro l’Exa, l’orribile fiera delle armi, degli strumenti di
morte con cui si fanno profitti.
Disarmo, disarmo globale, per liberare l’umanità dalla guerra e dalla sopraffazione.
L’Europa si è divisa in una componente bellicista ma, anche sotto la spinta del movimento
pacifista, in una parte - come la Francia, la Germania e il Belgio - che ha contrastato la guerra, a
cui Berlusconi si è invece supinamente piegato.
Non è questa l’Europa che vogliamo, l’Europa sta nascendo dal basso, la nuova cittadinanza
europea vuole una Costituzione che metta al primo articolo il ripudio della guerra.
Così secondo noi può essere formulato l’articolo 1 della Costituzione europea:
“L’Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce
nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L’Europa contribuisce alla
costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo, promuove e favorisce
il rafforzamento e la democratizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della
cooperazione internazionale.”
L’Europa che vogliamo non è la fortezza che respinge migranti e profughi:
l’Europa, l’Italia devono accogliere i profughi che fuggono dalla guerra e attivarsi perché l’Unione
europea promuova in tutti gli Stati l’accoglienza e garantisca il diritto di asilo.
Una politica di accoglienza dei profughi è il primo aiuto umanitario che l’Italia e l’Europa possano
dare: il parlamento e il governo deliberino i provvedimenti per l’accoglienza di tutti i profughi.
Come il 15 febbraio siamo qui perché siamo convinti che la guerra non sconfigge i terrorismi. Il
terrorismo non ha mai ragione, neanche quando si nasconde dietro le ragioni dell’ingiustizia
sociale, esso uccide la partecipazione e gli ideali di pace e di giustizia: a delegare la lotta per il
cambiamento non ci rassegneremo mai.
La guerra preventiva del governo degli Stati uniti è impregnata della volontà d’imporre il suo
modello di civiltà, distruggendo quelle diverse, marginalizzando culture e religioni che hanno
contribuito e contribuiscono a costruire scienza e conoscenza, e a dare senso e valori all’esistenza
umana e alla natura. È un disegno di egemonia, di riduzione della ricchezza delle molteplici
esperienze culturali e civili.
Vogliamo una società multiculturale. Vogliamo batterci per affrontare e risolvere i veri mali del
mondo: fame, malattie, ignoranza, per il rispetto dei diritti umani, del diritto dei popoli all’uso delle
risorse, per la giustizia tra i popoli.
pagina 5 di 5
ATTAC ITALIA - www.attac.it - Sezione Documentazione
Non ci arrendiamo alla logica di guerra che pervade la società, alle tante guerre dimenticate che
fanno milioni di morti, di profughi, di rifugiati in tutto il mondo.
Per il rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione
Per un’economia di giustizia, contro la guerra economica e sociale della globalizzazione neoliberista
Per il disarmo globale
Per il cessate il fuoco della guerra infinita
Mai più guerra!
Per un altro mondo possibile !