Filosofare al cinema
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Filosofare al cinema
Università del Tempo Libero 2013/2014 Filosofare al Cinema 28/11/2013 Giorgio Rivolta ”Decalogo 7- Non rubare” di Krzysztof Kieslowski (1989) KRZYSZTOF KIESLOWSKI nasce a Varsavia (Polonia) il 27 giugno 1941. Tra il 1966 e il 1969 inizia a Lodz, alla scuola di Cinema e Teatro, il suo percorso creativo con i primi cortometraggi (Tramwai, Urzad, Koncert zyczen) e il documentario di diploma (Z miasta Lodzi - Nella cità di Lodz). Se questo ed altri incisivi lavori dei primi anni '70 (Operai '71, Primo amore, Dal punto di vista del guardiano notturno) lo segnalano come documentarista prolifico e personale, i primi film a soggetto per la televisione (Il sottopassaggio, Il personale, La pace) costituiscono tappe importanti per il nuovo corso del cinema polacco. Rivelatosi alla critica internazionale con opere quali La cicatrice (76), Amator (79), Il caso (81), Senza fine (84), Kieslowski ha attirato definitivamente l'attenzione su di sé nel 1988 con Breve film sull'uccidere e Breve film sull'amore, che hanno anticipato il successo del Decalogo (1989). Entrato di diritto tra i grandi autori europei contemporanei, conferma la sua lirica complessità con La doppia vita di Veronica (1990) e raggiunge il grande pubblico grazie al successo della trilogia dei Tre colori: Film Blu (1993), Film Bianco e Film Rosso (1994). Muore a Varsavia nel 1996. Cos'è questo Decalogo? E' un corpo unico di dieci film, pensati e girati per la televisione (circa un'ora di durata ciascuno) da uno dei registi-rivelazione degli anni ottanta, il polacco Krzysztof Kieslowski. Il riferimento ai dieci comandamenti è il pretesto culturale che anima quest'opera certamente laica, ma ricca di una propria religiosità interiore, di un'accorata tensione metafisica. Ogni comandamento offre la traccia per raccontare una storia, per rappresentare un caso. Casi della vita di tutti i giorni, apparentemente banali, che agitano invece, sotto la superficie, problematiche complesse. Una visione del destino incombente ma non totalizzante, il disorientamento della coscienza tra valori e contraddizioni, tra rigore morale e trasgressione costituiscono le premesse esistenziali del Decalogo. La struttura ricorrente vede l'azione crescere pian piano, fino a trovare un evento imprevisto che evidenzia il dramma morale. La ricerca di un percorso etico per l'uomo contemporaneo conduce Kieslowski a costruire una serie di quadri che magistralmente sanno instaurare un rapporto profondo con i precetti biblici e con la sensibilità dello spettatore: dalla crisi religiosa che scaturisce, violenta, nel primo episodio, ai toni sobri, da commedia dell'ultimo episodio, i temi toccati non si possono definire in alcun modo dogmatici, bensì espressione sincera di un confronto dialettico con i valori dell'esistenza. Il fascino narrativo del Decalogo sta infatti nella concreta umanità che l'autore riesce a conferire ai propri ambienti, ai propri personaggi: il microcosmo che avvolge ogni singolo episodio è un moderno quartiere alla periferia di Varsavia. Non è vacuo divertissement individuare l'accavallarsi, il congiungersi di una storia con l'altra: il viavai di protagonisti che abitano nei grandi casermoni, questo amalgama composito, che Kieslowski riesce a creare, dà spessore al canovaccio dei racconti, modella con naturalezza situazioni e dialoghi. Ma il Decalogo ha pure una sua straordinaria personalità estetica. Motivato dalla destinazione televisiva, il regista tiene la camera a ridosso dei suoi personaggi: primi piani essenziali, una direzione degli attori di intensa naturalezza, brevi e significativi segnali premonitori per i momenti cruciali. Il tutto in un'omogeneità di stile che non perde colpi e che, anzi, acquista forza e scioltezza nel succedersi degli eventi. Con l'aria dimessa del racconto episodico, con la sublime ambiguità dei suoi precetti dimenticati, Dekalog (titolo originale) si configura davvero come uno degli eventi della cultura cinematografica degli anni 90, quasi un breviario morale per gli appassionati di cinema. Giorgio Rivolta Docente di Filosofia e Pedagogia al Liceo delle Scienze Umane c/o l’IIS “Bachelet” di Abbiategrasso (Mi) e Consulente filosofico riconosciuto di Phronesis (Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica). Oltre ad esercitare la professione di consulente filosofico individuale, progetta e realizza diverse forme di pratiche filosofiche di gruppo rivolte a bambini, giovani, adulti e anziani: Laboratorio di Filosofia, Comunità di Ricerca, Dialogo Socratico, Caminetto filosofico, FilosoFilm, Disputatio filosofica, Philosophy for Children, Café Philo, Vacanze Philo. Ha partecipato a numerose iniziative culturali con conferenze e lectio magistrali; è autore, insieme a Ernesto Baroni, del libro: Libertà personale e bene comune. Cinque rivoluzioni per cambiare se stessi e il mondo, IPOC Editore, Milano, 2011.