bollettino 3 2011 bozza definitiva

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bollettino 3 2011 bozza definitiva
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Notiziario dell'Amministrazione Comunale
Anche quest’anno il 4 Novembre abbiamo ricordato i Caduti di tutte le guerre, con la
messa solenne e la deposizione di una corona al monumento in piazza G. Marconi.
La cerimonia ha avuto un significato particolare in quanto ricorre il 90° della traslazione della
salma del Milite Ignoto da Aquileia a Roma al Vittoriano,che è stata ricordata con un viaggio
in treno di una mostra itinerante con tale oggetto nonché il 70° della partenza del C.S.I.R
(Corpo di spedizione Italiano in Russia), che poi si trasformò in ARMIR, rischierato sul fiume
Don e da qui iniziò la tragedia dei nostri fratelli, con la battaglia di Natale del 1942 fino allo
sfondamento dell'accerchiamento da parte dell'esercito Russo con la battaglia di Nikolajewka
ove i nostri Alpini,ormai una massa di straccioni congelati e feriti, con sprezzo del pericolo ed
eroismo combatterono fino allo stremo ed uscirono dalla sacca.
Questi anniversari,nel 150° dell’Unità d’Italia, ci hanno ispirato un sogno che
nell’immaginifico popolare potrebbe anche essere realtà, una specie di Leggenda di
Natale.
Il venti luglio 1915, il generale Antonio Cantore comandante della 2° divisione, già comandante
dell'8° reggimento alpini, è centrato in mezzo agli occhi da un cecchino alla Forcella di Fontana
Negra, sulle Tofane. Secondo la leggenda alpina, egli è salito lassù a comandare i reggimenti di
penne mozze, cioè di quei soldati che sono morti combattendo sulle montagne. Ha scritto l'alpino
Maso Bisi in uno struggente articolo: « Tutti gli alpini che muoiono vanno in Paradiso. Perché dalle
cime a lassù non c'è che un passo ... ». Ci sarà stato qualche passo in più, a salirvi dai deserti
africani , dalla nave "Galilea", dalle steppe russe, dai "lager" tedeschi, dalle Langhe,dall'
Afghanistan,dal Kosovo, ma le penne mozze hanno sempre trovato la strada per il loro paradiso.
Toni Cantore, lassù ... , trovò gli alpini che negli anni di pace la valanga aveva travolto o la
tormenta scaraventato giù dai dirupi. Ma trovò anche la prima medaglia d'oro Pietro Cella, capitano
della 4° compagnia del 1° battaglione volontari alpini d' Africa e trovò il tenente colonnello Davide
Menini ,che gli sciabolò un gran saluto: e dietro di lui una schiera di morti presentò le armi al
"vecio", C'era il battaglione alpini di Abba Garima, quello che alle falde dell' Amba Rajò cadde in
rango, graduati in serrafila, dopo aver arginato con le baionette le cariche dei cavalieri Galla.
Cantore riconobbe i suoi alpini d'Africa e li salutò tutti, uno per. uno. E c'erano anche i primi morti
della Grande Guerra: i "bocia" del '95 e i "veci" del'78.
Per quattro anni, ininterrottamente, da tutti i settori del fronte, dallo Stelvio al Vodice, arrivarono
alpini nel paradiso delle penne mozze e Cantore li prendeva in forza. Alla fine della guerra erano
25.000.
Vennero altre guerre, e più mordenti sacrifici.
Il 26 gennaio 1943 Cantore si trovò accanto un altro generale, Giulio Martinat, capo di Stato
Maggiore del Corpo d'armata alpino in Russia. Era andato all'assalto sul terrapieno della ferrovia di
Nikolajewka, armato solo di un moschetto preso ad un caduto del suo vecchio battaglione Edolo.
Cantore ricordò il suo grido genovese; «Avvanti. avvanti, alpini, date gli sotto a quei quattro
straccioni ... » e gettò le braccia al collo a quel suo fratello che in testa aveva uno strano "kolbak" al
posto del cappello con la penna bianca. Del resto, anche lui aveva un "kepi", quel giorno, alla
Fontana Negra ...
Cantore e Martinat lassù ... , si sono divisi il compito di riorganizzare le penne mozze, sempre
più numerose.
Hanno aspettato 1'8 settembre, l'armistizio, la resistenza e la fine della seconda guerra mondiale.
Hanno aspettato gli alpini di Monte Marrone e quelli dei "lager". Poi hanno deciso di organizzare
le grande parata.
Cantore ha fatto l'appello dei suoi battaglioni, aveva la voce di Assaba, la voce di Aia con il suo
accento genovese; « Avvanti, alpini, avvanti ... ». E Martinat chiamava gli uomini della Tridentina,
della Julia, della Cuneense: « Alpini, con me, avanti ... ».
Tutti i battaglioni, tutti i reggimenti, tutte le divisioni erano presenti. E la formidabile massa delle
penne mozze si muoveva, avanzava compatta come una valanga. Davanti a tutti c'è la bandiera
della Patria: la porta il capitano Pietro Cella, prima medaglia d'oro degli alpini. Le penne mozze
della prima guerra stanno in disparte, fanno ala ai nuovi eroi perché Cantore li conosca e Martinat li
riveda.
Ecco i battaglioni del l ° e del 2° reggimento: Ceva, Pieve di Teco, Mondovi, Val Ellero, Val
Arroscia, l° battaglione complementi, Borgo San Dalmazzo, Dronero, Saluzzo. Sono con loro gli
artiglieri del 4° reggimento e i genieri. Vengono dal Passo Mecan, dalla Val Tomorezza e dalla VaI
Sushica d'Albania, da Dibra, infine dal Don.
Sfilano le medaglie d'oro con alla testa il colonnello Manfredi, il tenente colonnello Avenanti, il
maggiore Annoni, i capitani Albera, Astrua, Perego, Sibona, i tenenti Abate, Anselmi, il
sergente maggiore Vincenti, il caporal maggiore Ferrero, l'alpino Cazzulini ..
Quelli di Russia costituiscono gli otto decimi della Cuneense che, dopo una marcia di 200
chilometri, era stata distrutta dai carri armati sovietici. Gli sparuti avanzi di quei reparti, a Waluiki
si erano poi fatti massacrare dalla cavalleria cosacca che intimava loro la resa.
"EI ters a lè nen mort". Eredi della gloria del Monte Nero avanzano quelli del Terzo reggimento
seguiti dal Quarto. Avanzano i battaglioni Pinerolo, Fenestrelle, Exiltes. Susa. Val Pellice, Val
Cenischia, Val Chisone, Granero, Moncenisio, .Albergian, Assietta, poi l'Intra, Ivrea, Aosta, Val
Baltea, Val Toce, Val d'Orco, Monte Rosa, Monte Cervino del Quarto. Seguono i gruppi del 1 °
reggimento artiglieria da montagna. Tutti della Taurinense e dell' Alpi Graie. Hanno combattuto un
po' dovunque: al Passo Mecan, sul Tomori, sul Golico, sulle Alpi occidentali, in Russia, in
Jugoslavia, in Corsica. Ecco le loro medaglie d'oro: Bagnolini, Turinetto, Bonini, Cavaglià, Marbello, Failla, Di Bella, Marmo, Ramires, Serafino ...
Con gli sci in spalla passa il Cervino che, ispirandosi al vecchio motto dell'Aosta « Ch' a consta l'
on ch'a cousta », è passato dovunque con il suo motto "Pista" Sono stati sul Monte Trebescines, sul
Tepeleni in Albania, protagonisti di fulgidi esempi di valore. Più numerosi sono i morti del
"secondo"Cervino, caduto nella steppa russa. Dovevano andare in Finlandia, nella terra dei mille
laghi, sono finiti invece contro i T-34 dei russi. Olcowatka, KIinowij, Brody, Yahodny, Ivanowka,
Selenowka, Selenyi Jar, Olikowatka: ecco le loro tappe dal febbraio '42 al febbraio'43.
Passa il tenente Sacchi che, con i suoi uomini, toltisi gli sci, sfondò la linea avversaria a bombe a
mano e a raffiche di mitra. Ecco il caporal maggiore Gabrielli, capopezzo di anticarro che, ferito,
si aggrappò al cannone e sparò fino a quando un grosso carro russo lo schiacciò.
Il "Cervino" è sfilato: Martinat e Cantore hanno sul viso una commozione intensa. Ora arrivano i
lombardi del Quinto:cantano le filastrocche dei contrabbandieri. Battaglioni Morbegno, Tirano,
Edolo. Sfilano le gloriose compagnie, dalla 44 alla 52, più le compagnie comando. Sono il fior
fiore della valli lombarde. Due medaglie d'oro al reggimento del "Mai tardi ... " e tanti, tanti altri
nastrini azzurri.
I vecchi della Ridotta Lombardia, di Castelgomberto e dell' Adamello, che sono in disparte, li
applaudono. Gli occhi si puntano su Auguadri, Battisti, Slataper, Sampietro, Nicola, Piatti, Beppe
Perego e Soucelli, Briolini, Grandi, Achilli che sono tra i primi: sono le medaglie d'oro. Grandi
intona come allora il "Testamento del capitano", gli altri lo seguono a voce bassa e profonda.
Passano i morti d'Albania. Sono rimasti abbarbicati sulle nevi e sulle rocce di Dushar, Varri Larnit,
Cuka, Pupatit, Guri I Topit. Poi quelli di Russia. Ecco il capitano Fannucchi, con la sua giacca a
vento bianca, eroe di Bassowka, della 528 compagnia; ecco i morti di Warwarowka del Mor begno.
Quasi tutto il Morbegno è su in Paradiso.
Martinat è rigido sull'attenti: passano i suoi della Tridentina. Avanzano i fratelli del Sesto.
Battaglioni Vestone, Verona, Val Chiese e poi quelli del 2° artiglieria da montagna con i gruppi
Vicenza, Bergamo, Val Camonica. Due reggimenti, due medaglie d'oro. Poi il battaglione del
Genio e i servizi: sono stati anche loro in Albania e in Russia. Li guidano, con altre medaglie d'oro,
i colonnelli Signorini e Calbo, caduti alla fine del ripiegamento dopo aver trascinato i loro uomini
negli assalti più impetuosi. I tenenti Fabiani e Rossi conducono i loro genieri e guastatori. Tutti
davanti a Martinat fanno un perfetto attenti a destra: ora capiscono perché Giulio Martinat, quel
giorno a Nikolajewka, abbia scelto di restare con loro ...
Vengono avanti i 323 morti del' Uork Amba. Il "nuovo" Uork Amba con Castellani, De Gasperi,
Brusco, Ragnoli, Curti, Poli. Sono quasi la metà di un battaglione che lassù a Cheren, oltre ogni
limite di umana possibilità, ha tenuto testa ad un avversario più numeroso e agguerrito.
Con passo sicuro avanzano i "veci can" del Feltre . A plotoni serrati si fa sotto il Settimo con i
battaglioni Feltre Pieve di Cadore, Belluno. Sono feltrini, cadorini e bellunesi, eredi dei volontari
di Pier Fortunato Calvi. Cantore nel vederli passare ha un fremito: era tra quelli del "Belluno", quel
giorno alla forcella di Fontana Negra. Una pattuglia di medaglie d'oro: il colonnello Psaro che, alla
testa del Feltre e del Cadore era caduto nell'azione di contrattacco del dicembre 1940 di Cima
Galina sul fronte greco;
; i subalterni Buffa, Zanibon, Rendina, Colobini, il caporal maggiore Paolin, eroi del Mali Spadarit,
del Vendrescia, del Golico. E il caporal maggiore D’Ilcau che, fatto prigioniero, fu ucciso a
baionettate perché si era rifiutato dì rimontare la sua mitragliatrice. L’incedere della Pusteria è
continuo: ecco il nuovo reggimento, l’Undecimo, erede di quel battaglione Bassano conquistatore
del Kukla nel 1916. Bassano, Bolzano, Trento: splendidi battaglioni. Li troviamo in Etiopia nel
1936, quelli del Trento; e tutti ancora in Albania; nel fango, negli addiacci, nelle tormentate
posizioni di Chiaf o di Sofiut, di Mali That, di Mali Spadarit, sino al lo sfondamento di Konitza. E
subito dopo in Montenegro con gli alpini del Settimo: si sono battuti splendidamente a PIevlje.
Enrico, Giani, Scapolo sono gli insigniti di medaglia d’oro.
Ora è la volta degli artiglieri alpini del 5°; gruppi Belluno e Lanco. Hanno combattuto con gli
alpini, a fianco a fianco, in tutte le vicende della Pusteria. Un canto arriva da lontano; - “Stelutis”
E da lontano avanza l’ultima ondata di penne mozze: è la Julia. è la leggenda...
Ottavo e Nono reggimento alpini, Terzo reggimento artiglieria alpina Terzo battaglione misto genio.
Tolmezzo, Gemona, Cividale, Vicenza, L’Aquila, Val Cismon, Val Tagliamento, Val Fella, Val
Natisone, Val Pescara, Val Leogra. Con i battaglioni passano anche i gruppi di artiglieria
Conegliano, Udine, Val Piave
Riaffiorano nomi di località, nomi di valorosi... Il Pindo, la Vojussa, Ponte Perati, Kalibaki,
Chiarista, Fratalit, Tepeleni, Scindeli, Golico in Albania. Ivanowka, Kalitwa, Popowka,
Lessnitshanski, Nowo Postojalowka, Sceljakino, Waluiki in Russia.
Passano le medaglie d’oro della Julia del fronte greco: il colonnello Tavoni comandante del Nono,
tenente colonnello Tinivella del Val Tagliamento, Confalonieri, Fregonara, Cavarzerani, Turolla,
Francescatto, Brunengo, Di Giacomo. E del Montenegro: capitano Contro. E quelli, del fronte
orientale:Chiaradia, Rebeggiani, Cavoglio, Heusch, Cimolino, Piccinìni, Bortolussi,
Maronese,;Campomizzi e altri ancora, e tanti
“Ciol su une stelute,jè a recuerde el nostre ben”.
Cosi’ cantano i friulani con loro quelli della Carnia,della Val Natisone,i vicentini,i modenesi
dell’Appennino,gli abruzzesi del Gran Sasso e della Maiella
L’ultimo battaglione è passato : Cantore,, come allora piega il ginocchio a terra e prega; anche il
valdese Martinat con lui ed il Generale Vigliero, fra gli ultimi arrivati nel Paradiso delle Penne
Mozze pregano con lui: « Benedici o Signore gli alpini;benedici questi di questa ultima
tremenda guerra, che tutto hanno dato , nulla chiesto, nulla avuto. Una cosa ti chiediamo,
Signore accoglili in Paradiso gli alpini,ma non più con le scarpe al sole.
(M.L.P.)
Il giorno 16 Novembre è mancata la dott.sa Carla Scaiola, per noi tutti era la Carla,la sua fine
inaspettata e rapidissima ha lasciato tutti allibiti e di sasso,ormai Carla era una “Maranzanese” a
tutti gli effetti,la sua disponibilità,la sua allegria,riusciva sempre ad infondere in tutti la forza ed il
coraggio di andare avanti anche se Lei era a contatto col dolore e con la sofferenza. La sua intesa
con la dott.ssa Rufino era magnifica ed entrambe riuscivano sempre a risolvere i problemi che
venivano Loro rappresentati .Noi La ricordiamo com’era, col suo sorriso ,con la sua macchina, che
con ogni tempo, neve,gelo,pioggia, la portava al Nostro Paese, ad aprire il Suo Dispensario per
dare il suo servizio al Nostro Paese, che ha sempre svolto come un militare in trincea.
CIAO CARLA,SARAI SEMPRE NEI NOSTRI CUORI .
Il giorno 22 Novembre si è proceduto a riattivare, ad opera del dott. Pagnone, il servizio di
Dispensario Farmaceutico con la dott.ssa Podestà Francesca. Tel cellulare dispensario
faramaceutico:345-4575745
Stanno per essere ultimati i lavori di bonifica ed asfaltatura delle vie S.Antonio, Strada Campo e
Via G.Ghilini, con pulitura dei fossi e degli attraversamenti.
Come ormai di consueto si è provveduto alla consegna dei Panettoni di Natale,ad opera delle
signore della Banca del Tempo agli ultra-ottantenni.
Si rammenta che la cura delle ripe e dei fossi è di competenza dei proprietari dei fondi confinanti.
Sono giunte lamentele circa la presenza di cani vaganti per le vie del paese, si rammenta che
gli animali devono essere custoditi ,pena l’incorrere nelle sanzioni di cui all’art.672 C.P.
In caso di nevicata, i proprietari delle autovetture sono pregati di parcheggiarle in zone ove non
intralcino lo sgombero della neve.
Il Sindaco,la Giunta Comunale ed il Consiglio Comunale augurano a tutti un Santo Natale
ed un Felice Anno Nuovo,che sia foriero di serenità e pace.