Cari Concittadini e fratelli nella MISERICORDIA di OSTE

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Cari Concittadini e fratelli nella MISERICORDIA di OSTE
Cari concittadini e cari confratelli nella MISERICORDIA di OSTE,
Stasera non è la serata della rabbia urlata per questa indecorosa situazione nella quale ci
siamo trovati. Non è neppure la serata in cui ci togliamo qualche sassolino dalle scarpe per
accusare la Misericordia di Prato ed il suo efferato comportamento. Stasera è la serata della
tristezza, del cuore ferito che chiede delicatezza e attenzione. Non abbiamo riunito la
popolazione di Oste per affermare a muso duro le nostre ragioni. Vorremmo invece, ancora una
volta, ritrovare la via del dialogo con chi fino ad oggi ci ha chiuso la porta in faccia, la via del
dialogo con chi, pieno delle sue certezze e delle sue verità, continua a negarci la possibilità di
sedere attorno ad un tavolo per dialogare.
Fino all’ultimo abbiamo sperato che vi fosse ancora la possibilità di tornare indietro, ciascuno
sui suoi passi, per riprendere a camminare assieme sulla via della ragionevolezza e del rispetto
reciproco. Fino all’ultimo abbiamo sperato di poter ritirare la citazione in tribunale in vista di
una ricomposizione pacifica e fraterna dell’intera vicenda. Purtroppo gli atti di forza compiuti lo
scorso 16 agosto, con il tentativo di commissariamento coatto, seguito dalla sospensione dei
servizi svolti da Oste, come se all’improvviso non fossimo più in grado di prestare servizio
volontario a voi, concittadini di Oste, hanno gettato un’ombra nera sopra ogni possibile
tentativo di mediazione ancora in atto.
Ma andiamo con ordine. Vorrei introdurre gli interventi dell’avvocato Dott. Toccafondi
(Filippo) e della commercialista Dott.ssa Picelli (Chiara) che vi forniranno tutti i dati circa le
questioni giuridiche ed economiche. Vorrei introdurli, dicevo, relazionandovi sui fatti che hanno
portato all’accertamento delle proprietà immobiliari e dei mezzi di soccorso della Misericordia
di Oste. Tengo fin da subito a precisare che tale accertamento non è stato l’inizio dei problemi
con la Misericordia di Prato. È, casomai la fine, il punto terminale di un lento processo di
chiusure e mancati dialoghi che il consiglio direttivo di Prato ha operato da più di un anno a
questa parte nei nostri confronti.
Cercherò di essere breve, ma mi perdonerete se indugerò su alcuni passaggi. Non vorrei,
infatti, che il dire velocemente ciò che sta alle spalle delle attuali vicende, potesse essere
scambiato per frettolosità o inconsistenza delle nostre ragioni, o ancor peggio, si possa pensare
che non abbiamo fatto tutto il possibile per trovare una via di mediazione.
Nel maggio dello scorso anno, come ben sapete, si sono svolte le elezioni del consiglio
direttivo di Oste. Un paio di mesi prima si era creata la possibilità e la necessità di assumere un
dipendente, un ragazzo di eccezionale bravura e che presta servizio da molti anni alla
Misericordia di Oste. Oste non ha mai avuto dipendenti. Abbiamo sempre cercato di farcela con
le sole forze del volontariato. Non è però un momento buono da nessuna parte per il mondo
del volontariato, e quindi, per poter garantire una copertura alla mole dei servizi
quotidianamente svolti e alla loro organizzazione, avevamo avanzato a Prato la richiesta di
poter assumerlo: procedura concordata con il Proposto, il Provveditore e il Segretario di Prato
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che si erano dichiarati possibilisti rispetto all’assunzione. Di comune accordo avevamo anche
deciso di attendere le elezioni del nuovo consiglio e di non procedere immediatamente, in
modo tale che chi sarebbe stato eletto avesse la possibilità di assumerlo senza trovarsi di fronte
ad una decisione presa da un consiglio vicino alla scadenza.
Ad elezioni avvenute e alla richiesta della ratifica dei risultati da parte di Prato (siamo ai primi
di giugno 2015), non solo fu ritrattata completamente la possibilità di assunzione del
dipendente da parte di Prato, ma con il passare delle settimane non giungeva neppure la
comunicazione della ratifica del Presidente di Oste, atto formale che, per quanto negli effetti
non cambia il risultato delle elezioni, a livello di rapporti lede fortemente la dignità di una
sezione. Ebbene, tale ratifica arrivò dopo 112 giorni, quasi quattro mesi di ritardo.
Incredibilmente, nessuna spiegazione ci fu data, nonostante i numerosi solleciti e le numerose
richieste di motivazione, per tale ingiustificabile ritardo.
Il periodo successivo alle elezioni, fu poi scaglionato da una serie di richieste di spiegazione
da parte di Prato circa una lettera di cosiddetti “dissidenti ostigiani” che non avevano accettato
di buon grado la composizione del nuovo consiglio direttivo di Oste. Le ragioni a sostegno del
loro dissenso furono giudicate dall’allora proposto, Paolo Bandini, un po’ confusionarie ed
evanescenti, mentre per il segretario Andrea Gori e per un membro del magistrato, Gianluca
Mannelli, ad oggi nuovo proposto, tale dissidio interno ad Oste era così numeroso e consistente
da creare grandi inquietudini alla Misericordia di Prato (slide n° 1) questa che vedete è la lettera
dei firmatari, in tutto 33 persone tra i quali 14 volontari e un po’ di loro parenti e amici. In tale
clima, per Mannelli e Gori, era impossibile procedere alla ratifica delle elezioni. Ratifica che,
tengo nuovamente a sottolineare, per statuto non ha nulla a che vedere con problematiche di
tipo relazionale o gestionale, ma che viene comunicata come accertamento della corretta
procedura di elezione del consiglio. Comunque sia, nonostante le rimostranze di Mannelli e
Gori, la questione fu presto risolta dalla decisione del Proposto Paolo Bandini di affidare al
correttore di Oste, il compito di ricomporre un dialogo con i firmatari della lettera di dissenso.
La vicenda fu così archiviata dal Proposto, che giudicò il risentimento da parte di alcuni, cosa tra virgolette - normale, quando le elezioni avvengono senza la disponibilità dei volontari a
formare più liste eleggibili. È facile criticare ciò che fanno gli altri, ma in pochi accettano di
rimboccarsi le maniche e dare la loro disponibilità.
Con il passare dell’estate, come dicevo, la ratifica delle elezioni e la risposta circa la possibilità
di assumere un dipendente non arrivavano. A seguito di numerosi solleciti, finalmente ci venne
risposto che Oste aveva problemi economici e che quindi la Misericordi di Oste non poteva
assumersi la responsabilità di pagare anche uno stipendio al dipendente. Tale affermazione ci
lasciò sbigottiti. I bilanci della nostra sezione sono in attivo da molti anni, e l’ultima relazione di
bilancio firmata, relativa all’esercizio 2014, risultava attiva per 155.720,05 euro (slide n. 2).
Tengo a precisare che i bilanci delle sezioni non sono redatti dalle sezioni stesse. Essi vengono
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scritti dalla sede centrale che, conoscendo l’ammontare del dare e avere di ogni sede, si
premura ogni anno di mandare il resoconto ad ogni sede per la firma. Come era possibile,
quindi, che all’improvviso Oste non avesse più soldi? A queste nostre domande ci fu risposto
che la Misericordia di Prato, nonostante i bilanci attivi, aveva motivo di credere che Oste fosse
indebitata e che quindi si rendeva necessaria una commissione di commercialisti fu dato
incarico allo studio GORI PAOLO STUDIO PROFESSIONALE ASSOCIATO il quale avrebbe avuto
libero accesso a tutte le carte economiche così da poter redigere una relazione. Accettammo di
buon grado, specificando che se questo li avesse fatti sentire più tranquilli in vista
dell’assunzione del dipendente, non potevano che trovarci concordi in tale verifica, anche se –
sottolineammo – copia di tutte le carte le avevano anche loro a Prato.
Il giorno 7 ottobre, dunque, si tiene presso la nostra sede una riunione di consiglio allargato
alla presenza del Proposto Bandini, del Provveditore Mannelli e del Segretario di Prato Gori, in
cui vennero messe a fuoco le necessità della commissione, al fine dell’emissione della relazione
finale che sarebbe stata redatta entro fine anno e che ci sarebbe stata consegnata. Ebbene, noi
quella relazione non l’abbiamo mai vista! Non ci è mai stata mostrata, non è stato possibile
neppure comprendere quali siano i debiti a noi attribuiti. Per di più, a giugno di quest’anno, a
ridosso delle elezioni del nuovo consiglio direttivo pratese, ci è stato consegnato il bilancio di
esercizio di Oste per il 2015. È un bilancio redatto da Prato per ogni sezione che deve essere
semplicemente firmato e reinviato in modo che vada a contribuire alla redazione del bilancio
complessivo di tutta la confraternita pratese. La consegna dei bilanci era necessaria affinché il
consiglio pratese in scadenza potesse completare tutte le pratiche ad esso attribuite e, così,
andare a nuove elezioni. Sono stati, potremmo dire, costretti a mandarci il bilancio 2015 per la
firma, altrimenti non avrebbero potuto procedere con le nuove elezioni. Ebbene, anche nel
bilancio 2015 Oste risulta in attivo di 112.000 euro (vedi slide n… 3) . Ancora una volta, non
capiamo come sia stato possibile che all’evidenza di bilanci annuali sempre in attivo per cifre
superiori ai centomila euro, si possa contestare ad Oste un debito tale da bloccare qualsiasi sua
attività. Per quanto riguarda la famosa relazione, finalmente, solo dieci giorni fa, a seguito del
deposito dei documenti in tribunale, siamo riusciti a leggerne il contenuto. È il tema sul quale
tra poco relazionerà la commercialista e che mi permetto di anticipare, ha una inconsistenza di
fondo da lasciare senza parole. Eppure, nonostante l’infondatezza della “relazione economica
fantasma”, la Misericordia di Oste è stata costantemente attaccata perché in passività
economica, fino al punto da essere commissariata, lo ripeto ancora, sulla base di documenti
redatti dello studio GORI PAOLO STUDIO PROFESSIONALE ASSOCIATO mai mostrati a nessuno!
Certamente non a noi!
Andando avanti nella ricostruzione degli eventi, durante il lavoro dei commercialisti incaricati
da Prato lo studio GORI PAOLO STUDIO PROFESSIONALE ASSOCIATO di redigere detta
relazione, siamo a fine ottobre 2015, vista la presunta necessità economica contestataci a
parole, cerchiamo un modo per rendere economicamente redditizia la vecchia sede, posta in via
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Oste. Si affaccia la possibilità di affittarla, senza dover eseguire particolari lavori di manodopera,
ad una ditta che intende aprirvi un ristorante cinese. La proposta ci pare ottima e ne
informiamo immediatamente la dirigenza pratese. Il 28 ottobre 2015 il Provveditore di Oste,
Feola Aldo, telefona al Segretario di Prato Gori Andrea per informarlo della proposta di affitto,
se tale offerta è da prendere in considerazione oppure non è il caso di proseguire. La risposta
del segretario è positiva e la telefonata si conclude con Andrea Gori che dichiara di provvedere
a mettere a conoscenza il Proposto del tutto. Ad un mese di distanza, il 26 novembre, ricevo
una mail da Andrea Gori (slide n 4) che mi informa che una scelta così importante come
l’affittare la vecchia sede – necessità, tra l’altro, avanzata dalla dirigenza pratese numerose
volte nel corso degli ultimi anni – tale scelta di affittare, debba essere prima condivisa con il
Magistrato. Anche in questo caso siamo di fronte ad una dichiarazione assurda. Il segretario era
stato contattato un mese avanti proprio perché è il segretario del Magistrato di Prato. Da ciò
che scrive nella mail sembra quasi che sia stato interpellato a titolo personale, in quanto Andrea
Gori, semplice dipendente pratese. La nostra domanda circa l’affitto, è chiaramente inerente al
suo lavoro, ha necessariamente un carattere formale, non può essere altrimenti, anche se si è
provato a dire il contrario. L’assurdità della mail, poi, giunta ad un mese di distanza da
quell’iniziale riscontro positivo, si trova inevitabilmente a fare i conti con una serie di contatti ed
impegni assunti da Oste nei confronti del Comune - al fine di verificare la possibilità di nuova
destinazione d’uso - e dell’affittuario. A seguito della mail di Gori Andrea, dopo giorni di
telefonate con lui e con il proposto per chiarire la situazione, mi decido a mettere per scritto ciò
che già avevo ribadito a voce, visto che si cerca continuamente di cambiare parole e
dichiarazioni ad ogni oggettività da noi dimostrata. Il 30 novembre, quindi, scrivo al segretario
(slide n 5) facendogli presente che una risposta contraria a quanto precedentemente dichiarato,
ad un mese di distanza, e vista l’accusa mossaci di non avere i conti economici a posto, non
riusciamo proprio a comprenderla. La risposta del segretario è la seguente: “Preferisco non
commentare” (slide n 6). Credo proprio che, invece, tale risposta si commenti da sola, visto che
il segretario non ha svolto il ruolo per cui viene pagato. Chiamando telefonicamente il Proposto,
poi, vengo a sapere che lui non è stato informato della richiesta di un mese prima e che ne è
venuto a conoscenza del tutto solo a seguito della mail del 26 novembre. Comunque sia, a
seguito di questa serie di incomprensioni, il Proposto ci diffida dall’affittare la vecchia sede,
senza però fornirci motivazioni di alcun tipo. Ci atteniamo a quanto richiesto e blocchiamo la
trattativa di affitto.
La commissione economica, GORI PAOLO STUDIO PROFESSIONALE ASSOCIATO nel
frattempo, termina il suo lavoro ed a partire da metà dicembre, iniziamo a chiedere di poter
avere la relazione redatta. Più volte ci viene risposto che non è pronta, che non si sono ancora
incontrati, che ci sono altre incombenze pratesi, etc. Pazientiamo ed aspettiamo.
Sul finire dell’anno, per una fortuita chiaccherata con degli amici, vengo a sapere che la
Farmacom, l’azienda che attualmente ha in affitto la farmacia e gli studi medici sopra la sede
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della Misericordia di Oste, ha presentato proposta di acquisto di tale parte dell’immobile, dietro
disponibilità a vendere della Misericordia di Prato. Resto sconcertato dal fatto che, stanti tali
parole, la Misericordia di Prato abbia proposto la vendita a nostra insaputa, e che la Farmacom,
scavalcando a piè pari la Misericordia di Oste, stia trattando direttamente con Prato. Telefono
immediatamente al proposto di Prato per chiedere delucidazioni: mi viene risposto che
Farmacom ha inviato una lettera di proposta di acquisto, ma che non c’è nessuna trattativa in
corso e neppure la volontà di vendere.
Ora, è bene specificare che siamo ben consapevoli che tutti i mezzi di soccorso e gli immobili
delle sedi delle sezioni pratesi sono intestate alla Misericordia di Prato. Sono loro che
dispongono circa le varie necessità ed incombenze. È però importante sottolineare che qualsiasi
decisione che riguardi le varie sezioni, debba quantomeno essere comunicata ai rispettivi
consigli direttivi. Ebbene, ciò non è avvenuto, anzi, nonostante a me fosse stato detto che non
c’era nessuna verità dietro la proposta di vendita, nei primi giorni di gennaio il consiglio
direttivo pratese si riunì e dispose che fosse incaricato un geometra di quantificare la stima
economica di tale parte della sede di Oste. Dunque, non solo era in corso una trattativa, ma si
stava già decidendo l’ammontare economico della transazione.
Il 21 gennaio, a seguito di altre indicazioni discordanti che ci erano pervenute, effettuai una
telefonata al Presidente della società consortile il quale mi confermò che su richiesta del
Segretario avevano inviato una lettera di “Disponibilità all’acquisto della porzione di fabbricato
a loro affittato” inviata alla Misericordia di Prato in data 22 dicembre 2015, e che
successivamente gli era stato detto che sarebbe stato dato incarico ad uno studio tecnico per
una valutazione dell’immobile.
Da quel giorno in poi più volte abbiamo chiesto ripetutamente, per lettera e a voce un
incontro con la Misericordia di Prato che chiarisse la vicenda, ma ci è sempre stato negato,
senza spiegazioni. Questa è solo una delle tante mail inviate (slide n 7).
Per concludere sulla vicenda della vendita, a conferma della veridicità della proposta di
vendita avanzata da Prato, il sindaco di Montemurlo, incalzato dal gruppo Fratelli d’Italia, ha
dichiarato pochi giorni fa: “Prato disse di voler vendere una parte di immobile per recuperare
un po’ di soldi e Farmacom che paga l’affitto (per quella porzione di immobile) scrisse una
lettera a cui non è stata data risposta”.
In data 21 febbraio il Proposto ed alcuni componenti del Magistrato convocano ad una
riunione il nostro correttore, Don Simone, nella quale viene avvertito che Oste ha grossi debiti.
Il Responsabile dei rapporti con le sezioni di allora, Gianluca Mannelli, oggi nuovo Proposto di
Prato, ed il segretario Gori Andrea lo portano a conoscenza, a loro dire, della necessità di
vendere parte della sede e che se il consiglio di Oste non la smette di creare confusione,
saranno presi forti provvedimenti.
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A distanza di qualche giorno dall’incontro del nostro correttore con il Magistrato di Prato, la
dirigenza pratese si riunisce, a metà marzo, e vota il nostro commissariamento. Il voto
favorevole avviene per 6 contro 5 voti, vedendo in minoranza lo stesso proposto che giudica
l’atto del commissariamento troppo forte. Nella stessa riunione di magistrato si tenta di votare
anche per la vendita della nuova sede: tentativo scongiurato dal proposto che asserisce tale
proposta “non all’ordine del giorno per quella riunione”. Vista l’impossibilità di avere un dialogo
con Prato più volte ricercato e voluto, al fine di scongiurare l’imminente vendita senza neppure
aver avuto la possibilità di parlarne, procediamo con un atto di accertamento di proprietà, una
citazione in tribunale, cioè, un provvedimento giuridico che ci consenta di arrestare l’irruenza
pratese fintanto che le parti non compaiano di fronte ad un giudice che accerti ciò che sta
succedendo.
A seguito della notifica di citazione in tribunale, il Magistrato di Prato decide di attendere a
consegnarci il commissariamento, perché a quel punto qualsiasi possibilità di vendita immediata
è fuori discussione, e quindi - tra virgolette - il fastidio creato dal consiglio di Oste che si oppone
alla vendita, non può più essere aggirato.
Successivamente a tale atto abbiamo aperto altri canali di trattativa importanti per trovare
una mediazione ed un punto di incontro. Oltre alla disponibilità del vescovo di Pistoia a far
sedere allo stesso tavolo le due parti, abbiamo chiesto la mediazione del responsabile regionale
delle Misericordie, dott. Alberto Corsinovi. Con il passare del tempo, però, ci siamo accorti che
Corsinovi, anziché mantenere un comportamento equidistante tra le due parti, ha appoggiato
soltanto le ragioni della Misericordia di Prato, fino al punto – così ha dichiarato la stessa
Misericordia di Prato – da sostenere il nostro commissariamento.
Nei mesi di giugno e nella prima quindicina di luglio ogni tentativo di mediazione viene
respinto perché Prato è impegnata con le elezioni del suo Magistrato. Non riusciamo ad aprire il
tavolo delle trattative e questo ci crea una certa apprensione, anche perché noi non vogliamo
certo arrivare alla data prevista per l’udienza in tribunale, fissata per il 27 luglio, sperando di
poter risolvere prima la controversia e così annullare la citazione in tribunale. Decidiamo di
contattare anche il Presidente nazionale Trucchi per chiedere il suo intervento al fine di creare
un dialogo che possa portare ad un tavolo comune (slide n 8), ma anche questa possibilità cade
nel vuoto.
Arriviamo così, purtroppo al giorno dell’udienza ed il Giudice dà indicazione perentoria di
effettuare un passaggio attraverso la conciliazione e indica per i primi giorni di settembre una
data per comparire davanti ad una struttura di conciliazione, prevista dal codice civile, per
provare a far dialogare le parti. La cosa evidentemente non piace ai Pratesi, che auspicano un
pronunciamento immediato del giudice nei confronti di coloro che si sono macchiati del crimine
di “lesa maestà” nei confronti di Prato.
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Nei primi giorni di agosto la Misericordia di Prato ci chiede indietro il blocchetto degli assegni
per il conto che abbiamo presso Monte dei Paschi di Siena. Comprendiamo che Prato,
prescindendo dal desiderio di conciliazione espresso dal giudice, sta pensando di procedere
diversamente. Ci affrettiamo a togliere da un conto corrente nelle nostre disponibilità la somma
di 25.000 euro per non rischiare che si cerchi di forzare la mano prendendoci per fame. I due
assegni sono ancora in nostro possesso.
Tutto il resto degli avvenimenti, poi, è storia conosciuta. L’8 agosto è votato dal neoeletto
consiglio direttivo pratese di cui fanno parte 6 componenti del vecchio Magistrato, ancora una
volta il nostro commissariamento che avviene in modo coatto il 16 agosto, nel bel mezzo delle
vacanze estive, vista la probabilità che noi fossimo tutti in vacanza e incapaci di organizzarci.
Vorrei sottolineare che questa modalità coercitiva di procedere al commissariamento, lede
fortemente i diritti della Misericordia di Oste. A norma di legge, in caso di commissariamento,
la comunicazione del commissariamento deve essere prima consegnata, lasciando il tempo –
previsto dal codice civile – affinché vi possa essere una impugnazione di tale atto. Non si può
agire immediatamente, non è consentito. Dunque la violenza operata nei nostri confronti,
unitamente all’immediata sospensione delle linee telefoniche e della possibilità di svolgere
servizi sanitari, è una forzatura gretta e meschina.
Per quanto, poi, il neoproposto pratese, Gianluca Mannelli, dichiari (nella lettera che tutti
avete ricevuto a casa) di aver desiderato voler “risolvere internamente alla nostra grande
famiglia” tale vicenda, il giorno del commissariamento ha inviato un fabbro per forzare le
serrature e al seguito TV PRATO, avvisata dall’ufficio stampa della Misericordia di Prato;
contemporaneamente all’ora del commissariamento l’ufficio stampa della Misericordia di Prato
inviava alle testate giornalistiche un comunicato titolato “Guerra fratricida dentro la
Misericordia”. Il testo di tale comunicato lo potete trovare (slide n. 10-11) uguale su Il Tirreno,
TV Prato, Toscana Oggi e molti altri. Dunque, non è certo questo il modo per tenere le cose in
famiglia.
Al termine di questa mia relazione, vorrei richiamare soltanto un punto, che è poi quello
centrale in tutta questa vicenda. La citazione in tribunale si è resa necessaria come ultimo atto
possibile affinché non fossimo privati, oltre che di un rapporto dialogico con la dirigenza
pratese, anche della responsabilità che ci avete affidato nelle ultime elezioni del consiglio. Al
centro delle difficoltà intercorse tra la Misericordia di Oste e quella di Prato non ci sta, come
altri vorrebbero far credere, la proprietà o la vendita di una parte della sede. Al centro della
questione non vi stanno problematiche di natura economica. Ciò che è venuto meno, nel corso
del tempo, è la reciproca fiducia, la capacità di rimanere fedeli alla parola data, senza bisogno,
ogni volta, di ricorrere a carte scritte e raccomandate con ricevuta di ritorno. Ciò che,
purtroppo, non riusciamo più a ritrovare, è la capacità di guardare il confratello in faccia e
fidarsi della sua capacità di giudicare ed amministrare l’interesse comune. Ciò che, soprattutto
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manca, è la capacità di pensare al bene delle persone che Oste assiste da oltre 35 anni, alla
capacità di intere generazioni di ostigiani che gratuitamente, per il solo desiderio di rendersi
utili, hanno regalato tempo, fatica, impegno, abnegazione personale per il bene altrui. Questo è
venuto a mancare alla dirigenza pratese. La capacità di rendersi conto che ad Oste non c’è
neppure un dipendente, contrariamente a ciò che avviene a Prato e in numerose altre sedi,
tutto ciò che siamo è frutto di volontariato. È venuta a mancare la capacità di capire che tutto
ciò che noi siamo, tutto ciò che Oste ha realizzato nel corso del tempo, proviene dal cuore
grande di questo nostro paese, periferia delle periferie forse, ma comunità di persone, al centro
del cuore di tutti noi. Grazie.
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