La 1^ Timoteo è una lettera scritta fra il 1° e il 2° secolo. È

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La 1^ Timoteo è una lettera scritta fra il 1° e il 2° secolo. È
1^ Timoteo 2, 1-7
20.09.2015 (s)
1^ Timoteo 2: 1 Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche,
preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, 2 per i re e per tutti quelli che
sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta
pietà e dignità. 3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, 4 il quale vuole
che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 5 Infatti c'è un solo
Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 6 che ha dato se
stesso come prezzo di riscatto per tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo, 7 e
della quale io fui costituito predicatore e apostolo (io dico il vero, non mento), per istruire
gli stranieri nella fede e nella verità.
La 1^ Timoteo è una lettera scritta fra il 1° e il 2° secolo. È importante la
datazione per capire quali fossero le situazioni dell’epoca:
 sino al 68 d.C, regna Nerone
 dal 68 al 69 c’è la guerra civile
 dal 69 vengono imperatori come Vespasiano, che aveva represso la
rivolta in Palestina, Tito che distrusse il Tempio ed espugnò Masada,
Domiziano premiò il servilismo dei suoi sudditi e introdusse
l’adulazione come sistema di vita oltre che il titolo, per se stesso di
“dominus ac deus” (signore e Dio)
è questo il contesto nel quale viene chiesto di pregare “per i re e per tutti
quelli che sono costituiti in autorità”.
La politica di allora stava dando il peggio di sé, come del resto anche
ora, tuttavia i credenti sono esortati alla preghiera per chi tiene le redini della
politica.
In questo momento difficile della fine di 1° secolo, le lettere “pastorali”,
ovvero 1^ e 2^ Timoteo e Tito, stanno cercando di mettere ordine nella chiesa
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primitiva proprio perché il disordine esterno stava introducendosi nelle
comunità.
È per questo motivo che l’autore di 1^ Timoteo vuole mettere in chiaro
diversi aspetti della vita comunitaria1.
In qualunque situazione della vita, ma specialmente in quelle di
confusione, il punto di inizio di ogni credente è nella preghiera, non importa
se si tratti di suppliche o di intercessioni o di ringraziamenti, l’importante è
che siano richieste a favore di tutta l’umanità “affinché possiamo condurre
una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità” perché il mandato della
chiesa è di andare e predicare al mondo la Parola di Dio, perché tutti possano
conoscere il suo amore per l’umanità.
La preghiera orientata a beneficio di tutti portava a ridare il senso della
fraternità, specialmente nelle chiese quando la tensione della persecuzione
può avere incrinato i rapporti al loro interno, ma questo non basta.
Ai credenti viene chiesto di fare molto di più: pregare per le autorità,
cioè quegli imperatori e dignitari che praticavano violenza e spesso
ingiustizia, anche per quegli imperatori, come Domiziano che sono dei
blasfemi agli occhi di un cristiano che non può avere altro Dio al di fuori di
nostro Signore Gesù Cristo.
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La preghiera (1 Tim 2, 1-7), la donna in assemblea (1 Tim 2, 8-15), le qualità dei ministri (1^ Tim 3, 1-13), il pericolo di
eresie (1^ Tim 4, 1-5); i rapporti con i gruppi della chiesa (1^ Tim 5, 1-2), norme per le vedove (1^ Tim 5, 3-16)
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Che la realtà politica dell’epoca fosse fortemente deteriorata lo capiamo
se prendiamo il capitolo 13 di Apocalisse, dove si parla delle bestie che
salgono dal mare e dalla terra per deificare l’imperatore Domiziano.
Noi oggi, come i quelle prime comunità ieri, possiamo essere rasseganti
sull’assenza di una buona politica che curi veramente gli interessi della
collettività, ma non siamo assolutamente rassegnati sulla potenza della
preghiera.
Mettersi in preghiera per l’umanità che è indifferente od ostile a Dio,
significa che non disperiamo nella conversione dei popoli della terra a Gesù
Cristo, pregare per le autorità significa non disperare nel fatto che ciascuno
dei potenti decida di mettere il proprio potere non più al servizio del proprio
interesse o del consenso fine a se stesso, ma al servizio di Dio.
La nostra, anche se di intercessione, è una preghiera diretta a Gesù
Cristo e non conosce figure di mediazione, né umane (ordine o casta
sacerdotale) ne divine.
La preghiera e la fratellanza in Cristo esprimono la logica opposta ai
mediatori del sacro quanto del profano perché il mediatore è spesso colui che
si presenta come risolutore: quanti salvatori della patria si sono presentati e si
presentano come i risolutori dei nostri problemi?
Vedete come è facile cadere nella trappola di chi vuole mettersi al posto
di Dio?
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Se ci ricordiamo le delusioni di molti, e forse anche delle nostre se
qualche volta siamo caduti nella nassa dei salvatori della patria, allora
riusciamo a scoprire quanto sia forte l’incoraggiamento che abbiamo proprio
da Gesù Cristo come unico mediatore fra Dio e gli uomini.
La morte di Gesù Cristo sulla croce ha dato un significativo contenuto al
termine “mediatore” perché ha reso questo termine un tutt’uno con quello di
riscatto: noi in Gesù Cristo abbiamo il mediatore di riscatto, colui che si è
messo addosso tutto il male che abbiamo fatto e subito e che consente alla
nostre speranze di non spegnersi nella delusione che incontriamo nella nostra
quotidianità.
A differenza di coloro che si fondano sulle speranze umane, e bene
sappiamo come ci sono spesso dei fabbricatori di illusorie speranze, noi
scopriamo attraverso la preghiera fatta per gli altri o ricevuta per noi una
forza indescrivibile che è nella vita eterna che ci è stata promessa da Uno per
la salvezza di tutti.
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