su alcune questioni di prosodia. in margine alla

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su alcune questioni di prosodia. in margine alla
SU ALCUNE QUESTIONI DI PROSODIA.
IN MARGINE ALLA TAVOLA ROTONDA
Giovanna Marotta
Università di Pisa
[email protected]
1. PERCHÉ LA PROSODIA?
Lungimirante e al tempo stesso al passo con i tempi è apparsa l’iniziativa di organizzare
una tavola rotonda interamente dedicata alla discussione di alcune questioni di rilievo
nell’ambito della prosodia.
Credo che non possano esserci più dubbi sul fatto che la prosodia occupi ormai un posto
di primo piano nel dibattito sia teorico che metodologico nelle scienze fonetiche. Dopo
esser stata a lungo trascurata nell’ambito delle discipline linguistiche, nell’ultimo quarto del
secolo scorso si è infatti registrato un incremento considerevole degli studi dedicati alla
prosodia ed in particolare all’intonazione.
Qualora ci chiedessimo quali sono le ragioni di questo radicale cambiamento di rotta,
ritengo che i due impulsi essenziali per lo sviluppo dell’interesse nei confronti della
prosodia siano da ricercare da un lato nell’avvento della fonologia non lineare, e dall’altro
nella ricerca applicata alla sintesi vocale.
L’istanza descrittiva che sta alla base di molti studi condotti nel campo dell’intonazione
è stata infatti ed è tuttora finalizzata all’implementazione di sistemi di sintesi automatica
comprensivi di informazioni di tipo prosodico: una voce sintetica viene giudicata dagli
utenti tanto più naturale quanto più è in grado di emulare non solo i segmenti fonici, ma
anche la prosodia dell’enunciato.
Per quanto riguarda la teoria fonologica in senso stretto, i modelli fonologici,
essenzialmente di marca generativa, elaborati a partire dagli anni Settanta del Novecento
ponevano concordemente al centro dell’analisi la prosodia, data l’aspra critica nei confronti
della dimensione monolineare della rappresentazione fonologica tradizionale.
Due elementi concomitanti, per quanto indipendenti l’uno dall’altro, hanno dunque
contribuito in maniera determinante allo sviluppo degli studi sull’intonazione: i modelli non
lineari e la ricerca applicata alla sintesi vocale.
D’altro canto, non tutti gli aspetti per tradizione denominati soprasegmentali hanno
ricevuto la stessa considerazione. Sillaba e intonazione sono stati i temi più frequentati,
mentre gli studi sull’accento si sono limitati essenzialmente al dominio di parola, con scarsa
attenzione al ritmo, sia pure con l’illuminata eccezione costituita dalla proposta di Ramus,
Nespor e Mehler (1999), volta a rivitalizzare la nozione classica di ‘isocronia’.
La centralità della prosodia e in particolare dell’analisi intonativa può essere facilmente
dimostrata da un veloce spoglio dell’indice dei Proceedings delle ultime edizioni
dell’International Congress of Phonetic Sciences, ove risultano oltre cento comunicazioni
dedicate all’intonazione, affrontata da diverse angolature;1 stesso quadro nei Proceedings di
Speech Prosody,2 il convegno internazionale interamente dedicato alla prosodia, in cui ben
due terzi delle comunicazioni presentate vertono su tematiche relative all’intonazione.
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Cfr. Ohala et alii (1999); Recasens et alii (2003).
Cfr. Bel e Marlien (2002; 2004).
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2. L’ATTRIBUTO FONOLOGICO
Il secondo punto che vorrei qui sottolineare riguarda lo status della prosodia nella
linguistica contemporanea. In particolare, tenendo presente uno degli aspetti più stimolanti
a nostro parere nel dibattito teorico che si è di recente sviluppato sull’intonazione, pare
opportuno chiedere ai nostri ospiti se ritengono possibile o meno trattare in maniera
fonologica la fenomenologia intonativa in lingue non tonali come l’italiano.
La questione è cruciale perché il modello teorico dominante in campo intonativo è
ormai da anni quello autosegmentale-metrico, basato sul riconoscimento esplicito che esista
una competenza prosodica di tipo fonologico per tutte le lingue naturali.
Un caveat si rende a tale proposito necessario: consapevoli che ‘il punto di vista crea
l’oggetto’ (Saussure docet), risulta a nostro parere fondamentale chiarire che cosa si debba
intendere per contrasto tonale fonologico. Invito pertanto fin da ora i vari relatori e
discussants che prenderanno la parola a chiarire il significato che attribuiscono all’attributo
“fonologico”.
Secondo la nostra personale opinione, “fonologico” deve essere riferito ad un punto di
vista che potremmo definire strettamente linguistico, quindi astratto, grammaticale, o, se si
preferisce, linguistico ‘interno’, nel senso della chomskiana Lingua-I. Di conseguenza, un
contrasto tonale potrà dirsi fonologico in senso stretto soltanto se comporta variazioni di
significato al livello della competenza linguistica del parlante nativo di una lingua naturale.
Variazioni tonali che non comportino contrasti semantici, anche se percepiti dal parlante
come rilevanti in qualche misura e dimensione, in quanto afferenti alla sfera pragmatica o
alla variazione sociolinguistica, non potranno dirsi fonologiche, ma piuttosto pragmafonetiche e socio-fonetiche, rispettivamente.
Di conseguenza, nella nostra prospettiva, le variazioni melodiche relative a differenze o
contrasti di natura pragmatica o sociolinguistica, per quanto rilevanti, non possono essere
considerate fonologiche in senso stretto.
3. SULLA COMPETENZA PROSODICA
Un’ulteriore questione strettamente connessa con la precedente concerne il tipo di
competenza prosodica posseduta da un parlante nativo di una lingua come l’italiano, in cui
il tono non è lessicale.
In questo caso, la consapevolezza delle modulazioni tonali è ‘di grana fine’ oppure no?
In altri termini, è della stessa natura e dello stesso grado della coscienza linguistica che si
manifesta in rapporto al livello segmentale della stringa fonetica? A nostro avviso, la
‘grana’ della competenza prosodica è diversa sia qualitativamente che quantitativamente:
un parlante italiano ha contezza delle opposizioni fonemiche della propria lingua
indipendentemente dal contesto pragmatico o emotivo dell’interazione linguistica, laddove
le differenze melodiche sono di norma presenti alla sua coscienza solo in associazione ad
elementi extra- o para-linguistici.
In altri termini, riprendendo una felice espressione di Bolinger (1964), riteniamo che
l’intonazione si collochi “around the edge of language”, e non “in the core of language”.3
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Per ulteriori spunti di riflessione in merito alle questioni qui richiamate cursoriamente,
ci permettiamo di rimandare a Marotta (2000; 2002-03).
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Nelle lingue non tonali come l’italiano, la modulazione di frequenza sopporta un ridotto
carico funzionale (riducibile essenzialmente all’espressione della modalità interrogativa),
accanto a un notevole carico pragmatico, che tuttavia si colloca a nostro parere su un piano
diverso e almeno in parte esterno alla linguistica in senso proprio.
La stessa trascrizione tonale adottata nell’ambito della teoria autosegmentale, vale a dire
il sistema ToBI, essendo basata su un numero limitato di potenziali categorie tonali, non
riesce a render conto in modo esauriente della diversità interlinguistica ed infralinguistica,
dal momento che differenze melodiche percepibili dai parlanti non sono rappresentate. Il
potere distintivo delle stesse categorie tonali rischia in tal modo di essere minato alla base.
Duole riconoscere che al momento attuale nella teoria autosegmentale dell’intonazione
sono riscontrabili alcune aporie e carenze. D’altro canto, non sono certo mancate critiche
nei confronti della trascrizione ToBI,4 a conferma della vivacità del dibattito che ha per
oggetto l’intonazione e la sua rappresentazione.
4. LA TAVOLA ROTONDA
Le questioni teoriche che abbiamo fin qui posto dovrebbero essere considerate come
punti di partenza per la discussione che si svilupperà in questa sede, pertanto dovranno
collocarsi accanto a quelle individuate dagli organizzatori di questa tavola rotonda
all’interno del convegno AISV. Ciascuno dei relatori invitati ha ricevuto infatti una serie di
materiali vocali relativi a cinque varietà di italiano parlato in alcune città capoluogo di
regione; per la precisione, Firenze, Roma, Napoli, Torino e Palermo.
I materiali comprendevano enunciati di diversa modalità sintattica e pragmatica. I
materiali sonori sono stati selezionati in modo tale da favorire quanto più possibile la
comparazione tra i diversi approcci all’analisi prosodica. Nelle intenzioni di chi ha proposto
la tavola rotonda, il focus della discussione dovrebbe vertere sulle similarità e/o differenze
teoriche e metodologiche dei diversi approcci qui rappresentati, piuttosto che sulle
differenze intonative delle varietà regionali di italiano.
In aggiunta ai materiali sonori sono state poste anche alcune domande afferenti aree
tematiche diverse, alle quali i relatori sono stati invitati a rispondere puntualmente. Negli
intenti di chi ha organizzato questa tavola rotonda, i quesiti posti avrebbero dovuto
costituire più una sorta di suggerimento per la discussione che un vero e proprio
vademecum.
5. I RELATORI
Passando ora ad una breve presentazione dei nostri ospiti, inizieremo col dire che
abbiamo avuto il piacere di ascoltare nel nostro convegno AISV alcuni tra gli studiosi più
importanti tra quanti lavorano attualmente in ambito intonativo, ed in particolare sul tema
della rappresentazione prosodica: Maria Paola D’Imperio, Daniel Hirst e Philippe Martin
sono nomi conosciuti ormai a tutte le latitudini del complesso continente che si occupa di
variazione melodica.
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Si vedano ad esempio gli interventi di Nolan e Grabe (1997), Syrdal e McGorg (2000),
Martin (2001), Mixdorff (2002), Wightman (2002).
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Vorrei qui ricordare che oltre ai tre colleghi presenti, anche Robert Ladd e Michele
Contini erano stati invitati; impegni accademici hanno purtroppo impedito loro di
participare.
Procederemo ora con una breve presentazione dei nostri relatori, partendo, come si usa,
dalla presenza femminile.
Maria Paola D’Imperio è ormai una nota ricercatrice nel campo della prosodia. Dopo
essersi laureata a Napoli con F. Albano Leoni, ha trascorso un soggiorno di studio negli
States, dove ha svolto la sua ricerca sotto la guida di Mary Beckman (Ohio University).
Attualmente è ricercatrice presso il Laboratoire Parole et Langage del CNRS francese, ad
Aix-en-Provence.
Esperta di questioni intonative, M.P. D’Imperio ha studiato la varietà napoletana di
italiano, cui ha dedicato numerosi articoli, pubblicati in Atti di convegni sia nazionali che
internazionali.
Sul fronte teorico, l’approccio adottato è quello autosegmentale-metrico, con adozione
cruciale del sistema di trascrizione tonale ToBI, che mira a rappresentare i contrasti
fonologici operanti al livello prosodico. Di recente, ha affrontato alcuni rilevanti aspetti
relativi all’allineamento dei Pitch Accents con la stringa segmentale.
Daniel Hirst è Directeur de Recherche e lavora presso il Laboratoire Parole et
Langage del CNRS francese, ad Aix-en-Provence. Nonostante l’origine inglese, possiamo
dire che D. Hirst è ormai un francese naturalizzato, vista la lunga permanenza in Francia.
La sua ricerca in ambito prosodico è stata costante negli anni e sempre di ottimo livello.
Pur all’interno di un impianto metodologico contrastivo di ampio respiro, le lingue da lui
studiate con maggiore attenzione sono l’inglese e il francese. Il modello teorico da lui
adottato è basato sui movimenti melodici, quindi in linea con la tradizione della scuola
britannica.
In collaborazione con A. Di Cristo, D. Hirst ha proposto un sistema di notazione
prosodica chiamato INTSINT, alternativo alla notazione ToBI. A livello fonetico, ha di
recente sviluppato un algoritmo, MOMEL, che consente la modellazione automatica di una
curva di F0 come sequenza di target points.
Philippe Martin è Professore di Linguistica all’Università di Toronto (Canada) e
all’Université Diderot, Paris 7. Laureatosi presso l’Université Libre de Bruxelles, ha quindi
ottenuto un Ph.D. in Applied Linguistics all’Université de Nancy II, e quindi un PhD in
Applied Sciences, all’Université Libre de Bruxelles.
L’attività di ricerca di Ph. Martin trova il suo fulcro nell’intonazione. Il francese e le sue
varietà sono al centro della copiosa analisi sperimentale da lui compiuta nel corso di alcuni
decenni.
Come ingegnere, ha sviluppato sia hardware che software dedicati all’analisi sia
qualitativa che quantitativa degli aspetti melodici della lingua parlata. Il suo prodotto più
famoso è sicuramente WinPitch, messo a punto più di quindici anni or sono, e quindi
migliorato in versioni sempre più raffinate. Come ben sanno gli utenti, numerosi anche in
Italia, WinPitch è uno dei sistemi più affidabili per l’estrazione di F0 dal segnale acustico.
Il lavoro scientifico di Ph. Martin continua la tradizione europea degli studi
sull’intonazione in riferimento essenziale alla nozione di contorno melodico.
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Non ci resta che dare la parola ai nostri relatori, augurandoci che la discussione che si
svilupperà in questa sede possa contribuire non soltanto all’approfondimento di questioni
toericamente e metodologicamente rilevanti in ambito intonativo, ma anche a diffondere
tematiche prosodiche ancor oggi marginali nel panorama nazionale.
6. BIBLIOGRAFIA
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Ohala, J.; Hasegawa, Y.; Ohala, M.; Grandville, D.; Bailey, A., (a c. d.) 1999. Proceedings
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