Il progetto personale di formazione IDENTITÀ CATECHISTA
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Il progetto personale di formazione IDENTITÀ CATECHISTA
Il progetto personale di formazione PPF Sei spazi, le competenze del catechista. Per ognuna di esse il catechista è invitato a indicare nuovi elementi formativi, difficoltà e riflessioni personali. Il PPP accompagna il catechista nel suo iter formativo e gli permette di plasmare in modo consapevole il suo SI alla vocazione catechistica, e organizzare il proprio servizio. Il catechista è aiutato ad approfondire le motivazioni che sostengono la sua scelta e il suo servizio. Nel suo sevizio il catechista esprime la sua responsabilità per la costruzione del regno di Dio. Egli è invitato a rileggere il significato della sua vocazione e della sua disponibilità formativa all’interno della missione della comunità ecclesiale. Verrà consegnato ad ogni laboratorio: memoria del lavoro svolto, strumento per sostenere l’autoformazione nel periodo successivo ai laboratori e preparazione ai laboratori formativi successivi. È il catechista il soggetto principale della sua formazione. LA TRIPLICE FUNZIONE DEL PPF Monitorare, valutare e orientare. Monitorare le cinque dimensioni del catechista: registrare le nuove competenze e in nuovi contenuti appresi. Valutativo: si avvale della raccolta degli imput formativi proposti a partire dagli obiettivi degli incontri. Aiuta e rileggere i progressi fatti e a mettere su un progetto di autoformazione. Orientare: orientare il proprio servizio sempre al meglio. Il catechista è chiamato a individuare i propri carismi e a scegliere in modo responsabile il percorso di catechesi in cui impegnarsi. Strumento di discernimento personale sui servizi all’interno della comunità. IDENTITÀ CATECHISTA Nei nuovi orientamenti della CEI sulla catechesi al numero 73 si dice che il catechista è un credente autentico capace di annunciare il regno di Dio e di accompagnare nella fede. Il catechista è un adulto nella fede che vive pienamente la responsabilità di generare e sostenere nella fede le nuove generazioni. Il catechista è colui che cerca di suscitare nelle persone che accompagna il desiderio di conoscere e vivere l’esperienza centrale che caratterizza la sua stessa vita: l’incontro 1 con Cristo nella Chiesa. Egli si pone come riferimento affidabile nel cammino di fede e di maturazione di un appartenenza viva nella parrocchia. Dal Concilio Vaticano II i contributi volti a specificare il ministero ecclesiale del catechista sono stati molteplici: il Direttorio Generale per la Catechesi afferma che egli «è intrinsecamente un mediatore che facilita la comunicazione tra le persone e il mistero di Dio e dei soggetti tra loro e con la comunità» La Nota dell UCN La Formazione dei catechisti per l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (2006) afferma che è «una persona trasformata dalla fede che, per questo, rende ragione della propria speranza instaurando con coloro che iniziano il cammino un rapporto di maternità/paternità nella fede dentro un esperienza comune di fraternità» Uomo e donna della memoria Il catechista è persona della memoria e della sintesi: dottrina e vita, annuncio e dialogo, accoglienza e testimonianza di fede trovano in lui una vera esperienza di carità: «Chi è il catechista? È colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri. Il catechista è quindi un credente adulto nella fede, il cui ministero attualizza la propria vocazione battesimale; il suo non un volontariato, né un interesse o un impegno personale. Nel documento base il catechista è designato come consacrato e invitato da Cristo per mezzo della chiesa. Sono 5 le tensioni fondamentali che caratterizzano l’identità del catechista: la spiritualità, la vocazione, la ministerialità, la profezia e la capacità di lavorare insieme. SPIRITUALITÀ: La spiritualità del catechista è da intendere come una dimensione permanente, che investe in modo organico, unitario e coerente la persona, presiede e anima i diversi momenti del suo agire, coinvolgendo le scelte pedagogiche e metodologiche, promuovendo una sintesi tra vita e la fede, il suo essere e il suo agire, così da rendere più trasparente e credibile la propria esperienza cristiana nella comunità”. Al catechista spetta intraprendere un cammino di discernimento personale come esperienza forte di fede per la liberazione, la salvezza e l’umanizzazione. È una spiritualità cristocentrica. Una spiritualità che nutre l’atteggiamento educativo della gioia. La gioia del vangelo e la simpatia nel raccontare la propria storia di salvezza, nutrono la disponibilità del catechista nel lasciare che lo Spirito proti a compimento la sua opera nelle persone accompagnate.E’ lo Spirito Santo infatti l’agente principale dell’evangelo, il vero formatore del catechista: è grazie a Lui che il catechista riesce a penetrare nel mistero di Gesù, quel mistero cui deve aderire prima di poterlo 2 annunciare. VOCAZIONE: la vocazione al servizio della catechesi è specificata dal mandato diocesano che consegna il vescovo. I tre fondamenti della vocazione catechistica sono: • una consapevole decisione per Cristo come scelta che determina la vita; • l’appartenenza responsabile alla Chiesa, come espressione dell’adultità nella fede e della sincerità del proprio cammino di conversione. • la rilettura della propria tensione spirituale nell’ottica dell’integrazione tra fede e vita per maturare un’identità cristiana capace di abitare con speranza il proprio tempo e la propria cultura. La ministerialità del servizio catechistico ha la sua origine nel mandato del vescovo. In quanto parte integrante della ministerialità della Chiesa, il servizio catechistico nasce da una chiamata. la chiamata suscita un esperienza di grazia che invade la vita del catechista e lo sostiene nel suo servizio educativo, radicato nella sua costitutiva chiamata all’annuncio universale del vangelo. Il suo servizio ministeriale definendo la sua identità cristiana, specializza il suo servizio missionario all’interno dell’universale vocazione missionaria della comunità ecclesiale. La ministerialità riconosciuta al servizio catechistico comporta il riconoscimento di una grazia particolare che sostiene chi è scelto per il servizio e che investe non solo il suo agire ma la sua stessa identità. Il catechista si fa compagno del catechizzando per favorire la progressiva integrazione della sua vita con la fede accolta. La profezia: Ascolto della Parola Annunzio della Parola Eco della Parola nella narrazione della propria esperienza È l’orizzonte di senso in cui pensare tutto l’agire catechistico e le competenze relative. Nel contatto quotidiano con la Parola il catechista riscopre il senso della catechesi che, prima che mediatrice della Parola, è eco della Parola. Nella sincerità della relazione educativa, il catechista non si limita a spiegare la Parola o illustrare i contenuti della fede, ma fa risuonare la Parola e racconta al bellezza di Gesù, vissuto nella Chiesa. 3 La capacità di lavorare con gli altri consiste nel saper vivere il proprio servizio in comunione con coloro che lo condividono e con le altre figure educative presenti in comunità. In particolare, è importante l’esperienza di comunità per i catechisti. Il gruppo dei catechisti è “ un ambiente di vita dove nello stesso tempo si apprende e si cerca, si impara a vivere e realizzare le proprie capacità. Più che luoghi impersonali e asettici c’è bisogno di esperienze comunitarie dove sono forti il senso di appartenenza, di coesione dove si può condividere e collaborare. Sono cinque tensioni che accompagnano sempre il catechista nella sua sequela di Gesù e nel suo ministero. CINQUE DIMENSIONI DEL SERVIZIO CATECHISTICO ESSERE- SAPERE- SAPER FARE SAPER STARE-SAPER STARE IN Le cinque dimensioni del servizio catechistico L'esperienza personale di Cristo condivisa nella comunità ecclesiale è il centro della vita del catechista. Le cinque tensioni appena presentate coinvolgono le cinque dimensioni del servizio catechistico: la dimensione dell'essere (DGC 240-243), la dimensione del sapere (DGC 240-243), la dimensione del saper fare (DGC 244), la dimensione del saper stare con e la dimensione del saper stare in. La dimensione dell'essere è identificabile con l'integrazione fede- vita, per maturare una vera identità cristiana, una vera e propria spiritualità che ha Gesù al centro. Il DGC indica la dimensione dell'essere come la più profonda perché concerne la maturazione umana e cristiana del catechista (DGC 238). tratti generativi e specifici: una relativa maturità umana: equilibrio affettivo e relazionale, senso critico, capacità di rapporti e dialogo, spirito costruttivo e capace di lavoro di gruppo una spiccata spiritualità e identità cristiana ed ecclesiale. In quanto educatore della fede dei suoi fratelli dovrà possedere una seria e convincente vita di fede, una certa maturità di fede, in modo da presentarsi non solo come maestro ma sopratutto come testimone. forte senso di appartenenza alla chiesa e alla comunità uomini e donne del propri tempo, pienamente identificati con la loro gente, parti ai problemi reali e condensabilità culturale, sociale e politica. 4 b. La dimensione del sapere va intesa come intelligenza, critica e integra, dei contenuti della fede (DGC 240-243). Se l'essere è il cuore dove accade il processo di trasformazione, la dimensione del sapere sostiene la ristrutturazione dell'identità del catechista. Questo perché la conoscenza del dato rivelato (fides quae) sostiene la personalizzazione della fede e l'orientamento cristiano dell'esistenza (fides qua). Il sapere, quindi, non consiste solo nell'assunzione di contenuti per una mera competenza funzionale e professionale, ma è la ridefinizione della propria storia di vita alla luce della storia della salvezza. c. La dimensione del saper fare, decisiva per il DGC (244), descrive le competenze da acquisire per strutturare una mentalità educativa, per mediare l'appartenenza alla comunità ecclesiale, per animare il gruppo e per lavorare in équipe con gli altri educatori. d. La dimensione del saper stare con è relativa alla necessità di maturare atteggiamenti che favoriscano il sorgere di relazioni feconde di fiducia per l'ascolto e l'accoglienza. La fiducia oggi più che mai si rivela il «luogo essenziale» in cui accade l'educazione alla fede. Infatti è nella fiducia che è riconosciuta al catechista la possibilità di parlare al cuore. Questo comporta per il catechista maturare degli atteggiamenti relazionali che lo dispongano a una apertura accogliente di coloro che educa nella fede. e. La dimensione del saper stare in coinvolge la capacità del catechista di assumere in modo autentico il protagonismo nel contesto socio-culturale in cui vive e nella comunità ecclesiale nella quale svolge il suo servizio. In particolare egli è chiamato ad abitare evangelicamente la sua «città» e la sua cultura, per realizzare un annuncio della fede e un'azione educativa alla fede, nell'orizzonte dell'integrazione fede-vita-cultura. L'educazione nella /alla fede va considerata nella prospettiva più ampia della consapevolezza e ricomprensione della propria cultura. Si tratta di riconsiderare l'impegno in catechesi - e, quindi, il proprio servizio ministeriale - nella prospettiva dell'inculturazione. In quest'ottica, un'attenzione particolare va dedicata alla pietà popolare come esperienza iniziatica e educativa nella fede, se vissuta nella sua autentica dimensione ecclesiale. Il catechista è accompagnato ad approfondire la ricchezza della tradizione della propria Chiesa perché, a sua volta, possa mediare una partecipazione sincera e orientata all'annuncio del vangelo, nei momenti di espressione popolare della fede. La spiritualità del catechista 5 È una particolare esplicitazione della spiritualità cristiana: si realizza come dimensione permanente che investe in modo unitario e coerente la sua persona e il suo agire, coinvolgendo le scelte pedagogiche e metodologiche, promuovendo una sintesi tra fede e vita per rendere trasparente e credibile la propria esperienza cristiana nella comunità. L'esigenza della «santità» è intesa come l'obiettivo più importante e più urgente della formazione per i catechisti. Di qui l'esigenza di dare Priorità alla spiritualità. Il catechista deve maturare una spiritualità propria, perché compie uno specifico servizio nella Chiesa che nasce da un dono dello Spirito Santo. Tutto il suo agire educativo dipende costantemente dall'azione dello Spirito con cui deve collaborare. La preparazione «spirituale» del catechista, la piena maturazione della sua personalità cristiana, precede e sovrasta ogni altro impegno formativo. “Come ogni dono divino, anche l’essere catechista è una realtà che non solo va accettata ma continuamente richiesta. Chi si sente chiamato a questo servizio deve continuamente sollecitare, nella preghiera, l’abbondanza della grazia, "per divenire, nello Spirito, strumento adatto alla benevolenza del Padre" (RdC 185). L’essere destinatario di un dono di Dio, e l’essere divenuto dono di Dio agli altri, deve far sorgere nel catechista l’esigenza di una forte crescita di vita spirituale La spiritualità è, dunque, una dimensione permanente, ciò che investe la persona in modo organico, unitario e coerente per rendere più trasparente e credibile la propria esperienza cristiana nella comunità. Tratti essenziali della spiritualità del catechista 1.Spiritualità del servizio. I pilastri della spiritualità sono primariamente l'umiltà nei confronti del compito da svolgere e una forte fiducia da riporre in Dio. Il catechista deve sentirsi un «salvato», ancor prima di sentirsi annunciatore di salvezza, dono della grazia. Egli deve porre attenzione alla continua conversione personale, annunziando l'iniziativa di Dio, il suo amore misericordioso e il suo perdono. Il catechista è innanzitutto un adulto nella fede, radicato nella propria comunità cristiana, mediatore della comunione che si realizza nella Chiesa (RdC 186). È capace di condividere la ricchezza del Mistero; è persona fedele a Dio e all'uomo, capace di ascesi nella sua preparazione (RdC 187); è educatore attento alla maturazione integrale del catechizzando, capace di equilibrio umano e cristiano (RdC 188). 2. Una spiritualità attenta all'umano. L'attenzione all'uomo per il catechista si esprime innanzitutto nell'attenzione ai catechizzandi, nella capacità di ascoltare e dialogare in modo 6 sincero. Se è vero che non può esistere spiritualità cristiana che non sia profondamente «incarnata» nell'umano, ciò vale a maggior ragione per la spiritualità del catechista, esplicitamente chiamato a portare la viva parola di Dio agli uomini di questo tempo, come luce delle profonde istanze umane e come salvezza per tutta l'esistenza. Il catechista è missionario nel proprio tempo e quindi attento alla bellezza propria che in esso si rivela, «pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (1Pt 3,15-16). 3. Spiritualità ecclesiale. È il Signore a chiamare i catechisti per la sua Chiesa. Come specifica attuazione della vocazione battesimale, la chiamata che il Signore fa per il servizio alla sua parola è un dono che il catechista riceve. Non si sceglie di diventare catechisti, ma si risponde a un invito di Dio: «il catechista è consacrato e inviato da Cristo per mezzo della Chiesa» (RdC n. 185). Sviluppare una spiritualità ecclesiale significa essere in sintonia con la comunità ecclesiale, sentirsene parte integrante, acquisire uno stile di vita comunionale, operare in unione e insieme alla Chiesa. Il rapporto intimo tra il catechista e la comunità ecclesiale è realizzato ed espresso attraverso il «mandato» (IG 78). Fare catechesi è un atto ecclesiale che associa i catechisti al servizio dei Pastori. Tutto questo si realizza mostrando di conoscere e di amare con animo aperto la Chiesa, nostra Madre; parlando con tono di familiarità della sua storia; vivendo con gioia la celebrazione dei divini misteri; rievocando l'esempio e la sapienza dei santi; illustrando i problemi e le vie del dialogo con il mondo contemporaneo. 4.Spiritualità nutrita nell'incontro con Dio. Tra l'ascolto e l'annuncio è necessaria una trasformazione della vita per divenire «servitore della Parola», strumento sempre più idoneo per il ministero che compie. L'ascolto deve essere costante, umile, disponibile: da vero discepolo del Signore, il catechista si pone in ascolto della parola del Maestro. Egli vive la preghiera personale, superando la logica della semplice «pratica di pietà», della «formula», del «momento», per estenderla a tutta l'esistenza, come momento di profonda intimità con Gesù. La preghiera individuale esige quella comunitaria e viceversa, non c'è contrapposizione ma integrazione; è importante educarsi a educare alla preghiera comunitaria, realizzata nell'assemblea ecclesiale. È importante che il catechista celebri i sacramenti dell'eucaristia e della penitenza, con regolarità: dal rito alla vita e dalla vita al rito; la liturgia non è assistere a un fatto «esteriore», ma partecipazione libera e responsabile al mistero della salvezza, attualizzato nella celebrazione comunitaria. Traendo forza dai sacramenti vissuti con intensità, il catechista vive un costante cammino di conversione, affinché viva la catechesi come un servizio autentico alla Parola. 7 5. La spiritualità dell'accompagnamento. Chi accompagna non è il centro dell'avventura educativa. Anzi chi accompagna, a un certo punto, deve scomparire. Chi accompagna deve farlo nella gioia del vangelo, deve essere capace di rimanere sorpreso dalle persone, deve saper guardare con simpatia, per poter discernere il desiderio di bellezza nel cuore di coloro che incontra. La capacità di accompagnare nella gioia del Risorto si traduce nella capacità di comunicare la grazia del vangelo, di raccontare la bellezza di una vita fecondata dalla grazia, senza mire proselitistiche, ma semplicemente perché non si può tenere per se stessi quello che si è ricevuto. La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana. Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore che si affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. In tale senso, accompagnare nella fede è crescita anche per coloro che accompagnano, ossia per la comunità, perché si riceve nuovamente la fede, rielaborata nella vita di chi si accompagna; si riceve nuovamente se stessi, perché lo sguardo dell'altro permette una nuova consapevolezza della propria vita di fede; si arricchisce la vita relazionale e il tessuto relazionale della comunità. In conclusione, accompagnare è una grazia attraverso la quale la Chiesa stessa può essere rievangelizzata oggi: nella misura in cui rinasce nella comunità il desiderio missionario di farsi compagna di strada, rinasce la comunità stessa, evangelizzata da coloro che accompagna. Il catechista è continuamente chiamato a mettersi in discussione dentro una specifica spiritualità che lo sollecita a superare la rigidità e la fissità dei percorsi di annuncio del vangelo; a uscire da consuetudini stereotipate; a gestire eventuali situazioni conflittuali e svantaggiose, per discernere il meglio qui e ora. In questo senso, è importante che: intraprenda un cammino di discernimento personale come esperienza forte di fede per la liberazione, la salvezza e l’umanizzazione; 8 accetti di essere messo in discussione dagli altri e da Dio attraverso gli altri per esplorare sempre in modo nuovo la ricchezza del patrimonio cristiano; si senta parte dell’intera comunità e quindi si lasci provocare dalle esigenze della comunità per metterla in grado di esercitare il suo ruolo di educatrice della fede; superi gli interessi personali con la purificazione del cuore e maturi un clima di preghiera per accompagnare il suo agire e per saper educare e guidare alla preghiera La progettazione in Catechesi Progettare è essenziale alla catechesi in quanto atto educativo. Propongo una definizione di progettazione: «La progettazione è un insieme di eventi fondato su idee generali ed intenzioni iniziali a partire dalle quali ed attraverso esplorazioni successive, si istituiscono passaggi decisionali interconnessi nei quali le decisioni rilevanti non si assumono in via definitiva allo start del processo, ma tendono ad essere elaborate e rielaborate attraverso modalità incrementali che portano a modificare le premesse originarie e quindi a definire le decisioni minute - anche quelle predeterminate con largo anticipo temporale - momento dopo momento». La dinamicità di una catechesi che si adatta ai destinatari, necessita di una concezione elastica di progetto, in cui si accompagni e si segua il processo catechistico: è insieme riflessione, realizzazione della prassi e valutazione. Progettare in catechesi è tratteggiare le linee generali, individuando gli scopi da raggiungere, ed è, allo stesso tempo, valutare continuamente la catechesi stessa. Il progetto è un fattore di motivazione per i catechisti. Il cammino da compiere, in esso organizzato, si colloca allora nella logica di un itinerario organico e continuo. In tal senso, il progetto è volano per una catechesi viva, e rende possibile la realizzazione di una catechesi capace di parlare alla vita dei credenti. La pedagogia per progetto facilita nei catechisti la lettura della realtà a partire dalle proprie risorse: «Più specificamente, lavorare per progetti induce la conoscenza di una metodologia di lavoro di grande rilievo sul piano dell'agire, la sensibilità verso di essa e la capacità di utilizzarla in diversi contesti».2 È importante identificare alcuni principi di metodo che devono guidare la progettazione di un itinerario di catechesi: 1. sottolineare il necessario protagonismo diretto o indiretto dei catechizzandi; 2. indicare con chiarezza le caratteristiche e le componenti del cammino proposto e operare un bilancio delle esperienze relative alla fede di coloro che incontriamo; 9 3.nutrire la componente volitiva e motivazionale dei ragazzi per mantenere alto il desiderio di partecipare con costanza e con desiderio. È importante fare una considerazione: la progettazione in catechesi non può essere statica e predeterminata, ma deve essere calibrata sullo sviluppo del percorso catechistico. In merito, una metafora adeguata alla progettazione in catechesi è quella del bricolage. Nel caso del bricolage l'elaborazione del progetto parte dalle potenzialità preesistenti nella comunità e tiene conto delle esperienze dei catechizzandi. La dinamica fondamentale del progetto, inteso alla luce di questa metafora, è l'adattamento a quanto la comunità possiede come risorse e alle esperienze dei soggetti della catechesi; è la capacità di considerare le esperienze presenti per orientarsi e ripensare la catechesi. In questo senso, la catechesi progettata va verificata, sia al termine della sua realizzazione e sia in itinere, per renderla capace di coinvolgere in modo sempre più efficace la vita dei ragazzi e di valorizzare le ricchezze della comunità. Un progetto catechistico nasce dal discernimento comunitario e non è affidato alla riflessione e al pensiero di un singolo. È la comunità ecclesiale che mette in campo se stessa nella formazione cristiana. È importante, dunque, che negli organismi di partecipazione ecclesiale (consiglio pastorale) ci si interroghi sui percorsi di catechesi da realizzare, leggendo e interpretando la realtà e condividendo delle mete verso cui dirigere la catechesi. Sarà poi compito della comunità dei catechisti parrocchiali progettare, alla luce delle indicazioni condivise in comunità, una catechesi capace di annunciare Gesù e di accompagnare la maturità della fede, definendo degli obiettivi per i singoli anni e le strategie per realizzarli. I tre passi della progettazione in catechesi Per progettare è fondamentale condividere un percorso che conduce alla realizzazione del progetto. Si suggeriscono tre passi fondamentali per la progettazione catechistica. 1. Primo passo necessario è leggere il proprio tempo. Potremmo chiamare questo momento: kairologico (dal greco: kairòs, che vuol dire «tempo»). In questo primo momento, il gruppo dei catechisti opera una lettura dell'esperienza dei catechizzandi nel contesto in cui vivono (città, quartiere, famiglia, amicizie ecc.) con uno sguardo di fede, per evidenziare le ricchezze, le difficoltà e le attese che caratterizzano il loro vivere. Osservazione attenta ella situazione di partenza, costituirti dall'azione catechistica esistente e dal contesto in cui l'attività deve essere svolta. È una mappa iniziale su cui inserire le esigenze, le domande e orientare così le possibili tracce operative. 10 Si tratta, in sintesi, di cogliere le indicazioni che lo Spirito Santo offre alla comunità dei catechisti, per pensare un itinerario catechistico coinvolgente. 2. Alla luce della valutazione fatta, la comunità dei catechisti si prepara alla seconda tappa: la fase progettuale. I catechisti identificano le mete a lungo termine per tutto l'itinerario (per esempio per il percorso dell'iniziazione cristiana, per il percorso di catechesi ai giovanissimi/giovani/adulti). È importante che siano mete pensate per il contesto pastorale in cui si lavora per realizzare una catechesi capace di accompagnare l'integrazione tra fede e ambiti di vita e capace di far maturare un senso di appartenenza vivo. 3. La terza tappa concerne la fase strategica. In questa fase i catechisti definiscono gli obiettivi per i singoli anni del percorso, descrivono l'itinerario da fare, organizzando i contenuti, le celebrazioni, le attività, le esperienze di vita, le risorse, le modalità di attuazione, i tempi di attuazione, la verifica e tutte e le altre questioni necessarie per programmare l'attività catechistica annuale. La verifica del progetto catechistico La verifica dei risultati ottenuti attraverso l'itinerario catechistico progettato e realizzato, costituisce un momento di grande rilievo nel contesto del servizio catechistico, per un duplice ordine di ragioni. In primo luogo la verifica finale sull'intero progetto fornisce informazioni generali circa la qualità del progetto elaborato e dell'azione catechistica svolta. Queste a loro volta aumentano o diminuiscono la fiducia nelle scelte catechistiche adottate, nell'approccio metodologico sviluppato e nelle competenze dei catechisti coinvolti. In secondo luogo è possibile vedere quanto il servizio reso abbia toccato la vita dei singoli catechizzandi - una sorta di bilancio personale - confrontando la loro situazione iniziale con quella finale, provando a rileggere il percorso da loro eseguito e i punti di forza e di debolezza manifestati. Ciò permette di avere un riscontro dell'intera catechesi vissuta dalla comunità, di consolidare acquisizioni realizzate e di impostare delle modifiche per quelle scelte che si sono rivelate poco idonee. Dal punto di vista educativo, è importante discernere il riscontro personale e interiore della catechesi sui singoli: quale significato soggettivo è stato vissuto durante l'esperienza catechistica e al suo termine? Questa dimensione interiore è il cuore del processo di verifica dei catechisti, i quali più che valutare la sola acquisizione di conoscenze, devono discernere la maturazione di atteggiamenti e comportamenti che testimoniano una crescita nell'esperienza cristiana. In merito si suggerisce di programmare nell'anno dei momenti di verifica con i catechizzandi, nei quali è data 11 loro la possibilità di raccontare l'esperienza vissuta, i suoi momenti più intensi e quelli più frustranti, le risonanze interiori vissute nelle varie tappe del percorso, le simpatie e le antipatie provate e le relazioni sviluppate, sia in positivo che in negativo. La verifica del riscontro personale sui catechizzandi determina, in un secondo momento, una verifica in itinere sul progetto e sul programma da parte della comunità dei catechisti, nella quale scegliere di potenziare attenzioni che si sono verificate positive e correggere o abbandonare prassi che non sono adeguate all'esperienza dei ragazzi. L'attenzione alla verifica, sia finale che in itinere, è una esigenza della progettazione e della programmazione. La complessità della catechesi, in quanto azione comunicativo-educativa, necessita di catechisti capaci di condividere e di verificare il proprio servizio al fine di realizzare percorsi nell'orizzonte dell'integrazione della fede con la vita. PROGETTO CATECHISTICO ITALIANO Le idee e le scelte di fondo del PCI Possiamo indicare quattro attenzioni che hanno guidato la riflessione previa alla realizzazione del PCI: 1. approfondire l'esame della situazione italiana, 2. armonizzare pedagogicamente i vari catechismi tra di loro, 3. riflettere sulla distribuzione dei contenuti, 4. lavorare in modo che, nonostante la pluralità dei catechismi, risultasse un unico libro della fede. A tali linee di orientamento vanno aggiunte le indicazioni dei vescovi, i quali volevano arginare la proliferazione incontrollata di tanti testi catechistici che tentavano di coprire il vuoto causato dalla mancanza di sussidi ufficiali. In tale senso i vescovi caldeggiavano, alla vigilia del lavoro sul PCI, di sottolineare i contenuti e i punti essenziali di ogni autentica catechesi, invitando le comunità a un responsabile impegno comune e confermando la volontà di giungere quanto prima alla promulgazione dei catechismi ufficiali. Alla luce di tali indicazioni i catechismi vennero elaborati partendo da alcune questioni fondamentali. Necessità del coinvolgimento delle Chiese locali 12 I redattori dei nuovi testi si trovavano davanti a due possibilità: lavorare autonomamente, trascurando di coinvolgere le concrete comunità ecclesiali destinatarie dei futuri sussidi; oppure procedere a una elaborazione dei catechismi che - al contrario - non escludesse a priori la loro voce. La scelta si è orientata verso la seconda linea di azione, anche perché si era mossi dalla convinzione che occorresse stimolare le comunità credenti verso un profondo cambiamento di mentalità in campo catechistico; un loro coinvolgimento pareva condizione indispensabile per il raggiungimento dello scopo. Necessità di una pluralità di veri e propri catechismi (quattro, poi cinque) Le motivazioni di questa seconda scelta sono riconducibili a un insieme di convincimenti che possono essere schematicamente riassunti nei termini seguenti: tutta la vita cristiana è un unico itinerario di fede; ogni età, però, è diversa dalle altre e presenta esigenze specifiche; e, se è vero che destinatari in senso pieno della catechesi sono gli adulti, non si può però trascurare la catechesi delle età precedenti, campo in cui la Chiesa ha - tra l'altro - una lunghissima e positiva tradizione. I cinque testi, poi, sarebbero stati da considerare veri e propri catechismi, sussidi, cioè, che presentano sistematicamente la fede e introducono alla Parola, ai sacramenti e alla vita cristiana. Un unico libro della fede I catechismi, pur nella loro diversità, vengono a costituire un unico libro della fede. Si pensa di poter assicurare tale unitarietà con scelte metodologiche e contenutistiche uniformi. Tutti i testi sono pensati come veri catechismi, cristocentrici, concepiti per la comunità, impostati a itinerario. Si tratta di un itinerario elaborato con le seguenti caratteristiche: per la vita, ciclico e graduale, permanente, sistematico, essenziale, d'iniziazione integrale e, infine, propositivo sempre dello stesso contenuto trinitario. Naturalmente, si potrà notare come i diversi catechismi accentuano e rendono più evidente o l'uno o l'altro di questi tratti comuni. «Per la vita» cristiana Il titolo scelto per il PCI è Catechismo per la vita cristiana. Il significato della scelta è profondo. Si vuole proporre una catechesi che assicuri non solamente un approfondimento nozionistico, ma un accompagnamento nella vita di fede. In termini più dettagliati, il titolo scelto segnala la volontà 13 di un servizio catechistico che curi l'introduzione e l'iniziazione a tutta la vita cristiana, e quindi al mistero trinitario, alla sequela di Cristo, all'esperienza comunitaria ecclesiale, alla vita sacramentale, liturgica e di preghiera e alla testimonianza morale. Alla luce di questa scelta, in un modo originale, vennero introdotte le formule dottrinali destinate alla memorizzazione, evitando l'eccesso di una loro eliminazione aprioristica o all'opposto - di una loro assolutizzazione. Ne risulteranno formule della fede intessute di riferimenti biblici, liturgici e tradizionali. Cristocentrismo Questa scelta va ripresa e sottolineata. Il PCI del post-concilio accoglie in pieno l'invito a sottolineare la centralità di Cristo nel progetto di salvezza di Dio. Conseguentemente, da una prospettiva catechistica, si guarda a Cristo come a principio di concentrazione e gerarchizzazione di tutte le verità. La catechesi dei diversi catechismi vuole dunque essere incentrata su Cristo, presentato come la totalità del messaggio, anche se come il tutto da comunicare immediatamente per il necessario rispetto della gradualità nella comunicazione pastorale. Fedeltà a Dio e fedeltà all'uomo È il principio fondamentale di ogni corretta azione pastorale-catechistica. Viene proclamato a chiare lettere in RdC 160: «A fondamento di ogni metodo catechistico, sta la legge della fedeltà alla parola di Dio e della fedeltà alle esigenze concrete dei fedeli». Quanti pongono mano alla stesura dei nuovi catechismi cercano, essi per primi, di attenersi al principio. A esso vogliono rifarsi, in particolare: - per risolvere il problema della distribuzione dei contenuti nei diversi testi; - per proporre una catechesi attenta alla dimensione esperienziale. Da notare, però, che tale dimensione, pur godendo di grande attenzione già nel RdC, non viene assolutizzata, tanto che i vari catechismi proporranno itinerari metodologici diversi. - per rispettare le esigenze della comunicazione. A detta degli stessi compilatori dei nuovi catechismi, quest'ultimo principio risulta loro molto chiaro a livello teorico, ma presenta innegabili difficoltà di applicazione. I catechismi del PCI - Mettere Video 14 Sotto il titolo generale Catechismo per la vita cristiana abbiamo i seguenti catechismi: • 1. Documento di base: Il rinnovamento della catechesi (1970) • 2. Il catechismo degli adulti: La verità vi farà liberi (1995) • 3. Il catechismo dei giovani: - vol. 3.1: Io ho scelto voi (1993; 14-18 anni) - vol. 3.2: Venite e vedrete (1997; 18-25 anni) • 4. Catechismi per l'iniziazione cristiana - 4.1: Il catechismo dei bambini: Lasciate che i bambini vengano a me (1992; 0-6 anni) - 4.2: Il catechismo dei fanciulli e dei ragazzi: 4.2.1: Io sono con voi (1991; 6-8 anni) 4.2.2: Venite con me (1991; 8-10 anni) 4.2.3: Sarete miei testimoni (1991; 11-12 anni) 4.2.4: Vi ho chiamato amici (1991; 12-14 anni) Indichiamo tre elementi che caratterizzano l'organicità del PCI: 1. la continuità del PCI con tutta la riflessione catechetica nell'Italia del postconcilio; 2. la collocazione del catechismo per gli adulti in capo a tutte la serie dei sussidi per le varie età, a riprova dell'accresciuta consapevolezza della priorità che va riservata alla catechesi per l'età adulta; 3. la valorizzazione del concetto di iniziazione cristiana, intorno a cui si è costruita tutta la proposta di formazione catechistica contenuta nei testi per fanciullezza e preadolescenza. Uno sguardo approfondito al progetto catechistico italiano Il Progetto catechistico italiano non si è limitato a indicare i fondamenti teologici e i criteri pastorali e pedagogici della catechesi, ma ha creato un nuovo modello di “ catechismo per l’iniziazione cristiana ”; esso non è una sintesi dottrinale da apprendere o un insieme di catechesi scritte da spiegare pagina dopo pagina, o un testo didattico con un itinerario predefinito, ma è: 1) il libro della fede che raccoglie l’ esperienza di fede della Chiesa che è in Italia e la narra ai fanciulli e ai ragazzi, per aiutarli a riconoscere l’amore di Dio e a camminare al seguito di Gesù, per sviluppare la consapevolezza di appartenere a una storia di salvezza e partecipare attivamente alla sua realizzazione; 2) una presentazione aggiornata e sistematica degli avvenimenti della storia della salvezza, attenta alle esperienze dei destinatari e alle loro esigenze di crescita, alla loro sensibilità, in 15 modo da introdurli alla assimilazione della proposta cristiana; 3) uno strumento autorevole e normativo del Magistero , cui spetta il compito di alimentare, riconoscere e garantire il senso della fede del popolo cristiano e di guidarlo sulla via della verità (DV 10); strumento necessari o per una effettiva comunione ecclesiale, capace di sorreggere e guidare la catechesi viva della comunità; 4) uno strumento di sintesi e di correlazione delle varie esperienze e linguaggi della fede: biblico, liturgico, ecclesiale, culturale, esperienziale; 5) un progetto educativo di fondo , aperto a diversi itinerari; punto di riferimento per elaborare gli itinerari di iniziazione su misura dei destinatari. Esso: • chiede di tenere in debita considerazione la situazione reale dei destinatari; • fa cogliere la presenza e le chiamate di Dio dentro l'esperienza biblica e ecclesiale; • evoca il "vissuto" dei destinatari e aiuta a interpretarlo alla luce della parola di Dio; • provoca le persone a dare la loro risposta alla Parola (atteggiamenti e comportamenti). Alcune Necessità emerse nel contesto odierno - non dare più per scontato che i fanciulli e i ragazzi siano cristiani, ma offrire loro un cammino di primo annuncio e di reale iniziazione alla vita fede, e non soltanto di familiarizzazione alla fede o di istruzione riguardante la fede; - passare decisamente dalla sola catechesi a un processo globale di iniziazione, comprensivo di tutte le mediazioni ecclesiali, di cui la catechesi è solamente un aspetto; - incrociare il criterio delle di verse fasce di età, indicato dal Documento Base, con il criterio del diverso livello di fede ; - svolgere l’itinerario di iniziazione cristiana in stretto rapporto con le esperienze che i ragazzi vivono nei loro mondi vitali e in rapporto critico-costruttivo con la realtà sociale e culturale; - promuovere il cammino di rievangelizzazione dei genitori e il loro coinvolgimento attivo nel cammino di iniziazione cristiana dei figli; - valorizzare la comunità cristiana , quale grembo generatore della fede, dando una “connotazione missionaria” a tutta l’azione pastorale, formando comunità educanti alla vita di fede e collocando gli itinerari di iniziazione cristiana al l’interno della vita della comunità; - configurare tutta la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana, intessendo tra loro testimonianza e annuncio, itinerario catecumenale , catechesi e vita sacramentale, mistagogia e testimonianza di carità (cf. CV 59); - rimettere in gioco la comunità cristiana, il suo modo di stare dentro l’attuale cultura e di svolgere il suo compito di evangelizzazione e di iniziazione alla fede. Un uso “ sapiente ” del catechismo per l’iniziazione cristiana Per lo svolgimento della catechesi di iniziazione cristiana i quattro volumi del “catechismo per l’iniziazione cristiana ” mantengono ancora una loro validità; si tratta tuttavia di una “ validità limitata ”, proprio perché essi sono fondati su un RdC che è stato elaborato in un tempo in cui non si avvertiva ancora così forte il processo di secolarizzazione. I catechismi sono pensati per proporre un itinerario che non tiene conto delle esigenze di prima evangelizzazione. Essi chiedono ai catechisti non solo un’utilizzazione coerente, ma anche una utilizzazione “ sapiente”. 16 Il “ catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi”: 1) E’ stato progettato per accompagnare i fanciulli e i ragazzi all’incontro con Gesù, a fare esperienza di vita ecclesiale, a crescere nella “mentalità di fede”. Ma non è stato progettato per portare loro il “ primo annuncio ” e per promuoverne la conversione a Cristo. I catechisti dovranno introdurre nell’itinerario il “ primo annuncio ”; a questo scopo potranno utilizzare il primo volume del CIC, “ Io sono con voi ”; 2) Tiene conto delle esigenze specifiche della loro età. Ma non tiene conto dei diversi li velli di crescita e degli atteggiamenti religiosi dei ragazzi. I catechisti dovranno elaborare degli itinerari che tengano conto dei diversi livelli di fede dei partecipanti; 3) Nel trasmettere i contenuti della fede sembra preoccupato soprattutto della “ traditio ”. Non è altrettanto preoccupato di educare i fanciulli e i ragazzi alla “redditio”. I catechisti avranno cura di abilitare i loro destinatari a “ rendere ragione ” della loro fede . 4) Introduce nella conoscenza della storia della salvezza narrata dalla Bibbia. Ma non abilita a leggere i “segni dei tempi” e a cogliere i segni della storia della salvezza nel nostro tempo e nella vita dei ragazzi. I catechisti educheranno i destinatari a cogliere l’“attualità ” della storia della salvezza . 5) Offre indicazioni per il coinvolgimento dei genitori nel cammino di iniziazione dei figli. Ma non offre proposte per la rievangelizzazione dei genitori, incontrati come adulti e sposi. I catechisti elaboreranno percorsi di rievangelizzazione dei genitori. 6) Richiama la necessità di valorizzare la testimonianza della comunità, “ grembo materno ”. Ma non indica le modalità con cui coinvolgere attivamente la comunità nel cammino di iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi. E’ indispensabile la “fantasia pastorale” dei catechisti e degli altri operatori parrocchiali , per far diventare le comunità “ grembo materno” dell’iniziazione cristiana. Un nuovo itinerario di iniziazione cristiana L’iniziazione cristiana si realizza mediante un itinerario che comprende una pluralità di esperienze tra loro organicamente correlate: l’ascolto della parola di Di o, momenti di preghiera e di celebrazione, la testimonianza, l’esperienza comunitaria, l’esercizio di vita cristiana secondo uno stile evangelico. Questo itinerario si caratterizza per alcune esperienze particolari: - le tappe celebrative che coinvolgono fanciulli e ragazzi, genitori e comunità; - l’ esperienza di gruppo che assume un vero carattere ecclesiale; - una rinnovata pedagogia del primo annuncio e dell’educazione della fede; - la pedagogia dei modelli , che testimoniano la vita di fede nel nostro tempo; - l’ esercizio della vita cristiana , mediante la partecipazione dei fanciulli e dei ragazzi alla vita ecclesiale e agli impegni caritativi e missionari, il tirocinio delle virtù umane e cristiane, l’apostolato tra gli altri fanciulli e ragazzi. 17 18