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LA NATURA DELLA SOSTANZA
Gruppo di studio - 3° INCONTRO
"Benvenute alle stelle di questo momento!"
Con questa esclamazione Rudolf Steiner ci porta ad immaginare il domani, quando nei laboratori
scientifici si arriverà a produrre sostanza vivente da sostanze inorganiche.
Il brano che leggiamo da "Metamorfosi cosmiche e umane", O. O. 175, un ciclo di conferenze del
1917 svolte a Berlino, è il seguente tratto dalla sesta conferenza: "... Il nostro sollevarci dal
materialismo potrà solo avvenire quando la conoscenza sarà tanto avanzata da non comprendere
soltanto le condizioni terrestri, quando si solleverà di nuovo tanto da comprendere il mondo delle
stelle e del sole”.
Oggi si pensa che si arriverà a produrre esseri viventi in laboratorio da sostanze inorganiche.
Così la pensa il materialismo, e non occorre essere materialisti per credere che si possano ottenere
esseri viventi in laboratorio; la fede degli alchimisti, che certo non erano materialisti, dimostra di
poter ottenere degli omuncoli. Oggi così ci si esprime in senso materialistico. Si arriverà dunque a
poter produrre in laboratorio qualcosa di vivente dal non vivente, verrà il tempo, si avvererà, cioè
entrando in un laboratorio, si sentirà dire da chi sperimenterà:
"Benvenuto alle stelle di questo momento! Perché non in ogni momento potrà riuscire, ma
dipenderà sempre dalla costellazione celeste!"
Che nasca qualcosa di vivente dal non vivente dipende infatti da forze che non sono sulla terra, ma
che discendono dall'universo".
Questo brano viene portato nel cerchio dopo aver osservato che oggi ancora non è possibile la
produzione sintetica dell'amido, del carboidrato.
La formula chimica del polimero a base di H O C può avere gli stessi componenti del carboidrato,
ma produce sostanze estranee alla vita, perciò non biodegradabili, come la plastica.
L'attenzione all'ambiente oggi ha permesso di utilizzare l'amido di mais o di riso in aggiunta ai
polimeri artificiali come base per produrre plastica biodegradabile.
Dopo questo collegamento evolutivo sul vivente e il non vivente, riprendiamo a sperimentare, e
cerchiamo di indagare la Luce solare che sappiamo essere la responsabile della sintesi degli
zuccheri nella pianta.
Un prisma viene posto sul banco e la Luce proveniente dall'esterno colpendo l'ostacolo-prisma
manifesta un fascio arcobaleno di colori, ruotando il prisma il fascio, lo spettro cromatico, si divide:
al centro aumenta lo spazio incolore, mentre ai bordi si vedono da una parte colori caldi, il giallo e
il rosso, e dall'altro il blu e il violetto.
L'idea di confine, di margine, di bordo è evidente.
I colori non sono presenti ai margini verticali del prisma.
E' questa idea che pone già la distinzione fra la teoria di Newton e quella di Goethe.
Per Newton nella Luce intesa come unità, vi è racchiuso il colore che nel prisma si svela.
Per Goethe è nella dualità chiaro-scuro che si sviluppano una molteplicità di esperienze fisiche che
rilevano il colore.
Cominciamo ad osservare liberamente ognuno con un piccolo prisma, parallelo all'occhio, diversi
oggetti a parete nella stanza, la lavagna sulla parete chiara, la finestra con gli infissi di metallo.
Al bordo ci accorgiamo che nascono strisce, con bordi più o meno ampi, di colore rosso- giallo e
blu- violetto.
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Si osserva che i colori possono essere visti in modo invertito in alto o in basso, ciò dipende da quale
spigolo viene osservato per prima, se quello in basso o quello in alto o rifrangente, o anche potremo
dire se l'occhio nell'osservare procede dallo scuro al chiaro o dal chiaro allo scuro.
Scegliamo ora di fare un esperienza con l'immagine sotto disegnata (tav. n°10 del testo: "Studio
della dottrina di colori di Goethe" di H. O. Proskauer Ed. Il Capitello del Sole).
Nel cerchio grande bianco inserito nello sfondo
di una superficie nera troviamo come l'attività
dell'oscurità sia evidente e lasci una più ampia
fascia blu- violetto; così all'inverso nel cerchio
nero inserito sullo sfondo chiaro l'attività del
chiaro lascia emergere una fascia più ampia di
giallo-rosso. I piccoli cerchi si mostrano pieni
di colore, i loro bordi ravvicinati fanno
incontrare le fasce colorate ne nasce il verde
nel cerchio bianco, il rosso porpora nel piccolo
cerchio nero.
Cosa sono i colori? Con Goethe dobbiamo distinguere i colori fisiologici, fisici e chimici.
Osservando a lungo il viola del fascio di luce avevamo visto roteare intorno, sullo schermo bianco
in cui il fascio era proiettato, il giallo e il verde: è questa una esperienza di colore fisiologico che ci
parla delle leggi della percezione dell'occhio in relazione all'oscurità e alla Luce.
I colori fisiologici sono privi di costanza e indipendenza: essi emergono in opposizione e
richiamano il complementare.
Questa domanda ne richiama subito un' altra sulla percezione del colore per gli animali. Fra di noi
una insegnante di filosofia delle superiori ricorda uno studente chiedere:
"Cosa ne sappiamo noi di come percepisce l'animale?"
Come rispondere?
Facciamo l'esercizio di seguire questa traccia per muovere il pensiero dopo le esperienze fatte. Allo
studente vogliamo portare incontro fatti e fenomeni osservabili, così che quella domanda che
potrebbe portare alla stasi dell'attività stessa del conoscere, continui a vivere in una forma più ampia
e porti avanti l'attività pensante dello studente.
1) La forma, la conformazione globale dell'animale, la sua posizione nello spazio, la conformazione
specifica degli organi di senso, la forma dell'occhio, il taglio dell'iride, lo spessore del cristallino.
2) La comparazione della forma e della posizione dello spazio con quella dell'essere umano.
3) Indagini sul comportamento.
4) Osservazioni con strumenti, registrando le variazioni delle aree cerebrali a determinati stimoli.
Dal modo di procedere lo studente potrà comprendere come osserviamo, non mettendo a-priori, ma
cercando di cogliere l'intero dalle mille angolazioni e lasciandoci dire.
Manuela de Angelis e Anna Maria Caputo
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