barbecue pacema

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barbecue pacema
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Domenica, 09 Agosto 2009
VOLO ROMA – FRANCOFORTE H:15.30
Il primo dei tre voli che ci porteranno a WINDHOEK è decollato. Dopo anni di tentativi
eccoci finalmente diretti in Namibia. Certo, i nostri programmi per quest’anno erano
diversi, avremmo dovuto volare ieri su Teheran, ma la Storia ci ha consigliato di
rimandare quell’esperienza, speriamo a momenti migliori non troppo lontani.
Fino a 15 giorni fa non conoscevamo la nostra nuova meta, né immaginavamo che
non saremmo partiti da soli! Così potremo dire di aver vissuto anche questa: facciamo
parte di un gruppo di “Avventure nel Mondo”, e chi lo avrebbe mai detto?!
Da Roma siamo partiti in quattro: io e Marco, Letizia e Maria, la nostra
coordinatrice. Per noi, forse soprattutto per me, è un po’ strano. Abituata come sono a
“coordinare” i nostri viaggi ma il primo impatto è stato positivo. Abbiamo già trascorso
insieme un paio di orette in cui ci siamo raccontati qualche esperienza: è bello parlare
con dei viaggiatori! A Francoforte incontreremo gli altri, in tutto saremo 13.
Lunedì, 10 Agosto 2009
WINDHOEK, HOTEL CHRISTOPH
Sono quasi le 19.00. Siamo andati a Windhoek, abbiamo conosciuto il resto dei
nostri compagni di viaggio a Francoforte…mi sembra passato così tanto tempo.
Massimo, da Milano, ci ha individuati mentre cercavamo il gate per il volo per
Johannesburg, così abbiamo raggiunto Fulvia, da Genova, e scoperto che lì vicino
c’erano anche Vanni, Laura e Alessia da Pinerolo e Rivoli. Dopo poco è stato Marco a
riconoscere dal look Beppe e Cristina da Parma e abbiamo chiuso il gruppo con
Vincenzo e Marina di Verona. Il gruppo è assortito e con nostro piacere abbiamo
scoperto di essere i più giovani…buffo, era tanto che non mi capitava più di essere la
più piccola.
Maria ci ha illustrato la sua proposta di itinerario che in linea di massima possiamo
sposare senza dover ricorrere a pesanti compromessi. Ci siamo preparati, spero,
adeguatamente alla convivenza in gruppo. Dopo aver stabilito i “ruoli” abbiamo dovuto
in parte rivederli sin dall’arrivo a Windhoek, quando la Europcar si è mostrata molto
rigida. Coì, dopo il primo impatto con la Namibia, un po’ magico sin dalle prime
immagini catturate dall’aereo, mi sono ritrovata alla guida di una nuovissima 4x4 Toyota
Hilux, infinitamente lunga, tra le strade di Windhoek. Che esperienza! Il problema è che
la patente di Marco non risulta ufficialmente rinnovata. Insomma, io sono la
“capomacchina” ma spero che nei prossimi giorni gli altri acconsentano a far guidare
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anche Marco. Ora siamo nel cortile interno della pensione a decidere dove cenare e a
ridividerci i soldi della cassa comune. Per ora, tralasciato il paesaggio dall’aeroporto a
qui e una famiglia di babbuini, non è forte la sensazione di essere in Africa. Io e Marco
ci sentiamo un po’ borderline in questo gruppo, sia perché neofiti di Avventure, sia
perché, sembra strano dirlo, siamo una coppia! Comunque le cose stanno andando bene
e siccome io avevo anche assunto l’incarico di cambusiera insieme ad Alessia, ce ne siamo
andati in un modernissimo e anonimo centro commerciale a fare la spesa di base e
quella per i prossimi due-tre giorni. Magari la cena ci farà sentire di più l’Africa…
Martedì, 11 Agosto
ETOSHA NATIONAL PARK
Sono quasi le 22.30. Scrivo alla luce di una piccola lampada da campeggio
nell’intimità della nostra tendina, montata in poco meno di 5 minuti, qui ad Okuakejo, nel
tanto sospirato Etosha National Park. Domani mattina ci alzeremo verso le 5.20 per
andare a scovare gli animali nel pieno delle loro attività.
Siamo finalmente in Africa, ce lo dice la flora, la fauna e ce lo ribadisce
prepotentemente il cielo stellato: da lasciar senza fiato!
Il nostro arrivo qui è stato reso ancor più gradevole dall’avvistamento di numerose
zebre, impala e giraffe. Mi sentivo eccitata come una bambina. La meraviglia è stata
ancora maggiore quando, piantate le tende nel minor tempo possibile e solo per le cose
essenziali, siamo scappati tutti verso la waterhole ad assistere al pellegrinaggio degli
animali per l’abbeveraggio. Dopo gli elefanti, maestosi e al tempo stesso dolci,
inquadrati in una cornice perfetta, sono arrivate le zebre e più tardi due giraffe. Le
zebre allontanandosi hanno sollevato una fitta sospensione di polvere che contribuiva a
creare un’atmosfera fantastica ed evanescente come sfondo ad un paio di esemplari che
si allontanavano sotto un cielo sempre più colorato. Tornati al campo dopo questo
“aperitivo” di safari abbiamo deciso cosa preparare per cena e grazie alla buona
volontà di Marco abbiamo potuto accendere il fuoco che non solo ha reso più succulenta
la cena ma anche più gradevole la serata, trascorsa in allegria e collaborazione. Il
gruppo sembra funzionare bene…
Oggi ho guidato da Windhoek sin qui ma la strada in perfetto stato e le buone
chiacchiere con Marco, Fulvia e Alessia, hanno fatto piacevolmente scorrere il viaggio
attraverso un paesaggio sempre più africano, nel cuore nella savana.
In mattinata, subito dopo aver lasciato la capitale, ci eravamo fermati a visitare e a
comprare, nel famoso mercato artigianale del legno di Okuandaja, centro amministrativo
degli Herero. Abbiamo incontrato diverse donne Herero nei caratteristici e vistosi costumi
tradizionali.
Mentre scrivo sento scorrazzare intorno a noi degli sciacalli, fa un certo effetto,
soprattutto perché si sta alzando un vento che fa ondeggiare i teli della tenda. Certo il
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contatto con la natura è una delle grandi aspettative di questo viaggio e ora non
possiamo dire che sia disattesa!
Dopo cena siamo tornati alla pozza e abbiamo avuto l’onore di vedere tre
rinoceronti! Che animali imponenti! Intorno a loro si aggiravano, fastidiosi, due sciacalli,
cacciati con un semplice segno di carica di uno dei rinoceronti.
Ce ne andiamo a letto contentissimi dell’esperienza che stiamo vivendo e paghi di
quanto fatto finora. Ora abbiamo tante aspettative per domani.
Mercoledì, 12 Agosto
ETOSHA NATIONAL PARK – NAMOUTOMI CAMP SITE
Wow che giornata! L’affermazione vorrebbe rappresentare tante cose, a partire
dal’alba rossa di questa mattina, ai branchi di springbok e zebre che ci hanno
accompagnati tutto il giorno, a qualche malumore dovuto alla vacanza di gruppo, al
cielo stellato, alla cena intorno al fuoco e alle risate con gli altri, bruscamente interrotte
da dispotici e molto poco socievoli francesi. Comunque ora siamo in tenda ed io sono
inaspettatamente stravolta dal sonno e dalla stanchezza. Saranno le sveglie pre-alba e
le giornate trascorse in macchina sotto un cielo cocente a cercare di scorgere animali
esotici, fatto sta che l’energia sembra non mancarmi mai ma ora ho bisogno di riposare.
L’Etosha National Park lascerà sicuramente un’impronta più profonda in me che in
Marco. Spiego meglio: il numero di animali che abbiamo visto, soprattutto di felini, non lo
ha soddisfatto, come non ha appassionato nessuno che abbia già fatto safari più
entusiasmanti. Stasera però, prima di arrivare a Namutomi, abbiamo “giocato” con un
sacco di giraffe, orici e qualche struzzo.
Se si parla del paesaggio, invece, penso proprio non ci sia nulla da ridire! A tratti
spettrale eppure capace di infondere serenità, a tratti monotono e a tratti da lasciare
senza fiato. Come quando ci è comparsa davanti la distesa di sale, quello che resta del
lago salato. Come quando la savana sterminata ci ha avvolti a 360°. Il giallo saturo che
fa quasi male agli occhi e i cespugli spinosi imbiancati dalla polvere che si intrecciano a
formare delle geometrie così armoniose che le spine sembrano diventare fiori…e poi glil
impala, gli orici, gli gnu, le giraffe, le zebre, un bell’esemplare di elefante, il tutto ad
ingentilire e a ravvivare il paesaggio che potrebbe altrimenti essere un deserto. Questa
mattina siamo stati tra i pochi fortunati ad avvistare una leonessa durante il nostro tour
mattutino intorno ai sentieri vicini ad Okuakuejo. È stata tanta l’emozione, dovuta più
all’idea di vedere a così ravvicinata distanza un animale di cotanta forza e fama, che ai
momenti vissuti, infatti l’avremmo vista per al massimo due minuti. Marco, preso
dall’euforia, a momenti litiga con alcuni responsabili del parco che, incredibile a dirsi,
stavano cercando di passarci avanti e intrufolarsi per vedere la leonessa. Questo lascia
pensare che non se ne vedano così tanti.
Dopo il nostro giro mattutino , che avremmo voluto iniziare alle 5.30 ma i cancelli
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chiusi del campeggio ci hanno impedito di uscire prima delle 6.30, durato fino alle
10.00, siamo tornati per smontare il campo, il più velocemente possibile ma la nostra
fatica è stata premiata da uno spettacolo che la pozza del camping ci ha offerto.
Abbiamo fatto una scappata perché ci avevano detto che parecchi animali stavano
bevendo alla pozza ma noi non avremmo mai immaginato di trovarci di fronte una
miriade di zebre, springbok, uccelli, gnu e una quantità smisurata di animali che si
avvicinava da ogni dove. Come se non bastasse ad un certo punto, quando la pozza
straboccava di animali, in un momento è accaduto qualcosa, il sentore di un pericolo
improvviso forse, e in un attimo sono usciti tutti dall’acqua facendo un rumore fragoroso e
assordante tra scalpitare di zoccoli e infrangere d’acqua. Sembrava di essere nel bel
mezzo di un documentario. Il solo ripensare a quella scena mi fa venire la pelle d’oca.
Così abbiamo lasciato il camping una bella immagine negli occhi e siamo risaliti in
macchina. Io mi sento sempre più padrona e sicura del mezzo e questo mi rende
soddisfatta e contenta. Con noi sono venute Alessia e Fulvia. Per arrivare fino a Hanali,
area di campeggio nel mezzo del parco, ci abbiamo impiegato circa due ore, credo. Il
viaggio è stato molto bello, condito da piacevoli chiacchierate sulle nostre vite e dalle
riflessioni sul parco, sul paesaggio e sugli animali.
Dopo un buon pranzo a ritmi africani ci siamo avviati verso Namoutomi, dove siamo
ora. La pozza è un po’ una delusione ma il camping è notevole per estetica e
organizzazione. Siamo già diventati espertissimi e la nostra tenda 2seconds è
funzionalissima, così in un attimo il nostro nido è pronto ad accoglierci: che piacere! La
serata è andata bene, svelando da subito uno degli aspetti più belli del viaggiare in
gruppo: la cena, il fuoco, le chiacchiere, la CONDIVISIONE. Siamo ben assortiti e già
abbastanza affiatati, a volte sembra di conoscerci da tempo. Domani dovremo partire
alle 7.00, quindi sveglia per le 5.30 perché vorremmo provare il piacere di fare
colazione al campo.
Giovedì, 13 Agosto
KUNENE RIVER
Siamo intorno al fuoco quasi spento e alla luce della lampada a gas, parte
dell’attrezzatura che abbiamo affittato. Discutiamo della possibilità di rivedere il nostro
itinerario su cui ci troviamo ad ironizzare a causa dei tempi ristretti in cui viviamo.
Purtroppo abbiamo tante cose da visitare, tante mete da raggiungere e rischiamo di
trovarci a correre ogni giorno non godendoci a pieno questa straordinaria terra.
Stamattina la giornata è iniziata molto bene, con la colazione al campo e poi,
appena lasciata Namoutomi, l’incontro con un forbito gruppo di giraffe che ci ha
regalato composizioni memorabili. Unico rimpianto della giornata ce l’hanno fatto
provare dei ragazzi che si erano fermati come noi in mezzo alla strada per fotografare
le simpatiche ed eleganti giraffe, e ci hanno detto che ben due leoni maschi se ne
stavano sdraiati intorno alla pozza del camping! Che peccato, chissà quando avremo di
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nuovo l’oppoprtunità…pazienza!
Il viaggio oggi è andato benissimo. Abbiamo in parte mescolato gli equipaggi e con
noi sono venuti i fumatori: Laura, che con la sua esuberante simpatia di torinese
romanista, gioia di Marco, rende sempre movimentato il viaggio, Letizia e Massimo che
condividono con Marco la passione della fotografia. Insomma siamo stati tutto il viaggio
a scherzare, chiacchierare, a goderci il panorama, la strada e tutte le situazioni
fotografiche che si sono presentate. Il paesaggio è variato molto durante il tragitto e la
sua bellezza è andata crescendo. Abbiamo attraversato piccoli centri, costeggiato
villaggi e la cosa più bella è che tutti ci salutavano con amicizia. Curiosa, per non
spingersi oltre (vero Laura?!) è stata la scoperta che i ragazzi namibiani, almeno in
questa zona, si lavano al torrente che costeggia la strada, completamente nudi! Marco
ha rubato delle immagini, almeno a sentir lui, osé ma molto belle. Ci sarà la fila per
averne la scansione…stiamo ironizzando sulla situazione da un po’ di tempo.
Subito dopo ci siamo avviati lungo la strada sterrata che ci avrebbe portati fin qui.
46 Km per arrivare al Kunene River Lodge da Ruacana. Che meraviglia! E che
divertimento! Il percorso è stato stupendo sia per il paesaggio, reso fiabesco dalla calda
luce del sole calante e dal pulviscolo sollevato dal passaggio delle due vetture che ci
precedono, sia per la strada in sé, dissestata al punto giusto per farci divertire e
saggiare la veracità dei luoghi e delle prime popolazioni i cui villaggi abbiamo
costeggiato. Ad un certo punto noi ci siamo proprio fermati per consentire al “muro” di
polvere bianca di dissolversi visto che impediva di vedere la strada e tutte le sue
impervietà ma anche lo spettacolo meraviglioso della valle che attraversavamo,
circondata da montagne rosse e verdi. Quando ci si è parato davanti il sole, enorme e
rosso, abbiamo capito quanto avessimo fatto bene ad essere lì a quell’ora!
Dopo ben tre guadi, uno dei quali con annessa immersione, siamo arrivati qui al
camping che è favoloso. Peccato fermarsi solo una notte. Costeggia il letto del fiume che
abbiamo seguito per diversi Km per arrivare fin qui. Da quando nel paesaggio è entrata
l’acqua tutto è apparso ancora più bello.
Tutti sembrabo incuriositi da quello che potrei scrivere su e di loro ma, come dice
Beppe, non vorrei esprimere impressioni e giudizi che potrebbero poi rivelarsi
superficiali…quindi: tutti salvi, per ora….
Venerdì, 14 Agosto
EPUPA FALLS ORE 23.30
Il pollo è quasi pronto. È lì sulla brace che finisce di rosolarsi. Stasera ci siamo gustati
penne al sugo di tonno e vari stuzzichini di formaggio, cacciatorini e pane. La serata è
bellissima; siamo in questo camping sulle rive del fiume, sotto un bel palmeto, verde, che
compare in tutta la sua brillantezza appena svoltata l’ultima curva sulla strada bianca. il
rumore dell’acqua è molto forte, le cascate Epupa sono proprio qui. Che bello…è
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emozionante.
Dopo aver mangiato il pollo ruspante cotto a puntino mi ritrovo a pensare, con una
vena di amarezza, all’epica giornata che va concludendosi. In realtà oggi ci siamo
divertiti seppur nella difficoltà. Ripartiti dal Kunene River Lodge abbiamo optato per la
strada più lunga ma più veloce, per raggiungere le Epupa Falls. La bella strada che
costeggia il fiume ci avrebbe richiesto circa 8 ore e i villaggi Himba sul percorso
sarebbero stati poco accessibili, almeno a sentire il ragazzo del camping.
La strada meno bella non solo non ci ha riservato un paesaggio stupefacente ma
abbiamo addirittura bucato! Per me è stato bruttissimo avvertire il rumore inconfondibile
del cerchione che strusciava a terra, mentre per Marco e Massimo è stata una vera fatica
sostituire lo pneumatico! Dopo un primo momento trascorso a scherzare sull’accaduto,
mentre pensavamo che qualcuno ci avesse augurato di rimanere impantanati perché ci
stavamo divertendo troppo, siamo stati assaliti dalla desolazione dovuta alla scoperta
che la seconda ruota di scorta, fornitaci dalla Europcar dietro lauto compenso, in realtà è
la ruota di una panda e non di un 4x4. Come se non bastasse la ruota di scorta
sembrava ancorata da un lucchetto di cui non abbiamo le chiavi, sempre grazie
all’efficientissima Europcar…comunque per fortuna Marco si è ingegnato e così sono
riusciti a risolvere il problema. In circa un’oretta ci siamo rimessi in moto e con i nostri
compagni di disavventura siamo diventati ancora più affiatati!
Certo, prima dell’inconveniente avevamo avuto un incontro felicissimo con tre giovani
donne Himba, due delle quali trasportavano i loro bimbi piccolissimi. Tralasciando il loro
approccio “turistico”, quindi alla pretesa di ricevere un compenso in denaro prima di
farsi scattare delle foto, è stata una bellissima esperienza. Sono bellissime, solari e
questa meravigliosa ocra rossa che si spalmano sul corpo e sui capelli le rende autentiche
figlie della Terra. La ragazza più bella mi ha concesso, non a me esclusivamente, di
tenere il suo bimbetto in braccio: che cucciolo! Quanto spero che le foto che mi ha
scattato Marco siano venute bene. Quel bimbo sprizzava tenerezza da tutti i pori e poi
era così morbido! L’altro incontro con gli Himba l’abbiamo avuto in un villaggio a circa
20 Km da qui, dove ci ha accompagnati un ragazzo Himba. Lui ce lo aveva presentato
come un villaggio fuori dai circuiti turistici ma noi non ci crediamo molto. Fortunatamente
non c’era nessun altro a parte noi. Siamo stati accolti bene e mi ha colpito l’autenticità
della situazione. Il villaggio è abitato dal capo e le sue tre mogli, più figli e parenti
strettissimi. Le loro case di legno e argilla sono splendide. Vivono con gli animali, capre
soprattutto, da cui ricavano latte e carne. Io ho canticchiato per un sacco di tempo, su
suggerimento di Marco che ringrazio, Fra Martino, con dei bambini che mi seguivano
ripetendo le mie parole: che bello! Anche mentre ce ne andavamo continuavano a
cantare “..Suona le campane..” Si sono poi entusiasmati quando Fulvia è andata a
prendere il regalo che avevamo fatto loro: palloncini colorati! Che meraviglia vedere dei
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bimbi entusiasmarsi a quel modo per così “poco”. Che vite diverse, sembra impossibile
essere uomini dello stesso tempo. A loro non interessano i problemi planetari di cui noi ci
preoccupiamo quotidianamente. Non lo sentono il rumore delle bombe o gli spari delle
armi.
In certi contesti ci si rende conto della veridicità e della pesantezza di certe
affermazioni del tipo: “Il mondo è bello perché vario”, espressioni che noi utilizziamo con
leggerezza e come se si trattasse di una delle maggiori banalità di cui siamo circondati.
Ciò che mi ha colpito è stato vedere con quale dolcezza e allo stesso tempo con quale
sicurezza queste giovanissime mamme Himba maneggiano e coccolano i loro bimbi. Due
delle donne del villaggio hanno approfittato della nostra presenza chiedendoci un
passaggio nel villaggio più vicino perché una delle due, incinta, non si sentiva bene.
Nonostante il caldo è stata una gran bella esperienza, probabilmente più autentica di
quella che offrono gli himba chiedendo soldi ai bordi delle strade più battute,
semplicemente perché stanno lì a far mostra della loro originale immagine. Che danni
irreparabili fa l’uomo in veste di turista, in qualunque contesto …
Le Epupa Falls, per quel poco che abbiamo potuto assaporare, sono veramente
belle. Il fatto di trovarsi avvolti da cascate e cascatelle in questo panorama reso
affascinante dal rosso delle pietre e dai baobab ripaga di tanta strada percorsa. Mi
dispiace dover ripartire prima ancor di aver realizzato di essere arrivata. Neanche un
bagno nelle cascate e la notte è già fonda. Corri, corri, sempre. Speriamo di riuscire a
trovare un equilibrio nei prossimi giorni. Ah! Due note su questo camping: fa la raccolta
differenziata, per la quale ha degli addetti onnipresenti che vigilano sulla bontà dello
smistamento, assicura acqua calda agli ospiti scaldandola con bracieri sempre accesi
sotto ai boiler.
Domani sveglia prevista alle 6.00, direzione Opuwo per cercare di capire se il
nostro pneumatico è stato correttamente riparato o no; inoltre dobbiamo ricorrere ai
ripari per le due ruote di scorta sbagliate che ci ha rifilato la Europcar.
Sabato, 15 Agosto
OPUWO 13.30
La nostra pausa qui ad Opuwo sta diventando molto lunga ma avendo dovuto
trovare questo centro assistenza Continental, contrattare con la Europcar la sostituzione
delle gomme inadatte, lo avevamo previsto. È uno dei pochi centri serviti in questo
angolo di Namibia. Nell’attesa che ci riconsegnino lo pneumatico, io e Marco ci siamo
presi i nostri spazi, come ha intuito Massimo, e ci siamo fatti una passeggiata esplorativa
nel mercato locale, assolutamente lontano da qualsiasi attrazione turistica che si possa
immaginare. La situazione più coinvolgente che abbiamo vissuto è stata quella in cui un
gruppo di uomini intenti a giocare a non so cosa, in terra, con sassi lanciati in buche
parallele fatte a mano, hanno dimostrato la loro intenzione di farci entrare nel gioco,
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mentre Marco immortalava il momento con la macchina.
Ora ripartiamo contenti dell’operato degli addetti agli pneumatici, prendiamo la
strada verso Etanga e ci fermeremo ovunque sarà possibile per fare campeggio libero
lungo la strada.
CAMPEGGIO LIBERO
È prestissimo, saranno le 20.45, io e Marco stiamo sdraiati sulla coperta davanti al
fuoco, perfettamente acceso e gestito da Cristina. Marco guarda le stelle, dorme, io
scrivo. Gli altri parlano animatamente di politica. Io non ne ho voglia. Come tanti altri,
secondo me. Essere qui è estremamente romantico.
Dopo Opuwo abbiamo imboccato questa strada sterrata e solitaria, diretti verso
nord.
Un mal di testa fortissimo mi ha assalito durante il tragitto, così ho lasciato la guida a
Marco e ho dormito un po’. Alle 17.00 abbiamo deciso di non proseguire oltre e di
preparare il nostro campo, prima che arrivasse la notte. Che meraviglia!
Questo Ferragosto lo ricorderemo per sempre. Dopo aver montato le tende piuttosto
vicine abbiamo preparato un discreto (buono a sentire gli altri) sugo alla matriciana, due
fuochi per gestire la cucina, tanta collaborazione e la nostra buona cenetta è andata. Il
buio è totale, le stelle in cielo sono tante e luminose. Potrebbe essere notte inoltrata,
invece è molto presto. Stiamo seguendo i ritmi naturali che il sole ci impone. Addirittura
prima di cena ci sono venuti a salutare due Himba che ci avrebbero anche invitati ad
andare a dormire da loro, nel villaggio. Peccato avessimo già montato tutto! Per ora
abbiamo rimandato l’invito a domani mattina. Pensare che avremmo potuto passare una
notte in un villaggio Himba..certo non è che qui stiamo male, anzi. Anche dal punto di
vista della socializzazione di gruppo, stasera sembra che abbiamo guadagnato dei
punti e fatto progressi. Meno male. Ora rimarremo un po’ a chiacchierare e poi presto a
letto, visto che il sole ci svegliare domani mattina.
Ora ci godiamo un po’ il fuoco e le chiacchiere che fluiscono, accompagnate dalla
musica delle fiamme che danzano alte.
Domenica, 16 Agosto
SYNCRO CAMP - MARIENFLUSS
Che giornata! Di viaggio, viaggio, viaggio. Ieri sera, quando tutti se ne sono andati
a dormire, io e Marco siamo rimasti un po’ intorno al fuoco a sentire musica, prima
insieme a Laura, che abbiamo volentieri adottato come zia, poi soli. Il cielo stellato era
meraviglioso, come stasera d’altronde. Siamo arrivati al confine con l’Angola,
all’estremità nord-occidentale del Paese, nella valle del Marienfluss. Non c’è nessun altro
a parte un tedesco che racconta di essere partito in bici da Monaco di Baviera 16 mesi
fa. Domani gli daremo un passaggio: è quasi disperato a causa della difficoltà nel
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percorrere le strade che dovrebbero portarlo fuori da questa valle. Noi ne sappiamo
qualcosa.
Siamo partiti alle 09.00 per arrivare qui, praticamente senza soste se non un frugale
pranzo consumato direttamente dai portabagagli, alle 19.00.
Siamo sfiniti, il percorso per arrivare fin qui, seppur molto bello e assolutamente
incontaminato, non ci ha riservato lo stupore e la meraviglia che, considerata la fatica e i
rischi, ci aspettavamo!
Questa mattina è stato stupendo svegliarsi nel nostro accampamento “libero”. Mentre
allestivamo la colazione, alle 6.30, è arrivata Karunko, la ragazza Himba che già ieri ci
aveva invitati a dormire nel suo villaggio. Noi le abbiamo offerto latte, biscotti e infine,
su idea di Marco, del pane e Nutella che lei sembra aver apprezzato molto. Ha
aspettato che noi smontassimo tutto poi ci ha guidati nel suo bel villaggio.
La visita è valsa, da sola, la tappa qui nell’estremo nord della Namibia. Noi
abbiamo portato i nostri doni, zucchero, farina di miglio e lecca lecca, loro ci hanno
offerto i loro sorrisi e i loro sguardi curiosi. L’atmosfera era molto più autentica di quella
respirata nell’altro villaggio, dove sicuramente sono abituati a ricevere turisti.
Essendo domenica, la scuola del villaggio era chiusa ma abbiamo potuto parlare con
il giovane insegnante. Lui ci ha chiesto delle medicine che io sono stata contentissima di
poter donare. Speriamo abbiano capito come usarle al meglio, soprattutto il collirio
oftalmico per l’anziano de villaggio, visibilmente affetto da un’infezione oculare.
Lasciato il villaggio Himba ci siamo addentrati in paesaggi maggiormente desertici
e, escluso un camioncino con dei locali incontrato poco dopo la partenza, non abbiamo
più incrociato nessuno, per ore e ore.
Bucata la seconda ruota del viaggio, questa volta la macchina di Beppe e Cristina,
abbiamo proseguito imperterriti. Siamo arrivati qui a notte fonda inoltrata. La valle del
Marienfluss l’abbiamo vista con le luci del tramonto e solo domani sapremo se l’abbiamo
già vista nel momento migliore. Ciò che mi ha colpito è questa distesa sterminata, piana,
circondata da montagne piuttosto alte, il cui profilo si perde a vista d’occhio, in un
incrocio che sembra senza fine e disegnato. Non so se sia valsa la pena arrivare fin qui
rinunciando ad altre tappe classiche della Namibia, fatto sta che ormai ci siamo e tanto
vale godersela.
Lunedì, 17 Agosto
SYNCRO CAMP - MARIENFLUSS
Il risveglio è stato consolatorio. Il camping non è così desolato come sembrava ieri al
nostro arrivo. Si affaccia sul Kunene in un punto bellissimo. Dall’altra parte del fiume c’è
l’Angola, vicinissima.
Io ho assolto a tutti i miei doveri e ora mi sono ritagliata dieci minuti per godermi
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questo panorama e questa bellezza. C’è una distesa di ciottoli, di ogni dimensione, e si
formano delle zone in cui l’acqua sembra ferma, così il riflesso delle rocce nell’acqua è
perfetto. Adrina, il tedesco, ci ha detto che ieri mattina c’erano i coccodrilli…ora non ce
n’è traccia. Dall’altra parte del fiume, su un piccolo promontorio, c’è una capanna, una
capanna angolana. È indubbio che tutto ciò abbia una certa poesia.
Ora ci mettiamo in viaggio verso Purros, riattraversando la valle del Marienfluss, e
poi dopo il red drum percorreremo una strada nuova.
PURROS LODGE- ORE 22.05
Siamo a Purros, ancora nel Kaokoveld. Questa notte dormiremo in un lodge, camera
doppia, soli soletti.
Il riattraversamento della valle del Marienfluss ci ha riservato panorami unici, di una
bellezza singolare. Forse non emozionanti come quelli che poi ci ha regalato il tratto di
strada tra Opubembe e Purros: semplicemente meravigliosi! Dopo aver lasciato Adrian
al “Marble Camp”, a metà strada verso Purros, abbiamo imboccato questa strada in
condizioni piuttosto buone rispetto a quelle finora battute. Certo, c’è da dire che prima
ancora avevamo fatto una sosta nel punto di arrivo del famoso e famigerato Vanyliss’s
Pass, dove avevamo incontrato due fotografi italiani, freelance in giro per un lavoro
commissionato da Hotel Plan. Due tipi che sembravano saperla lunga, ci hanno
confermato ciò che già sospettavamo, vale a dire che nonostante la difficoltà notevole
del passo, il panorama e lo scenario non valevano assolutamente l’impresa! A maggior
ragione ci siamo goduti sempre più quest’ultimo tratto di strada, due ore di percorso
entusiasmante. Per i colori, per il profilo delle montagne, per gli animali selvatici, struzzi,
springbock, cavalli e mucche.
La caratteristica che più rende eccezionale questo paesaggio è sicuramente il
disegno delle catene montuose che si susseguono a perdita d’occhio in profondità.
Questa terra sembra proprio antica, traspira antichità e saggezza ma il clou lo abbiamo
raggiunto in serata. Arrivati in questo camping, un po’ infreddoliti per il calo della
temperatura, abbiamo pensato e valutato potesse essere meglio prendere una stanza,
per un po’ meno di €30 a testa. Pensando alla cena abbiamo chiesto al guardiano del
lodge se potevamo comprare della carne. Questa richiesta, che può sembrare così
banale e semplice per noi, ci ha offerto la possibilità di vivere un’esperienza
memorabile. Appena sentito che si sarebbe dovuti andare al villaggio io mi sono
precipitata e ho chiesto a Marco di offrirci volontari…e a dire il vero non c’erano altri 
Ci siamo ritrovati in macchina con il guardiano, diretti al villaggio, immersi in un nero
assoluto, un buio totale in cui lui riusciva ad orientarsi senza indugio. Ci è stato presto
chiaro che il villaggio altro non era se non un agglomerato di circa una decina di case di
fango e che il negozio al quale eravamo diretti era un buco, illuminato solo da una
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candela. I fari della macchina, man mano che avanzavamo, facevano luce sui movimenti
invisibili fino a pochi istanti prima. Vite che proseguono e si svolgono nel buio della notte
come noi non sapremo più fare, è un istinto, uno dei tanti, che abbiamo perso. Ci si è
rivelata una realtà inaspettata! Una vita fatta di poche cose, di povertà ma che scorre e
che non esclude anche momenti di svago, come una birra “al bar” con sottofondo
musicale.
La nostra ricerca non si è esaurita in questo primo shop, ma abbiamo girovagato in
altri due per trovare della carne da cuocere alla brace. Il problema è che il nostro
accompagnatore ci aveva frainteso e questo ci ha condotto in uno shop in cui una donna
herero ci ha venduto delle bottiglie di birra. Ci ha accolti un’intera famiglia africana (ora
si che l’abbiamo vista l’Africa!) che si stava organizzando forse per andare a letto.
Chiarita la nostra richiesta siamo andati direttamente in una casa e la figlia della
padrona è salita in macchina con noi. Un sapore di curcuma mi è venuto alla bocca
quando è entrata. Mi sembrava di vivere un film e invece è reale, a poche centinaia di
metri da qui.
Arrivati in quella che doveva essere la macelleria del villaggio, la ragazza è entrata
ed uscita con un quarto di capra intero in mano. Marco ha contrattato il prezzo mentre io
cercavo di rubare un paio di scatti per immortalare la situazione.
Sapevamo dell’esistenza di questa realtà ma difficilmente pensavamo che l’avremmo
toccata con mano.
Risaliti tutti in macchina, con la carne, abbiamo riaccompagnato la ragazza a casa e
siamo tornati al lodge vittoriosi. La carne era ottima!
Ora vado a godermi la camera in cui Marco si è già ritirato. Oggi ha guidato lui e
sarà stanchissimo. Domani mattina ci aspetta il safari guidato alla ricerca degli elefanti
del deserto…in realtà la guida dice che qui ne vive un solo esemplare, speriamo di
vederlo!
Martedì, 18 Agosto
PALMWAG - ORE 21.50
Eccoci nella meravigliosa oasi di Palm, nel Damaraland. Come ieri, oggi, viaggiando,
abbiamo attraversato una terra bella e sconvolgente, sopra ogni aspettativa. Sapevo la
Namibia mi sarebbe piaciuta, immaginavo che fosse molto bella e che i paesaggi mi
avrebbero impressionato ma oggi quello che i miei occhi hanno visto e quello che la mia
anima ha percepito è stato stupefacente.
La mattinata è iniziata diversamente dal solito, perché
smontare la tenda. Abbiamo fatto la nostra colazione mentre
sarebbe stata la nostra guida per il safari. La ricerca dell’unico
del deserto presente nella zona di Purros ci ha fatto scoprire la
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non abbiamo dovuto
è arrivata quella che
esemplare di elefante
zona intorno al lodge,
molto bella, ed io e Marco abbiamo potuto rivedere i luoghi che ieri sera ci erano
sembrati impossibili da collocare in un luogo nel mondo. Dopo svariate e attente ricerche,
fatte di pazienti osservazioni delle poche tracce lasciate dall’animale, e numerose ironie
circa l’abilità (non eccellente) della guida di individuarlo, ci siamo insabbiati
pesantemente nel letto di un fiume asciutto. Sorvolando sul momento di agitazione che ciò
ci ha causato, almeno abbiamo incontrato un ranger che ci indicato dove trovare
l’elefante. E l’abbiamo scovata! Peccato aver fatto più rumore del dovuto facendola
innervosire, tanto da dover raggiungere di corsa la cima della dunetta, solo Fulvia
sembrava non curante del potenziale pericolo e ne è testimonianza la foto che ha
scattato!
Abbiamo quindi lasciato il Kaokoveld attraverso una pista piuttosto accidentata e
soprattutto molto sabbiosa ma bella. Purtroppo abbiamo nuovamente bucato, speriamo
tanto sia l’ultima volta!
Il viaggio è stato un crescendo di bellezza scenografica, per colori e per morfologia
del territorio.
Passati per Sesfontein, dove con nostro rammarico non abbiamo trovato il diesel, ci
siamo incamminati verso Palm. La strada ci ha regalato quello che né l’Etosha né il safari
di stamattina ci avevano mostrato: ben due elefanti del deserto sul ciglio della strada e
una quantità innumerabile di springbock e zebre, tutte che giravano liberamente in questi
campi, colline e vallate semplicemente meravigliose.
L’arrivo qui al camping è stato coronato da un meritevole tramonto che abbiamo
preferito goderci piuttosto che correre a montare le tende. Di fronte a spettacoli naturali
così belli e intensi ci si sente quasi in imbarazzo per la fortuna che si vive.
Mentre scrivo sono tutti a nanna, anche Fulvia e Alessia che hanno preso una
splendida luxury tend con affaccio sull’oasi, che prima siamo andati ad esplorare con
tanta curiosità.
È stata una bella serata, finalmente abbiamo assaggiato l’orice, ottimo, qui nel
ristorante del camping, e bevuto buoni vini sud africani, fatto tante chiacchiere e anche
tante risate.
Speriamo che il viaggio prosegua così, per ora mi sento di poter dire che è stato un
crescendo!
Mercoledì, 19 Agosto
PALMAWAG LODGE – ORE 9.20
Siamo ancora qui, sulla terrazzina di legno con vista sulla bella palude. Il sole che mi
batte sulle spalle mi dà un piacere ancestrale, come ricevere una carezza materna.
Ci siamo svegliati alle 6.00 e puntuali alle 7.00 eravamo tutti a fare colazione qui,
nel lodge, nonostante l’umidità elevatissima e il freddo (circa 5°C) che ci hanno reso
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arduo il risveglio e lo smontaggio del campo. Purtroppo Vincenzo è attanagliato dal mal
di denti e da ieri non parla neanche più. Maria si è adoprata per trovargli un volo
d’emergenza per Windhoek ma ora sembra ci abbiano ripensato. Bhè, poco male. Noi ci
siamo godute la pace di questo posto incantevole e abbiamo lasciato che il sole ci
riscaldasse, un sole che da queste parti sale alto nel cielo ad una velocità stupefacente.
Marco e Beppe si sono occupati della riparazione degli pneumatici. Mi dispiace che
Marco non si sia goduto questo relax, il primo e forse l’unico del viaggio. Altro grave
rammarico riguarda il bucato, che se avessi lasciato steso ora sarebbe asciutto e
profumato e invece stasera sarà bagnato e maleodorante. Ora dovremmo muoverci in
direzione Hentiesbay, ma senza una meta predeterminata.
HENTIESBAY, ORE 22.30
Siamo arrivati in questa anonima località sull’Oceano Atlantico, alla fine della
famigerata Skeleton Coast.
Oggi abbiamo percorso lo Skeleton Coast National Park. Nel giro di qualche Km
siamo passati dall’estate all’inverno. Lo scenario della Skeleton si è rivelato molto più
bello di quanto mi aspettassi, ci si è mostrata oggi l’immagine suggestiva e irreale del
deserto che si getta nel mare, un oceano agitato e imponente. All’inizio del parco, da
Torrebay, le montagne sembravano un negativo le cui ombre erano chiare, infatti ogni
incrinatura appariva ricoperta di sabbia bianchissima. Il paesaggio lunare era
accompagnato da una potente tempesta di sabbia. Uscire dalle macchine era
praticamente impossibile. La strada sembrava irrorata da fumogeni che erano invece
sabbia trasportata a grande velocità. Questo paesaggio così diverso e suggestivo ci ha
entusiasmati! Proseguendo verso sud la strada arriva quasi a sfiorare l’oceano che
appare come un miraggio numerose volte prima di manifestarsi nella sua energica
concretezza. Mentre ammiravamo affascinati il panorama in continua evoluzione ci siamo
accorti che la tempesta scemava ma la temperatura scendeva sempre più. All’uscita del
parco ci siamo incamminati verso Cape Cross, ancora lungo la Skeleton Coast.
Cape Cross è una baia popolata da una folta comunità di otarie che si sono rivelate
alla nostra vista un po’ inaspettatamente…o meglio: noi eravamo intenti a cercare di
arginare il vento che ci sferzava violentemente il viso e mentre ci avvicinavamo alla
spiaggia ci sembrava di scorgere solo una miriade di sassi lisci e ben levigati, piuttosto
grandi. Quella marea era in realtà la comunità di otarie letteralmente accatastate le une
sulle altre. Facevano molto rumore, come un continuo blaterare. È stato bellissimo,
scenograficamente parlando, e molto tenero perché pieno di cuccioli. Che bello!
Siamo rimasti lì non più di una mezzoretta: faceva freddo e volevamo raggiungere
Henties Bay, dove ci troviamo ora.
Siamo alloggiato all’Eagle Accomodation. Le stanze non sono molto confortevoli ma
a noi va bene: la doccia calda c’è, quindi i 90N$ sono stati ben spesi.
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Henties Bay è una cittadina (se si può chiamare così) o piuttosto un agglomerato di
case per la maggior parte di villeggiatura; comunque è il primo centro abitato che si
incontra lungo la Skeleton Coast.
Stasera abbiamo cenato in un ristorante, l’Eagle Steak Ranch, dove ci siamo fatti
fuorviare dal fatto di trovarci sul mare e abbiamo preso tutti pesce ma a giudicare dai
piatti che abbiamo visto sfilare avremmo fatto bene ad ordinare carne. Fa freddo e c’è
vento, speriamo bene per il prosieguo del viaggio.
Giovedì, 20 Agosto
SPIZKOPPE-CAMP SITE, ORE 21.30
Siamo già a letto. Potrebbe essere prestissimo ma se si inizia spontaneamente a
vivere seguendo i ritmi naturali come qui ogni cosa induce a fare, potrebbe apparire più
normale. Noi siamo qui perché Marco, come immancabilmente in ogni viaggio, non si
sente tanto bene. Io l’ho seguito dopo pochissimo perché avevo voglia di un po’ di tempo
per me, sola, prima di dormire e lasciare che la stanchezza della giornata mi faccia
crollare fino a domani mattina alle 6.00. Si sta alzando un po’ di vento e la tenda
asseconda i suoi umori. Son da poco ripartiti dal nostro campo Vanni, Laura, Letizia e
Fulvia che hanno optato per i bungalow, sempre qui allo Spizkoppe, ma non è facile
trovare la strada con questo buio, quindi li penso mentre risalgono la via, con l’intento di
“accompagnarli moralmente”. Il cielo è, come ci stiamo abituando, meraviglioso. Ogni
sera è una meraviglia alzare gli occhi e contemplare lo spettacolo gratuito. Questo
camping è organizzato ma in realtà assomiglia di più ad un campeggio libero dal
momento che non c’è alcun servizio ma tanta pace e uno scenario mozzafiato.
Stamattina, prima di lasciare Henties Bay ci siamo fatti una passeggiata per vedere
le onde dell’oceano e questo breve tratto di litorale abitato ed edificato. C’era una
bella luce e ci siamo divertiti a scattare qualche foto. La cosa più degna di nota è il
bagnasciuga alto circa 4m sul livello del mare, particolare che si scopre solo arrivati in
fondo alla spiaggia, praticamente sul mare.
Ci siamo quindi avviati verso lo Spizkoppe, un particolare “monte”, un blocco di
granito che si erge con i suoi 1700m circa nel totale piattume del deserto che lo
circonda. Da lontano non sembra assolutamente bello come si rivela invece una volta
arrivati. La conformazione delle rocce del vicinissimo Pondok (nel quale in effetti
“alloggiamo”) è particolarissima: si tratta di granito rosso e sembra che i massi, di ogni
dimensione, siano modellati, come fossero di plastilina. Qualunque scorcio rivela un
quadro nuovo e magnifico. Il tutto è esaltato da un cielo azzurro saturo che crea un
armonico contrasto con il rosso delle rocce.
Nel primo pomeriggio abbiamo iniziato la visita guidata da Manuel, un ragazzo
damara che è anche una sorta di guardiano del parco insieme alla sua bellissima moglie
e ai suoi deliziosi bambini. Tra le altre cose che ci ha raccontato e mostrato, ci ha
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spiegato la particolarità della lingua damara che contempla tra i suoi suoni 4 clamp
(schiocchi della lingua, assolutamente impossibile da riprodurre per noi), mentre i
boscimani ne hanno ben 7!
La visita è iniziata con il villaggio adiacente al parco, in particolare con la scuola.
Siamo stati assaliti, come prevedibile, da tanti bambini di tutte le età.
Purtroppo non eravamo preparati ! Non avevamo né caramelle né alcun altro tipo di
dono da offrire a chi nei nostri confronti aveva tante aspettative. Mi chiedo spesso se
solo io vivo con questo spirito certe situazioni. Noi andiamo lì, scattiamo foto meravigliose
che renderanno migliori le nostre case e i nostri ricordi, ma noi? Cosa lasciamo? Vorrei
impegnarmi e almeno stavolta inviare le foto all’insegnante e alle ragazzette che
abbiamo disturbato durante una lezione per non rendere solo negativamente invasiva la
nostra visita lì. L’insegnante era una distinta signora e le studentesse cinque bellissime
ragazze. Marco riesce sempre a tirar fuori il meglio delle persone quando le fotografa
(e non solo), quindi mi auguro di fare loro cosa gradita inviando un’immagine sarà per
loro, ne sono certa, meravigliosa!
La visita non è poi proseguita per tutti, chi non se la sentiva è rimasto al bar, tra cui
Marco che già non stava bene (avrebbe preferito essere al campo, ma questa è un’altra
storia). Peccato, perché è stato bellissimo e anche divertente, soprattutto per la prima
arrampicata, al Bushman’s Paradise, aiutati da un cavo di acciaio. I panorami sono stati
via via più belli, passando anche per il Little Bushman’s Paradise e poi per il mirabile
“ponte naturale”. Abbiamo visto anche le incisioni risalenti all’anno 1000 delle
popolazioni boscimane che orami vivono solo in Botswana. Io ho avuto l’incarico di
svolgere le veci di Marco per ricordare questi panorami con scatti fotografici. Non oso
immaginare i commenti, mi sentirei lusingata se guardando qualcuno dei miei scatti
nessuno si accorgesse del “cambio di mano”, ma non nutro false speranze!
Venerdì, 21 Agosto
SWAKOPMUND, ORE 23.37
Eccoci nel miniappartamento allo Swakopmund Rest Camp che condividiamo con
Beppe e Cristina. Per la prima volta occupiamo un alloggio in cui rimarremo per due
notti. Marco sta meglio e oggi si è goduto appieno la giornata che è stata straordinaria!
Abbiamo dovuto percorrere solo 130 Km di strada “buona” per arrivare qui dallo
Spizkoppe, tanto che alle 10.30 eravamo già arrivati a destinazione. Per non farci
mancar nulla mentre ammiravamo il panoramo che ci lasciavamo alle spalle abbiamo
bucato nuovamente (non noi, la macchina di Beppe e Cristina. Ora siamo 2 pari mentre
Vanni è ancora a 0 ). Swakopmund è una cittadina balneare turistica, tutt’altro che
africana o namibiana, assolutamente tedesca, memore dei coloni che ancora vengono a
trascorrere qui l’estate. Non è di certo la città in sé meritarsi l’epiteto di straordinaria,
ani, sembra una città fuori luogo, sembra Paperopoli, comunque nelle viette centrali e
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pedonali è ben assortita per i turisti.
Stupendo è stato invece il volo di 2h e 20’ che ci ha permesso di sorvolare il deserto
del Namib con le sue dune rosse e tutto ciò che nelle vicinanze di questa zona merita di
essere visto. La visuale d’eccezione, già di per sé favorevole per ammirare tutte quelle
bellezze, è stata esaltata dalla bravura del pilota del Chesnar su cui eravamo in 5 (io,
Marco, Fulvia, Beppe e Cristina). Ci ha fatto divertire con qualche acrobazia e virata
improvvisa ma soprattutto usava queste pillole di bravura per farci godere appieno dei
particolari di ciò che sorvolavamo, facendocene sentire parte. Per moltissimo tempo
abbiamo volato alla minima altezza consentita, in modo da vedere benissimo i relitti, le
dune, il canyon, le zebre, le saline… Massimo e Alessia erano su un altro aereo e ci
hanno confessato di averci invidiato mentre vedevano come andavamo su e giù!
Il giro è iniziato seguendo il letto asciutto del fiume Kuiseb, quindi abbiamo visto il
centro di ricerca Gobabeb e la zona protetta del Tsondabvlei, dove vive l’avvoltoio
dalla pappagorgia, che però non abbiamo visto ;-) E ancora la meraviglia del
Soussulsvei con le sue dune alte fino a 325m, due relitti di navi della prima metà del
‘900, le saline rosa, i fenicotteri, le aree dei giacimenti di diamanti (ciò che ne
resta)…insomma, se chiudo gli occhi mi sfilano nella mente una miriade di immagini, una
più bella dell’altra! Per circa 210€ a testa, che mi era sembrato un prezzo folle in
agenzia, abbiamo vissuto una giornata che non potremo mai dimenticare. Credo che se
non fossimo andati ci saremmo persi tanto di quello che la Namibia può offrire. Comincio
a capire cosa possa significare il mal d’Africa.
Al ritorno sulla terraferma ci siamo incontrati con Letizia e Laura che avevano fatto
qualche compera (invidiabilissima, tra l’atro) e siamo andati al famosissimo Cafè Anton.
Buono tutto, ma assolutamente troppo teutonico! Il contrasto con le dune rosse quasi ti
spossa la mente!
Ora, dopo una buona cena al Kuki’s Pub ce ne andiamo a letto perché domani, come
sempre, ci alzeremo presto. Marco è sprofondato, Beppe e Cristina sono nella loro
stanza. Ora io raggiungo Marco nella nostra.
Che bel viaggio…nonostante tutto…non che non sia contenta, ma viaggiare in
gruppo non è facile. Siamo stati fortunati perché abbiamo incontrato ottime persone e la
Namibia è così ricca, in senso lato, che nulla potrebbe scalfirne la bellezza.
Sabato, 22 Agosto
SWAKOPMUND, ORE 23.00
Non si riesce proprio ad andare a letto “presto”. Ci dobbiamo sempre alzare
prestissimo ma per un motivo o per un altro le attività serali si protraggono .
Siamo reduci da una cena al Lighthouse, al faro della città, e come sempre eravamo
rimasti solo noi insieme ai camerieri che cercavano di rassettare il locale per chiudere.
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Evidentemente tutti riescono a vivere secondo i ritmi naturali, per tutto il giorno, tranne
noi. Io e Marco non abbiamo mangiato quasi nulla. Io ho nausea mista ad un po’ di
acidità che si protrae da ieri. Spero che un bel sonnellino al caldo risolva tutto.
Oggi abbiamo trascorso una giornata un po’ più libera e rilassante. Stamattina
siamo stati al Walwis Bay, al Sandhich Harbour prima, per vedere i fenicotteri rosa,
meraviglioso spettacolo naturale, poi in giro per le dune del deserto al seguito del nostro
appena assoldato insegnante Andrew. Ho lasciato la guida a Marco che sicuramente si
divertito più di quanto avrei fatto io. Abbiamo ripercorso dal basso alcuni dei paesaggi
che ieri avevamo sorvolato, oggi però c’era molta nebbia vista l’ora particolarmente
mattiniera. Solo quando ci siamo trovati proprio sulle dune in mezzo al deserto la
situazione è diventata più coinvolgente ma, devo ammettere che avendo fatto il volo ieri
l’esperienza di oggi per noi non è stata molto entusiasmante. Se non altro abbiamo
scoperto che i nostri pneumatici erano troppo gonfi (fino a 3,2 bar) mentre non
avrebbero dovuto superare i 2…per le dune li abbiamo sgonfiati fino a 1!
Tornati in città siamo andati a ritirare i panni in lavanderia, da veri signori. Con soli
45N$ abbiamo il guardaroba nuovo!
Dopodiché prima mezza giornata da godersi in totale libertà, senza appuntamenti,
mete da raggiungere prima del calar del sole e via dicendo. Abbiamo respirato un po’.
Ci troviamo bene con tutti ma che piacere fare due passi in due, entrare in un negozio,
selezionare un bel libro sulla Namibia, un pendente al quale aggiungere le nostre uova
di struzzo acquistate in Sud Africa che sono in attesa da più di un anno di una
collocazione, una bellissima collana nel rispetto della mia personale tradizione e persino
qualche regalino. Marco per me si conferma il miglior compagno di viaggio che si possa
desiderare. Non ci siamo fatti mancare una mezz’oretta in un internet point e poi a
“casa”.
Ora stiamo sistemando i bagagli nel tentativo di alleviare il compito domani mattina.
Ho tanto sonno, Marco è già in dormiveglia. Vado a letto.
Domenica, 23 Agosto
SESRIEM, ORE 20.00
È ora di cena. Diversamente da quanto programmato ci stiamo accingendo a
mangiare nel ristorante del campeggio. Il fatto è che siamo rientrati tardi dalla nostra
gita sulle rosse dune del deserto del Namib per vedere il tramonto e quando si fa sera
l’evidenza di essere in Africa si manifesta con il realizzarsi del buio assoluto per la totale
assenza di luci artificiali. Così la stanchezza, complice della difficoltà nel preparare da
noi la cena, ci ha suggerito di fermarci qui. La birra per ora è stato un ottimo
“ricostituente” per il caldo patito e la fatica di scalare le dune.
Abbiamo lasciato Swakopmund avvolta nella nebbia, verso le 7.30, conl’unico
rammarico di averci probabilmente trascorso troppo tempo.
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Il paesaggio verso Solitaire, nostra destinazione per il rifornimento carburante, è
cambiato improvvisamente dopo essere stato piatto e monotono per diversi kilometri.
Abbiamo oltrepassato il Tropico del Capricorno, che non sarà cosa degna di nota ma è
folcloristico dedicargli attenzione. Siamo arrivati a Solitaire pensando di trovare un
distributore e invece abbiamo trovato un caratteristico lodge il cui terreno antistante è
arredato con vecchie ma colorate e simpatiche carcasse di macchine e mezzi agricoli.
Marco ha dato sfogo alla sua creatività fotografica e mentre facevo benzina non so
quante foto abbia scattato. A completare il quadretto c’è un accogliente e ben fornito
bar (dopo Km di nulla!) e da una famosissima bakery in cui si sfornano ottimi dolci e una
deliziosa torta di mele che attira qui visitatori e turisti. Anche il pasticcere merita una
visita: è molto pittoresco.
Il caldo era pesante, africano. Forse sarà stato anche il cambio di temperatura
rispetto a Swakopmund, in ogni caso ho accusato le alte temperature.
Siamo arrivati qui a Sesriem abbastanza presto, dopo una decina di Km di polvere,
guidando attraverso “muri” bianchi. Montato il campo ci siamo diretti verso le dune per
andare ad aspettare il tramonto. Più o meno consapevolmente abbiamo superato la
duna 45 sulla quale puntiamo di salire domani mattina e ci siamo invece diretti verso
Hidden Vlei, ricca di dune e cespuglietti bianco-gialli.
Io e Marco ci siamo messi in attesa all’ombra di un tortuoso albero, per lasciare che
la calura scemasse un po’ e riuscire quindi a salire la duna con meno sacrifici. Ci siamo
goduti un po’ di silenzio che è calato assordante appena gli altri si sono allontanati. Ci
han fatto compagnia 3-4 springbock in lontanza: che meraviglia! Una volta avviatici per
scalare la duna abbiamo scoperto che fatica disumana si debba fare! Il tarmonto non è
stato bellissimo ma stare seduti sulla cresta della duna con la faccia rivolta al sole e il
vento che spirava leggero è stato impagabile. Mi sono passati per la testa un sacco di
pensieri, più o meno “complessi”. Appena sceso il sole tutt’intorno le dune e il cielo si sono
colorati di tinte pastello celeste, azzurro, rosa, viola e le dune alle spalle di quella da cui
avevamo visto il tramonto sembravano disegnate a mano con tratti di matita. Questo
scenario era sicuramente più bello del tramonto stesso.
Siamo rientrati nel buio e stanchi morti e ci siamo arenati qui al bar. Nel frattempo
abbiamo cenato e ora si affrontano discorsi non tanto consoni ad una vacanza, come
l’espianto d’organi con esperienze dirette di Vincenzo che è anestesista.
Io intanto ho deciso che domani mattina andrò, tenterò di vedere l’alba sulla duna
45, nonostante ciò implichi la sveglia alle 4.15!!
Il problema è che mi peserebbe di più avere il rammarico di non sapere se questa
sia veramente un’alba fantastica…
Lunedì, 24 Agosto
DEAD PAN - SOISSOUSVLEI
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Vorrei che i miei occhi potessero fotografare ciò che stanno vedendo e che la mia
pelle potesse registrare il tocco che il vento le concede incessante. Scorgo a malapena la
figura di Marco che si muove, sicuramente eccitato, tra gli alberi pietrificati in questo
circondato da alte rosse dune. Non riesco a capire da cosa sia sprigionata tanta
bellezza, tutto in realtà suggerisce aridità e morte. Eppure il superamento dell’ultimo
dosso prima di questo pan, ti lascia senza fiato per lo stupore e la meraviglia.
Prima di qui siamo stati al Sussousvlei, simile ma completamente diverso da qui. Il
deserto del Namib è sorprendente per la varietà di scenari che offre.
Questa che ho davanti è una visione onirica. Penso sarà una delle immagini superbe
che serberò per sempre nei miei ricordi, nel mio cuore. Venire in Namibia e non vedere
questo spettacolo surreale è una perdita gravissima.
Il Sossousvlei consente una piacevole camminata che permette di ammirare ampi
panorami di sterminate dune erette intorno al grande pan. Ci siamo arrampicati, chi più
chi meno, sulla duna più vicina. L’orario scelto è stato perfetto, prima sarebbe infatti
stato troppo caldo e la sabbia cocente.
SESRIEM – CAMPING, ORE 22.00
Dopo la cena luculliana nel vicinissimo Sossousvlei Lodge, siamo ora rientrati qui al
campeggio e stiamo in circolo attorno ad un fuoco che se fosse stato presente sarebbe
stato il coronamento perfetto del quadro. È stata una bella serata, anzi, una bella
giornata. Stamattina sono andata alle 4.30 a vedere l’alba sulla Duna 45, famosissima,
non so quanto a ragione, insieme a Fulvia, Alessia, Cristina, Beppe e Maria.
Intrepidi ci siamo incamminati nel buio pesto attraverso il cancello di ingresso e
percorso i 45 Km che ci avrebbero portati alla duna. Siamo arrivati per primi. Ci siamo
arrampicati lungo il crinale ma ben presto ci siamo divisi, a causa della fatica immane
che la scalata ha comportato. Io sono arrivata, insieme ad Alessia, piuttosto in alto.
Tralasciando il fatto che veder sorgere il sole è sempre emozionante, l’alba non è stata
mozzafiato, però, dopo circa 10 minuti che il sole era sorto, tutta l’area circostante
appariva ravvivata da una calda e bellissima luce rosea che impreziosiva il bel
paesaggio delle dune che, dal punto in cui eravamo, occupavano il panorama a 360°.
La discesa dalla duna è stata piuttosto lunga, a dimostrazione di quanto ci fossimo spinte
in là. Almeno l’alzataccia è stata ripagata!
Quando siamo rientrati al campo, gli altri si stavano alzando, così ci siamo, con
calma, come non mai, dedicati alla preparazione della colazione e alla nostra pulizia
personale. Beppe e Cristina hanno trovato una sorpresina che gli risolverà il dilemma
sull’eventuale acquisto di una nuova tenda: un animale dall’identità sconosciuta, molto
probabilmente uno sciacallo, stiamo indagando (), ha letteralmente sventrato un angolo
della loro tenda. Ora hanno una grande presa d’aria! Ci siamo rilassati per il resto della
mattinata con l’intento di lasciar scemare un po’ il caldo opprimente del deserto prima di
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rituffarci alla sua scoperta.
Penso che abbiamo fatto un piccolo “capolavoro”. Ci siamo goduti un po’ di relax,
con calma abbiamo sbrigato le tante faccende che non siamo mai riusciti a fare, tipo un
po’ di bucato e di ordine negli zaini. Dopo un pranzo a base di panini, consumato al bar
tra chiacchiere e risate, ci siamo messi in macchina verso le 13.30, direzione Sossousvlei.
Il percorso mi era diventato molto familiare, eppure sempre degno di attenzione. Ho già
scritto che la visita al Sossousvlei è stata bella e le dune fantastiche ma ciò che ci ha, e
uso il plurale perché abbiamo condiviso queste sensazioni, letteralmente sconvolto è stato
il Dead Pan (o Dead Vlei, come riportato sui cartelli). Marco e Letizia si sono avviati
prima perché quasi in preda al terrore di non riuscire ad arrivare in tempo per scattare
delle foto memorabili. Poi li abbiamo raggiunti io, Massimo, Laura e Alessia. Lo abbiamo
trovato a fiuto, infatti le indicazioni sono inesistenti, ma siamo felicissimi di non aver
desistito! Siamo tutti concordi nel dire che è assolutamente una milestone di un viaggio in
Namibia.
Tornando al campeggio abbiamo anche avuto la fortuna di incontrare un serpente
che ovviamente ci ha incuriositi.
Una birra fresca prima della doccia e abbiamo condiviso il nostro pomeriggio con gli
altri che avevano preferito muoversi di mattina. Quindi ci siamo concessi questo lusso
della cena al Lodge, per 190N$ a testa. Abbiamo mangiato benissimo, la temperatura
era perfetta, il posto bello, i camerieri gentili…però…io serbo un po’ di amarezza.
Sapere che siamo in Africa…tutto quel cibo, piatti cambiati ad ogni assaggino. Sarei
un’ipocrita se non ammettessi di esser stata bene, però se ci rifletto non posso rimanere
indifferente e sento quello che credo sia un senso di colpa!
Martedì, 25 Agosto
HOBAS-FISH RIVER CANYON
È l’ennesimo tramonto non sensazionale che vediamo però c’è una bella atmosfera e
il paesaggio è diverso dal solito. Ci si aspetta sempre il tramonto africano, dimentichi
che l’Africa è un continente vastissimo e attraversa tutte le latitudini e longitudini…
Oggi 540 Km di strada ci han portati fin qui, all’estremo sud della Namibia. Noi ci
tenevamo tanto a venire, speriamo non deluda noi né gli altri. Per ora il Fish River
Canyon non lo abbiamo visto. Siamo al campeggio, appena montate le tende siamo saliti
sulla collinetta a vedere il tramonto. Le strade percorse hanno rilevato paesaggi meno
entusiasmanti rispetto a quanto fossimo abituati. Sembra, anche se non ci sono stata,
Arizona. Adesso quello che mi piace è questa distesa di massi scuri ravvivata da cespugli
di erba gialla ben equispaziati e disposti. Il tramonto è concluso e in cielo c’è qualche
nuvola.
ORE 22.00
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Come al solito la stanchezza ci impedisce di fare le ore piccole. Nonostante la
sistemazione comodissima che abbiamo in questo camping, con punto fuoco, barbecue,
punto luce, acqua e vari piani di appoggio nonché panchine, verso le 21.30 a tutti
cominciano a chiudersi gli occhi. Le giornate intense, sempre a partire dall’alba,
presentano il conto a fine serata. Io sono meno stanca del solito perché non ho guidato.
Guidare richiede tanta energia, soprattutto su queste strade, quasi sempre sterrate e
polverose, così, senza neanche accorgersene si arriva a destinazione quasi stremati.
A pranzo ci siamo fermati in un minuscolo centro e, incredibile, hanno asfaltato solo i
150m di strada attraverso la “cittadina”. Lo faranno per far rilassare psicologicamente i
viaggiatori. Massimo, era lui che guidava oggi pomeriggio, ci è rimasto male scoprendo
che l’asfalto finiva dove iniziava 
Questa sera, forse, abbiamo consumato la nostra ultima serata-cena-notte in
campeggio. La cena è andata benissimo, fin troppo abbondante, e la serata molto
piacevole. Devo riconoscere che riusciamo sempre a trovare discorsi molto stimolanti e i
momenti condivisi sono sempre piacevoli e interessanti. Ce ne andiamo a letto sotto
questo bel cielo stellato, nella nostra tenda che sa un po’ di casetta. Cambiare località
senza cambiare letto è molto positivo, dà un non so che di stabilizzante e rilassante: il
nostro nido ci segue…
Mercoledì, 26 Agosto
AI-AIS RESORT, ORE 23.00
Un candido cuscino bianco mi fa da tavolo e un enorme lettone mi fa da sedia
mentre scrivo. Marco si sta appisolando al mio fianco. Questa sera ci siamo regalati
l’ultimo sfizio della vacanza e invece del campeggio (50NAD a testa), abbiamo optato
per questa accogliente e ben arredata stanza (500NAD a testa) all’interno del resort
qui, alle sorgenti termali di Ai-Ais, nell’estremità meridionale del Fish River Canyon.
Credo di poter dire, senza pericolo di essere smentita, che sono tutti molto contenti di
essere giunti fin qui.
Il canyon stamattina ci è piaciuto. Siamo ripartiti con calma dopo aver fatto
colazione al campo, verso le 8.00.
Purtroppo la giornata non è stata assolata come tutti i giorni precedenti , ma la
visione è stata comunque grandiosa, sin dal primo sguardo dal view point più vicino ad
Hobas; ci ha confermato che il nostro desiderio di venire a visitare il canyon non era un
capriccio, anzi, ci avrebbe ripagato dell’aver fatto tanta strada. Io e Marco ci siamo da
subito incamminati a piedi, apprezzando via via scorci sempre nuovi del canyon e di ciò
che in questa stagione resta del fiume, fino al main view point. La camminata ci ha fatto
piacere e inoltre ci ha permesso di prestare maggior attenzione alla flora locale, curiosa
e sorprendente! Ci sono tutt’intorno e nel canyon, alcuni tipici alberi faretra e piante
grasse che non avevo mai visto. Quando il sole ci regalava un goccio del suo tocco le
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pareti del canyon si accendevano ci molti colori grazie ai minerali di cui è costituito e
anche la vegetazione assumeva nuova vita grazie alle tante varietà presenti e al
monocromatismo che altrimenti rischiava di invadere ogni cosa.
Abbiamo proseguito parecchio, successivamente, in macchina, andando ad esplorare
vari punti di osservazione segnalati.
Non abbiamo potuto aderire a nessun trekking, che immagino sensazionale nella
gola del canyon, perché la durata è di almeno 5 giorni. Ci siam dovuti accontentare di
una vista dall’alto.
Verso le 13.00 ci siamo avviati verso Ai-Ais, dove il tono del viaggio è cambiato
totalmente.
Siamo tutti alloggiati in queste confortevoli stanze. Io e Marco abbiamo tra i primi
approfittato delle belle piscine termali che si estendono proprio sotto il ballatoio interno
su cui si affacciano le stanze dove siamo. Devo ammettere che non immaginavo avremmo
trovato una situazione così bella, pulita e ben organizzata! Siamo rimasti a mollo fino
alle 19.15! è stato rilassante e ricostituente, questo almeno l’effetto che a noi sembra di
constatare sulla nostra pelle. Ce la siamo veramente goduta, tra chiacchiere, coccole e,
quando ci hanno raggiunto gli altri, istituito veri e propri salotti di conversazione.
Usciti dall’acqua ci siamo concessi una magnifica doccia e quindi la cena. Questa è
una degna chiusura di vacanza; abbiamo la sensazione che tutto quello che verrà da
domani in poi sia un po’ “regalato”, come se fosse un extra rispetto al viaggio,
indimenticabile, che abbiamo vissuto!
Ora dormo, visto che alle 7.00 domani dobbiamo esser pronti, compresi i bagagli,
per la colazione.
Giovedì, 27 Agosto
WINDHOEK-CRISTHOF PENSION
Abbiamo chiuso il cerchio. Il nostro viaggio era iniziato da questo hotel e ora ci
ritroviamo qui, indice che siamo realmente giunti alla fine.
Stamattina non pensavamo di giungere fino a Windhoek, è stata una variazione
maturata durante la giornata, mentre macinavamo chilometri attraverso un paesaggio
piuttosto monotono e a tratti desolato.
Lasciata Ai-Ais ci siamo diretti verso KetmanShoop per visitare la Quiver Tree Forest,
la foresta degli alberi faretra. Questi alberi sono straordinari, così come altre piante
autoctone. Certo arrivare di pomeriggio anziché a mezzogiorno sarebbe stata un’altra
cosa: la luce sbiadiva i colori e annientava le ombre. Abbiamo perso anche il passaggio
dei ghepardi che vanno lì a mangiare verso le 16.00 ma abbiamo unanimemente
preferito rimetterci in macchina e puntare a raggiungere Windhoek piuttosto che forzare
il giro facendo una tappa intermedia, magari poco meritevole. Le ore di viaggio (quasi
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700Km in tutto), sono trascorse tra chiacchiere, racconti, riflessioni. Siamo giunti al termine
del viaggio con la nostra consolidata, collaudata e affiatata squadra: Laura, Letizia,
Massimo e noi. Come quasi sempre chiudevamo la fila delle tre macchine, in prima
posizione la macchina in cui viaggia Maria con il suo, come dice Laura “pacemaker”, vale
a dire il GPS 
La sosta a Mariental ci è servita per fare rifornimento, sgranchirci le gambe un
quarto d’ora e perché Massimo e Laura regalassero a dei bambini, rispettivamente,
scarpe e giacca a vento. Che peccato non averci pensato sin dall’Italia, avremmo potuto
far contento qualcuno e, non lo nego, sentirci meglio anche noi.
Mentre ci avvicinavamo a Windhoek c’è stato uno dei più bei tramonti !
Fortunatamente siamo arrivati in hotel quando aveva da poco fatto notte, per la
tranquillità di tutti. Questa volta io e Marco dormiamo soli (la prima notte avevamo
diviso la stanza con Fulvia) e siamo contenti di essere soli così potremo preparare senza
troppi scrupoli i bagagli per l’imbarco in aereo.
La cena stasera è andata un po’ così così, non tanto per il cibo ma per come si è
svolta. In ogni caso va bene così.
Domani vorremmo fare tutto ciò che vogliamo e dobbiamo senza fretta né stress.
Innanzitutto dovremo tuffarci nelle attività di rimessa a nuovo delle macchine…
Venerdì, 28 Agosto
WINDHOEK, ORE 19.00
Una bella doccia calda ed ora eccomi qui, a scrivere una delle ultime pagine di
questo diario. Quella delle docce confortevoli, calde e con getto ad alta pressione, è
stata una costante, inaspettata quanto gradita, praticamente di tutto il viaggio.
Ci stiamo preparando all’ultima serata in Namibia e con i nostri compagni di
viaggio. Stasera ceneremo in quello che pare sia uno dei gustosi ristoranti della città
“The Gourmet”, in Post St Mall. Oggi abbiamo vissuto con calma e fare assolutamente
turistico, Windhoek. Per la prima volta ci siamo alzati con tutta calma e ci siamo ritrovati
nella bella sala colazione che la pensione offre. Il pernotto non è economicissimo ma per
700NAD a camera (tutte triple) la colazione abbondante è inclusa, quindi è un prezzo
accettabile. Subito dopo colazione un primo gruppetto, Laura, Maria, Letizia e Massimo,
è andato a riconsegnare l’attrezzatura da campeggio che avevamo affittato e lì non ci
sono stati problemi. Abbiamo anzi fatto bella figura regalando a dei ragazzi lì presenti
tutto ciò che era avanzato della nostra cambusa (non poco). Con calma ci siamo quindi
diretti verso il vicino centro, al Khalahari Car Wash, per lasciare le nostre tre Toyota
Hilux da ripulire in ogni dove. Lì ci siamo divisi, saranno state le 9.30, dandoci un
appuntamento verso le 15.00 per poter provvedere anche alla sistemazione del treno
gomme e avere meno problemi possibili con la Europecar, domani all’aeroporto. Io e
Marco abbiamo girato tutto il giorno con Beppe e Cristina. Non lo abbiamo deciso, ci è
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venuto spontaneo. Ci troviamo molto bene con loro, sono due persone interessanti e
piacevoli che, come abbiamo scoperto oggi, sembrano circa 10 anni più giovani di
quanto siano! Siamo stati in giro alla scoperta del centro città, molto carino e colorato.
Abbiamo fatto qualche acquisto tra le numerose bancarelle e osservato con meraviglia i
blocchi di meteoriti esposti per strada come fossero opere d’arte, precipitati in realtà nel
sud del paese. Personalmente li ho trovati impressionanti. Sono praticamente dei blocchi
di ferro e sapere quale sia la loro provenienza mi ha provocato un giramento di testa.
Che fascino! Marco ha potuto dar sfogo alla sua vena artistica cogliendo volti e
particolari in quella che è una delle situazioni fotografiche da lui preferite.
Prima di fermarci per un boccone a pranzo ci siamo immersi in un negozietto di
musica africana e namibiana, in cui il gestore ci ha gentilmente fatto ascoltare diversi CD
cercando di assecondare le nostre richieste. Il tizio era molto simpatico e indossava una
maglietta inconfondibilmente di sinistra. Marco lo ha trovato evidentemente molto
folcloristico visto che gli ha chiesto se poteva fotografarla: permesso accordato!
Il pranzetto è volato via mentre tiravamo le somme del viaggio che si sta
concludendo. Tutti e quattro siamo concordi nel dire che stato bellissimo, la Namibia è
straordinaria, è andata bene, ma ci sono diversi margini di miglioramento nel giro e
nella suddivisione dei giorni. Comunque siamo molto contenti e soddisfatti.
Ci siamo fatti una passeggiata nel parco, l’ex zoo dove stavano diverse famiglie e
giovani. C’è una bella atmosfera e bellissime piante, mentre i due monumenti, le colonne
commemorative, no, decisamente deludenti.
Siamo poi entrati, per la prima volta, in una chiesa, tanto carina da fuori, piuttosto
anonima all’interno. Ce lo aspettavamo ma abbiamo comunque voluto verificare, tanto
che siamo persino andati a prenderci la chiave di questa chiesa protestante!
Prima di tornare al car wash ci siamo rilassati nel bel cafè zoo. L’atmosfera che si
respira in città è molto tranquilla eppure tutti, in diversi contesti, non fanno altro che
ricordarti di prestare attenzione ai bagagli, ai soldi, perché è pieno di lesti ladri. Anche i
negozi e le case sono “trincerati”, sintomo della criminalità latente presente in città. Di
giorno al città sembra una piccola provincia, con un bel panorama di negozietti e curiosi
edifici di ogni architettura e forma, in ogni caso tranquilla. Di notte la città appare
deserta e sembra che il pericolo aumenti girando a piedi da soli…meglio non rischiare.
ORE 23.30
Eccoci tornati dalla cena, dove ci siamo divertiti. Il ristorante “The Gourmet” non solo
è molto carino ma offre anche ottimi piatti, soprattutto con più varietà rispetto al solito.
Ci dobbiamo preparare alla discussione di domani con la Europcar. Oggi ci siamo
portati avanti con i lavori: ritirate dopo il lavaggio le abbiamo portate a sistemare le
gomme e io e Cristina, armate di buona volontà, abbiamo cercato di lucidarle al meglio.
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Ora incrociamo le dita. Marco dovrà occuparsi della “discussione” vera e propria, anche
Maria si fida molto di lui.
Abbiamo chiuso la cena in bellezza, con un gesto molto carino da parte di Vincenzo
e Marina, che ci hanno offerto a sorpresa una bottiglia di Amarula.
Sabato, 29 Agosto
VOLO WINDHOEK - JOHANNESBURG
Sono le 15.15, siamo in volo verso Johannesburg per la prima tappa del nostro
rientro a casa, che terminerà solo domani pomeriggio.
Il viaggio, quello inteso come vacanza, è finito. Come è inevitabile mi sento triste al
pensiero che dovrà passare un anno prima di partire per un’altra meta
lontana…lasciare l’Africa è dura. Essendosi abituati a spostarsi in spazi immensi, tra una
natura incontaminata, sotto un cielo che di notte si accende di una miriade di
luminosissime stelle, è difficile pensare di poter respirare un’aria meno pura e di
muoversi in ambienti più contraffatti dall’uomo. Purtroppo la restituzione delle macchine
non è andata liscia come speravamo. Il responsabile della Europcar si è confermato
piuttosto maleducato (era lo stesso dell’andata) e soprattutto mal disposto nei nostri
confronti. Hanno avuto da ridire sul parabrezza “pizzicato” di Vanni e per chiarire la
situazione gomme ci sono volute tantissime energie. Ce ne andiamo non proprio vincitori,
visto che nei prossimi giorni ci addebiteranno sulle carte di credito la sostituzione del
parabrezza! È certo che non lo sostituiranno mai! Inoltre abbiamo dovuto pagare l’extra
per l’additional driver, che credevo avessimo già pagato o che sarebbe rientrato nella
cassa comune. Nonostante ciò il viaggio si è concluso bene, con un rilassante risveglio in
hotel, una tranquilla colazione e la partenza in netto anticipo verso l’aeroporto. Peccato
che arrivati lì abbiamo scoperto che non si può fare rifornimento, così siamo dovuti
tornare in città e di nuovo all’aeroporto…insomma, eravamo in anticipo e avremmo
dovuto guidare solo per 42 Km, alla fine ne abbiamo fatti 84 in più e siamo arrivati alla
Europcar giusto in tempo.
Letizia ci ha appena mostrato il suo acquisto, un bellissimo album fotografico sulla
Namibia, in bianco e nero. Il taglio delle foto è vicino a quello di Marco. Sono
impaziente di conoscere il risultato dei suoi 33 rullini! Quest’anno io non ho catturato
nessuna immagine su alcun supporto…solo la mia mente e soprattutto la mia anima,
e…questo diario! Ora è il tempo dei bilanci, delle opinioni. Ribadisco: è andata bene.
Penso che noi torneremo però a viaggiare soli, non siamo tipi da “avventure”, se un “tipo
da avventure” esiste ;-)
Felici di aver provato anche questa nuova esperienza, ci farà piacere rivedere i
nostri compagni. Vedremo cosa la vita ci prospetterà. Noi, viaggiatori fai da te!
Domenica, 30 Agosto
VOLO MONACO – ROMA, ORE 10.40
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Ora siamo proprio alla fine. Purtroppo arriva sempre. Siamo solo in quattro, con
Letizia e Maria. Da poco abbiamo salutato gli altri. Ritrovatici dopo la notte, per me
terribile, in aeroporto abbiamo preso un cappuccino e un caffè, in un’atmosfera molto
amichevole.
Chiacchiere, risate, ricordi e propositi per il futuro e poi il richiamo dell’orologio:
ognuno verso il proprio gate. Non nascondo un’intima commozione per questo distacco,
forse anche perché segna la definitiva fine del viaggio ma soprattutto perché 20 giorni
di stretta convivenza oltre a qualche malumore, fortunatamente, servono ad instaurare
dei legami che potrebbero iniziare a chiamarsi amicizia.
Ce ne torniamo a casa ricchi di questo nuovo bagaglio che è la Namibia con i suoi
innumerevoli tesori e con qualche amico in più, non male no?!
Che fortuna poter viaggiare, me ne rendo conto ad ogni viaggio, sempre di più.
Avrei già voglia di ripartire.
Valeria
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