Alpaca e lama:prospettive concrete nella pet

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Alpaca e lama:prospettive concrete nella pet
A.P.T.E.B.A.®
ASSOCIAZIONE PET THERAPY E BIOETICA ANIMALE
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VII CONVEGNO NAZIONALE
CAPIRE E COMPRENDERSI: LA RELAZIONE UOMO-ANIMALE
RAPALLO
15-16 Novembre 2014
Sala Congressi Hotel Europa
ALPACA E LAMA: PROSPETTIVE CONCRETE NELLA PET THERAPY?
Carlo ROVELLO 1
Un po’ di storia
L’alpaca ha fatto la sua comparsa in Italia intorno agli anni Novanta.
Il primo ad avere qualche intento organico fu Gianni Berna, un commercialista romano trasferitosi
in Umbria. Prima di lui i camelidi andini erano soltanto animali esotici, visibili per lo più in qualche
zoo. Berna è stato l’unico a lasciare una traccia scritta della sua esperienza di allevamento in Italia.
La diffusione dell’alpaca nella penisola è legata soprattutto al potenziale costituito dal vello. La lana
di alpaca, infatti, è molto pregiata raggiungendo livelli di finezza e di efficienza termica superiori a
quelli di qualunque ovino. Oggi, tuttavia, risulta evidente che, aldilà di piccole produzioni
artigianali, lo sfruttamento della lana proveniente dalle greggi italiane presenta ostacoli non
superabili a breve termine.
Il lama, invece, è stato preferito come animale da trekking, soprattutto nelle zone alpine o
appenniniche, al fine di accompagnare i turisti nelle camminate, sfruttando anche la sua attitudine al
basto.
Alpaca e lama sono originari degli altipiani andini che si estendono tra Perù, Bolivia, Cile e
Argentina. Gli Inca addomesticarono questi animali più di cinquemila anni fa, ma con lo sbarco dei
Conquistadores spagnoli attorno al 1500 l'alpaca venne quasi estinto, rimanendo nell’oblio fino a
metà dell’Ottocento, quando le qualità della sua lana lo riportarono in auge.
Negli ultimi decenni gli alpaca ed i lama si sono affermati anche in Europa, con particolare
concentrazione in Svizzera, Austria, Francia, Germania. L’Inghilterra, gli USA ed i paesi di area
anglosassone sono all’avanguardia nella selezione dell’alpaca, potendo contare su greggi consistenti
e di qualità omogenea.
Caratteristiche morfologiche
Gli alpaca e i lama sono dei ruminanti appartenenti alla famiglia dei camelidi. Se ne distinguono
due tipi in base alle caratteristiche del manto: huacaya e suri.
Essi sono degli ungulati artiodattili, vale a dire che per ogni zampa hanno un numero pari di dita,
nello specifico due, e sono tilopodi, cioè sotto il piede hanno un cuscinetto morbido, caratteristica
che consente loro di non rovinare il manto erboso, neppure in caso di piogge.
1
Carlo ROVELLO (Savona 1976) attualmente consulente in sicurezza sul lavoro e gestioni ambientali per le
imprese artigiane, vive a Sassello, dove con la famiglia segue un piccolo allevamento di lama e alpaca.
L’alpaca ha portamento eretto, molto aggraziato ed elegante nell’incedere. Il muso è ben definito,
le orecchie aguzze, gli occhi sono scuri e leggermente sporgenti. Il labbro superiore è diviso a metà
e gli incisivi inferiori chiudono bene sul cuscinetto palatale superiore. Il collo è rettilineo e sottile,
prosecuzione della colonna dorsale, adatto all’avvistamento dei predatori.
L’altezza al garrese è di circa 90 cm, il peso varia dai 60 ai 90 Kg, con significative differenze tra
maschi e femmine. Le proporzioni fisiche ideali di un alpaca sono: collo un terzo, tronco un terzo,
zampe un terzo.
Il lama si distingue per maggiore stazza, orecchie a banana e un manto di finezza e densità
inferiore. Un lama può pesare tra i 130 ed i 150 Kg, con altezza al garrese che varia tra i 120 ed i
130 cm. Il comportamento è sostanzialmente simile a quello dell’alpaca, le due razze possono
tranquillamente convivere.
Il tipo huacaya è decisamente più diffuso e si caratterizza per un manto molto denso e fine, con peli
disposti ad angolo retto rispetto al corpo dell’animale che formano una sorta di struttura a cespuglio.
Questa caratteristica lo rende anche più resistente alle intemperie e alle basse temperature. Il tipo
suri, invece, ha un manto setoso, che pende liberamente sul corpo, creando un effetto drappeggio,
tipo tenda, aderendo precisamente ai fianchi dell’animale. Le zampe sono piuttosto robuste, con
caratteristico incrocio ad “X” delle anteriori. Il petto è muscoloso, il dorso leggermente convesso, la
regione lombare è larga, culminante in una coda breve e dotata di buona motilità.
Gli animali possono essere monocolore, specialmente l’alpaca, oppure variamente pezzati.
Caratteristiche comportamentali
I camelidi sono animali gregari, non vanno mai tenuti in solitudine, rischiano la morte per inedia.
Sono in grado di sputare con vari livelli di intensità, ma questa caratteristica è stata esasperata e
stereotipata. Gli animali sputano tra loro, soprattutto per contendersi il foraggio e per ristabilire
gerarchie, lo sputo verso l’uomo è per lo più accidentale o legato ad approcci scorretti o
maltrattamenti.
Non sono animali pericolosi, anche se in casi particolari, quando si sentono a disagio, possono
scalciare ed è possibile subire contusioni o escoriazioni superficiali. Questo comportamento, però,
tende a ridursi o a scomparire negli animali abituati a frequentare l’uomo quotidianamente.
I camelidi sono molto vigili, hanno buona memoria ed apprendono velocemente nuove abitudini.
Sono in grado di adattarsi a qualunque clima: dai 5000 metri di quota delle cordigliere andine fino
alle zone desertiche.
Essi hanno uno sguardo molto dolce ed empatico, che desta subito interesse. Il carattere è
complesso: non amano gesti improvvisi, sono curiosi, ma concedono il contatto fisico con cautela.
L’indole dell’alpaca è riassumibile in un mix di audacia e timidezza.
Nel rapporto con l’uomo si instaura una dialettica simile ad una danza, con passi in avanti e passi
indietro, contatti intimi e distacchi improvvisi.
Non sono cavalcabili, ma possono essere educati alla cavezza, il loro passo è particolarmente
regolare, molto adatto alle passeggiate in comitiva e su qualsiasi tipo di fondo.
I camelidi non temono l’acqua e imparano a superare vari ostacoli che possano manifestarsi su un
percorso.
Normalmente vanno d’accordo con tutti gli animali domestici, se aggrediti o minacciati, per
esempio da un cane, tendono ad avanzare compatti e a non mostrare segni di paura.
I camelidi sono abili corridori, ma restano tranquilli per la maggior parte del tempo. In condizioni di
relax sono piuttosto silenziosi, eventualmente emettono il tipico suono “mi” o humming, come
segnale di richiamo, che è sempre di volume piuttosto contenuto e di bassa frequenza. Soltanto in
caso di pericolo o durante l’accoppiamento, possono emettere segnali forti o striduli.
La morbidezza del manto è normalmente una forte attrattiva per i bambini, l’animale, in generale,
trasmette un senso di dolcezza e serenità.
Non ci sono particolari differenze caratteriali tra i maschi e le femmine, al di fuori dell’atto
copulatorio, i maschi tendono ad essere miti. In linea di massima l’alpaca non è temuto dai bambini,
dagli anziani o dai portatori di handicap, qualche riserva in più si presenta con il lama, a causa delle
maggiori dimensioni.
I cuccioli, detti cria, sono particolarmente graziosi, morbidissimi e giocosi. Tendono a farsi
avvicinare più dai bambini che dagli adulti. Durante i primi sei mesi vivono in simbiosi con la
madre trasmettendo all’osservatore un forte senso di tenerezza ed intimità famigliare.
Chi siamo
Sono nato a Sassello, ai margini dell’Appennino ligure dove tutt’ora risiedo. Il rapporto con le
origini è conflittuale a causa dei percorsi di vita che mi hanno portato spesso su altre vie, per questo
mi definisco un “profeta del ritorno”.
Mio padre ha sempre allevato animali per passione: mucche, pecore, conigli, galline, asini.
Un giorno abbiamo conosciuto gli alpaca e i lama, così abbiamo deciso di scoprire il loro mondo.
Vivere con gli animali consente di prendersi cura di sé e del territorio circostante.
Allevare lama e alpaca è una scoperta quotidiana.
In Italia non c'è ancora una vera cultura fondata su questi camelidi andini, tantomeno un mercato
strutturato e regolamentato: trekking, pet therapy, tessile, sono settori all'orizzonte, ma un orizzonte
ancora molto parziale.
Noi viviamo il rapporto con l’animale con rispetto e speranza, come dovrebbe accadere con ogni
forma di vita: l’economia è solo una branca dell’ecologia e non viceversa.
Gli alpaca e i lama sono adatti per la Pet therapy?
Ho sempre ritenuto che i camelidi, almeno nella nostra cultura, siano più importanti nella relazione
uomo-animale che non per gli aspetti di “animale da reddito”. Questa convinzione mi è nata
dall’osservazione diretta e dal contatto con l’animale in molteplici frangenti.
Ho sperimentato direttamente gli aspetti aggregativi e le dinamiche di gruppo che si creano durante
il trekking: procedere in carovana, affrontare eventuali difficoltà di percorso, condividere aspetti di
convivialità o difficoltà legate al singolo conduttore.
Frequentemente ho assistito ai rituali del gregge, agli accoppiamenti, ai parti e alle tosature,
situazioni che mi hanno insegnato a scoprire i molti e imprevedibili lati del carattere camelide.
Il passo successivo, tuttavia, è quello di valutare se l’alpaca e il lama siano da considerarsi pets
adatti agli Interventi Assistiti con l’Ausilio di Animali…
In Italia ho avuto notizia di “esperimenti” di co-terapia condotti con soggetti affetti da autismo e di
altri interventi con portatori di handicap o con bambini difficili. Non ho, tuttavia, alcuna conoscenza
sui risultati ottenuti, nonostante le mie ripetute ricerche.
Come è noto, la regola cardine della pet therapy è quella di evitare il “fai da te”, che rischia di
compromettere situazioni già difficili; su questa linea sarebbe opportuno condurre progetti pilota
andando ad individuare procedure e linee guida, al fine di focalizzare ambiti di intervento specifici.
Il potenziale co-terapeutico dei camelidi risiede, secondo me, nel carattere peculiare in cui
convivono aspetti domestici e aspetti selvaggi.
L’alpaca è un animale socievole, ma richiede un approccio prudente, che rispetti i tempi e gli spazi
sociali dell’animale. La relazione è “impegnativa” nel senso che necessita di una continua
ricontrattazione dei tempi, dei modi e degli spazi. Si manifesta una marcata componente di
progressività, per cui l’interazione diventa una quotidiana conquista che muove dalla parziale
diffidenza fino alla quasi confidenza.
A differenza dei Pet tradizionali, come il cane o il cavallo, l’alpaca sia relaziona con una “socievole
indipendenza” che insegna al fruitore l’altruismo e lo scambio affettivo circoscritto.
Alla luce di queste considerazioni si può ipotizzare lo studio di fattibilità di un project work,
individuando i destinatari più adatti per interventi efficaci, attuati da personale specializzato e
opportunamente formato.
Bibliografia
Gianni Berna – L’alpaca in Italia – Dieci anni di esperienza nell’allevamento dell’alpaca- M.I.R.
Edizioni. – 2006 -
Sitografia
www.alpacadiliguria.altervista.org
www.kaserhof.it
www.cascinarossago.net
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