Sociale Sesso e Costume Il Governatore della Regione Lazio, Piero

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Sociale Sesso e Costume Il Governatore della Regione Lazio, Piero
Voci dal Sud
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Anno V° nr. 11 Novembre 2009
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Sociale Sesso e Costume
Il Governatore della Regione Lazio,
Piero Marrazzo, sorpreso in compagnia
di una trans e ricattato
fromor
Il FATTO - Una eleganmte strada di Roma, tristemente nota all’epoca del rapimento dell’onorevole Aldo Moro, via
Gradoli.
Oggi nella elegante strada romana risiedono moltissimi “trans” di alto bordo.
Improvvisamente, e senza apparente ragione, i Carabinieri fanno irruzione in un appartamento e trovano in atteggiamento intimo un “cliente d’eccezione”: nientemeno che l’on. Piero Marrazzo Governatore della Regione Lazio.
Qui iniziano le tristi vicende di Marrazzo e le strane cose he ancora rimangono misteriose.
I Carabinieri scattano una serie di foto egirano dei filmini della “scena del crimine” ma ... lo fanno con con i normali
mezzi di cui le forze dell’Ordine dispongono bensì con un telefonino (sic!).
Viene prelevato dal portafogli del Governatore Marrazzo il suo Tesserino di Governatore della Regione Lazio che
posto su un tavolo in altra stanza viene a suo volta immortalato dal filmato che lo ritrae a fiando di sctrisce di cocaina e
di cannucce per l’aspirazione della droga.
I Carabinieri invece che stendere regolare rapporto al proprio Comando iniziano a ricattare l’on. Marrazzo che, pare,
abbia pagato a mezzo assegni personali molte decine di centinaia di Euro (pare 60000).
Contemporaneamente sinizano una intensa attività per vendere il prezioso filmato alle maggiori testate giornalistiche
che però, visto lo “scottare” del caso le rifiutano.
Dopo molti mesi la bomba esplode e tutto viene alla luce ma non si può fare a meno di notare innumerevoli discrasie
e punti oscuri che contribuiscono a rendere maggiormente complicato il caso.
Intanti i Carabinieri (veri) che hanno effettuato il servizio (falso) di perquisizione nell’appartamento di via Gradoli
vengono denunciati ed arrestati con gravissimi capi di imputazione che vanno dalla violazione di domicilio, alla ricettazione, all’estorsione ecc.
Leggete di seguito quanto pubblicato su la Gazzetta del Sud dal giornalista Marco Maffettone.
Via Gradoli, da covo delle Brigate Rosse a elegante residenza di
molti transessuali - La strada in cui fu tenuto Moro durante il
sequestro torna sulle prime pagine
Marco Maffettone - Gazzetta del Sud
ROMA - Era passato alla storia come lo stabile del covo
Natalie, Ramona, Lora: i nomi che appaiono sul citofono
delle Br che parteciparono al sequestro di Aldo Moro 31 raccontano di un condominio trasformato in una sorta di
casa di appuntamenti multietnica.
anni fa.
Oggi il condominio di via Gradoli 96, Roma nord, torna
«Di politici e attori ne abbiamo visti tanti, chi viene
prepotentemente sulle prime pagine per una vicenda che con noi è disposto a spendere anche 1.500 euro a notte,
con il terrorismo o gli anni di piombo non ha niente a che sopratutto se c’è cocaina – spiega Sonia, 21 anni, da pochi
fare.
mesi trasferitasi a Roma da Pescara –.
Al primo piano di una delle due palazzine condominiali
Quasi tutti preferiscono le brasiliane: sono ragazze
sarebbe infatti avvenuto, nel luglio scorso, l’incontro tra il pronte a tutto, per pochi spiccioli.
presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, e un
A gestirle sono le “mamme”, maitresse brasiliane sui
transessuale di origini brasiliane di circa 30 anni.
40 anni».
Brasiliana è anche Natalie, la ragazza che avrebbe avuto
Una strada, destini diversi.
Palazzine di quattro piani in mattoncini marroni, classici l’incontro con il presidente Marrazzo. Lei nega, e sostiene
edifici anni ’70.
che «in realtà quella mattina Marrazzo era in compagnia di
«Questo condominio è rimasto com’era trenta anni fa, un altro trans». E Natalie – a quanto si è appreso – farebbe
è la gente che ci vive ad essere cambiata», spiega Pietro, pure un nome: Brenda.
58 anni, uno dei pochi italiani che vive nel condominio.
Molti dicono che già da qualche giorno Natalie ha laTanti, tantissimi gli extracomunitari e molti, moltissimi i sciato l’Italia, altre assicurano di non vederla in giro da
transessuali che hanno scelto questa elegante e tranquilla tempo. «È una brava ragazza – spiega Alice, una donna
stradina a pochi metri dalla Cassia, periferia nord di Roma, portoghese di circa 40 anni che vive da tempo in via Gradoli
per gli incontri con i propri clienti.
– ma è da molti giorni che non la incontro».
Il via vai è continuo e anche avant’ieri notte, nel corso di
Nel comprensorio regna un silenzio quasi irreale, in pouna perquisizione dei Carabinieri del Ros, erano tante le chi hanno voglia di parlare. In pochissimi ricordano del
auto dei clienti che si fermavano a pochi metri dal cancello sequestro Moro.
nero per poi sgommare via dopo aver intuito che «non era
«Vivo in questo condominio dal 1987 – racconta Raffaeserata».
le, 38 anni –. In casa ho molti libri sulle Br e su quella terri«Qui affittano perfino gli scantinati, anche mille euro bile vicenda di 31 anni fa. Queste palazzine devono avere
al mese per poco più di 40 metri quadrati – spiega Danie- qualcosa di particolare. Ora torniamo sui giornali per una
la, 38 anni, transessuale italiana –. È una sorta di alveare vicenda meno drammatica, ma per certi versi anch’essa sconquesto, a farla da padrona sono le sudamericane, quasi volgente».
tutte brasiliane».
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«Le mie sono debolezze private»
Piero Marrazzo si autosospende
Il governatore del Lazio delega i poteri al vicepresidente Esterino Montino
Diana A. Formaggio
Gazzetta del Sud
ROMA - Piero Marrazzo ha lottato per due giorni negando l’evidenza per non dover ammettere le sue «debolezze
private».
Poi, spinto dagli eventi, ha dovuto cedere: si è
autosospeso accettando un percorso che lo dovrebbe portare alle dimissioni per la fine dell’anno.
Le pressioni della maggioranza sul governatore, travolto
dalla bufera di un video hard e ricattato da quattro carabinieri in carcere, si erano fatte più intense quando i fatti
sono diventati certezze.
Così dopo avere fatto quadrato attorno a Marrazzo, dopo
che nell’immediatezza lui aveva parlato di «fango», il Pd,
davanti alle carte dell’inchiesta, ha preteso dimissioni “dilazionate”.
Strategia decisa dopo una riunione con il vicepresidente
della Regione Esterino Montino e Bruno Astorre presidente del Consiglio Regionale, alla quale è seguito un vertice
con Marrazzo.
L’exit strategy concordata: autosospensione dalla carica, delega delle funzioni al vicepresidente Montino, dimissioni per gennaio.
Sospesi anche i benefit, auto blu compresa e l’ indennità.
Per arrivare al voto a marzo, come previsto e non far
precipitare il Pd subito in una campagna elettorale che sarà
all’ultimo sangue.
Il governatore del Lazio se ne va travolto da una bufera
non solo mediatica, che poteva contenere se non avesse
testardamente negato l’evidenza di una umana debolezza,
già scritta su verbali di interrogatorio, scegliendo la strada
di allontanare l’ipotesi di anticipare il voto regionale e non
bloccare la macchina amministrativa.
Nello stesso tempo distinguendo la colpa umana dalle
responsabilità istituzionali.
La formula dell’autosospensione e il trasferimento pieno
di tutte le deleghe a Montino, nuovo “reggente” dell’esecutivo regionale, poggerà su presunti motivi di salute che
giustificherebbe un impedimento di fatto a svolgere le funzioni di presidente.
Una scelta che non ha precedenti in altre Regioni, che
trova immediatamente numerosi contrari nel Pdl ma soddisfa tutto lo stato maggiore del Pd. Il senatore Andrea
Augello chiarisce: «Mi riesce difficile accettare un pasticcio istituzionale in cui Montino diventa presidente della
Regione senza alcuna investitura elettorale popolare».
Gli fa eco Francesco Storace, già governatore del Lazio:
«Una buffonata. L’autosospensione del presidente della
Regione Lazio e la cessione dei poteri al vicepresidente
non stanno in nessun articolo dello statuto regionale.
Montino potrà sostituire assessori? Promulgare leggi? Effettuare nomine? La risposta è no».
Il Pd, compatto ieri nel dimostrare solidarietà a Marrazzo,
e unito oggi nel giudicare positiva la scelta del presidente
autosospeso.
Il pressing è perché si faccia da parte definitivamente.
I tre candidati alla segreteria del Pd, in perfetto accordo,
hanno premuto su Marrazzo perchè si dimettesse dalla presidenza del Lazio. Non sono riusciti a parlargli direttamente, ma alla fine l’uomo ha ceduto. Così, in una nota congiunta, hanno apprezzato la scelta che, «attraverso un breve percorso che garantisca il funzionamento della Regione
Lazio, è un atto di responsabilità».
Il segretario (n.d.r. all’epoca) del Pd Dario Franceschini
aveva fatto trapelare già in mattinata l’idea che la via di
uscita erano le dimissioni. Anche Pierluigi Bersani apprezza l’avvio di un percorso: «Marrazzo si è autosospeso ed
ha avviato un percorso di dimissioni. Un atto di responsabilità». Ignazio Marino già parla di «primarie per la scelta
del futuro candidato del centrosinistra». Da parte sua
Marrazzo ha tenuto a mettere alcuni punti fermi: d’aver
«detto la verità ai magistrati prima che l’intera vicenda
fosse di pubblico dominio» ma ha anche ricordato di essere «vittima». Poi la famiglia: «Ho sempre avuto come obiettivo principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei
affetti più cari». Infine, l’assicurazione: «Gli errori che ho
compiuto non hanno in alcun modo interferito nella mia
attività politica e di governo».
Il PdL chiede dimissioni “vere” ed elezioni anticipate
A meno di 48 ore dallo scoppio dello scandalo, Piero
Marrazzo si è autosospeso dalla carica di governatore del
Lazio.
Dura la reazione del centrodestra, centrata sul principio
– sostenuto per Silvio Berlusconi nei casi Noemi Letizia e
Patrizia D’Addario – che la vita privata, anche di un rappresentante istituzionale, debba essere esclusa dalla contesa
politica; e, dopo l’autosospensione del governatore, sulla
richiesta di dimissioni “vere” e di elezioni anticipate rispetto al 28-29 marzo.
Il primo a difendere Marrazzo, stamane, è stato il ministro
dell’Interno. «Non credo – ha rilevato Roberto Maroni –
che se qualcuno è stato vittima di un ricatto debba dimettersi». Per il ministro leghista, «la vita personale deve essere ‘personale, ognuno può fare ciò che crede». Poco
dopo Fabrizio Cicchitto, gli fa eco: la sfera privata deve
essere preservata dallo scontro politico. «Purtroppo – sottolinea il presidente dei deputati del Pdl – l’imbarbarimento
della politica nel nostro Paese ha una precisa responsabilità che deriva dall’attacco che la sinistra, e i suoi giornali, hanno portato a Silvio Berlusconi, proprio sul terreno della vita privata. Adesso si vede che le conseguenze
sono devastanti per tutti».