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DELIRI ETTIANI
Dal diario di una donna in via di estinzione!
All’amore dei miei genitori
e al mio adorato fratello!
Indice
 Per apparire bisogna soffrire
 Palestra
 Aspettando il sole
 La matematica
 Voglio un trapano
 Vecchi
 Il cellulare
 Alcune donne in love
 Profili di ex
 L’uomo che ci ama profondamente
 Le cassiere
 La borsetta delle donne
 La collina dei fumatori
Eccoci!
Sono una donna a ridosso degli anta che vive all’ombra del Torrazzo di Cremona.
Il mio nome? E’ un nome comune e corto che nel pronunciarlo impegna tutta la bocca.
Il mio cognome? Inizia con la T e a volte presa da umana voglia di essere ricordata, immagino di
essere predestinata arrivando a fantasticare di poter diventare la sesta T di questa piccola cittadina
di provincia che ha dato i natali a Mina la Tigre, a Tognazzi ed è famosa per il Torrazzo, il Torrone
e le Tette delle donzelle locali.
Non sono di origini cremonesi. Sono per metà romagnola (la mia parte passionale ed istintiva), e per
metà piemontese (l’altra mia parte testarda e volitiva). Cremona direi che è la giusta cittadina che fa
ago della bilancia di due nature regionali che spesso si alternano dominando il mio agire quotidiano.
Ci sono due luoghi dove mi sento veramente in stato di grazia con me stessa: la casa dei miei
genitori, nella quale abito come babbiona impenitente e ogni luogo dove ci siano libri.
Ricordo che Mozart quando venne in Italia si sorprese che in ogni casa non vi fosse un pianoforte.
Ebbene io uso lo stesso parametro di valutazione quando entro nelle case. Ecco che il mio Eden è
ogni libreria o biblioteca. Proprio in quei santuari di parole avverto una sensazione di euforica
beatitudine perché ho a mia disposizione la possibilità di fare un numero imprecisato di incontri col
solo atto di aprire un libro!
Scrivo da quando ho memoria di me. Mi è indispensabile come un atto fisiologico. Se alla sera non
mi dedico almeno cinque minuti per giocare con le parole dipingendo con esse la tela della mia
giornata appena assaporata, mi sento incompleta.
Scrivo rivolgendomi a me e a quegli amici (i miei divini) che ho e che vorrei diventassero tali
incontrando le mie parole. Ma ci pensate io in formato libro in una libreria e tu, si proprio tu che
entri e attratto dal titolo mi afferri, mi apri dandomi la possibilità di lasciare intrecciare le mie
parole ai tuoi occhi creando ricami mentali!
La parola che adoro in assoluto? Divino! Suvvia, nella vita è già tutto così maledettamente serio,
formale e triste. Concedetemi, e concediamoci, qualche guizzo di tarda neonatologia.
Lo uso con un duplice significato: divino come essere creato da Dio, quindi unico e sublime e da
DI VINO cioè un po’ goliardico. Che ne dite di un buon Barbera?!
Etta è il mio nomignolo, datomi dalla mia immensa nonna materna.
Volete sapere altro? Direi che non serve! Perché? Perché “sono solo il suono del mio passo”!
PER APPARIR BISOGNA SOFFRIR
Mi inchino a voi, miei divini.
Iniziamo!
Adoro esplorare il mondo femminile e ne sono un crociato templare!
Sicuramente vi capita di trascorre serate con amici/e la cui compagnia e conversazione è talmente
piacevole e stimolante che il tempo vola.
Poi ci sono le altre serate, quelle con amiche che vi telefonano qualche giorno prima e con voce da
gatto asmatico iniziano con brevi lamenti, ma appena voi dite la fatidica frase: “ti sento giù,
qualcosa non va?” il micio arruffato si tramuta in tigre della Malesia e inizia il ruggito! A quel
punto
le alternative sono o farvi diventare l’orecchio stile anguria, o congedandovi da lei
gentilmente, con la scusa che se entro dieci secondi non portate il cane a fare pipì rischiate che vi
allaghi casa, le dite: “ci vediamo una sera così mi racconti con calma”.
Nei giorni successivi inizia la persecuzione dell’sms : “facciamo per questa sera alle nove?”.... dopo
aver esaurito il mio prontuario di scuse, capitolo! Ok! La sera per svolgere quella sacra funzione
che è l’SOS femminile è arrivata!
La convinco ad andare in birreria (l’alcool aiuta!)
Non so se ci avete fatto caso, ma esistono donne che fanno del parlare di loro, una funzione
fisiologica al pari del respirare.
Bene! Il soggetto della conversazione era ovviamente un LUI; quel lui che voi non avete mai visto
e che vi augurate di non incontrare mai, vista la descrizione da untore che vi viene dettagliatamente
fornita. Il succo del discorso si riassume così: lei lo ama alla follia, di quel amore nato dal semplice
fatto che il LUI è il classico gallo, maestro nell’antica arte del bastone e la carota e lei si strugge
perché non capisce.
Credo che se le donne la piantassero di cercare di capire e voler spiegare ogni minimo movimento
dei peli, specialmente pubici, di un uomo, si avrebbe l’estinzione del maschio!
L’esperienza crea virtù e anche io ho il mio manuale di sopravvivenza: ordinare una birra media,
sedersi in una posizione comoda con un’ampia visuale del locale, sorseggiare lentamente , mangiare
patatine facendone di ognuna circa tre, quattro morsi (è maleducazione parlare con la bocca piena)
e darle rigorosamente ogni 15 secondi un contatto oculare
e annuire
intercalando con un
“davvero!” o un “non mi dire” o un “veramente”. Dopo circa cinque minuti necessari per innescare
il rito, allora si può dormire perché la sua voce è ormai un rumore di sottofondo. L’unica accortezza
è ogni tanto prendere un pezzo dell’ultima frase, che vi arriva come un ronzio, e chiederle di
spiegare meglio. Lei si sentirà ascoltata ed incitata a proseguire con nuove divagazioni e voi potrete
tornare a dormire!
Quella sera anziché dormire l’attenzione mi è caduta sulle scarpe delle ragazze presenti.
I modelli del momento sono principalmente due: le riesumate ballerine e le SACRE scarpe nere con
tacco a spillo!
Ho immaginato una ipotetica conversazione tra piedi (l’alcol aiuta in vari modi) quelli delle
ballerine che scherzavano, ridevano, mentre quelli sigillati nelle scarpe col tacco a spillo restavano
in apnea.
Una ragazza, con scarpe a spillo, ha attirato la mia attenzione; era aggrappata al bancone stile Juri
Chechi agli anelli; ogni tanto perdeva l’appoggio e precipitava sul suo lui che non disdegnava.
Alternava il peso del corpo prima su di un piede e poi sull’altro. Improvvisamente il colpo di scena:
si sfila leggermente una scarpa; mi dicevo è salva!!! Ma ecco che il suo lui la guarda e le fa gesto di
andare. Il dramma!!!! il piede gonfio non entra nella scarpa e allora
che fare? La giovane
cenerentola deve andare al ballo con l’amato principe. Quindi via di violenza! Spingi, spingi,
spingi… entrato! Ripresasi da quella fitta lacerante che ti perfora il setto nasale, ecco che si avviano
verso la porta; lei approfittando della ressa del locale cammina dietro di lui concedendosi una
zoppia di fuga!!! Non oso immaginare il resto della sua serata. Mi piace pensare che ad un certo
punto il dolore sia stato tanto lacerante da costringerla a togliersi le scarpe in stile “figlia dei fiori”.
E se l’amato le avesse chiesto come mai? Lei gli avrebbe sussurrato all’orecchio: “caro non sai che
sensazione piacevole sia percepire gli acari della polvere fra le dita!”
Baci al gusto mentuccia!
Etta.
PALESTRA
Miei divinizzimi ciccionizzimi, allora, avete già iniziato a smaltire le libidinose leccornie
avidamente trangugiate in questo lungo inverno?
Io sono tornata in palestra, luogo che odio in modo viscerale, che paragono ad una fiera del
bestiame, ma mi trascino in quella “stalla” umana in attesa della bella stagione per poter sfrecciare
con la mia bici per i campi della padania.
Un personalissimo sistema che uso per “digerire” luoghi, situazioni, persone, attività …. che non
amo particolarmente fare è quello di tramutare il tutto in una esperienza possibilmente costruttiva.
La palestra è un luogo che mi ha dato molti input e che trovo un altro luogo privilegiato per
osservare la fauna umana.
Vicini di cyclette
Allora… la mia scheda recita che prima di tutto si deve fare attività cardiovascolare.
Solitamente si inizia con una buona pedalata sulla cyclette di circa venti minuti. Eccomi in
maglietta bianca e pantaloni della tuta
salire come una provetta cavallerizza (meglio dire
cyclettizza) sul sellino dopo averlo accuratamente disinfettato con quella misteriosa pozione che
mettono negli spruzzini che dovrebbe contenere un disinfettante, ma credo sia acqua di risciacquo
della vasca idromassaggio. Bene, salita! Di solito saluto i miei compagni di pedalata e faccio la
splendida con la solita battuta: “allora ragazzi dove si va oggi?”. Spero sempre di trovare una/uno
un po’ ispirata/o con la/il quale chiacchierare per far passare quei noiosissimi venti minuti di
preriscaldamento. Di solito come risposta ottengo un sorriso e un breve commento in dialetto e poi
nessuno fiata più perché tutto l’ossigeno serve per portare a termine quella tortura! Ma la scorsa
settimana sono stata fortunata. Alla mia destra una signora di circa 60 anni che aveva un ritmo
invidiabile e un viso solare. Alla mia battuta ha risposto: “io sono già alle porte della città, se ti
affretti andiamo verso Soncino”. Questa è una DONNA! Ero eccitata, e abbiamo continuato a fare
scambi di battute immaginandoci sulla strada che porta proprio verso quella direzione. Non sarei
mai scesa da quella cyclette! Purtroppo lei termina prima e dopo averla salutata, rimango sola.
L’incanto dell’ immaginaria gita fuori porta si spezza quando leggo il display della cyclette che
recita: calorie 134, minuti 17! Ed ecco che il delirio salutista mi possiede: ho smaltito i quattro
biscotti secchi della colazione! Queste sono gratificazioni!
Muscoli sconosciuti
Ci sono muscoli del nostro corpo dei quali non si ha consapevolezza fino a quando li usi
risvegliandoli con particolari esercizi ed il giorno dopo vorresti strapparteli visto i dolori lancinanti
che anche il solo toccarli ti provocano. Il mio “tutor-istruttore” mi ha recentemente aggiunto i pesi
per tonificare le braccia e le spalle. Tali esercizi devono essere religiosamente eseguiti in sala
attrezzi. Per farvi capire la sala attrezzi è quel luogo dove gli uomini danno sfogo alla loro potenza
muscolare, per poi tornare a casa e farsi una intramuscolo di Toradol per ernie lombari, inguinali e,
soprattutto, cerebrali !! Entro e mi avvicino ad una panca e cerco di trovare il peso da 3 kg che devo
utilizzare. Lo afferro e mi siedo sulla punta della panchetta assumendo diligentemente la posizione
riportata nella scheda, dando inizio alla serie di ripetizioni. Non c’è cosa più barbosa al mondo,
piuttosto vado a passare le bottiglie al supermercato. Per impegnarmi guardo ai miei lati. Alla mia
sinistra è seduto uno il cui diametro di avambraccio è uguale alla mia coscia. Una donna normale
penserebbe che libidine avere una particolare intimità con un simile macho. Visto che io son donna,
ma assolutamente non normale, ho pensato: “ma come diavolo fanno due prosciutti così ad entrare
in una camicia”. Lui mi guarda e sorride! Io ricambio intimorita. Lui continua a tenere il sorriso. Un
dubbio mi assale. Che sia una estrema smorfia di dolore?!. Ma vedo che guarda il mio peso e la
bocca si allarga sempre più. Sono interdetta, ma il mio sguardo cade sul manubrio che lui sta
facendo volteggiare. Il manubrio pesa 30 kg! Che avreste fatto voi? Beh io non ho saputo
trattenermi e gli ho chiesto:” è disponibile per un trasloco?” Ma insomma facciamoli essere utili sti
uomini prosciutto! No?!
Visita ginecologica
Le fatiche muscolari sono finalmente finite e siamo alla doccia prima di tornare a casa. Sento
comune il racconto di amici maschi che nelle docce della palestra hanno visioni mostruose che
lasciano traumi indelebili. Mi spiego meglio riportandovi una frase che ricorre spesso: “Etta tu non
hai idea, io credevo di averlo di buone dimensioni, ma in doccia vedo di quelle robe!”. E poi ci
stupiamo del recente boom della chirurgia plastica al pene!
Ebbene io sono sempre molto consolatoria e racconto i retroscena delle docce femminili. Allora
dovete sapere che dopo la doccia le opzioni sono: arriva con accappatoio, arriva con
asciugamanone, arriva nuda con accappatoio o asciugamanone in mano o sulla spalla (che fa più top
porca model). Solitamente ha due tette tanto, un culo non male e ha il colorito cutaneo della
cannella con rigoroso segno del tanga bianco! Bene! Una volta sono stata fortunata, perché la
giovane Pamela era proprio mia vicina di armadietto. E’ arrivata con movimento tellurico degli air
bag anteriori, ha lanciato sulla panchetta l’asciugamano e ha preso la crema corpo sedendosi vicino
a me. Ed ecco l’inizio del rituale: apre il tubetto, ne prende una piccola quantità sul palmo e via…
ha inizio l‘oliatura della porchetta. Osservo guardinga con sguardo di sbieco quando all’improvviso
ecco che apre le gambe per non trascurare l’interno coscia. Pensate che privilegio, solo per me, la
visione del suo triangolo del piacere. Che dire? Mi è uscito solo un clik! La giovane Pamela mi ha
guardata interdetta. Io ho continuato a vestirmi. Ah, se quegli armadietti potessero parlare e
fotografare!
Vasca idromassaggio
Nella palestra oggi trovate di tutto. Ma l’ambiente che, all’inizio, mi attraeva di più era la zona
termale, dotata di bagno turco, sauna, vasca idromassaggio ecc. Il tutto dovrebbe ispirare un grande
relax. Bene! Ecco la vostra Etta che si lancia all‘esplorazione. Metto un bellissimo costumino
intero, azzurro, in cotone morbido e mi immergo nella vasca idromassaggio. Sentivo un terribile
odore di cloro. Ho manifestato al signore di fronte a me il dubbio che ce ne fosse troppo e lui mi ha
rasserenata dicendo che la prima vota si ha questa sensazione. Bene, continuo a rimanere in
ammollo. E lancio occhiate furtive al mio compagno di bolle. Lui allarga le braccia e reclina
dolcemente il capo all’indietro. Trovavo splendido il modo in cui riusciva a rilassarsi, cosa che io
non provavo. Come al solito devo sondare l’ambiente nuovo e noto che nella vasca ci sono dei
bocchettoni a distanza regolare dai quali viene sparata aria per dare l’effetto idromassaggio. Cerco
di contare i bocchettoni e vedo che uno è proprio in corrispondenza di dove è seduto quel signore
che intanto sta sorridendo in modo libidinoso… rimango interdetta e poi noto che non è seduto ma
galleggia con i morbidosi proprio sullo sfogo del bocchettone! Io che ero in ammollo con possibili
sue secrezioni?!?!?!? Come un salmone ho risalito l’uscita. Mi sono docciata e poi dirigendomi
verso lo specchio noto il bicolor del mio costume: alle spalle azzurro, la parte sotto, che era
immersa, color carta da zucchero. Aveva ragione, le dosi del cloro erano perfette!
Hostess da palestra
Lunedì scorso avevano organizzato un interessante incontro-dibattito sulla meditazione yoga. Bene!
Due amici mi avevano chiesto di iscriverli a tale incontro. Passo alla sera e mi dirigo verso la
ragazza immagine addetta alla raccolta dei partecipanti. Splendida, bionda, minigonna vertiginosa,
trucco e parrucco perfetto, di circa 22 anni. Adoro contemplare simili freschezze giovanili e se
posso faccio complimenti, che credo graditi anche se da parte di una donna. Ammiravo i suoi
atteggiamenti seduttivi nel piegarsi verso il foglio e nel trattenere con una mano la cascata di
boccoli che morbidamente seguivano ogni suo cenno di capo. Arriva il mio turno e mi accoglie con
un sorriso, che ricambio. Mi chiede i nomi. Io glieli elenco. Vedo che indugia sull’ultimo: Attilio.
Si interrompe bruscamente alza lo sguardo e mi chiede con ingenua freschezza: “come si scrive
Attilio con la L o la G?”. Ricordo di aver percepito come unica sensazione fisica del mio corpo lo
sbattere pesante delle mie palpebre. Dopo brevi istanti per rinvenire le ho risposto: “con la J” è un
nome che fa eccezione!”. Lei ha sorriso dolcemente e si è richinata vergando il foglio: “AttiJo”.
Beate eccezioni!!!!
Baci joccanti
Etta.
ASPETTANDO IL SOLE
Miei divini, ben ritrovati!
Un po’ di argomenti da ombrellone.
Sapevate che anche questo anno il topless andrà di moda? Che notiziona è ?!?! Ora la vostra vita è
completa! Ebbene dopo che quotidianamente abbiamo sotto gli occhi la nudità o la semi-nudità
delle donne italiane in ogni ambito (specialmente dello spettacolo), il topless impazzerà ancora
questa estate in Italia .
Mettiamola così, quando la cosa è di moda, è di MODA e non si discute!
Ma mi chiedo: per chi è di moda?
Per l’uomo? Immaginiamo la scena: siete in spiaggia, arriva sul lettino di fronte al vostro una
piacente donna/ragazza che segue rigorosamente la moda. Ok ! Ora guardiamo quel lui seduto due
lettini in la al vostro.
Ha notato l’arrivo e si orienta fisicamente come un radar in diagonale verso di lei. Si siede sulla
punta del lettino con arti semiflessi, mani a penzoloni, sguardo da mollusco lesso, bocca semiaperta
con un impercettibile tremore del labbro inferiore e dopo qualche piccolo buffetto con la mano
destra in zona pubica, all’apparenza per aggiustare il costume (in realtà è lo zoom maschile) staticità
marmorea! Silenzio, l’estasi è iniziata!
Ricordo ancora le parole del marito di una mia amica che, durante una cena, alla mia richiesta di
un suo giudizio maschile sull’argomento, mi rispose: “ahhhhhhhh io le guardo tutte, e faccio anche
le foto” . Ho sempre pensato che la moglie fosse affetta dalla diffusa sindrome: “l’amore è cieco”,
ma da allora penso che sia affetta anche da un’altra sindrome ben più grave:“l’amore è pure
sordo!!!!”.
Ma riprendiamo… E’ di moda per la donna?
Solitamente le opzioni che si possono accendere nel cervello femminile “fuori moda” sono:
-
bhè… io ne ho di più
-
che invidia, come vorrei averlo così
-
che mostra quella, non vede che potrebbe arrotolarsele! (alternativa: ha due foruncoli!)
-
caro, te la sogni questa sera! (opzione di fidanzata o moglie del nostro veggente tettiano)
Ovunque, ormai, sui giornali, su internet, alla TV… Il lavaggio psicologico, quella dolce e subdola
manipolazione delle menti femminile più fragili, è iniziata!
A volte adoro seguire studio aperto di italia 1 che abbonda di servizi che mi fanno capire che
l’Italia è “una repubblica fondata sulle veline”! In una edizione di questa estate si parlava di topless
(ma va?) e nel servizio venivano “intervistate” diverse ragazze alla moda! In realtà l’intervista era
alle loro ghiandole mammarie!!!!!
Una in particolare era lanciatissima nel descrivere quale sublime sensazione fosse prendere il sole
così, e poi entrare in acqua a fare il bagno senza veli. Probabilmente, a casa, lei entra in vasca col
pigiama di flanella. Ero accartocciata dal ridere. Non so cosa avrei dato per essere quel giornalista,
perché con il suo stesso sorriso ammiccante e lo sguardo morbido le avrei detto “e chissà come deve
essere per lei fare il bagno con il cranio aperto, sentire tutta quella acqua che lo riempie!”
Bene! Dopo il divertimento la solita triste consapevolezza che, forse, quando la donna la capirà che
emancipazione non è sinonimo di mercificazione, di me rimarranno solo nanoceneri!
Baci un po’ veri e non siliconati!
Etta
LA MATEMATICA
Miei divini, i miei rispetti!
come procede? Spero in totale relax.
Rassegniamoci, noi siamo un popolo di santi, poeti e navigatori e non di matematici!
Ma siate onesti. Quanti di voi hanno capito la matematica? Mai andati a lezioni private di
matematica? Qualcuno vibrava di libidine intellettiva nel pensare alla trigonometria?
Ma spingiamoci oltre. Sapevate che il premio Nobel per la fisica, Rubbia, aveva 2 in matematica e
fisica al liceo? E gli esempi si sprecano. Che lo scarso rendimento scolastico sia premonizione di
successo? Oh si, la storia è piena di illustri esempi!!!! Per me no!
Per me la matematica è sempre stato uno sport estremo. Arrivare alla sufficienza, con l’ultimo
compito in classe del II quadrimestre, l’impresa “no limits” dell’anno scolastico!
E si che studiavo, ma ogni volta che aprivo quel libro mi pareva di dover decifrare qualche remoto
dialetto della antica civiltà Egizia.
Seguivo, anche, con attenzione le lezioni della cara prof.. che, però, si limitava a leggere il testo e a
imbrattare la lavagna con esercizi e infinite dimostrazioni.
Il top delle mie gratificazioni scolastiche l’ho raggiunto quando ho incontrato proprio la prof. un
pomeriggio dopo gli scrutini. Temevo di chiederle qualcosa, ma lei mi ha preceduta
domandandomi: ” come mai in tutte le materie hai buoni voti e solo nella mia arrivi alla
sufficienza?” L’unica cosa che ho prodotto, come risposta, è stato un sorriso alla “ringhio” Gattuso.
Oggi saprei bene cosa dirle: “oh prodigio di cretiniasi, non ti viene, forse, il micron dubbio che non
sono proprio una ritardata!?!? E che se su 22 della classe, di cui tre brillano di luce propria, gli altri
19 hanno le famiglie che si stanno svenando in ripetizioni, forse, e sottolineo il forse, il problema è
il TUO!!!!”. Ma tanto sarebbe stato inutile, molti professori nel momento in cui rivestono il “ruolo”,
acquistano l’immunità da autocritica!
Ovviamente andavo a lezione, ma le cose non miglioravano. L’unica differenza era che mentre la
prof a scuola non osavi interromperla per chiedere di rispiegare, perché volevi dare l’impressione
che lo spirito di Einstein si fosse impadronito del tuo corpo, alla prof delle ripetizioni private facevi
ripetere anche più volte, tanto scema lo eri perché altrimenti a ripetizioni non ci andavi, e in più la
pagavi! Ma nulla cambiava, quindi mi ero convinta che l’unico modo (metodo anche della mia
insegnante di ripetizioni) era quello di fare quanti più esercizi possibili per trovare tutte le possibili
varianti, nella speranza che qualcosa di simile ti capitasse nel compito in classe.
Un giorno, con la ingenuità dei miei 15 anni, feci LA DOMANDA: “ma quante ripetizioni dà?”
Lei mi rispose: “ho i pomeriggi pieni, non sei l’unica e devi sapere che anche la tua prof dà
tantissime lezioni private. Pensa che alcune volte ci sentiamo per telefono (pure amiche!) e
scopriamo che io ho alcuni dei suoi alunni e lei certi dei miei”. In quel momento mi resi conto che
ero entrata nella terza dimensione!!!!
Ma la matematica è come l’amore, che arriva quando meno te lo aspetti
Eccolo il mio orso BUBU l’assistente che teneva le esercitazioni di matematica e statistica
all’università. Un uomo la cui bravura era direttamente proporzionale alla sua peluria. Non lo
vedevi in viso, ti arrivava la sua voce da una palla pelosa data dalla sommatoria di sopracciglia,
basette, barba , baffi e capelli, tendenti all’infinito .
Sapeva spiegare con parole semplici, con esempi concreti (usava le mele, le pere…), un integrale,
lo studio di funzione, la trigonometria…. improvvisamente il mio emisfero di destra si è messo in
connessione con quello di sinistra e il tutto ha vibrato all’unisono.. mi sono sentita il Valentino
Rossi dei numeri: Etta c’è!!!
E allora perché non ripristinare gli esami di riparazione di matematica a settembre, ma
rigorosamente per i SIGNORI PROFESSORI!!! In alternativa si potrebbero stanziare fondi per la
clonazione dell’orso BUBU!
Una matrice di baci!
Etta!
VOGLIO UN TRAPANO!
Miei divinissimi, ben ritrovati!
Come vanno le ghiandole sudoripare??? sono al massimo della loro produzione??? Anche le mie!
Una canzone diceva “è priiiiimaveraaaaaaaaaaa, svegliatevi bambineeeeeeeee…”
e oltre al
risveglio delle fanciulle (forse un tempo, ora soffrono di insonnia) si risvegliano anche i trapani, le
levigatrici, i pennelli… ecco che al primo sole, gli eserciti del “fai da te casalingo” iniziano i lavori.
In casa Etta solitamente iniziano in estate. Per questo anno si è deciso di avviare i restauri esterni
dei muretti e cancelli. Deciso, ora servono gli esperti. Ecco la mammotta che parte alla caccia, di
quelle razze ormai in via di estinzione che rispondo al nome di: muratore, fabbro, imbianchino. Tu
li vedi circondare i grossi complessi in costruzione o in ristrutturazione, ma quando ti servono per
semplici lavoretti, improvvisamente si estinguono. La mammotta ha fortuna e, in 3 ore, avvista tre
muratori, due fabbri e due imbianchini. Tutti promettono solennemente, con croce sul cuore, di
passare nel pomeriggio a vedere i lavori. Alle sera nessuno si è visto. Veterani , ormai la cosa non
ci sorprende! Sappiamo che se dicono che vengono nel pomeriggio arrivano tre giorni dopo, se
devono iniziare i lavori di giovedì, tu sai già che arriveranno il sabato alle 11.45 mentre ti stai
preparando il risotto alla marinara più buono della tua vita.
L’unico x-file rimane la puntualità nel pretendere i pagamenti. Se ti dicono che passano domani con
la fattura alle 12.00, ecco che alle 11:59:59 hanno già il dito sul campanello!
Purtroppo l’imbianchino ci ha dato buca. Ma due su tre è già un successo!
Che ci vorrà a dare un po’ di vernice? Decido di farlo io.
Ovviamente servono materiali e attrezzi. Nelle mie avventure ai confini della realtà,
mi
accompagna sempre mio fratello. Fino a poco tempo fa credevo fosse animato da uno sconfinato
amore fraterno, ma una volta mi disse: “vengo a vedere che combini, mi diverto troppo”. Come mi
sento amata!!!
Ok! Siamo arrivati alla mecca del fai da te: il CASTORAMA. Entriamo decisi e ci dirigiamo verso
gli utensili. Visto il nostro analfabetismo in materia, cerchiamo aiuto. Avvisto “l’uomo del reparto”,
ci avviciniamo e, sfoderando la recente pulizia dentale, gli chiedo aiuto. Lui mi guarda come se il
mio essere donna in un simile reparto sia paragonabile alla presenza di Elton John tra i nazi skin…
mi riprendo e tento di conservare il buon senso, poi vedo che nota mio fratello e guardandolo gli
dice: “andiamo!” Etta, in versione cane al guinzaglio, segue, con un livello di attenzione bravo 3!
Arrivati chiede a mio fratello che gli serve. Lui risponde: “a me niente è lei che voleva… “e mi
guarda con aria interrogativa; mi accosto a mio fratello nella speranza che la vicinanza fisica mi
permetta di avere anche un contatto visivo col nostro esperto. Nulla!!!! Mantengo una calma data
dalla
rassegnata consapevolezza che ho sempre avuto un talento naturale nel fiutare il raro
esemplare del “VERO STRONZO”! Gli spiego il tipo di lavoro che devo fare. RIDE!!!!! Ok! SEI
MORTO!!! Le opzioni sono: lo strozzo col cavo della smeragliatrice angolare, lo smonto con
l’avvitatore-svitatore elettrico, gli arieggio il cranio con il trapano a percussione; mentre vagliavo le
opzioni,
lui consiglia a mio fratello di acquistare un trapano con spazzolina metallica per
sverniciare. Mi trattengo e osservo la genialità spontanea di mio fratello, che lo guarda con pupilla
dilatata e poi fissa l’attrezzo come se fosse criptonite. Il nostro trionfo di mascolinità interpreta
tale sguardo come un affronto al suo, indiscutibile, consiglio. Ferito nell’orgoglio, aggiunge: “si
fidi, io ho fatto una cancellata da 95 metri lineari così”. E sorride come uno che ha appena espletato
un mega rutto dopo la mangiata della sua vita. CHE UOMO!!!. QUALE RARO MODELLO DI
POTENZA TESTOSTERONICA. Pensate, i miei occhi avevano il raro privilegio di adorare il
“Giove di tutti i trapani” e di poterne udire il verbo!!! A consolarmi venne il Freud che è in me: che
forse la nostra divinità compensi con i 95 metri lineari di cancellata fatti con una rotellina di ferro,
dal diametro di 5 cm, l’inappagante bricolage con la moglie!?!?! Ma….
Visto che il nostro maniero ha solo due cancelli di circa 10 metri lineari, annuisco a mio fratello e
lui gli dice “se lo dice lei…” (adoro quando gli escono così). Oltre al trapano e alla miracolosa
rotellina, ci dà anche occhiali, mascherina, guanti ecc… e ci mette il tutto in un cestello. Nel mentre
allunga il manico, rigorosamente a mio fratello, ecco arrivare una addetta di qualche altro settore,
che chiede al nostro essere perfetto informazioni; che imperdibile occasione: lei ci guarda e io le
allungo la mano; lei stordita, ma educata, me la stringe. Le dico: ” la ringrazio per il prezioso aiuto”.
Lui basito, mi guarda!!! (oh prodigio di imbecillità, ma allora mi vedi???)
Beh lo credo che mio fratello si diverte con me.. anche io, a volte, riesco a divertirmi con me!
Una trapanata di baci!
Etta.
VECCHI
Miei divini sempre ever green, spero tutto e tutti bene.
Questa volta dovete consolare me; sono veramente giù… Mi capita di rimanere in questo stato
quando mi imbatto in rari esemplari di demenza femminile, ma questa volta penso di aver
incontrato proprio il capostipite di tutta la stirpe.
Ma partiamo con ordine. Mi telefona un amica e mi invita a mangiare una pizza chiedendomi
rinforzi per consolare una sua collega, abbandonata dal fidanzato e col cuore sanguinante.
Sarò sincera, non è tanto il mio spirito di crocerossina che mi ha spinta ad accettare, quanto la pizza.
Comunque ero pronta a sfoderare la mia trousse di mancato cardiochirurgo per suturare le ferite del
giovane miocardio offeso.
Con nostra grande sorpresa la giovane donzella era già consolatissima da (cito le sue parole) “uno
che mi fa tanto ridere”. A quanto pare la vecchia tecnica del chiodo scaccia chiodo è sempre
efficace. Ottimo! In realtà un po’ mi è dispiaciuto per questo misterioso “uno” che non è neppure
degno di essere citato col proprio nome, ma pazienza.
La serata procede bene, la pizza è ottima e la conversazione scorre fluida. Ad un certo punto la
consolatissima donzella dice: “sapete cosa mi è successo due giorni fa? “
Appena qualcuno mi dice così io mi tramuto in Dumbo e rimango in apnea in attesa della
rivelazione.
Ebbene sapete che le è capitato? Provate ad indovinare; che forse abbia inciampato sul marciapiede
e sia morbidamente planata tra le braccia di un provvidenziale Gabriel Garco? O che facendo
giardinaggio abbia trovato sotto il cespuglio di rose rampicanti il Santo Graal ???? Nulla di tutto
ciò. E’ semplicemente andata a trovare i suoi nonni perché aveva due ore libere (che dolce!!!!) . Al
campanello i due non hanno risposto. Visto che ha le chiavi è entrata e ha sentito dei lamenti
provenire dal bagno. Preoccupatissima si è precipitata e appena entrata ha trovato due meravigliosi
esseri umani, di circa 80 anni, che erano in atteggiamenti molto intimi.
Ero pronta ad esplodere come un fuoco d’artificio, in un DIVINO! alla faccia di chi sostiene che
esita l’arteriosclerosi dei sentimenti. Invece sono stata bloccata dal nostro prodigio di deficienza,
che ha continuato nel racconto dicendo: “ sono rimasta impietrita sulla soglia della porta e ho detto:
ma che SCHIFO! e poi sono scappata via”
Ero mummificata. Cosa cosa??? Ma ho sentito bene???? incredula mi sono fatta ripetere. Ebbene,
lei contorcendo la fronte e assumendo una smorfia indegna con la bocca, mi ha ripetuto : “ si, ma
che schifo!”. In quel momento ho capito cosa prova un palloncino quando viene forato con uno
spillo.
Non contenta ha aggiunto: “ meno male che alla sera mi hanno chiamato e si sono scusati”.
E’ proprio vero, al peggio non c’è mai fine!!!! Pensate, questi due splendidi coniugi, disturbati in un
momento dolcissimo, hanno telefonato e si sono scusati????? Ma di che??? Di essere
meravigliosamente VIVI????? Altro che scuse, avrebbero dovuto prendere a mestolate sto
ectoplasma di nipote!!!
Era troppo. Non riuscivo a riprendermi. Vi giuro se avessi avuto dell’esplosivo al plastico glielo
avrei ben conficcato in ogni orifizio accessibile e avrei detonato!
Ho guardato la mia amica, cercando conforto, ma aveva gli occhi bassi e si continuava a pulire più
volte e nervosamente la bocca con il tovagliolo (dicono che ogni gesto ha un suo significato)
Mentre quel ignobile e nauseabondo miasma che avevo di fronte continuava a descrivere il disgusto
provato, ho cercato di reagire, ricordandomi di aver letto che Galileo scrisse il suo ultimo libro a 74
anni, Michelangelo fu nominato supervisore della cappella Sistina a 71, Grandma Moses dipinse il
primo quadro a 70 anni, Duke Ellington a 66 anni fu escluso dalla rosa dei candidati al Premio
Pulitzer commentando: “bene, Dio non voleva che diventassi famoso troppo giovane”. Pablo Casals
aveva 85 anni quando tenne un concerto alla Casa Bianca, la meravigliosa Susan B. Anthony fu
presidente delle suffragette fino a 80 anni e a 52 fu arrestata perché aveva votato per la prima volta;
e per finire, a 95 anni George Bernard Shaw si è fratturo una gamba perché cadde dall’albero che
stava potando.
Già… tutto ciò fa veramente schifo!!!!
Baci gusto mela verde.
Etta
IL CELLULARE
Eccomi nuovamente a voi, miei divinissimi!!!!
Che sono quei conati di vomito???? Su su .. forza… fate dei bei respiri… tranquilli, questa volta
nulla di terrificante! Vorrei sfogarmi con voi su un argomento che mi ossessiona: l’uso del cellulare
alla guida. E’ legge: e’ vietato l’uso del cellulare alla guida a meno che non si ricorra all’auricolare
o al viva voce. Bene! Tutti lo sanno e tutti non lo fanno! Fin qui nulla di strano…
Però dovrebbero dotare le macchine di congegni particolari. Ad esempio, una sorta di ariete non di
sfondamento, ma di avanzamento da azionare quando siete alla guida e vi capita di avere davanti
colui/colei che infrange la legge. Non so se ci avete fatto caso, ma appena ha inizio la
conversazione, parte la decelerazione.
Solitamente ho una soglia di tolleranza che rasenta il patologico quando sono alla guida. Per farvi
un esempio, mi fermo sempre ai passaggi pedonali e aspetto tutti, ma proprio tutti. Faccio una
parentesi. Vi consiglio di andare a Parma; i parmensi sono fantastici nell’esercitare il loro diritto di
pedoni, fino ad immolarsi. Infatti loro non attraversano, ma si buttano proprio sulle strisce pedonali
anche se hanno il femore a 15 cm dal cofano dell’auto. Fine parentesi.
Inoltre non metto mai pressione alle autoscuole stando a tre millimetri della marmitta, anzi, mi
piace vedere cosa combina il giovane patentando, e sorrido nel rievocare il mio imbranamento degli
inizi che poi si perde, come tutte le cose nella vita, con l’uso.
Solitamente sono molto tollerante anche con chi parla al cell, sorpasso appena posso e al più mi
limito a sfoderare qualche insulto farmacologico tipo: incredibile benzodiazepina, o che ti venga un
naprossene sodico ecc…
Ma giovedì scorso qualcuno mi ha fatto una fattura. Adoro andare a Brescia facendo la strada
“libera” ed evitando l’autostrada se gli orari me lo consentono. Ero appena uscita da Cremona e mi
stavo facendo ipnotizzare dai lampi di verde dei filari degli alberi che costeggiano la strada e dai
muri di grano dei campi dietro, quando in lontananza si immette un Suv … l’andatura è accettabile;
ma improvvisante il Suv inizia a rallentare. Le dimensioni della mia “popotina” non mi permettono
di vedere. Cerco di portarmi verso sinistra, ma nella corsia opposta è un continuo sopraggiungere di
macchine… finalmente riesco a vedere davanti al suv: il vuoto!!!! La cosa mi infastidisce e guardo
meglio l’autista … eccolo…è al cellulare!!! Ero proprio irritata perché non mi era possibile superare
e, in più, ero obbligata ad una andatura a yo-yo. Guardavo il contachilometri e oscillavamo tra i
90Km/h per 10 secondi e 70-75 km/h per 30 secondi … avevo le tre fette biscottate della colazione
a livello tonsille…. Paziento e arriviamo nei pressi di Manerbio. Ecco che la strada è libera e allora
mi lancio in un sorpasso. Fatto! Finalmente libera. Nel mentre saturavo l’abitacolo di gentili epiteti
basso anatomici verso il pilota del Suv, arrivo al semaforo del paesino prima di Brescia. Approfitto
del rosso per cambiare un cd, ma mi cade e viene verde. Mollo tutto e nella infinitesima frazione di
tempo che mi serve per schiacciare la frizione e innestare la prima ecco che da dietro mi parte una
clacsonata che mi inverte gli organi interni. Non ci crederete è il cellular-man del suv che esce
dalla fila e mi passa con una accelerazione da 0 a 70km/h in 5 secondi accompagnando il tutto con
un gestaccio. Giuro! Se al posto dei fari avessi avuto dalle testate nucleari, non avrei esitato! Il suv
scompare all’orizzonte…riprendo a recitare i miei insulti bassi anatomici associando le relative
secrezioni. Bene… mentre cercavo di farmi passare la over dose di adrenalina, arrivo a Brescia. Mi
arresto al semaforo di piazza Venezia e accanto a me c’è una pattuglia della polizia stradale. Adoro
le divise, non tanto per il ruolo, ma ho sempre pensato che sollievo sia svegliarsi la mattina e non
avere il problema di come vestirsi per andare al lavoro. Nell’attesa del verde guardo i prestanti
agenti e vedo che quello alla guida sta parlando al cellulare. Ma questo è un incubo!!! Inoltre la
coda dell’occhio mi cade sulla auto dietro di loro… come è possibile, è il “Massa del Suv”. Che
forse si sia fermato ad un distributore….Guardo meglio… non ci crederete è al cellulare pure lui.
ESORCIZZATEMI VI PREGO!!!!
Sconsolatissima, riparto al verde, ma guardo nello specchietto retrovisore. La macchina dalla
polizia non riparte… e il suv rimane ben fermo dietro agli agenti. Come mai prodigio di
stronzaggine non usi i tuoi 3.000.000 di herz di clacson e non fondi la frizione???
Mettiamola così, a volte la polizia c’è e non sa quanto sia utile!
Baci sapori frutta
Etta
PROFILI DI EX:
In ogni bar che si rispetti, le donne e gli uomini, al tavolo, parlano di amori attuali e di ex che
vengono descritti come rari esemplari di mascolinità o femminilità alla mollica di pane.
Tutte noi abbiamo avuto ex, che ricordiamo in modo romantico o che appena qualcosa o qualcuno
ce lo ricorda mentalmente (raro fisicamente), facciamo la mossa di bacino alla Michael Jackson!
Ebbene… mi siedo al tavolino e spettegolo un po’ sui miei ex, ma dopo tocca a voi! I maschietti
sono invitati a parlare delle proprie ex! In questo bar la par condicio è una regola!
L’uomo sigla: definisco così la mia relazione con un informatico. Non so se siete degli esperti di pc
o se avete tecnici o amici appassionati che vi aiutano ad orientarvi nel grande universo del web.
Ebbene nel periodo in cui ero fidanzata con il mio uomo informatico, mi sentivo particolarmente
protetta dalle insidie della rete. Mi bastava fare una telefonata e nel giro di pochi secondi avevo una
risposta risolutiva e a gratis. Sono una persona che adora imparare dal proprio uomo e ho chiesto
alla mia informatica metà di condividere con me il suo sapere. Ricordo bene quella sera, in cui alla
mia richiesta il locale ha fatto da cassa di risonanza alla sua risata! Una volta che si è ripreso ha
aggiunto: “ma cosa vuoi sapere? Come le persone grandi?” Solitamente i coltelli delle pizzerie sono
affilati e seghettati, in quel momento l’ho trovato un bisturi ottimo per fare una bella lobotomia al
mio informatico stronzo! Ma ho trattenuto il mio istinto da anatomo patologo e gli ho chiesto
spiegazioni. Allora lui mi ha detto: “ok! Vediamo cosa capisci se io ti dico che i PES vengono
incapsulati in un TS o in un PS” Beh! Io avevo capito perfettamente!!!! Infatti gli ho risposto:
“amore, un PORT”. Lui mi dice: “è???” Ed io: “ Ma come non sai neppure interpretare il linguaggio
di noi piccole??? Semplice no: proprio ora rapporto terminato!”
L’uomo salutista: esistono uomini che fanno del loro corpo un tempio di torture. Mi ero persa per
un bel masculo che aveva la fissa della mente sana in corpo sano. Ma in realtà del corpo sano in
mente optional. E’ proprio vero che riesci a conoscere una persona appena ci passi qualche giorno
insieme. Ebbene partiamo per una vacanza. La sua giornata era scandita da orari rigidissimi del
tipo: sveglia, ginnastica facciale per attivare i muscoli del viso rimasti flaccidi durante le rigorose 8
ore di sonno, qualche minuto di stiramenti per riattivare anche i restanti muscoli del corpo, doccia,
corsetta, colazione a base di cereali, frutta, no caffè, no the, no grassi, partenza per una camminata
di minimo 10 km in salita. Arrivo alla meta e solo dieci minuti di relax e di contemplazione del
panorama, pranzo a base di verdura, frutta e riso. Ripresa del cammino per ritornare; arrivati via in
bicicletta alla scoperta degli angoli più caratteristici del luogo, piccola merenda a base di frutta, poi
ritorno, cena a base di proteine e verdura, no alcool, passeggiata serale per la digestione e poi
doccia, crema idratante e alle 11.00 bacino sulla fronte e nanna.
Ho seguito la tabella di marcia il primo giorno, domandandomi se era tutta scena o se anche il
secondo giorno si sarebbe ripetuto questo delirante rituale. Il secondo giorno l’inizio è stato identico
e dopo la medesima colazione ecco la proposta di incrementare i km da 10 a 12 (più due ogni
giorno) della camminata della mattina, con altro giro in bici nel pomeriggio. Bene!!! Gli ho
augurato una piacevole gita ho preso un libro e me ne sono stata spamparazzata sulla veranda a
leggere, dormire e a cercare un mezzo per poter tornare a casa il giorno seguente. Alla sera a cena
mi sono permessa di chiedergli quale spazio occupa il sesso nella sua settimana e se lo considera un
esercizio fisico o un mantra psichico. Risponde: “di solito lo faccio la domenica, perché è il giorno
di riposo che mi concedo dall’esercizio settimanale che quotidianamente svolgo in palestra”.
Ricapitoliamo …. eravamo partiti il mercoledì sera, ho seguito la sua tabella il giovedì, era venerdì
sera. Io sono ripartita il sabato mattina. Chissà come ha riposato la domenica!!!!
Meglio una mente in un corpo non perfetto, discretamente sano, ma godereccio!!!!
Baci rigorosamente alla panna e cioccolata!!!!
Etta
L’UOMO CHE CI AMA PROFONDAMENTE!
Alcuni mesi fa una mia amica innamoratissima, mi ha invitata un pomeriggio a prendere un
aperitivo con il suo nuovo lui. Solitamente se una amica insiste per presentarti il suo maschio o è
perché è un figo pazzesco e vuole mostrarti la SUA opera d’arte, o ha bisogno di aiuto per prendere
una decisione! Incuriosita, specialmente dalla sua insistenza, ho acconsentito. Arrivo al bar e li
vedo. Mi avvicino e saluto la mia amica e stringo la mano al suo lui che è un bel tipetto. Tuttavia,
già la stretta di mano mi mette un dubbio. Esistono molte strette di mano. Quella forte, rapida a
mano piena accompagnata da uno sguardo fisso e deciso (che prediligo), quella che non è una
stretta, ma una morsa da frattura del metacarpo alla quale fai di tutto per sfuggire, quella con mano
molle e sudaticcia che ti dà un brivido di terrore da contaminazione di qualche strana pestilenza e
quella del nostro lui: a mano piatta e di sfuggita come se tu avessi della vaselina sul palmo.
Poi mi guarda da capo a piedi mentre la mia amica sorride nervosa. Ci sediamo. Lui si siede accanto
alla sua fidanzatina stravaccato con gambe aperte e totalmente appoggiato con la schiena allo
schienale, braccia sui braccioli e con testa a radar. Forse meglio dire che segue come un magnete il
passaggio di corpi femminili in transito. Questo prototipo di uomo è il mio preferito, nel senso che
se rimanessimo sulla terra solo io e un uomo simile si arriverebbe all’estinzione del genere umano!
Ma ecco che una fanciulla si siede vicino al nostro tavolo. Il fidanzato della mia amica inizia a
puntarla. Io parlo, la mia amica risponde, lui grugnisce e ammicca sorrisi mentre fissa quella povera
disgraziata seduta dietro di noi. Mi giro e guardo bene quale opera d’arte abbia scatenato l’estasi del
nostro uomo. Biondina, giovane, normalissima, ma RESPIRA!!!!
Vi è certamente capitato che quando siete sedute ad un tavolo c’è qualche masculo che vi guarda.
Di solito non me ne accorgo, perché la mia concentrazione è totale verso il/la o i miei interlocutori.
Ma a me dà un fastidio fisico. Mi piacerebbe molto (se solo lo sapessi fare) girarmi verso di lui ed
emettere un rutto tale da provocargli un distacco del timpano! Ma, non essendo dotata di tale abilità,
di solito lo fisso e vedo la reazione. Se abbassa lo sguardo allora lascio stare, se continua reagisco e
gli chiedo se ha bisogno di qualcosa o se è colto da amnesia temporanea e non ricorda il mio nome.
Solitamente il rito del patetico corteggiamento del nostro casanova finisce subito! Ma ci sono
donne, come la nostra fanciulla seduta al tavolo dietro, che ne sono lusingate (santa ingenuità!!!) e
allora assumono una postura più sexy, ridono per un nonnulla, si toccano i capelli o i monili e
lanciano occhiate furtive per vedere se lui ancora le guarda ecc… Tornando a noi. Ero furiosa, e
guardavo la mia amica, che non è stupida, e che soffriva. Io non tollero una cosa simile. Lo trovo
maleducato e una gravissima mancanza di rispetto nei confronti della ragazza con cui stai. Ho
reagito! Gli ho mollato un calcio nello stinco. Lui ha emesso un gridolino di dolore e mi ha detto:
“ma sei pazza?!”. E io: “no, volevo vedere se eri in stato vegetativo o vigile, ho appurato la tua
risposta al dolore, sai ti stavamo perdendo”. Mi sono alzata e me ne sono andata….e…. e la mia
amica mi ha chiesto un passaggio in macchina! Decisione presa!
Altri dotati di radar sensibile al transito femminile sono alcuni uomini alla guida. Una volta un’altra
mia amica mi ha dato un passaggio con il suo lui in stazione. Io ero dietro, loro davanti. Lui guida e
ad ogni fanciulla che vede per strada si gira e le guarda il lato B. Vedo la mia amica irrigidirsi, ma
non dire nulla. Ero schifata. Io queste cose le odio in modo viscerale. Ora, dico ai maschietti,
quando siete da soli, potete anche farvi scendere la goccia di bavetta al lato della bocca per
l’acquolina che provate nel vedere una figliola. Ma vi prego, quando siete in compagnia della vostra
lei (ed amica!), cercate di fingere! Stavo zitta, per amicizia. Ma ad un certo punto ci fermiamo ad un
semaforo e lui sorride alla ragazza alla guida in una macchina vicino alla nostra. E quella sorride e
fa ciao con la manina!!!!! Era troppo! Ripartiamo e inizio: “nnnnnnooooooooo ma guarda che
figo???” e la mia amica si gira e mi dice: “che hai detto Etta?”. E io : “non guardare me, guarda la,
sulla destra che manzo! Non ho mai visto un culo così perfetto”. La mia amica si gira e lo fa anche
il suo lui. Proseguiamo e io continuo: “aaaaaaaahhhhhhhhhhhh ma oggi solo pezzi da novanta ci
sono in giro, guarda quello fermo all’edicola, ha un pacco che è la fine del mondo e poi le spalle.
Diomio che pezzo di uomo!” La mia amica inizia a capire e mi dà filo. Lui si fa serio e la sua guida
più nervosa. Altro semaforo. Si avvicina un BMW con un discreto quarantacinquenne alla guida. Io
mi porto verso il finestrino e inizio a sorridere e a fare ciao con la manina. Lui sorride divertito e
ricambia il saluto molto compiaciuto (a volte sono fortunata!) Ripartiamo e il moroso della mia
amica da quel momento si è solo concentrato sulla guida. Che abbia capito??? Ma… speriamo!
Baci alla citrosodina
Etta
LE BORSETTE DELLE DONNE
A volte sono una donna normale e confesso che ho una passione sfrenata per le borse. Non so bene
da dove derivi, forse dal fatto che da piccola era sempre mia mamma a scegliermi lo zaino
scolastico che puntualmente a me non piaceva e da allora devo aver sviluppato una sorta di
compensazione del trauma con la mania di acquistare borse di ogni genere, forma, modello, tipo
ecc. La borsa della donna è un universo misterioso. Ma trovo che sia una interessante chiave di
lettura per svelare la psiche femminile, nel senso che dal tipo di borsa preferito si comprende che
tipo di donna lei sia. Questa è la mia personalissima visione. Che ne dite??? Proviamo!
Donna dalla borsetta grande: necessita di spazio, creativa, organizzata (deve portare dietro di tutto),
previdente, discretamente disordinata (disordine funzionale). Una borsa che viene spesso lanciata, e
non appoggiata con delicatezza, nella quale si ravana per ore prima di trovare l’oggetto che si
incastra negli angoli più irraggiungibili o si mimetizza tra gli altri oggetti. Dentro trovate di tutto:
dal cellulare, portafoglio, trousse del trucco… al cacciavite!!!
Donna dalla borsetta rigida: maniaca dell’ordine, inflessibile, metodica, severa… Solitamente nella
sua borsa tutto è incastrato in modo perfetto, viene revisionata ogni giorno, non c’è mai nulla di
superfluo. Viene appoggiata con cura, attenzione e portata con classe!
Donna con borsetta piccola: essenziale, spartana, che vive la vita gustandone il momento. Di solito
il contenuto è costituito da un cellulare, i soldi in un taschino o ripiegati all’interno della patente e
l’immancabile rossetto. Il resto? Non serve!
Io sono del primo tipo e se venite a Cremona e in un parcheggio notate una mora che sta
imprecando e rovesciando a terra il contenuto della borsa alla ricerca delle chiavi della macchina,
magari fermatevi, vi saluto volentieri!!!!!
Baci sparsi
Etta
LE CASSIERE
Recentemente è uscito un libro di una ex - cassiera francese che analizza i traumi che una cassiera
di un supermercato subisce dal cliente.
Leggendolo l’ho trovato curioso e mi sono fatta una bella autoanalisi; solitamente saluto e auguro
pure una buona giornata o un buon fine settimana a seconda del giorno in cui vado a fare la spesa.
Non mi sono riconosciuta in nessuno di quei racconti, forse solo quando mi squilla il cell alla cassa,
di solito rispondo! Ma vi racconto la mia esperienza con una cassiera, o meglio, con la capa delle
cassiere. Era Natale e mi sono recata al media word per acquistare i soliti cd per fare diversi regali
ad amici e parenti. Sono in cassa e siamo solo in quattro. Improvvisamente la cassiera chiede il
cambio perché si sente svenire. La vediamo dileguarsi. Arriva la capa delle cassiere (così si
definisce lei). Alta circa 1,65, riccia, con occhiali, occhi a punta, voce stridula; si siede facendo
fatica vista la mole fisica. Il primo uomo viene servito e lei sfodera un sorriso ammiccante e inclina
leggermente il viso da un lato nel mentre gli augura un sereno Natale. Passa il secondo ragazzo, che
ha molti acquisti e lei commenta che le “sue” cassiere non reggono il ritmo e che quella era già la
terza della settimana che era crollata….ecc. Anche il secondo ragazzo viene salutato in modo
melenso con una frase dolcissima di augurio natalizio, accompagnato dal solito ammiccante sorriso.
E’ ora il turno del terzo uomo. Un bel ometto, alto, moro… a lei non può sfuggire. Infatti si fa lenta
nel passare gli oggetti e lo guarda ad ogni passaggio sulla fotocellula del prodotto acquistato. Avevo
le guance che mi facevano male dallo sforzo che facevo per trattenere una grassa risata. Lui, lo
splendido, per nulla stupido, ricambia con ampi sorrisi agli sguardi di lei e fanno simpatici scambi
di battuta. Nel mentre lui le porge il bancomat lei inavvertitamente gli sfiora le dita. Noto che un
leggero tremore del sopraciglio la tradisce per il brivido di piacere provato. Rido, abbassando la
testa! Il nostro terzo macho se ne va e lei lo guarda allontanarsi. Ora è il mio turno. La saluto e lei
accenna un sorriso con la testa bassa. Passa veloce i cd e rapida mi prende i contanti e mi dà lo
scontrino. Poi guarda quello dopo di me. Io non mi allontano, la fisso e lei mi guarda interdetta. E io
le dico: “a me gli auguri no? Se vuole la prossima volta non mi faccio i baffi”. Giro i tacchi e me ne
vado, mentre lei mi lancia uno sguardo satanico.
Ebbene, una ha scritto un libro descrivendo i traumi che alcuni comportamenti di clienti lasciano
alle cassiere; ma nessuno scrive della maleducazione di certe donne-cassiere verso i clienti?
Baci al gusto mirtillo!
Etta
LA COLLINA DEI FUMATORI
Racconto horror??? Proviamo!
- Mi dia due pacchetti di Malrboro rosse.
- Ecco a lei!.
- Vedo che ne tiene pochi di tabacchi.
- Si! Nel paese nessuno fuma, le vendo solo ai forestieri di passaggio, come lei.
- Strano, non posso crederci, in questo piccolo paesello alle pendici delle prealpi parmensi nessuno
fuma?.
- Si! E’ proprio così! Crediamo ancora alla leggenda!.
- Leggenda?.
- Si! Non ne ha mai sentito parlare della collina dei fumatori?.
- Avrei dovuto?.
- Vero! Lei viene da lontano! E’ una vecchia storiella nata all’inizio del novecento, e si riferisce a
quella collina che lei vede proprio di fronte al campanile della chiesa. Vede là?!?!.
- Si! Pare una collinetta adatta alle capre. Ma mi ha incuriosito, mi racconti.
- Non c’è molto da raccontate, nasce da una maledizione di una sposa del paese, che ripeteva al
marito di non fumare più, che ne sarebbe morto. E così fu! Dopo solo sei anni di matrimonio morì e
la poveretta, sola con 4 figli, dalla disperazione lanciò una maledizione contro i fumatori dopo aver
trovato morto il marito proprio su quella collina.
- Che scemenza!!!!.
- Già! Ma se ha tempo vada sulla collina, prendendo il sentiero a fianco del campanile, è una
passeggiata di soli dieci minuti e il panorama merita da lassù.
- Ok! grazie e arrivederci.
- Prego! E …. arrivederci!!!.
Maledizioni, leggende. L’uomo sa farsi male da solo. La collina dei fumatori, sembra il titolo di una
canzone di quei gruppi di fattoni degli anni ‘70. Ma si, andiamo a fare quattro passi su sta collina
visto che ho guidato per 5 ore e ho le gambe indolenzite.
Mio padre viveva di queste superstizioni medioevali. Odiavo mio padre e ho sempre fatto tutto il
contrario di quello che faceva o mi diceva. A 58 anni sono tutto il contrario di lui.
Mi diceva “i soldi non fanno e non danno la felicità”; ripeteva come una preghiera che lui con un
onesto lavoro e l’amore sincero della sua donna era l’uomo più ricco del mondo. Io ho passato la
vita a fare soldi; stupido uomo che eri, con i soldi puoi tutto, compri cultura, potere, amore,
amicizie, comodità.
Quando dovevo sposarmi ripeteva: “moglie e buoi dei paesi tuoi”. Ho sposato una brasiliana e,
diomio, che scopate con quel culo! Altro ritornello “i figli saranno le tue mani nel modo”. Ho tre
figli e appena alzati aprono il giornale e cercano sui necrologi il mio nome, per passare all’incasso.
Ho iniziato anche a fumare pur di fargli un torto. Ogni volta che accendevo una sigaretta in casa i
suoi occhi diventavano lucidi e io ne godevo!
Pensavo peggio, il sentiero ha una salita graduale e la giornata è splendida. Che silenzio qui! Papà
ricordi al tuo letto di morte che mi hai chiesto: “seppelliscimi in un posto tranquillo, in un paesino
piccolo e silenzioso”. Qui ti sarebbe piaciuto. Invece io ti ho seppellito in città!
Ma che c’è laggiù?!?! Lapidi?!?!?!
Non ci posso credere. Ma non è possibile che qualcuno sia sepolto qui. Ecco perché il tabaccaio mi
ha detto di venire, deve essere na trovata turistica, mettono finte lapidi per farne un luogo da
pubblicità progresso. Che idiota sono stato… quando si dice l’anima del commercio! Ma leggiamo!
Fumavo perché avvelenarsi è un sottile piacere; beh questo dalla vita ha capito tutto.
Fumavo perché ero una donna emancipata; si, l’emancipazione femminile è proprio fumo!
Fumavo perché il cancro viene solo agli altri; ovvio, non si crepa di solo cancro!
Fumavo solo sigarette leggere; che pirla, ma allora perché cazzo fumi!
Fumavo perché Che Gevara fumava; si, peccato che lo hanno forato come un gruviera!
Fumavo perchè 10 sigarette che vuoi che facciano?!; un altro pirla, che le conta pure!
Fumavo la pipa perché altrimenti nessuno mi considerava un intellettuale; mai saputo che nella pipa
ci fosse il sapere.
Fumavo perché volevo morire, e ci sono riuscito; che imbecille, sparati, fai prima!
Che idiozie, venendo qui credono che leggendo uno smetta di fumare. …. Ma?!?! E lei che ci fa
qui?!?! Nooo, noooooooo!
Baci un po’ veri, senza fumo!
Etta
“L’importante è che la donna dia la consistenza della propria anima”.
(Alda Merini)
Grazie!
Buon tutto!
Etta