analisi congiunturale sull`agricoltura lombarda

Transcript

analisi congiunturale sull`agricoltura lombarda
in collaborazione con le Associazioni regionali dell’Agricoltura
ANALISI CONGIUNTURALE
SULL’AGRICOLTURA LOMBARDA
4° TRIMESTRE 2014
FEBBRAIO 2015
2
INDICE
1. Le principali tendenze
pag. 5
2. L’andamento dell’agricoltura lombarda nel suo complesso
pag. 10
3. Il settore cerealicolo
pag. 30
4. La demografia imprenditoriale dell’agricoltura in Lombardia
pag. 44
5. Appendice statistica
pag. 48
3
4
1. LE PRINCIPALI TENDENZE
Il quarto trimestre 2014 conferma il peggioramento congiunturale che
avevamo registrato nello scorso trimestre. Dopo che il primo e il secondo trimestre
2014 avevano fatto scorgere qualche timido segnale di miglioramento nella situazione
congiunturale dell’agricoltura lombarda, il terzo trimestre era tornato a manifestare
una netta prevalenza di dati negativi. Questa tendenza viene confermata dai dati del
quarto trimestre.
Tutte le principali variabili analizzate nelle interviste realizzate nel corso
dell’indagine hanno fatto registrare un segno negativo, sostanzialmente in linea con
quanto avevamo registrato nel terzo trimestre.
L’unico fronte su cui si registrano dei segnali positivi è quello dei costi di produzione
che manifestano i miglioramenti più significativi: la corsa dei prezzi dei mezzi
correnti di produzione segna una battuta di arresto grazie al crollo dei prezzi di mais,
soia e orzo, che incidono in misura determinante sui costi di alimentazione degli
allevamenti, e alla caduta delle quotazioni del petrolio, che invece interessa tutte le
aziende agricole. Come abbiamo più volte segnalato nelle precedenti indagini,
l’aumento dei costi di produzione è stato una delle principali cause della crisi che sta
interessando l’agricoltura lombarda e più in generale quella italiana: solo da una netta
inversione di tendenza su questo fronte potranno derivare gli influssi positivi in grado
di avviare una nuova fase di ripresa. Va segnalato che per la prima volta non si tratta
di una battuta di arresto della crescita dei costi di produzione ma di una vera e propria
diminuzione, come emerge anche dalle interviste realizzate nel corso dell’indagine.
Tuttavia le spese per l’acquisto dei mezzi di produzione rimangono comunque
molto elevate e la debolezza della domanda dei prodotti agricoli non permette di
compensare i costi elevati con un aumento dei prezzi di vendita, condannando le
imprese agricole ad una redditività negativa.
L’altra faccia della crisi è infatti rappresentata dalla debolezza dei consumi
alimentari: come abbiamo già osservato nelle precedenti indagini, la crisi dei
consumi dovuta alla diminuzione del reddito disponibile e alle aspettative negative ha
5
ormai colpito anche quelli alimentari, tradizionalmente meno sensibili all’andamento
congiunturale, inducendo i consumatori a cercare di risparmiare sui prezzi, nel
tentativo di mantenere invariati i volumi del carrello della spesa riducendone i costi. In
realtà su questo fronte si è manifestato un timido segnale di cambiamento: i dati
Istat sulle vendite al dettaglio nel mese di novembre 2014 fanno registrare una
crescita della vendita di prodotti alimentari dello 0,2% rispetto al mese precedente. Se
il confronto viene però operato con novembre 2013, il dato risulta ancora negativo,
con una diminuzione del -2,2% e anche se consideriamo i primi undici mesi del 2014
le vendite di prodotti alimentari risultano minori dell’1,3% rispetto allo stesso periodo
del 2013. Si tratta quindi di un segnale veramente troppo timido per potere parlare di
inversione di tendenza.
Il maltempo ha poi continuato a colpire l’agricoltura lombarda, risultando una
componente sicuramente rilevante nel determinare il permanere dello stato di crisi in
cui versa il comparto agricolo regionale. Le incessanti precipitazioni di novembre
hanno ostacolato le pratiche colture e allagato i campi appena seminati. Eventi
calamitosi si sono manifestati nel Mantovano (tromba d’aria a metà ottobre), lungo
l’Adda e l’Oglio (esondazione a novembre) e nel Varesotto (esondazione del Lago
Maggiore).
Continua, nel terzo trimestre 2014 (ultimo dato disponibile), l’andamento molto
positivo delle esportazioni di prodotti dell’industria agroalimentare a livello
nazionale (+3,4% in termini tendenziali rispetto al terzo trimestre 2013; vedi tabella
1.1). Negativa, invece, sempre a livello italiano, la variazione tendenziale in valore
delle esportazioni di prodotti agricoli (-4,6%). Nel complesso le esportazioni
agroalimentari crescono del 2,1%, in termini percentuali, leggermente meno delle
esportazioni totali, che invece crescono del +2,2%.
Ancora una volta la performance delle esportazioni lombarde dei prodotti
dell’industria agroalimentare risulta migliore di quella nazionale: rispetto ad un
anno prima le esportazioni crescono del +4,7%. Più positivo anche l’andamento
delle esportazioni di prodotti agricoli, che nel terzo trimestre 2014 crescono del
5,5% rispetto ad un anno prima. Per il complesso del settore agroalimentare la
6
crescita è pari a +4,7%, una performance molto migliore di quella delle esportazioni
del totale dei prodotti dell’economia lombarda, che invece crescono del +1,3%.
TABELLA 1.1
Esportazioni agroalimentari in valore (Euro)
(III trimestre 2014 provvisorio, III trimestre 2013 revisionato)
Lomba rdia
MERCE
III trim 2 0 13
AA011- Prodotti di colture agricole non permanenti
AA012- Prodotti di colture permanenti
Ita lia
III trim 2 0 14
Var %
III trim 2 0 13
III trim 2 0 14
Var %
36.432.661
39.179.418
7,5
337.511.765
327.126.841
- 3,1
29.001.138
30.957.667
6,7
800.208.145
746.757.146
- 6,7
AA013- Piante vive
1.196.705
1.151.559
- 3,8
56.559.762
59.082.362
4,5
AA014- Animali vivi e prodotti di origine animale
5.947.987
5.069.322
- 14,8
42.863.241
34.135.621
- 20,4
AA02- Prodotti della silvicoltura
807.189
663.427
- 17,8
23.506.597
25.147.541
7,0
1.493.676
1.988.049
33,1
55.219.038
62.727.097
13,6
Agric oltura , silvic oltura e pe sc a
74.879.356
79.009.442
5,5
1. 3 15 . 8 6 8 . 5 4 8
1. 2 5 4 . 9 7 6 . 6 0 8
- 4,6
CA10- Prodotti alimentari
1.053.979.814
1.094.378.905
3,8
5.227.369.151
5.437.211.819
4,0
CA11- Bevande
219.639.773
239.108.391
8,9
1.708.331.012
1.736.187.226
1,6
CA12- Tabacco
7.704
60.603
686,6
7.252.386
7.626.126
5,2
Industria a lime nta re , be va nde e ta ba c c o
1. 2 7 3 . 6 2 7 . 2 9 1
1. 3 3 3 . 5 4 7 . 8 9 9
4,7
6.942.952.549
7 . 18 1. 0 2 5 . 17 1
3,4
ES P O RTAZIO NI AG RO ALIMENTARI
1. 3 4 8 . 5 0 6 . 6 4 7
1. 4 12 . 5 5 7 . 3 4 1
4,7
8 . 2 5 8 . 8 2 1. 0 9 7
8 . 4 3 6 . 0 0 1. 7 7 9
2,1
ES P O RTAZIO NI CO MP LES S IV E
2 6 . 14 5 . 9 16 . 16 1
26.494.388.964
1, 3
9 5 . 19 6 . 9 4 1. 4 3 9
9 7 . 2 5 9 . 5 2 3 . 116
2,2
AA03- Prodotti della pesca e dell'acquacoltura
Tra i prodotti agricoli, quelli che fanno segnare la crescita maggiore in termini
percentuali sono i prodotti della pesca e dell’acquacoltura (+33,1%), che però hanno
peso ridotto sul totale; superiori alla media anche le esportazioni di “prodotti di colture
agricole non permanenti” (+7,5%) e quelle di “prodotti di coltura agricole permanenti”
(+6,7%), le due voci che costituiscono quasi l’80% delle esportazioni agricole della
Lombardia. Per quanto riguarda invece l’industria agroalimentare, se si esclude il
tabacco che ha un peso insignificante, la crescita maggiore in termini percentuali è
data dalle bevande (+8,9%), che crescono più delle esportazioni di prodotti alimentari
(+3,8%). Dal un punto di vista territoriale crescono di più le esportazioni
agroalimentari lombarde verso i Paesi dell’Unione Europea (+7,2%) rispetto a
quelle destinate ai Paesi extra UE, che invece rimangono quasi costanti (+0,1%).
Come di consueto, nella tabella 1.4 riportiamo i dati diffusi da Agea sulle consegne di
latte nella campagna 2013-2014. Nel periodo aprile-novembre 2014 a livello
7
nazionale si registra un crescita del 3,4% rispetto all’analogo periodo del 2013,
mentre per la Lombardia la crescita è ancora più accentuata (+4,3%). Viene
quindi confermata la migliore performance del comparto lattiero caseario
lombardo rispetto a quello nazionale: in tutte le campagne lattiero casearie riportate
nella tabella, con la sola eccezione di quella 2011-2012, i dati sulla produzione di latte
della Lombardia risultano più positivi o meno negativi di quelli italiani.
TABELLA 1.2
CONSEGNE DI LATTE (tonnellate)
ITALIA
LOMBARDIA
CAMPAGNA 2007/2008 (apr.2007-mar.2008)
10.803.172
4.362.115
CAMPAGNA 2008/2009 (apr.2008-mar.2009)
10.561.433
4.299.638
-2,2%
-1,4%
10.527.848
4.300.838
-0,3%
0,0%
10.642.683
4.390.837
1,1%
2,1%
VARIAZIONE 2008/2009 SU 2007/2008
CAMPAGNA 2009/2010 (apr.2009-mar.2010)
VARIAZIONE 2009/2010 su 2008/2009
CAMPAGNA 2010/2011 (apr.2010-mar.2011)
VARIAZIONE 2010/2011 su 2009/2010
CAMPAGNA 2011/2012 (apr.2011-mar.2012)
VARIAZIONE 2011/2012 su 2010/2011
10.876.217
4.475.656
2,2%
1,9%
10.806.666
4.477.271
-0,6%
0,0%
10.771.439
4.495.085
-0,3
0,4
CAMPAGNA 2013/2014 (apr.2013-nov.2013)
7.014.986
2.918.466
CAMPAGNA 2014/2015 (apr.2014-nov.2014)
7.253.466
3.042.631
3,4%
4,3%
CAMPAGNA 2012/2013 (apr.2012-mar.2013)
VARIAZIONE 2012/2013 su 2011/2012
CAMPAGNA 2013/2014 (apr.2013-mar.2014)
VARIAZIONE 2013/2014 su 2012/2013
VARIAZIONE 2013/2014 su 2012/2013
Fonte: AGEA
8
Bisogna tuttavia segnalare che, se continua l’attuale trend di crescita della produzione
di latte, a fine campagna (aprile 2015) sarà inevitabile superare il tetto
produttivo imposto all’Italia dal regime UE sulle quote latte e quindi pagare le
multe conseguenti, proprio nell’ultimo anno di applicazione del regime stesso.
A questo proposito il MIPAAF ha diffuso una nota rivolta alle Organizzazioni
Professionali Agricole, alle Centrali Cooperative e all’industria lattiero casearia in cui
invita a contenere la produzione di latte per scongiurare il rischio di dovere pagare le
multe (stimate dallo stesso Ministero per un importo di circa 75 milioni di €),
corrispondenti ad uno splafonamento di circa 280.000 tonnellate.
Nel prossimo paragrafo analizzeremo l’agricoltura lombarda come emerge dalle
risposte date dai testimoni privilegiati intervistati nel corso dell’indagine, nel terzo
paragrafo verrà invece presentato l’approfondimento settoriale che questo trimestre è
dedicato al settore cerealicolo.
9
2. L’ANDAMENTO DELL’AGRICOLTURA LOMBARDA NEL SUO COMPLESSO
Nel 2014, il fatturato delle aziende condotte dai testimoni privilegiati intervistati nel
corso dell’indagine è risultato in crescita rispetto al 2013 per il 30% dei casi, una
percentuale inferiore a quella di chi ha invece segnalato una diminuzione del fatturato
(36%). La quota residua degli intervistati dichiara una stabilità del fatturato (34%;
vedi grafico 1).
GRAFICO 1
VARIAZIONE FATTURATO 2014 RISPETTO AL 2013
30%
36%
AUMENTO
STABILE
DIMINUZIONE
34%
L’indice
sintetico
complessivo1
risulta
quindi
negativo
(-0,05)
ed
in
peggioramento rispetto a quello registrato nell’indagine relativa al terzo trimestre
2014 (-0,01).
1
Nelle indagini qualitative, nasce l’esigenza di potere misurare/sintetizzare l’intensità delle diverse
modalità di risposta. Oltre alle distribuzioni di frequenza, laddove le modalità di risposta siano ordinabili,
si può calcolare un indice sintetico “complessivo” o per “singoli settori” o per “macro area geografica”
ecc...L'indice varia tra 1 (nel caso in cui tutte le risposte si concentrino sulla modalità di risposta positiva)
e -1 (nel caso in cui tutte le risposte si concentrino sulla modalità di risposta negativa).Più nel dettaglio:
alle diverse modalità di risposta vengono attribuiti dei valori compresi in un range che va da “1” a “-1”,
dove “1” è il valore della modalità positiva estrema e “-1” il valore della modalità negativa estrema. I
10
Viene così confermato il peggioramento sul fronte della diminuzione del volume
d’affari per le aziende intervistate che avevamo registrato nella scorsa indagine, dopo
tre trimestri in cui il dato del fatturato era risultato invece uno dei pochi elementi
positivi.
Sul valore complessivo incide in maniera determinante il dato relativo al settore dei
cereali, che fa registrare un indice fortemente negativo (-0,38): in questo
trimestre, infatti, sono state intervistate più imprese appartenenti a questo comparto,
essendo quello cui è dedicato l’approfondimento settoriale, per il quale rimandiamo al
paragrafo 3. Oltre ai cereali, solo il comparto degli ortaggi presenta un dato più
negativo rispetto al dato complessivo relativo a tutti i comparti, tutti gli altri
settori fanno registrare, invece, risultati più positivi della media in termini di fatturato.
Per quanto riguarda gli ortaggi ben i 2/3 dei testimoni privilegiati segnalano un calo
del fatturato nel 2014, mentre solo il 17% lo indica in aumento. L’indice sintetico è
pari a -0,5, il più negativo di tutti i settori. Il risultato è determinato da un
andamento negativo sia per quanto riguarda i prezzi che per quanto riguarda le
quantità prodotte. Sul fronte dei prezzi nel quarto trimestre 2014 si registra una
diminuzione del’indice dei prezzi all’origine pari a -6,1% rispetto allo stesso
trimestre dello scorso anno (vedi tab.2 dell’Appendice Statistica), che fa seguito ai
pesanti cali che si erano già manifestati nei primi tre trimestri del 2014 (-11,4% nel
primo trimestre rispetto al primo trimestre 2013, -20% nel secondo trimestre e -4,2%
nel terzo trimestre): per il totale del 2014 l’indice medio dei prezzi all’origine degli
ortaggi subisce una riduzione del -13,3% rispetto al dato del 2013. Per quanto
riguarda invece le quantità prodotte, come già avevamo segnalato nei precedenti
rapporti, il 2014 è stato un anno particolarmente negativo a causa delle avverse
condizioni meteorologiche, soprattutto a causa delle eccessive precipitazioni che
valori così definiti vengono poi sommati attraverso un algoritmo che prevede un sistema di ponderazione,
dove i pesi sono dati dalle frequenze delle diverse modalità di risposta. La sommatoria così ottenuta viene
quindi rapportata al totale dei pesi (totale delle frequenze non ponderate). Da tale rapporto scaturisce il
valore dell’indice.
11
hanno spesso impedito le operazioni colturali e hanno danneggiato la qualità delle
produzioni, rendendone in alcuni casi necessaria la distruzione. Nel quarto trimestre
2014, in particolare, l’eccezionale caldo autunnale ha determinato poi, soprattutto
per quanto riguarda l’insalata, una eccessiva sovrapproduzione, tale da non potere
essere assorbita dal mercato, con la conseguente distruzione del prodotto.
Tutti gli altri settori mostrano un andamento del fatturato più positivo della
media:

Il comparto dei suini fa registrare un indice sintetico nullo, grazie ad una
identica percentuale di risposte di crescita e di diminuzione del fatturato (25%),
mentre la metà dei testimoni privilegiati ne indica la costanza. Il risultato è il
frutto di un andamento opposto dei prezzi di vendita e delle quantità
commercializzate. Sul fronte dei prezzi, nel quarto trimestre 2014 si è registrato
un forte calo delle quotazioni, che era già cominciato con il mese di
settembre e che solo nelle settimane a cavallo tra ottobre e novembre ha
mostrato una temporanea inversione di tendenza, per poi riprendere il suo
trend negativo (vedi grafico 2).
GRAFICO 2
12
L’indice Ismea dei prezzi medi all’origine dei suini è calato nel quarto trimestre
del 10,8% rispetto al trimestre precedente e del 7,4% rispetto allo stesso
trimestre del 2013. Se prendiamo in considerazione tutto il 2014, possiamo
osservare che, se si esclude il periodo che va da aprile a luglio, durante tutto il
resto dell’anno i prezzi medi dei suini si sono sempre mantenuti al di sotto delle
quotazioni del 2013 (vedi grafico 2); nella media dell’anno l’indice dei prezzi alla
produzione è calato dell’1,7% (vedi tabella 2 dell’Appendice Statistica).
Positive, invece, le dichiarazioni dei testimoni privilegiati intervistati in merito
all’andamento delle quantità commercializzate: nonostante il generale calo
dei capi suini allevati, che ha riguardato tutta la Lombardia, le aziende
intervistate hanno potuto infatti beneficiare di un aumento dei suini allevati
nelle loro stalle grazie alla chiusura di molti allevamenti e alla diminuzione dei
capi nelle stalle meno efficienti.

Nel settore del latte il 36% degli intervistati dichiara una crescita del fatturato
a fronte del 31% che ne segnala invece una diminuzione: l’indice sintetico
risulta così leggermente positivo (+0,04), ma sensibilmente inferiore a
quello del secondo e del terzo trimestre 2014 (rispettivamente +0,30 e +0,13).
La crescita del fatturato è riconducibile all’aumento delle quantità prodotte,
che ha riguardato sia la produzione di latte alimentare che quella destinata alla
trasformazione in Grana Padano, come testimonia la tabella 1.2 sulle consegne
di latte calcolate da Agea. Sul fronte dei prezzi possiamo dire che si è ormai
esaurito l’effetto positivo sul fatturato dovuto all’aumento del prezzo del latte
alla stalla che si è verificato dopo l’accordo stipulato tra Italatte e le
Organizzazioni Professionali Agricole, che aveva fissato il prezzo a 44,5
cent/litro per il periodo febbraio-giugno 2014: a partire dal mese di Luglio
2014, in assenza di un nuovo accordo, la determinazione del prezzo è stata
lasciata alla libera contrattazione tra le parti, in un momento in cui il prezzo
del latte spot subiva un vero e proprio crollo a causa delle consistenti
importazioni di latte dall’estero e della forte spinta produttiva che ha
caratterizzato gli allevamenti da latte durante il periodo estivo, grazie al clima
non particolarmente caldo e afoso, che ha favorito la produttività delle bovine.
13
Il prezzo del latte alla stalla nel quarto trimestre è quindi continuato a
calare, con una perdita di 8,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente
e di 9,9 punti percentuali rispetto al terzo trimestre 2013 (vedi tabella 2
dell’Appendice Statistica): secondo le stime elaborate dal Clal a dicembre in
Lombardia il prezzo mediamente pagato alla stalla, in assenza di un accordo
valido per tutta la Lombardia, è stato di 38 cent/litro. Anche il latte spot ha
continuato nel quarto trimestre la sua discesa, per attestarsi nel mese di
dicembre intorno ai 35 cent/litro (35,70 cent/litro il prezzo fissato per il latte
spot nazionale dalla Commissione della Camera di Lodi a dicembre). Il negativo
andamento dei prezzi del latte alla stalla nel terzo e nel quarto trimestre hanno
quindi ribaltato positivi risultati in termini di fatturato accumulati nel corso del
primo semestre. Dall’altro lato, anche le quotazioni medie di mercato del
Grana Padano 4-12 mesi nei mesi di ottobre e novembre hanno continuato
la loro forte discesa, per attestarsi poi nel mese di dicembre su valori intorno
ai 6,5 €/Kg. Come si può osservare dal grafico 3 a partire dalla fine di agosto
2014 i prezzi del Grana Padano si sono mantenuti abbondantemente al di sotto
delle quotazioni nel medesimo periodo del 2013, anche a causa degli effetti
dell’embargo russo, invertendo la tendenza dei primi otto mesi dell’anno, nei
quali invece erano risultate superiori, nel primo trimestre in misura consistente
e successivamente sempre di meno. Complessivamente le quotazioni del Grana
Padano fanno prevedere per il 2014
una remunerazione del latte per le
aziende che conferiscono ai caseifici sociali inferiore a quella percepita
nel 2013. La causa principale di questa caduta del prezzo del Grana Padano è
riconducibile agli aumenti produttivi: nel 2014 sono state prodotte 4.840.019
forme, con un crescita del 6% rispetto al 2013; gli incrementi più rilevanti si
sono manifestati nel terzo trimestre (luglio +21,1%, agosto +29,4%, settembre
+14,1%). Un aumento così consistente è stato causato dal fatto nel 2013 nei
mesi corrispondenti il prezzo del latte spot era molto elevato (si era arrivati a
sfiorare i 55 cent/l) e quindi molti caseifici sociali avevano preferito vendere il
latte dei loro soci sul mercato spot piuttosto che trasformarlo in Grana Padano,
poiché con le quotazioni allora correnti del formaggio era più conveniente
14
vendere il latte che trasformarlo, la produzione di forme nei mesi estivi del
2013 era quindi risultata contenuta.
GRAFICO 3
Quest’anno invece nei mesi di giugno-settembre il prezzo del latte spot è
rimasto su livelli molto più bassi e più naturali, oscillando tra i 37 e i 40 cent/l e
quindi molti caseifici hanno preferito trasformare il latte piuttosto che venderlo,
con
un
corrispondente
forte
aumento
produttivo
negli
stessi
mesi.
Probabilmente si è innescata anche una componente psicologica, che ha fatto sì
che molti ritenessero che la vendita del latte sul mercato spot sarebbe stata una
perdita economica, perché avevano ancora come riferimento i prezzi dell’anno
scorso, mentre a conti fatti, visti i prezzi attuali del formaggio, comunque
sarebbe stato più opportuno dirottare sul mercato spot una parte più
consistente di latte, come tradizionalmente avviene nei mesi estivi.
Nel quarto trimestre 2014 la tendenza produttiva si è invertita: nei mesi
di ottobre e novembre si è verificata una diminuzione delle forme di Grana
Padano prodotte (rispettivamente -3,1% e -4,4%), anche se nel mese di
dicembre la produzione è tornata a crescere, seppure in misura contenuta
(+2,4%). Su questa inversione di tendenza ha pesato sicuramente la
15
prospettiva per molti caseifici di superare abbondantemente la quota produttiva
assegnata dal Consorzio di Tutela, con il rischio quindi di dovere pagare delle
cifre molto consistenti come contribuzione differenziata, se si fossero mantenuti
i livelli produttivi dei primi tre trimestri dell’anno.

Per il settore dei bovini da carne le segnalazioni di aumento del fatturato
sono state pari al 48%, mentre quelle di diminuzione il 33%: l’indice sintetico
è risultato quindi positivo (+0,14). La crescita del volume di affari non può
certo essere ricondotta all’evoluzione dei prezzi dei vitelloni da macello, che
hanno manifestato per tutto il 2014 una tendenza nettamente riflessiva, con
la sola esclusione del periodo che va da metà luglio alla fine di agosto e dei
mesi di novembre e dicembre (vedi grafico 4): nel complesso del 2014 l’indice
medio dei prezzi all’origine è calato del 3% (vedi tabella 2 dell’Appendice
Statistica).
GRAFICO 4
La crescita del fatturato è dovuta, invece, alla crescita del numero di
vitelloni allevati nelle aziende condotte dai testimoni privilegiati
intervistati. Questo incremento non è certo causato da aumento della domanda
16
di mercato: i consumi di carne bovina continuano ad essere in calo, a
causa sia della crisi economica, che determina lo spostamento della domanda
dei consumatori verso altre tipologie di carne più a buon mercato, sia della
diminuzione strutturale della domanda di carne bovina, penalizzata per motivi
salutistici, etici, dietetici, etnici ecc. Il forte calo delle macellazioni che si è
registrato nel 2014 conferma questa tendenza. Piuttosto l’incremento è dovuto
all’aumento degli spazi di mercato che si sono creati per le aziende che
continuano ad allevare, grazie alla chiusura di molti allevamenti da carne che si
è verificata in questi ultimi 2 anni a causa della forte crisi che ha colpito il
settore. Paradossalmente, quindi, l’aumento del volume d’affari delle
aziende da carne intervistate è interpretabile come un sintomo dei gravi
problemi che affliggono il comparto, piuttosto che come un segnale dell’avvio
di una ripresa del settore dei bovini da carne. Bisogna, poi, sempre ricordare,
che una crescita del fatturato di per sé non significa automaticamente un
miglioramento delle condizioni di redditività delle imprese, che infatti nel
comparto della carne bovina rimangono negative.

Per il comparto vitivinicolo le dichiarazioni di un aumento del fatturato (44%)
risultano pari al doppio di quelle di diminuzione (22%) e l’indice sintetico
risulta così decisamente positivo (0,22). La crescita del fatturato è dovuta
all’incremento delle quantità di vino prodotto e commercializzato nel
2014, conseguente all’aumento delle quantità di uva raccolte durante la
vendemmia 2013. Sul fronte dei prezzi, infatti, proprio l’abbondanza della
vendemmia
2013
ha
determinato
una
costante
diminuzione
delle
quotazioni di mercato, che ha caratterizzato tutto il 2014 fino ad ottobre,
quando i dati negativi sulle quantità raccolte nella vendemmia 2014 hanno
determinato, invece, una lieve ripresa delle quotazioni di mercato. Nel
quarto trimestre l’indice dei prezzi medi all’origine delle varie categorie di vino è
cresciuto del +1,3% rispetto al trimestre precedente, ma se il confronto
viene operato con il quarto trimestre del 2013, la variazione resta fortemente
negativa (-11,3% ; vedi tabella 2 dell’Appendice Statistica). Nonostante questo
timido risveglio dei prezzi, quindi, anche nel quarto trimestre 2014 le quotazioni
si sono mantenute al di sotto dei corrispondenti livelli del 2013, come già era
17
accaduto nei tre trimestri precedenti (vedi grafico 5 per quanto riguarda i rossi
comuni): nella media dell’anno 2014, il prezzo medio dei vini è risultato
inferiore del 14% rispetto al 2013.
GRAFICO 5

L’ultimo settore che presenta un risultato in termini di fatturato migliore della
media e quello del florovivaismo, dove ben i ¾ dei testimoni privilegiati
intervistati hanno dichiarato una crescita del fatturato e il restante quarto ha
invece denunciato una diminuzione; nessuno quindi ha segnalato una costanza
del fatturato. L’indice sintetico risulta molto elevato (+0,5), il più alto tra
tutti i settori. Si conferma quindi la fase di ripresa di questo comparto, che
già avevamo segnalato nelle due indagini precedenti; una ripresa che però
giunge dopo 3 anni di pesante crisi, che ha falcidiato il tessuto imprenditoriale
del settore, causando la fuoriuscita di molte aziende. Ed è proprio grazie a
questo fenomeno che le imprese che sono riuscite a resistere alla crisi si
trovano oggi con maggiori spazi di mercato e più margini di manovra. In questo
comparto è, infatti, l’aumento delle quantità vendute ad avere determinato
l’incremento del volume d’affari, mentre i prezzi di vendita sono risultati
sostanzialmente stabili e di conseguenza la redditività, come vedremo, resta
18
negativa. Nel 2014 l’inverno, la primavera e l’autunno particolarmente miti
hanno permesso un aumento delle quantità prodotte e hanno favorito
l’affluenza dei clienti ai garden center, determinando una buona ripresa della
domanda privata; ancora poco sostenuta, invece, la domanda generata dagli
enti pubblici, che incomincia però a risollevarsi in vista dell’evento di Expo
2015.
Passando
all’analisi
delle
riposte
fornite
dai
testimoni
privilegiati
in
merito
all’andamento della redditività della propria impresa, possiamo notare ancora una
netta prevalenza di risposte negative rispetto a quelle positive. Nel complesso le
risposte negative raggiungono il 48% (il 39% dichiara una redditività negativa e il 9%
una redditività molto negativa; vedi grafico 6), mentre quelle che indicano un
andamento degli affari positivo si fermano al 19% (non si segnala nessun caso di
risposta “molto positivo”). L’indice sintetico risulta quindi ancora decisamente
negativo (-0,20), identico a quello calcolato nella scorsa indagine.
GRAFICO 6
VALUTAZIONE SULL'ANDAMENTO DEGLI AFFARI DELL'AZIENDA
0%
9%
19%
39%
33%
19
molto positivo
positivo
normale
negativo
molto negativo
Si confermano, quindi, le negative condizioni di redditività delle aziende agricole
lombarde, causate dalla scarsa intonazione della domanda interna e dall’elevato livello
dei costi di produzione, che rimango ancora troppo alti, nonostante la tendenza alla
diminuzione che si è manifestata negli ultimi due trimestri. Sulla redditività delle
imprese agricole non sembra poi avere ancora inciso positivamente la ripresa dei
prezzi all’origine dei prodotti agricoli nel loro complesso, che sono cresciuti nel quarto
trimestre 2014 del 5,6% rispetto al trimestre precedente, ma che risultano ancora
inferiori ai livelli di un anno prima (-2,7%; vedi tabella 2 dell’Appendice Statistica).
Come già avevamo rilevato nella scorsa indagine, le differenziazioni tra i diversi
comparti in termini di redditività non appaiono particolarmente rilevanti: tutti i
settori fanno registrare indici abbastanza simili a quello medio e comunque sempre
negativi, con la sola eccezione del comparto vitivinicolo, che risulta solo leggermente
positivo.
I comparti che presentano risultati migliori del totale dell’agricoltura sono:

Il settore vitivinicolo, l’unico che presenta un indice sintetico maggiore di
zero (+0,05): su questo comparto hanno inciso positivamente il buon
andamento delle esportazioni, che sono sempre state un punto di forza di
questo comparto e che a livello lombardo nel periodo gennaio-settembre
2014 sono cresciute del +3,6% rispetto all’analogo periodo del 2013, una
crescita superiore a quella realizzata a livello nazionale (+1,3%). I testimoni
privilegiati segnalano poi i favorevoli effetti in termini di redditività che
potranno derivare dal futuro previsto aumento delle esportazioni grazie alla
forte svalutazione dell’Euro sul dollaro di questi ultimi mesi. Oltre che dalle
esportazioni, la redditività positiva del settore è stata favorita da una moderata
ripresa della domanda interna e dalla leggera ripresa delle quotazioni di
mercato nel quarto trimestre 2014.

Il settore suinicolo, che comunque fa registrare un indice sintetico negativo
(-0,06), ha potuto beneficiare della riduzione delle quotazioni di mais, soia
e orzo e del conseguente calo del prezzo dei mangimi, che hanno permesso di
ridurre i costi di alimentazione, la voce di spesa largamente preponderante per
questi allevamenti. Sui giudizi dei testimoni privilegiati ha poi probabilmente
20
pesato l’aumento dei prezzi dei suini da macello che si è verificato a gennaio
2015, il mese in cui sono state effettuate le interviste.

Il florovivaismo, che nonostante i segnali di ripresa fa registrare un indice
sintetico ancora negativo, sebbene leggermente migliore di quello medio
(-0,12): il relativo maggiore ottimismo è da ricondurre ad una certa ripresa
della domanda privata e alle aspettative positive di un recupero della
domanda pubblica legata all’avvicinarsi dell’evento di Expo 2015. Ha pesato,
invece, in termini negativi, l’aumento dei costi produzione, soprattutto a
causa del maltempo, che non è stato compensato da un aumento dei prezzi di
vendita, rimasti sostanzialmente stabili.

Il comparto della carne bovina, con un indice sintetico solo leggermente
migliore di quello medio (-0,14): anche qui gli allevamenti hanno sicuramente
tratto vantaggio dalla riduzione dei costi di alimentazione (che però
hanno una incidenza minore sul totale dei costi di produzione rispetto agli
allevamenti di suini). D’altro canto, nel quarto trimestre si è manifestata una
decisa ripresa delle quotazioni di mercato dei vitelloni, che ha sicuramente
migliorato
le
condizioni di redditività,
anche
se
i prezzi
sono
rimasti
significativamente inferiori a quelli del quarto trimestre 2013, quando si era
manifestata una analoga crescita dei prezzi di mercato (normalmente i prezzi
dei vitelloni sono soggetti ad una forte stagionalità, che ne determina un
aumento nei mesi invernali, in particolare nel periodo natalizio).
Presentano invece giudizi sulla redditività della propria impresa più negativi della
media i testimoni privilegiati appartenenti a:

il settore dei bovini da latte, che fa registrare un indice sintetico pari a
-0,24: in questo caso la riduzione dei costi di alimentazione determinata
dal calo delle quotazioni di mais, soia e orzo è stata più che compensata dalla
forte diminuzione delle quotazioni di mercato, che ha interessato sia il
latte alla stalla che il Grana Padano.

il comparto degli ortaggi (indice sintetico pari a -0,25), che ha conosciuto
molti elementi negativi: un andamento dei prezzi in forte diminuzione, una
domanda fiacca e un aumento dei costi di produzione dovuti alle
21
sfavorevoli condizioni climatiche, che hanno danneggiato anche la produzione e
che in alcuni casi ne hanno causato la distruzione.

Il comparto cerealicolo, che fa registrare l’indice sintetico più negativo di
tutti (-0,31) e per il quale rimandiamo all’approfondimento a lui dedicato nel
par.3.
Come abbiamo più volte argomentato, una delle maggiori cause del negativo
andamento della redditività aziendale delle imprese agricole lombarde (ma non solo
lombarde, naturalmente) è il livello dei costi di produzione, che erodono i margini di
profitto. Su questo fronte si conferma e si consolida il
miglioramento già
registrato nell’indagine relativa al terzo trimestre 2014: l’indice sintetico, pari a
-0,01 non solo risulta decisamente migliore2 di quello calcolato nella scorsa indagine
(+0,14), ma per la prima volta dopo molti trimestri risulta, seppur di poco,
negativo.
GRAFICO 7
VARIAZIONE DELLE SPESE TOTALI PER L'ACQUISTO DEI MEZZI
CORRENTI DI PRODUZIONE RISPETTO AL TRIMESTRE PRECEDENTE
28%
29%
aumentate
uguali
diminuite
43%
2
Per questa variabile un indice sintetico negativo registra una situazione positiva, in cui le dichiarazioni di un aumento
delle spese sono meno numerose di quelle di una diminuzione.
22
Come si può osservare dal grafico 7, il 28% degli intervistati denuncia nel quarto
trimestre 2014 ancora un ulteriore aumento dei costi di produzione rispetto al
trimestre precedente, ma una percentuale leggermente più elevata (29%) ne dichiara
invece una diminuzione. Per il restante 43% i costi sono rimasti invariati. Come si può
notare lo scarto è minimo ma rappresenta l’unica novità positiva che possiamo
individuare in questa indagine
Questo dato viene confermato dall’indice dei prezzi dei mezzi correnti di
produzione elaborato da ISMEA, che registra una diminuzione dello 0,2% su base
congiunturale rispetto al terzo trimestre 2013 (vedi tabella 3 dell’Appendice
Statistica) e dello 0,6% su base tendenziale. I cali più consistenti sono stati quelli
dei mangimi (-4,7% rispetto ad un anno fa, ma in leggera crescita su base
congiunturale, +0,1%), dei carburanti (-1,3% rispetto al terzo trimestre del 2013, e
-0,9% rispetto allo scorso trimestre) e infine dei concimi (-1,2% su base annua, ma
anche qui in leggera crescita rispetto allo scorso trimestre, +0,4%). Più in generale, la
riduzione dei costi di produzione ha riguardato gli allevamenti ma non anche
le coltivazioni vegetali: per i primi il calo si è verificato un calo del 2,1% su base
annua e dell’ 1,1% su base congiunturale, mentre per le seconde ad una stazionarietà
dei costi su base annua, fa riscontro una leggera crescita rispetto allo scorso trimestre
(+0,2%).
In coerenza con queste indicazioni, possiamo osservare che, in base alle risposte del
panel, gli indici sintetici più negativi (cioè quelli più favorevoli) si registrano per le
aziende appartenenti ai settori suinicolo (indice sintetico -0,75, con il 75% di
dichiarazione di diminuzione dei costi di produzione e nessuna segnalazione di
aumento) e della carne bovina (indice sintetico -0,57, anche qui con il 57% di
dichiarazione di diminuzione dei costi di produzione e nessuna segnalazione di
aumento). Mentre in controtendenza risultano gli allevamenti da latte per i quali si
registra un indice sintetico, seppur di poco, positivo (+0,02, grazie al 29,8% di
dichiarazioni di aumento dei costi e al 27,7% di diminuzione).
Per quanto riguarda le coltivazioni, invece, si manifesta ancora una prevalenza di
dichiarazioni di aumento dei costi rispetto a quelle di diminuzione: nel florovivaismo
riscontriamo l’indice sintetico più positivo (+0,25), con nessuna indicazione di
23
diminuzione, mentre per i cereali l’indice è pari a +0,19, con ben il 43% che
denuncia un ulteriore aumento delle spese. Nel comparto degli ortaggi, invece,
l’indice sintetico risulta nullo. Per questi comparti, tuttavia, l’aumento dei costi è
dovuto più all’andamento climatico avverso che non ad una crescita dei prezzi
dei mezzi correnti di produzione: infatti concimi e gasolio hanno comunque subito
delle riduzioni dei listini.
La crisi dei consumi alimentari continua a deprimere la domanda di prodotti
agricoli a livello nazionale, con riflessi negativi anche sui prezzi di vendita. La
tendenza ad alleggerire il costo del carrello della spesa, preferendo i prodotti
alimentari a più basso costo, determina una contrazione dei consumi alimentari,
generalmente meno elastici rispetto alla diminuzione del reddito disponibile.
Come emerge dal grafico 8 la percentuale di risposte che indicano una scarsa
domanda di mercato nazionale (55%) è molto superiore a quella che invece la indica
elevata (19%). L’indice sintetico risulta ancora pesantemente negativo (-0,36)
e in linea con quello registrato nella scorsa indagine (-0,40), a conferma del fatto che
la crisi dei consumi, lungi dall’essere in via di miglioramento, continua al contrario a
perdurare, a causa del prolungarsi della crisi economica e del permanere di
aspettative negative per il futuro.
Decisamente meglio della media vanno solo il comparto del florovivaismo (indice
sintetico pari a +0,75) e quello del vino (indice sintetico +0,22), per i quali abbiamo
già segnalato un certo risveglio della domanda interna.
Ancora migliore del dato complessivo, ma comunque fortemente negativo
l’indice del settore della carne bovina (-0,29) per il quale, ad una tendenza
strutturale alla diminuzione del consumo pro-capite di carne bovina, si somma la
sempre più diffusa preferenza dei consumatori per altri tipi di carne meno costosa,
come quelle avicola, nel tentativo di risparmiare sulle spese di alimentazione.
Tra i settori con una domanda di mercato peggiore della media, si segnalano
invece:

Il comparto degli ortaggi (indice sintetico -0,67), che sono, assieme alla
frutta, tra i prodotti alimentari che hanno sofferto di più per la diminuzione dei
consumi;
24

Il settore dei cereali (indice sintetico -0,63), per il quale rimandiamo
all’approfondimento del par.3;

Il comparto dei suini (indice sintetico -0,62), che a livello di domanda sta
soffrendo in particolare la crisi del Prosciutto di Parma, che è la principale
fonte di richiesta delle cosce provenienti dagli allevamenti lombardi. Questa
crisi, già molto pesante, è stata ulteriormente aggravata a causa dell’embargo
russo.
Infine, in linea con il dato medio risulta l’indice sintetico del settore latte (-0,39), per
il quale la forte concorrenza del latte spot di provenienza estera ha esercitato un
effetto depressivo sulla domanda di prodotto nazionale.
GRAFICO 8
DOMANDA DI MERCATO NAZIONALE
19%
55%
elevata
normale
bassa
26%
Le risposte in merito all’andamento del settore di appartenenza, permettono di
tracciare, come di consueto, un bilancio complessivo dello stato di salute dei singoli
comparti, frutto della sintesi delle valutazioni fin qui raccolte.
Nel complesso delle risposte prevalgono nettamente le indicazioni di un
peggioramento complessivo dell’andamento del settore (59%, ottenute come
somma delle segnalazioni di “peggiorato”, 48%, e di “molto peggiorato”, 11%)
25
rispetto a quelle di miglioramento del settore (14%; ottenute come somma delle
dichiarazioni di “molto migliorato”, 1%, e
“migliorato”, 13% ; vedi grafico 9).
L’indice sintetico risulta così pesantemente negativo (-0,28), in linea con quello
riscontrato nello scorso trimestre (-0,29).
In questo caso il dato complessivo è però scarsamente significativo, in quanto frutto di
andamenti diversificati tra i diversi comparti agricoli, che passiamo quindi ad elencare
singolarmente sulla base di quanto fin qui emerso dalle risposte dei testimoni
privilegiati in merito alle altre variabili indagate.
GRAFICO 9
ANDAMENTO SETTORE NEL IV TRIMESTRE 2014
RISPETTO AL TRIMESTRE PRECEDENTE
11%
1%
13%
molto migliorato
migliorato
invariato
peggiorato
27%
48%
molto peggiorato
L’unico settore che fa registrare risposte dei testimoni privilegiati sull’andamento del
settore sensibilmente migliori della media è il vino, che comunque mostra un
indice sintetico nullo. Come abbiamo visto, i fattori che hanno influito su questo
risultato sono: una buona crescita dei fatturati, grazie all’andamento positivo delle
esportazioni e ad una moderata ripresa della domanda interna, e la leggera ripresa
delle quotazioni di mercato nel quarto trimestre 2014.
Anche il settore del florovivaismo e quello della carne bovina riportano un indice
sintetico migliore rispetto a quello del totale dei comparti agricoli, ma in entrambi i
26
casi il
valore è negativo (rispettivamente -0,12 e -0,21). Per quanto riguarda il
florovivaismo possiamo parlare di qualche segnale di ripresa dopo la grave crisi che
ha colpito il settore. Permangono, in termini negativi, la stagnazione dei prezzi su
livelli molto depressi, la scarsa domanda pubblica causata dalle restrizioni sui bilanci
delle amministrazioni pubbliche e i danni causati dal maltempo, che hanno
determinato una crescita dei costi di produzione e in alcuni casi anche la distruzione
del prodotto; effetti positivi giungono, invece, dalla ripresa della domanda privata, che
ha permesso un aumento delle quantità vendute e quindi una crescita dei fatturati, e
dalle aspettative legate all’evento di Expo 2015, dal quale ci si attende un risveglio
della domanda pubblica. Per quanto riguarda il comparto della carne bovina hanno
influito positivamente la ripresa delle quotazioni di mercato negli ultimi due mesi del
2014 (in gran parte, però, dovuta a fattori di stagionalità) e la diminuzione dei costi di
alimentazione, grazie alla diminuzione dei prezzi di mais, soia e orzo; continuano,
d’altro canto, ad incidere negativamente la forte crisi dei consumi di carne bovina, in
parte riconducibile a fattori che possiamo definire di carattere strutturale, e la
conseguente diminuzione costante delle macellazioni, che deprimono la domanda di
bovini da macello.
I comparti che invece vanno peggio della media sono:

Il settore suinicolo (indice sintetico -0,38), dove il forte calo dei prezzi di
mercato ha più che controbilanciato la riduzione dei costi di alimentazione; il
maggiore fattore di crisi rimangono le gravi difficoltà in cui si trova da tempo il
Prosciutto di Parma, la principale fonte di domanda di cosce provenienti dagli
allevamenti italiani;

Il comparto dei cereali (indice sintetico -0,35), per il quale rinviamo al
prossimo paragrafo;

Il settore orticolo (indice sintetico -0,33), colpito dal consistente calo delle
quotazioni di mercato, dai danni causati alle coltivazioni dal maltempo, che
hanno anche fatto aumentare i costi di produzione, e da una forte crisi dei
consumi;

Il settore latte (indice sintetico -0,33) penalizzato dal crollo del prezzo del
latte alla stalla, dalla crisi del grana Padano e dalla forte concorrenza esercitata
dal latte spot di provenienza estera.
27
Il dato sulla variazione degli occupati nel corso del trimestre in esame è risultato
positivo (+0,06): le segnalazioni di crescita dell’occupazione (11%) sopravanzano
infatti quelle di diminuzione (5%); per il resto prevalgono nettamente le dichiarazioni
di costanza (84%; vedi grafico 10), ma con una percentuale inferiore a quelle alle
quali eravamo abituati, che normalmente superavano il 90%. Pur in presenza di un
saldo comunque positivo, assistiamo dunque ad un aumento del turn-over
occupazionale.
GRAFICO 10
VARIAZIONE DEGLI OCCUPATI TOTALI
NEL IV TRIMESTRE 2014 RISPETTO AL TRIMESTRE PRECEDENTE
5%
11%
aumentati
uguali
diminuiti
84%
Per quanto riguarda le previsioni occupazionali per il prossimo trimestre, dal grafico 11
emerge che
le segnalazioni di un aumento dell’occupazione equivalgono a
quelle di diminuzione (entrambe pari al 4%). L’indice sintetico risulta così nullo e
quindi più positivo rispetto a quello calcolato per la scorsa indagine, che invece era
risultato decisamente negativo (-0,11).
28
GRAFICO 11
PREVISIONE DI VARIAZIONE DEGLI OCCUPATI NEL PROSSIMO
TRIMESTRE
4%
4%
aumento
uguali
diminuzione
92%
29
3. IL SETTORE CEREALICOLO
Il 2014 è stato un anno complessivamente negativo per la cerealicoltura
lombarda, ma con andamenti molto differenziati tra i diversi cereali, sia per
quanto riguarda le produzioni che per quanto riguarda l’evoluzione dei mercati.
Secondo le prime stime su base provinciale delle produzioni di cereali autunno
vernini elaborate dalla DG Agricoltura della Regione Lombardia, emerge una
diminuzione delle superfici investite, che ha riguardato tutti i tipi di cereali, ma
che è stata compensata da un significativo aumento delle rese, tale da determinare
una crescita della produzione complessiva di tutti i cereali autunno vernini , con la
sola eccezione della segale, che però riveste un’importanza molto limitata per la
Regione Lombardia (vedi tabella 3.1).
Esaminando nel dettaglio le stime che riguardano i cereali più importanti per la nostra
regione, possiamo osservare che, per quanto riguarda il frumento tenero si è
verificata una sensibile riduzione delle superfici investite (-8,7%), che sono
passate da 65.198 ha a 59.528 ha: il calo è da attribuire al crollo delle quotazioni che
si era manifestato nell’estate del 2013 e che aveva portato il prezzo su livelli molto
bassi nell’autunno del 2013, cioè nel periodo delle semine. La campagna di raccolta
2014 ha fatto registrare però un forte aumento delle rese unitarie per ettaro, che
sono cresciute di ben il 24,2% (da 46,1 q.li/ha a 57,3 q.li/ha), più che compensando
la diminuzione delle superfici seminate: il risultato è stato un significativo aumento
della produzione totale di frumento tenero in Lombardia, che è passata dai
3.007.552 q.li a 3.410.642 q.li (+13,4%; vedi tabella 3.1). Per quanto riguarda il
confronto tra le rese va, tuttavia, ricordato che nella campagna 2013 queste erano
state particolarmente basse: il forte aumento registrato nel 2014 rispetto al 2013 non
fa che riportare, quindi, le rese su valori più in linea con la norma. Le rese registrate
nella campagna 2014 (57,3 q.li/ha) risultano, comunque, superiori alla media dei 5
anni precedenti (54,4 q.li/ha). Dal punto di vista qualitativo invece, i risultati della
campagna 2014 non sono stati soddisfacenti, soprattutto a causa del basso peso
specifico e dello scarso tenore proteico.
30
Un andamento molto simile si è verificato anche per il grano duro: le superfici
investite sono calate del 9,8% (da 7.897 ha a 7.126 ha), ancora per le basse
quotazioni di mercato del grano duro al momento delle semine nell’autunno 2013, ma
le rese unitarie sono aumentate in misura molto più consistente (+24,5%) e di
conseguenza la produzione complessiva è aumentata passando da 362.598 q.li a
407.328 q.li (+12,3% vedi tabella 3.1). Anche qui, nel confronto tra le rese, bisogna
ricordare che nel 2013 queste erano risultate molto basse.
TABELLA 3.1
Superficie e produzioni dei principali cereali autunno vernini a granella
2013
Sup.(ha)
Prod.(q.li)
2014
Resa(q.li/ha) Sup.(ha)
Prod.(q.li)
var%
Resa(q.li/ha) Sup.
Prod.
Resa
302
10.282
34,0
291
10.700
36,8
-3,6
4,1
8,0
7.897
362.598
45,9
7.126
407.328
57,2
-9,8
12,3
24,5
Frumento Tenero
65.198
3.007.552
46,1 59.528
3.410.642
57,3
-8,7
13,4
24,2
Orzo
19.713
859.943
43,6 17.184
896.925
52,2 -12,8
4,3
19,7
Segale
1.002
29.823
29,8
627
21.686
34,6 -37,4
-27,3
16,2
Triticale
3.647
160.531
44,0
3.628
172.191
7,3
7,8
Avena
Frumento Duro
47,5
-0,5
Fonte: Regione Lomb ardia - DG Agricoltura, stime su b ase provinciale
Anche per l’orzo le tendenze sono state analoghe (vedi tabella 3.1), ma in questo
caso il calo delle superfici investite è stato ancora più rilevante (-12,8%) e al
contrario l’aumento delle rese è stato meno forte (+19,7%): di conseguenza la
crescita produttiva è stata più limitata (+4,3%). Anche per l’orzo l’aumento delle
rese rispetto al 2013 va in parte ricondotto ai bassi valori registrati in quella
campagna. Le rese del 2014 (52,2 q.li/ha) risultano anche in questo caso, comunque,
superiori alla media dei cinque anni precedenti (48,7 q.li/ha).
Passando ad analizzare le stime delle DG Agricoltura sulla produzione di mais, dalla
tabella 3.2 emerge che si è registrata una sensibile diminuzione delle superfici
seminate a mais da granella (-7.500 ha, -3,8%) a tutto vantaggio delle
superfici seminate a mais ceroso, che sono cresciute di 9.300 ha (+5,4%). Nel
31
complesso quindi le superfici complessive seminate a mais sono cresciute di 1.800 ha,
con un leggero aumento percentuale (+0,5%).
TABELLA 3.2
Superficie e produzione di mais
2013
2014
Sup.(ha)
Prod.(q.li)
Resa(q.li/ha) Sup.(ha)
Mais granella
199.685
18.069.094
90
192.185
Mais ceroso
173.437
80.155.584
462
182.737
Mais totale
373.122
Prod.(q.li)
var%
Resa(q.li/ha) Sup.
Prod.
Resa
22.953.826
119
-3,8
27,0
32,0
110.034.655
602
5,4
37,3
30,3
374.922
0,5
Fonte: Regione Lomb ardia - DG Agricoltura, stime su b ase provinciale
Nonostante il calo delle superfici seminate, la produzione di mais da granella è
cresciuta in misura molto rilevante (quasi 3 milioni di quintali; +27%), anche qui
grazie ad una crescita molto forte delle rese per ettaro (+32%), favorite dalle
abbondanti precipitazioni, che hanno raggiunto livelli da record: 119 q.li/ha. Anche per
il mais, nel confronto con il 2013, bisogna ricordare che in quell’anno le rese erano
state particolarmente basse, ma le rese della campagna 2014 risultano, comunque,
decisamente superiori alla media dei 5 anni precedenti (107,5). Va tuttavia segnalato
che dal punto di vista territoriale si è registrata una forte differenziazione delle
rese tra i diversi areali di produzione: le precipitazioni, che hanno favorito
l’aumento della produttività, sono state generalmente molto frequenti ma la loro
copiosità non è stata omogenea in tutte le zone: si sono registrate zone dove, pur
avendo piovuto frequentemente, la quantità di pioggia non è stata particolarmente
elevata e in questi areali le rese produttive sono risultate di conseguenza più basse.
Negativi invece gli aspetti qualitativi della produzione 2014, proprio a causa delle
frequenti precipitazioni estive che, se da un lato hanno notevolmente ridotto i costi di
irrigazione, dall’altro hanno favorito lo sviluppo di micotossine, in particolare di
vomitossine, che hanno compromesso la destinazione agli allevamenti del mais
contaminato, che nei casi più gravi è stato necessario dirottare verso gli impianti di
biogas, come già era avvenuto nel 2013 per i problemi di aflatossine. I livelli di
contaminazione sono risultati abbastanza diffusi, con effetti negativi sui prezzi di
mercato, che hanno penalizzato anche le contrattazioni del mais non contaminato.
32
Anche il mais ceroso ha potuto beneficiare di forti aumenti delle rese produttive
(+30,3% rispetto al 2103, ma valgono le stesse considerazioni fatte per le rese del
mais da granella), che sommate all’incremento delle superfici seminate, hanno
determinato un’impennata della produzione: +37,3%. La crescita della superfici
investite a mais ceroso è da ricondurre al sempre più crescente utilizzo di questo
prodotto negli impianti di biogas, che hanno avuto una fortissima diffusione in
questi ultimi anni nella pianura lombarda.
Per quanto riguarda il riso non disponiamo di stime della DG Agricoltura, ma i dati
dell’Ente Risi indicano un calo della produzione meno rilevante rispetto alle
pessimistiche previsioni fatte prima dell’inizio della campagna di raccolta. La
produzione nazionale complessiva nel 2014 (il dato per la sola Lombardia non è
disponibile) viene stimata da Ente Risi in 1.386.000 tonnellate di risone, con un calo
del 2,85% rispetto alla campagna precedente, per effetto del calo delle rese
(-4,4%), che è risultato superiore all’incremento della superficie (+1,6%). Sempre nel
complesso, si stima una riduzione più accentuata delle rese per le varietà da
mercato interno rispetto a quelle da esportazione. Anche le previsioni
pessimistiche sulla qualità sono state smentite: la qualità è risultata infatti
mediamente migliore rispetto a quella della campagna 2013 e le rese medie alla
lavorazione sono giudicate medio-alte, con un dato medio pari al 63,5%
(superiore al valore registrato l’anno scorso, 62,7%). Inoltre si registra una minore
presenza di grani macchiati in talune varietà, con un conseguente minore scarto per
ottenere un prodotto di qualità. La produzione netta di riso lavorato è stimata in circa
850.000 tonnellate, con un calo del 1,86% rispetto al 2013, inferiore quindi a quello
del risone, grazie al miglioramento delle rese alla lavorazione. Per la sola Lombardia
disponiamo dei dati sulle superfici investite, pari a 91.807 ettari, in crescita del
5,05% rispetto agli 87.392 ettari del 2013. Se il dato stimato da Ente Risi sul calo
delle rese agronomiche (-4,4%) è direttamente estendibile alla Lombardia, la
produzione lombarda dovrebbe risultare in crescita, grazie all’aumento più che
proporzionale delle superfici lombarde seminate a riso.
La campagna di coltivazione è risultata comunque molto anomala a causa delle
continue e diffuse precipitazioni, che nel mese di maggio hanno ostacolato le semine e
33
successivamente hanno causato non pochi problemi per la diffusione eccessiva delle
infestanti. Si sono manifestati anche danni provocati da attacchi diffusi di brusone, a
causa dell’elevata umidità, e danni derivanti dalla sterilità atipica.
GRAFICO 12
VARIAZIONE DELLA PRODUZIONE AZIENDALE TOTALE DI
CEREALI NEL 2014 RISPETTO AL 2013
19%
50%
maggiore
uguale
minore
31%
Le dichiarazioni dei testimoni privilegiati sull’andamento della produzione nella
campagna 2014 confermano le stime fin qui presentate: il 50% degli intervistati
dichiara una crescita della produzione e solo il 19% ne denuncia una riduzione,
percentuale probabilmente riconducibile ai produttori di riso e a quelle aree, a macchia
di leopardo, che hanno conseguito risultati produttivi inferiori alla media a causa di
una forte erraticità delle precipitazioni (vedi grafico 12). L’indice sintetico risulta
comunque molto positivo (+0,31).
Se l’andamento delle produzioni è stato positivo per mais e frumento tenero, sul
versante dei prezzi di mercato le tendenze sono state invece molto negative.
Viceversa, per il riso i non positivi risultati produttivi sono stati controbilanciati da un
ottimo andamento delle quotazioni di mercato. Il grano duro, infine, ha potuto
beneficiare di un andamento di mercato molto favorevole oltre che di buone rese
produttive.
34
GRAFICO 13
Il grafico 13 indica l’andamento delle quotazioni per il frumento tenero, che ha
conosciuto una tendenza riflessiva a partire dal mese di aprile 2014 e una forte
caduta in seguito all’avvio della campagna di raccolta, che si è arrestata solo ad
ottobre. Il deciso calo dei prezzi è stato causato dall’aumento stimato della
produzione mondiale, che IGC attualmente prevede che raggiungerà i 717 milioni di
tonnellate, in crescita rispetto ai 713 milioni di tonnellate della campagna precedente.
Sui prezzi di mercato, a livello lombardo, ha inciso in maniera negativa anche la
scarsa qualità della produzione 2014, soprattutto in termini di basso peso
specifico e scarse proteine. Nei mesi invernali i prezzi hanno conosciuto, invece, un
trend crescente, di cui però non hanno potuto beneficiare i produttori agricoli, poiché
a quella data la campagna di commercializzazione si era ormai conclusa.
Di segno opposto l’andamento dei prezzi del grano duro, che hanno registrato un
forte trend di crescita già a partire dalla campagna di trebbiatura (vedi grafico
14). La corsa delle quotazioni è proseguita fino a novembre, facendo toccare livelli
da record ai prezzi del grano duro. La causa di questo andamento è da ricercare
35
nella forte riduzione della produzione mondiale di grano duro, le cui stime per
la campagna 2014-2015 sono state più volte riviste al ribasso e che oggi IGC prevede
si possa collocare intorno ai 32,8 milioni di tonnellate, in netto calo rispetto ai 38
milioni
di
tonnellate
della
campagna
2013-2014,
diminuzioni
particolarmente
significative per il Canada (-26%) e l’Algeria (-38%), ma molto consistenti anche in
USA e Kazakistan.
GRAFICO 14
Anche le quotazioni del riso si sono impennate in concomitanza con l’avvio
della campagna di raccolta e il trend di crescita molto accelerato è proseguito per
tutto il quarto trimestre, facendo registrare per tutto il periodo prezzi medi sempre
superiori rispetto ai livelli già molto alti del quarto trimestre 2013: in media
l’incremento è stato dell’8% (vedi tabella 2 dell’Appendice Statistica). La causa di
questo forte incremento di prezzo è probabilmente da ricercare nelle stime molto
negative sulla produzione, poi in parte smentite, che erano state formulate prima
dell’avvio della campagna di trebbiatura. Sicuramente anche la buona qualità e le
36
elevate rese alla lavorazione hanno avuto un influsso positivo sull’andamento dei
prezzi, ma tra i testimoni privilegiati c’è chi suggerisce che alla base di questa
impennata dei prezzi ci sia anche un errore di calcolo sui flussi di approvvigionamento
da parte di alcune industrie risicole.
GRAFICO 15
All’opposto, le quotazioni del mais hanno manifestato una tendenza decisamente
decrescente a partire dall’avvio della campagna di raccolta, che è proseguita
per tutto il quarto trimestre (vedi grafico 16), portando il prezzo del mais su livelli
molto bassi, inferiori del 16,9% rispetto al terzo trimestre e del 19,6% rispetto ad un
anno prima (vedi tabella 2 dell’Appendice Statistica).
Per spiegare questa caduta
bisogna risalire alla produzione mondiale record del 2013, che ha determinato un
livello di offerta di prodotto ben superiore alla domanda e quindi un consistente
rafforzamento delle scorte. Le ultime stime di IGC stimano una produzione
mondiale per la campagna 2014-2015 pari a 991,9 milioni di tonnellate in
37
ulteriore leggera crescita rispetto
i livelli record dell’anno precedente (+0,1%).
Anche quest’anno si dovrebbe replicare quindi una situazione di squilibrio tra
offerta e domanda, dal momento che questa, pur crescendo del 3%, dovrebbe
attestarsi a poco meno di 973 milioni di tonnellate, 19 milioni di tonnellate in meno
rispetto all’offerta, con il conseguente aumento delle scorte (+11%).
A livello nazionale, e soprattutto lombardo, la forte caduta dei prezzi del mais in
concomitanza con l’avvio della campagna di raccolta è da ricondurre al consistente
aumento
delle
importazioni
di
mais
dai
Paesi
dell’Europa
Orientale
appartenenti all’UE. In questi paesi, dove i terreni sono raramente irrigabili, le
frequenti e copiose precipitazioni di quest’estate hanno determinato record produttivi,
favorendo le esportazioni verso il nostro paese ed in particolare verso i mangimifici e
gli allevamenti lombardi.
GRAFICO 16
Se queste previsioni verranno confermate, non dobbiamo quindi aspettarci nel
prossimo futuro una ripresa delle quotazioni del mais rispetto agli attuali livelli
molto bassi.
38
I risultati produttivi e gli andamenti dei prezzi fin qui illustrati vengono confermati
dalle dichiarazioni fornite sul fatturato dai testimoni privilegiati intervistati nel corso
dell’indagine: il 48% denuncia una diminuzione dl fatturato, mentre solo il 10% ne
dichiara una crescita (vedi grafico 17): l’indice sintetico risulta così pesantemente
negativo (-0,38), il più negativo dopo quello del comparto degli ortaggi.
GRAFICO 17
SETTORE CEREALICOLO: VARIAZIONE FATTURATO
NEL 2014 RISPETTO AL 2013
10%
48%
AUMENTATO
STABILE
DIMINUZIONE
42%
In particolare possiamo ipotizzare che le segnalazioni di un aumento del fatturato
provengano dai produttori di riso, dove la diminuzione delle quantità raccolte e
quindi commercializzate è stata inferiore all’aumento dei prezzi. Le dichiarazioni di
stazionarietà del fatturato possono essere ricondotte ai produttori di frumento
tenero, la cui crescita della produzione può essere equiparata alla caduta dei prezzi.
Infine le risposte di diminuzione del fatturato possono essere fatte risalire ai
produttori di mais, per i quali il crollo dei prezzi è stato proporzionalmente più
elevato degli aumenti produttivi. Queste attribuzioni sono sicuramente troppo
schematiche e non tengono conto di tutte le diverse realtà aziendali, ma è probabile
che non si discostino troppo dal vero.
39
Nel
grafico
18
vengono
riportate
le
indicazioni
degli
intervistati
in
merito
all’andamento della domanda di mercato nazionale: prevalgono nettamente le
indicazioni di un scarsa intonazione della domanda (72%) rispetto a chi la considera
elevata (9%).
Oltre alle considerazioni svolte sui mercati internazionali, va poi segnalato per quanto
riguarda il mais che la crisi e in molti casi la chiusura degli allevamenti zootecnici
(soprattutto quelli di suini e di carne bovina), che sono i maggiori consumatori di
granturco, ha determinato un forte calo della domanda locale di mais, alla quale si
rivolgono molti dei maidicoltori della Lombardia.
GRAFICO 18
SETTORE CEREALICOLO:
DOMANDA DI MERCATO NAZIONALE
9%
19%
72%
ELEVATA
NORMALE
BASSA
L’indice sintetico risulta decisamente negativo (-0,63), secondo solo, in
negatività, a quello del comparto degli ortaggi.
Le segnalazioni di aumento sono probabilmente riconducibili ai produttori di riso
che hanno sperimentato una domanda molto vivace, di cui la positiva dinamica dei
prezzi è la conseguenza. Un’altra conferma della vivacità della domanda di riso è la
situazione delle vendite di riso diffuse dall’Ente Risi: a fine gennaio era già stato
40
venduto il 52,5% del risone prodotto, un anno prima l’analoga percentuale era pari al
41,8%.
Le valutazioni dei testimoni privilegiati in merito all’andamento della redditività
dell’azienda sono nettamente orientate in senso negativo: il 19% la considera
molto negativa, il 38% negativa e solo il 12% positiva. Non si registrano valutazioni di
redditività “molto positiva” (vedi grafico 19).
GRAFICO 19
SETTORE CEREALICOLO: VALUTAZIONE SULL' ANDAMENTO
DELLA REDDITIVITA' DELL'AZIENDA
19%
0%
12%
molto positivo
positivo
normale
negativo
molto negativo
38%
31%
L’indice sintetico (-0,31) è il più negativo tra tutti i settori indagati e testimonia
della profonda crisi che sta attraversando il settore, a causa di quotazioni di mercato
così
basse da non essere in grado di pagare neanche i costi diretti di produzione.
Molti dei testimoni privilegiati che coltivano mais hanno dichiarato nel corso
dell’intervista, che, se non si registra una netta ripresa delle quotazioni, sono decisi ad
abbandonare la coltivazione del mais e si orienteranno verso altre colture non
cerealicole.
Tali valutazioni prescindono dal comparto del riso, al quale sono probabilmente
riconducibili le valutazioni di una redditività positiva (12%).
41
Per concludere riportiamo i giudizi espressi dai testimoni privilegiati in merito
all’andamento del settore cerealicolo nel quarto trimestre 2014. Ancora una volta
sono le valutazioni negative a prevalere nettamente: il 13% giudica il settore
molto peggiorato e il 51% peggiorato, per una somma di giudizi negativi pari ai 2/3
del panel intervistato. Nessuno dichiara il settore “molto migliorato” e solo il 7% lo
valuta migliorato. L’indice sintetico risulta così ancora una volta nettamente negativo
(-0,35) e ancora volta tra i peggiori tra tutti i settori, secondo solo a quello del
comparto suinicolo.
GRAFICO 20
ANDAMENTO DEL SETTORE CEREALICOLO
RISPETTO AL TRIMESTRE PRECEDENTE
0%
7%
molto migliorato
13%
migliorato
29%
51%
invariato
peggiorato
molto peggiorato
In realtà, viste le ottime rese produttive della campagna maidicola, ci saremmo
aspettati un qualche maggiore ottimismo nel valutare l’andamento del settore da
parte dei produttori di mais, che rappresentano la larga maggioranza del Panel
cerealicolo, in coerenza con il peso che il mais ha all’interno della cerealicoltura
lombarda. Probabilmente il record negativo toccato dalle quotazioni del mais nel
corso
del
quarto
trimestre
ha
condizionato
il
sentiment
dei
maidicoltori,
esasperandone i giudizi. Si consideri inoltre che molti degli intervistati hanno avuto
42
gravi problemi di contaminazione da micotossine nel mais raccolto e quindi hanno
avuto grossi problemi nel collocare il prodotto sul mercato. A questo proposito va
ricordato che i problemi della campagna appena conclusa si sommano a quelli
affrontati nella campagna precedente a causa della contaminazione da aflatossine,
dando
la
sensazione
che
oramai
ogni
campagna
abbia
i
suoi
problemi
di
contaminazione, che possono essere strumentalizzati, anche artificiosamente, dal
mercato.
43
4. LA
DEMOGRAFIA
IMPRENDITORIALE
DELL’AGRICOLTURA
IN
LOMBARDIA
Il numero di imprese operanti in Lombardia nel settore agricoltura iscritte ai
Registri Imprese delle Camere di Commercio è ancora diminuito nel quarto trimestre
2014 di 225 unità rispetto al trimestre precedente (-1,9%), attestandosi sul livello di
47.720 imprese (vedi tab.4.1).
La perdita è di quasi 1.000 (937) rispetto ad un anno fa: -1,9% la diminuzione
percentuale, che rappresenta comunque la variazione meno negativa da un anno
e mezzo a questa parte.
TABELLA 4.1
Lombardia: Agricoltura, Silvicoltura e Pesca - Imprese Attive
IV trim I trim
2012
Valori Assoluti
2013
II trim III trim IV trim
2013
2013
2013
50.258 49.670 49.210 48.909 48.657
I trim
II trim
III trim
IV trim
2014
2014
2014
2014
48.033
48.041
47.945
47.720
Variazioni Assolute
(sul trim. prec.)
-248
-588
-460
-301
-252
-624
8
-96
-225
Var.% sul trimestre
precedente
-0,5%
-1,2%
-0,9%
-0,6%
-0,5%
-1,3%
0,0%
-0,2%
-0,5%
Var.% rispetto ad un
anno prima
-1,5%
-1,6%
-2,6%
-3,2%
-3,2%
-3,3%
-2,4%
-2,0%
-1,9%
In un contesto che comunque registra ancora una forte perdita di imprese agricole, si
può forse affermare che sul fronte della natalità imprenditoriale assistiamo ad un
leggero miglioramento congiunturale.
D’altra parte, al di là dell’aspetto congiunturale i dati di natimortalità imprenditoriale
vanno letti alla luce della tendenza strutturale e storicamente consolidata del
continuo processo di riduzione delle imprese agricole, che ha caratterizzato
l’economia italiana dal secondo dopoguerra in poi. Infatti, come testimoniano anche i
dati di tutti i censimenti agricoli e, più recentemente, quelli dei Registri Imprese delle
Camere di Commercio (l’obbligo di iscrizione ai registri camerali per tutte le imprese
agricole risale al 1997), a partire dagli anni ’50 si è assistito ad una costante
diminuzione delle imprese agricole operanti a causa di un continuo processo di
selezione, spesso causato dall’età dell’agricoltore e dai processi di abbandono delle
44
aree marginali e meno vocate all’agricoltura come le collina e la montagna, che ha
portato a un processo di concentrazione nel settore primario verso realtà
imprenditoriali di maggiori dimensioni e più strutturate. I
risultati del VI
Censimento Generale dell’Agricoltura del 2010 confermano ampiamente questo trend,
segnalando una discreta crescita delle dimensioni medie aziendali e una forte perdita
di attività agricole nelle zone montane e collinari.
Prima di trarre delle valutazioni congiunturali dai flussi di natimortalità delle imprese
iscritte nei Registri Imprese delle Camere di Commercio va poi ricordato che
tradizionalmente a cavallo tra la fine e l’inizio dell’anno solare si manifesta un forte
fenomeno di stagionalità. Le cessazioni di attività si concentrano infatti nel
mese di dicembre di ogni anno per motivi fiscali, contabili ed amministrativi, ma è
anche il saldo del primo trimestre che normalmente risente dell’effetto delle cessazioni
di attività decise dagli imprenditori entro la fine dell’anno, poiché queste possono
essere comunicate, e quindi conteggiate, nel mese di gennaio, grazie al fatto che il
termine per la denuncia di cessazione è di trenta giorni. D’altro canto bisogna
segnalare che un analogo ma opposto fenomeno di stagionalità caratterizza
anche le iscrizioni di nuove imprese che, sempre per motivi fiscali, contabili ed
amministrativi, tendono a concentrarsi invece nei primissimi mesi dell’anno.
Questi fenomeni di stagionalità sono particolarmente evidenti se si osserva il grafico
21. Va segnalato che nel 2014, a differenza del 2013, le cessazioni del quarto
trimestre risultano superiori a quelle del terzo trimestre, ma questa differenza va
attribuita al 2013, anno in cui le cessazioni del secondo e del terzo trimestre sono
diminuite meno rispetto al primo trimestre di quanto avviene normalmente. Possiamo
quindi affermare che le cessazioni del quarto trimestre 2014 hanno ripristinato la
tradizionale stagionalità di questi dati, in linea con quanto si è registrato negli
anni precedenti.
45
GRAFICO 21
Lombardia: Agricoltura, Silivicoltura e Pesca
Imprese Iscritte e Cessate
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim
2011 2011 2011 2012 2012 2012 2012 2013 2013 2013 2013 2014 2014 2014 2014
Iscritte
Cessate
Il trend di demografia imprenditoriale osservato a livello lombardo per l’agricoltura
risulta del tutto analogo a quello che si registra a livello nazionale: il grafico 22
mostra come l’evoluzione del numero di imprese agricole attive da trimestre a
trimestre sia pressoché identica; la direzione e l’inclinazione delle due curve risultano
infatti molto simili.
46
GRAFICO 22
Italia e Lombardia: Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
Imprese Attive
53.000
850.000
52.000
830.000
L
O
M
B
A
R
D
I
A
51.000
810.000
50.000
790.000
49.000
770.000
48.000
47.000
750.000
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim trim
2010 2011 2011 2011 2011 2012 2012 2012 2012 2013 2013 2013 2013 2014 2014 2014 2014
Lombardia
47
Italia
I
T
A
L
I
A
5. APPENDICE STATISTICA
TABELLA 1:
ISMEA - INDICE DEI PREZZI ALL'ORIGINE (base 2010=100)
ott-13 nov-13 dic-13 gen-14 feb-14 mar-14 apr-14 mag-14 giu-14 lug-14 ago-14 set-14 ott-14 nov-14 dic-14
PRODOTTI ZOOTECNICI
ANIMALI VIVI
BOVINI DA MACELLO
OVINI E CAPRINI
SUINI
VOLATILI DOMESTICI
LATTE E DERIVATI
BURRO
FORMAGGI DURI
FORMAGGI FUSI E MOLLI
FORMAGGI SEMIDURI
LATTE E CREMA FRESCHI
LATTE DI VACCA
UOVA FRESCHE
COLTIVAZIONI
FRUMENTO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
MAIS
ORZO
RISO
COLTURE INDUSTRIALI
FRUTTA E AGRUMI
OLII E GRASSI VEGETALI
ORTAGGI LEGUMI E PATATE
SEMI OLEOSI
VINI
TOTALE AGRICOLTURA
FONTE: ISMEA
117,8
118,3
115,3
106,6
122,5
117,3
115,6
123,9
107,6
110,0
116,7
120,3
120,3
136,1
120,3
127,1
134,8
110,9
107,9
118,8
102,4
155,5
123,8
115,8
100,9
118,6
166,7
119,0
117,7
117,7
114,5
109,1
118,0
121,4
116,0
121,2
108,3
110,8
118,3
120,8
120,8
134,8
114,8
128,5
135,1
114,7
108,7
119,0
110,2
160,4
108,6
109,7
100,8
122,9
161,8
116,2
119,2
120,2
115,7
112,8
124,3
122,8
116,5
121,2
109,5
111,6
119,7
120,9
120,9
133,8
123,2
134,1
141,8
118,2
107,1
118,9
114,7
160,4
115,7
110,0
121,9
126,5
157,9
121,2
119,3
120,7
117,7
95,0
125,8
121,1
116,9
119,4
109,6
111,7
120,5
121,7
121,7
129,6
116,6
136,6
145,6
116,9
106,5
121,1
119,0
160,9
108,1
113,7
108,9
126,7
156,2
117,8
117,5
115,7
117,9
90,0
121,4
112,8
118,3
112,2
109,7
114,0
121,7
124,7
124,7
129,0
112,6
136,1
145,3
114,6
107,3
121,5
131,8
159,4
106,3
116,4
93,1
128,6
154,1
115,0
116,7
113,5
116,7
89,2
119,4
112,3
118,7
109,6
108,4
115,6
121,4
126,3
126,3
130,0
113,6
141,1
150,9
118,3
112,7
123,5
138,4
161,2
109,1
117,1
94,1
133,3
152,3
115,0
116,6
115,0
114,4
105,8
120,3
114,2
117,7
106,6
106,1
116,1
121,6
126,1
126,1
123,8
112,8
141,4
151,7
117,5
112,5
127,4
137,0
162,6
108,3
119,3
93,3
133,5
150,3
114,7
115,8
115,1
112,4
96,3
121,5
117,8
116,1
103,3
104,0
116,1
120,7
124,6
124,6
121,7
114,0
140,9
151,8
115,7
112,5
118,4
129,1
162,7
124,8
122,0
85,6
129,9
148,9
115,0
115,6
115,2
111,4
92,6
125,5
120,7
115,3
102,1
101,7
116,1
120,4
124,6
124,6
121,4
104,8
136,1
149,3
109,2
109,6
110,4
125,2
162,7
101,5
125,7
71,9
122,4
145,5
110,3
114,4
115,0
110,5
94,9
128,6
119,9
112,9
103,3
101,3
116,1
120,2
120,1
120,1
122,5
102,4
142,5
158,7
105,4
108,4
107,0
120,3
162,7
81,3
129,8
83,5
118,3
143,2
108,2
114,4
115,7
111,3
98,4
130,2
115,7
112,1
100,6
100,1
116,1
120,2
119,6
119,6
122,9
104,1
142,2
160,2
105,6
110,1
106,0
128,2
162,7
85,2
135,2
87,0
118,3
140,6
109,0
111,4
111,4
111,1
100,6
119,8
104,1
110,3
92,0
98,6
117,7
119,2
117,8
117,8
122,2
111,4
142,3
158,8
104,6
94,9
104,1
122,4
162,7
90,9
143,9
99,1
91,7
141,8
111,4
108,5
109,7
109,3
105,3
112,9
106,6
105,7
91,3
96,7
118,1
118,9
110,0
110,0
123,6
118,4
152,4
173,8
103,6
88,4
105,0
109,0
162,7
115,7
147,0
100,0
91,7
143,8
113,4
108,5
111,0
109,1
101,5
114,8
112,6
104,3
91,3
96,0
116,7
118,0
108,0
108,0
124,0
126,7
176,9
207,6
106,4
86,2
107,5
120,8
151,6
119,1
191,3
108,6
96,6
144,4
117,8
108,3
110,4
109,9
111,8
110,0
113,1
104,3
89,0
96,4
116,7
117,7
108,0
108,0
124,3
122,5
177,0
206,4
109,5
85,8
111,1
124,1
148,7
118,4
192,8
97,6
97,5
142,8
115,6
TABELLA 2: ISMEA - INDICE DEI PREZZI ALL'ORIGINE: indici medi trimestrali e annuali (base 2010=100)
2011
III trim IVtrim
PRODOTTI ZOOTECNICI
113,7
117,4
2012
2013
2014
Var %
Var %
2011
I trim
II trim III trim IV trim
2012
I trim
II trim III trim VI trim
2013
I trim
II trim III trim IV trim
2014
IV 14 / III14
113,1
113,1
109,9
113,9
114,7
114,3
116,5
117,8
116,0
113,9
-4,4
-8,3
-7,1
114,7
117,9
118,9
118,2
113,4
108,4
IV 14 / IV 13
ANIMALI VIVI
111,9
119,0
111,0
110,9
111,2
120,6
123,5
116,6
117,1
116,6
124,1
118,8
119,1
116,6
115,1
114,0
110,4
114,0
-3,2
BOVINI DA MACELLO
106,8
113,7
108,0
113,8
113,2
114,5
116,5
114,5
117,7
116,6
114,9
115,2
116,1
117,4
112,7
110,9
109,4
112,6
-1,4
-5,0
OVINI E CAPRINI
98,7
116,2
104,3
95,9
98,7
101,5
116,4
106,2
95,8
96,6
98,8
111,3
103,3
91,5
101,1
98,1
108,9
101,7
11,0
-2,1
SUINI
118,8
124,6
114,0
112,7
110,9
131,9
132,3
121,9
123,7
111,3
134,8
121,6
122,9
122,2
122,4
126,2
112,6
120,8
-10,8
-7,4
-8,1
114,3
120,6
114,0
105,9
110,6
120,4
124,5
115,3
110,1
127,5
131,2
120,5
122,3
115,4
117,6
113,2
110,8
114,2
-2,2
116,7
116,6
116,3
114,6
106,0
106,6
109,1
109,1
109,6
110,7
112,9
116,0
112,3
117,9
116,4
111,8
104,8
112,7
-6,3
-9,7
BURRO
114,9
111,4
114,0
98,1
78,1
81,1
94,8
88,0
99,0
113,9
123,0
122,1
114,5
113,8
104,0
98,6
90,5
101,7
-8,2
-25,9
FORMAGGI DURI
119,1
119,0
119,8
116,2
110,3
108,7
108,1
110,8
106,0
104,7
103,5
108,4
105,6
109,2
103,9
100,0
96,3
102,4
-3,7
-11,2
5,8
VOLATILI DOMESTICI
LATTE E DERIVATI
FORMAGGI FUSI E MOLLI
105,4
105,4
105,2
105,5
105,4
105,0
105,1
105,2
105,3
105,6
107,4
110,8
107,2
113,7
116,1
116,6
117,2
115,9
0,5
FORMAGGI SEMIDURI
111,6
112,7
111,2
113,4
110,0
107,3
108,4
109,8
110,7
110,8
112,7
118,2
113,1
121,2
120,9
119,9
118,2
120,0
-1,4
0,0
LATTE E CREMA FRESCHI
117,8
118,1
116,7
117,3
106,8
108,6
112,3
111,3
113,8
114,8
118,3
120,6
116,9
124,2
125,1
119,2
108,7
119,3
-8,8
-9,9
LATTE DI VACCA
117,8
118,1
116,7
117,3
106,8
108,6
112,3
111,3
113,8
114,8
118,3
120,6
116,9
124,2
125,1
119,2
108,7
119,3
-8,8
-9,9
-8,1
UOVA FRESCHE
100,8
108,6
101,3
121,6
136,1
137,8
146,9
135,6
139,8
128,3
126,3
134,9
132,3
129,6
122,3
122,5
124,0
124,6
1,2
COLTIVAZIONI
101,2
111,4
111,1
109,7
107,8
112,6
126,8
114,2
133,0
127,9
115,9
119,5
124,0
114,3
110,6
105,7
122,6
113,4
15,9
2,6
FRUMENTO
147,6
141,5
147,1
141,5
139,9
144,6
150,0
143,8
147,4
146,2
134,4
129,9
138,8
137,9
139,9
142,3
168,8
147,5
18,6
29,9
FRUMENTO DURO
160,9
154,7
154,4
151,5
146,2
149,3
153,4
150,0
152,7
152,2
146,2
137,2
146,3
147,3
151,2
159,2
196,0
163,9
23,1
42,8
-7,0
FRUMENTO TENERO
122,0
115,9
133,2
120,5
124,3
137,3
144,8
132,4
139,2
136,9
109,7
114,6
125,2
116,6
114,6
105,2
106,5
110,7
1,2
MAIS
138,6
109,1
133,9
116,8
118,8
147,1
145,9
132,1
136,5
135,7
119,1
107,9
124,8
108,8
111,5
104,5
86,8
102,9
-16,9
-19,6
ORZO
133,4
129,1
134,9
132,6
130,6
142,3
148,3
139,5
146,9
137,4
118,9
118,9
130,2
122,0
117,6
105,7
107,6
112,1
1,9
-9,5
RISO
116,8
113,4
124,2
105,7
99,0
102,0
102,3
102,3
99,8
99,9
117,2
109,0
106,1
129,9
130,4 123,42 117,75 125,49
-4,6
8,0
-2,8
COLTURE INDUSTRIALI
142,1
135,8
139,8
133,5
131,0
131,1
134,9
132,6
150,7
155,4
155,5
158,7
155,1
160,5
162,6
162,7
154,4
160,0
-5,1
FRUTTA E AGRUMI
81,2
103,5
100,9
100,2
107,7
92,8
119,6
104,4
127,4
131,8
107,9
115,8
119,4
107,8
109,9
85,6
117,8
105,2
37,7
1,8
OLII E GRASSI VEGETALI
116,3
101,3
113,2
91,3
90,8
102,7
114,0
100,6
125,1
124,2
121,9
111,8
120,7
115,7
122,3
136,3
177,0
137,9
29,8
58,3
ORTAGGI LEGUMI E PATATE
81,4
102,6
96,2
98,2
87,4
101,3
110,0
98,7
122,0
106,1
92,9
108,6
107,7
98,5
84,8
89,0
102,0
93,4
14,6
-6,1
-22,3
SEMI OLEOSI
110,5
99,8
109,4
110,4
127,2
140,3
146,4
131,1
144,0
149,7
146,6
122,7
140,6
129,5
128,6
110,1
95,3
115,8
-13,5
VINI
116,3
132,2
118,3
141,4
143,9
145,3
168,7
149,9
175,7
174,2
171,2
162,0
170,9
154,2
148,2
141,8
143,7
147,0
1,3
-11,3
TOTALE AGRICOLTURA
107,3
114,4
112,1
111,4
108,8
113,7
122,3
114,1
123,9
121,1
117,3
118,9
120,3
116,0
113,3 109,49 115,62 113,65
5,6
-2,7
49
TABELLA 3: ISMEA – INDICE DEI PREZZI DEI MEZZI CORRENTI DI PRODUZIONE. Indice per voce di spesa (base 2000=100)
TOTALE PRODOTTI AGRICOLI
ANIMALI ALLEVAM.
ANTIPARASSITARI
ANTICRITTOGAMICI
DISERBANTI
INSETTICIDI
CONCIMI
AZOTATI
COMPLESSI BINARI
COMPLESSI TERNARI
FOGLIARI
FOSFATICI
POTASSICI
MANGIMI
MANG. SVEZZ. VITELLI
MANGIMI ALL. BOVINI
MANGIMI CONIGLI
MANGIMI OVICAPRINI
MANGIMI POLLAME
MANGIMI SUINI
NUCLEI BOVINI E VITELLI
NUCLEI POLLAME
NUCLEI SUINI
ORZO E CRUSCAMI
PANELLI-FARINE
MATERIALE VARIO
PROD.ENERGETICI
CARBURANTI
ENERGIA ELET.
LUBRIFICANTI
SALARI
SALARI AVVENTIZI
SALARIATI FISSI
SEMENTI
SPESE VARIE
ASSICURAZIONE
LAVORI CONTO TERZI
2011
IV trim 2011
136,1 135,9
90,2
98,5
115,7 115,8
123,4 123,4
105,3 105,8
109,2 109,1
173,6 169,0
201,5 193,1
159,5 154,7
164,3 160,9
106,9 106,4
190,0 185,6
148,2 147,5
138,5 140,3
133,7 132,6
134,8 133,6
129,1 127,0
123,8 120,1
130,3 126,4
142,5 141,4
138,4 132,0
95,5
96,7
136,5 133,7
139,1 145,8
165,8 184,3
124,6 124,1
134,5 131,7
126,0 123,0
163,2 159,8
131,1 130,6
141,2 141,2
142,8 142,8
132,5 132,5
121,4 120,7
102,6 102,2
90,6
88,7
105,8 105,8
I trim
138,5
102,0
116,8
124,6
107,0
109,7
174,6
203,6
159,8
164,3
107,4
192,3
149,4
139,8
134,7
134,4
129,3
124,2
130,4
142,5
138,6
95,5
133,3
143,0
169,1
125,2
145,3
136,5
180,3
130,4
142,0
143,5
133,5
122,8
102,6
90,5
105,8
2012
II trim
139,9
113,9
117,1
125,1
107,3
109,7
176,3
207,8
159,5
166,2
108,1
193,3
149,2
142,5
134,8
134,9
129,7
124,4
130,5
143,2
140,9
97,3
134,4
146,1
193,6
125,1
146,5
134,8
190,9
131,0
142,0
143,5
133,5
123,5
102,3
89,1
105,8
III trim
140,9
108,2
117,2
125,1
107,3
109,8
176,5
208,0
159,7
166,2
108,1
193,8
149,6
149,9
139,0
138,4
132,9
126,3
132,5
147,1
155,8
100,8
150,8
156,4
229,7
125,1
143,4
137,0
169,6
131,3
142,0
143,5
133,5
123,5
102,3
89,1
105,8
IV trim
142,7
95,7
117,2
125,2
107,4
109,8
176,6
207,9
159,8
166,2
108,1
194,7
149,6
157,1
142,1
140,1
136,4
127,2
135,0
149,2
161,4
100,8
155,8
177,1
233,5
125,2
147,4
136,4
190,2
131,3
143,5
145,0
134,8
123,5
102,5
90,3
105,8
2012
140,5
105,0
117,1
125,0
107,2
109,8
176,0
206,8
159,7
165,7
107,9
193,5
149,5
147,3
137,6
136,9
132,1
125,5
132,1
145,5
149,2
98,6
143,6
155,7
206,5
125,1
145,7
136,2
182,8
131,0
142,4
143,9
133,8
123,3
102,4
89,8
105,8
I trim
143,4
101,5
117,3
125,3
107,8
109,9
175,5
207,1
158,3
165,5
108,1
191,7
149,6
155,2
140,7
140,8
137,0
127,2
135,8
150,8
160,9
100,8
153,6
167,1
235,5
125,5
151,1
135,9
208,5
131,5
144,9
146,4
136,4
124,2
103,6
95,3
105,8
50
2013
II trim
143,8
110,2
117,5
125,4
107,8
110,1
174,5
206,9
156,5
164,9
108,1
189,4
149,2
154,2
140,5
140,8
137,0
127,2
135,8
150,7
161,7
100,8
156,1
163,3
236,5
126,8
150,2
134,8
208,2
131,3
145,8
147,3
137,5
124,5
105,5
104,1
105,8
III trim IV trim
141,8 141,2
102,5
93,6
117,5 117,5
125,4 125,4
107,8 107,8
110,1 110,1
174,1 172,5
205,4 202,7
156,3 154,1
164,8 164,6
108,1 108,5
188,9 185,4
149,1 149,1
147,0 144,7
140,2 138,0
140,2 137,5
137,0 136,7
127,2 127,8
135,8 135,8
150,5 149,0
161,7 160,5
100,8 100,8
155,8 153,3
138,1 135,2
230,0 223,0
127,4 127,8
145,4 148,4
135,6 134,9
183,5 199,3
131,3 131,4
146,5 146,8
148,0 148,3
138,1 138,5
124,6 124,8
105,5 105,7
104,1 105,1
105,8 105,8
2013
142,5
102,0
117,4
125,4
107,8
110,0
174,1
205,5
156,3
164,9
108,2
188,8
149,3
150,3
139,8
139,8
136,9
127,4
135,8
150,2
161,2
100,8
154,7
150,9
231,2
126,9
148,8
135,3
199,9
131,4
146,0
147,5
137,6
124,5
105,1
102,2
105,8
2014
I trim
142,0
105,6
117,7
125,8
108,1
110,1
171,4
203,6
151,6
162,6
108,9
185,0
147,9
144,1
137,7
137,6
135,7
128,7
135,3
148,7
160,3
100,8
151,8
134,6
218,9
127,9
151,7
134,7
215,5
131,6
147,4
148,8
139,3
125,0
105,8
105,6
105,8
Var %
II trim
142,7
121,2
118,3
126,7
108,3
110,3
170,1
202,2
151,6
160,8
109,3
183,6
146,9
144,3
138,5
137,6
135,5
126,0
135,3
148,6
161,3
100,8
151,2
134,8
220,9
127,9
153,1
134,9
221,3
131,8
147,4
148,8
139,3
125,1
105,8
105,6
105,8
III trim
140,6
120,2
118,1
126,3
108,3
110,2
169,8
201,3
151,0
160,8
109,1
183,9
147,4
137,8
137,6
137,2
135,3
124,9
135,1
147,8
161,2
100,8
149,6
114,0
210,4
127,8
146,5
134,5
191,5
131,9
147,4
148,8
139,3
125,2
105,8
105,6
105,8
IV trim
140,3
105,0
118,1
126,3
108,3
110,2
170,5
202,4
152,2
160,9
109,1
184,8
148,2
137,9
135,1
135,1
135,2
124,9
134,6
146,3
160,0
100,8
147,4
115,5
221,2
127,7
148,4
133,2
203,4
133,8
147,4
148,8
139,3
125,6
105,8
105,6
105,8
2014
141,4
113,0
118,0
126,3
108,2
110,2
170,4
202,4
151,6
161,3
109,1
184,3
147,6
141,0
137,2
136,9
135,5
126,1
135,1
147,9
160,7
100,8
150,0
124,7
217,9
127,8
149,9
134,3
207,9
132,3
147,4
148,8
139,3
125,2
105,8
105,6
105,8
Var %
IV14/IV13 IV14/III14
-0,6
12,2
0,5
0,7
0,4
0,1
-1,2
-0,2
-1,3
-2,2
0,6
-0,3
-0,6
-4,7
-2,1
-1,7
-1,1
-2,2
-0,9
-1,8
-0,3
0,0
-3,8
-14,5
-0,8
-0,1
0,0
-1,3
2,0
1,8
0,4
0,4
0,6
0,6
0,1
0,5
0,0
-0,2
-12,6
0,0
0,0
0,0
0,0
0,4
0,5
0,7
0,1
0,0
0,5
0,5
0,1
-1,9
-1,5
-0,1
0,0
-0,4
-1,0
-0,7
0,0
-1,5
1,3
5,1
-0,1
1,3
-0,9
6,2
1,4
0,0
0,0
0,0
0,3
0,0
0,0
0,0
TABELLA 4
ISMEA - INDICE DEI PREZZI DEI MEZZI CORRENTI DI PRODUZIONE . Indice per prodotto. (base 2000=100)
IVtrim
2011/ I trim II trim IIIItri IVtrim
2012/ I trim II trim IIItrim IVtrim
2013/ I trim II trim IIItrim IVtrim
IV 2014/ IV2014/
2011
2012
2013
2014
m
III 2014 IV 2013
2011
2010 2012 2012
2012
2011 2013 2013 2013 2013
2012 2014 2014 2014 2013
2012
9,6
136,2 140,0 144,9 150,1 142,8
5,1
149,5 149,7 142,1 139,5 145,2
1,7
-0,8
-2,9
BOVINI E BUFALINI 133,2 135,8
141,0 143,0 136,6 135,4 139,0
OVINI E CAPRINI
134,1
135,6
9,5
136,5
138,6
142,5
149,1
141,6
4,5
147,8
147,4
140,5
140,2
144,0
1,7
SUINI
133,5
135,3
6,8
136,4
140,0
143,9
146,1
141,6
4,7
147,3
148,5
143,6
141,1
145,1
2,5
143,0
145,7
141,7
FRUMENTO
135,2
133,1
4,6
137,2
137,7
137,9
138,1
137,7
3,5
138,2
138,1
137,9
137,5
137,9
0,1
137,4
137,2
GRANTURCO
137,6
135,7
4,1
139,8
140,5
140,6
141,0
140,5
3,5
141,4
141,4
141,2
141,1
141,3
0,6
141,1
RISI
136,4
135,0
3,0
138,6
138,9
138,9
139,7
139,0
3,0
140,3
140,7
140,5
140,4
140,5
1,1
FRUTTA FRESCA
135,0
134,3
2,5
136,6
136,8
136,7
137,8
137,0
1,9
138,9
139,8
139,9
140,2
139,7
OLIVICOLTURA
138,6
137,7
3,0
140,3
140,5
140,6
141,5
140,7
2,2
142,4
142,9
143,2
143,3
ORTAGGI E LEGUMI
137,0
136,0
2,9
138,8
139,2
139,0
140,1
139,3
2,4
141,1
141,5
141,4
141,6
VITICOLTURA
137,1
136,2
3,0
139,1
139,4
139,1
140,3
139,5
2,4
141,4
142,0
141,8
142,2
FONTE ISMEA
51
137,6
0,9
-3,7
139,1
142,4
-1,8
-1,4
136,8
137,1
137,1
0,2
-0,2
140,8
140,3
140,5
140,7
0,1
-0,4
140,7
140,6
140,1
140,4
140,5
0,2
0,0
2,0
140,7
140,8
140,3
140,4
140,5
0,1
0,2
142,9
1,6
143,5
143,4
143,2
143,2
143,3
0,0
0,0
141,4
1,5
142,2
142,3
141,6
142,0
142,0
0,2
0,2
141,9
1,7
142,7
142,8
142,1
142,3
142,5
0,2
0,1
140,9
140,6
133,9
135,1