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Alce Nero Cooperativa Agrobiologica DISCIPLINARE DI PRODUZIONE MONTEBELLO DEI GRANI ANTICHI Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. Via Strada delle Valli n.21 61030 Isola del Piano PU P. IVA 02030920413 Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.1 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica INDICE INTRODUZIONE ..................................................................... ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. 1. ECOSISTEMI BIOLOGICI ........................................................................................................................ 3 1.1. GESTIONE DELL’ECOSISTEMA .................................................................................................................... 3 1.2. CONSERVAZIONE DI ACQUA E SUOLO ......................................................................................................... 4 1.3. ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI ................................................................................................. 5 2. CONVERSIONE AL METODO DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA ..................................................... 5 2.1. CONVERSIONE DELL’INTERA AZIENDA ......................................................................................................... 6 2.2. PRODUZIONI PARALLELE............................................................................................................................ 6 3. PRODUZIONE .......................................................................................................................................... 6 3.1. AMBIENTE ................................................................................................................................................ 6 3.2. PERIODO DI CONVERSIONE PER LE PRODUZIONE VEGETALI.......................................................................... 6 3.3. TECNICHE COLTURALI DEI CEREALI ............................................................................................................ 7 4. RACCOLTA, TRASPORTO, STOCCAGGIO POST RACCOLTA E RINTRACCIABILITÁ.................. 15 4.1. RACCOLTA ............................................................................................................................................. 15 4.2. TRASPORTO ........................................................................................................................................... 15 4.3 STOCCAGGIO .......................................................................................................................................... 15 4.4. RINTRACCIABILITÀ................................................................................................................................... 16 5. PRODUZIONE DI SEMOLA E FARINA................................................................................................. 17 5.1. CONSERVAZIONE DEI CEREALI ................................................................................................................. 17 5.2. MOLITURA .............................................................................................................................................. 17 6. PRODUZIONE DI PASTA ...................................................................................................................... 17 6.1. INGREDIENTI ........................................................................................................................................... 17 6.2. ACQUA D’IMPASTO .................................................................................................................................. 17 6.3. ESSICCAZIONE........................................................................................................................................ 18 6.4. MATERIALE PER IL CONFEZIONAMENTO .................................................................................................... 18 6.5. ETICHETTATURA ..................................................................................................................................... 18 Allegati: 1, 2, 3, 4 Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.2 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica INTRODUZIONE Obiettivo generale del presente disciplinare di produzione è quello di fornire agli agricoltori biologici e ad Alce Nero Cooperativa le medesime linee guida in grado di disciplinare tutta la filiera dei “CEREALI ANTICHI”, dalla scelta della varietà, alla coltivazione in campo fino alla produzione di pasta. Pertanto, l’azienda agricola biologica, integrata nella filiera dei GRANI ANTICHI, deve essere considerata come un’unità di produzione fortemente collegata con le altre unità produttive, sotto tutti i punti di vista, in cui coltivazioni, allevamenti, trasformazioni e risorse umane sono connesse in un sistema di produzione unitario che non può essere facilmente scisso. In accordo ai principi agroecologici, il successo di un’azienda biologica è, di conseguenza, strettamente legato alla comprensione e alla conoscenza delle interazioni tra le sue componenti ed alla loro efficace utilizzazione, allo scopo di ridurre al minimo il ricorso a mezzi di produzione extraaziendali. Dove possibile il presente Disciplinare è organizzato in tre sezioni: “Consigliato, Ammesso e Vietato”. Lo scopo è, da un lato, quello di evitare equivoci nella comprensione del testo e, dall’altro, offrire una chiara rappresentazione della visione di Alce Nero Cooperativa riguardo ai concetti dell’agricoltura biologica. Conformemente a quanto previsto dagli articoli 28, 29 e 30 del Trattato sulla libera circolazione delle merci e dal paragrafo 4.1.2 delle norme UNI CEI EN 45011 l’accesso al marchio GRANI ANTICHI non può essere negato a nessuna azienda, a meno che non sia sprovvista dei requisiti previsti dal presente disciplinare. Tale accesso non può essere negato per il fatto che il richiedente non risiede in una particolare area geografica purché ricadente nell' Unione Europea. Per tutto quanto non espressamente menzionato nel presente disciplinare si rimanda al Reg. CE 2092/91 e successive modifiche e integrazioni; ai regolamenti della PAC, in particolare all’insieme delle norme sull’ecocondizionalità1, e alle norme sulla tracciabilità2, in particolare per la parte relativa alla produzione di pasta. 1. ECOSISTEMI BIOLOGICI 1.1. GESTIONE DELL’ECOSISTEMA E’ generalmente riconosciuto che l’agricoltura biologica arrechi beneficio alla qualità degli ecosistemi. 1.1.1. Gli Operatori dovranno adottare misure per mantenere e migliorare il paesaggio con particolare attenzione alla salvaguardia - anche incrementandola laddove possibile - della biodiversità naturale e di quella agricola. Consigliato Vietato L’azienda agraria dovrebbe convertire alcune aree - Distruggere ecosistemi primari. appropriate in habitat specifico per accogliere flora e fauna selvatiche. Queste includono: ! &" " ' () # Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” *# " #$ +, ' % -. " 012 *( / " # ( Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.3 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica - - - pascoli estensivi, canneti o terreni asciutti; in generale tutte le aree che sono fuori dalla rotazione gestite in modo estensivo: prati, arboreti estensivi, siepi, spazi a confine tra aree agricole e forestali, piccoli boschetti di alberi e/o cespugli, boschi veri e propri; aree a riposo ecologicamente ricche ovvero arativi; aree a margine dei campi, ecologicamente diversificate ed estensive; torrenti, stagni, sorgenti, fossati, aree soggette a periodica inondazione, aree umide, paludi e altre zone ricche d’acqua che non sono utilizzate per agricoltura intensiva od acquacoltura; aree con flora spontanea; corridoi ecologici che forniscono raccordi e collegamenti con habitat nativi. 1.2. CONSERVAZIONE DI ACQUA E SUOLO I metodi di agricoltura biologica conservano e migliorano il suolo, proteggono la qualità dell’acqua e la utilizzano efficacemente e responsabilmente. Consigliato Vietato Gli Operatori dovrebbero: - Danneggiare il territorio o inquinare le - ridurre al minimo la perdita di suolo risorse idriche attraverso una gestione del superficiale attraverso la lavorazione pascolo inappropriata. minima (adottando sistemi conservativi di - Impoverire o sfruttare in maniera eccessiva lavorazione del terreno), l’aratura secondo le risorse idriche. le curve di livello, la scelta delle colture da - Abbattere delle foreste primarie. impiantare, il mantenimento della copertura - Utilizzare fertilizzanti che contengono feci e vegetale, un’idonea regimazione delle orine di origine umana. acque superficiali e anche attraverso altre pratiche che proteggono il terreno; - intraprendere misure atte a prevenire l’erosione, il compattamento, la salinizzazione e altre forme di degrado del suolo; - limitare quanto possibile la bruciatura della vegetazione e dei residui colturali; - adottare tutti i sistemi di riciclo (esempio uso di scarti dell’industria agroalimentare), di rigenerazione, e di apporto di materiali organici (letamazioni, sovesci, interramento dei residui colturali) e di nutrienti al terreno, al fine di conservare la sostanza organica e le altre risorse rimosse dal suolo attraverso la raccolta; - utilizzare tecniche che favoriscono la conservazione dell’acqua nel suolo, come ad es. aumentare il contenuto di sostanza organica del terreno, effettuare sovesci, piantare/seminare tempestivamente, adottare una pianificazione degli interventi irrigui che sia appropriata ed efficiente; - applicare acqua e mezzi tecnici in modo da non dare luogo ad erosione superficiale e creare inquinamento alle risorse idriche di superficie e di falda; Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.4 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica - - - - coloro che preparano gli alimenti, o che comunque li manipolano, dovrebbero adottare strategie che consentono l’uso responsabile dell’acqua e il suo riciclo, senza inquinare o contaminare la risorsa idrica con prodotti chimici o patogeni animali e umani; Gli Operatori dovrebbero progettare sistemi che utilizzano l’acqua con responsabilità e in armonia con il clima locale e la posizione geografica. La gestione biologica dell’azienda dovrebbe prevenire e mitigare gli impatti sulle risorse idriche, anche (ma non solo) regolando l’applicazione dei concimi, la densità degli allevamenti, l’applicazione di fertilizzanti solubili e controllando le acque di scarico degli impianti di trasformazione e lavorazione alimentare. Gli Operatori dovrebbero adottare una gestione sostenibile delle risorse e del bene comune. 1.3. ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI Gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) sono esclusi dalla produzione e dalla trasformazione alimentare biologica. Vietato - L’uso deliberato o l’introduzione negligente di OGM o dei loro derivati nei sistemi di agricoltura biologica o nei prodotti biologici. Il divieto riguarda gli animali, la semente, il materiale di propagazione e i diversi mezzi tecnici, come fertilizzanti, ammendanti, vaccini o materiali utilizzati per la protezione delle colture. - L’uso, nei prodotti alimentari preparati, di ingredienti, additivi o coadiuvanti della trasformazione alimentare derivati da OGM. - L’uso, in qualsiasi attività di produzione aziendale separata (inclusa la produzione parallela), di OGM. 1.3.1. I mezzi tecnici, i coadiuvanti e gli ingredienti della trasformazione alimentare devono essere ben identificabili (tracciabili) lungo tutta la filiera biologica, fino all’organismo che rappresenta la sorgente diretta dalla quale si originano, per verificare che non derivano da OGM. 1.3.2. La contaminazione del prodotto biologico da parte di OGM come risultato di circostanze che sono al di fuori del controllo dell’Operatore possono alterare lo status biologico dell’attività e/o del prodotto. Quindi, l’agricoltore biologico dovrebbe accertarsi, nelle sue coltivazioni, delle opportune distanze da colture transgeniche che eventualmente dovessero essere impiantate nella zona circostante, quando eventualmente consentito dalla normativa.3 2. CONVERSIONE AL METODO DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA La conversione è un periodo di transizione dall' agricoltura convenzionale all' agricoltura biologica. +) +, + ,! Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” / *) 3 4&!% # Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 ,. " Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.5 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica 2.1. CONVERSIONE DELL’INTERA AZIENDA 2.1.1. Tutta la produzione vegetale e animale deve essere convertita all’agricoltura biologica. Tuttavia, la conversione può essere realizzata lungo un periodo di tempo, dal momento che un’azienda può essere convertita in tappe successive. 2.1.2. La durata del periodo di conversione e il modo di procedere lungo la conversione devono essere previsti nel Piano di Conversione Poliannuale (PCP), che deve essere approvato dall’Organismo di controllo. Il PCP dovrà interessare tutta la superficie dell’azienda. Esso può essere modificato durante il processo di conversione, ma solo dietro autorizzazione dell’Organismo di controllo. 2.1.3. In ogni caso, la completa conversione dell’azienda dovrà essere completata entro 3 anni al massimo. 2.1.4. L’Operatore deve dimostrare che il sistema di produzione non si basa su continui passaggi da metodo biologico a metodo convenzionale. Di conseguenza è vietato passare dal metodo biologico a quello convenzionale e di nuovo a quello biologico. 2.2. PRODUZIONI PARALLELE Nel caso in cui la conversione avvenga in tappe successive e quindi non coinvolga simultaneamente tutte le produzioni l’Organismo di controllo deve assicurare che i settori biologici e convenzionali dell’azienda siano separati e ispezionabili. La produzione simultanea di prodotti vegetali o animali convenzionali, in conversione e/o biologici è consentita solamente dove tale produzione è distinta chiaramente: in ogni caso, è vietato coltivare la stessa varietà colturale o la stessa specie animale simultaneamente con metodo biologico e convenzionale nella stessa azienda, anche se ciò si verifica in distinte unità produttive aziendali. Per assicurare una chiara separazione tra produzione biologica e convenzionale, l’Organismo di controllo deve ispezionare l’intera attività produttiva e di trasformazione dell’azienda (dalla produzione di materia prima alla commercializzazione dei prodotti). In aziende che adottano, transitoriamente, sia il metodo biologico sia convenzionale non è consentito l’utilizzo di organismi geneticamente modificati nella parte convenzionale. 3. PRODUZIONE 3.1. AMBIENTE Condizione indispensabile è il mantenimento o il ripristino - qualora esso sia stato alterato dell’equilibrio fra gli elementi che compongono l’agro-ecosistema. Il suolo agrario, risorsa indispensabile per attuare i cicli produttivi, deve essere protetto da dissesti di ogni genere: smottamenti, erosioni, ristagni, perdita di sostanza organica e fertilità nel suo complesso. Devono essere messe in atto le sistemazioni idrauliche agrarie più idonee alle diverse situazioni, avendo cura del loro mantenimento in efficienza nel tempo. Nell’azienda biologica deve essere favorita la diversità e la complessità ambientale con la presenza di siepi, gruppi di alberi e/o macchie spontanee, corsi d’acqua, stagni, sorgenti, fossi, zone umide ed altri elementi naturali simili. Le siepi di protezione dall’inquinamento esterno devono essere commisurate nell’altezza, nella larghezza, nello spessore e nelle specie vegetali ai diversi casi che ricorrono. Per le aziende agricole situate nelle immediate prossimità di fonti d’inquinamento (strade, fabbriche, colture convenzionali contigue, ecc.), l’Organismo di controllo valuta se ammettere l’azienda alla produzione biologica ai fini della certificazione del prodotto, oppure suggerisce le soluzioni tecniche che l’azienda deve mettere in atto per limitare gli inquinamenti ambientali (effetti indesiderati della deriva). 3.2. PERIODO DI CONVERSIONE PER LE PRODUZIONE VEGETALI Quando viene considerato il singolo campo/appezzamento, il periodo di conversione di base avrà durata pari a: • due anni, prima della semina o della piantumazione per colture annuali e poliennali; Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.6 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica • tre anni, prima della raccolta per piante perenni (es. alberi da frutto, olivi e vite). L’inizio del periodo di conversione deve essere calcolato a partire dalla data della Notifica. 3.3. TECNICHE COLTURALI DEI CEREALI Tutte le tecniche colturali devono essere finalizzate ad un utilizzo sostenibile delle risorse naturali e alla più efficiente integrazione di tutti gli elementi del sistema colturale, al fine di ottenere il miglior risultato quanti-qualitativo della produzione, inteso come produzione in termini assoluti e sostenibilità ambientale ed economica del processo produttivo. La coltivazione dei cereali si inserisce in questo contesto di sistema. Si evidenzia con forza il fatto che nel nostro Paese, nella nostra regione, come in altre del bacino del Mediterraneo, la coltura di queste specie ha origini lontane nel tempo e si identifica con la storia dell’agricoltura e dei popoli che l’hanno coltivata e continuano a coltivarla. Non è possibile pensare alla nostra agricoltura senza il frumento, né oggi né in futuro. E le caratteristiche pedo-climatiche degli ambienti in cui opera Alce Nero Cooperativa, seppure diversificati, sono adatte alla coltivazione del frumento e all’ottenimento di un prodotto di qualità. Tutto il sistema colturale deve tenere conto delle caratteristiche delle varietà coltivate, in particolare, nel caso della specifica scelta di Alce Nero Cooperativa di privilegiare i cereali antichi, alcuni elementi fondamentali riguardano la densità di semina, il livello di fertilizzazione del terreno, la suscettibilità ad alcune delle patologie più diffuse. 3.3.1. Scelta di colture e varietà, con particolare riferimento alla posizione dei cereali nei nostri sistemi colturali. Il primo passo di qualsiasi attività agricola è la scelta della specie da coltivare - nel rispetto dell’opportuno avvicendamento colturale - e, al suo interno, della varietà; tale scelta è condizionata da: - fattori climatici e pedologici dell’areale in cui si opera: o devono essere preferite le specie tipiche della zona, frutto di un lungo processo di adattamento (mentre riserve devono essere poste su specie di nuova introduzione, mai coltivate in quel territorio, originarie di ambienti completamente diversi); frumento duro, frumento tenero e farro dicocco sono certamente specie tipiche dei nostri areali di coltivazione; o vanno individuate - sulla base di dati sperimentali ed esperienze aziendali dirette - le varietà4 con caratteristiche morfo-agronomiche rispondenti alle condizioni agroclimatiche dell’azienda (esempio lunghezza del ciclo vegetativo, taglia, resistenza agli stress biotici e abiotici) e aspetti qualitativi in grado di soddisfare la filiera produttiva della Cooperativa (in particolare - nel caso del frumento duro - le caratteristiche di pastificazione, quindi contenuto proteico e di glutine, qualità del glutine, colore delle semole, contenuto in ceneri); Alce Nero Cooperativa - per ragioni diverse - ha deciso di lavorare con varietà antiche, sia varietà locali, sia cultivar di lontana selezione; - richieste del mercato e del sistema agro-alimentare in cui è inserito (l’attuale mercato dei prodotti agro-alimentari, soprattutto di quelli da agricoltura biologica, mostra una forte attenzione ai prodotti derivati da specie e varietà di nicchia); - esigenze organizzative dell’azienda agraria stessa. Le sementi, il materiale di propagazione vegetativa e le piantine da trapianto devono provenire da coltivazioni che seguono il metodo di produzione biologico. Consigliato 4 5 3 Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Ammesso 6 Vietato 6 Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.7 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica - Di prendere in considerazione, nella scelta delle varietà, la diversità genetica (biodiversità). - L’utilizzo di sementi e materiale di riproduzione vegetativa, proveniente da coltivazioni non biologiche, solo dietro deroga da parte dell’ENSE per quelle specie che non sono presenti nell’allegato del Reg. CE n. 1452/2003 e successive modificazioni ed integrazioni. - La coltivazione di specie e varietà geneticamente modificate (OGM). L’impiego di materiali di propagazione trattati con prodotti non inclusi nell’Allegato B del Reg. Ce 2092/91 3.3.2. Rotazione colturale e consociazione L’avvicendamento delle colture nel tempo e nello spazio è fondamentale per mantenere l’equilibrio fra le diverse componenti del sistema colturale, garantire il mantenimento della fertilità del terreno, favorire la buona struttura fisica del terreno, ottenere i migliori risultati da talune colture sfruttanti (come il frumento), evitare problemi di stanchezza del terreno legati all’impoverimento di alcuni elementi nutritivi e/o all’accumulo di cariche patogene o parassitarie. I cereali sono colture tipicamente “sfruttanti”, pertanto il giusto posto nella rotazione è dopo una coltura da rinnovo (mais, girasole, bietola, colza) o una miglioratrice (leguminose da granella e foraggere). Frumento duro e frumento tenero hanno maggiori esigenze rispetto al farro dicocco che si adatta a situazioni pedo-climatiche marginali, scarsa fertilità del terreno (eccessiva fertilità, precessioni “buone” come le leguminose, possono causare in questa specie eccessivo rigoglio vegetativo, taglia elevata e forte rischio di allettamento). Inoltre, le varietà antiche, in tutte le specie considerate, hanno minori esigenze in generale rispetto alle varietà moderne e quindi sono in grado di dare buoni risultati anche in ambienti agronomicamente poveri. Uno degli elementi più importanti della fertilità del terreno è certamente l’azoto (fermo restando l’equilibrio generale fra le diverse componenti), perché la granella dei frumenti (farro incluso) contiene glutine, cioè proteine, componenti sì importanti dal punto di vista nutrizionale, ma fondamentali dal punto di vista tecnologico e di trasformazione. Nel caso del frumento duro esso è utilizzato per la produzione di pasta, per la quale serve un elevato contenuto in glutine (quindi in proteine) e una buona qualità di questo. Tali caratteristiche sono, in parte, legate alla varietà, ma prevalentemente sono influenzate dalle condizioni agronomiche e, fra queste, in modo rilevante, dalla disponibilità di azoto assorbibile da parte della pianta: le piante assorbono prevalentemente l’azoto in forma nitrica, tra l’altro la più dilavabile. Lo ione nitrico non è trattenuto dal terreno, quindi la presenza di azoto è molto variabile, così come ne deriva variabile la disponibilità per la pianta al momento giusto. L’unico modo per trattenere l’azoto nel terreno è in forma organica, che rilascia lentamente l’elemento utile alla pianta in seguito al processo di nitrificazione che avviene per opera dei microrganismi del terreno, particolarmente attivi nel periodo primaverile-estivo, quando la temperatura del suolo supera 10°C. Sulla scorta di quanto sopra, è evidente che un buon contenuto in sostanza organica e la precessione di una coltura miglioratrice (leguminosa) sono due presupposti fondamentali per la coltivazione di un frumento destinato alla trasformazione in prodotto specifici quali pasta (frumento duro e farro dicocco) e prodotti da forno (frumento tenero). Pertanto l’avvicendamento colturale deve essere impostato in relazione a tali premesse. Nelle modalità di gestione sostenibile della fertilità dei terreni una soluzione interessante è la possibilità di consociare il cereale con una specie leguminosa. La tecnica, ampiamente diffusa nella produzione foraggera (bulatura dell’erba medica nell’orzo o nel frumento), ma non ancora introdotta in modo consistente anche nei sistemi di agricoltura biologica per la produzione di granella, semplifica notevolmente gli interventi colturali e ottimizza la gestione dei terreni in postraccolta. I cereali traggono vantaggio da questo sistema di coltivazione dalla disponibilità di azoto fissato nel terreno dalla leguminosa, svincolandosi dall' apporto di concimi azotati. Esempio: consociazioni con favino e trifoglio alessandrino, mentre negli ambienti più asciutti si utilizza trifoglio sotterraneo. Nel primo caso il cereale è seminato a file binate e nell’interfila è seminato il favino, all’inizio della levata si interviene con una fresatura nell’interfila che interra il favino, operando una sorta di sovescio. Nel caso dei trifogli si seminano contemporaneamente al Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.8 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica frumento, il primo fornisce azoto al cereale e contrasta lo sviluppo delle infestanti. A fine ciclo il frumento si trebbia, mentre il trifoglio rimane in campo; il trifoglio alessandrino che è specie annuale, chiude il ciclo o potrebbe avere un debole ricaccio se c’è disponibilità idrica), mentre il sotterraneo rimane fermo fino all’autunno, quando riparte in vegetazione, potendolo così utilizzare per un pascolo o un sovescio. Nel caso del farro dicocco, come ricordato sopra, la disponibilità di azoto è un fattore meno limitante, perché si tratta di una specie più “rustica”; inoltre, questa produzione è in parte destinata alla preparazione di granella perlata o altri trasformati dove la presenza di proteina e di glutine non sono fattori importanti, a differenza della produzione di pasta. Nell’ambito dell’avvicendamento vanno prese in considerazione colture a perdere con funzione di cover crop e sovescio, utili a ripristinare sia la fertilità del terreno che a mantenerne il suo stato fisico. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.9 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica - - - - Consigliato Inserire nella rotazione colture di copertura (cover crop, colture da sovescio), che migliorano le proprietà fisiche e fisico-chimiche del terreno; hanno azione soffocante sulle infestanti; ostacolano l’erosione dei terreni e migliorano il controllo dei parassiti; trattengono i nutrienti dall’essere lisciviati. Diversificare le colture allo scopo di favorire un maggior grado di biodiversità all’interno dell’azienda. Consociare le colture per gli effetti positivi che esplicano nei confronti del terreno e delle colture stesse. Porre in successione colture con caratteristiche diverse (piante a radice profonda e piante con apparato radicale modesto; azotofissatrici e piante particolarmente avide d’azoto; etc.), coltivate in periodi dell’anno differenti (semina autunnale e semina primaverile; semine a file distanti o a file strette; etc.). Non ripetere una leguminosa da granella sullo stesso appezzamento prima di almeno 3 anni. Ammesso Dopo un prato almeno triennale di foraggere (leguminose) è ammessa la ripetizione della stessa specie al massimo per un altro anno (es. dopo tre anni di erba medica si può coltivare frumento duro anche per due anni consecutivi). Tuttavia è da preferire una successione con una specie diversa di cereale: esempio frumento duro il primo anno, poi farro o frumento tenero al secondo. - Vietato Praticare la monosuccessione. 3.3.3. Lavorazioni del terreno Le modalità e i tempi di lavorazione del terreno devono consentire la conservazione della sostanza organica (così da favorire i processi di umificazione piuttosto che quelli di mineralizzazione), favorire l’assorbimento delle acque superficiali (evitare i ruscellamenti), permettere un buon sgrondamento delle acque profonde e consentire un buon arieggiamento dello strato coltivato di terreno (evitare ristagni idrici, smottamenti), garantire l’approfondimento degli apparati radicali. Il frumento è una coltura poco esigente nei riguardi della preparazione del terreno, possiede un apparato radicale di tipo fascicolato, dotato di elevata capacità esplorativa, beneficia della fertilità residua presente nei terreni e si adatta anche a suoli lavorati superficialmente o non lavorati. - Dopo una coltura con elevati residui colturali e con terreni compattati, trinciare attentamente i residui (consentendone il contatto con la terra) ed eseguire l’aratura. - L' applicazione di lavorazioni ridotte o della non lavorazione è possibile in assenza di residui della coltura precedente, su terreni ben livellati e non eccessivamente compattati. La riduzione dell' intensità degli interventi di lavorazione del terreno è sempre auspicabile, perché riduce il traffico delle macchine operatrici (causa di destrutturazione, impattamento e depressione dell' attività biologica nei suoli); evita la diluizione della sostanza organica e abbatte i costi di produzione. Tipo, profondità e tempi di lavorazione influiscono sulla eventuale rinascita della coltura della stagione precedente, sullo sviluppo delle infestanti, sull’emergenza e sul grado di copertura della coltura del frumento. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.10 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica - - - - - Consigliato Non utilizzare macchinari ed attrezzi che provocano costipamento e destrutturazione del suolo. Limitare il ricorso a macchinari pesanti. L’uso di strumenti discissori per le lavorazioni profonde oltre i 25 centimetri, piuttosto che attrezzi che rovesciano il terreno. Eseguire l’aratura in caso di precessione colturale con elevata quantità di residui colturali (esempio mais, sorgo, erba medica). Ricorrere alle lavorazioni minime in caso di precessioni colturali idonee (leguminose da granella, bietola, ortiva, ecc.) L’uso di pneumatici a sezione larga, di cingoli e semi-cingoli. - Sconsigliato Lavorare i terreni bagnati. Lasciare integri e non interrati adeguatamente i residui della coltura precedente. - Vietato L’uso della tecnica del disseccamento tramite diserbanti totali. 3.3.4. Semina Modalità. La semina a righe è, in termini generali, il metodo più conveniente, sia tecnicamente sia economicamente, che si possa utilizzare per il frumento nei nostri ambienti. I sesti di impianto (distanza fra le file e sulla fila) devono essere tali da garantire uno spazio uniforme a tutte le piante e consentire alla coltura una rapida “chiusura” del terreno, aspetto particolarmente importante per il controllo delle infestanti nelle coltivazioni biologiche. Densità. La densità di semina varia in funzione: della varietà (ciclo, capacità di accestimento, taglia, suscettibilità alle malattie); dell’areale di coltivazione (negli ambienti più marginali gli investimenti devono essere inferiori di circa 50-100 semi per metro quadrato); della fertilità del terreno e della disponibilità di risorse idriche (terreni più fertili sopportano investimenti più alti, rispetto a terreni poveri e siccitosi); delle condizioni del letto di semina (le dosi di seme vanno aumentate al peggiorare del terreno); dell’epoca di semina (ritardi nella semina richiedono un maggiore investimento). Si sottolinea che le varietà antiche sono prevalentemente a taglia alta, pertanto va posta particolare attenzione alla densità, evitando eccessi che favorirebbero l’allettamento. Epoca. Nei nostri areali il frumento duro, il frumento tenero e il farro invernale devono essere seminate in autunno, tra ottobre e fine novembre (prima nelle zone a maggiore altitudine e nei terreni esposti a nord, dopo in quelle più basse e negli appezzamenti più assolati). In particolare, per le varietà antiche, la semina tempestiva favorisce l’accestimento, elemento fondamentale per il contenimento delle erbe infestanti. Le principali cause dei ritardi derivano dall' andamento climatico, dalla preparazione dei letti di semina e dall' esigenza di effettuare operazioni di falsa semina per il controllo della flora infestante. Relativi anticipi o ritardi possono rendersi necessari in funzione del ciclo della varietà (semina più anticipata per varietà tardive, più ritardata per quelle precoci), della possibilità di sfuggire a problemi fitopatologici (ad esempio il mal del piede è favorito da alte temperature autunnali, quindi il ritardo potrebbe consentire minori attacchi), di stress abiotici (l’anticipo di Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.11 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica semina negli ambienti meridionali consente alla coltura di sfruttare al meglio la piovosità invernale; il ritardo di semina, invece, permette di sfuggire ai ritorni tardivi di freddo nei terreni di fondovalle). Tutte le varietà di frumento duro oggi disponibili, comprese le varietà antiche, sono ad habitus alternativo e quindi possono essere seminate anche a fine inverno; il frumento tenero e il farro dicocco includono varietà sia alternative sia invernali (queste ultime vanno obbligatoriamente seminate in autunno). Concia. È una pratica consigliata nella gran parte dei casi, con prodotti opportunamente scelti e ammessi. Tale tecnica fornisce un ausilio nella protezione della giovane plantula nelle prime fasi di sviluppo; l’efficacia della concia dipende dalla carica fungina sul seme e nel terreno e dalla/e specie di patogeni presenti, dall’andamento climatico, dalla rotazione adottata. I prodotti ammessi sono di tipo contatticida e quindi sono efficaci su patogeni esterni alla cariosside o presenti nel terreno. - - - - Consigliato Utilizzare semente sana e con buone caratteristiche sementiere (purezza specifica e varietale, germinabilità, vigore germinativo) (aspetti garantiti dalla semente certificata). Adottare le densità di semina di 450÷500 (frumento duro), 500 (frumento tenero) e 350-400 (farro dicocco) semi germinabili/m2 (i quantitativi di seme per ettaro variano in funzione del peso e della germinabilità della semente5). Seminare in epoca ottimale per ciascuna varietà (semine più anticipate per varietà tardive e ambienti freddi, semine più ritardate per varietà precoci e ambienti più caldi). Usare semente conciata con i prodotti ammessi. Una buona concia deve essere eseguita con attrezzature opportune e adottando la tecnica ad umido, l’unica che garantisce una distribuzione uniforme del prodotto su tutta la massa conciata e su tutta la superficie della cariosside, inoltre consente di non sprecare prodotto e salvaguarda la salute degli operatori. - - - - Sconsigliato Adottare investimenti superiori a quelli indicati perché causano un’eccessiva fittezza della coltura, favoriscono l’allettamento e l’attacco di malattie fungine. Adottare investimenti inferiori a quelli indicati che spingono la pianta ad accestire di più (troppe spighe secondarie, cariossidi più piccole, scalarità di maturazione) e rendono più lenta la capacità della coltura di coprire il terreno. Utilizzare semente riprodotta in azienda proveniente da colture non sane o molto infestate da malerbe. Seminare in periodi diversi da quelli ottimali. Effettuare interventi concianti in polvere nella tramoggia della seminatrice, per motivi sia igienico-sanitari sia di efficienza del sistema. Vietato Utilizzare sementi conciate con prodotti non ammessi dall’Allegato B del Reg. Ce 2092/91. - 3.3.5. Controllo erbe spontanee Il controllo agronomico delle infestanti deve essere effettuato attraverso una o più delle seguenti pratiche, a seconda delle circostanze: 1. impostazione di un razionale avvicendamento colturale; / 7" 0 - 3 Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” ) 83 Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 7" 9 : 3 ) 9 ; Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. 2 Pag.12 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica 2. uso di varietà con elevato grado di accestimento, con portamento delle piante tendenzialmente prostrato e di taglia alta (le varietà antiche di cereali presentano frequentemente tali caratteristiche); 3. consociazioni; 4. impiego di sementi ad elevata purezza specifica; 5. impiego di letame maturo; 6. esecuzione di una o più «false semine»; 7. strigliatura all’accestimento (evitare l’intervento su piante in levata); Ammesso L’uso di mezzi meccanici e/o termici. - - Vietato La pulizia dei campi attraverso bruciatura dei residui colturali (debbio della cotica). L’uso di diserbanti sintetici. 3.3.7. Fertilizzazione Un buono stato nutrizionale della coltura significa maggiore capacità della stessa di reagire alle diverse avversità, garantire una produzione valida sia produttivamente sia qualitativamente. Il programma di fertilizzazione deve mirare alla conservazione o all’aumento della fertilità e dell’attività biologica del suolo. Pertanto è utile conoscere le caratteristiche del terreno (mediante analisi chimico-fisiche), al fine di garantire una equilibrata disponibilità di tutti gli elementi nutritivi necessari alla coltura e, nel caso del frumento duro in particolare, garantire la giusta disponibilità di azoto soprattutto in funzione della qualità della granella destinata alla pastificazione6. La sostanza organica deve essere alla base del programma di fertilizzazione, anche attraverso la valorizzazione dei residui vegetali ed animali mediante compostaggio. È importante gestire con attenzione la distribuzione di letame su frumento, in relazione al possibile sviluppo di patogeni nel terreno soprattutto in fase di emergenza/accestimento (periodo invernale). Inoltre, va tenuto in considerazione che le varietà antiche sono molto alte e l’elevata disponibilità di sostanza organica da letamazione potrebbe comportare un eccessivo rigoglio vegetativo, un allungamento del ciclo, con conseguente maggiore rischio di malattie fungine e di allettamento. Pertanto, per la coltivazione di queste varietà (in talune circostanze agro-ambientali) potrebbe essere più conveniente ricorrere alla rotazione con leguminose da granella e da foraggio, più che alla concimazione letamica. Gli interventi per mantenere ed aumentare la fertilità del suolo devono basarsi su: 1) coltivazioni di leguminose (azotofissatrici7), o comunque di specie vegetali aventi un apparato radicale profondo nell’ambito di un adeguato programma di rotazione pluriennale; 2) scelta razionale delle colture in successione; 3) inserimento di colture da sovescio nella rotazione; 4) incorporazione nel terreno di materiale organico, possibilmente compostato. + 5 #" #" 3 (< 3 ; " 3 7" #" # # 57" 0 # # " $ 5 " 0 # " # # ( > ( ; $2 Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” 0 5 # " # # # " * ; #" 2 " 3 >+ ; $ ? " 0 # 36 7" " 7" " 3 # " " $ 3 >* ; $ ? # Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 " 2/ # 37" 0 # " " 7" 3 $ 2 2= ( ; $ $ " + >) ; $ ? # Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. " Pag.13 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica - - - - - Consigliato Effettuare un’analisi fisicochimica del terreno, al fine di conoscere le caratteristiche dello stesso e poter mirare la meglio la fertilizzazione. Far seguire la coltura del frumento duro ad una leguminosa, da granella o foraggera. Gestire letame e compost in modo tale da rendere minima la perdita degli elementi nutritivi. Non utilizzare concimi organici in copertura, che non sortirebbero i dovuti benefici perché devono essere interrati. L’apporto di concimi in copertura è valido solo se interrato (quindi è necessario strigliare). - Ammesso Se le tecniche per mantenere ed aumentare la fertilità del terreno non consentono di assicurare un nutrimento adeguato alle colture, sarà possibile l’integrazione della fertilizzazione con i prodotti indicati nell’Allegato II, parte A del Reg. Ce 2092/91 purché non venga superata la quantità di 170 kg di N per ettaro all’anno di superficie agricola utilizzata. Vietato L’utilizzo di fertilizzanti diversi da quelli inclusi nell’Allegato II, parte A del Reg. Ce 2092/91. Non rispettare le condizioni d’uso aggiuntive previste nell’Allegato II, parte A del Reg. Ce 2092/91. Aumentare la solubilità dei fertilizzanti minerali ammessi attraverso trattamenti chimici. I fertilizzanti minerali devono essere applicati nella loro composizione naturale. 3.3.8. Cure fitosanitarie 3.3.8.1. Interventi indiretti e preventivi Le pratiche di conduzione di un’azienda biologica devono permettere, nel tempo, di rendere irrilevanti, o comunque molto limitate, le perdite causate dai parassiti. Tra queste pratiche, che creano le condizioni per una difesa indiretta-preventiva, si possono elencare: • mezzi agronomici (programma di rotazione adeguato, fertilizzazione equilibrata, densità di semina, inerbimenti, consociazioni, regimazione delle acque, modalità d’irrigazione, lavorazioni del terreno, etc.); • scelta di specie e varietà ben adattate all’ambiente e quindi naturalmente resistenti; • mantenimento e/o ripristino dell’equilibrio dell’agro-ecosistema; • tutela dei nemici naturali presenti ed azioni favorevoli ad un loro incremento (mantenimento e/o impianto di siepi ed aree di rifugio, diffusione d’artropodi predatori e/o parassitoidi). 3.3.8.2. Interventi diretti Interventi di lotta diretta sono autorizzati quando si verifica un pericolo o un danno tale da compromettere il risultato finale della coltura; vale a dire quando tutte le misure preventive applicate non hanno sortito effetto positivo per controllare il danno. I prodotti che possono essere impiegati per il controllo delle avversità biotiche sono compresi nell’Allegato II parte B del Reg. Ce 2091/91. Vietato L’impiego di prodotti per le cure fitosanitarie non compresi nell’Allegato II parte B del Reg. Ce 2092/91. 3.4.8.3. Evitare la contaminazione Tutte le attrezzature utilizzate in agricoltura convenzionale devono essere pulite con la massima cura onde rimuovere sostanze contaminanti, prima di essere utilizzate in aree gestite con il metodo dell’agricoltura biologica. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.14 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica L’Operatore dovrà adottare misure specifiche per prevenire una possibile contaminazione accidentale dell’area aziendale e dei prodotti biologici, anche derivante da acque di drenaggio e irrigue; le misure possono includere barriere e zone di rispetto. 4. RACCOLTA, TRASPORTO, RINTRACCIABILITÁ STOCCAGGIO POST RACCOLTA e 4.1. RACCOLTA La mietitrebbiatura deve essere eseguita tempestivamente, su prodotto maturo, in buone condizioni di operatività di campo e con macchine adeguatamente regolate, al fine di evitare perdite di produzione per sgranatura, rottura delle cariossidi (che comporta deprezzamento qualitativo del prodotto e riduce la resa molitoria), raccolta di granella ad umidità eccessiva (che rende difficoltosa la conservazione). 4.2. TRASPORTO Il trasporto dall’azienda al centro di stoccaggio può essere eseguito direttamente dall’agricoltore, se dispone di cassoni adeguati al trasporto e se le distanze possono essere coperte agevolmente con una trattrice agricola. Diversamente, nella prevalenza dei casi, avviene tramite camion con sponde rialzate. In entrambi i casi massima attenzione deve essere posta alla pulizia dei cassoni, sia da materiali inerti (sassi, terra) sia da semi di altre specie. In particolare, nel caso dei camion, deve essere accertato che la licenza consenta il trasporto del cereale e che lo stesso non sia adibito anche al trasporto di materiali pericolosi (esempio letame, rifiuti, fanghi, scorie, altro assimilabile a rifiuti tossico-nocivi). 4.3 STOCCAGGIO Nella filiera dei cereali lo stoccaggio è un anello fondamentale, che può incidere sulle caratteristiche igienico-sanitarie ed anche qualitative delle granaglie destinate alle successive fasi della trasformazione. Nel caso specifico di Alce Nero Cooperativa lo stoccaggio può essere effettuato direttamente dall’agricoltore che consegna alla Cooperativa secondo i programmi di lavorazione del pastificio oppure viene consegnato ai centri di stoccaggio dei molini convenzionati con la Cooperativa e opportunamente controllati, oppure viene consegnato direttamente al Centro di stoccaggio della Cooperativa. Lo stoccaggio non ha una funzione solamente limitata alla conservazione della granella, ma svolge anche un’azione di orientamento della produzione e di concentrazione di partite omogenee secondo le esigenze della Cooperativa. 4.3.1. Strutture di stoccaggio La tipologia delle strutture di stoccaggio è la più variegata possibile, si va dai magazzini a terra ai silos, alla conservazione in big-bag e tale organizzazione non sempre è rispondente alle esigenze della filiera, sia in termini organizzativo/logistici sia in termini igienico-sanitari. I silos verticali sono generalmente i più idonei alla conservazione e i più agevoli dal punto di vista operativo, mentre sarebbero da escludere i magazzini a terra. In ogni caso, magazzini, silos e attrezzature per lo stoccaggio e la movimentazione dei cereali devono essere adeguatamente puliti da residui di partite precedentemente stoccate. Inoltre, in impianti misti di stoccaggio, le strutture destinate al prodotto biologico devono essere opportunamente identificate. Le partite prodotte e destinate alla trasformazione, devono: rispettare i requisiti previsti per essere stoccate (in particolare l’umidità della granella, assenza di parassiti e patogeni); essere sottoposte a pre-pulitura, prima dell’immagazzinamento, mediante aspirazione e vagliatura (questo intervento elimina le pule, le polveri, la terra, i semi delle infestanti e favorisce la perdita di umidità); essere immagazzinate, se richiesto, in modo differenziato. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.15 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica 4.3.1.1. Stoccaggio differenziato. Lo stoccaggio “differenziato” del frumento rappresenta un intervento fondamentale per la valorizzazione della produzione e per accrescere la competitività della coltura. Lo stoccaggio differenziato è importante non solo sul piano commerciale e per rispondere alle esigenze della trasformazione, ma è essenziale ai fini della tracciabilità del prodotto. Infatti, il lotto elementare è rappresentato dal singolo silo o magazzino e la sua omogeneità è fondamentale per offrire garanzie a tutta la filiera. Sebbene la singola partita non sia più rintracciabile all’interno del lotto è necessario conservare un campione della stessa ai fini di eventuali controlli di anomalie riscontrate nel lotto stesso. Per effettuare la differenziazione è necessario conoscere la varietà e la qualità della granella fornita dall’agricoltore. Mentre il primo elemento è di facile identificazione, il secondo è più complesso perché deve essere di tempestiva determinazione, aspetto difficile al momento della consegna sotto trebbiatura. La determinazione delle caratteristiche merceologiche (peso ettolitrico, peso 1000 semi, bianconatura, volpatura e presenza di impurità) è fondamentale per una prima valutazione del prodotto, quindi va valutato il contenuto proteico. I primi parametri possono essere agevolmente determinati con le strumentazioni classiche (bilancia di Chopper o sistemi rapidi per il peso ettolitrico, controllo visivo per gli altri), mentre per le proteine è necessario disporre di strumentazioni NIR (che lavorano all’infrarosso) in grado di fare una lettura immediata del contenuto proteico (e anche del contenuto in glutine, ma è un dato meno attendibile) e in taluni casi anche del colore (questo è un parametro che interessa di meno in questa fase di stoccaggio, perché conoscendo la varietà sappiamo anche il suo indice di giallo che è poco influenzato dall’ambiente). Ovviamente, analisi più approfondite saranno condotte in laboratorio su campioni omogenei della massa stoccata e destinata alla trasformazione. 4.3.1.2. Sistemi di conservazione della granella La granella di cereali è un frutto secco e quindi di facile conservazione, se sono seguite norme minime nello stoccaggio. É necessario che l’immagazzinamento sia effettuato: - con una umidità massima del 13-14% e previa pre-pulitura, - che la massa sia movimentata periodicamente sia per favorire la perdita di eventuale umidità sia per arieggiare e consentire una uniforme “maturazione” della granella prima della molitura (la cariosside è un organismo vivente e quindi respira, seppure in modo impercettibile); - utilizzo di sistemi di refrigerazione e uso di CO2 (nel caso di conservazione a lungo termine). Non è consentito l’utilizzo di prodotti chimici non previsti nell’allegato nell’Allegato II, parte B del Reg. Ce 2092/91. 4.4. RINTRACCIABILITÀ La rintracciabilità occupa la scena della produzione agro-alimentare con lo stesso peso della sicurezza alimentare, entrambe fortemente richieste dal consumatore. Lo stabilisce all’articolo 18 il Regolamento (CE) n. 178 del 28 gennaio 20028 che, fra l’altro, ai fini della sicurezza alimentare, introduce il principio secondo cui deve essere assicurata “la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta a entrare a far parte di un alimento di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione” (articolo 3, paragrafo 15). Quindi, rintracciabilità significa avere la possibilità di ripercorrere il processo produttivo a ritroso, da valle a monte, in pratica dal prodotto finito all’origine della materia prima. Ovviamente non si può rintracciare il percorso del prodotto, se prima non è stato tracciato. ( ' 012 *( 3 " " 6" Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” 3 " ( " 3$ # Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 7" " " Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.16 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica 5. PRODUZIONE DI SEMOLA E FARINA 5.1. CONSERVAZIONE DEI CEREALI Durante questa fase, la prevenzione, i metodi fisici e meccanici assumono un ruolo prioritario nella protezione dei cereali da malattie e infestazioni. Consigliato I seguenti procedimenti da impiegare a seconda dei casi per la protezione dei cereali: • controlli regolari; • pulizia accurata e continua dei magazzini e dei locali adiacenti; • controllo della temperatura ambiente (ventilazione, refrigerazione, congelamento e riscaldamento); • controllo dell’umidità (essiccazione); • stoccaggio in camera a tenuta stagna o in atmosfera controllata (impiego di azoto, anidride carbonica e ossigeno); • impiego di sostanze repellenti, di trappole con esche e attrattivi. Ammesso - Tutti i prodotti per la difesa delle derrate compresi nell’Allegato II, parte B del Reg. CE 2092/91. Vietato L’uso di disinfettanti e pesticidi persistenti o cancerogeni. - Le pratiche di controllo delle infestazioni che non sono ammesse includono le seguenti sostanze e metodi: • pesticidi non inclusi nell’Allegato II parte B del Reg. Ce 2091/91; • fumigazione con ossido di etilene, metil bromuro, fosfuro di alluminio o altre sostanze non incluse nell’Allegato II parte E del Reg. CE 2092/91; • radiazioni ionizzanti. - 5.2. MOLITURA Consigliato - Di riportare sulle confezioni la data di molitura e il tipo di macina utilizzata. - Di effettuare la molitura con macine in pietra naturale. - Di evitare il surriscaldamento della farina. 6. PRODUZIONE DI PASTA 6.1. INGREDIENTI Vietato - Utilizzare: glutammato monosodico; sorbato; glutine; proteine idrosolubili del latte; coloranti ed antifermentativi. 6.2. ACQUA D’IMPASTO L’acqua deve essere potabile, batteriologicamente pura, incolore, inodore ed insapore (l’acqua deve essere potabile secondo quanto previsto dal Dlgs. N. 31 del 02/02/2001). Consigliato - L’uso di acqua sorgiva. - L’uso di acqua priva di cloro. - Per la produzione di pasta è consigliato avere un valore di residuo fisso <500 mg/L. - Il cloro presente nell' acqua di impasto è un fattore importante da tenere sotto controllo; il cloro agendo come ossidante, ha un' influenza negativa sul colore della pasta; se la quantità di cloro supera il livello di 1,2 mg/l si potrà avvertire nella pasta un odore sgradevole dovuto al clorofenolo formatosi per combinazione del cloro con le altre sostanze organiche presenti. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.17 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica 6.3. ESSICCAZIONE L’essiccamento rappresenta un punto cruciale della preparazione della pasta: questa, all’uscita delle trafile o dell’estrusore, contiene circa il 30% di acqua che, per legge, deve essere portato ad un massimo del 12,5%; in tal modo il prodotto, oltre ad assumere la giusta consistenza, si conserva più a lungo. Ad una prima fase di essiccamento, che riguarda prevalentemente gli stati superficiali della pasta, fa seguito lo stazionamento che consente di riequilibrare l’umidità su tutta la superficie. Infine si attua l’essiccazione definitiva la cui durata è in funzione della temperatura raggiunta, dell’umidità ambiente, della misura e della forma della pasta. Consigliato Medie basso temperature che possono andare da 45° a 55°C, con brevissimi picchi a temperature più alte (ma sempre inferiori a 70°C): in questo modo si segue una tecnologia quasi naturale, che non modifica i contenuti della semola di pastificazione ma ne conferma la qualità, i nutrienti ed i contenuti organolettici. Questo metodo di essiccazione permette di mantenere inalterato le caratteristiche della semola proveniente da grano duro ottenuto con questo disciplinare. Ciò consente di mantenere più alto il contenuto di Lisina, un amminoacido essenziale che è contenuto nel frumento. L’apporto proteico è quindi maggiore. Infatti, le qualità organolettiche ed il valore nutritivo sono proprietà importanti della pasta, così come in tutti gli alimenti; proprio nel rispetto di questo pensiero Alce Nero cerca di limitare il più possibile le perdite dal punto di vista nutrizionale della materia prima, durante la sua trasformazione. Le medie basse temperature confermano la qualità della materia prima utilizzata: proteine, colore, sapore. Tecnologia di essiccazione Medie –basse temperature Vietato Alte temperature maggiori di 75° C: che con lo scioccante trattamento termico trasformano la materia di base ponendo in secondo ordine la sua qualità e consentendo di ottenere paste di qualità solo apparente in cottura e tutte simili per caratteristiche sensoriali. Temperatura di essiccazione Min. Max. 45°C 55°C Tempo di essiccazione (ore) Pasta lunga Pasta corta 27 10 6.4. MATERIALE PER IL CONFEZIONAMENTO La pasta può essere confezionata con materiale naturale, cellophane e polipropilene. I materiali ammessi per il confezionamento possono essere: carta, polipropilene, polietilene, e comunque materiali idonei a venire a contatto con gli alimenti come previsto dal D.M del 21/03/1973 e successive modifiche. 6.5. ETICHETTATURA Per quanto riguarda l’etichettatura dei prodotti conformi al presente disciplinare non prevede diciture specifiche tali da modificare quanto previsto dal Reg. Ce 2092/91 e dal DLgs n. 109 del 27/01/1992 e successive modifiche. Infatti, la dicitura “GRANI ANTICHI” e/o “PASTA PRODOTTA CONFORMEMENTE AL DISCIPLINARE PRIVATO GRANI ANTICHI” e/o il marchio GRANI ANTICHI saranno inseriti fuori dal campo relativo alle diciture di legge previste per i prodotti da agricoltura biologica. Pertanto il riferimento al suddetto disciplinare non crea una discriminante all’interno del metodo produttivo biologico, ma definisce nel dettaglio un processo produttivo dalla coltivazione fino alla pastificazione, prevedendo determinati standard produttivi. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.18 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Esempio di etichettatura con gli eventuali riferimenti al disciplinare privato GRANI ANTICHI. Marchio commerciale e nome del produttore assoggettato al sistema di controllo MONTEBELLO di Alce Nero Cooperativa Agrobiologia srl Via Strada delle Valli, 21 61030 isola del Piano (PU) Riferimento al disciplinare privato GRANI ANTICHI Denominazione di vendita o descrizione del prodotto GRANI ANTICHI PASTA DI SEMOLA DI FRUMENTO DURO da Agricoltura Biologica Marchio privato GRANI ANTICHI e/o dicitura “Pasta prodotta conformemente al disciplinare privato Grani Antichi” Indicazione degli ingredienti Ingredienti: Semola di grano duro Agricoltura Biologica Regime di controllo CE Indicazioni concernenti il metodo di produzione biologico Estremi dell’autorizzazione ministeriale all’Organismo di Controllo Controllato da XXXXX Autorizzato con DM MiRAAF n. XXXX del XXXX-XX Logo Comunitario o dicitura “EU – Biologico” Codice Nazione – Codice Organismo di Controllo - Codice Operatore - Codice autorizzazione alla stampa delle etichette Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 IT XXX – X999 T0000XX Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.19 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica ALLEGATO 1 I FRUMENTI, L’AGROBIODIVERSITÁ, LE RISORSE GENETICHE E LA SCELTA DELLE VARIETÁ Il frumento: specie, origine, classificazione e aspetti evolutivi in relazione alle diverse specie I frumenti appartengono alla famiglia delle Graminaceae, alla tribù delle Triticeae, alla sottotribù delle Triticinae, al genere Triticum. Il numero cromosomico di base è x = 7 e le specie maggiormente diffuse e utilizzate sono poliploidi, cioè il corredo cromosomico di base (7 nei frumenti) è ripetuto più volte, due nelle forme diploidi (2n=2x=14), quattro nelle forme tretraploidi (2n=4x=28) e sei in quelle esaploidi (2n=6x=42). In particolare, i frumenti sono allopoliploidi o anfidiploidi, cioè hanno avuto origine dalla combinazione di genomi di specie diverse (ibridazione interspecifica) e successiva poliploidizzazione (cioè raddoppiamento del corredo cromosomico). Trattandosi di specie diverse (quindi con genomi diversi, indicati con lettere maiuscole dell’alfabeto) le specie derivate hanno genomi composti (come illustrato nella tabella 1). Questi incroci sono avvenuti in maniera spontanea e casuale nel corso di migliaia di anni e le specie attuali sono frutto di un lungo processo evolutivo che, in quelle coltivate, è rappresentato principalmente dalla domesticazione. Un contributo fondamentale alla classificazione dei frumenti è stato dato recentemente dagli studi di filogenesi, che hanno stabilito le relazioni fra le diverse forme attuali, sia coltivate che spontanee. Attualmente un ragionevole compromesso sembra essere stato raggiunto fra i diversi aspetti e la terminologia utilizzata a livello internazionale, salvo piccole eccezioni, è sufficientemente omogenea. Il genere Triticum è stato ed è ancora oggi certamente quello più studiato per comprendere i fenomeni di domesticazione, cioè il passaggio di una specie dalla forma selvatica a quella coltivata. Il primo frumento coltivato è stato il farro piccolo (T. monococcum), la cui coltivazione, probabilmente, ha cominciato ad essere abbandonata nell’Età del Bronzo. Circa 9000 anni fa l’uomo ha cominciato ad effettuare inconsciamente una forma di selezione che ha portato alla scelta di tipi a rachide non fragile (i cui reperti sono frequentissimi nei ritrovamenti archeologici di quell’epoca, unitamente a quelli di spighe fragili) che progressivamente hanno sostituito quelli a rachide fragile. La domesticazione delle forme tetraploidi (i frumenti duri) è iniziata probabilmente al di fuori delle zone dove le forme selvatiche erano molto diffuse e facilmente disponibili e un solo progenitore tetraploide, il T. dicoccoides (genoma AABB), ha dato origine a numerose forme coltivate. Fra queste il T. dicoccum (farro dicocco) ha prevalso, fino all’età del Bronzo in tutta la Mezza Luna Fertile. Da questa zona la specie, tra 9500 e 7000 anni fa, si è espansa verso le pianure della Mesopotamia e successivamente in Egitto, nel bacino del Mediterraneo, in Etiopia e poi verso est in Asia e India. In queste aree il dicocco è rimasto il frumento più diffuso sino alla comparsa dei tipi a cariosside nuda (frumento duro). Solo successivamente alla coltivazione delle forme diploidi e tetraploidi inizia quella dei frumenti esaploidi (frumenti teneri), che sono stati sempre di più utilizzati dagli agricoltori - sia le forme nude sia quelle vestite - probabilmente per la loro maggiore adattabilità ai climi umidi, le migliori proprietà del prodotto raccolto, la più elevata “trebbiabilità” [capacità della cariosside (se nuda) di liberarsi dalle glumelle o della spighetta (se vestita) di liberarsi dalle ariste]. È evidente che la lontana origine nel tempo di queste specie, il lungo processo evolutivo frutto di un’intensa pressione selettiva naturale e antropica - l’ampia diffusione di coltivazione e utilizzazione, trovano un profondo riscontro con le radici storiche, culturali e sociali che queste specie hanno in particolare con i popoli di tutto il Mediterraneo. Le tradizioni, i riti e le usanze, i piatti di tutta questa area sono indissolubilmente legati ai cereali, al farro prima, ai frumenti tenero e duro poi. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.20 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Tabella 1. Principali caratteristiche delle più importanti specie di Triticum (evidenziata in giallo la posizione del frumento duro). (1) T.= Triticum; Ae. = Aegilops Nome comune Terminologia italiano anglosassone Genoma e ploidia Tipo di rachide (asse della spiga) Tipo di cariossid e AA Fragile Vestita T. monococcum L. spp. monococcum AA Resistente Vestita Precedente nomenclatura(1) Nomenclatura attuale (1) T. boeoticum T. monococcum L. spp. boeoticum Boiss Monococco selvatico Wild einkorn Farro piccolo Cultivated einkorn Forma selvatica Wild T. urartu T. urartu T. urartu Tuman AA Fragile Vestita Forma selvatica Wild Ae. Tauschii Ae. tauschii Ae. tauschii Coss DD Fragile Vestita Dicocco selvatico Wild emmer T. dicoccoides T. turgidum L. spp. dicoccoides Aschers. AABB Fragile Vestita Farro medio, dicocco Cultivated emmer T. dicoccum T. turgidum L. spp. dicoccum Schubler AABB Resistente Vestita Frumento duro Durum (semolina) wheat T. durum T. turgidum L. spp. durum Desf. AABB Resistente Nuda Forma selvatica Wild Thimopheev’s wheat T. araraticum T. timopheevi Zhuk. spp. araraticum Jakubz. AAGG Fragile Vestita Forma coltivata Cultivated Thimopheev’s wheat T. timopheevi T. timopheevi Zhuk. spp. timopheevi AAGG Resistente Vestita T. spelta T. aestivum L. spp. spelta AABBDD Resistente Vestita T. vulgare T. aestivum L. spp. vulgare Host AABBDD Resistente Nuda Spelta, farro grande Spelt Frumento tenero Bread (common) wheat T. monococcum Le risorse genetiche agrarie Il Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura9 (ITPGRFA) - oggi il punto di riferimento ufficiale, dopo la convenzione di Rio de Janeiro del 1992 definisce le risorse genetiche agrarie “come qualsiasi materiale genetico di origine vegetale che abbia un valore effettivo o potenziale per l’alimentazione e l’agricoltura”. Esse sono una parte dell’intera variabilità genetica presente sulla terra (biodiversità), comprendono tutte le forme coltivate, i progenitori selvatici delle forme coltivate, le specie affini non progenitrici di quelle coltivate e le specie spontanee non coltivate, utilizzate dall’uomo per scopi particolari (piante officinali, piante tintorie, ecc.). Gli obiettivi principali del Trattato, che è giuridicamente vincolante per i Paesi che lo hanno ratificato, sono “la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivati dal loro utilizzo, in accordo con la Convenzione sulla Diversità Biologica”, ai fini di un’agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare. E ancora, molto importante, il Trattato “riconosce l’enorme contributo che gli agricoltori e le comunità contadine di tutto il mondo hanno dato e continuano a dare alla conservazione e allo sviluppo delle risorse fitogenetiche. Questo riconoscimento è la base dei ‘Diritti degli agricoltori’ ) / + 6 B4 ' 4 3 6 @ ' # " 3 @ 3" " 3 " & A " " C# # " ) # $ # > ." * Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.21 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica (Farmer’s Rights), che comprendono la protezione delle conoscenze tradizionali e il diritto a partecipare in maniera equa alla ripartizione dei benefici, così come il diritto di partecipare alle decisioni prese a livello nazionale in materia di risorse fitogenetiche” (Commissione FAO sulle Risorse Fitogenetiche, 2004)10. Fra le risorse genetiche di interesse agrario oggi utili all’attività agricola sono comprese: le varietà locali (landraces), sono le varietà tradizionali (folk varieties, varietà del popolo), coltivate dagli agricoltori che ne riproducono la semente; sono state oggetto della selezione dell’agricoltore, spesso condotta inconsapevolmente; sono popolazioni eterogenee, in rapporto dinamico con l’ambiente naturale e le tecniche colturali; le varietà migliorate (cultivars, cioè cultivated varieties) sono derivate da attività di miglioramento condotte dai costitutori varietali, a partire dalla fine del XIX secolo (il lavoro di Nazareno Strampelli può essere identificato come inizio di un’attività organizzata di miglioramento genetico). Sono popolazioni omogenee, spesso costituite da un solo genotipo (linee pure, ibridi semplici, cloni). La storia dell’agricoltura e del miglioramento genetico delle piante coltivate sono frutto di uno scambio continuo di risorse genetiche, fra comunità rurali più o meno vicine, fra paesi (scambi mercantili), fra istituzioni scientifiche. Le varietà locali. La permanenza in coltivazione delle varietà locali in determinati areali è frutto di fattori biologici, tecnici, economici, culturali e politici strettamente interconnessi. Nei paesi sviluppati le landraces sono una valida strategia di sopravvivenza dei sistemi agricoli nelle aree marginali, dove la costanza di produzione negli anni è garantita dalla larga base genetica di queste varietà. Nelle economie sviluppate, inoltre, le varietà locali restano legate a specie di importanza economica minore e/o specie il cui utilizzo era legato a usanze e tradizioni scomparsi negli anni recenti. Nei paesi in via di sviluppo, invece, la coltivazione delle varietà autoctone è realtà ancora abbastanza diffusa in quelle economie locali, caratterizzate da struttura di tipo familiare o di villaggio. Anche in questo caso uno dei motivi che spinge l’agricoltore ad usare tali varietà è la possibilità di avere una produzione costante nel tempo, grazie al loro adattamento ambientale. Le varietà locali sono popolazioni bilanciate, in equilibrio con l’ambiente e con i patogeni, geneticamente dinamiche, ma anche soggette ad un certo grado di selezione attuato dall’agricoltore. Sono evolute in condizioni di basso input e la diversità genetica che le caratterizza è necessaria ai fini della risposta sia ad eventi ambientali estremi, che ai cambiamenti dei criteri selettivi avvenuti nel tempo. I fenomeni riconducibili alle migrazioni sono tra i più importanti fattori che hanno determinato nel corso dei millenni l’incremento della variabilità nel germoplasma delle principali specie coltivate e soprattutto nei cereali, sia per le maggiori possibilità di introgredire nuova variabilità genetica delle accessioni selvatiche già presenti nei nuovi ambienti, sia per l’esposizione a differenti condizioni ambientali e quindi a diverse pressioni selettive. Alcune di queste varietà sono ancora coltivate da comunità agricole locali, su piccole superfici sufficienti a soddisfare gli usi familiari o quelli della comunità. La loro permanenza in coltura fino ad oggi è sinonimo di adattabilità ambientale sensu latu e di rispondenza alle esigenze dell’agricoltore/utilizzatore. Vuol dire che queste hanno un vantaggio selettivo (agronomico, di trasformazione, culturale/storico) rispetto ad altre già da tempo abbandonate e probabilmente perse definitivamente. Altre varietà sono state ritrovate grazie ai numerosi programmi di ricerca sostenuti da enti pubblici e amministrazioni locali, nell’ambito di più ampie iniziative di conservazione e valorizzazione della biodiversità agricola. Dalla valutazione dei tratti agronomici e qualitativi (di trasformazione o nutrizionali) di questi materiali genetici, emerge che alcuni presentano interessanti caratteristiche tali da sostenerne un’azione di reintroduzione in coltura e nel processo di trasformazione. 10 Commissione FAO sulle Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura. 2004. Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Roma, 3 novembre 2001. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.22 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Infine, si tenga presente che l’entità della sopravvivenza di varietà locali nell’ambito delle diverse specie agrarie coltivate è in funzione dell’importanza economica e della diffusione della coltura stessa: le piante più diffuse (le cosiddette commodities a livello mercantile) come il frumento, il mais, il riso, la soia e altre, sono state oggetto di più intense attività di miglioramento genetico e il processo di sostituzione delle varietà moderne a quelle locali è stato più intenso e rapido nel tempo. Viceversa, il fenomeno ha interessato di meno le specie minori, le cui risorse genetiche locali hanno avuto maggiori possibilità di sopravvivenza fino ad oggi. Le varietà locali di frumento e farro. Le ricerche condotte fino ad oggi (vedi bibliografia consultata) hanno consentito di ritrovare un numero relativamente ampio di di varietà locali di farro dicocco e frumento tenero in Italia, mentre minori sono quelle di frumento duro. Probabilmente questa situazione è in relazione al fatto che la specie più diffusa nel nostro paese è sempre stata il tenero, mentre il duro era limitato agli areali meridionali e insulari del nostro paese. In alcune regioni, come le Marche, l’introduzione in coltivazione del frumento duro, è relativamente recente (anni settanta). Quindi è possibile riscontrare alcune varietà locali di tenero ancora in coltivazione, seppure in misura modesta. É il caso della varietà “Solina” in Abruzzo, la cui coltivazione, con buona probabilità, non è stata mai interrotta nel corso dei secoli (le sui origini si rintracciano fino al 1500). È una varietà invernale, coltivata su piccole superfici in molte aziende delle zone interne e pedemontane (anche fino a 1000-1200 m s.l.m.) e la sua coltivazione ha un forte legame con il territorio e con le tradizioni locali. Le farine di Solina sono molto interessanti per l’estensibilità dell’impasto che consente una buona lavorabilità anche a mano, considerando che la farina di questa varietà è destinata prevalentemente alla preparazione del pane in casa. Si ottiene un pane di discrete caratteristiche, con una alveolatura della mollica non ottimale, ma comunque soddisfacente. Spesso la farina è mescolata con altri prodotti, come la patata lessa, tradizione ancora diffusa in alcune zone dell’Abruzzo perché favorisce una più lunga conservazione del pane. Su questa varietà è stato condotto un importante lavoro da parte dell’ARSSA (Agenzia Regionale Servizi Sviluppo Agricolo dell’Abruzzo) che, a partire dal 1996, ha sostenuto vasti programmi di collezione e caratterizzazione delle risorse genetiche agrarie regionali, avviando una serie di iniziative di valorizzazione, coordinate fra i diversi operatori sul territorio (aziende agrarie, mulini, forni, reti commerciali). A fianco di questa attività di promozione l’Agenzia sostiene anche un’azione di conservazione on farm, attraverso una rete di aziende agrarie scelte e un consorzio di produttori. Decisamente ridotto è il numero di varietà locali di frumento duro e ancora minore la permanenza in coltivazione. Sempre in Abruzzo sono state ritrovate soltanto tre varietà locali, ancora coltivate su piccolissimi appezzamenti e da singoli agricoltori: nella zona di Torrebruna (CH) è ancora coltivata la varietà Cappella Duro (con buona approssimazione si tratta della cv Cappelli, costituita da Strampelli nel 1915); a Castelvecchio Subequo (AQ) un vecchio agricoltore coltiva ancora La Ruscia, chiamata localmente anche “ruscia” o “rosciola” in relazione al colore rosso della spiga e delle ariste. Da Montenerodomo (CH) proviene la varietà Marzuolo che qui, ad altitudini di circa 1000 m s.l.m., può essere seminato soltanto tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera (da qui deriva la nomenclatura). Fra queste è molto interessante la cv La Ruscia, glume e ariste rosse, da non confondere con “rosciola” frumento tenero, citato in testi archivistici e usata da Strampelli nei suoi incroci. Il frumento duro La Ruscìa è coltivato in una sola località dell’Abruzzo e deriva, per testimonianza diretta dell’agricoltore che l’ha conservata, da una varietà siciliana, “Rossìa”, portata in Abruzzo da un confinato negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale. Per oltre 60 anni è stata coltivata e moltiplicata in terreni a 1000 metri di quota, diventando nel corso degli anni una varietà di frumento duro di montagna. Per questa ragione nelle prove di valutazione è stata inserita - come testimone - la varietà Ruscia, appunto di provenienza siciliana. Un altro dei rari esempi di varietà locali di frumento duro sopravvissute fino ad oggi è Russello in Sicilia. Si tratta di una varietà molto diffusa in passato, oggi sono rimaste piccolissime superfici nella zona di Ragusa, dove è utilizzato per la preparazione del pane ragusano, prodotto di ottima qualità. La Stazione Consorziale Sperimentale per la Granicoltura di Caltagirone, istituzione pubblica nata negli anni Venti con il compito di occuparsi della cerealicoltura siciliana, sta svolgendo un interessante lavoro di recupero e collezione delle popolazioni siciliane di frumento, Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.23 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica con l’obiettivo di non perderne la risorsa genetica, ma al tempo stesso di verificare le eventuali possibilità di sviluppo di alcuni di questi materiali. Oltre a Russello, anche la varietà Timilia è presente in colture residuali in alcune zone del sud della Sicilia. Numerose notizie storiche sono disponibili su un gruppo di frumenti duri, probabilmente pugliese, denominato “Saragolle”11. Non risultano più in coltivazione e l’unica fonte di seme sono le banche di seme di alcune istituzioni pubbliche. Questo gruppo presenta caratteristiche morfoagronomiche molto simili al ben più noto Kamut. Da studi condotti su questa varietà a confronto con altri materiali genetici italiani (Grano del Faraone, Saragolle, ecc…), è evidente che si tratta di un frumento tetraploide, una forma di Triticum turgidum, seppure variamente classificata dai diversi gruppi di ricerca (probabilmente turanicum, mentre è da escludere - almeno per il Kamut reperibile in Italia - il polonicum perché le glume e le glumelle sono di dimensioni normali). Kamut presenta tratti simili ai materiali genetici diffusi nel Bacino del Mediterraneo (infatti le notizie ne riportano un’origine egiziana) e il suo successo, in Italia come in altri paesi, è sicuramente attribuibile alla forte pressione di marketing condotta dai detentori del marchio commerciale. Circa le vere caratteristiche qualitative, si tratta di un frumento duro con una cariosside molto grande e allungata, con frattura prevalentemente vitrea, e contiene glutine come tutti i frumenti duri (pertanto non utilizzabile dai celiaci), ha un elevato contenuto proteico (in relazione alle diverse situazioni agronomiche), ma la tenacità del glutine è scarsa. Questa ultima caratteristica, appunto, potrebbe essere la ragione del suo successo, in quanto numerosi soggetti sono oggi sensibili ai frumenti moderni, caratterizzati invece da elevato contenuto in glutine e molto tenace (selezionati in tale direzione per ottenere pasta di elevata qualità, maggiormente rispondente alla moderna industria di trasformazione). Un grano con glutine “debole” crea minori problemi a soggetti sensibili; tuttavia, va sottolineato che numerose varietà italiane, non solo locali, presentano glutine con tali caratteristiche, pertanto avrebbe simili risultati alimentari e dietetici. Bisognerebbe avviare studi approfonditi e sistematici sulle varietà italiane, a confronto con Kamut, e valutarne con attenzione le caratteristiche qualitative e organolettiche, sempre a confronto con Kamut. Fra le varietà antiche di frumento duro è compresa anche Graziella Ra, reintrodotta in coltivazione da Alce Nero Cooperativa. Si tratta di una varietà simile al Kamut. Le varietà migliorate. Dall’analisi storica del grande lavoro di miglioramento genetico svolto a partire dalla fine del Settecento, emerge che in tutti i programmi, più o meno organizzati, il materiale genetico originario era rappresentato dalle varietà locali. Grazie alla loro variabilità interna i selezionatori hanno potuto scegliere i tipi migliori e, adottando metodi diversi, hanno ottenuto varietà stabili da far coltivare agli agricoltori. Il successivo ricorso all’incrocio, per creare nuova variabilità entro cui selezionare, ha ancora fatto uso delle varietà locali, almeno fino a quando non sono stati disponibili pools di materiali genetici migliorati da utilizzare come parentali. Inoltre, negli ultimi tempi è aumentato l’utilizzo delle risorse genetiche provenienti dalle specie selvatiche affini, grazie a tecniche di breeding sempre più efficienti. In relazione al periodo di costituzione e rilascio sul mercato, si distinguono: varietà moderne, di recente costituzione (indicativamente ultimi 20-30 anni); varietà antiche o ancora iscritte al registro varietale (costituite fra gli anni sessanta e ottanta), ancora coltivate in superfici anche importanti, la cui semente non sempre è facilmente reperibile sul mercato (trattandosi di varietà ancora iscritte, la loro commercializzazione è consentita soltanto previa certificazione ufficiale); o costituite prima degli anni 60, iscritte d’ufficio al registro nazionale, ufficialmente avviato nel 1971non più iscritte varietà molto vecchie, non più presenti nei registri B " &/ $ #" Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” "6 " 0 DDD Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 E Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. E 2 Pag.24 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica varietali (in alcuni casi iscritte nei repertori regionali12), spesso rintracciabili soltanto nelle banche del germoplasma o presso collezioni; pochissime di queste sono coltivate in esigue superfici. Le varietà migliorate di frumento duro. Le cultivar moderne di frumento hanno in larga parte raggiunto gli obiettivi dei diversi programmi di breeding nelle diverse epoche storiche. Alcuni esempi sono la riduzione della taglia, l’aumento della resistenza all’allettamento e ad alcune fitopatie, il miglioramento della produttività e della qualità del prodotto, l’adattabilità a specifiche situazioni pedo-climatiche. Questi risultati hanno avuto un’indiscussa ripercussione positiva sull’intero sistema produttivo e si stima che il progresso varietale sia responsabile almeno del 50% dell’incremento di produzione. La contropartita è stata - e resta - la riduzione della base genetica dei materiali coltivati, che comporta una maggiore vulnerabilità della coltura a cambiamenti ambientali, una diminuzione della plasticità del germoplasma in relazione all’adattamento ambientale e un minor progresso selettivo dalle attività di miglioramento genetico più recenti. Ovviamente, quelli indicati sono obiettivi finalizzati all’ottenimento di varietà per l’agricoltura convenzionale. In pratica, nessun programma di miglioramento genetico, fino ad oggi - salvo rare recenti eccezioni – ha avuto come scopo varietà adatte a sistemi agricoli biologici, per le quali gli obiettivi dovrebbero essere più mirati a migliorare: • la capacità di competizione con le erbe infestanti (portamento della pianta alla fine dell’accestimento, grado di accestimento, rapidità di accrescimento nelle prime fasi vegetative, …); • l’utilizzazione degli elementi nutritivi mediante o alta efficienza di utilizzazione, o colonizzazione del suolo da parte delle radici (apparato radicale sviluppato, in grado di sfruttare al meglio gli elementi nutritivi e l’acqua), o interrelazione con la microflora del terreno; • la tolleranza agli stress biotici e abiotici (evitare resistenze verticali, facilmente superabili da mutazioni della razza del patogeno/parassita, meccanismi di escape, ecc…); • qualità (tecnologica, nutrizionale, salutistica). Fra le varietà attualmente presenti sul mercato, definibili “moderne” alcune (di cui è disponibile anche semente certificata biologica) sono in grado di fornire risultati interessanti per gli obiettivi di Alce Nero Cooperativa, sia in funzione di caratteristiche morfo-agronomiche rispondenti ai sistemi agricoli biologici sia per gli aspetti qualitativi. La scelta delle varietà di frumento duro da parte di Alce Nero Cooperativa La scelta della varietà è uno degli elementi più rilevanti per ottenere un buon successo dalla coltivazione di qualsiasi specie agraria. Nel caso specifico della produzione di pasta di Alce Nero Cooperativa, la scelta varietale deve essere mirata in funzione di: caratteristiche pedo-climatiche e agronomiche degli areali di coltivazione; esigenze di trasformazione del pastificio o processo di pastificazione utilizzato, o ottenimento di prodotto con buone caratteristiche organolettiche e di cottura (gradimento da parte del consumatore), o eventuale programmazione di linee differenziate di prodotto (pasta integrale, pasta bianca, pasta monovarietale13). 12 # 43B ! 3 A3 0&2 - )> / C 3 5-B / " " 3 7" # " Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” > 0 -7" / C " >" 3 " 3 # " $F "G 3 3 1 > 3 Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 3 / H2 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. = Pag.25 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Sintetizzando quanto riportato nei paragrafi precedenti, le possibilità di individuare la varietà adatta vanno individuate nei gruppi seguenti: 1. varietà locali: 1.1. originarie delle Marche o degli areali in cui opera Alce Nero Cooperativa; 1.2. originarie di altre regioni italiane14 (Abruzzo, Sicilia, altre regioni meridionali e insulari): 1.2.1. ancora coltivate, seppure in piccole superfici (esempio Russello, Timilìa, Ruscìa, Marzuolo), 1.2.2. recuperate da banche del germoplasma, moltiplicate e reintrodotte in coltura (esempio Saragolle, Cannizzara); 1.3. originarie di altri paesi (si tratta di introdurre materiale esotico, la cui adattabilità ai nostri areali non sempre è garantita) (esempio Kamut); 2. varietà migliorate: 2.1. di recente costituzione 2.2. di vecchia costituzione 2.2.1. ancora iscritte al registro varietale (soggette a certificazione): esempio Cappelli; 2.2.2. non più iscritte al registro varietale (quindi non soggette a certificazione): esempio Trinakria, Capeiti 8. Tabella 1. Varietà siciliane di frumento duro identificate dalla Stazione Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia di Caltagirone. La gran parte delle varietà è stata rintracciata presso diverse banche mondiali del germoplasma ed è stata ricostituita la collezione. " & " " #" " " # # " " # $ /" #" " J " Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” # 6 4 3 ) *2 " I 7" " 6 Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 " . . % K . A 0# Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.26 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica (Bidì) Margherito (riconducibile a Cappelli) Inglesa Biancuccia Lina Bivona Martinella Bufala Bianca Paola Bufala Nera Corta Pavone Bufala Nera Lunga Realforte Bufala Rossa Corta Regina Bufala Rossa Lunga Ruscia Russello Castiglione Glabro Sammartinara Castiglione Pubescente Scavuzza Chiattulidda Scorsonera Ciciredda Semenzella Cotrone Timilia Reste Bianche Farro Lungo Timilia Reste Nere Francesa Trentino Francesone Tripolino Gigante Tunisina Gioia Urria Girgentana Vallelunga Glabra Giustalisa Vallelunga Pubescente Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.27 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Tabella 2. Varietà di frumento duro diffuse nelle aree interne del Mezzogiorno negli anni Venti. La gran parte di esse corrisponde con varietà analoghe presenti in Sicilia, fatta eccezione per Vatra. Soltanto Vatra, Carusedda, Francesa sono state riscontrate fino ad anni recenti in piccole aree residuali in Basilicata. Rossia (sinonimi Rossino, Ruscia) Saragolla siciliana) Cappelli (sin. Saragolla zingaresca, Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Francisa (sin. Francescani, Francesa, Franzesa, Francesella) Saragolla Triminia (sin. Marzuolo, Timilia, Tumminia, Tuminia, Riminia, Napoletana) Vatra Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.28 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica ALLEGATO 2 LA QUALITÁ DEI FRUMENTI I frumenti, in funzione della loro ampia diffusione e del peso ricoperto nell’alimentazione di molti popoli nel mondo, sono destinati a numerose e diverse preparazioni alimentari. Le caratteristiche qualitative del prodotto di partenza influenzano fortemente il processo di trasformazione e, quindi, i requisiti dei prodotti finali; anche se le tecnologie moderne di trasformazione tendono ad appiattire le differenze fra le materie prime e a standardizzare di più i prodotti. Ne deriva un concetto di qualità molto complesso, che evolve rapidamente nel tempo in funzione dei cambiamenti delle abitudini alimentari e dei processi tecnologici. Schematicamente è possibile individuare diversi aspetti della qualità di un frumento tenero o duro, tutti strettamente legati fra loro: qualità merceologica e commerciale, qualità molitoria, qualità di stoccaggio o di concentrazione del prodotto, qualità nutrizionale, qualità tecnologica o di trasformazione. Un aspetto qualitativo che interessa tutte le fasi della filiera, dal campo, allo stoccaggio, alla trasformazione, alla distribuzione del prodotto finito, è quello igienico-sanitario. Ovviamente esso assume modi e dimensioni diversificati per ogni fase, così come diversificati sono tempi e modalità di controllo. Il controllo fitosanitario della coltura in campo e la gestione dello stoccaggio sono i passaggi più delicati di tutta la filiera in termini sanitari. Ad esempio, la presenza di micotossine, prodotte da funghi parassiti, su granella e derivati, è attualmente uno dei problemi di maggiore attenzione sul mercato; così come la presenza di residui di prodotti chimici utilizzati nei trattamenti in campo e nei centri di stoccaggio. Le dimensioni e la gravità dei due problemi appaiono talvolta sovradimensionati (almeno rispetto al passato, quando condizioni colturali e di stoccaggio non potevano certo essere considerate migliori di oggi) e opportunamente presentati all’opinione pubblica. Qualità merceologica. È legata al mercato e alle borse merci ed è contraddistinta da indici semplici e di uso comune (i cui valori previsti dal mercato sono riportati nei contratti commerciali attualmente in uso nelle contrattazioni e negli scambi commerciali): provenienza del prodotto; peso ettolitrico o volumetrico o peso specifico apparente: dipende dalla forma e dal peso delle cariossidi (caratteristiche varietali), dal grado di riempimento dei semi durante la fase finale del ciclo (influenzato dall’andamento stagionale), dall’entità di semi minuti e striminziti, dall’eventuale presenza di cariossidi pre-germinate, dalla varietà; bianconatura: fenomeno per il quale nelle cariossidi di frumento duro, tipicamente traslucide e a frattura vitrea, sono rilevabili parti farinose più o meno estese; è causata da uno squilibrio nell’assorbimento dell’azoto e quindi nella formazione delle proteine di riserva; la bianconatura riduce il contenuto in proteine e la resa in semola; volpatura: è la presenza di “puntature” nere sui tegumenti esterni della cariosside causate da un complesso di funghi patogeni favoriti generalmente da condizioni ambientali umide durante la granigione; c’è anche una componente varietale; slavatura: è il fenomeno per cui la granella perde lucentezza e in parte anche peso ettolitrico in seguito al dilavamento causato da piogge persistenti durante la fase finale della maturazione; striminzimento: si verifica quando, per cause ambientali ed anche per effetto varietale, la fase di granigione non procede regolarmente; lo striminzimento incide negativamente sul peso ettolitrico e sulla resa alla molitura; pre-germinazione: l’eccesso di umidità sulla cariosside già matura può causare l’avvio della germinazione; in linea generale i frumenti duri sono più resistenti dei teneri, fra questi ultimi quelli a granella chiara pre-germinano più facilmente di quelli a granella rossa o ambrata o vitrea. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.29 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Qualità molitoria. È la resa alla macinazione di una granella per produrre semola (circa 6065%) nel frumento duro e farina (circa 70-75%) nel tenero; essa è influenzata da varietà (peso e dimensioni della cariosside), peso ettolitrico, grado di bianconatura, volpatura, slavatura, striminzimento, pre-germinazione, contenuto in ceneri (più sono alte, minore è la resa). Qualità di stoccaggio. Qualsiasi pastificio, anche di piccole dimensioni, necessita di partite omogenee e con caratteristiche qualitative costanti per poter programmare la produzione; è necessario consentire ai piccoli produttori di convogliare il prodotto presso centri di raccolta adeguatamente organizzati (con idonei sistemi di conservazione, consentiti dal regolamento sull’agricoltura biologica, esempio il freddo e l’anidride carbonica); lo stoccaggio può essere fatto per singola varietà o per gruppi di varietà qualitativamente simili (stoccaggio differenziato). Qualità nutrizionale. È legata alle componenti nutrizionali della cariosside, in modo particolare proteine (glutine soprattutto) e glucidi (amido), a loro volta correlate con i prodotti derivati (pasta, pane e prodotti da forno) a base di queste due componenti. Recentemente sono state avviate ricerche anche su altri composti del frumento (esempio proteine minori, zuccheri solubili, beta-glucani, ecc..) e su usi alternativi dei cereali nel settore degli alimenti funzionali (functional food), salutistici (healt food) e farmaceutici (nutraceutica). Qualità tecnologica o di trasformazione. Riassume tutti gli aspetti sopra illustrati ed è l’attitudine di un cereale ad essere trasformato in un prodotto alimentare secondo determinate tecniche. Essa dipende dalle proteine di riserva (quantità e qualità) ed è quindi influenzata dalla varietà, dalla tecnica colturale e dalle condizioni pedo-climatiche. L’estrazione di tutte le proteine insolubili da una semola di frumento duro o da una farina di tenero consente di ottenere il glutine, che unito all’acqua dà un impasto con caratteristiche plastiche ed elastiche (diversificate in relazione alla sua qualità), che ne consentono la lavorabilità. La qualità di trasformazione assume aspetti diversi fra le due specie. Frumento tenero. I prodotto finali ottenuti da questa specie sono numerosi e con caratteristiche svariate: un grano destinato alla produzione di farine per fare biscotti non può che essere diverso da un grano destinato alla panificazione ed è ancora diverso da quello impiegato per i prodotti da forno ad alta lievitazione. Sulla scorta di queste caratteristiche, costitutori, molini e trasformatori hanno concordato su un raggruppamento in cinque classi di qualità (frumenti di forza, panificabili superiori, panificabili, da biscotti, frumenti per altri usi). Frumento duro. A parte piccole eccezioni al sud per la produzione di pane, il frumento duro è destinato principalmente alla produzione di pasta. Secondo gli standard attuali, una buona pasta deve essere di colore giallo brillante ambrato, mantenersi al dente dopo la cottura, non incollare e non intorbidire l’acqua di cottura. La qualità della pasta è legata a quantità e qualità del glutine. Il colore giallo delle semole è un ulteriore elemento di apprezzamento da parte del mercato, ma ha soltanto una funzione “estetica” e non qualitativa. Le metodologie di analisi per la valutazione della qualità differiscono in funzione delle esigenze di precisione, rapidità ed economicità dell’indagine, nonché dei quantitativi di granella disponibili. Inoltre, la valutazione può essere condotta in relazione ad un’attività di ricerca e sperimentazione, oppure in relazione alla commercializzazione delle partite di frumento. Il miglior metodo è quello di sottoporre la partita in oggetto direttamente alla trasformazione per il prodotto finale. Tuttavia i test diretti - panificazione per il tenero e pastificazione per il duro - richiedono quantitativi elevati di granella, ma soprattutto tempi molto lunghi. Sulla scorta di tale circostanza sono stati sviluppati numerosi metodi indiretti, basati generalmente su processi di trasformazione, i cui risultati possono considerarsi, dopo numerosi anni di calibrazione e di affinamento, più che attendibili. I parametri maggiormente richiesti dal mercato sono: frumento tenero: contenuto proteico, qualità alveografica, stabilità degli impasti, indice di durezza delle cariossidi (hardness), indice di caduta amilasica; frumento duro: contenuto proteico, contenuto in glutine, qualità del glutine (indice di glutine), colore delle semole, contenuto in ceneri. Nelle valutazioni più approfondite è presa in Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.30 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica considerazione anche l’analisi alveografica delle semole, i cui parametri sono correlati positivamente con la qualità delle stesse. In funzione dei parametri di cui sopra, sono state definite le classi di qualità, basate su valutazioni dell’interprofessione nel caso del frumento tenero (Tabella 1) e sulla base delle norme UNI nel caso del frumento duro (Tabella 2). Tabella 1. Classificazione dei frumenti teneri in relazione alle classi di qualità previste dal contratto 101 15 (Borasio, 1997 ). DI FORZA Parametri W (1) PANIFICABILE PANIFICABILE SUPERIORE ALTRI USI 200-250 140-170 140-110 70 300-340 >250 170-220 110-80 100 >200 <80 130 70 1,8-1,2 1,2-0,8 1,2-0,7 0,7-0,5 1,2-0,7 <0,8 <0,7 <0,5 100 130 <0,7 PROTEINA % (2) INDICE di BRABENDER (min) (3) 12,5-13,5 10.5-11,5 9-11 11-10 70 13,5-14,5 11,5-12,5 10-11 10-9 100 >14,5 >12,5 >11 <9 130 11-13 7-9 3-5 <4 70 13-16 9-11 5-6 100 >16 >11 >6 130 >220 >220 PESO ETTOLITRICO (kg/hl) (4) >75 FALLING NUMBER (sec) (5) >250 (1) (2) (3) (4) (5) PUNTEGGIO (ISQ) 270-300 >340 P/L (1) BISCOTTI >220 W e P/L: sono parametri stabiliti con lo strumento chiamato Alveografo di Chopin, che valuta le caratteristiche dell’impasto, misurandone la forza (W, maggiore è questo valore, maggiore è la forza dell’impasto) e l’elasticità (P/L, più è basso questo valore, più elastico è l’impasto); sono detti anche parametri “reologici”, cioè riferiti alle caratteristiche tecnologiche dell’impasto in funzione della forza, dell’estensibilità, dell’elasticità e della tenuta alla lievitazione. Proteina totale della granella: misurata in % su sostanza secca. Indice di Brabender: è una misura della stabilità dell’impasto, misurata in minuti, con il farinografo di Brabender (più alti sono i valori, più stabile è l’impasto). Peso ettolitrico o volumetrico: peso di un determinato volume, misurato in kg/hl. Falling number: è l’indice di caduta amilasica, misurato in secondi; stima l’attività enzimatica (dell’alfa-amilasi, responsabile della fermentazione) della farina (valori bassi indicano un rapido “cedimento” dell’impasto per un’intensa attività enzimatica, viceversa valori molto elevati indicano una scarsa attività enzimatica e una difficoltà dell’impasto ad avviare la fermentazione). 16 Tabella 2. Classificazione dei frumenti duri in relazione alle norme UNI (D’Egidio et al., 2006) . Parametro qualitativo della granella Peso ettolitrico (cariossidi( kg/hl Proteina (cariossidi) % s.s. W alveografico (cariossidi e semola) P/L alveografico (cariossidi e semola) ! "# $% -" '# # &''# Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” 1° 80 14,5 250 2,0÷0,5 ( ) Classi di qualità del frumento duro 2° 3° 78 e <80 75 e <78 13,0 e <14,5 11,5 e <13,0 180 e <250 100 e <180 1,0 e <2,0 ) Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 * ) 0,5 e <1,0 &''+" , Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. % Pag.31 ! Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Proteine (semola) % s.s. Glutine secco (semola) % s.s. Indice di glutine 13,5 12,0 >80 12,0 e <13,5 10,5 e <12,0 60 e <80 10,5 e <12,0 9,0 e <10,5 30 e <60 Un aspetto da sottolineare e che, nella valutazione della qualità delle semole di frumenti particolari o di altri cereali (ad esempio il farro dicocco) destinate a processi di pastificazione definibili artigianali, con essiccazione a bassissime temperature spesso non si trova riscontro fra i risultati delle analisi condotte con le metodiche di cui sopra e l’effettiva qualità del prodotto ottenuto. Equivale a dire che, nel caso in cui la qualità analitica non sia eccellente, frequentemente non altrettanto tale è la qualità della pasta. Tale situazione, ad esempio, si verifica con frumenti di vecchia costituzione e con il farro. Con buona probabilità, ciò è da attribuire alla tecnologia di pastificazione, un processo “soft” come quello adottato nel nostro caso altera in misura minore le caratteristiche della materia prima, anche se non di elevato livello. Un’ultima considerazione, sempre in riferimento ai criteri di valutazione e di analisi della qualità, riguarda il fatto che la qualità non può essere assunta in modo assoluto, così la qualità del prodotto finito va assolutamente affrontata in modo relativo. A titolo di esempio, una pasta di farro non presenta nessuna delle caratteristiche che dovrebbe avere una “buona” pasta, di cui abbiamo parlato sopra, eppure è un prodotto squisito sotto l’aspetto organolettico, culinario, di gusto. Così come le paste di frumento dure prodotte artigianalmente, non hanno certamente la capacità di resistere la cottura che invece mostrano le paste industriali, eppure questo nulla toglie alla bontà delle prime. Inoltre, il tipo di macinazione modifica fortemente il gusto di una pasta: una semola macinata a pietra naturale è sicuramente diversa da una semola proveniente da mulini a cilindri. Le diverse tipologie di prodotto sono tutte “buone”, ma diverse e ciò conferma la “relatività” della qualità e quindi il diverso approccio dei sistemi produttivi al suo raggiungimento. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.32 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica ALLEGATO 3 I GRANI ANTICHI COLTIVATI DA ALCE NERO COOPERATIVA Senatore Cappelli: il frumento duro italiano e la sua storia Senatore Cappelli merita certamente un posto di privilegio fra le varietà di frumento duro di vecchia costituzione, perché è stata la prima varietà “eletta”, ottenuta da Nazareno Strampelli, il “mago del grano”, nei primi decenni del XX secolo per selezione genealogica nella popolazione tunisina Jeahn Rhetifah. La selezione era stata eseguita a Foggia, dove era presente una delle stazioni periferiche dell’attuale CRA-Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura. Il nome ai più non dirà niente, ma molti ricorderanno il filmato televisivo in cui Benito Mussolini lo mieteva e lo trebbiava. Era proprio il frumento duro "Senatore Cappelli". Si chiama così, in onore del senatore abruzzese Raffaele Cappelli, promotore nei primi del ' 900 della riforma agraria, che ha portato non solo alla distinzione tra grani duri e teneri, ma che aveva esteso la coltivazione del frumento anche a zone non vocate, proprio per rispondere alle esigenze dell’autosufficienza. La riforma mirava all’introduzione delle “razze elette”, per migliorare le rese e ampliare gli areali di adattabilità. Per decenni è stato il frumento duro più coltivato in Italia, in particolare al Sud e nelle Isole. Un primato mantenuto fino al diffondersi delle varietà più produttive e di taglia bassa. La sua coltivazione era quasi scomparsa dopo gli anni Cinquanta, tuttavia l’Istituto per la Cerealicoltura aveva mantenuto la selezione conservatrice. Agli inizi degli anni Novanta alcuni piccoli artigiani del Centro-Sud hanno cominciato a produrre paste particolari, utilizzando varietà locali e vecchie varietà fra cui Cappelli, organizzando anche filiere monovarietali. E'un frumento, con ariste (le “barbe” che si allungano sull’estremità della spiga), molto lunghe, che a maturazione si colorano di un nero intenso, molto appariscente sul colore bianco della spiga. Si tratta di un frumento con caratteristiche particolari. I suoi culmi forti, semipieni possono raggiungere e superare i 180 cm. La notevole altezza ha reso questa varietà difficile da coltivare nei sistemi convenzionali perché a rischio di continuo allettamento (favorito dal vento e dalle piogge). In condizioni ottimali di terreno e con un andamento climatico mite il Senatore Cappelli può raggiungere anche 18÷20 q/ha di produzione. Ha un ciclo medio-precoce, si adatta molto bene in pianura e in collina, un po’ meno in montagna. Ogni spiga è composta da 19÷21 spighette fertili, contro le 15÷20 del frumento duro in genere, e produce mediamente 40÷60 cariossidi. La granella è di colore giallo ambra e di elevato peso unitario: 58 grammi per 1000 cariossidi, con un buon contenuto proteico. La varietà Senatore Cappelli, può essere definita comunque una "razza eletta", sia perché ha avuto per anni il primato della resa per ettaro unita ad eccezionali caratteristiche proteiche ed organolettiche, ma anche perché è stata progenitrice di moltissime altre varietà coltivate ancora oggi, dalle quali però continua a distinguersi nettamente. Graziella Ra: il grano della Regina del Nilo Ricostruire la vera storia del grano duro Graziella Ra significa ripercorrere la storia del frumento nel bacino del Mediterraneo. Sebbene, per quanto ne sappiamo, esso sia stato recuperato dal pioniere dell’agricoltura biologica Ivo Totti, che lo ricevette a sua volta da un archeologo, fu reintrodotto nelle nostre campagne grazie al lavoro di alcuni agricoltori biologici dell’Italia Centrale. La maggior parte degli scienziati ritiene che tale varietà sia sopravvissuta in modo anonimo nel corso dei secoli, mantenuta in vita grazie alla diversità delle varietà coltivate dai piccoli contadini nei loro appezzamenti nel bacino del Mediterraneo, dall’Egitto all’Italia. Sulla specie e il genere vi è concordanza di opinioni: appartiene al genere Triticum e alla specie turgidum. La controversia verte sulla sottospecie, infatti, c’è chi sostiene che appartenga alla sottospecie polonicum, altri alla sottospecie turanicum, altri ancora alla sottospecie durum. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.33 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica Di certo si tratta di una popolazione di frumento duro che attualmente è stata riseminata e fatta conoscere al grande pubblico grazie alla pasta da agricoltura biologica prodotta da Alce Nero Cooperativa. È coltivato nelle colline del Montefeltro, in provincia di Pesaro e Urbino, con metodo rigorosamente biologico. E’ un frumento a ciclo medio lungo, taglia alta ed è dotata di una spiga di grandi dimensioni fornita di lunghe ariste. Le rese non superano i 18÷20 q/ha. Le cariossidi sono molto lunghe, rispetto a quelle di un normale frumento duro, di color giallo ambra. Il peso di mille semi è intorno a 60 grammi, con un buon contenuto in proteine. Da analisi condotte dall’Università di Urbino – Dipartimento di biotecnologie alimentari, risulta essere un frumento particolarmente ricco di proteine, di sali minerali e di selenio, un potente antiossidante in grado di contrastare efficacemente i radicali liberi, responsabili di molte patologie umane. Altra caratteristica importante di questo frumento è che non essendo stato oggetto di miglioramento genetico, si presta meglio degli altri frumenti ad essere introdotto nelle diete delle persone che soffrono di disturbi per intolleranze alimentari. Tuttavia questa varietà, come tutti i frumenti, contiene glutine, quindi non è adatto all’alimentazione dei soggetti affetti da celiachia. Infine, perché chiamare questa popolazione di frumento “Graziella Ra”? Sia per onorare il ricordo di Ivo Totti, il seed saver di questa popolazione, che aveva espresso il desiderio di dedicare questa popolazione alla figlia dell’archeologo che glielo donò, appunto Graziella, uccisa dai nazisti all’età di 16 anni. “RA” nell’antico Egitto è il sole e questa nuova varietà, oltre che a “GRAZIELLA”, è dedicata all’astro che ogni giorno ricarica la Terra di quel campo elettromagnetico indispensabile alla nostra vita. Il farro: una storia lunga diecimila anni (Porfiri e Fiorani, 2002) Questo cereale è vissuto nella memoria e nella quotidianità di interi popoli del Mediterraneo e in particolare della dorsale appenninica centro-meridionale dell’Italia da oltre diecimila anni, cioè da quando è nata l’agricoltura e per diecimila anni essa è evoluta, o meglio co-evoluta, insieme a colture e culture. B #" = - %= " 7" $ #" 3$ # # " 2 $F " 0 $ $% 2 " 0 "% 2K " " # il farro piccolo o monococco (Triticum monococcum); il farro medio o semplicemente farro o dicocco (Triticum dicoccum), è la specie geneticamente più vicina al frumento duro e generalmente utilizzata nella pastificazione; il farro grande o spelta (Triticum spelta), simile al frumento tenero e quindi utilizzata per prodotti da forno. " 0 / " # 3$3 > 3 > = # 3 " % 0" 6 " 6 " # # # # 7" 7" C 3 & # " 2 3$ " " = $3 7" 3#" 6 " # 3# 3 3 3# 37" 6 ! " ! $3 > " Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” " 7" 7" C Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 3 3 " " " 16 # 5 3/ 3 " Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. " A" " " % Pag.34 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica La coltivazione del farro si è tramandata fino ad oggi lungo questi diecimila anni che ci separano dal Neolitico; addirittura in alcune aree, come già ricordato la Valnerina , ma anche la Garfagnana, probabilmente la coltivazione delle relative varietà locali non si è mai interrotta. Tuttavia, nel corso della seconda metà del XX secolo, in seguito alla modernizzazione dell’agricoltura e al cambiamento delle abitudini alimentari, anche il farro ha subito lo stesso inesorabile destino di altre colture “minori” ed è via via scomparso dalle rotazioni per rimanere “relitto” in piccolissime aree marginali. E minore è l’uso di una specie, più alto è il rischio che essa diventi “sottoutilizzata” e tale sottoutilizzazione può a sua volta essere causa di erosione genetica, cioè perdita di variabilità genetica. La consapevolezza di questo processo, i contingenti motivi di politica agricola comunitaria, la maggiore sensibilità nei confronti della qualità dell’alimentazione, la necessità di diversificare le produzioni e la crescita esponenziale dell’agricoltura biologica, hanno fatto sì che negli ultimi anni, “risorgesse” l’interesse per le specie oggi “minori”, in particolare per il farro. Disciplinare di produzione Montebello dei “CEREALI ANTICHI” Approvato da Alce Nero Cooperativa Agrobiologica a r.l. in data 10 maggio ’06 Approvato da Bios srl in data 23 giugno ’06. Pag.35 Alce Nero Cooperativa Agrobiologica ALLEGATO 4 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA Borasio E. 1997. Classificazione merceologica del frumento con indici di qualità. Atti GranoItalia, Bologna, settembre 1997: 59-61. 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