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Edizione - Luglio 2013 In questo numero.. Aggiornamenti legislativi Gentile cliente, anche questo mese, come di consueto, il nuovo numero si apre con una rassegna dei punti salienti della normativa. La legislazione che riguarda il settore alimentare infatti, per poter rispondere alle crescenti esigenze dei consumatori in merito ad una alimentazione sana e autentica, continua ad emettere norme più stringenti e dettagliate. Dopo l’attenzione collegata allo scandalo della carne di cavallo è fondamentale continuare a riflettere sulle modalità con cui è possibile scoprire simili frodi e proteggersi da esse. In questo numero inoltre, vi presentiamo un metodo innovativo che ha lo scopo di valutare il rischio microbiologico in prodotti Ready to eat. Buona lettura! Sébastien Moulard, Managing Director Italia Nuovi servizi Come valutare il rischio Listeria negli alimenti pronti Rapporto EFSA AGGIORNAMENTI LEGISLATIVI Addittivi alimentari: modifica e rettifica l’allegato II del Regolamento (CE) n. 1333/2008 L’allegato II del Regolamento (CE) n. 1333/2008 contiene un elenco UE degli additivi alimentari autorizzati negli alimenti e ne specifica le condizioni d’uso. Si sono però rese necessarie precisazioni per quanto riguarda l’impiego degli additivi alimentari in determinate categorie di alimenti. Di conseguenza, è opportuno rettificare, precisare e completare l’elenco UE degli additivi alimentari per includere tutti gli usi autorizzati e conformi agli articoli 6, 7 e 8 del Regolamento (CE) n. 1333/2008. La Commissione Europea ha predisposto un DATABASE ADDITTIVI dove è possibile verificare quali siano gli additivi ammessi per categoria di prodotto. attiva degli operatori del settore dei mangimi e degli alimenti, svolgano un’attività di monitoraggio della presenza delle tossine T-2 e HT-2 nei cereali e nei prodotti a base di cereali. Raccomandazione del 27 marzo 2013 Produzione e commercializzazione di sfarinati e paste alimentari In data 23 Aprile 2013 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.95, la modifica al DPR 187/2001, relativamente alle caratteristiche chimiche della paste all’uovo in particolare per il contenuto di steroli, oltre ad altri aspetti legati alla produzione e alla commercializzazione di sfarinati e paste. DPR n 41 05/03/2013 Link al database. Regolamento (UE) n. 438/2013 Seleniometionina come additivo per mangimi E’ stato pubblicato il Regolamento di esecuzione relativo all’autorizzazione dell’analogo idrossilato di seleniometionina come additivo per mangimi appartenente alla categoria «additivi nutrizionali» e al gruppo funzionale «composti di oligoelementi». Nell’allegato sono riportate le condizioni d’impiego. Regolamento di esecuzione (UE) n. 445/2013 Tossine T-2 e HT-2 nei cereali e nei prodotti a base di cereali Il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), su richiesta della Commissione, ha adottato un parere sui rischi per la salute pubblica e degli animali legati alla presenza delle tossine T-2 e HT-2 negli alimenti per l’uomo e per gli animali. È opportuno comunque che gli Stati membri, con la partecipazione DG SANCO - nuovo documento sull’applicazione del Regolamento UE n. 1169/2011 Sul sito della DG SANCO è stato pubblicato il documento “Domande e riposte sull’applicazione del Regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, già presente in lingua inglese, in lingua italiana. Il documento verrà mantenuto aggiornato in modo da rispondere a quesiti relativi al regolamento stesso. (Fonte Assolatte) RASFF Portal Clicca qui per consultare le ultime allerte pubblicate AGGIORNAMENTI LEGISLATIVI Sviluppo microbico favorito dal taglio nella lattuga IV gamma Monitoraggio per la ricerca di aflatossina M1 nel latte proveniente da altri stati membri Il piano di monitoraggio di aflatossina M1 avrà luogo dal 1 aprile 2013 al 30 giugno 2013 e riguarderà il latte crudo, il latte trattato termicamente e il latte destinato alla fabbricazione di prodotti a base di latte. Il numero dei campioni analizzati (100 in totale) sarà suddiviso tra gli UVAC (Uffici Veterinari Adempimenti Comunitari), le ASL sottoporranno a campionamento le cisterne, senza metterle in vincolo sanitario. Cirminisan 0006241-P-26/03/2013 – Fonte Assolatte Disposizioni attuative in materia di protezione di polli allevati per la produzione di carne Vengono fissate le modalità per determinare la densità di allevamento dei polli da carne. E’ prevista la possibilità che venga concessa una deroga al rispetto della densità massima ammessa previa comunicazione all’ASL. E’ prevista la possibilità di organizzare e svolgere dei corsi di formazione del personale che si occupa dei polli da carne, il certificato di formazione che viene rilasciato al superamento dei corsi avrà validità nazionale. Il proprietario/detentore dell’allevamento registra giornalmente su apposito modello il numero dei polli presenti in azienda. Sono riportati inoltre i criteri generali per la troncatura del becco e la castrazione dei polli da carne. Uno studio, effettuato per dimostrare la relazione fra sviluppo della carica microbica ed accumulo di composti fenolici nella lattuga di IV gamma, ha evidenziato che con il taglio delle foglie, si innescano una serie di fattori fra cui l’accumulo di composti fenolici. Fra i composti fenolici è predominante l’acido cloro genico. Sono stati quindi isolati e coltivati 5 batteri ritenuti responsabili del decadimento della lattuga, le colonie batteriche sono state coltivate su substrati contenenti foglie di lattuga intere omogeneizzate o contenenti foglie di lattuga tagliate trattate. In seguito al trattamento con acido clorogenico, alla stessa concentrazione presente nelle foglie tagliate di lattuga, si è osservato che il composto fenolico portava ad un aumento dei batteri nel primo caso e ad una diminuzione nel secondo caso, evidenziando quindi l’azione antimicrobica dei composti fenolici. L’accumulo di composti fenolici tuttavia è strettamente correlato all’imbrunimento dei tessuti fogliari, fattore di decadimento qualitativo. Questo studio ha dunque evidenziato un’importante criticità: i trattamenti che riducono l’imbrunimento dei tessuti vegetali rendono il materiale vegetale più suscettibile allo sviluppo microbico e sarebbe quindi più opportuno focalizzare l’attenzione nel prevenire la formazione di pigmenti scuri. (‘Microbial growth in fresh-cut lettuce increases when wound-induced phenolic accumulation is suppressed’, 2013, Barros M., Saltveit M.E., Postharvest Biology and Technology, Issue No, 83, pagg. 34-39). DM 04/02/2013 Il sistema di controllo per la produzione biologica - nuovo regolamento Nel mese di aprile è stato pubblicato il Regolamento (UE) 392/2013 che modifica il Regolamento (CE) 889/2008, per quanto riguarda il sistema di controllo per la produzione biologica. Tra le modifiche apportate, vi sono quelle relative allo scambio di informazioni fra autorità e organismi di controllo, allo scambio di informazioni fra i diversi Stati membri e la Commissione, alla pubblicazione delle informazioni stesse. Il regolamento è entrato in vigore il 7 maggio 2013. Regolamento (UE) 392/2013 Residui: modificati i livelli massimi di alcune sostanze fitosanitarie in alimenti Nel mese di aprile è stato pubblicato il Regolamento (UE) 293/2013 che modifica il Regolamento (CE) 396/2005 per quanto riguarda i limiti massimi di residui di emamectina benzoato, etofenprox, etoxazolo, flutriafol, glifosato, fosmet, piraclostrobina, spinosad e spirotetrammato in o su determinati prodotti alimentari. Il 26 aprile è entrato in vigore il Regolamento (UE) 899/2012 che modifica il Regolamento (CE) 396/2005 per quanto riguarda i limiti massimi di residui di acefato, alacloro, anilazina, azociclotin, benfuracarb, butilato, captafol, carbaril, carbofuran, carbosulfan, clorfenapir, clortal-dimetile, clortiamid, ciesatin, diazinon, diclobenil, dicofol, dimetipin, diniconazolo, disulfoton, fenitrotion, flufenzin, furatiocarb, esaconazolo, lactofen, mepronil, metamidofos, metoprene, monocrotofos, monuron, ossicarbossina, ossidemeton-metile, paration metile, forate, fosalone, procimidone, profenofos, propaclor, quinclorac, quintozene, tolilfluanide, triclorfon, tridemorf e trifluralin in o su determinati prodotti alimentari. Regolamento (UE) 293/2013 Regolamento (UE) 899/2012 Epatite A in frutti di bosco congelati Nell’aprile 2013 sono stati segnalati due casi internazionali di Epatite A, il primo coinvolgeva pazienti dei Paesi NordEuropei, il secondo turisti di rientro dall’Egitto. I primi di maggio sono stati, inoltre, segnalati casi di Epatite A in turisti stranieri che avevano soggiornato in Nord Italia. Si è provveduto quindi a valutare la presenza di un incremento del numero dei casi di Epatite A in Italia ed è risultato un incremento delle notifiche di Epatite A pari al 70% nel periodo marzo-maggio 2013 rispetto al 2012. Si è provveduto quindi ad avviare indagini, finalizzate ad identificare sia l’esistenza di possibili casi autoctoni correlati che, eventualmente, le potenziali fonti. In relazione ad un cluster di Epatite A, a seguito di consumo di una torta guarnita con frutti di bosco, ad aprile 2013, è stato effettuato il campionamento e l’analisi di una confezione ancora integra di frutti di bosco misti congelati, sui quali è stato riscontrato il virus. È stato attivato, pertanto, il sistema di allerta rapido comunitario RASFF sugli alimenti, in quanto i frutti di bosco sottoposti ad analisi erano originari dalla Bulgaria, Polonia, Serbia e Canada. Ulteriori indagini sono ancora in corso, per verificare l’ origine della contaminazione. Circolare 23 Maggio 2013 Per maggiori informazioni riguardanti aggiornamenti legislativi o per un maggiore supporto vi preghiamo di contattare il nostro Customer Service a Resana tel. 0423-7177 o a Prato tel. 0574-4791. NUOVI SERVIZI Metodi molecolari per l’Identificazione specie di carne, pesce e latte A seguito degli ultimi avvenimenti legati alle frodi alimentari su carni e derivati è diventato ormai d’obbligo accertare la specie di provenienza di qualsiasi materia prima utilizzata in ambito alimentare. Tale operazione va eseguita prima di introdurla nel processo produttivo in modo da controllarne la conformità. La Commissione Europea raccomanda di incrementare il test del DNA dei prodotti a base di carne e sta lavorando per estendere il campo di applicazione del sistema RASFF per la lotta contro le frodi alimentari. Ultimamente l’attenzione dei consumatori è stata attirata anche sulle specie ittiche. Infatti un recente studio americano* basato sull’analisi del DNA di oltre 1000 campioni raccolti da 600 punti vendita in 21 stati, ha indicato che il 30% delle specie ittiche non corrispondevano alla realtà. Sebbene non rappresenti un pericolo per la salute, questa crisi alimentare ha messo in evidenza un vecchio problema: l’autenticità del prodotto e quindi l’affidabilità delle reti di distribuzione. Con oltre 15 anni di esperienza in biologia molecolare, Chelab Silliker offre metodi d’analisi in PCR per il riconoscimento delle specie animali nei prodotti a base di carne, di pesce e nel latte e suoi derivati. Questi tipi di analisi permettono ai nostri clienti di valutare rapidamente i loro prodotti e monitorare le loro forniture. Ricerca di specie su prodotti di carne e derivati Metodo qualitativo: La metodica è una PCR su gel di agarosio. Il mix per l’amplificazione è basato su una multiplex in grado di rilevare contemporaneamente le seguenti specie: bovino, suino, equino, ovino/caprino, pollo, tacchino, anatra e oca con il limite di rilevabilità dell’1%. Il campo di applicazione è esteso a carne e macinati, carne trattata e cotta, mangimi, farine di carne e prodotti di carne e derivati ed è accreditato per carne e derivati e farine di carne. Metodo qualitativo e quantitativo per la ricerca di carne di cavallo con il limite di identificazione dello 0,1% per il qualitativo e dello 0.01% per il quantitativo ( LOQ 0.1%) . Il metodo non è accreditato. Adatto soprattutto per prodotti cotti che subiscono intensi trattamenti termici ( esempio sughi). Novità: Metodo qualitativo e quantitativo per la ricerca di carne di suino con il limite di identificazione dello 0,01% per il qualitativo e dello 0.01% per il quantitativo ( LOQ 0.05%). Tale metodica, vista l’alta sensibilità, è adatta a fronteggiare le innumerevoli richieste del mercato arabo che prevede la certificazione Halal . Sequenziamento genico: L’analisi è applicabile solo a pezzi di carne non a macinati. Viene effettuata utilizzando come tecnica un’analisi di sequenziamento del DNA. La sequenza ottenuta viene poi inserita in una banca dati ( NCBI) in modo tale da ottenere Genere e Specie dell’animale ricercato. Tale analisi viene usata per tutte quelle specie che non sono contemplate nella metodica precedente ( esempio: coniglio, cervo, capriolo ecc) Ricerca di specie nel latte e suoi derivati Metodo qualitativo: La metodica è una PCR su gel di agarosio. Il mix per l’amplificazione è basato su una multiplex in grado di rilevare contemporaneamente le seguenti specie: bovino, bufala, capra e pecora con il limite di rilevabilità dell’1%. Il metodo è accreditato per latte e derivati. LA NORMATIVA L’etichettatura dei prodotti alimentari implica l’obbligo di indicare chiaramente la specie animale utilizzata a livello della denominazione di vendita o nella lista degli ingredienti (rif. D. Lgs. n. 109/92 e s.m.i. e Reg. UE n. 1169/2011). Dichiarazioni errate o imprecise si possono configurare quali frodi in commercio, sanzionate dal Codice Penale (art. 515 c.p.). Essere certi della natura di una materia prima utilizzata nei propri prodotti è indispensabile al fine di fornire delle corrette informazioni al consumatore e per evitare di incorrere in possibili sanzioni; importante è anche effettuare un continuo monitoraggio dei propri fornitori. Ad esempio, ci sono dei prodotti che devono essere costituiti da materie prime provenienti da un’unica specie animale, ad esempio la mozzarella di Bufala Campana DOP deve essere prodotta con solo latte di bufala e con lattoinnesto naturale; in questo caso i controlli di specie sulla materia prima latte sono indispensabili per verificare eventuali frondi (aggiunta di latte vaccino meno costoso in latte di bufala). Un altro esempio di interesse è l’etichettatura delle specie ittiche fresche, surgelate, congelate, affumicate, ecc. che deve recare la denominazione di vendita comprensiva di nome scientifico; anche in questo caso risulta importantissimo effettuare dei puntuali controlli sulle specie commercalizzate soprattutto nel caso di prodotti lavorati in cui l’esame visivo da solo non è grado di fornire le informazioni necessarie alla corretta etichettatura del prodotto. Ricerca di specie su pesce Sequenziamento genico: L’analisi è applicabile solo a pesce intero o filetti. Viene effettuata utilizzando come tecnica un’analisi di sequenziamento del DNA. La sequenza ottenuta viene poi inserita in una banca dati ( NCBI) in modo tale da ottenere Genere e Specie del pesce ricercato. E’ possibile sequenziare i pesci che sono presenti in banca dati quindi sarebbe necessario avere sempre il dichiarato del campione in analisi. * Oceana study – February 2013 NUOVI SERVIZI Come valutare il rischio Listeria negli alimenti pronti Nel mese di maggio si è tenuto a Marsiglia, il simposio europeo IAFP, un forum per lo scambio di idee e conoscenze sugli ultimi sviluppi nel campo della sicurezza alimentare con esperti provenienti da industria, istituzioni, mondo accademico di tutta Europa. Il Dott. Romani, Direttore Scientifico di Microbiologia di Chelab Silliker ha presentato il suo nuovo studio “A new quantitative risk assessment model of Listeria monocytogenes”. Con l’intento di rendere questo studio fruibile alle aziende alimentari, abbiamo chiesto un approfondimento al Dott. Romani. Negli ultimi anni lei ha dedicato la sua ricerca allo studio di Listeria monocytogenes e all’implementazione dei Challenge Test; ci può spiegare il perché? Nel novembre 2008 l’agenzia francese AFSSA1 ha proposto alcuni metodi con lo scopo di studiare il comportamento di Listeria monocytogenes negli alimenti ready to eat. Questo ente ha dato indicazioni per condurre sia i Challenge Test che i Durability Studies. l Challenge Test prendono in esame campioni inoculati artificialmente con Listeria monocytogenes, mentre i Durability Studies riguardano i campioni naturalmente contaminati con tale patogeno. Mi sono dedicato allo studio dei Challenge Test perché necessitano di un tempo meno lungo di esecuzione rispetto ai Durabiliy Studies e quindi rispondono meglio alle richieste delle aziende. Il passo successivo è consistito nel mettere a punto il “Challenge Test Integrato” un nuovo metodo che, prendendo spunto dalle linee guida AFSSA, si prefigge di effettuare una valutazione quantitativa del rischio Listeria monocytogenes negli alimenti. Qual è l’applicazione pratica del Challenge Test? I Challenge Test prevedono che il campione venga inoculato con un patogeno per poi osservare il comportamento dello stesso nelle varie condizioni di tempo e temperatura prefissate. Una volta ottenuti i dati necessari, è possibile eseguire predizioni a fronte di campioni naturalmente contaminati per determinarne l’idoneità. Quando eseguiamo un Challenge Test si possono verificare due possibilità: il microrganismo inoculato non cresce oppure cresce e pertanto è possibile una stima di questa crescita. Ci fa un breve riassunto dei Challenge Test proposti dall’ AFSSA? Nella guida AFSSA1 vengono proposti due Challenge test: il Growth Potential ed il Maximum Growth Rate. Il Growth Potential è un test sperimentale che non si basa sull’uso di software predittivi, ma solo su prove di laboratorio. Il Growth Potential, in estrema sintesi è espresso come la differenza logaritmica tra la concentrazione di Listeria monocytogenes alla fine del test (o meglio la concentrazione più elevata durante la shelf life) e la concentrazione di Listeria monocytogenes nel prodotto appena inoculato. Tale metodo ha il vantaggio di essere molto realistico, ma al variare delle condizioni di conservazione (tempotemperatura) occorre ripetere il test. Il Maximum Growth Rate, invece, ricorrendo all’uso di software predittivi, una volta eseguito ad una temperatura, consente di effettuare predizioni, circa il comportamento di Listeria monocytogenes, a temperature e tempi diversi. Quali sono i risultati che si possono ottenere con questi due metodi? Il Growth Potential consente di effettuare calcoli predittivi solo se conosciamo la concentrazione di Listeria monocytogenes al tempo zero, Dr Jozsef Baranyi 4, Research Leader at the Istitute of Food Research e Dott. Marco Romani al Convegno IAFP 2013, Marsiglia. ovvero sul campione appena prodotto. Con il Maximum Growth Rate si possono effettuare tutte le previsioni possibili (esempio possiamo conoscere la concentrazione del microrganismo in questione ogni giorno della shelf life), ma questo metodo, basandosi unicamente sul tasso di crescita di Listeria monocytogenes, fornisce previsioni spesso molto pessimistiche. In ogni caso il metodo ampiamente più diffuso è il Growth Potential perché più semplice da realizzare e più economico. Quindi, se in seguito ad un controllo ufficiale o ad un controllo della grande distribuzione, effettuato durante la vendita, viene rilevata presenza di Listeria monocytogenes, l’aver eseguito in precedenza il Challenge Test con la tecnica del Growth Potential può risultare inutile? La determinazione del Growth Potential è utile se lo studio avrà evidenziato che Listeria monocytogenes non cresce; da cui ne segue il limite di 100 UFC/g2 durante l’intera shelf life. Nel caso invece in cui l’alimento supporti la crescita di Listeria monocytogenes, non conoscendo la concentrazione della stessa al tempo zero, ma ad esempio al quarto giorno di shelf life, l’aver determinato il Growth Potential non serve per poter dimostrare che il prodotto non supererà le 100 UFC/g durante la shelf life. Se invece, il controllo ufficiale relativo alla concentrazione del patogeno, fosse stato eseguito nel giorno di produzione, sarebbe stato possibile individuare la massima concentrazione di Listeria monocytogenes durante la shelf life. Ci parli ora del metodo da lei proposto e perché si chiama “Challenge Test Integrato”. Questo metodo si chiama così perché, per eseguire la predizione, si avvale non solo del tasso di crescita di Listeria monocytogenes, ma anche degli altri parametri come la fase di latenza e la fase stazionaria che spesso viene indotta dall’azione competitrice della flora lattica autoctona. Quindi, una volta ottenuti tutti questi dati relativi sia a Listeria monocytogenes che alla flora lattica, è possibile eseguire, in caso di rilevamento del patogeno durante la shelf life, tutte le previsioni possibili, compresa la determinazione della shelf life del prodotto. Il “Challenge Test Integrato” è un metodo innovativo in quanto nasce non solo per riunificare al suo interno i punti di forza dei metodi AFSSA, ma anche per superarne i limiti. Si tratta, infatti, di un metodo flessibile ai cambiamenti dei parametri tempo-temperatura (a differenza del Growth Potential) e realistico (a differenza del Maximum Growth Rate). Nel caso in cui un’azienda produttrice avesse eseguito in precedenza il “Challenge Test Integrato”, potremmo attuare una valida difesa se conoscessimo la concentrazione di Listeria monocytogenes non al tempo zero ma durante la shelf life? E’ proprio così. NUOVI SERVIZI Ci può fare qualche esempio? COS’É UN CHALLENGE TEST Abbiamo difeso un’ azienda per la quale avevamo effettuato il “Challenge Test Integrato” su un prodotto in vendita nella GDO. Nel prodotto in questione era stata trovata Listeria monocytogenes al sesto giorno di shelf life; l’esame qualitativo era risultato positivo, mentre l’esame quantitativo negativo (Listeria monocytogenes presente su 25g, ma minore di 10 UFC/g). In questo caso eravamo anche a conoscenza della concentrazione della flora lattica al sesto giorno di shelf life,. Quindi è stato possibile, tramite i calcoli predittivi ottenuti dal “Challenge Test Integrato”, dimostrare che la concentrazione di Listeria monocytogenes non avrebbe mai superato le 100 UFC/g durante l’intera shelf life, grazie soprattutto all’ azione antagonista della flora lattica. Abbiamo così evitato all’azienda produttrice, il ritiro del prodotto e tutte le sanzioni previste. Si tratta di uno studio mirato ad osservare il comportamento di un microrganismo patogeno nel prodotto in esame. Il Challenge test prevede che l’alimento venga inoculato artificialmente in laboratorio. Il Regolamento 2073/200522 ha offerto la possibilità agli operatori del settore alimentare di effettuare studi per valutare il rischio di Listeria monocytogenes nei prodotti Ready to eat se hanno pH e aW tali da consentire lo sviluppo del patogeno. In seguito la guida AFSSA1, che si basa sulla attuazione di un documento che riporta le linee guida della SANCO, ha proposto alcuni metodi: Challenge Test Growth Potential, Challenge Test Maximum Growth Rate e Durability studies. Quindi con i metodi AFSSA non sarebbe stato possibile sostenere una valida difesa? Applicando la tecnica del Maximun Growth Rate sarebbe stato possibile eseguire un calcolo predittivo, ma dal momento che questo metodo prende in considerazione solo il tasso di crescita di Listeria monocytogenes3, la predizione sarebbe stata nefasta. Nello specifico avremmo ottenuto una concentrazione del patogeno molto elevata, lontana dalla realtà, andando così incontro al ritiro immediato del prodotto dal mercato con relative sanzioni. Se eseguissimo sul medesimo prodotto Il Growth Potential, il Maximum Growth Rate, ed il “Challenge Test Integrato” otterremmo risultati diversi o simili? Se per assurdo eseguissimo sul solito prodotto il Growth Potential, il Maximum Growth Rate ed il “Challenge Test Integrato”, con ogni probabilità il Growth Potential e il “Challenge Test Integrato” fornirebbero risultati molto simili tra loro, ma distanti da quelli del Maximum Growth Rate. Tale discrepanza diventa ancora più evidente con l’allungarsi della shelf life e in presenza di una flora lattica con azione anti-listeria. Allora in cosa differiscono “Challenge Test Integrato” e Growth Potential? Questi due metodi sono affini in quanto il risultato finale di entrambi dipende dai parametri di crescita sia di Listeria monocytogenes che della eventuale flora competitrice. Tuttavia, mentre nel Growth Potential i vari parametri come il tasso di crescita giornaliero, la fase di latenza e la fase stazionaria non sono calcolabili, con la tecnica del “Challenge Test Integrato” è possibile ricavare i suddetti parametri ed estrapolarli (utilizzando le formule di Baranyi4 Roberts) ad altre temperature diverse da quella a cui abbiamo condotto il test. Ciò permette, a differenza del Growth Potential, di predire il comportamento di Listeria monocytogenes ad altre temperature, senza ripetere il test ex novo. Quali sono gli alimenti per i quali, per una questione di sicurezza alimentare, sarebbe indicato il suo studio? I prodotti Ready To Eat che si conservano in frigorifero, con un pH ed aW che supportano la crescita di Listeria monocytogenes e sui quali vogliamo osservare il comportamento di questo microrganismo patogeno. I prodotti più interessanti sono sughi e salse che si conservano in frigo, insalate di quarta gamma, formaggi, soprattutto quelli venduti affettati, salumi cotti come prosciutto cotto, bresaola, mortadella affettati. In che momento della lavorazione questi prodotti possono essere contaminati da Listeria monocytogenes? Prima di eseguire un Challenge Test bisogna sempre riferirsi al momento della possibile contaminazione. Per esempio i sughi e le salse si possono contaminare dopo la cottura e durante il confezionamento; le insalate di quarta gamma, dopo il trattamento con ipoclorito, durante il risciacquo ed il confezionamento; i salumi cotti durante le operazioni di affettatura. Anche i formaggi si possono contaminare durante l’affettatura ma non solo. Quali sono i benefici per le aziende alimentari che richiedono il “Challenge Test Integrato”? Il beneficio lo riscontriamo nel caso in cui l’azienda produttrice, in seguito ad un autocontrollo, rilevi la presenza di Listeria monocytogenes in un prodotto al tempo zero. In questo caso si possono fare i calcoli per predire la massima concentrazione del patogeno durante la shelf life. Qualora venga previsto il superamento del limite di 100 UFC/g, l’azienda può intervenire in tempo, evitando di immettere sul mercato un campione non idoneo. Inoltre l’utilità di questo metodo l’abbiamo già spiegata a proposito dei controlli ufficiali dei prodotti durante la vendita. Parliamo ora dei costi per chi richiede questo test. Il “Challenge Test Integrato”, messo a punto nel 2011, è stato di anno in anno perfezionato nell’ottica di un miglioramento continuo . Il costo, grazie anche all’ausilio della microbiologia predittiva, è stato ridotto di circa 3 volte, avvicinandosi molto a quello del Growth Potential con il vantaggio che una volta implementato, al cambiare dei parametri tempo-temperatura non deve essere ripetuto. E come è stato possibile questo? L’idea vincente è stata quella di aver messo a punto un test che si basa unicamente sulla modellazione di una sola curva di crescita a 12°C, dalla quale, tramite le formule di Baranyi Roberts, sono stati ricavati i dati critici per poter effettuare tutti i calcoli predittivi relativi anche alle altre temperature di conservazione. Ci può fare una breve sintesi riepilogativa dei vantaggi? Con il “Challenge Test Integrato” è possibile: Individuare la massima concentrazione di Listeria monocytogenes durante la shelf life Determinare la shelf life del prodotto Effettuare predizioni a partire da qualsiasi giorno di shelf life Al cambiare delle condizioni di conservazione non importa ripetere il test, ma è sufficiente eseguire dei calcoli Considerare nei calcoli predittivi tutti i parametri di crescita, ovvero: fase di latenza, tasso di crescita, fase stazionaria del patogeno e l’eventuale azione competitrice della flora lattica. Ottenere dei benefici ad un costo molto simile ad un Growth Potential. Inoltre, il “Challenge Test Integrato” è molto realistico perché prende in considerazione nei calcoli predittivi tutti i parametri di crescita, ovvero: fase di latenza, tasso di crescita, fase stazionaria del patogeno e l’eventuale azione competitrice della flora autoctona. Infine, visti gli ultimi sviluppi, questo metodo ha un costo molto simile ad un Growth Potential e quindi è proponibile sul mercato. Il numero di allerte del sistema RASFF è diminuito per la prima volta in cinque anni, secondo la relazione annuale della Commissione Europea Il rapporto annuale pubblicato il 10 Giugno 2013 sul sistema rapido di allerta per alimenti e mangimi (RASFF) ha rivelato che quasi il 50% delle notifiche del 2012 ha riguardato respingimenti alle frontiere di prodotti alimentari e mangimi per rischi connessi alla sicurezza alimentare. Attivo da oltre 30 anni, RASFF è uno strumento informatico che facilita il flusso di informazioni tra le autorità nazionali per la sicurezza svolge un ruolo fondamentale nel garantire un elevato livello di Tabella 12- Notifiche top 10 da paese d’origine sicurezza alimentare per i cittadini europei. Sostanza contaminante Categoria di Paese Nel 2012, le notifiche RASFF ammontano in totale a 8.797, con prodotto d’origine un decremento del 3,9% rispetto al 2011. Le notifiche di allerta Aflatossine Ortofrutta Turchia sono 3516 (40%) con un calo del 7,8%, mentre le notifiche di Aflatossine Noci Cina monitoraggio (60%) ammontano a 5.281, in diminuzione del Aflatossine Mangimi India 1,2%. 526 sono notifiche di allerte per rischi gravi su prodotti che erano già presenti sul mercato, un calo del 14% rispetto al 2011. Delle 3516 notifiche di allerta registrate nel 2012, 332 riguardano mangimi (9,4%) e 299 (8,2%) materiali a contatto con alimenti, dati in linea con le segnalazioni del 2011. Aree da monitorare Il rapporto ha identificato aree tematiche quali l’intossicazione alimentare, i microorganismi patogeni ed alcuni eventi singolari come l’intossicazione da alcol metilico avvenuta nella Repubblica Ceca. Sono stati registrati 41 casi di intossicazione alimentare, 9 in meno rispetto al 2011. Un esempio riguarda un’allerta dei Paesi Bassi per tossine DSP (sindrome diarroica da molluschi bivalvi) su cozze (Mytilius edulis) provenienti dall’Irlanda, confezionate in Olanda, che ha colpito 132 persone. alimentare e Nr. di notifiche 134 59 58 Migrazione di formaldeide Materiali a contatto con gli alimenti Cina 51 Migrazione di cromo Materiali a contatto con gli alimenti Cina 50 Salmonella Spp Ortofrutta Bangladesh 42 Migrazione di manganese Materiali a contatto con gli alimenti Cina 39 Migrazione di nichel Materiali a contatto con gli alimenti Cina 33 Migrazione di Ammine aromatiche primarie Materiali a contatto con gli alimenti Cina 33 Monocrotofos Ortofrutta India 33 Categoria di prodotto Notificato da Nr. di notifiche Ortofrutta Francia 62 Aflatossine Mangimi Gran Bretagna 49 Tabella 12- Notifiche top 10 da paese notificante Sostanza contaminante Per le carni di pollame il numero di notifiche è aumentato da 42 nel 2011 a 54 del 2012, un aumento probabilmente collegato all’introduzione di criteri di sicurezza riguardanti la Salmonella nel pollame fresco nel dicembre 2011. Aflatossine Aflatossine Materiali a contatto con gli alimenti Italia 49 Per quanto riguarda patogeni nel pesce, il numero di allerte è diminuito drasticamente per Listeria monocytogenes, da 60 nel 2011 a 22 nel 2012. Migrazione di cromo Ortofrutta Gran Bretagna 47 Le notifiche di allerta di Bulgaria (75), Danimarca (130), Germania (362), Grecia (66), Italia (517), Paesi Bassi (173) e Polonia (181) sono tutte diminuite. Mentre per Belgio (143), Francia (275), Norvegia (61), Svezia (95) e Svizzera (20), il numero di notifiche è aumentato rispetto al 2011. La commissione europea ha comunicato che sta lavorando per estendere il campo di applicazione RASFF alla lotta contro le frodi alimentari. Salmonella Spp. Prodotti ittici Italia 45 Mercurio Noci, prodotti di noci Olanda 44 Aflatossine Materiali a contatto con gli alimenti Italia 43 Migrazione di Manganese Noci, prodotti di noci Germania 41 Aflatossine Noci, prodotti di noci Gran Bretagna 41 Aflatossine Prodotti ittici Spagna 37 1 AFSSA, oggi ANSES (Agence nationale de sécurité sanitaire), ha rilasciato nel novembre del 2008 “Technical guidance document on shelf-life studies for Listeria monocytogenes in ready-to-eat foods“, un insieme di linee guida per gli operatori del settore alimentare in risposta all’allegato II del Regolamento 2073/2005. 2 Il Regolamento 2073/2005 fissa per L. monocytogenes i criteri di sicurezza alimentare. Nello specifico stabilisce che per gli alimenti che hanno pH e aW che non supportano la crescita del patogeno, il limite di L. monocytogenes è di 100 UFC/g per l’intera shelf life, altrimenti, in caso di pH e aW permissivi, è assenza su 25g. Quest’ultimo criterio, tuttavia, può essere rivisto qualora l’operatore del settore alimentare dimostri con appositi studi che il limite di 100 UFC/g non verrà superato per l’intera shelf life (Allegato II). 3 Il Maximum Growth Rate non considera, ai fini della determinazione della shel life, nè la fase di latenza, nè la fase stazionaria del patogeno e neanche l’eventuale effetto antagonista della flora lattica. Chelab srl, a Mérieux NutriSciences Company (“Chelab Silliker”) ha pubblicato questa newsletter per vostro uso personale. Chelab Silliker si impegna ad includere informazioni esatte ed aggiornate in questa newsletter. Tuttavia tutti i testi dei provvedimenti pubblicati, anche mediante link, non sono ufficiali; si declina, per tanto, ogni responsabilità per eventuali inesattezze. Via Fratta 25 31023 Resana TV Tel. 0423 7177 Tel. 0574 4791