Il punto d`ascolto del Centro Esperto/Consultorio Demenze
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Il punto d`ascolto del Centro Esperto/Consultorio Demenze
Studi & Esperienze 2 Accompagnare i familiari dei pazienti dementi nella conoscenza e nell’accettazione della patologia, insegnando loro come gestirla e costruire le basi di una nuova, profonda relazione con il malato Il punto d’ascolto del Centro Esperto/Consultorio Demenze di Claudia Ruggero Infermiera, Centro Esperto/Consultorio Demenze, Ausl di Bologna con la collaborazione di Rosangela Ciarrocchi Sociologa, Ausl di Bologna Elisa Ferriani Psicologa, Ausl di Bologna PREMESSA L’art. 4 del Codice deontologico dell’infermiere, che riguarda i rapporti con la persona assistita, insiste “sull’impegno ad ascoltare e coinvolgere il paziente per valutare insieme le scelte e raggiungere risultati che siano insieme di comprensione, riservatezza e fiducia”. La centralità dell’ascolto nella relazione fra infermiere e cittadino risulta particolarmente importante nel Centro Esperto/Consultorio Demenze in quanto la complessità della malattia e la frequente lunga durata richiedono una relazione continuativa con la figura sanitaria da parte del paziente e della famiglia. EPIDEMIOLOGIA DELLE DEMENZE Le demenze rappresentano la quarta causa di morte negli ultrasessantacinquenni dei paesi occidentali. La prevalenza della malattia aumenta con l’età (tab. 1). Meno dell’1% degli individui al di sotto dei 65 anni ne risulta affetto. Con l’età vi è un aumento quasi esponenziale della prevalenza, che passa dall’1,2 tra i 65 e i 69 anni a 3,5 fra 70 e 74 anni, fino a superare il 20% fra 80 e 84 anni . Si calcola che la prevalenza di demenza negli istituti per non autosufficienti vari dal 15% fino al 60%. IL PROGETTO REGIONALE DEMENZE A BOLOGNA Nel 1999 la Regione Emilia Romagna, con la delibera Progetto regionale Demenze: approvazione linee regionali e primi interventi attuativi. Assegnazione finanziamenti Aziende Unità sanitarie locali ha posto le basi, in un sistema di gestione integrata, per affrontare in maniera globale il problema demenze, tenendo presenti tanto gli aspetti clinico-terapeutici che quelli socio-assistenziali. Gli obiettivi del progetto regionale demenze sono, in sintesi: • garantire una diagnosi adeguata e tempestiva riducendo il tempo tra insorgenza dei primi sintomi e la diagnosi di demenza, orientata ad un’attenta qualificazione del bisogno assistenziale complessivo durante l’intero percorso di cura; • migliorare la qualità delle cure e delle vita degli anziani dementi e dei loro familiari e favorire il mantenimento al domicilio il più a lungo possibile; • adeguare, espandere e specializzare la rete dei servizi socio-sanitari nella “presa in carico” e “cura” di soggetti dementi; • qualificare i processi assistenziali interni agli ospedali nei reparti maggiormente interessati dai ricoveri di soggetti affetti da Tabella 1 - Prevalenza della demenza nella popolazione italiana (dati ordinati per sesso e classe di età) Età maschi 65-69 1.0 70-74 2.3 75-79 9.5 80-84 18.5 Totale 5.3 Demenza Femmine 1.3 4.6 8.8 22.7 7.2 Fonte: CNR-PF Invecchiamento 26 L’infermiere 7/2006 totale 1.2 3.5 9.0 21.1 6.4 malattia di Alzheimer maschi femmine totale 0.4 0.7 0.6 0.8 2.4 1.7 2.8 4.3 3.6 5.7 9.0 7.7 1.7 3.2 2.5 maschi 0.4 0.8 2.8 3.7 1.4 demenza vascolare femmine totale 0.4 0.4 0.7 0.8 1.5 2.0 5.0 4.5 1.5 1.4 | Aggiornamenti / Studi & Esperienze 2 Tabella 2 - Telefonate ricevute dal Punto d’ascolto sindromi demenziali. Facendo seguito a tali obiettivi, il Centro Esperto/Consultorio Demenze (Ospedale Maggiore, Ausl Città di Bologna) ha attivato a partire dal 2000 una capillare rete di sostegno ai familiari/caregiver i cui presupposti fondamentali si snodano su due livelli: 1. un piano cognitivo-conoscitivo legato ad un’opera di informazione mirata sulla patologia, sul suo decorso e sulle modalità di gestione delle difficoltà e di relazione nelle diverse fasi. 2. un piano emotivo-supportivo rispetto ai vissuti che la malattia evoca in relazione alla storia relazionale passata e alle caratteristiche di personalità sia del malato che del familiare/caregiver. Tali attività sono: • Punto di Ascolto presso il Consultorio/Centro Esperto dell’Ausl • Counselling psicologico e percorsi individuali di supporto psicologico • Gruppi di supporto psicologico per i familiari • Gruppi di auto-aiuto • Attività di formazione-informazione 2004 Telefonate ricevute Paziente Familiare Altro Totale n. 35 885 32 952 2005 % 3,68 92,96 3,36 100,00 anche della memoria remota e progressiva incapacità di apprendimento di nuove informazioni. Diventa sempre più difficile il riconoscimento di luoghi e volti familiari. Al disorientamento temporale si accompagna via via anche il disorientamento spaziale e diventa sempre più difficile l’esecuzione di compiti motori complessi (aprassia). A mano a mano che la malattia avanza si accentuano i disturbi comportamentali, come il vagabondaggio, l’insonnia, l’alterazione del ritmo sonno-veglia, l’inappetenza o l’iperfagia, la vocalizzazione persistente. I disturbi comportamentali sono quelli che logorano maggiormente i familiari conviventi e che portano spesso a ricoveri impropri. Il paziente diventa sempre più dipendente: comincia perdendo l’autonomia nelle attività strumentali della vita quotidiana (InstruIL PAZIENTE DEMENTE Il paziente demente nella fase iniziale di ma- mental Activities of Daily Living - Iadl) come lattia lamenta disturbi di memoria, soprat- la capacità di usare il denaro o curare l’igietutto della memoria recente, che possono ne della casa o fare la spesa e poi diventa seminterferire nel normale svolgimento delle pre meno capace di curare la propria igiene, attività quotidiane e di quelle sociadi vestirsi, di spostarsi e diventa inli più complesse. Queste difficontinente (Activities of Daily coltà portano spesso alla comLiving - Adl). Di conseguenza Il paziente parsa di sintomi non cogniè necessaria una supervisiodemente tivi, quali l’ansia, la depresne da parte dei familiari sione, l’apatia, l’irritabilità nella fase iniziale sempre più costante. e la negazione di malattia. lamenta disturbi Nell’ultima fase di malattia È una fase molto delicata il paziente diventa compledi memoria per il paziente e i familiari che tamente dipendente, può esdevono trovare una nuova mosere allettato, perde la capacità dalità di relazione; spesso capita che di comunicazione verbale, ma conil paziente riversi la propria tensione sul fa- serva quella non verbale. miliare o sul caregiver perché non si sente In questa fase i disturbi comportamentali più abile come prima nello svolgimento del- spesso diminuiscono. Proprio per questo i le azioni. caregiver sono meno logorati nell’assistenNelle fasi successive, il paziente perde sem- za, nonostante aumenti la dipendenza del pre più la memoria con compromissione paziente. n. 79 1386 55 1520 % 5,20 91,18 3,62 100,00 IL PUNTO D’ASCOLTO Il Punto d’ascolto nacque nel 2000 presso il Centro Esperto/Consultorio Demenze, fortemente voluto dall’infermiera del Centro stesso. È situato presso l’Ospedale Maggiore al 7° piano con una linea telefonica dedicata ed è attivo da lunedì a venerdi dalle 10 alle 14. È gestito dall’infermiera del Consultorio, che risponde alle chiamate telefoniche e si rende disponibile per colloqui individuali con i familiari dei pazienti, che richiedono un tempo riservato e un contatto diretto con l’infermiera stessa. Dal 2004 è stata organizzata una rilevazione dei dati, che consente di sapere: • chi ha chiamato; • se ha già avuto contatti precedenti; • come ha saputo del Punto d’ascolto, se è la prima volta che chiama; • il motivo della chiamata; • la risposta offerta. Questa rilevazione ha permesso una elaborazione dei dati stessi, che è riassunta nella tabella 2. Definizione di demenza Attualmente la demenza è definita come una sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, tra le quali la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. Oltre ai sintomi cognitivi possono essere presenti sintomi non cognitivi, che riguardano la sfera della personalità, l’affettività, l’ideazione e la percezione, le funzioni vegetative, il comportamento. Il quadro clinico non implica una specifica causa; numerosi processi patologici, infatti, possono portare ad un quadro di demenza. L’infermiere 7/2006 27 Aggiornamenti / Studi & Esperienze 2 Il confronto fra il numero delle chiamate ricevute nel 2004 (952) e nel 2005 (1.520) rende evidente il forte incremento dei contatti da un anno all’altro e dimostra che il servizio offerto è sempre più conosciuto dalla cittadinanza e che è sempre più necessario per i pazienti e i familiari avere un punto di riferimento con una figura sanitaria esperta all’interno del servizio stesso. L’alta percentuale (91%) di chiamate fatte dai familiari (vedi grafico 1) rimarca quanto la gestione del paziente demente è sem- | Sono poche le pre più a carico dei familiatende a richiamare in chiamate effettuate volta ri. Sono poche le chiamate seguito altre volte a conferdai pazienti effettuate dai pazienti stesma del supporto produttisi, che sono spesso incapaincapaci spesso di vo e soddisfacente che vieci di comunicare efficacecomunicare per ne ricevuto. Il 74% delle mente per telefono. Pochissichiamate, infatti, avviene dotelefono me sono le chiamate di altre fipo un precedente contatto. gure che possono agire con i nostri Fra coloro che ci contattano per la pazienti (medici di medicina generale, assi- prima volta (tab. 3) si nota che la maggior stenti sociali, infermieri del territorio, ami- parte sono stati informati dagli operatori del ci, vicini di casa). Centro Demenze dell’Ospedale Maggiore Chi contatta il Punto d’ascolto una prima (71,5%), inferiore è la percentuale di coloro che sono inviati dai colleghi sanitari (15,54%). Basse sono le percentuali di coTabella 3 - Chi ha dato informazioni sul servizio loro che apprendono dell’esistenza del Punto d’ascolto da parte di amici, parenti, coCome è venuto a conoscenza del servizio Totale Val % noscenti o mmg (<4%). Pochi coloro che ci Servizi sanitari 60 15.54 hanno conosciuto attraverso i mass media, Servizi sociali 7 1.82 nonostante numerose informazioni televisiMedici di medicina generale 13 3.37 Mass Media 11 2.86 ve e giornalistiche e informatiche (<3%). Amici-conoscenti 12 3.10 Questo rimarca una difficoltà di informazioParenti 5 1.29 ne capillare sul territorio. Operatori del Centro Demenze 276 71.5 La motivazione principale che spinge a conAltro 2 0.52 tattare il Punto d’ascolto (tab. 4) è la teraTotale 386 100 pia farmacologica (33.50%), che risulta sempre di difficile gestione da parte dei caregiver, e deve spesso essere puntualizzata nei Tabella 4 - Le ragioni per telefonare al Punto d’ascolto dosaggi e nei tempi. La terapia con farmaci anticolinesterasici può dare effetti collaterali prevalentemente a carico del tratto gaMotivo della telefonata Totale % stroenterico che possono essere controllati Acces. rete servizi 122 6,90 Modal. visita specialista 312 17,66 da una assunzione della terapia a stomaco 371 21 Gestione quotidiana pieno, alla sera piuttosto che al mattino. Aiuto personale 273 15,45 Queste piccole strategie devono essere fre592 33,50 Terapia farmacologica quentemente ricordate ai pazienti e ai famiAltro 97 5,49 liari. 100 1767 Totale Anche la difficoltà di gestione di questi pazienti spinge il caregiver a contattare il Punto d’Ascolto (17%) per avere informazioni Tabella 5 - Le indicazioni date dal Punto d’ascolto sulla gestione del paziente stesso. Le domande più frequenti sono: “Come fare quando ripete sempre la stessa cosa?”, “Come fare a Risposta data Totale % fargli assumere la terapia correttamente?”, 7,79 163 Acces. rete servizi Cons. specialistica 328 15,67 “Qual è la migliore alimentazione?”, “Come Informazioni sulla gestione quotid. 399 19,06 si può migliorare il sonno?”, “Cosa fare quan28,91 605 Controllo terapia do tende ad uscire di casa in continuazione Ascolto professionale 502 23,98 perché non riconosce la casa dove abita e 4,59 96 Altro cerca una casa che non c’è più?”, “Come geTotale 2093 100,00 stire i problemi legati al denaro?”, “Come 28 L’infermiere 7/2006 | Aggiornamenti / Studi & Esperienze 2 Grafico 1 - Chi telefona al Punto d’ascolto no alla famiglia:“Non ce la faccio più e ho bisogno di parlarne con qualcuno”, ”Sono solo a gestire tutto questo, i miei figli abitaFamigliare no lontano”. 91% Confrontando la tabella 4 con la tabella 5 si nota come le percentuali cambiano notevolmente fra le motivazioni che spingono al contatto e le risposte date. Infatti, il bisogno che emerge durante il colloquio è spesso diverso dalla richiesta iniziale. La percentuale più elevata delle risposte date (28,91% ) riguarda sempre il controllo della terapia, ma come si vede dalla tabella è l’ascolto (23,98%) che diventa un bisogno Valori % totale telefonate ricevute 2005 prevalente. I caregiver hanno molto bisogno di essere ascoltati e supportati nell’accudiriuscire ad inserire a domicilio una assisten- mento dei familiari dementi. te privata che rifiuta?”, “E se non vuole la- Fra le risposte date risulta notevole anche il varsi?”. Queste difficoltà quotidiane si pos- dato che riguarda le informazioni sulla gesono affrontare con minore stress da parte stione quotidiana (19,06%). Piccole azioni del familiare con semplici accorgimenti e semplici possono ridurre l’ansia del paziensenza arrivare a trattamenti farmacologici te e facilitare il compito di chi assiste: è più sedativi. semplice per esempio accompagnare il paSpesso viene chiesto qual è la modalità di ac- ziente in bagno e fargli “ da specchio” esemcesso alle visite specialistiche, mentre infe- plificando le azioni senza parlare, piuttosto riori sono le richieste di modalità di acces- che descrivere a parole le azioni da compiere. Si possono semplificare le azioni so alla rete dei servizi. Il paziente può complesse da compiere in azioni chiedere per esempio se deve porsemplici (per il paziente è moltare la richiesta per la visita opSpesso viene to complesso eseguire un copure se c’è qualcuno che può chiesto qual è aiutarlo nella esplicazione di mando tipo “lavati i denti!”, alcune semplici attività (vimentre risulta più semplila modalità site, banca, spesa), mentre ce compiere una per volta di accesso le richieste più frequenti dei le azioni semplici che lo alle visite familiari possono essere: “Cocompongono: “prendi lo specialistiche spazzolino, spremi il dentifrime fare ad ottenere l’invalidità?”, “Ci può essere qualcuno che cio, riponi il dentifricio, apri il mi aiuta a fare il bagno al mio familiarubinetto, spazzola bene i denti sore malato o che lo accompagna fuori?”, “Per pra sotto dentro e fuori, sciacqua, chiudi il inserirlo ad un Centro Diurno Specializza- rubinetto, riponi lo spazzolino”). È preferito come si fa?”, “E per metterlo in lista per bile non contrastare il paziente che vuole una Casa Protetta?”. compiere una azione da noi ritenuta non Una buona percentuale di motivazione ri- corretta, ma è meglio accompagnarlo nello guarda esclusivamente un aiuto personale. svolgimento oppure distrarlo. Il paziente chiama per un senso di incertez- Questo filtro, inoltre, permette di ridurre le za che lo pervade o di inquietudine legato richieste di consulenze specialistiche del 2% ai disturbi cognitivi, mentre il caregiver chia- (consulenze richieste 17,66 % - consulenze ma perché prevale un senso di solitudine e offerte 15,67 %) di bisogno di relazionarsi con qualcuno ester- Rimangono basse le percentuali di risposte Altro 4% Paziente 5% date in relazione all’accesso alla rete dei servizi (7.79%), probabilmente perché sono utilizzati riferimenti più corretti quali gli assistenti sociali. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Il paziente demente è una persona straordinaria spesso fuori dalla nostra definizione di tempo e di spazio. Vive in un mondo assolutamente speciale nel quale è importante che tutti coloro che lo circondano imparino ad entrare con garbo per capirlo. Coloro che lo circondano siamo noi operatori sanitari, che possiamo però essere anche figli, coniugi, vicini di casa, amici, conoscenti, volontari. Il Punto d’ascolto ha lo scopo di accompagnare i familiari nella conoscenza e nell’accettazione della malattia e insegnare loro con pazienza nuove modalità relazionali. Il rapporto di fiducia che si instaura nel tempo permette di ridurre il ricorso a terapie farmacologiche sedative e anche il numero di richieste di visite specialistiche. Il Punto d’ascolto ha anche la funzione di filtro rispetto alle richieste improprie che vengono fatte. Fonti • Deliberazione della Giunta regionale 30 dicembre 1999, n. 2581, Progetto regionale demenze: approvazione linee regionali e primi interventi attuativi, Assegnazione finanziamenti Aziende Unità Sanitarie locali, Regione Emilia Romagna • Deliberazione Azienda USL Città di Bologna 29 giugno 2000, n. 757 Progetto regionale demenze: approvazione della prima fase di attuazione • Linee guida per la diagnosi e la valutazione del paziente affetto da demenza, Regione Emilia Romagna – ott. 2000 • Profilo professionale Dm 739/94 • Codice deontologico • Legge 42/99 L’infermiere 7/2006 29