Cosi` Trieste rinuncia a un progetto da premi Nobel

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Cosi` Trieste rinuncia a un progetto da premi Nobel
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Cosi' Trieste rinuncia a un progetto da premi Nobel
La denuncia di Mauro Covacich: "Con Metacarso dovevano arrivare personaggi del calibro di
Walcott, Yehoshua, Roberts. A quattro mesi dal via della manifestazione il Comune s'è' detto
costretto, per impedimenti burocratici, ad affidare la regia al Teatro Verdi. Organizzazione
ormai impossibile, dovrò' disdire tutti gli impegni già' presi"
di MAURO COVACICH
Caro direttore, approfitto della sua ospitalità' per aggiornare triestini riguardo a Metacarso,
l'osservatorio sulle culture che avrei dovuto condurre per conto del Comune a partire da luglio
e che invece non si terra'.
i
Per spiegare le ragioni del fallimento e' necessaria una breve ricostruzione dei fatti.
settembre del 2011 ho consegnato il progetto al neoeletto sindaco Cosolini, il quale a
stretto giro si e' impegnato pubblicamente con un'intervista al "Piccolo" a realizzare Metacarso.
Nell'agosto del 2012, dopo circa un anno di silenzio, il sindaco mi ha telefonato per propormi
di ampliare il progetto, ovvero dar vita a una manifestazione non solo letteraria, in cui
coinvolgere più' importanti operatori culturali e le istituzioni della citta', in modo tale
da offrire a chi resta qui per le ferie (o ci viene di proposito) una versione più' strutturata
e sostanziosa di Trieste Estate. Un osservatorio sulle culture, ma anche, per cosi' dire,
una forma di intrattenimento alto. Ho accettato di essere il coordinatore di questa nuova
rete di soggetti Università', Verdi, Miela, Rossetti, Cappella Underground, Icgeb, Sissa,
Ictp a patto che il nostro lavoro mantenesse lo spirito originario del mio progetto. Nonostante
le prevedibili difficolta' di concertazione, abbiamo ottenuto notevoli risultati. Ma, prima
di passare in rassegna gli artisti e gli scienziati di fama internazionale che non accoglieremo
a Trieste nonostante la loro convinta adesione, mi permetta due parole su quale fosse, appunto,
Nel
i
lo spirito di
Metacarso.
L'idea guida
Carso rappresentano due entità' indissolubili, una dialettica degli opposti che
all'eredita'
aggiunge
asburgica della nostra citta' quella più' dolorosa e controversa del
ventesimo secolo. Trieste e' il corpo del Novecento, ma per fortuna e' un corpo ancora vivo,
fatto di persone piene di vita anziani e meno anziani che siano a cui ogni anno si aggiungono
giovani universitari, lavoratori, scienziati, nuovi cittadini immigrati, gente legata alle
professioni che si muove e conosce il mondo, gente rivolta al domani. Finora ci siamo specchiati
gli uni negli altri, italiani e sloveni, ed e' stato importante farlo, adesso pero' forse
avremmo bisogno di uno sguardo esterno, qualcuno che venisse da fuori per aiutarci a esplorare
con altri occhi il posto che abitiamo. Al centro del progetto, concepito in vista dell'imminente
centenario della prima guerra mondiale, c'era l'idea di superare il Carso inteso come barriera
mentale, luogo del conflitto, miniera inesauribile di rancore. Il nome Metacarso veniva dalla
volontà' di questo superamento: "Meta" in greco significa "dopo/oltre" e insieme a "Carso"
procurava un'assonanza con "metacarpo" e "metatarso", due ossa, quasi a indicare l'esistenza
di una struttura connettiva nuova: non più' cortina di ferro, bensi' la giunzione che salda
due interi universi culturali lo slavo-continentale e il latino-mediterraneo e che passa
proprio sotto casa nostra. Metacarso intendeva proporre Trieste come "Casa delle Differenze",
una citta' che può' parlare al mondo con la stessa lingua di Gerusalemme, Johannesburg, Mumbai,
Belfast, luoghi simbolo dello scontro e al contempo progetti pilota per la convivenza.
Trieste e
I
il
nomi confermati
il prezioso aiuto di Elena Carlini e Silvia Mancaleoni, ho cominciato
a invitare maestri delle più' varie discipline che avessero nella propria storia personale
un tratto in comune con la cosiddetta mixite' della citta', autori che, parlandoci della loro
arte o esibendosi per noi, avrebbero offerto al tempo stesso, con la loro semplice presenza,
una testimonianza implicita di cosmopolitismo, multiculturalita', eccetera, senza la retorica
con cui di solito questi valori vengono celebrati. Parliamo di Derek Walcott (Nobel della
letteratura), Abraham Yehoshua, Hanna e Antonio Damasio, Hanif Kureishi, Jamaica Kincaid,
Frank Westerman, stelle del teatro di ricerca come Emma Dante e Constanza Macras, parliamo
del fisico Jim AI-Khalili, dell'immunologo David Klatzmann, di Richard Roberts (Nobel della
medicina) avvicinato dal direttore del Icgeb Mauro Giacca. Tutti già' confermati con data
Con questi propositi, e
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e titolo della serata. Parliamo di tré concerti di musica classica in diretta su Rai Radio3
grazie all'interessamento del direttore Marino Sinibaldi, con maestri scelti dal sovrintendente
del Teatro Verdi Claudio Orazi in collaborazione con il musicologo dell'emittente Michele
Dall'Ongaro. Ebbene, come mai queste venti serate già' perfettamente definite non vedranno
la luce?
Le ragioni del
fallimento
Negli ultimi mesi ho sollecitato più' volte il sindaco ad avviare le procedure necessario
per realizzare la manifestazione in modo adeguato all'alto profilo dei suoi ospiti. Ho sempre
ricevuto rassicurazioni: mail, sms, calorose telefonate di incoraggiamento. Chiedevo lumi
sugli sponsor, fondi, le gare d'appalto da bandire per vari settori dell'organizzazione.
Non preoccuparti, mi rispondeva. Chiedevo con urgenza un sito internet che ufficializzasse
i
i
la manifestazione non e' facile creare una rete di rapporti internazionali dalla propria
casella di posta e lui mi prometteva che se ne sarebbe occupato di li' a poco. Ogni volta
di li' a poco. Intanto le riunioni col rettore, il sovrintendente e responsabili delle varie
realta' si infittivano. Intanto il programma assumeva una forma definita. Il costo corrispondeva
a circa mezza Trieste Estate, ben al di sotto del tetto ipotizzato dall'amministrazione. Ma
l'assenza del benché' minimo provvedimento concreto mi preoccupava sempre di più'. Cosi' ho
richiesto una riunione risolutiva, tenutasi finalmente pochi giorni fa, nella quale il sindaco
d'un tratto, senza che mi fosse arrivato, fino a un istante prima, alcun segnale contrario
agli accordi presi, mi ha comunicato che per impedimenti burocratici preferiva cedere Metacarso
al Teatro Verdi. Al Teatro Verdi? A quattro mesi dalla manifestazione? Senza ancora un solo
contratto? E dov'è' finita la rete di soggetti? E il manifesto neoidentitario della citta'?
Con quale probabilità' gli impegni che ho preso in prima persona con gli autori succitati
verrebbero mantenuti dal Verdi dopo che sono stati disattesi dal Comune? Qualcuno pensa davvero
che un evento del genere si possa improvvisare? Perche' dovrei reggere il rischio da solo,
in un mare di incertezza e faciloneria? Anche il più' ingenuo a questo punto chiederebbe,
come minimo, garanzie incise sul bronzo di Mikeze e Jakeze.
i
Un
altro ponte nato male
Ora, prima che sia troppo tardi, dovrò' disdire gli incontri, uno a uno, inimicandomi editori,
agenti, tour manager, ma soprattutto mancando di parola con artisti e scienziati che ammiro.
Certo, sarebbe bello che fosse il sindaco a scrivere queste lettere, ma bisognerebbe aspettare
chissà' quanto e non voglio irritare ulteriormente persone che hanno, come si usa dire, agende
fittissime. Ho messo in gioco tutti miei contatti e dovrò' ricucire parecchi rapporti per
riguadagnare il rispetto nell'ambiente in cui lavoro da vent'anni. Pazienza, sopravvivere',
pensavo ieri camminando per Ponterosso.
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Poi ho visto lavori in corso, quella povera passerella nata male. Ecco Metacarso, mi sono
detto. Eppure a Trieste servirebbe davvero un ponte. Magari chi progetterà' il prossimo riuscirà'
i
a portarci un po' più' lontano.
17 febbraio 2013
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