Poesia: scuola primaria 2° classificato I sensi delle mie radici di
Transcript
Poesia: scuola primaria 2° classificato I sensi delle mie radici di
Poesia: scuola primaria 2° classificato I sensi delle mie radici di Ferraresi Borghesi Cristiane Profumi di salvia, alloro e rosmarino che avvolgono casa. Rumori di legno e ferro lavorati con pazienza dal nonno. Immagini di mamma col grembiule bianco indaffarata ai fornelli. Sapori dei piatti della tradizione cucinati da nonna. Carezze di mamma per farmi addormentare. I sensi delle mie radici. Narrativa: Scuola Primaria "La mia famiglia: un grande albero" 3°classificato di Mattietto Valentina La mia famiglia è molto grande. La mia mamma è nata a San Valentino Torio in provincia di Salerno, mentre il mio papà è nato a Comacchio, ma i suoi genitori venivano dal Veneto. Perciò, quando sono nata io, la mia mamma ha detto che abbiamo unito l'Italia, che buffo! La mamma mi ha raccontato che le mie bisnonne da giovani avevano litigato perciò, quando il nonno e la nonna decisero di sposarsi dovettero lottare molto per riuscirci. Sembra uno di quei film che vedi alla televisione, ma invece è tutto vero. I miei nonni paterni, veneti di origine, sono venuti qui per lavorare: erano contadini, coltivavano la terra e avevano degli animali. Purtroppo sono morti e non possono più raccontarmi di quando erano giovani: si chiamavano Lino e Graziella. Un mese fa ho perso anche mio nonno materno Giovanni. Lui mi manca tantissimo, perciò racconterò di lui. Quando era piccolo sua mamma aveva una bottega dove faceva da mangiare e serviva da bere. Tutti gli anni, per la sagra del paese, faceva venire dei pizzaioli da Napoli per preparare le pizze peri i suoi clienti. Il nonno restava incantato nel vederli lavorare, tanto che, benchè piccolo, lavorava anche lui con loro. Anno dopo anno imparò talmente bene che divenne lui il pizzaiolo, il miglior pizzaiolo del paese, ma per me del mondo. Lui amava fare il pizzaiolo, era la sua passione, tanto è vero che ha insegnato anche a me a preparare l'impasto; da grande forse anche io diventerò brava come lui. Il nonno non era tanto alto e aveva il pancione che sembrava Babbo Natale, solo con il naso sporco di farina e non con i doni, la le pizze. La mia nonna materna si chiama Gaetanina e mi ha raccontato che da piccola non mangiava molto, perchè con la guerra avevano il cibo razionato e crescere così è stato molto duro. Lei non dava del tu a suo papà, come noi adesso, ma del voi. A tavola non mangiavano tutti insieme, i bimbi stavano in cucina e il papà in sala da pranzo da solo, che strano! La nonna dice che una volta usava così, per fortuna che adesso non si fa più! Quando era piccola, mi ha raccontato, che una sera affacciandosi alla finestra vide un lupo, ma tanto grande... che ancora oggi se lo ricorda, dopo tanto tempo! Comunque, crescere durante la guerra deve essere stato davvero difficile, per fortuna che adesso noi abbiamo tutto, non come loro che non avevano niente. Anche la scuola era diversa, se sbagliavi ti davano le botte o ti facevano inginocchiare sui ceci. La nonna dice che le è capitato e che faceva veramente male. Oggi, se sbagli al massimo ti danno una nota o ti bocciano. Pure i giochi erano diversi, non esistevano la televisione,il computer, il telefonino o la Nintendo. Dovevano giocare con quello che trovavano o con bambole di pezza, se le avevano. Penso che non avessero molto tempo da dedicare ai giochi, perchè anche se piccoli, dovevano già lavorare. La vita era dura, ma la nonna dice che si stava bene, perchè le persone erano diverse e... anche avendo poco si trovava il modo di dividerlo con i vicini o con i parenti, si era più poveri di oggetti, ma più ricchi di umanità; non come oggi che abbiamo tanti oggetti, ma nessuno con cui condividerli... Poesia: Scuola Primaria "Lagh Prima e Ades" Prima aghiara al canal Ades aghè al parch par zugar. Prima aghiara la pescheria Ades aghè la sala civica. Prima aghiara al cinema Ades aghè la Conad Prima aghiara l'aquarol Ades aghè al supermarcà Prima aghiara un ptin Ades aghè... me nonon! 1°classificato di Cappellini Andrea Narrativa: scuola primaria La storia della mia famiglia 2° classificato di La Manna Serena E' difficile dire quale origine abbia la mia famiglia, perchè ognuno proviene da un luogo diverso. Mio padre ha origini meridionali e gran parte della sua vita l'ha trascorsa in un piccolo paese della provincia di Avellino. I prodotti tipici della sua terra sono quelli noti in tutta la Campania: pizza, mozzarella, babà...ricette della tradizione così buone da leccarsi i baffi! Le persone là sono molto cordiali e a Napoli si possono vedere ancora i vecchi lavori nei vicoli della città vecchia dove il tempo pare essersi fermato. Mi ricordo che una volta da un balcone ho visto calare un cestino di vimini, nel quale il negoziante che si trovava sotto quell'abitazione, ha messo dei prodotti alimentari; poi il cestino è stato ritirato tirando la corda: era il modo consueto di fare la spesa! Mia mamma, e quasi tutta la sua famiglia, è nata a Comacchio, ma la gran parte della sua vita l'ha vissuta a Lagosanto. Mia mamma mi ha raccontato che Lagosanto è cambiato tantissimo nel corso degli anni. Quando passeggiamo per le strade del paese mi racconta cosa c'era una volta in quel posto: sotto al ponte un tempo passava l'acqua di un canale che divideva la "piazza" dai "sabbioni", e dove adesso c'è la sala civica, prima c'era una pescheria. Inoltre, al ponte arrivavano le barche dove acquistare il pesce. Al tempo dei miei nonni la cucina era meno ricca di quella che abbiamo oggi: si mangiavano molta polenta, pane ( i "garniol"), anguille e ciò che veniva raccolto nei campi. La mia bisnonna materna era la magliaia del paese e a quel tempo era molto importante avere un lavoro. Il mio bisnonno materno invece lavorava in fabbrica e quando andò in pensione " passò il lavoro" a suo figlio, perchè era abitudine, allora, trasmettersi il lavoro di generazione in generazione. A quel tempo i genitori erano molto severi ; a volte i figli venivano mandati a letto senza cena! A scuola si andava in bici o a piedi, non come oggi sempre accompagnati in automobile! La scuola, al tempo di mio nonno, era più severa: gli alunni erano puniti con la bacchetta sulle mani o venivano fatti inginocchiare sui chicchi di mais davanti a tutti i compagni. I bambini avevano pochi giochi e tanti erano costruiti da loro con semplici cose, come legni e sassi. Si giocava spesso all'aperto, nei campi, dove si saltavano i fossi e si costruivano capanne con i compagni. Per le Feste di Natale a Lagosanto, i bambini si travestivano da pastori e andavano di negozio in negozio a cantare le canzoni tradizionali in cambio di qualche moneta o di frutta e dolci. Purtroppo il dialetto va lentamente scomparendo anche fra i miei cari, ma c'è una cosa che ci tramandiamo dalle origini; il valore del rispetto, solida radice della mia famiglia. Poesia: Scuola Primaria "Le mie radici" di 3°classificato Lazar Stefano Ora vi voglio raccontare la storia di Bacau la città da amare. La mia famiglia dopo tanto viaggiare quella città ha dovuto lasciare. Ora siamo qui comunque felici il nostro cuore però non ha ancora messo radici. Io comunque un giorno andrò via perchè il cuore mi porta in Romania. Un saluto voglio farvi dal fiume e vi dico: "Toate cele bune". (= vi auguro buone cose) Poesia: scuola primaria 2° classificato I sensi delle mie radici di Ferraresi Borghesi Cristiane Profumi di salvia, alloro e rosmarino che avvolgono casa. Rumori di legno e ferro lavorati con pazienza dal nonno. Immagini di mamma col grembiule bianco indaffarata ai fornelli. Sapori dei piatti della tradizione cucinati da nonna. Carezze di mamma per farmi addormentare. I sensi delle mie radici. Narrativa:Scuola Primaria Via Valle Mandura 1° classificato di Paganini Stefano Il mio vicino di casa mi ha raccontato una storia bellissima sulla nostra via: via valle Mandura. Circa sessanta, settant'anni fa questa zona era completamente sommersa dall'acqua: c'era la valle collegata al Canale Marino, comunicante con Comacchio e il mare. Non esisteva nessuna casa e si camminava solo lungo l'argine del canale. Durante l'inverno, questo ghiacciava formando una spessa lastra su cui si poteva scivolare. I pattini non esistevano, le scarpe erano zoccoli. D'estate, al contrario, potevano nuotare e divertirsi liberamente, senza neppure andare al mare, visto che le macchine non le aveva quasi nessuno. Ma la cosa più interessante che mi ha raccontato è che nella valle c'era una grande abbondanza di pesce: orate, anguille, branzini e canocchie. L'acqua era pulita e la popolazione laghese viveva solo di pesca, perchè la carne ce l'aveva solo chi allevava polli e maiali. Invece delle vongole, c'erano le cosidette "cappe" che, poi, sono diventate il simbolo di Lagosanto. La mamma del mio vicino le cuoceva dentro a una grande padella, ma visto che la famiglia era numerosa c'era bisogno di una grande quantità di cappe. In un attimo venivano mangiate anche se erano piene di sabbia. A quei tempi, a Lagosanto, non avevano ancora capito che bisognava lasciarle nell'acqua del mare per farle puruficare dalla sabbia. I "cugini" comacchiesi invece, l'avevano già compreso da un pezzo. A volte provo a immaginare l'intera via piena di acqua, con alcune imbarcazioni ormeggiate vicino all'argine e altre guidate dai barcaioli detti "fiocinini", mentre parlano un dialetto che io conosco solo un pochino.