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Tenersi per mano nella società dell’incertezza.
Ricerca Spi Cgil Lombardia-AASter, settembre 2004
Discorsi sugli anziani.
Viviamo, anziani e non anziani, nel postmoderno. Che in prima approssimazione si può
definire mediante una contrapposizione: mentre nella modernità la vita era organizzata –
attraverso la fabbrica, le istituzioni, i ruoli sociali e professionali, i valori condivisi –
intorno alla sicurezza, alla quale venivano volentieri sacrificati molti spazi di libertà individuale, nella postmodernità – sparita o quasi la fabbrica, in crisi le istituzioni, disorganizzati i ruoli, persi per strada i valori – balza in primo piano la libertà individuale a
scapito della sicurezza. Gli anziani ne sono testimoni privilegiati e spesso angosciati,
perché conservano il senso di una vita che ha registrato appunto il passaggio dal moderno al postmoderno, dalla prima alla seconda modernità. I discorsi che altri (sindacalisti,
direttori o personale di case di riposo, assistenti sociali, psicologi, politici, rappresentanti del volontariato, dirigenti di aziende sanitarie locali) fanno sugli anziani, confermano i discorsi che gli anziani fanno su di sé. La condizione che vivono gli anziani,
combinata con la percezione che di questa condizione essi stessi hanno, è come una
lente di ingrandimento di una condizione che riguarda tutti – la condizione di una società entrata nella postmodernità.
condizione e percezione
sentirsi anziani
“C’è una piccola fascia di anziani indigenti. Ma molti altri anziani percepiscono la loro
situazione come una grossa difficoltà e come paura. Sotto il profilo della sicurezza la
persona anziana si percepisce debole: la debolezza è un problema ‘percepito’. Lo stesso
concetto di benessere non è così oggettivo – dipende da come sta psicologicamente. Se
l’anziano ha una vita sociale, c’è una percezione diversa del suo star bene e del suo star
male. Stiamo ragionando, più che su una condizione oggettiva, su un modo di sentirsi.”
(il presidente di un consorzio di cooperative)
le tante facce della paura
lavoro nero e non lavoro
“C’è un allargamento della prestazione di lavoro nero in mezzo agli anziani, che è dovuto soprattutto a un timore, alla paura della perdita del posto di lavoro: se tu parli con
loro ti dicono ‘mio nipote non trova il posto di lavoro’. I nonni stanno molto più vicino
ai nipoti anche perché una volta c’era la sicurezza del posto di lavoro, oggi i nipoti anche laureati non trovano il posto di lavoro.” (il direttore di una casa di riposo)
almeno vivere
“La preoccupazione che incontriamo non è legata al benessere quotidiano ma alla possibilità di fare almeno fronte alla vita quotidiana e alla paura di non star bene nel futuro.”
(un dirigente ACLI)
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paura di scegliere
“Si parla tanto della possibilità di scelta... Io ci metterei anche la paura della libertà di
scelta. La libertà fa paura. Non so cosa scegliere. Che cosa posso scegliere? Sono in
grado di scegliere se conosco.” (un assistente sociale)
il problema casa
la casa, gli affetti
“ La casa non è solo una struttura fisica. Rappresenta gli affetti personali e la paura di
perderli. A noi è successo più volte di proporre ad anziani soli che vivevano in un contesto dislocato, malsano, grande, di spostarsi magari in un bilocale o monolocale nel
centro del paese e ci siamo visti rifiutare questa proposta perché il problema in quel
momento non era il contorno ma gli affetti personali, la paura di subire una violazione
nella propria intimità. Quando la richiesta di un assistente sociale non viene fatta
dall’anziano, c’è sempre questa paura, quasi che si violasse l’intimità che negli anni si
sono costruita con la loro casa.” (un assistente sociale)
perdita della casa
“L’altro elemento è quello della perdita della casa, non solo come discorso degli sfratti
ma perché ‘devo far posto ai miei figli’. Nel momento in cui le persone arrivano alla casa di riposo e hanno ancora una buona coscienza di sé e del rapporto con la propria vita,
una delle cose che sentono maggiormente come negatività è il fatto di lasciare la propria
casa.” (il direttore di una casa di riposo)
i luoghi pubblici
i negozi
“Si svuotano i centri dei paesi dei negozi dove gli anziani vanno a fare la spesa e intrecciano una serie di relazioni. Io credo che questa sia una perdita, non solo di punti di
vendita, ma anche e soprattutto di relazioni.” (un assistente sociale)
la spesa
“Un altro problema è quello della spesa. Non dimentichiamo che gli anziani, non nelle
città dove sono stati estromessi dal centro storico, ma nei paesi, dove invece vivono nei
centri storici, si ritrovano in luoghi privi di negozi e di socialità. Quindi nasce il problema della solitudine.” (un sindacalista)
i centri storici
“Oggi i centri storici sono abbandonati e questo peggiora ulteriormente la condizione
perché spesso i centri storici sono i posti dove si trovano gli anziani – nei centri storici
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ci sono le famiglie storiche. In particolare nei paesi. Mentre le famiglie nuove, nei paesi,
sono nelle periferie.” (un sindacalista)
stili di vita
“Gli stili di vita non possono cambiare in questa città dove non ci sono parchi, dove non
c’è verde, dove non ci si può fermare per strada perché fa schifo.” (un sindacalista)
dove vai?
“Il problema non è solo che uno ha paura di uscire di casa. E’ che se esce di casa non sa
dove andare, soprattutto quando hai una determinata età.” (un politico)
l’anziano come problema culturale
generazioni
“Il rapporto intergenerazionale. Credo che in questi ultimi anni si sia persa la capacità di
un confronto e di un legame. Si è trasformata la famiglia, la società, l’intero sistema.
Questo rapporto però va recuperato, non solo per gli anziani, ma soprattutto per i giovani. Gli anziani rappresentano un patrimonio di valori, di esperienze, di rapporti umani e
di relazioni e credo che i giovani abbiano bisogno di tutte queste cose.” (un assistente
sociale)
giovani, anziani, famiglia
“L’altro tema, che è il rapporto anziani-giovani, secondo me si gioca molto in famiglia,
ed è difficile pensare ad altri posti dove si recuperino queste relazioni.” (un dirigente
asl)
solidarietà
“Il problema degli anziani rimane un problema personale. La cultura della solidarietà
sociale, familiare, di prossimità, del vicino non è diffusa per niente. Perché... è un fatto
culturale.” (un rappresentante del volontariato)
comunità e tessuto sociale
“A mio parere il bisogno fondamentale è quello di lasciare l’anziano il più possibile
dentro una comunità, perché mantenga un insieme di relazioni che faccia percepire che
all’interno della comunità c’è un tessuto sociale in cui l’anziano è collocato ed è una risorsa.” (un esponente della Lega delle cooperative)
salute fisica e psicologica
la salute
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“Il problema di fondo è la salute e una serie di temi che riguardano la salute: come il
problema dei ticket, particolarmente per i malati cronici.” (un sindacalista)
l’autonomia
“Non è solo un problema di salute, ma di autonomia, dove la salute è una componente
di sicuro estremamente grossa ma in più c’è tutto quello che impedisce di mettermi in
rapporto con la realtà sociale che mi circonda e della quale prima ero padrone, non solo
perché lavoravo ma anche per fare delle piccole cose.” (il direttore di una casa di riposo)
più sicurezza più paura?
“La considerazione che volevo fare riguarda le paure che sono indotte dalle misure che
vengono introdotte per tutelare la sicurezza. Cioè, ci sono delle misure, introdotte dagli
enti locali o in generale dal pubblico, che sulla carta dovrebbero aumentare il senso di
sicurezza, in realtà paradossalmente aumentano la paura.” (uno psichiatra)
la politica della vita
volontariato e istituzioni
“Una cosa che dobbiamo chiedere è che le amministrazioni locali, i sindacati, il mondo
del volontariato, ma non solo il mondo del volontariato, perché anche qui le risorse diminuiscono e si carica il mondo del volontariato di responsabilità che non solo le loro...
Io credo che il mondo del volontariato sia importantissimo ma deve essere affiancato
dalle istituzioni. Tutte queste questioni devono essere supportate dalle istituzioni.” (un
dirigente sindacale)
reti di solidarietà
“L’altra cosa, sottovalutata e che costa pochissimo, è di creare luoghi in cui gli anziani
possano incontrarsi. Ma non, come siamo soliti pensare, dei luoghi superspecializzati. Il
contrario. Penso che una rete di solidarietà e conforto reciproco si stabilisce se si crea
un’abitudine tra gli anziani di incontrarsi tra di loro. Incontri che abbiano una finalità.
Esempio, la scuola d’argento.” (un amministratore pubblico)
servizi di relazione
l’anziano come cliente
“Allora bisogna che questi servizi, pubblici o privati, accreditati o no, si orientino di più
verso questo cliente che è l’anziano. Vuol dire che devono diventare dei servizi più al
servizio della famiglia e più al servizio della vita quotidiana, aperti la sera e il fine settimana.” (un dirigente asl)
cittadinanza attiva
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“Uno spunto per me interessante è che l’anziano non può essere isolato come un fruitore
di servizio di ‘qualcosa’, cioè io porto le paure e qualcun altro mi risponde. Credo che
sia fondamentale la cittadinanza attiva. Cioè, io anziano sono un soggetto presente nella
società che posso essere a momenti fruitore, a momenti soggetto attivo.” (un rappresentante del volontariato)
welfare community
“Lo stare assieme è un potente antidepressivo e lo stato depressivo è quello che fa aumentare le paure. Quindi vale di più la vita sociale nel paese che non 15 giorni al mare.
Un centro sociale fatto bene, in cui si socializzano anche le pene, fa bene. Il welfare
comunity vuol dire l’assistenza, il benessere o quello che è, al quale concorrono molti
soggetti istituzionali e non, piccoli e grandi.” (un rappresentante del volontariato)
un territorio da costruire
assistenza diretta
“Il problema vero è che queste famiglie hanno la necessità di essere assistite dove abitano, un’assistenza diretta, nel loro appartamento, nella loro casa. Queste sono persone
anziane che non si trasferiscono da dove loro abitano.” (un dirigente sindacale)
coalizione
“Penso che la coalizione sia fondamentale, ma c’è una premessa: non posso fare coalizione con chi non conosco e se non conosco ciò che devo fare, quindi è indispensabile
che io mi ci ponga con tutti gli attori e tutti i soggetti che hanno competenza nello specifico. E’ indispensabile che io sappia fino a che punto ho competenze e responsabilità e
fino a che punto si incontrano con la competenza e la responsabilità degli altri.” (un responsabile di una casa di riposo)
case di riposo
“Prima della voucherizzazione e del piano sociosanitario regionale, esistevano le équipe
di valutazione geriatrica, per cui c’era una maggiore possibilità di prendersi cura di queste persone in ospedale. Adesso, una volta convinta la persona che non può più stare a
casa da sola e si apre il discorso della casa di riposo, non è che tutto corra liscio. Perché
le case di riposo sono care e spesso deve farsi aiutare, sapere dove andare a chiedere, e
c’è il labirinto della burocrazia.” (un assistente sociale)
l’integrazione dei servizi
“E’ quanto mai importante confrontarsi e integrarsi con l’assistenza domiciliare fornita
dai comuni e dai servizi sanitari, che oggi in alcuni casi viene erogata senza nessuna logica. Bisogna arrivare all’integrazione di soggetti diversi che nello stesso territorio hanno, sia pure con ruoli istituzionali diversi, bene o male le stesse finalità – di seguire le
condizioni di vita e la qualità della vita degli anziani. Ad esempio stiamo avviando un
centralino a cui fanno capo diversi soggetti: l’Auser, l’Antea, la San Vincenzo, le parrocchie e la nostra cooperativa; e può essere una prima esperienza di lavoro insieme.”
(un dirigente di una cooperativa sociale)
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l’immagine della città
“Poi, in relazione a quali siano le modalità più opportune per affrontare queste paure, io
penso che una cosa importante sia che gli enti pubblici si confrontino su qual è la visione della città, di comunità che noi abbiamo. Non si possono programmare servizi e politiche senza prima avere discusso che immagine abbiamo noi della città. Ed è indispensabile dialogare non solo all’interno dei confini comunali, ma con i comuni circostanti.”
(un operatore sociale)
ambito territoriale
“L’ambito che accomuna è l’ambito territoriale. Si potrebbe pensare a dei tavoli di sistema. C’è un piano di zona territoriale e ci potrebbe essere un tavolo della salute. Un
tavolo di sistema potrebbe promuovere o rafforzare le sinergie. Deve migliorare lo scorrimento dell’utenza nelle reti. Il miglioramento dei servizi richiede dei cambiamenti e
ha dei prezzi.” (un dirigente asl)
terzo settore e volontariato
prestazioni relazionali
“Il nostro compito non è solo quello di eseguire i contenuti della prestazione, che consistono nella cura della persona. E’ anche di eseguire le prestazioni relazionali. Quello
che si fa e come lo si fa. I servizi quindi richiedono una multiprofessionalità; richiedono
certamente operatori ben preparati, ma poi anche la presenza di molte professionalità,
perché a volte ci sono situazioni così complesse che c’è bisogno di specialisti.” (un rappresentante di una cooperativa sociale)
volontariato e socializzazione
“ll volontariato secondo me non risolve il problema della solitudine e della sicurezza,
perché abbiamo un volontariato centrato soprattutto sull’assistenza in termini di aiuto e
non di socializzazione. Non abbiamo una struttura di volontariato per la socializzazione
ma solo per l’assistenza e per l’aiuto.” (un dirigente sindacale)
la sussidiarietà
fiducia nell’ambiente
“Il nostro ruolo è anche quello di cercare di avere un effetto di sistema sul contesto sociale per promuovere condizioni di sicurezza. Si devono creare reti relazionali attive in
quartieri che non siano quartieri anonimi. Certo, dipende dall’ente locale, magari in sinergia con altri livelli istituzionali. Ma si possono creare condizioni per cui la persona
può restare attiva e sentirsi più sicura, perché la base della sicurezza è la fiducia in se
stessi che è strettamente collegata alla fiducia nell’ambiente in cui si vive.” (un dirigente di servizi sociali comunali)
quali compiti per il sindacato
progetti intercomunali
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“Un conto è andare a fare contrattazione comune per comune, e un conto è andare a un
tavolo dove si discutono gli stessi problemi uguali per diversi comuni. Questo credo che
sia un compito del sindacato.” (un dirigente di una cooperativa sociale)
socialità
“Io noto che i posti dove ci sono sedi dello SPI diventano sedi di socialità importanti.
Queste sedi diventano anche mezzi di informazione degli anziani: i nuovi metodi, i voucher… Perché spesso l’anziano si trova disarmato. Spesso l’anziano ha bisogno
dell’informazione diretta. Quando noi gli diamo il giornalino, poi lui comunque ci chiede di spiegarglielo.” (un dirigente sindacale)
centri di relazioni
“Poi c’è l’altra questione che riguarda la paura della solitudine. Noi stiamo lavorando
perché ci siano dei centri di relazioni. Ma questo non basta. Intanto bisogna pensare i
luoghi pubblici per mezzo di un sistema urbanistico più adeguato, che consenta alle persone di uscire di casa senza avere la paura di essere investite dalle automobili...” (un
sindacalista)
piani regolatori sociali
“A mio avviso il sindacato, e non solo il sindacato, deve fare uno sforzo per cercare di
incidere sui piani regolatori. Il nostro territorio deve fare un passo avanti e fare un Piano
Regolatore Sociale. Processo che può determinare le condizioni per una nuova welfare
community.” (un responsabile comunale dei servizi sociali)
educazione sociale
“Il sindacato dovrebbe rivolgersi all’anziano autosufficiente, quindi alle persone che
devono superare la paura che hanno della società. Se ci poniamo il problema di educare
la gente, ci poniamo un problema drammatico – di aiutare delle classi sociali. Questo lo
deve fare il sindacato. La sua credibilità la deve spendere nei confronti di una persona di
una certa età che deve continuare a vivere bene.” (un pensionato consulente sindacale)
la disponibilità dei giovani
“Noi abbiamo sperimentato una formazione per le ultime classi dei licei e degli istituti
tecnici del comune che ha avuto un grandissimo successo, perché questi ragazzi sono
stati avviati a degli stage e hanno scelto loro di lavorare coi centri anziani e il progetto è
andato molto bene. Tra l’altro questi ragazzi si sono resi disponibili a incrementare negli
anni futuri questa partecipazione.” (un responsabile comunale delle politiche sociali)
accompagnare alla pensione
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“Mi era venuto in mente di suggerire al sindacato l’accompagnamento degli anziani alla
pensione facendo dell’anziano il maestro del lavoro. Se una persona che si sta avviando
alla pensione potesse essere impiegata per la sua esperienza, sarebbe veramente utile sia
per il giovane che per l’anziano che non si sente inutile. Perché c’è un grosso stacco fra
essere una persona attiva, magari con un incarico importante in azienda, e ritrovarsi il
giorno dopo una persona che nessuno riconosce.” (un rappresentante del volontariato)
promuovere i servizi
“Se si parte dai fatti, poi la politica e le istituzioni sociali dovranno prendere atto che
quel fatto funziona. Si deve rideterminare dall’interno un sistema di rete e di aiuto specifico. E’ una visione del terzo settore che parte dal basso e poi si sviluppa. E il sindacato può a quel punto avere anche il ruolo di promotore dei servizi, di conoscenza e di
formazione dei soggetti che devono erogare servizi.” (un dirigente sindacale)
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