Il suicidio.pub - ch.indymedia.org
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Abbiamo trattato questo tema perché ci interessava, perché se ne sente molto parlare a livello generale dei media (giornali, televisione, radio, ecc…) e anche tra di noi. Molti adolescenti hanno già pensato a questo tema e in particolare desideravamo approfondire alcuni aspetti come: quali sono le possibili cause, quali sono i vissuti dell’adolescente che ci pensa e quali sono le possibili modalità di prevenzione. Per conoscere le opinioni di una psicologa che si è occupata di questo tema con un progetto di prevenzione del suicidio nell'adolescenza, abbiamo intervistato Simona Dignola, che lavora presso la Divisione della formazione professionale (Corsi per maestri di tirocinio). Alle sue risposte abbiamo aggiunto degli elementi bibliografici tratti da diverse fonti (libri, internet, …). Perché una persona ricorre al suicidio? Perché non vede più una via d’uscita. La persona che pensa al suicidio ha l’impressione che non ci sia più un' altra maniera di risolvere i suoi problemi, avrebbe voglia di trovare una soluzione a quanto sta vivendo ma non sa come. Durante tutto il processo suicidario una persona all’inizio ha diverse altre possibilità oltre che pensare al suicidio, ma pian piano non riesce più a vedere queste alternative, non riesce più ad immaginarle. L’idea di suicidio si fa sempre più presente finché uno arriva a farlo. Inoltre, il suicidio è un atto di disperazione, perché la persona ha l’impressione che non c’è un altro modo di risolvere i propri problemi. Pensa che non resti altro che decidere di andarsene. È importante chiedersi se è veramente il modo per risolvere i problemi. Quali sono i motivi? I motivi sono tanti, ognuno ha i propri. Ad esempio, può esserci una crisi d’amore all’origine, la classica goccia che fa traboccare il vaso, ma in ogni caso vuol dire che ci sono già tutta una serie di difficoltà non superate: degli insuccessi, il non riuscire ad ottenere quello che si vuole, poca sicurezza e stima in se stessi, oppure si soffre già di depressione. Sono però conosciuti dei fattori di rischio: Precedenti tentativi di suicidio: chi ha già tentato il suicidio è a grave rischio. La maggior parte dei ricercatori sostiene che il 40-60% dei giovani che si sono suicidati ha tentato almeno un’altra volta prima di riuscirci; se questo dato lo traduciamo in termini di rischio si può dire che circa l’1,5% dei giovani che tentano di suicidarsi ci riesce entro 12 mesi da quel tentativo. A questo proposito, si può considerare che in un successivo tentativo di suicidio, la persona può aumentare il grado di rischio di mortalità anche attraverso l’utilizzo di mezzi più pericolosi. Essere confrontato al suicidio o al tentativo di suicidio di un parente o conoscente: il suicidio o il tentativo di suicidio di un genitore, un parente stretto o un amico può contribuire a far crescere nell’adolescente delle intenzioni suicidarie. Immagine tratta da Internet: www.origrafica.com/ diekunst/solit.jpg Rottura precoce, non accettata, dei legami famigliari: l’armonia famigliare può costituire un elemento protettivo nei confronti del suicidio degli adolescenti. Però la sua fragilità rappresenta un sicuro elemento di rischio. Soffrire di disturbi emozionali e depressivi: sondaggi rivolti ad adolescenti dopo un tentativo di suicidio, dimostrano che il 50-70% di loro soffriva di evidenti disturbi depressivi. Insuccesso scolastico: l’insuccesso scolastico è un fattore che rende fragile l’adolescente. La sensazione che l’assale nel momento dell’insuccesso può essere quella di non riuscire a rispondere alle pretese della situazione sociale (genitori, società, ecc.). Il divario fra queste attese (più o meno reali, però percepite in modo importante dal giovane) e le risposte dell’adolescente diventano più grandi. E’ quindi più difficile, senza un sostegno, che l’adolescente riesca a farvi fronte da solo. (Tratto da: Divisione della formazione professionale, Adolescenti e suicidio, 1998.) La gente che ricorre a questo gesto lascia una lettera o un messaggio? Non tutti lasciano una lettera, alcuni sì altri no. Coloro che scrivono una lettera descrivono cosa sentono, cosa vivono e che sentimenti li dominano. Spesso troviamo dei sentimenti di solitudine, di tristezza,il sentirsi un nulla e non all’altezza della situazione. Abbiamo trovato una testimonianza nella lettera di addio di una ragazza quindicenne, Teri, che si è suicidata e che esprime questo senso di inutilità. “A che serve tutto questo? Mi guardo intorno e tutto quello che riesco a vedere è una scuola e un mondo che vanno avanti senza di me. Sono venuta al mondo per caso. La mia morte, ne sono sicura, non tarderà. Ho cercato tutti i giorni di capire il senso di tutto questo, ma non c’è senso. Anche se le guerre sono già state combattute la mia battaglia deve ancora venire. Quando chiudo gli occhi il dolore si scoglie, e quando li riapro di nuovo il dolore riemerge. Ho cercato di non strillare, non sarebbe comunque servito a nulla, sono persa in questa folla. Non potete far finta di non vedere che io sto vivendo. Ma sopravviverò finché la mia vita mi rimarrà appiccicata addosso”. Di solito ciò avviene in gruppo o da soli? Qui da noi in Svizzera, nella maggior parte delle situazioni, una persona lo compie da solo. In altre culture potrebbero esserci dei suicidi collettivi, dei suicidi di massa. In alcune situazioni molto rare sono avvenuti dei suicidi di massa di una setta anche in Svizzera. In quali luoghi le persone si suicidano? In Ticino i luoghi più frequenti sono la casa (con degli abusi di medicamenti). Altri luoghi e modalità sono alcuni ponti o sotto il treno. Cambia qualcosa nel modo di pensare tra le ragazze e i ragazzi su questo tema? I pensieri e i vissuti dei ragazzi e delle ragazze sono molto simili e entrambi hanno questa sensazione di non riuscire a risolvere i loro problemi. Una differenza tra i due è il modo di esprimere questi loro pensieri e di chiedere aiuto. I ragazzi maturano questi pensieri molto più in silenzio ed individualmente, senza comunicarlo agli altri. Le ragazze sono forse più esplicite e cercano di parlarne con delle persone vicine per trovare un sostegno e un aiuto. Lei cosa ne pensa del suicidio? Io penso che è un atto di disperazione, che una persona arriva lì perché ha l’impressione di essere lasciato a se stesso, di essere solo al mondo e di non poter più contare su nessuno. Ha l’impressione che i suoi problemi non sono risolvibili e che non c’è una via d’uscita. Ha già avuto dei ragazzi che le hanno comunicato di aver già pensato a questo passo? Sì, ho conosciuto dei ragazzi e delle ragazze che pensavano di fare un tentativo di suicidio e ne parlavano. Ho conosciuto anche una ragazza che già avevo incontrato e, ad un certo punto, senza averne parlato prima, ha compiuto un tentativo di suicidio. Dopo la crisi, lei ha potuto trovare un sostegno presso uno specialista (psicoterapeuta) che l’ha aiutata a capire le cause e cosa l’aveva portata a questo gesto. Questo l’ha aiutata a sentirsi meglio con il trascorrere del tempo e a renTestimonianze di adolescenti dersi conto di quanto la vita è preziosa. Questa ragazza ha forse dovuto arrivare a Storia di un adolescente di 17 anni quel punto di disperazione per ripartire da “Volevo suicidarmi ma non volevo morire” suszero. surrò con un filo di voce Alessia, 17 anni, mentre sdraiata sul lettino del pronto soccorso, stava riprendendo i sensi. Più tardi confessa di aver trangugiato due manciate di sonniferi e altri medicinali, perché non riusciva più a tollerare la tristezza e lo stato di tensione di cui era preda ormai da tempo, “Più che morire – spiega – avrei voluto addormentarmi e risvegliarmi altrove, in una vita diversa”. Lettera di un adolescente di 16 anni ai suoi genitori “Non potrei continuare a vivere cosi. La mia vita diventa sempre impossibile per me. Mi rendo conto che ve la rendo insopportabile, voi che non lo meritate. Ho dunque deciso di mandar giù questa sera un tubo intero delle mie medicine. Non so l’effetto che mi farà, forse mi sentirò molto bene oppure potrò essere morta… Ho fatto dunque il bilancio della mia vita, è una vita inutile che vi dà solo dei problemi. Per esempio, la mia fuga… ho fatto anche il bilancio del mio avvenire. Non lo vedo molto gaio, sola, senza amici, con tutte le mie preoccupazioni… eppure, inghiottendo queste compresse, non ho l’intenzione di uccidermi, ecco perché ne prendo solo un tubo, se no le inghiottirei tutte. Voglio solo poter restare nel coma visto che dubito su quello che c’è dopo la morte. Sarò così non morta, non viva, infine senza preoccupazioni, non penserò a niente… non so che effetto le compresse faranno, mi risveglierò forse in piena forma.” Lei ha mai pensato di suicidarsi? Sì a 15 16 anni quando avevo l’impressione di non riuscire a far fronte a certi problemi, certe questioni relazionali, in particolare con i ragazzi ci avevo pensato e lo dicevo spesso anche a mia mamma con delle frasi del tipo “se solo non mi mettevi al mondo ora non soffrirei così tanto e sarei tranquilla… È così dura che vorrei farla finita, vorrei morire”. In quei momenti, lei mi ha sempre ascoltata e anche se queste mie parole vedevo che le facevano male, l’ho sempre sentita molto presente e vicina. Lei provava in ogni modo a farmi capire che i problemi, sì ci sono, ma che ci sono anche delle soluzioni altre che il “farla finita”. Ha saputo ascoltarmi ed essere presente e questo mi ha probabilmente aiutata a non arrivare mai a compiere un tentativo di suicidio. Questi momenti di disperazione, di perdita di senso una persona li può vivere anche dopo l’adolescenza, credo che l’importante è sentire che ci sono intorno a noi delle persone che ci sono vicine e sulle quali possiamo contare. Testimonianze di adolescenti Cari genitori, vi scrivo un’ultima lettera. Perché? Veramente non lo so. La sola cosa che vedo, è che sono una frana, e questo in tutti i campi. In questo momento non c’è niente che funzioni Non è colpa di nessuno. Sono io che sragiono, lo so. Mi sembra di essere in fondo a un lungo tunnel,davanti a un muro. Mi sento come un topo in trappola. Per di più non ho il desiderio di venirne fuori, e questo è peggio. Non ho voglia di niente, non ho voglia di vedere gente. Ho solo il desiderio che tutto si fermi. Tutto mi irrita, tutto mi sembra insopportabile, tutto mi delude. Christelle? Merita qualcuno meglio di me. In realtà, ho bisogno di stare da solo. Partirò. sento che soffoco. Addio. Kevin. Kevin, 17 anni. “Ho pianto così tanto che avevo gli occhi rossi. Sono triste nervosa e non so neanche perché. Vorrei fermare i giorni, vorrei essere lontano. È come una strada con delle tappe a ogni tappa c’è una ricompensa, ma se scoppi la ricompensa non l’avrai mica. Io sono scoppiata. Faccio fatica a pensare, a vivere: faccio troppa fatica a trovare il coraggio e anche a consolarmi. È difficile, è una gran rottura la vita.” Irene,15 anni Servizio medico psicologico, Via Mola 6, 6827 Coldrerio Tel. 091 646’62’15 È un servizio pubblico di consultazione che si occupa di adolescenti che soffrono e hanno delle difficoltà psicologiche. Il servizio è composto da psicologi e psicoterapeuti che sono all’ascolto e propongono dei sostegni psicologici. Le consultazioni sono rimborsate dalle casse malati. Studio Nautilus, via Pasta 3A, 6850 Mendrisio Tel. 091 640’45’70 Studio privato che si occupa di adolescenti con difficoltà psicologiche. Come sopra. Possiamo anche rivolgerci al/alle docente/i di sostegno pedagogico della nostra scuola, che possono aiutarci a trovare un modo per risolvere i problemi, o possono indirizzarci verso delle persone in grado di aiutarci. Pommereau Xavier, Quando un adolescente soffre. Ascoltarlo, capirlo, amarlo, Pratiche Editrici, Pommereau Xavier, La tentazione estrema, gli adolescenti e il suicidio, Pratiche Editrici, Milano, 1998 Ladame François, I tentativi di suicidio degli adolescenti, ed. Borla, Roma, 1987 (più tecnico e complicato) Sull' adolescenza in generale: Crepet P., Non siamo capaci di ascoltarli, riflessioni sull' infanzia e l' adolescenza, ed. Einaudi tascabili, Torino, 2001 Vegetti Finzi S., Battistin A. M., L' età incerta, i nuovi adolescenti, ed. Mondadori, Milano 2000 EDVARD MUNCH - L' Urlo (1939) Altri documenti, articoli da riviste e testi possono essere richiesti al/ alle docente/i di sostegno pedagogico della sede. Nancy, Bonnie, Rochelle, 4A