Parassitosi ed entomodermatosi

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Parassitosi ed entomodermatosi
COME ASSITERE UNA DERMATITE PRURIGINOSA:
PARASSITOSI ED ENTOMODERMATOSI
Mirco Pierleoni
Dirigente Medico presso l’U.O. di Dermatologia dell’Azienda USL di Rimini
Numerose specie di insetti (pidocchi, zanzare, pulci, cimici, api, vespe, …) e di aracnidi (acari, ragni,
scorpioni…) possono parassitare la cute umana.
L’osservazione ambulatoriale delle parassitosi cutenaee risulta certamente più frequente nella stagione estiva
ed in quella autunnale anche se, come noto, in qualsiasi periodo dell’anno la nostra pelle può essere interessata
da lesioni prodotte dall’aggressione di ectoparassiti.
Mentre i sintomi cutanei riferiti appaiono piuttosto costanti, solitamente riconducibili a prurito e/o dolore in
sede di aggressione, i segni cutanei riscontrabili possono apparire molto variabili e rappresentati da lesioni
elementari aspecifiche: eritematose, eritemato-papulose, pomfoidi, vescicolose, bollose, petecchiali,
purpuriche, ulcerative e necrotiche; praticamente solo nella scabbia si può ritrovare una lesione elementare
specifica: il cunicolo. Questo grande ventaglio di possibili quadri clinici deriva da alcune variabili: la natura e
la modalità di aggressione del parassita, la sede anatomica interessata e la reattività cutanea del soggetto
colpito. Ovviamente la varietà dei quadri clinici che ne consegue è causa di difficoltà nell’approccio di
diagnosi e/o di identificazione del parassita. In verità, molto spesso risulta impossibile risalire con esattezza
alla specie parassitaria responsabile dell’aggressione.
L’assistenza medica rivolta ai pazienti che soffrono di strofulo oppure di acariasi (acari presenti nell’ambiente
domestico o sulla pelle degli animali o sui vegetali) non deve essere imperniata solamente sull’azione
diagnostica e sulla prescrizione di una terapia sintomatica, solitamente a base di topici cortisonici, ma deve
essere volta anche ad ottenere un responsabile coinvolgimento dei genitori nel comprendere i meccanismi
legati alla natura dei parassiti e alle loro modalità di aggressione. Infatti, soprattutto in caso di acariasi, alcuni
piccoli pazienti provano sofferenza per settimane o mesi proprio a causa della difficoltà dei genitori a
comprendere quanto sta succedendo e ad individuare e allontanare prontamente i parassiti responsabili.
Quando si individua un caso di acariasi è necessario chiedere se vi è stato un recente soggiorno, breve o
prolungato, in abitazioni ove sono presenti legni vecchi o antichi (travi, mobili, parquet) con segni di presenza
del tarlo. In caso positivo occorre considerare sempre l’eventuale presenza di acari (pyemotes ventricosus e
pyemotes herfsi) oppure di microimentotteri (sclerodermia domesticum) che parassitano proprio i tarli del
legno (es. anobium punctatum e xestobium rufovillosum); questi acari e microimenotteri sono in grado di
parassitare occasionalmente anche l’uomo, producendo sulla pelle numerose lesioni papulo-pomfoidi,
eritematose e intensamente pruriginose (Fig. 1 e 2).
Fig. 1 e 2 : si osservano numerose lesioni papulo-pomfoidi ed intensamente eritematose, prodotte dai microparassiti anche nelle parti coperte dagli indumenti
Solo una pronta individuazione di questi ambienti a rischio di parassitosi e l’adozione delle necessarie misure
di disinfestazione permetterà una soluzione definitiva della problematica dermatitica. Pertanto, in queste
particolari parassitosi occorre dedicare il tempo necessario per illustrare dettagliatamente ai genitori le
possibili cause, suggerire un trattamento medico e, soprattutto, indicare gli accorgimenti per allontanare la
noxa e prevenire le riaccensioni. In campo di disinfestazione degli ambienti (civili abitazioni, scuole, mense,
ritrovi pubblici di altro tipo), proprio per quanto concerne l’eliminazione dei tarli e dei loro parassiti, possiamo
registrare la disponibilità di qualche nuova tecnica a basso impatto ambientale. Sono tecniche disponibili su
tutto il territorio nazionale, sempre più ecocompatibili. Ai trattamenti degli ambienti con prodotti fumiganti (i
più utilizzati sono il metil-bromide e il sulfuryl fluoride) si sono aggiunti i metodi aerotermici (introduzione
nell’ambiente di aria calda, a 57°C, temperatura letale per i parassiti, alternata a fasi di raffreddamento) e la
tecnica di disinfestazione con microonde, sia in ambiente chiuso (camera riverberante a rifrazione
ecocompatibile) per mobili o altri oggetti di dimensioni contenute, che a cielo aperto, per la disinfestazione di
travi di legno, parquet o intere stanze.
Anche l’assistenza medica rivolta ai piccoli pazienti che soffrono di cimicosi (Fig. 3 e 4) non si deve limitare
solo alla diagnosi e alla prescrizione di una terapia sintomatica.
Fig. 3 e 4: lesioni papulose ed eritematose tipicamente disposte in fila indiana
Anche in questi pazienti il riconoscimento del parassita responsabile e l’individuazione degli ambienti a
rischio (solitamente il proprio letto), contestualmente all’adozione delle necessarie misure di disinfestazione, è
indispensabile per garantire una rapida guarigione e prevenire i rischi di nuove aggressioni. Dal momento che
le cimici (cimex lectalarius), trovando rifugio nei materassi, nei mobili e nelle intercapedini, non risultano
sempre agevolmente eliminabili, appare interessante la proposta di ditte specializzate nel settore che offrono
una nuova tecnica di disinfestazione, basata sul raffreddamento, a - 120 °C. Tale raffreddamento, letale per il
parassita, viene raggiunto mediante utilizzo di azoto liquido erogato con dispositivi specifici nelle varie parti
della casa ove possono nascondersi le cimici.
In tema di pediculosi l’assistenza ai piccoli pazienti non dovrebbe presentare notevoli difficoltà: le opportunità
terapeutiche per combattere i parassiti e le sue uova sono molteplici. Tuttavia, non mancano segnalazioni di
resistenze a questo o a quel pediculocida. Si riconoscono da tempo pediculocidi di prima scelta (piretrine
naturali 0,165%+piperonilbutossido 1,65%; permetrina 0,92% - 1%; fenotrina 0,23% - 0,4%; tetrametrina
0,27%+fenotrina 0,37%; bioalletrina 0,7% + piperonil-butossido 0.5%; bioalletrina 0,15%+pip-butoss
0,6%+DEET 0,6%) e pediculocidi di seconda scelta (malathion 0,5%, per il quale non è nota la sicurezza nei
bambini di età inferiore a sei mesi). Negli ultimi anni si sono rese disponibili inoltre nuove opportunità
terapeutiche (estratto di noce di cocco + olio essenziale di anice + olio di ylang ylang; estratto di noce di cocco
+ trietanolamina; MDS + SiO2 + NaHCO3; dimeticone 100% (olio siliconico); dimeticone 4% + ciclometicone
96%). In aggiunta a questi numerosi rimedi topici si possono citare, soprattutto a scopo accademico, anche i
pediculocidi utilizzabili per via sistemica: ivermectina e trimethoprim-sulfametossazolo. Le ricerche in tema di
pediculocidi non si sono arrestate.
Dalle sperimentazioni effettuate negli ultimi mesi pare possa essere promettente l’utilizzo di ivermectina in
lozione cutanea al 5%, un prodotto già in commercio nel mercato degli USA. Nei pazienti con pediculosi del
capo, questo prodotto ha mostrato incoraggianti risultati, per l’efficacia e per un ottimo profilo di sicurezza,
dopo applicazione sul cuoio capelluto per soli 10 m’. I possibili effetti collaterali evidenziati nelle
sperimentazioni, sempre di modesta entità, sono riconducibili a sensazione di prurito o bruciore, rossore,
secchezza cutanea e microdesquamazione.
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