Un Pinot Grigio per la Valdadige

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Un Pinot Grigio per la Valdadige
Veneto
VALUTATI 5 CLONI NEL VERONESE
Un Pinot Grigio
per la Valdadige
I risultati delle prove triennali compiute dal Centro per
la sperimentazione in vitivinicoltura della Provincia di
Verona in collaborazione con il Consorzio di tutela del
Valdadige
Emanuele Tosi, Claudio Vedovelli
Zuccheri
72
10,05
14,59
14,77
9,42
07
/2
49
GM
21
1
er
us
9,73
10,01
14,80
15,47
15,73
9,58
16
14
12
10
8
6
4
2
0
R6
I cloni di Pinot Grigio (49/207; GM
21; R6; Hauser 1; 72) erano stati impiantati nel 1989 presso un vigneto di
un socio della Cantina Valdadige, nel
comune di Brentino Belluno in località
Pozzette di Rivalta, con lo scopo di valutarne l’adattabilità all’ambiente della
Valdadige veronese.
Grafico 1 - Contenuto in zuccheri (g/l) e acidità totale (g/l) (media triennio 1995-97)
Ha
Materiali e metodi
Il vigneto si trova in zona pedecollinare, con disposizione est-ovest su un terreno di natura sabbiosa.
La forma di allevamento è una pergoletta doppia, con sesto d’impianto 4×1
m; il terreno è inerbito tra le file e lavorato sulla fila, l’irrigazione per scorrimento è utilizzata solo come soccorso,
la carica di gemme è mediamente di 1517 per ceppo, distribuite su 3-4 tralci.
Il confronto in realtà è stato possibile
solamente per i cloni GM 21, R6, Hauser
1 e 49/207 in quanto il portinnesto utilizzato è stato SO4, mentre per il clone 72 il
portinnesto è 1043 P.
Per ogni clone durante le vendemmie
1995, 1996 e 1997 sono state conferite
presso la Cantina sperimentale del Centro dai 2 ai 4 q di uva a seconda della disponibilità. L’uva raccolta in casse è stata pigiata nella stessa giornata di vendemmia e successivamente pressata in
modo soffice con una resa in mosto di
circa il 65%.
Sui mosti si sono effettuate le analisi degli zuccheri, dell’acidità totale (grafico 1),
dell’acido malico e tartarico e del pH.
I mosti sono stati raffreddati a una
temperatura di circa 5 °C, addizionati
di anidride solforosa nella dose di 4050 mg/l a seconda dello stato sanitario
dell’uva; come chiarificanti si sono utilizzati enzimi pectolitici, gelatina e sol
di silice.
Grammi/l
La Valdadige veronese rappresenta il
tratto finale della valle dell’Adige in
provincia di Verona e comprende i comuni di Brentino Belluno, Dolcè e Rivoli Veronese. Il paesaggio è caratterizzato da numerose anse del fiume e
da colline terrazzate su cui viene coltivata la vite.
Geologicamente si tratta dell’anfiteatro morenico glaciale del fiume Adige,
colmato nei secoli dall’azione corrosiva
degli agenti atmosferci sui monti che affiancano la valle e dai depositi alluvionali del fiume stesso. I terreni risultano essere assai diversificati per origine, costituzione, stratigrafia e profondità.
Dei 680 ha coltivati a vigneto in questo
comprensorio, ben 120 sono attualmente
coltivati con Pinot Grigio, che è, tra le varietà a bacca bianca, quella che nell’ultimo decennio ha avuto la maggiore espansione, dato che nel 1989 erano solamente
16 gli ettari coltivati con questo vitigno.
In Valdadige la vite, e soprattutto le
varietà precoci quale il Pinot Grigio, ha
trovato un ambiente molto favorevole,
grazie alle condizioni di ventilazione e
agli sbalzi termici giornalieri durante la
fase di maturazione dell’uva, che consentono di preservare i pregiati profumi
di queste uve.
In considerazione della notevole
espansione nella coltivazione di questo
vitigno, il Centro per la sperimentazione
in vitivinicoltura della Provincia di Verona, in collaborazione con il Consorzio di
tutela vino Valdadige bianco e rosso
doc, ha avviato a partire dalla vendemmia 1995 un programma triennale di sperimentazione con lo scopo di valutare,
da un punto di vista enologico, cinque
cloni di Pinot Grigio.
Acidità totale
INSERTO
Un grappolo di Pinot Grigio
Ai mosti chiarificati sono stati addizionati lieviti selezionati commerciali nella
misura del 5% e una dose di carbone decolorante variabile, a seconda delle annate, dai 10 ai 20 g/hl; per tutti è stato aggiunto del mosto concentrato rettificato
sufficiente a portare la gradazione alcolica finale tra gli 11,5 e 12 gradi alcolici.
La fermentazione è avvenuta in serbatoi di acciaio inox a una temperatura
controllata di 18 °C con una banda di
oscillazione di due gradi; la sfecciatura è
avvenuta a fine fermentazione, i vini sono stati controllati ed è stata mantenuta
una dose di solforosa libera sufficiente a
impedire la fermentazione malolattica.
Successivamente i vini sono stati stabilizzati, filtrati e imbottigliati.
Sui vini ottenuti sono state effettuate
le analisi chimico-analitiche e sensoriali.
Valutazione sensoriale
Le commissioni di degustazione, composte da tecnici esperti conoscitori del
vino Pinot Grigio della Valdadige, hanno
valutato le caratteristiche organolettiche e di tipicità dei singoli cloni.
Si sono utilizzate due tipi di schede: la
prima consentiva di effettuare un test di
preferenza tra i vari vini, la seconda, di
tipo astrutturato, consentiva la valutazione di ogni singolo vino.
L’analisi sensoriale effettuata nei tre anni di sperimentazione ha consentito di fare una valutazione enologica globale dei
cloni di Pinot Grigio indipendentemente
dalle eventuali influenze di tipo climatico.
Il test di preferenza, che dà una valutazione dei vini a impatto immediato, ha messo
in evidenza in tutti i tre anni una netta preferenza per i cloni R6 e 49/207, intermedi
sono risultati GM 21 e Hauser 1, nettamente inferiore il clone 72 (grafico 2).
Le valutazioni effettuate con la scheda astrutturata hanno evidenziato per i
caratteri olfattivi valutati (gradevolezA
L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 13/2000
3
Veneto
Grafico 4 - Peso medio produzione per ceppo (kg) (media
triennio 1995-97)
5
3,70
3,34
3,19
72
3,72
21
Peso medio (g)
4,24
4
3
2
1
GM
07
R6
/2
49
Ha
us
er
1
0
za, intensità, persistenza, finezza) le
buone caratteristiche dei cloni R6, GM
21 e 49/207 mentre inferiori risultano
Hauser 1 e soprattutto il clone 72, in
modo particolare per i caratteri di persistenza e di finezza.
Per quanto riguarda i caratteri gustativi
(gradevolezza, intensità, persistenza,
equilibrio) si confermano le buone caratteristiche dei cloni R6, 49/207, intermedie
per il clone GM 21, mentre inferiori risultano per i cloni Hauser 1 e 72.
Infine la valutazione complessiva dei
vini effettuata a fine degustazione conferma quanto risulta dalle schede di valutazione nei singoli parametri e vede la
preferenza per i cloni 49/207 e R6, leggermente al di sotto GM 21, inferiore Hauser
1 e decisamente negativo il clone 72.
Conclusioni
In questi tre anni è emersa la diversità
di comportamento di alcuni cloni in relazione all’andamento stagionale, anche
se i migliori, quali R6, 49/207 e in misura
leggermente inferiore GM 21, comunque
hanno sempre dato risultati enologici
buoni se non eccellenti.
Il clone Hauser 1 si è dimostrato il più
costante durante le annate prese in considerazione ma senza esprimere particolari
doti qualitative; infine il clone 72 è sicura-
112,2
72
151,4
177
154
143,8
21
GM
72
21
Ha
us
er
1
GM
49
/2
07
8
R6
11
49
/2
07
13
1
16
180
160
140
120
100
80
60
40
20
0
Ha
us
er
17
Grafico 3 - Peso medio grappolo (g) (media triennio 1995-97)
Peso medio (kg)
20
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
R6
Valutazione in ventesimi
Grafico 2 - Valutazione dei vini
con test di preferenza (media
triennio 1995-97)
mente risultato il peggiore, ma bisogna
tener presente che è l’unico ad avere un
portinnesto diverso, per questo il giudizio
negativo non può essere definitivo.
Le osservazioni effettuate sui cloni
hanno evedenziato la sensibilità del Pinot Grigio alle principali malattie fungine della vite quali oidio e botrite, anche se il clone R6 risulta essere, tra
quelli presi in esame, il meno sensibile
a quest’ultima patologia.
Le curve di maturazione hanno confermato la sostanziale contemporaneità
di epoca di maturazione; il peso dei
grappoli ha messo in evidenza come
Hauser 1 abbia il grappolo più grosso e
leggermente più compatto mentre il
clone 72 abbia il grappolo più piccolo
(grafico 3). Per quanto riguarda la produzione per ceppo il più produttivo è risultato essere Hauser 1, mentre i meno
produttivi risultano i cloni GM 21 e 72
(grafico 4).
Nella scelta dei cloni per i nuovi impianti di Pinot Grigio l’orientamento
attuale è verso quei cloni che presentano minor sensibilità agli attacchi di botrite, quali SMA 505 e SMA 514, R5 e R6
e il clone dell’Istituto sperimentale di
Freimburg 49/207.
Tra i cinque cloni oggetto di valutazione sono emersi i cloni R6 e il 49/207 per
le buone caratteristiche sia viticole che
enologiche, tanto che vengono ancora
utilizzati per i nuovi impianti.
A conclusione di questo lavoro di valutazione risulta necessario allestire
nuove prove al fine di ampliare il più
possibile la gamma dei cloni studiati.
La valutazione dei cloni di un vitigno,
sul territorio in cui andranno coltivati,
permette di fornire ai viticoltori lo strumento necessario per la scelta dei cloni
più idonei per le diverse esigenze pedologiche e di tipologia di vino.
Emanuele Tosi
Settore agricoltura e sperimentazione
Provincia di Verona
Claudio Vedovelli
Cantina Valdadige
INSERTO
Bardolino
Vino e olio
alleati
Le strade del vino e dell’olio entrano nel sistema turistico del lago di Garda
Dopo anni di preoccupante immobilismo da un po’ di tempo si sta assistendo a un continuo sorgere di iniziative per legare le produzioni tipiche
agroalimentari al territorio e al turismo. Un ultimo esempio in questa direzione è stato offerto proprio in questi
giorni dalla neonata Associazione delle
strade del vino e dell’olio presentata il
17 marzo scorso a Bardolino (Verona),
sul lago di Garda.
È sufficiente citare questi ultimi due
luoghi per avere subito una esemplificazione ideale del binomio vino e turismo.
Spesso, però, si tratta di due comparti
che vivono una sorta di separazione in
casa, senza dialogo e con scarsa vita in comune. Con l’intento di rompere
questa inutile
separazione e
per congiungersi in un prolifico
matrimonio è
nata la sopracitata Associazione che riunisce la strade dei vini Bardolino, Bianco
di Custoza e Valdadige. «L’Associazione
nasce – ha spiegato il presidente della
neonata istituzione Fabio Poggi – per rilanciare le strade del vino e dell’olio e
portare la gente a visitare le cantine e il
loro patrimonio di produzione e trasformazione radicato nel territorio». «L’associazione – ha proseguito Poggi – è un
coordinamento tra i presidenti delle
strade e altri rappresentanti che stabiliscono i criteri di adesione delle aziende.
Tra questi è fondamentale la qualità dell’accoglienza e la disponibilità a far conoscere al visitatore la vita di cantina.
Ogni strada, comunque, mantiene la propria individualità, autonomia e unicità
d’immagine».
Primo risultato ottenuto dalla neonata
Associazione è stata la convenzione firmata con l’Azienda di promozione turistica
«Riviera degli olivi» per legare finalmente
le strade del vino e dell’olio e i prodotti tipici al turismo. Un passo fondamentale
per istituzionalizzare un rapporto che fino
a oggi era rimasto solo nelle intenzioni. Il
primo risultato concreto di questa convenzione è la prossima pubblicazione di una
cartina geografica che per la prima volta
vede inserite le cantine nel sistema turistico del lago di Garda.
F.P.
A
L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 13/2000
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